#natura e professione
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greenthink · 2 months ago
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Tra Natura e Professione, viaggio attraverso collaborazioni ed ecosistemi..
Sono un'appassionata della natura, un'eterna esploratrice di boschi, monti e sentieri, ma la mia vita va ben oltre le meraviglie del mondo naturale.
Mi occupo di diverse attività, interagendo regolarmente con professionisti di vari settori, da creativi a ingegneri, da esperti di marketing a tecnici.
Ogni volta che mi confronto con queste menti brillanti, non posso fare a meno di vivere ogni interazione attraverso la lente della natura.
Per me, ogni discussione è come un'escursione in un ecosistema unico: ci sono dinamiche da osservare, relazioni da esplorare e, perché no, un po’ di ironia da cogliere.
Le strategie aziendali si intrecciano con i cicli delle stagioni, e le collaborazioni professionali richiamano alla mente le simbiosi tra piante e animali.
In questo modo, riesco a portare la mia passione per la natura anche nel mondo del lavoro, trasformando ogni incontro in un'opportunità di riflessione e scoperta.
E allora mi chiedo:
In un mondo dove le interazioni sociali sembrano sempre più informali, ci sono ancora quei rari angoli in cui il “lei” regna sovrano, come una maestosa quercia nel bel mezzo di un campo di margherite.
Ma perché, ci chiediamo, questa necessità di dare del “lei”?
Forse perché, come una farfalla che si posiziona delicatamente su un fiore, c'è il desiderio di rispettare la delicatezza delle relazioni umane?
Immaginate di trovarvi in un ufficio, circondati da colleghi che si scambiano battute amichevoli e si danno del tu.
A un certo punto, entra il nuovo manager. Con il suo portamento regale e il suo sguardo che ricorda un gufo saggio, si avvicina e, con un tono grave, inizia a dare del “lei” a tutti. Ecco... in un attimo, l'atmosfera cambia: si passa da un picnic spensierato a una riunione di giurisdizione tra pinguini in un iceberg.
La verità è che il “lei” ha un suo fascino, come un cactus fiorito nel deserto.
Esprime una certa distanza, una sorta di rispetto, come se stessimo dicendo “sì, siamo in un ambiente professionale, ma voglio che tu sappia che ti considero una creatura dignitosa, non un semplice criceto nel mio ingranaggio aziendale”.
È un po’ come se volessimo proteggere il nostro spazio personale, come fa un riccio quando si rannicchia per difendersi.
In natura, ci sono animali che si avvicinano con cautela per non disturbare l’ecosistema. Pensate agli elefanti: non si avvicinano mai a un altro animale senza prima stabilire una sorta di protocollo.
Ecco, il “lei” è un po’ come il rituale degli elefanti: una forma di rispetto per la gerarchia, per il territorio altrui.
In questo modo, possiamo continuare a coesistere senza fare troppi danni, come se stessimo danzando in un bosco incantato.
Quindi, mentre ci ritroviamo a dare del “lei” a chi ci sta di fronte, ricordiamoci che stiamo solo cercando di mantenere quell’equilibrio delicato che rende le nostre interazioni un po’ più simili a un giardino fiorito, piuttosto che a una giungla caotica.
Magari, in fondo, il “lei” è solo un modo per dirci che, nonostante le apparenze, siamo tutti parte dello stesso ecosistema umano, e un po’ di cortesia non guasta mai...
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clo-rofilla · 2 months ago
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Il mio profondo imbarazzo e senso di disagio nel colloquiare signore/ragazze delle pulizie e agire da padrona di casa un minimo """autoritaria""" in loro presenza
Non sono in grado amici. Lo riconosco candidamente, non è proprio il mio
Per non parlare del guardare gente faticare fisicamente in casa mia mentre il mio lavoro si svolge al pc e se lavoro da casa sto comodamente seduta in poltrona
Non sono capace, empaticamente mi sento in difetto, non so risultare assertiva in contesti del genere sono per natura gentile, accomodante, non meticolosa - NOPE
Non so neanche pulire davvero con metodo, se non da autodidatta improvvisata che ha imparato da sola - come per pressoché tutto il resto nella mia vita - per pura sopravvivenza, quindi mi sento anche onestamente una truffa a dover dirigere gente che lo fa (bene) di professione.
Queste incombenze e relazioni sociali impari mi devastano, cortocircuito sociale, abbiate pietààà
🥶🥶🥶🥶🥶🥶
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alle00 · 1 year ago
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Le verità dell'universo organico si impongono infatti sempre più al nostro amore e alla nostra ammirazione e divengono sempre più belle quanto più profondamente si penetra in ogni loro peculiarità, ed è proprio insensato credere che l'oggettività della ricerca, il sapere, la conoscenza dei fenomeni naturali, possano far diminuire la gioia procurataci dalle meraviglie della natura. Anzi, quanto più l'uomo impara a conoscere la natura, tanto più viene preso profondamente e tenacemente dalla sua viva realtà. E in ogni buon biologo che sia stato chiamato alla sua professione dal godimento interiore che gli procurava la bellezza delle creature viventi, tutte le conoscenze acquistate attraverso la professione non hanno fatto che approfondire il godimento e l'amore della natura e del proprio lavoro.
