solovedreidue
Il Rapporto Kinsey di Sborrate nel Ticino (VM)
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Distopia: dalle osterie delle Lambrette e delle bestemmie mammarie al Covid, dalla grammatica della fantasia alle sfide a freccette e ai giochi della bottiglia. Un rapporto Kinsey esplicito basato su un io plurale.
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solovedreidue · 1 day ago
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L'erotico benessere dell'amare
Si perdono gli sguardi nell'erotico benessere di quella sala grande, con il camino, i tappeti, il legno, i libri, il caldo, la carta da parati, le tende pesanti, il profumo della pelle vicina.
Insegna in questa scuola da tanti anni, nella sua solitudine, d'anima e culturale, in quel paese concreto e pragmatico come la natura dei campi d'inverno, forse l'aspettava.
Probabilmente aspettava inconsapevolmente quella giovane esiliata, lontana dalla sua città, così simile a lui. Anima pura, come la sua seppur sperduta nel tempo, con quel desiderio inespresso di lei che si unisce al suo assopito.
L'amore non è mai facile, nemmeno quando è scontato, l'ovvietà è fatta di no, di ma se, di anche, di forse, di magari, di seduzione delle forme e delle menti, di tempo, di attesa, di pazienza, di calma, di costanza e di coraggio. L'amore è questione di fortuna nella misura in cui la fortuna è questione d'amare.
Eppure l'amore è lì. Sta. A farsi guardare negli occhi. A saperlo guardare come fanno loro, giù, giù, giù.
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solovedreidue · 1 day ago
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ciao, sono Alessio
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"Buongiorno signor Alessio, tra un attimo la collegherò con l'utente desiderato."
È così bella che ogni volta sorride, educata.
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solovedreidue · 9 days ago
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Christian Krohg, Portrait of the Swedish Painter Karl Nordström, 1882
Ius fornicari / 2 / Il conte
Li guarda il vecchio conte, nella sua morbida e impotente erezione. Ne sono fonte, ne sono frutto, lo sanno come se fosse lì, anche se mai lo è stato e mai lo sarà.
Gentile concessione dello ius fornicari, lascia lo spazio ai due amanti, di scavarsi le carni. In cambio guarda, morboso, avido, mena la carne.
Lecca con gli occhi ficcati nel loro contorcersi, vicini a sufficienza e distante abbastanza da riuscire solo ad immaginarne l'odore. Al sicuro, ognuno delle proprie mura, ma con gli sguardi e la consapevolezza che le invade.
Non controlla i propri liquidi, così come non controlla la propria coscienza. Porco. Vecchio. Maiale quanto basta perchè lei ne senta quasi l'ansimare e se ne ecciti.
Giocano, nelle loro età diverse, nelle loro bellezze uguali, in una complicità che non è mai scritta se non nelle brame recondite delle fantasie indicibili.
Vorrebbero un contatto, fatto di succhiare le carni di ogni consistenza, fatto di penetrarsi, fatto di sbattersi i suoi buchi, fotterla, cagna, quello che vuole, sbrodolarle il mollume e la consistenza dentro.
Li vorrebbe lì, loro vorrebbero adesso, sempre su quel ciglio di burrone che gli impedisce di andare oltre, nella stanza del Conte, sul letto a baldacchino sfondato, dove ha fottuto la servitù, in fondo ne farebbero (im)moralmente parte, in fondo ne avrebbe diritto, in fondo sarebbe educazione dargli sollievo e farlo schizzare sui visi, nei culi, in figa.
Forse per questo trattengono l'orgasmo lì, forse sanno che quello non è concesso se non valicando quelle mura che non si può.
Il conte schizza piano, le poche gocce dei suoi coglioni stanchi sulle pareti aride sotto la finestra, mura importanti, in preziosa decadenza. Se lo palpa piano, mentre guarda il giardiniere prendersi il succo di lei tra le dita, voltarsi verso di lui e leccarlo come fosse sperma. Suo.
Si guardano, grati. Si ricompongono, e tornano mano nella mano.
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solovedreidue · 10 days ago
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Ius fornicari
Quasi fosse una gentile emanazione di diritto nobiliare, concessa dall'ormai decaduto, ma sempre fascinoso conte, la figlia del custode del parco e il giardiniere, si arrogano il diritto di fornicazione.
