#paesaggi poetici
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pier-carlo-universe · 11 days ago
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E’ la Vita di Giacomo GarzyaUn viaggio poetico tra memoria, introspezione e speranza
La poesia, per Giacomo Garzya, è un diario dell’anima, un mezzo per catturare l’essenza della vita in tutte le sue sfumature.
Riflessioni sulla vita attraverso i versiLa poesia, per Giacomo Garzya, è un diario dell’anima, un mezzo per catturare l’essenza della vita in tutte le sue sfumature. Nel suo ultimo libro, E’ la vita, pubblicato nella collana “I Diamanti della Poesia” di Aletti Editore, l’autore ci guida in un percorso poetico che intreccia realtà e mito, memoria e introspezione, spingendoci a riflettere sui…
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giuseppecocco · 4 months ago
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Lettura del libro «Passeggiate per l'Italia» di Ferdinand Gregorovius
L’opera di Ferdinando Gregorovius, intitolata «Passeggiate per l’Italia» raccoglie in cinque volumi le escursioni in Italia che lo storico tedesco fece tra il 1856 e il 1877, e costituisce ancora oggi uno degli scritti più affascinanti e poetici della letteratura di viaggio. Non fuggevoli impressioni ma esperienze, rappresentazioni pittoresche di paesaggi e città, frutto di uno studio accurato e…
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sognareleggiesogna · 9 months ago
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RECENSIONE: Naufragi di paesaggi interni di Andrea Ravazzini
Cari Sognatori, Maia ha letto la raccolta di componimenti poetici scritta da  Andrea Ravazzini  edito da Sigem!!! GENERE: Poesia / Narrativa DATA D’USCITA: 1 Gennaio 2023 CARTACEO Affiliati Amazon TRAMA Indelebilmente posata nel corso di lunghi anni dalle forme mutevoli, la parola viva e lucente ha sorvolato densi paesaggi interiori, maree polifoniche, radure adombrate, in un farsi e disfarsi…
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Trieste, alla sala comunale d'arte in piazza Unità d'Italia, inaugurazione della mostra personale del pittore Roberto Budicin "Paesaggi, vedute e ritratti"
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Trieste, alla sala comunale d'arte in piazza Unità d'Italia, inaugurazione della mostra personale del pittore Roberto Budicin "Paesaggi, vedute e ritratti" Venerdì 15 dicembre alle ore 19 s'inaugura alla Sala Comunale d'Arte di Trieste (piazza dell'Unità d'Italia 4) la personale "Paesaggi, vedute e ritratti" del pittore Roberto Budicin,, che sarà introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. In mostra una trentina di oli e di acquerelli inediti realizzati dal 2020 a oggi. Figlio d'arte, dotato di capacità tecniche e creative molto elevate, - scrive Marianna Accerboni - il pittore Roberto Budicin ci consegna in questa mostra un'immagine della città di Trieste, pervasa da quella luce speciale, che ha ammaliato un architetto di fama internazionale, di origini triestine, come Richard Rogers e condeterminato le mise en scène innovatrici di Giorgio Strehler, regista di fama mondiale, nato e cresciuto a Barcola. Una luce che Budicin sa cogliere e interpretare con grande sensibilità e maestria - così come accade quando dipinge la trasparenza dell'acqua - e che ritroviamo, impalpabile ma efficace, anche nei suoi poetici ritratti, calibrati e intrisi di delicata umanità, secondo un linguaggio neoromantico che poggia saldamente su basi impressioniste. E qui va notato come l'arte del ritratto sia oggi appannaggio di pochi artisti perché è la più complessa in quanto, attraverso di essa, l'artista deve riuscire a rivelare l'animo del soggetto. C'è poi in questa mostra, che presenta oli e acquerelli tutti realizzati di recente, il gioco sottile dell'amarcord, una licenza poetica che consente a Budicin di abbigliare i pochi personaggi che compaiono nei suoi dipinti secondo la moda del primo Novecento, quando Trieste si trovava ancora sotto l'egida dell'Impero asburgico. E infine compare il paesaggio puro, senza presenze umane, come accade per esempio in un'interpretazione della natura carsica di grande fascino per l'accostamento cromatico efficace e realistico, ma nel contempo soffuso di un sottile lirismo e intriso esso stesso di luce. L'approfondito studio delle tecniche della pittura classica e antica, appresa dal padre Sergio, dal maestro Walter Falzari, da altri artisti storici e da libri d'epoca, un'instancabile sperimentazione tecnica e un'appassionata dedizione alla pratica pittorica, consentono a Budicin – conclude Accerboni - di presentare in ogni mostra personale un linguaggio diverso e più maturo che non mancherà di conquistare il fruitore più raffinato. - Sala Comunale d'arte – piazza dell'Unità d'Italia, 4 – Trieste - Dal 16 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 - Aperta utti i giorni feriali e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20 - A cura di Marianna Accerboni... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Natura e Poesia: Un'Armoniosa Danza di Ispirazione
La natura e la poesia sono due forze che da millenni hanno ispirato l'umanità. La loro relazione è profonda e intrinseca, poiché entrambe celebrano la bellezza, la complessità e il mistero del mondo che ci circonda. In questo articolo, esploreremo come la natura e la poesia siano legate in un'armoniosa danza di ispirazione. La Poesia come Voce della Natura La poesia è spesso definita come l'arte di esprimere pensieri ed emozioni attraverso le parole. Questa definizione, però, non cattura pienamente il potere della poesia. La poesia è anche l'arte di catturare la bellezza e l'essenza della natura. I poeti hanno da sempre tratto ispirazione dalla natura, osservando i paesaggi, gli animali, le stagioni e gli elementi naturali per creare versi che catturino la magia del mondo naturale. La Natura come Musa La natura è stata una musa senza tempo per i poeti di tutto il mondo. Le montagne imponenti, i fiumi scintillanti, i boschi misteriosi e gli oceani infiniti sono stati fonti inesauribili di ispirazione. La natura offre una vasta gamma di stimoli sensoriali: i colori vivaci di un tramonto, il suono rassicurante di una cascata, il profumo di un giardino fiorito. Tutti questi elementi naturali diventano le parole e i versi dei poeti. Della Semplicità e della Complessità La natura ispira poesie di tutti i tipi, da quelle semplici e lineari a quelle complesse e simboliche. Alcuni poeti abbracciano la bellezza semplice di un campo di fiori o la tranquillità di un lago al tramonto, mentre altri si immergono nella profondità della natura per esplorare