Konrad Lorenz, Premessa a “L’anello di Re Salomone”
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lunamagicablu · 11 months ago
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Per fortuna ci sono tante cose ancora consentite.
È consentito passeggiare nella natura e sporcarsi le scarpe di fango.
È consentito farsi scaldare il viso e il cuore dal sole tiepido di novembre.
È consentito sorridere, accarezzare gli animali, allungarsi per terra su un tappeto di foglie rosse, sentire i capelli impolverati e il sedere bagnato mentre si guarda uno scorcio di cielo.
È consentito sognare ad occhi aperti, lanciare sguardi di tenerezza, diventare madri di noi stessi e stringere forte al petto quel bimbo spaventato e ferito che abita dentro ognuno di noi.
È consentito ascoltare le onde sonore del silenzio, che riempie di musica sacra lo spazio vuoto tra le montagne e sentire l’eco che fa nella nostra anima.
È consentito salutare, perdonare, esprimere gratitudine per i traguardi raggiunti, ringraziare Dio per il dono della vita.
È consentito essere felici della felicità altrui. Sono consentite solo critiche garbate e costruttive, solo parole di incoraggiamento ed ammirazione. Sono consentiti solo gesti di gentilezza e attenzione.
È consentito provare a sentire con la pelle altrui.
È vietato dire “al tuo posto farei” perché sono diverso da te e non sono al tuo posto.
È vietato pretendere aiuto e rispetto senza essere rispettosi per primi.
È vietato pretendere amore, senza avere prima imparato ad amare. Sono sempre vietati assembramenti di critici professionisti, di moralisti e perbenisti.
È vietato avere per ogni domanda la risposta giusta. Sono, invece, consentiti dubbi e insicurezze.
È raccomandato farsi domande su quale sia la strada buona da percorrere.
È raccomandato pensare.
È fortemente vietato arrendersi, è obbligatorio resistere alle numerose e dure prove della vita.
È consentito tornare all’essenza. Tutto ciò che è essenziale resterà sempre consentito. PAOLA DI GREGORIO art _by_ectosplash ************************ Luckily there are many things still allowed.
It is allowed walk in nature and get your shoes dirty with mud.
It is allowed have your face and heart warmed from the warm November sun.
Smiling is allowed, petting animals, stretch out on the ground on a carpet of red leaves, feel your hair dusty and wet bottom while watching a glimpse of sky.
It is allowed daydreaming, cast glances of tenderness, become mothers of ourselves and hold tightly to your chest that scared and hurt child that lives inside each of us.
It is allowed listen to the sound waves of silence, which fills with sacred music the empty space between the mountains and hear the echo it makes in our soul.
It is allowed greet, forgive, express gratitude for the goals achieved, thank God for the gift of life.
It is allowed be happy with the happiness of others. They are allowed only polite and constructive criticism, only words of encouragement and admiration. They are allowed only gestures of kindness and attention.
It is allowed try to feel with other people's skin.
It is forbidden to say "in your place I would do it" because I'm different from you and I'm not in your place.
It is forbidden demand help and respect without being respectful first.
It is forbidden demand love, without having first learned to love. They are always prohibited gatherings of professional critics, of moralists and respectable people.
It is forbidden to have for every question the right answer. However, they are allowed doubts and insecurities.
It is recommended ask yourself questions about which one it is the right way to go.
It is recommended to think.
It is strictly forbidden to surrender, it is mandatory to resist to the numerous and harsh trials of life.
It is allowed to return to the essence. Everything that is essential will always remain permitted. PAOLA DI GREGORIO art _by_ectosplash
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avalonishere · 2 years ago
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Dunque.....
Ci stramazzate con la tutela della natura. Giusto!! Però permettete che una donna sia una incubatrice di bambini, scelti da catalogo, come mutande del Postal market, permettendo anche la rinuncia al bimbo se non è di gradimento.
Emergono carte aberranti sulla gestione pandemica,non per incapacità ma per il business di Big Pharma.
Vi indignate se si filmano delle ladre dichiarate che ,pure si vantano della professione.
Vi preoccupate di accogliere indiscriminatamente, trattando poi chi arriva, da animale, spacciandovi per buonisti, invece è il business che vi rende buoni e, inoltre questi saranno un enorme bacino di voti, in futuro
Regalate redditi a iosa, anche ai criminali con i miei soldi , per avere voti.
Siete sempre contro le forze dell'ordine, rendendole incapaci di difenderci e di difendersi . Buonisti da 4 soldi dicono di non avere simpatia per le divise. Fra di voi un bieco personaggio apre un ristorante e lo chiama "allo sbirro morto", per voi tutto normale anzi ha pure una ong finanziata da voi.
Fate di una manifestazione canora uno spettacolo di bullismo da parte di signori nessuno...carovane di nani e ballerine di una sola parte, inscendando un pietoso circo, sempre con i miei soldi.
Imperversate in tv con fare arrogante , tutti sono cretini se non la pensano così usando il risolino idiota o gli insulti, i programmi non li avete ,quindi aggredite in quanto il re è nudo.