Mette la camicia bella lui, al di fuori dell'esercizio ligio della propria professione, mentre lei scopre le gambe, si rende accessibile, sorride alla madre mentre esce.
L'aspetta e le prende la mano, in quel percorso morbido di foglie che li accompagna alla loro panchina, quella vicina al roseto. Un sentiero ampio, con l'odore delle stagioni.
Uno stagno, un deposito per gli attrezzi che fu capanno di caccia e infine un piccolo dosso, ad accoglierli, a nasconderli, a farsi nido per le esigenze della carne.
Prima i baci, lenti, poi il desiderio di contatto genitale, uno strofinarsi calmo che cresce nei baci sempre più profondi.
I tessuti, nella carne, premuti dai gonfiori.
La ricerca della pressione, del piacere, negli occhi e tra le gambe.
Le ginocchia sulla terra battuta, i bottoni che si aprono.
Toccarsi, con le mani, raccogliere gli umori, penetrare con le dita, quello gli è concesso. Quello è permesso dagli sguardi indiscreti delle balie, dei corteggiatori, dei cortigiani segaioli che li guarderebbero per ore.
Si toccano loro, anche gli altri forse, ma non importa, sono solo loro in quell'orgia collettiva, in quella voglia che spargono.
Le falangi dentro, come fossero cazzi e lei a raccogliere con la bocca e con le mani le conseguenze del suo fottere nella sua carne quasi disperata. Si muove, scopa quelle dita, mentre lo guarda pulsare per ciò che dovrebbe essere secondo natura, fa quasi male quel godere e quella privazione dell'ovvio.
Magari si priveranno pure dell'orgasmo, se lo terranno addosso, prima di rotolarsi dove potranno, come potranno, se potranno.
È un gioco difficile, un equilibrio che sa di baratro, ma oggi e lì sono fornicatori. Godono, più della voglia che dell'eiaculazione.
(E il conte lo sa).
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solovedreidue · 10 days ago
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uomo,posso confermare
Fonte anonima a rassicurazione degli astanti.
Si prenda atto, anche se ho sempre ritenuto gratificante che i testi lascino una certa ambiguità che vorrei permanesse in ogni caso, incertezza implicita dell'effimero nell'anonimato.
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solovedreidue · 10 days ago
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Ma sei uomo o donna?
Qui sono anima collettiva di un piccolo paese perso nel tempo e nelle brame lungo il Ticino.
Altrove, importa?
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solovedreidue · 10 days ago
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Dal diario del prevosto / 1
(Note dal confessionale, appunti delle morbosità dei paesani preservati in un diario, custodito in sacrestia, a portata masturbatoria delle perpetua)
Si considera notevole il coraggio dell'osare degli amanti e altrettanto considerevole il rispetto nell'amore grande. Molto rara e dunque preziosa l'unione delle due cose nella brama istintiva sessuale, coraggio e rispetto, come equilibrio e orlo di precipizio, legittimità e peccato.
Il coraggio di pisciare sul visino amato o nella bocca che si bacia nella quotidianità è, nella confessione odierna, oggetto del mio inopportuno tirar di cazzo per quella dolce ragazza dalla pelle screziata.
Il Padre Confessore.
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solovedreidue · 11 days ago
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Ippocrate, ipocrita, condotto, condotta
Dopo la voluttà l'accidia, del sesso docile, addomesticato, di una cagnetta dolce che si piega alla sua stessa voglia d'essere puttana.
Non più velluto sulla poltrona, ma pelle. Non più nudità sfatta, ma gli abiti belli della città. Non più lo sguardo passivo, ma il vedere interessato, porco e colto, morboso, esigente.
Nuda nel focolare domestico, davanti a lui, che la scopre senza toccarla. Chiede ed esamina. Medico di carne e psiche. Indaga, così vicino, senza scomporsi. È lei a scomporsi, in effetti, oscena, progressivamente slabbrata, apre, davanti.
Un'operetta dalla radio a valvole, mentre crescono i mugolii pretesi frutto delle sue stesse dita pudiche fanno quello che chiede, senza remore, con decisione, imperativo. Fanno irrimediabilmente quello che sanno. Nella vergogna della presenza inopportuna, ma nella consapevolezza di un piacere noto.