il suo significato più profondo. Questa varietà di approcci poetici riflette la vasta gamma di esperienze che la natura può offrire. Le Stagioni come Cicli della Vita Uno dei temi ricorrenti nella poesia legata alla natura è il ciclo delle stagioni. Le quattro stagioni - primavera, estate, autunno e inverno - rappresentano il ciclo naturale della vita, con le sue fasi di nascita, crescita, maturità e declino. Queste fasi si riflettono nelle poesie che celebrano la rinascita della primavera, la vitalità dell'estate, la malinconia dell'autunno e la riflessione dell'inverno. Le stagioni diventano metafore per la nostra stessa esistenza e la nostra connessione con il mondo naturale. L'Importanza della Conservazione Ambientale La poesia che celebra la natura non è solo una manifestazione artistica, ma anche un richiamo alla conservazione ambientale. Molti poeti usano le loro parole per sensibilizzare il pubblico sui problemi ambientali, dalla deforestazione al cambiamento climatico. La bellezza della natura descritta nelle poesie serve come un richiamo alla sua protezione e alla sua perpetuazione per le generazioni future. Foto di copertina: https://pixabay.com/it/photos/alberi-muschio-foresta-3294681/ Read the full article
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valentina-lauricella · 1 year ago
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Interessante per chi vuole conoscere parte di quegli studi leggiadri e sudate carte in cui il giovinetto Leopardi spese il suo miglior tempo. Un'immersione nelle origini di molte errate convinzioni comuni sia al popolo che agli scrittori antichi, ma non ai filosofi, che talvolta giunsero col puro raziocinio a intuizioni successivamente confermate dalla scienza. A soli 17 anni, Leopardi è già maturo: acuto, divertente e divertito, piacevolmente ironico. Affascinante, e talvolta lirica, la sua ricostruzione dei paesaggi e delle situazioni in cui si muovono gli uomini primitivi e quelli del mondo greco arcaico (vedasi ad esempio il quadro del "meriggio"). Appassionato e probabilmente velato di autobiografismo il capo "Dei terrori notturni". Periodare sorprendentemente moderno, non mancano frasi nette e incisive. Vastissima la sua scelta di passi e luoghi poetici greci e latini testimonii di erronee credenze; sterminato il numero degli autori meticolosamente citati. Manieristico il tono del conclusivo, solenne omaggio alla Chiesa, sotto il cui manto non può allignare l'errore.
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danzameccanica · 3 years ago
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L’innovazione e l’importanza globale del punk si era canalizzata nei disagi e nei lati più crepuscolari, violenti e corporei del post-punk. Raramente il mondo post-punk è uscito dal regno delle ombre fino al 1984, fino al New Romantic o fin quando la new-wave è diventata synth-pop. I Felt erano amanti di Lou Reed, di Peter Gabriel, dei T.Rex e degli – udite udite -  Yes (ispirazione che hanno sempre dovuto declinare perché era impensabile ascoltare ancora prog nei primissimi anni ’80) !!! Ma soprattutto Lawrence Hayward amava Tom Verlaine e i Television, sia per l’animo poetico del frontman e sia per i suoi soliloqui con la chitarra. E Hayward finirà per creare i suoi Felt: una creatura intima, calda e introspettiva; essi appartengono al mondo malinconico del post-punk ma emergono di più sul lato etereo e rilassante pescando dal cappello delle influenze i The Wake e i Cocteau Twins.
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La voce tremolante e afona, i testi poetici con vocaboli ottocenteschi, le meravigliose e uniche chitarre… Lo strumento di Hayward è la vera voce principale; lo si sente nella meravigliosa, straziante, solitaria “Evergreen Dazed”: un’intro strumentale dove la chitarra solista canta letteralmente. Non ci sono overdrive, non ci sono iper-tecnicismi, anzi, spesso si sente quella registrazione casalinga dove una nota difficilmente suona come l’altra, passando da una vibrazione a un’incertezza. Ma Hayward è un chitarrista eccezionale, ha un passato classico da autodidatta che decide di rinunciare alla classica posizione-impostazione da chitarrista standard per diventare un cantore orfico privo di assoli ma non privo di bravura. Tutti i brani hanno una batteria appena accennata, la chitarra senza overdrive con eco e flanger che dipinge bianchi paesaggi nebbiosi di rugiada. In “Worship the Sun”, unico esempio abbastanza movimentato, si sentono i Velvet di Loaded; tutto il resto del disco è un ipotetico matrimonio fra “Marquee Moon” e “Sugar Hiccup”. Dopo quattro album sull’inglese Cherry Red Records arriveranno ad essere corteggiati e conquistati dalla Creation Records la quale non apporrà su di loro il suo classico trademark fumoso e fumogeno ma li lascerà andare un pochino più verso il folk-rock con delle vocalità appena più intonate, le chitarre sempre in primo piano ma, ahimè, con meno desolazione.
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fotopadova · 4 years ago
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Viaggio nella fotografia italiana del novecento: dalle associazioni agli anni sessanta
Viaggio nella fotografia italiana del novecento: dalle associazioni agli anni sessanta
di Silvia Berselli da https://www.collezionedatiffany.com/ 
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Lotto 482 - MARIO GIACOMELLI, Gabbiani,1980 ca. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d'argento. Timbro dell'autore al verso. cm 30,5 x 40,5 Valutazione € 800 - 1.200. Venduto € 2.125. Courtesy: Il Ponte Casa d'Aste.
L’anno 1947 segnò un momento importante per la fotografia italiana del Novecento. In quell’anno due autori con stili molto differenti, ma con la stessa forte personalità, posero le basi per una nuova e divergente stagione fotografica.
Giuseppe Cavalli (1904-1961) pubblicò in quell’anno il suo manifesto ideologico nella pagine della rivista “Ferrania”. Promotore del gruppo “La Bussola” e caposcuola di una visione formalista della fotografia vicina all’estetica idealista di Benedetto Croce, era mosso dal desiderio di “allontanare la fotografia, che avesse pretese di arte, dal binario morto della cronaca documentaria”.
Il Gruppo era composto da Mario Finazzi, Federico Vender, Ferruccio Leiss e Luigi Veronesi che prediligevano fotografie astratte, nature morte o paesaggi dalle atmosfere surreali. Lo scontro fu inevitabile con tutti quei fotografi che vedevano nell’impegno sociale e nella documentazione della realtà la vera natura della fotografia, come gli aderenti al Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia.