Ora tutto ciò per dire che "IO NON MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANA ,MA MI VERGOGNO CHE LO SIATE VOI!!!! ARRIVERÀ LA LIBERTÀ DALLA VOSTRA PRESENZA???? NON CREDO POICHÉ SIETE RIUSCITE A RENDERE ZOMBIES QUELLI CHE VI SEGUONO.
Detto ciò....MI FATE SCHIFO!!
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danilacobain · 2 years ago
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Selvatica - 13. Odalisca
Corinna guardava il dipinto con un sorriso sulle labbra. Era stato l'oggetto dell'ultima domanda che le aveva fatto la professoressa prima di metterle trenta. Non riusciva a racchiudere il suo stato d'animo in una sola parola. Era felice che l'esame fosse andato bene, ci aveva messo tutto l'impegno possibile nel poco tempo che aveva avuto ed era stato ripagato, ma allo stesso tempo si sentiva triste e rassegnata.
Davanti a lei c'era l'Odalisca di Francesco Hayez. Chissà perché le ricordava tanto la sua situazione, il paragone con la natura del suo rapporto con Antonio, o almeno quello che lui voleva da lei. L'odalisca aveva un aspetto pudico, si teneva addosso un lenzuolo bianco, candido e teneva la testa china, quasi come se si vergognasse di farsi vedere, ed era stata una figura che aveva affascinato molto e acceso le fantasie di molte persone. Allo stesso modo Antonio la voleva per il suo aspetto candido e la sua natura sfuggente; lei era quella che meno di tutte aveva l'aspetto di una persona che lo faceva per professione e avrebbe sicuramente attirato l'attenzione di tutti quelli disposti a pagare per averla.
Il solo pensare a quel meccanismo le dava il voltastomaco. Osservò il quadro pensando all'ironia di quella domanda, a come per lei fosse impossibile smettere di pensare a Antonio. Mai. Senza tregua. Ci si era messo anche Carmine, sbucato all'improvviso, a tormentarla con i suoi soldi che lei non voleva. Doveva temporeggiare, cercare una soluzione.
E poi era arrivato Ante, inaspettato e provvidenziale così come la prima volta che si erano incontrati. Il sorriso appena accennato le si allargò pensando che l'aveva appena invitata ad una festa.
Ante Rebic voleva uscire con lei. Si guardò intorno temendo che qualcuno potesse averla vista ridere. Nella sala silenziosa c'era soltanto una signora, di spalle a lei. Poteva avere all'incirca l'età di sua madre. Le mancava molto. Sarebbe stata felicissima per il voto dell'esame. Doveva andare a trovarla, parlarle anche di Ante.
Quel ragazzo aveva degli occhi bellissimi. Erano di un azzurro intenso, con un cerchio più scuro che circondava l'iride, e la guardava sempre con un'intensità che la metteva in soggezione. Poverino, lo aveva portato in un museo e lo aveva fatto scappare.
Uno spostamento d'aria la avvertì di una presenza alle sue spalle. Il cuore cominciò a batterle forte. Possibile che non poteva stare tranquilla nemmeno in un museo? Aveva paura di voltarsi ma lo fece e in quel momento tirò un sospiro di sollievo.
«Ante.»
Lui incurvò le labbra verso l'alto, mostrando i denti dritti e bianchi. «Ho dimenticato di chiederti il numero di telefono.»
«Ah, già» rispose fissandolo.
Adesso il cuore le batteva per un altro motivo, i suoi occhi si persero in quelli di lui che la guardava come se volesse farla sua da un momento all'altro. Ante tirò fuori il cellulare e lei lo prese, digitando il suo numero.
«Grazie.» Ripose il cellulare e tornò a fissarla. «Sono andato via senza nemmeno chiederti se hai bisogno di un passaggio a casa.»
Corinna scosse la testa. «Mi trattengo un altro po'.»
«Allora ci sentiamo.» Le strizzò l'occhio.
«Aspetta, Ante. Di chi è la festa? Devo portare un regalo?»
«No, a quello ci penso io. È il compleanno di Isotta, la fidanzata del mio amico Rade Krunic. Probabilmente avrai sentito parlare di lei.»
Forse il nome le diceva qualcosa, ma non era sicura di aver capito di chi si trattava. «Non credo di conoscerla» disse infine, sentendosi un poco imbarazzata.
Ante ridacchio. «Sei adorabile. Ti chiamo.»
Lo seguì con lo sguardo fino a quando non varcò l'entrata della sala e scomparve, lasciandole una sensazione di vuoto dentro. Corinna andò a sedersi sul divano al centro della sala. Che cosa le stava succedendo? Si stava prendendo una cotta per quel ragazzo? Perché quello non era proprio un buon momento e aveva cosa importanti da risolvere.
Eppure ogni volta che era stata con lui, in quei pochi momenti con lui accanto, aveva dimenticato tutto. E voleva sentirsi così, voleva sentirsi libera.
Il cuore le batteva ancora forte quando uscì dal museo, aveva ancora nella mente gli occhi di Ante e il suo meraviglioso sorriso. Forse stava facendo una cazzata, ma ne aveva bisogno.