La spoglia dei limiti, della decenza, ne smonta le sovrastrutture. È difficile tenere il contegno, la posizione deontologica del voyeur, in una condizione di prepotenza erettiva con la quale vorrebbe solo ingozzarle le carni, orali, vaginali, anali.
È il medico di paese, adoratore delle false frigidità, di un pudore che si fa delizia e malizia sotto gli occhi che sanno guardare, vedere e toccare dove le mani non possono.
Non sempre regge la sua condotta morale, soprattutto quando i buchi sgorgano e l'odore del desiderio travalica la decenza del contegno.
E allora tutto cambia.
E allora s'alza dalla poltrona e la cagna tronfia d'orgoglio s'impala come se dovesse scoparsi Ippocrate ficcandogli con due dita in culo il suo stesso giuramento e facendogli sborrare l'anima nelle stesse carni che lui aveva esaminato con distacco, senza più sapere chi sia la puttana.
È molto amato nel paese il medico condotto, uno di famiglia.
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solovedreidue · 16 days ago
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La poltrona di voluttà
La guarda, placido, leggermente sprofondato nel velluto della poltrona, nudo, flaccido dell'orgasmo, eccitato dalla sua voglia ancora agitata, davanti.
Lei sì imperla tra le pieghe, mentre si tocca impaziente, lo vuole ancora duro, rinfaccia l'inappagatezza, sa che l'umiliazione gli rode dentro e alita forte sulle braci del gioco dell'impotenza.
Castrazione temporanea post eiaculatoria, la diagnosi.
Lo cura con una voglia sadica e finemente violenta, con fuori la nebbia, che tra le sue cosce condensa, calda rugiada odorosa. Le luci tremano, lei trema.
Lui vorrebbe solo tuffarcisi, annegare mentre ingoia. Ma lei vuole un cazzo maschio e lo provoca mentre lo bacia e gli fa notare il sapore, di sperma, di uomini. Evoca l'orgia che la soddisfa, di carni dure. Deve attendere, nell'oblio dell'impazienza e lo guarda, dritto, negli occhi e lo sferza sull'inutilità molle, palpandolo come fanno i bimbi.
Sprofondato nel velluto e nella voluttà, si gode la voglia, con la pazienza della distanza, con il Natale che incede nelle incombenze e la decora di desiderio, fili di brama che si tessono e si intrecciano, con calma, sotto il peso dell'avvento dei giorni che riempiono nell'attesa di trovarsi.
La vuole. Lo vuole. Sì.
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solovedreidue · 1 month ago
Note
Scrivi tu i tuoi racconti?
Blog fantastico, fuori dal solito smielaggine..
Mi limito a narrare la cronistoria di una pianura umida e nebbiosa, con i suoi tempi, le sue stagioni, la sua calma e la sua frenesia erotica ed emotiva.
Non sempre, solo quando succede, nel rispetto degli attimi.
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solovedreidue · 2 months ago
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Il piacione viaggiatore
Sfarfalla il piacione viaggiatore, quando giunge al paesello è tutto un fermento di vulvine, vulvette e vulvone. Tra le ragazzine allegre e tra le signore borghesi, leggero e leggiadro nel suo muovere il cazzo.
Frulla nelle passere agrodolci a ravanar carne e raccoglier succo, si gusta con frivolezza i differenti sapori delle pelli, ne constata consistenza e trama, ne trova i pregi e li decanta, deformazione dell'arte del vendere e del suo conoscere le stoffe.
Fremono mentre lui accarezza, mentre prende le misure del mugolare e mette in ordine il montare della brama prima e del piacere poi. Maniaco nel suo campionario, nel catalogo dei sensi.
Ammalia e tesse la voglia, come quando con le mani accarezza il velluto per mostrarlo alla merciaia, alla sartina, alla signora, giù alla boutique. In quel suo spazio, in quel regno che sa della polvere dei tessuti, in quel mondo ovattato dai rotoli morbidi, vive i suoi scampoli di sesso e taffetà.
Puttane, sante, vergini rotte in culo, le prende, ne prende, le vuole di carne, le sente, una via l'altra, insieme, esposte davanti a lui, bramose che colano, da fottere, da soddisfare e mischiare, negli schizzi dello sbattere dentro e contro lei, lui, loro. Si piegano, mentre soddisfatto si ammoscia, a raccogliere quel che resta, quel che ha dato.