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Lotto 26 – PAOLO MONTI, Chimigramma, 1961. Stampa fotografica vintage con interventi chimici. Pezzo unico. Firma dell’autore e data al verso. Opera in cornice. cm 28 x 23 (cm 63 x 58). Valuttazione € 1.400-1.500. Venduto € 1.625. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
A Venezia Paolo Monti (1908-1982) fondò il Circolo Fotografico “La Gondola”, nell’ottica di «sviluppare l’autonomia della fotografia, accentuandone i limiti, esprimendosi liberamente senza lasciarsi intimidire dalle regole troppo numerose decretate da chi non sa sopportare il rischio di una completa libertà di espressione».
Alla Gondola aderirono negli anni Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin e Gino Bolognini. Monti, che aveva una visione più ampia della fotografia, riteneva controproducente il fatto di schierarsi con i formalisti o con i documentaristi; volontà apparsa chiara fina dalla scelta del termine circolo rispetto a gruppo per identificare La Gondola.
Inoltre, egli conosceva i grandi maestri americani come Minor White o Aaron Siskind dai quali aveva attinto una personale perizia tecnica nella stampa dell’immagine. 
I gemelli Emanuele e Giuseppe Cavalli
   Giuseppe Cavalli, uomo colto ed accentratore, ritiratosi in un piccolo comune come Senigallia, fu una figura centrale nella fotografia italiana. Il suo stile, personale ed inedito nel panorama internazionale lo portò a lavorare su immagini dai toni delicatissimi o dai bianchi accecanti, nelle quali trovano posto leggere sfumature di grigio, mentre il nero era quasi bandito.
In antitesi al lavoro dei grandi maestri internazionali che consideravano questo il tono attorno al quale costruire l’immagine in un periodo storico in cui il concetto di “colore” era ancora lontano.
La figura di Giuseppe è stata in parte studiata e i suoi lavori sono presenti in importanti collezioni museali, mentre ancora molto poco si conosce del fratello gemello Emanuele Cavalli (1904-1981) pittore vicino alla Scuola romana e figura centrale nella crescita artistica di Giuseppe.
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Lotto 195 – EMANUELE CAVALLI, Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento, Firenze 1950-51. Timbro Eredi Cavalli al verso. cm 17 x 23. Bibliografia/Literature Valeriana Rizzuti, “Emanuele Cavalli fotografo”, Quaderni di AFT, Prato, 2008, pag. 54. Venduto € 3.750. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
Le fotografie di Emanuele, decisamente più graffianti, presentano una carica grottesca e ironica estranea ai lavori più formali del fratello. La rivalità che lega i due e la complessità degli scatti di questi autori, a volte attribuiti all’uno a volte all’altro, restano un’affascinante pagina della fotografia italiana ancora tutta da studiare.
“La Bussola” era un piccolo feudo di pochi eletti su cui regnava incontrastato Giuseppe Cavalli che nel 1953, auspicando un ricambio generazionale,  decise di creare l’Associazione Fotografica Misa.
Tra i nuovi soci c’erano giovani fotografi come Mario Giacomelli, Piergiorgio Branzi e Alfredo Camisa che, insieme a Pietro Donzelli, rinnovarono la fotografia alla fine degli anni Cinquanta con stile e raffinatezza ponendo fine alla disputa tra forma e contenuto che aveva contrapposto tanti autori del dopoguerra.
Mario Giacomelli il poeta
   Mario Giacomelli (1925-2000) è un ‘gigante’ della fotografia italiana e non solo. Nato in provincia, di umili origini e con una modesta educazione, ha saputo rivoluzionare dal basso il modo di fare fotografia. Legato alla terra, al mondo rurale e ai suoi abitanti, il suo sguardo è molto lontano da quello dei neorealisti. Egli piega, plasma e modella il mezzo fotografico per dare voce al suo sentire.
Il mondo per Giacomelli non è da documentare, la sua è un’operazione di stravolgimento, nulla è meno verosimile di un suo scatto. La realtà diventa il tassello – aggiunto, sovrapposto o annerito – che gli permette di dar forma al suo mondo interiore fatto di sogni e incubi, di luci e ombre “ogni immagine è il ritratto mio, come se avessi fotografato me stesso”.
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Lotto 101 – MARIO GIACOMELLI, Paesaggio,  1980 ca. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento. Valutazione € 2.000 – 2.500. Venduto € 3.500. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
La fotografia diventa un materiale malleabile nelle mani di Giacomelli, da incidere in camera oscura. I paesaggi marchigiani si trasformano in un’inchiostrata calligrafia fatta di segni; gli anziani dell’ospizio diventano fantasmi evanescenti, fragili e poetici; i pretini sono dervisci danzanti senza tempo.
«Prima di ogni scatto c’è uno scambio silenzioso tra oggetto e anima, c’è un accordo perché la realtà non esca come da una fotocopiatrice, ma venga bloccata in un tempo senza tempo per sviluppare all’infinito la poesia dello sguardo che è per me forma e segno dell’inconscio».
Gli anni Sessanta e la decostruzione del mezzo fotografico
   L’intero paese, il mondo dell’arte in particolare, ebbe in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta una spinta innovativa straordinaria. Oggi, infatti, artisti italiani di allora sono tra i più ammirati nei musei di tutto il mondo e i loro nomi risultano ai primi posti nelle classifiche di vendita.
Autori come Ugo Mulas, Paolo Gioli, Franco Vaccari, Mario Cresci restano ai più sconosciuti tanto che le loro opere si possono acquistare con poche centinaia di euro. Come si è già verificato in altri contesti, sono i migliori studiosi stranieri a ricordarci il valore artistico dei nostri autori.
Quentin Bajac, già direttore del dipartimento di Fotografia del MOMA, sottolinea come i fotografi italiani abbiano un primato: «La grande decostruzione del mezzo fotografico attuata negli anni Sessanta e di cui il contesto italiano è stato in Europa l’attore principale con i lavori di Pistoletto, Paolini, Jodice, Mulas, Di Sarro o Gioli. In nessun’altra scena artistica europea è stata condotta – con la stessa costanza, e nello stesso periodo – un’azione simile di indagine del mezzo fotografico».
Le riflessioni sui linguaggi, che serpeggiavano nel mondo dell’arte concettuale, trovarono risposta nei lavori fotografici con forme e contenuti innovativi.