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aliceisinchains · 2 years ago
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Ho in mente due disegni sulle mie braccia da almeno un anno, il bisogno viscerale di sentire l'inchiostro sulla pelle e vedermeli addosso. Mi dipingevo volto e altre parti del corpo finché non ho avuto l'età per tatuarmi, usavo prodotti non adatti alla pelle (pittura, pennarello indelebile *coff coff), penso che dovrei provare il bodypainting in alternativa al tatuaggio (in modo professional e con prodotti specifici) quando sento la necessità di essere io stessa una tela.
Avevo quest'idea (non del tutto abbandonata)di fauna ma soprattutto flora ovunque sul mio corpo, fino a diventare io stessa un vegetale, piante e fiori fino a ricoprirmi completamente. Forse è un modo per palesare il sentirmi parte della natura, non che serva riempirsi di erba e grano visto che della natura ne facciamo tutti parte eh
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afnews7 · 11 days ago
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"Ma perchè FACCIAMO Animazione?" : Marino Guarnieri si specchia nei "suoi" Maestri in un dialogo-confronto per Tunuè
Un regista e animatore, dedito da sempre con passione e tenacia alla sua professione, a un certo punto attraversa un momento di crisi, interrogandosi sulla natura e sull’essenza stessa del suo lavoro. Per rispondere alle proprie domande, con grande umiltà, mette a nudo i propri dubbi, soprattutto sul versante motivazionale: come continuare a lavorare in ciò che si crede, sviluppare le proprie…
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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Alla Scoperta dei Funghi: Passione e Lavoro dei Cercatori di Funghi tra Porcini e Altre Delizie del Bosco. Di Alessandria today
Funghi Porcini e Altri Tesori del Bosco: Dalla Raccolta alla Cucina, Una Guida per Professionisti e Appassionati
Funghi Porcini e Altri Tesori del Bosco: Dalla Raccolta alla Cucina, Una Guida per Professionisti e Appassionati. Funghi: Tra Passione e Professione dei Cercatori La raccolta dei funghi è una tradizione che unisce il piacere dell’esplorazione nei boschi alla scoperta di tesori gastronomici. Per alcuni, cercare funghi è una passione, un hobby che permette di vivere la natura, mentre per altri è…
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sounds-right · 1 month ago
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"Quanto manca?" (Kdope): Lorenzo Tiezzi pubblica il suo anti-manuale dell'ultra trail
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Lorenzo Tiezzi, scribacchino & chiacchierone per professione (è ufficio stampa e giornalista), tra il luglio 2021 ed il settembre 2024 ha completato sei Cento Miglia, tra le corse più dure tra quelle di lunga distanza in montagna e sui sentieri. Ha corso tre volte Adamello Ultra Trail (167 km circa, 11.500 di dislivello), la Cento Miglia del Monviso, che parte e torna a Saluzzo dopo aver 'scalato' il Re di pietra, e pure due volte la Tuscany Crossing, in Val D'Orcia. 
Tutto questo l'ha fatto avendo più o meno 50 anni ed un fisico normale, niente di più. Ex bagnino ed ex maestro di nuoto, lavori in cui non si è mai davvero "ex", non ha mai raggiunto risultati sportivi importanti in gioventù, eppure è riuscito in ognuna delle sue piccole grandi imprese, gare che durano spesso anche 50 ore. Le sue prime cinque Cento Miglia Tiezzi le ha raccontate in "Quanto manca?" (Kdope), un anti-manuale pensato dedicato a chi ama correre (e/o) arrancare sui sentieri o vorrebbe iniziare a farlo. Non è un "metodo vincente" per diventare runner estremi. Tutt'altro: è un diario a volte molto personale su come correre nella natura possa essere rilassante e non solo dannatamente faticoso. 
"Ho iniziato a pensare questo anti-manuale quando ho visto che in giro i veri manuali sull'ultra trail sono spesso inutili, noiosi o addirittura dannosi. Anche quelli scritti da veri campioni spesso lo lo sono", spiega Lorenzo Tiezzi. "A proposito di campioni, prima e dopo le mie parole e le mie limitate esperienze in 'Quanto Manca?' ci sono interventi di Francesca Canepa ed Oliviero Bosatelli, due vere leggende dell'ultra trail. Hanno vinto più o meno tutto, ma hanno comunque dedicato del tempo al piccolo libro di un amatore. Tutto questo fa parte della magia del trail. E', a volte, ancora un sport umano". 
Altre volte, invece, chi fa ultra trail inizia a sentirsi un eroe, e non è logico. "Correre a lungo non serve assolutamente a niente se non a noi stessi e non trasforma tutti in super atleti", spiega ancora Tiezzi. "Marchi sportivi ed alcuni organizzatori, come è giusto che sia, vogliono convincere i loro clienti del contrario. Il bello del trail sarà però sempre che in ogni gara davvero lunga e dura, la competizione con gli altri conta molto meno di quella con se stessi e del piacere di correre in luoghi splendidi".
"Quanto manca?" dà consigli pratici a chi è alla prime armi ed è molto facile da leggere. Ognuno può scegliere se seguire il sottile filo logico dell'autore, oppure saltare tra un chilometro e l'altro: tecniche di corsa (in salita, in discesa, in piano, con e senza bastoncini), percentuale di grasso, alimentazione in gara, allenamenti, progressività, scarpe, attrezzatura, capacità di stare per ore e ore da soli nella natura... Tiezzi tocca tanti temi. Ovviamente al suo ritmo, purtroppo non eccelso.