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Lotto n° 455 – UGO MULAS, Alberto Burri, 1960 ca. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento. Timbro dell’autore al verso. Opera accompagnata dall’autentica dell’archivio Ugo Mulas. Opera in cornice cm 32 x 42 (cm 26 x 37). Venduto € 3.500. Courtesy: Casa d’Aste Il Ponte
Ugo Mulas (1928-1973), già noto per il memorabile reportage sugli artisti di New York, pubblica poco prima della sua giovane dipartita le Verifiche “nel 1970 ho cominciato a fare delle foto che hanno per tema la fotografia stessa, una specie di analisi dell’operazione fotografica per individuarne gli elementi costitutivi e il loro valore in sé”.
Lotto n° 123 – FRANCO VACCARI, 700 Km di esposizione Modena Graz, 1972. Opera composta da venti stampe vintage a colori procedimento cromogeno applicate su cartone con testi manoscritti ad inchiostro. Testo, firma dell’autore, data e 46/60 al recto. Opera in cornice. cm 99 x 69 (cm 103 x 73). Venduto € 5.625. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
Franco Vaccari (1936) utilizza il mezzo fotografico in relazione alle sue riflessioni connesse allo spazio e al tempo, organizzando delle performance che chiamerà Esposizioni in tempo reale. Nel 1972 partecipa alla Biennale di Venezia e scrive: “ho esposto una cabina Photomatic (una di quelle che si trovano nelle grandi città per realizzare le fototessere) ed una scritta in quattro lingue che incitava il visitatore a lasciare una traccia fotografica del proprio passaggio. Io mi sono limitato ad innescare il processo facendo la prima photostrip, il giorno dell’inaugurazione; poi non sono più intervenuto. Alla fine dell’esposizione le strip accumulate erano oltre 6000”.
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Lotto n° 130 – PAOLO GIOLI, Film finish – ritmo figura, 1979. Stampa fotografica vintage alla gelatina sali d’argento. Firma dell’autore, titolo e data la verso. cm 24 x 17,5 Bibliografia/Literature Roberta Valtorta, “Paolo Gioli”, Art&, Udine, 1996, pag.19 (variante). Venduto € 1.875 Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
Paolo Gioli (1942) si dedica allo studio dell’immagine e della visione nel cinema e nella fotografia, affascinato dai principi dell’ottica. Azzera il fare fotografia ripartendo dalle origini, il foro stenoeco ma anche la spiracolografia: un omaggio a Leonardo dove l’immagine è ottenuta utilizzando il pugno della mano come macchina fotografica. Gioli esplora le diverse tecniche fotografiche manipolando e ricostruendo le immagini come nelle polaroid trasferite in omaggio ai proto-fotografi.
Mario Cresci (1942) usa la fotografia ad ampio raggio mischiando generi e linguaggi: installazioni, grafica, urbanistica e antropologia. Nel 1968 crea uno striscione antimilitarista, composto da immagini note e “trouvè” che srotola dalla finestra di un palazzo romano; nel 1969 crea un’installazione di mille scatole trasparenti con all’interno uno spezzone di pellicola con riproduzione di oggetti di consumo. L’interesse sociale di Cresci lo spinge a Tricarico e Matera dove lavora utilizzando in chiave concettuale gli studi di antropologia.
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Lotto n° 146 – MICHELE ZAZA, Mimesi, 1975. Opera composta da dodici stampe fotografiche vintage alla gelatina sali d’argento. Firma dell’autore sul cartoncino di montaggio delle singole fotografie. Opera in cornice. Opera accompagnata da autentica. (cm 18 x24 cad.). Venduto € 15.000. Courtesy: Il Ponte Casa d’Aste
Il Sud, la terra, le origini sono temi che si ritrovano in questa nuova lettura delle relazioni famigliari nei lavori di Michele Zaza (1948). Il padre, la madre e il pane sono gli elementi di una “primordialità” ricorrente che si misura con l’espressione del corpo e del tempo. Essere stato un artista-fotografo e non un artista-artista ha certamente penalizzato il lavoro di Zaza malgrado avesse, come altri colleghi, esposto a New York da Leo Castelli e partecipato alla Biennale di Venezia.
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Silvia Berselli
Laureata in Storia dell’Arte, si occupa da molti anni di conservazione, restauro e valorizzazione della fotografia. La sua formazione è avvenuta presso l’International Museum of Photography di Rochester New York e l’Atelier de Restauration des Photographies del Comune di Parigi. Accanto alla docenza universitaria presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e l’Università di Udine ha diretto i dipartimenti di Fotografia per le case d’aste Bloomsbury, Minerva e Bolaffi: attualmente ricopre questo incarico per la Casa d’Aste Il Ponte. E’ perito per il settore fotografico di Axa Assicurazioni, ha collaborato con numerose istituzioni del Ministero dei Beni Culturali.
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artwort · 5 years ago
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I poetici paesaggi nebbiosi di Sebastiano Del Gobbo
https://www.artwort.com/2019/10/07/fotografia/la-mappa-e-il-territorio-sebastiano-del-gobbo/
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soggettivita · 6 years ago
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PAESAGGIO
                                         ...par le cylindre, la sphèere, le cone...                                                                                P.CEZANNE
Diedri, poliedri. Solidi equivalenti di rotazione, conifere. Triangoli vertici di ghiacciai. Formazioni durissime dell’ordine. Contrappesi e forze sostengono gli angoli, ingranaggi e propulsori mantengono l’energia dolorosa dei cateti esprimono il taglio delle mobili ipotenuse. Ripetute varietà, sonore, ruvide, invisibili: nervature di farfalle, foglie e membrane e setti. Forme della bellezza. Genitrici. O nichelio, violàno, o tetraedro, icositetraedro reticolo d’atomi, o lamelloni, o fibrosi raggiati nell’oscurità mineraria dove scorrono fiumi ciechi e in alto aggregati nelle rocce, slanci di terra corrosi.
-Pier Luigi Bacchini, da Distanze Fioriture Non avevo mai fatto, prima di venire a conoscenza di questa poesia, un collegamento fra Bacchini e Cezanne. Mi chiedo come...ora mi sembrano così simili! Entrambi rendono i paesaggi vivi esaltandone le sfaccettature. Prestano attenzione a tutti i microcosmi della natura. Tanti piccoli mondi rotanti, che si intersecano e creano la grande terra, anch’essa rotante, madre e vita. E l’emozione di riconoscere, davanti ai loro quadri mentali, la propria esperienza della natura. Vedere in quelle piante le tue piante, in quei fiori i tuoi fiori, in quelle montagne le tue montagne. Riempire con la propria esperienza - con i propri sensi - i loro vuoti poetici. Poliedrica bellezza di una foglia rigirata dal vento, come una mente che cambia idea costantemente.
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Il sentiero della speranza e della memoria in "Il Sentiero" di Antonia Pozzi. Recensione di Alessandria today
Una riflessione poetica sulla vita, i ricordi e l’infanzia
Una riflessione poetica sulla vita, i ricordi e l’infanzia. “Il Sentiero” è una delle poesie più evocative della poetessa italiana Antonia Pozzi, scritta il 30 gennaio 1935. Attraverso immagini delicate, la Pozzi esplora il tema della memoria e del ritorno alla semplicità della vita, delineando un percorso intimo tra le speranze del passato e la realtà del presente. La poesia racconta un viaggio…
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sguardimora · 4 years ago
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“Cerchiamo di creare uno spazio composto da una moltitudine di spazi, uno dentro l’altro. Spazi astratti, poetici, fluidi, immaginari, spazi che lasciano traccia.Il lavoro è un lavoro infinito di sovrimpressione. È sempre incluso nel cambiamento il segno di ciò che era prima. Creiamo dei luoghi, dei paesaggi mostruosi e impuri attraverso il sovrapporsi e il mescolarsi di elementi diversi. La nostra intenzione è di aprire questo spettro, creare delle strade aperte e percorribili all’interno di un’unità. Spazi cyborg, nel quale il corpo e la natura morta si rivelano come paesaggio technobioscientifico.”
Alexia Sarantopoulou e Ondina Quadri
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Alessandria: Fantasy Festival, VI edizione a Frassinello Monferrato
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Alessandria: Fantasy Festival, VI edizione a Frassinello Monferrato. Dal 7 al 9 aprile 2023 torna “Fantasy – Festival di Circo Contemporaneo, Arte di Strada e Musica del Monferrato”, un progetto di MagdaClan circo, realizzato in collaborazione con Comune di Frassinello M.to, Pro Loco di Frassinello M.to e San Salvatore M.to, Destinazione Monferrato, con il sostegno di MIC-Ministero della Cultura, che porta in un contesto collinare artiste e artisti di fama internazionale. L'edizione del 2023 si realizzerà grazie al sostegno di tutti i donatori e tutte le donatrici di “Non lasciateci in mutande”, il crowdfunding messo in piedi per permettere lo svolgimento dei tre giorni di spettacoli, che era sembrato a fortissimo rischio. A oggi sono stati raccolti 11.777 euro, donati da 157 persone tramite la piattaforma Produzione dal Basso a questo link Fantasy è nato dalla determinazione di due artisti della compagnia MagdaClan circo, Elena Bosco e Giulio Lanfranco, originari del Monferrato, con la volontà di “riportare a casa” esperienze artistiche europee di circo contemporaneo, con un progetto che si fonda su condivisione e scambio. Nelle sue cinque edizioni, ha ospitato ben 28 compagnie provenienti da tutto il mondo, allargando sempre di più il suo pubblico e le sue attività. Spiegano gli organizzatori: “La primavera è alle porte e, con un altissimo rischio d'impresa, ci tufferemo nella realizzazione del Fantasy portando il profumo del circo contemporaneo nelle colline del Monferrato. Non è un paese facile per le manifestazioni culturali, ma non smetteremo di credere nella loro importanza e realizzazione. Sono un'esigenza e necessità per l'intera comunità. Con Fantasy vogliamo creare un’occasione d’incontro sociale, culturale, umano e dare la possibilità al pubblico monferrino di vivere un’esperienza nuova, di guardare spettacoli di alta qualità, di trascorrere giorni all’insegna dell’arte, di tornare a casa col sorriso. Allo stesso tempo, vogliamo trasformare un piccolo borgo in una festa popolare per tutti, far conoscere il Monferrato agli artisti e al pubblico del circo, promuovere la bellezza di questo territorio, dei suoi prodotti, delle sue colline, della sua gente. Il Fantasy, come sempre, si terrà a Pasqua. Ci piace l’idea di essere tra i Festival che aprono la stagione degli eventi di circo contemporaneo e arte di strada in Italia, e perché molto spesso coincide con il risveglio della natura e il primo sole che scalda, e così anche noi con il Fantasy vogliamo accompagnare il pubblico in questo risveglio”. Il programma di Fantasy 2023: Venerdì 7 Aprile, Borgo Frassinello M.to Circo Extra_ordinario / Magda Incanta Performance itinerante site specific nei giardini privati di Frassinello con gli artisti Lullo Mosso, Lupa Maimone, Luna Papia e MagdaClan.Un’esperienza poetica dove il pubblico sarà guidato dagli artisti tra le vie di Frassinello per ammirare come il circo possa stravolgere gli spazi “ordinari” e rendere ancora più poetici scorci e paesaggi del paese. Un'originale camminata che, fondendo insieme la sperimentazione artistica con la particolarità del borgo di Frassinello, creerà una relazione extra_ordinaria tra gli artisti, il pubblico e lo spazio. Dalle 19:30 alle 20:30 : apertura biglietteria al Campo Sportivo - ore 20:30 inizio Performance itinerante - ore 23:00 ritorno al tendone e PnP dj set Prenotazione obbligatoria, posti limitati Prezzi: 20 € adulti / 18 € ridotto / 15 € bimbi Gli artisti di Magda Incanta: “Il Mototrabbasso”- Lullo Mosso L’incrocio fra una moto e un contrabbasso ci porta in un viaggio dentro la musica e attorno al mondo. Una narrazione musicale per grandi e piccini. Il suo pilota, interpretato dall’attore/autore e musicista Luigi “Lullo” Mosso, racconta un viaggio nell’universo della musica: dal canto del cammelliere berbero alla composizione dodecafonica tedesca, dal blues del Missisippi alla chanson esistenzialista francese, dal forrò, al rap, al jazz, dalla musica etnica all’hard core, con ironia sorprendente e una incredibile tecnica, vocale e strumentale. Lullo Mosso mette in scena “Il Mototrabbasso” dal 2000, con oltre 500 repliche in teatri, club, festival, strade in Italia, Francia, Olanda, Svizzera, Slovenia, Russia, Serbia. “Dopo più di 15 anni” afferma l’autore, “ogni replica diventa un viaggio nuovo e diverso”. “Zoologia” - Lupa Maimone in scena Lucrezia Maimone, Produzione Oltrenotte. Zoologia è un progetto di ricerca coreografica per la creazione di diversi esseri immaginari di natura zoolatrica, un bestiario delle meraviglie orrido e fantastico. Per raggiungere una connessione profonda con questa natura immaginaria, la performance ricrea l'habitat naturale e fantastico degli esseri per proporre allo spettatore un’esperienza sia immaginativa/narrativa che l’aspetto più pittoresco dell’opera. Lucrezia Maimone è una performer multidisciplinare attiva nella scena contemporanea nazionale e internazionale. Si è formata presso la Copenhagen Contemporary Dance School in Danimarca, la Escuela Internacional de Circo