Il libro è anche dedicato al 'fallimento' di chi ha il coraggio di partire quando tutto dice di restare. "E' un insieme, spesso sconclusionato, di spunti per correre a lungo sui sentieri. In altre parole, è un insieme di idee e spunti per godersi il viaggio, l'allenamento, le salite, le discese, i ristori, la pioggia, la luna e e le stelle. Personalmente adoro Venere, che non manca mai di salutarmi quando corro sull'Adamello", conclude Lorenzo Tiezzi.
E ovviamente "Quanto manca" è prima di tutto un inno alla fatica, quella sana e serena che toglie inutili pensieri. Perché per chi corre sui sentieri, il traguardo conta soltanto prima di averlo tagliato. Subito dopo si continua a correre, sempre col sorriso sulle labbra. 
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djs-party-edm-italia · 1 month ago
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"Quanto manca?" (Kdope): Lorenzo Tiezzi pubblica il suo anti-manuale dell'ultra trail
Lorenzo Tiezzi, scribacchino & chiacchierone per professione (è ufficio stampa e giornalista), tra il luglio 2021 ed il settembre 2024 ha completato sei Cento Miglia, tra le corse più dure tra quelle di lunga distanza in montagna e sui sentieri. Ha corso tre volte Adamello Ultra Trail (167 km circa, 11.500 di dislivello), la Cento Miglia del Monviso, che parte e torna a Saluzzo dopo aver 'scalato' il Re di pietra, e pure due volte la Tuscany Crossing, in Val D'Orcia. 
Tutto questo l'ha fatto avendo più o meno 50 anni ed un fisico normale, niente di più. Ex bagnino ed ex maestro di nuoto, lavori in cui non si è mai davvero "ex", non ha mai raggiunto risultati sportivi importanti in gioventù, eppure è riuscito in ognuna delle sue piccole grandi imprese, gare che durano spesso anche 50 ore. Le sue prime cinque Cento Miglia Tiezzi le ha raccontate in "Quanto manca?" (Kdope), un anti-manuale pensato dedicato a chi ama correre (e/o) arrancare sui sentieri o vorrebbe iniziare a farlo. Non è un "metodo vincente" per diventare runner estremi. Tutt'altro: è un diario a volte molto personale su come correre nella natura possa essere rilassante e non solo dannatamente faticoso. 
"Ho iniziato a pensare questo anti-manuale quando ho visto che in giro i veri manuali sull'ultra trail sono spesso inutili, noiosi o addirittura dannosi. Anche quelli scritti da veri campioni spesso lo lo sono", spiega Lorenzo Tiezzi. "A proposito di campioni, prima e dopo le mie parole e le mie limitate esperienze in 'Quanto Manca?' ci sono interventi di Francesca Canepa ed Oliviero Bosatelli, due vere leggende dell'ultra trail. Hanno vinto più o meno tutto, ma hanno comunque dedicato del tempo al piccolo libro di un amatore. Tutto questo fa parte della magia del trail. E', a volte, ancora un sport umano". 
Altre volte, invece, chi fa ultra trail inizia a sentirsi un eroe, e non è logico. "Correre a lungo non serve assolutamente a niente se non a noi stessi e non trasforma tutti in super atleti", spiega ancora Tiezzi. "Marchi sportivi ed alcuni organizzatori, come è giusto che sia, vogliono convincere i loro clienti del contrario. Il bello del trail sarà però sempre che in ogni gara davvero lunga e dura, la competizione con gli altri conta molto meno di quella con se stessi e del piacere di correre in luoghi splendidi".
"Quanto manca?" dà consigli pratici a chi è alla prime armi ed è molto facile da leggere. Ognuno può scegliere se seguire il sottile filo logico dell'autore, oppure saltare tra un chilometro e l'altro: tecniche di corsa (in salita, in discesa, in piano, con e senza bastoncini), percentuale di grasso, alimentazione in gara, allenamenti, progressività, scarpe, attrezzatura, capacità di stare per ore e ore da soli nella natura... Tiezzi tocca tanti temi. Ovviamente al suo ritmo, purtroppo non eccelso.
Il libro è anche dedicato al 'fallimento' di chi ha il coraggio di partire quando tutto dice di restare. "E' un insieme, spesso sconclusionato, di spunti per correre a lungo sui sentieri. In altre parole, è un insieme di idee e spunti per godersi il viaggio, l'allenamento, le salite, le discese, i ristori, la pioggia, la luna e e le stelle. Personalmente adoro Venere, che non manca mai di salutarmi quando corro sull'Adamello", conclude Lorenzo Tiezzi.
E ovviamente "Quanto manca" è prima di tutto un inno alla fatica, quella sana e serena che toglie inutili pensieri. Perché per chi corre sui sentieri, il traguardo conta soltanto prima di averlo tagliato. Subito dopo si continua a correre, sempre col sorriso sulle labbra. 
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tarditardi · 1 month ago
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"Quanto manca?" (Kdope): Lorenzo Tiezzi pubblica il suo anti-manuale dell'ultra trail
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Lorenzo Tiezzi, scribacchino & chiacchierone per professione (è ufficio stampa e giornalista), tra il luglio 2021 ed il settembre 2024 ha completato sei Cento Miglia, tra le corse più dure tra quelle di lunga distanza in montagna e sui sentieri. Ha corso tre volte Adamello Ultra Trail (167 km circa, 11.500 di dislivello), la Cento Miglia del Monviso, che parte e torna a Saluzzo dopo aver 'scalato' il Re di pietra, e pure due volte la Tuscany Crossing, in Val D'Orcia. 
Tutto questo l'ha fatto avendo più o meno 50 anni ed un fisico normale, niente di più. Ex bagnino ed ex maestro di nuoto, lavori in cui non si è mai davvero "ex", non ha mai raggiunto risultati sportivi importanti in gioventù, eppure è riuscito in ognuna delle sue piccole grandi imprese, gare che durano spesso anche 50 ore. Le sue prime cinque Cento Miglia Tiezzi le ha raccontate in "Quanto manca?" (Kdope), un anti-manuale pensato dedicato a chi ama correre (e/o) arrancare sui sentieri o vorrebbe iniziare a farlo. Non è un "metodo vincente" per diventare runner estremi. Tutt'altro: è un diario a volte molto personale su come correre nella natura possa essere rilassante e non solo dannatamente faticoso. 
"Ho iniziato a pensare questo anti-manuale quando ho visto che in giro i veri manuali sull'ultra trail sono spesso inutili, noiosi o addirittura dannosi. Anche quelli scritti da veri campioni spesso lo lo sono", spiega Lorenzo Tiezzi. "A proposito di campioni, prima e dopo le mie parole e le mie limitate esperienze in 'Quanto Manca?' ci sono interventi di Francesca Canepa ed Oliviero Bosatelli, due vere leggende dell'ultra trail. Hanno vinto più o meno tutto, ma hanno comunque dedicato del tempo al piccolo libro di un amatore. Tutto questo fa parte della magia del trail. E', a volte, ancora un sport umano". 
Altre volte, invece, chi fa ultra trail inizia a sentirsi un eroe, e non è logico. "Correre a lungo non serve assolutamente a niente se non a noi stessi e non trasforma tutti in super atleti", spiega ancora Tiezzi. "Marchi sportivi ed alcuni organizzatori, come è giusto che sia, vogliono convincere i loro clienti del contrario. Il bello del trail sarà però sempre che in ogni gara davvero lunga e dura, la competizione con gli altri conta molto meno di quella con se stessi e del piacere di correre in luoghi splendidi".
"Quanto manca?" dà consigli pratici a chi è alla prime armi ed è molto facile da leggere. Ognuno può scegliere se seguire il sottile filo logico dell'autore, oppure saltare tra un chilometro e l'altro: tecniche di corsa (in salita, in discesa, in piano, con e senza bastoncini), percentuale di grasso, alimentazione in gara, allenamenti, progressività, scarpe, attrezzatura, capacità di stare per ore e ore da soli nella natura... Tiezzi tocca tanti temi. Ovviamente al suo ritmo, purtroppo non eccelso.
Il libro è anche dedicato al 'fallimento' di chi ha il coraggio di partire quando tutto dice di restare. "E' un insieme, spesso sconclusionato, di spunti per correre a lungo sui sentieri. In altre parole, è un insieme di idee e spunti per godersi il viaggio, l'allenamento, le salite, le discese, i ristori, la pioggia, la luna e e le stelle. Personalmente adoro Venere, che non manca mai di salutarmi quando corro sull'Adamello", conclude Lorenzo Tiezzi.
E ovviamente "Quanto manca" è prima di tutto un inno alla fatica, quella sana e serena che toglie inutili pensieri. Perché per chi corre sui sentieri, il traguardo conta soltanto prima di averlo tagliato. Subito dopo si continua a correre, sempre col sorriso sulle labbra. 