y Teatro CAU di Granada in Spagna e la Escuela Zirkozaurre di Bilbao nei Paesi Baschi. “Castelli d’aria” - Luna Papia Castelli d’Aria nasce dall’esigenza di Luna di mettere in luce l’importanza di trovare la propria identità e di rispettare il proprio modo di essere, che spesso in questa società vengono messe da parte. Luna Papia, dopo un passato da ginnasta ritmica e da studentessa di Antropologia, si innamora del circo diplomandosi nel 2018 nel Centro Nazionale di Arte e Circo Contemporaneo "Rogelio Rivel" a Barcellona e nel 2021 alla FLIC-scuola di circo di Torino come trapezista di Ballant. La sua specialità è oscillare, danzare, saltare a 10 metri d'altezza: regala al pubblico montagne russe di adrenalina ma allo stesso tempo rende semplice e naturale lo stare a tali altezze. P’n’p - Dj Set sotto tendone: I PnP, meglio conosciuti come Stefano Pancot & Daniele Porcu, nascono per caso. Amano la musica, con un dj set davvero fuori dal comune. Vi ruberanno l'anima a suon di trash. Sabato 8 Aprile, Campo Sportivo Frassinello M.to: Dalle 15:30 apertura dell'area giochi di Officina Clandestina Officina Clandestina viaggia per portare nei festival e negli spazi urbani un parco giochi di legno (tutto rigorosamente riciclato) pensato per creare un momento di incontro e divertimento per tutte le eta'. Il progetto, con i suoi 30 giochi, propone l’atmosfera socializzante e giocosa tipica di un luna park itinerante. Movimento, logica, socializzazione, sfida, abilità. I giochi sono recuperati dalla tradizione, dalla memoria e dall’inventiva che nasce di volta in volta costruendo. Sono curati perché siano sicuri, oltre che divertenti. Tutti testati.... giocando! Ore 16:00 Amore Pony, Margherita Mischitelli. Un viaggio alla scoperta della femminilità tra suggestioni fiabesche e risvolti grotteschi. Uno spettacolo narrato da una protagonista eccentrica e naïf che vi condurrà all’interno dell’inafferrabile mondo del desiderio fatto di equilibri instabili e minipony. Margherita Mischitelli nel 2016 si diploma alla FLIC Scuola di Circo di Torino, nella disciplina della ruota Cyr. Da subito avverte l’esigenza di coniugare il circo col teatro comico, frequenta così anche la scuola di teatro fisico Philip Radice (Lecoq) e partecipa a workshop di clown con André Casaca, Antonio Villella, Emanuele Lavallée, Fraser Hooper. Ore 17:00 Paidia, compagnia Teatro del sottosuolo Paidia è uno spettacolo con il sapore del non sense e un retrogusto noir. Un tocco di follia, una propensione al ritrovarsi in bilico tra brivido ed errore, una complicità nel preferire gli ultimi e un’indispensabile curiosità intellettuale hanno dato vita a questa creazione di circo contemporaneo. Le tecniche e le sperimentazioni circensi con la giocoleria e con la bicicletta acrobatica esprimono le sfumature del pericolo e del divertimento. La musica è originale e suonata dal vivo. ll Teatro del Sottosuolo è una compagnia di produzione teatrale con sede in Sardegna che fin dalla sua nascita (1995) è impegnata nella valorizzazione dell’arte teatrale attraverso una continua ricerca di nuove forme di espressione. La linea artistica parte dalla scelta di riattraversare le tracce solcate dai Maestri del teatro d’avanguardia e di tradizione, contaminandole con i moderni stili del teatro di strada, urbano e del nuovo circo. Ore 18:00 Marabata, compagnia Bromos. Ai confini di un mondo immaginario, in un paesaggio desolato, vivono due personaggi grotteschi: i “Marabata”. Abbandonati dalla loro popolazione di origine, i “Marabata” sono stretti da un legame indissolubile: il loro destino di emarginati. Lo scopo giornaliero è quello di intrattenersi in un’attesa senza tempo, sospesa e immobile in un presente infinito. Viaggiano ma non vanno da nessuna parte; giocano ma non stabiliscono regole; danzano ma non vanno a ritmo; suonano ma non sanno suonare. Tutto quello che rimane è l’altro, unico testimone dell’esistenza altrui. Compagnia Bromos. La compagnia Bromos nasce a Bologna nel 2010 dall’incontro tra Andrea Montevecchi e Nicolò Antioco Ximenes. Provenienti da percorsi differenti, condividono uno stile scenico che li accomuna. E fanno piangere. Fanno piangere dal ridere. Fortificano negli anni il loro rapporto lavorativo realizzando diversi spettacoli e progetti, collaborando con altre realtà come Par Tòt Parata, Circo Paniko, Arterego e Circo Inzir. Dopo un periodo dedicato ai propri progetti individuali, i due si ripresentano sulla scena insieme con il nuovo spettacolo dal titolo “Marabata”. Ore 19:00 Marlon Banda in concerto - in collaborazione con Mon Circo. “Marlon Banda Show” è un varietà-concerto esilarante, esplosivo, dove la comicità fisica e verbale, accompagnata dalla musica dal vivo, spazia tra i vari ambiti della commedia teatrale. Una banda senza direttore e direzione che cerca in tutti i modi di mantenere la rotta, ma la follia prende spesso il sopravvento… e la musica non può far altro che adeguarsi! Sotto tendone, prenotazione obbligatoria, a pagamento: Ore 21:00 Spettacolo ¡DALE!, di Los Hermanos Gonzalos. Virtuosismo tecnico, dramma familiare e risate si mescolano in una performance delirante dal ritmo mozzafiato. I fratelli Gonzalos rapiscono il pubblico e lo trasportano in un mondo che loro stessi non conoscono e li insieme si perdono. “¡DALE!” È un esempio neoreale di come sia possibile divertire e commuovere il pubblico senza sapere il perchè. Un finto flamenco fa da colonna sonora a questa esibizione che, più che autoironica, sembra essere profondamente stupida come solo la realtà può a volte essere. Prezzi: 15 € adulti / 12 € ridotto / 10 € bimbi Domenica 9 aprile, Campo Sportivo Frassinello M.to. Dalle ore 15:30 apre l'area giochi di Officina Clandestina Spettacoli all'aperto, senza prenotazione, a offerta libera finale: Ore 16:00 Tendre Orage, work in progress, compagnie Kopek (FR). Solene Maureau e Tiphaine Rochais: La casa è il nostro habitat, contiene il nostro modo di vivere, dice tanto di noi e del nostro essere . In questa performance si sottolinea la relazione tra le persone, il vivere insieme e sostenersi. L’intento è quello di trasportare il pubblico in un immaginario attraverso il quale poter parlare al bambino dentro ognuno di noi, creando un contatto tra le emozioni del pubblico e quelle dei personaggi. Grazie alla bellezza dell’innocenza, si punta a toccare dei temi universali legati alla condizione umana. Kopek è una compagnia teatrale francese composta da tre giovani donne che vogliono sradicare i luoghi comuni, e allo stesso tempo, commuovere il pubblico. Ore 16.30 Sdisordine, Henri Camembert "Sdisordine" è eleganza