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grazicosmeticos · 2 months ago
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Natura Tododia Cabelos vs Natura Lumina Cabelos qual a melhor linha para você? Natura Tododia como o próprio nome diz é uma linha mais leve para cuidados diários e com resultados cumulativos. E a Linha Tododia Cabelos vem para preencher essa necessidade das Brasileiras para serem mais efetivas em seu cronograma capilar e saúde dos cabelos vindo como alternativa à linha Natura Luma que é um tratamento professional Probiótico e com um custo superior. Visite nossa loja oficial Natura e conheça todas as alternativas disponíveis para seu tipo de cabelo:   https://www.natura.com.br/c/cabelos?consultoria=grazicosmeticos https://www.natura.com.br/consultoria/grazicosmeticos
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notiziariofinanziario · 2 months ago
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Quali sono i principali rischi professionali per un medico
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Numerosi, e di diversa natura, i rischi che coinvolgono i medici possono avere ripercussioni professionali o personali, con ricadute nella sfera civile o penale. Proteggersi dai rischi della professione è un dovere e altresì un obbligo di legge per difendere se stesso, il proprio patrimonio, il nucleo familiare, e gli eredi in caso di dipartita. Elemento chiave di una corretta protezione è la sottoscrizione di una polizza RC medici. I rischi e le responsabilità della professione medica Nello svolgere l’attività quotidiana, un professionista sanitario come il medico deve assumersi importanti responsabilità nei confronti dei pazienti. Sono, infatti, molti e di diversa natura i rischi che un medico è costretto a correre ogni giorno nell’affrontare la propria attività. Si tratta di rischi e responsabilità che possono avereripercussioni professionali e personali, con possibili ricadute nel campo civile e penale. Fra i rischi principali troviamo le richieste di risarcimento e le denunce penali, per danni causati involontariamente. In tema di rischi non possono mancare quelli dovuti ad avvenimenti che provocano impedimenti nello svolgimento della professione. Per fare chiarezza si tratta di situazioni indipendenti dalla volontà del medico, come eventuali infortuni e malattie, impossibilità di utilizzare il proprio studio e la strumentazione medica. Le richieste di risarcimento possono essere avanzate dai pazienti oppure dai parenti degli stessi, o dagli eredi in caso di morte del medico. A procedere con la richiesta di risarcimento possono essere anche le ASL, le direzioni sanitarie, l’Erario, i dipendenti e i collaboratori del professionista, così come tutti gli organi di vigilanza e controllo. Denunce e richieste di risarcimento possono sopraggiungere anche postume, dopo il pensionamento, per eventi che si sono verificati durante il periodo di attività. I rischi e la responsabilità civile e penale La responsabilità medica può avere risvolti civili o penali. Prendendo in esame la responsabilità civile è corretto considerare una formula risolutiva come quella del risarcimento dei danni, quale conseguenza dei disagi che il paziente subisce in seguito a un errore del medico. Laddove si verifichi un danno, il paziente ha il diritto di chiedere il risarcimento per danneggiamento materiale o immateriale in seguito a danni fisici, spese mediche sostenute, dolore e perdita reddituale. Elemento discriminante della responsabilità civile è ‘l’obbligo di diligenza’, un dovere che impone ai medici di esercitare la professione adottando tutte le precauzioni del caso, per garantire al paziente la corretta assistenza. La responsabilità penale scatta nel caso in cui il medico commetta un vero e proprio reato, frutto di un comportamento lesivo, che viola le leggi e i regolamenti che disciplinano la professione. È il caso dell’omicidio colposo e delle lesioni personali colpose, reati per i quali il medico viene perseguito legalmente, e sottoposto a regolare processo. Categorie e rischi: quali sono i medici più esposti  Da un’attenta analisi della Legge Gelli, che disciplina la responsabilità medico-sanitaria, emergono dettagli specifici sulle tutele, indispensabili per limitare le pratiche che possono esporre ai rischi della professione.  Fra i medici maggiormente esposti ai rischi, le statistiche di settore collocano ortopedici, oncologi, ginecologi e chirurghi. Si tratta di specializzazioni che, più di altre, risultano soggette a denunce a causa dell’alto rischio delle prestazioni diagnostiche e terapiche. In tutti i casi, la formazione continua si rivela un elemento imprescindibile, indispensabile per adempiere ai principi della responsabilità professionale, fare prevenzione e limitare i rischi. La polizza RC medici elemento centrale di protezione Il medico ha l’obbligo di proteggersi dai rischi della professione, come stabiliscono le vigenti norme di settore. Se prima di tutto si tratta di una scelta responsabile, nei confronti della propria persona, la protezione coinvolge indirettamente il nucleo famigliare e gli eredi in caso di dipartita. Solo scegliendo di proteggersi il medico tutela il patrimonio, e gli introiti mensili, garantendo a sé e alla famiglia la giusta tranquillità economica. I tre punti chiave per tutelarsi dai rischi Per garantirsi il maggior livello di protezione il medico deve: ·        dedicarsi con costanza alla formazione professionale, e adottare tutte le possibili misure di prevenzione; ·        esaminare le esigenze individuali, approfittando del parere di un professionista accreditato; ·        sottoscrivere una polizza assicurativa in grado di coprire tutti i rischi tipici della professione. Dotarsi di una polizza RC medici non è solo un obbligo ma, soprattutto, una garanzia. Con coperture assicurative come quelle prese in esame da Lokky, un professionista così a rischio può sentirsi più sicuro nello svolgimento della professione. Le assicurazioni professionali pensate per i medici proteggono gli specialisti sanitari offrendo loro una tutela legale, e specifiche garanzie in tema di responsabilità civile professionale e colpe gravi.  Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 3 months ago