e follia, ma soprattutto divertimento e contatto con il pubblico. È uno spettacolo che si nutre dell'energia della gente, trasportandola in una serie di numeri che passano dall'abilità al totale disastro senza un netto confine tra ordine e disordine. È così che la scena si vede attraversare da un'eterea sfera di cristallo o da mele fatte a pezzi e sputazzate, da torce e traballanti ruote di legno e da volontari sempre più increduli. È uno spettacolo scritto in parte, una sorta di "non finito" che il pubblico contribuirà di volta in volta a completare. Henri Camembert (al secolo Enrico Formaggi) Porteur di mano a mano e banchina, giocoliere, clown, artista di strada, equilibrista. Dal 2010 si dedica alle arti circensi e sceniche, affina la sua formazione presso la scuola di teatro Galante Garrone di Bologna. Nel 2012 frequenta il corso di formazione per artista e performer di circo contemporaneo Circo Art a Roma. Nel 2012-2014 frequenta la FLIC scuola di circo di Torino con specializzazione in portés acrobatico. Lavora come artista singolo con lo spettacolo “Sdisordine”, in duo con “A ruota libera” della compagnia Tandem Flop, nel 2015 fonda la compagnia Laden Classe portando in scena “193 problemi”. Nel 2019 collabora con MagdaClan a Opera MasNada, e nel 2020 è co-fondatore del progetto Officina Clandestina. ore 17.15 Castelli d'Aria, work in progress, Luna Papia ore 18:00 Paidia, compagnia Teatro del sottosuolo ore 19:00 Bolle per Adulti, Fabio Saccomani, spettacolo della rassegna Mon circo. Prenotazione obbligatoria, prezzi: biglietto responsabile, scegli tu se 5 €/ 10 € / 15 € / 20 € Bolle per Adulti, Fabio Saccomani Uno spettacolo fruibile in ogni circostanza, dove il linguaggio e le battute sono calibrate sul tipo di pubblico. La sua attività artistica è iniziata come Mastro Bolla, personaggio attivo tuttora, che si è reso noto come artista di bolle di sapone eccentrico e bizzarro e che ha girato piazze e teatri di Italia. Gli spettacoli fatti come Mastro Bolla sono senz'altro più dolci e meno taglienti, ma il personaggio conserva questa caratteristica caustica. Fabio Saccomani La sua prima e più importante scuola è stata la strada, dove ha affinato la sua naturale predisposizione all'interazione e allo spettacolo. Si è valso comunque degli insegnamenti di molti eccellenti formatori. Ha una spiccata vocazione verso lo spettacolo parlato e interattivo, con una modalità provocatoria e satirica, basato su effetti spettacolari svincolati da un preciso bacino tecnico. Utilizza strumenti e tecniche miste (dal lancio dei coltelli alla chitarra) per creare il rapporto col pubblico. Fabio Saccomani non è un circense, ma un giullare, ovvero qualcuno che porta la cultura "alta" a livello popolare e nel farlo mette in ridicolo pregiudizi e poteri. Sotto tendone: ore 21:00 Gran Galà con tutti gli artisti del Festival prenotazione telefonica obbligatoria, offerta libera finale Il Gran Gala è il tradizionale spettacolo conclusivo del Fantasy: tutte le artiste e gli artisti del Festival si metteranno sotto tendone, in un solo giorno di prove, per creare uno spettacolo che ancora non esiste, dedicato solo al pubblico del Fantasy. Cosa ne uscirà? Un cabaret fatto di Circo, Teatro, Musica, No Sense, Amicizia, Improvvisazione. Non sappiamo cosa accadrà, ma sarà speciale. Come lo scorso anno, Fantasy Festival dedicherà anche un appuntamento speciale alle scuole di Frassinello Monferrato e dintorni: grazie alla tenacia e allo spirito d’iniziativa di Federico Andreone, il Sindaco di Frassinello Monferrato, sotto il tendone sarà ospitato “Paidia”, spettacolo della Compagnia Teatro del Sottosuolo, presentato esclusivamente per le scolaresche nelle mattine dei giorni che precedono il Festival. INFO UTILI: Prenotazioni telefonando al 331 1388336 / [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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valoriontinuit · 5 years ago
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(via SPACE AND TIME)
Pitture ad olio su tela, tecniche miste su jeans conducono ad una riflessione sulla vita e l’uomo. “SPACE AND TIME” Il rapporto “spazio – tempo”  è  ciò che Luigi De Giovanni  coglie e riversa, dopo averlo fatto proprio, nelle sue opere. Queste  non sono solo istantanee di ciò che  vede, ma, anche, immagini del suo animo: sensibilità che si trasferisce  nei colori sino a vivificarli  e renderli comunicativi e poetici. Lo  “spazio e il tempo” è colore che cambia nei diversi ambienti, con l’alternarsi del giorno e della notte, con le stagioni,  è  jeans che parla di luoghi e d’eventi, non sempre belli. Le pennellate che si sovrappongono, inseguendo la luce o le idee, diventano trasposizioni dei climi temporali che fanno emergere la poetica dello spirito. Mettono in luce, nel groviglio che prende forma, la follia e la cecità del genere umano che non rispetta se stesso e la sua casa: terra. Osservando la natura ferita, l’artista, riflette amaramente sulla sconsideratezza dell’uomo e trasla i sentimenti nelle sue opere che diventano icone di dolore  e di sogni. Aleggia una lirica cruda, mitigata solo dall’armonia coloristica, in un rimando continuo all’uomo, al tempo e allo spazio. Il tempo e la natura, spazio vitale, solo apparentemente sconfitti dall‘incoscienza umana, per De Giovanni,  hanno sempre  ragione e i fatti lo dimostrano.   La linea guida dell’esposizione è data dall’espressività aspra dei jeans che parlano, attraverso colori e segni aggressivi, di sogni infranti che coabitano con nuovi sogni, suggeriti dai  paesaggi e dai fiori. In queste opere si ritrova una narrazione della sterilità dell’animo umano, saccheggiatore  non solo dell’ambiente ma, spesso, anche dei sentimenti, Un’univocità di discorso, poetico e pittorico allo stesso modo, che trova la sua ragione d’essere nell’analisi di "spazio e tempo" che conducono alla vita e alla distruzione di essa. “Space and time”, dai molteplici significati, titolo della mostra che vuole essere il racconto di come l’artista avverte il mondo e l’arte.                                                                                    Federica Murgia
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tmnotizie · 5 years ago
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PORTO SANT’ ELPIDIO – Siete pronti a volare sull’Isola che non c’è? Il “Peter Pan” della compagnia Teatrino dell’Erbamatta di Savona vi aspetta domenica 24 novembre, alle ore 17, al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio, per il secondo appuntamento della rassegna domenicale di teatro per ragazzi e famiglie a cura de Lagrù Ragazzi.
Lo spettacolo è una serie di immagini che si susseguono, accompagnate da un costante tessuto sonoro su cui i paesaggi, come in un film degli anni ‘30, si modificano. Nei colori chiari, grigi, seppia, marroni della scenografia si scopre, con pochi tratti essenziali, l’ambiente di Londra e dell’Isola che non c’è. La particolarità della messa in scena e dello sviluppo scenografico è  che l’immagine cambia e si modifica, creando i vari luoghi della storia.
La rappresentazione segue il testo in maniera fedele, in cui innesta momenti comici e poetici, sviluppando la tematica dell’eterna giovinezza, espressa nel paesaggio di Peter, punto cardine di tutta la storia.
Biglietto unico €5
INFO e PRENOTAZIONI: 3287756579 o [email protected]
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italianaradio · 5 years ago
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PAZZANO Al via la mostra fotografica per scoprire volti, scorci e paesaggi della vallata dello Stilaro
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/pazzano-al-via-la-mostra-fotografica-per-scoprire-volti-scorci-e-paesaggi-della-vallata-dello-stilaro/
PAZZANO Al via la mostra fotografica per scoprire volti, scorci e paesaggi della vallata dello Stilaro
PAZZANO Al via la mostra fotografica per scoprire volti, scorci e paesaggi della vallata dello Stilaro
R. & P.
PAZZANO – Una mostra fotografica per scoprire “Volti, scorci e paesaggi della Vallata dello Stilaro” in esposizione presso il Museo minerario di Pazzano dal 28 luglio al 4 agosto 2019. L’esposizione patrocinata dal Comune di Pazzano, promossa dalle associazioni Telemontestella, Ricomincio da Me, Pro Loco, Orchestra “Città di Pazzano” e dalla Parrocchia S. Maria Assunta, rappresenta l’anima di un gruppo di 19 fotoamatori uniti da una grande passione per la fotografia e per il territorio. Scopo della mostra fotografica è quello di trasmettere gli stati d’animo di un momento che attraverso la fotocamera esprimono situazioni ed emozioni di una visione puramente intimista e di ciò che alimenta la passione di tutto il team fotografico, ed è questo l’elemento fondamentale per trasmettere realmente l’idea di un paesaggio attraverso l’occhio di questi “sognatori del paesaggio”. La mostra, curata da Romilda Vasile, si divide in due sezioni: la prima e principale sezione della mostra, è dedicata alla fotografia contemporanea e presenta una selezione di oltre centoventi opere che scrutano, osservano, definiscono aspetti inediti del paesaggio cogliendone tratti che, a volte, sfuggono all’occhio umano e che ora, attraverso la fotografia delineano, in tutta la loro bellezza, colori, prospettive e visuali proprie del nostro territorio. Le oltre centotrenta opere in mostra a Pazzano raccontano per questo le meraviglie, la suggestione della Vallata dello Stilaro, attraverso le colline innevate, il fascino dei fiori, le verdi distese dei prati e delle colline, gli imponenti luoghi di culto millenari, le architetture povere dei borghi storici consunti dal tempo e dall’incuria, i poetici e malinconici siti dell’ archeologia industriale, le tradizioni, le suggestive rocce di calcare e i loro anfratti segreti. Le differenti modalità stilistiche con le quali i fotografi si sono accostati al tema della fotografia permette quindi solo di poter ammirare parte del territorio, ma soprattutto la varietà delle personali indagini artistiche, ciascuna delle quali verte su differenti prospettive di visione e analisi. Ogni artista indaga il paesaggio, urbano o naturale, attraverso un personale filtro d’analisi. Si tratta di puro documentarismo, non retorico, raccontato con intensa narratività visiva. La seconda sezione della mostra, a cura di Francesco Montepaaone, è un allestimento emozionale di foto d’epoca: una finestra sul passato fatta di ricordi sbiaditi, di storie vissute, di racconti per immagini. Personaggi, luoghi e aspetti di piccole comunità che attraverso la fotografia hanno lasciato un segno del loro passaggio e hanno scritto pagine di vita, gioia, passione, identità. Foto che riavvolgono la pellicola della memoria e che dal passato ci riportano al presente, al vissuto contemporaneo, per comprendere il passato , realizzare il presente, sognare il futuro.
R. & P. PAZZANO – Una mostra fotografica per scoprire “Volti, scorci e paesaggi della Vallata dello Stilaro” in esposizione presso il Museo minerario di Pazzano dal 28 luglio al 4 agosto 2019. L’esposizione patrocinata dal Comune di Pazzano, promossa dalle associazioni Telemontestella, Ricomincio da Me, Pro Loco, Orchestra “Città di Pazzano” e dalla Parrocchia
Gianluca Albanese
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