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Covid, problemi di memoria e 'meno intelligenti' dopo infezione: lo studio
(Adnkronos) - Depressione, ansia, stanchezza, ma anche problemi di memoria e un Qi più basso: questa la pesante eredità che Covid-19 può lasciare, anche 2-3 anni dopo il contagio e il ricovero in ospedale, secondo un nuovo studio pubblicato su 'Lancet Psychiatry'. Covid e problemi di memoria Condotto da un gruppo di ricercatori in tutto il Regno Unito, guidati dalle Università di Oxford e di Leicester, il lavoro evidenzia la natura persistente e significativa di disturbi cognitivi e psichiatrici, nonché l'emergere di nuovi sintomi anni dopo l'infezione.  La ricerca è condotta su 475 partecipanti, che erano ricoverati durante la prima ondata di pandemia, a cui è chiesto di completare una serie di test cognitivi tramite il proprio computer e di segnalare la presenza di depressione, ansia, stanchezza e la percezione soggettiva dei problemi di memoria. Inoltre, è chiesto loro se avessero cambiato professione e perché.  Dai risultati è emerso che due o tre anni dopo essere stati infettati dal Covid-19, i partecipanti hanno ottenuto in media punteggi significativamente più bassi nei test di attenzione e memoria: in pratica sono persi, in media, 10 punti di quoziente intellettivo. Inoltre, una percentuale sostanziale ha riportato sintomi gravi di depressione (circa 1 persona su 5), ansia (1 su 8), affaticamento (1 su 4) e problemi di memoria (1 su 4), che col tempo peggioravano. Sebbene in molti questi sintomi fossero già presenti 6 mesi dopo l'infezione, alcuni hanno anche manifestato 2 o 3 anni dopo l'infezione problemi che non avevano sperimentato prima. Sintomi e recupero Ciò suggerisce che i primi sintomi - evidenziano gli scienziati - possono essere predittivi di disturbi successivi e più gravi, sottolineando l'importanza di una gestione tempestiva. Non solo. Più di un partecipante su quattro ha riferito di aver cambiato professione e molti hanno addotto come motivo proprio i deficit cognitivi più che la depressione o l'ansia sperimentati dopo la malattia.   Il grado di recupero a sei mesi dall'infezione è un forte predittore degli esiti psichiatrici e cognitivi a lungo termine: intervenire precocemente per gestire i sintomi potrebbe prevenire lo sviluppo di sindromi più complesse e migliorare il recupero complessivo, raccomandano i ricercatori. [email protected] (Web Info) Foto di PIRO da Pixabay Read the full article
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amigayaps · 4 months ago
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Sul caso pugile Intersex alle olimpiadi contro atleta italiana:
Il problema scientificamente esiste!
Donne Transgender ed Intersex hanno un lieve vantaggio biologico. Lo stesso si riscontra nei nati africani rispetto ai nati indiani o cinesi.
In alcuni sport le donne supererebbero gli uomini, ma nella maggior parte vincono gli uomini.
Il lieve vantaggio esiste per donne transgender e donne Intersex.
Nessuno parla del grande svantaggio per maschi transgender e maschi Intersex a cimentarsi con maschi ed ovviamente nessun@ vorrebbe nemmeno che usassero il loro grande/lieve vantaggio se competessero con delle donne.
Insomma nemmeno i Maschi transgender/intersex potrebbero gareggiare con le donne?
Quindi abbiamo 2 pesi e 2 misure.
Si vuole considerare le donne transgender o Intersex come se fossero uomini?
Allora i Maschi transgender e i maschi Intersex sarebbero da cinsiderare donne e il problema del vantaggio sulle donne sarebbe uguale anzi peggiore.
In realtà la quota di testosterone delle atlete donna non è necessariamente molto più bassa di quella di una donna Intersex... sappiatelo... perché la natura è un continuum che a un certo punto ci fa chiamare Intersex alcune donne. Il limite è arbitrario. Lo abbiamo deciso noi.
Quindi decidiamo uno standard inclusivo?
Anche chi è di Etnia Afro ha un vantaggio genetico e chi nasce indiano uno svantaggio totale.
Che si fa con loro? Escludiamo gli africani per fare vincere gli indiani?
Una medaglia per Etnia ed una medaglia per Genere, facendo competere tutti insieme... ?
Khalif o Semenya avrebbero automaticamente l'oro, perché non esistono abbastanza persone Intersex per tutte le competizioni!
Quanti sono i generi ?
I generi Binari sarebbero 6 Maschio, Femmina, Donna Trans, Uomo Trans, Intersex maschio, Intersex femmina; con possibilità di ridurre a 4 mettendo insieme Intersex e Transgender quando siano nella stessa gara.
Tuttavia esistono anche le persone Non Binarie... dove le mettiamo?
Bambini e Adolescenti gender variant hanno diritto a fare sport o devono essere esclusə?
Quando si scatena odio in rete e sui mass media per le atlete Intersex o Transgender, qualcuno ci pensa al danno ai Minori gender variant che vogliono fare ginnastica o sport per diletto o per professione?
Bibliografia minima:
Ipotesi Terzo Genere alle competizioni (e i Maschi transgender? ) perché la differenza è oggettiva anche se lieve:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10385998/
La differenza di ormoni tra atlete nate donne, nate Intersex e donne Transgender è oggettivamente un continuum:
https://www.thieme-connect.com/products/ejournals/abstract/10.1055/a-1909-1196
Cosa deve sapere chi allena Minori Gender Variant parte 1:
https://meridian.allenpress.com/jat/article/59/4/338/490611/The-Role-of-the-Athletic-Trainer-in-Providing-Care
Cosa deve sapere chi allena Minori Gender Variant parte 2:
https://meridian.allenpress.com/jat/article/59/4/345/490613/The-Role-of-the-Athletic-Trainer-in-Providing-Care
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