C'è sempre però quel seme di tristezza nei suoi occhi, dopo l'orgasmo così, dopo la piacioneria sapiente e l'ostentata sicurezza. È la consapevolezza di volere essere se stesso, fuori da un ruolo, senza viaggiare, in una casa che sia pace, amato così. Ma mai concede quel momento, a nessuno esso stesso compreso, prigioniero della sua arte di vendere chiffon e sé stesso.
Magari un giorno diventerà piccione, e allora sarà felice.
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solovedreidue · 4 months ago
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Terapia d'unto
"Signora mia, divarichi bene, è necessaria una terapia d'urto vista la mancanza di cura adeguata".
Iniezione carnale nel gonfiore di voglia, di labbra grasse di brama di cazzo. Senza mezze misure, nei termini, nei mezzi e nei modi.
Solo delicatezza d'inizio, tesa al raggiungimento dell'elasticità dei tessuti, poi colpi, come cure d'isteria d'un tempo, ma calde, di minchia, di verga, di corpo e di pelle.
Pesa il medico condotto, nel pieno esercizio della sua funzione disinibitoria, compare dei mariti consenzienti e delle mogli inappagate, categorie che abbondano in ogni luogo e in ogni tempo, all'ombra dell'illecito desiderio e dell'immorale pensiero di condotta.
Pesa sopra di loro, ostenta quel peso dei tessuti cavernosi e usa la sostanza della sua struttura per raggiungere le profondità sessuali nonostante la dotazione tozza. Dentro infilato a forza con adeguata disposizione dei corpi, perchè lei s'appaghi di quel toccare e di quel dilatare.
Indicazioni precise, ma anche cura, nel rispetto di Ippocrate e della sua morbosa carnalità clinica. Morboso, ecco sì, nei dettagli, nell'osservare, nell'aprire per guardare meglio la natura delle forme e concretizzarne il fremere.
A lungo, quanto basta a placare la brama dell'attesa di quella visita, dal medico condotto, che ora sente il pompare alla base, sente il fluire dalla prostata a raccogliere il contenuto scrotale da eiaculare nel ventre.
Anche piscio, poi, a lavare con l'immondo il sozzo seme che già inizia ad appiccicarsi all'epitelio sfatto dell'apertura, quasi tumida, bella da vedere solo per l'uomo porco che ora è, ma sbircia anche la paziente consapevole e complice e sorride per quello che hanno.
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solovedreidue · 4 months ago
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Sensi di polpa
Il modo in cui rigira la carne trita tra le mani per impastare mortadella e manzo, come aveva imparato dai suoi trascorsi bolognesi, macinata grossa, consistente, ma morbida, da cuocere, da ungere, da leccarsi i baffi, da volersela mettere in bocca così.
Quel modo eccitava palesemente la dolce astante, lui l'aspetta e lei sbircia con pudore, ogni volta, i gesti preparatori, le mani che si muovono.
Vede la carne mischiarsi, sente la carne mischiarsi, sente l'odore, e sente colare. Lo sa come è lui, le assaggia ogni volta addosso quelle mani, nella sua di carne. Perchè è così che finisce, lo sanno entrambi, mentre l'uomo fa e la guarda.
Ha qualche anno in più di lei, quanto basta per lasciare che lei si ecciti anche dei suoi tratti grigi, di quei luoghi che lui conosce e che possono esplorare insieme, nuovi ancora, anche per lui.
E lui la vede quella voglia, quella brama fatta anche di "no" e "basta", che poi sono i suoi sì, sono i suoi continuare a rovistare nella carne fino a che lei, sa come fermarlo, sempre al sicuro, sempre sicura.
E allora ancora dentro quelle mani, come fossero addosso, sono addosso ora in effetti, la sporca del suo essere, del suo lavoro, la rende presente e scaldano l'odore freddo della macelleria.
Lo scaldano con i respiri, suda lui, addosso, a irrorarle la pelle già lucida, ad asciugarsi la faccia prima di baciarla, per lasciarle intatto il visino dolce, che poi sfregerà di seme.
La macella, con un coltello di carne, la apre, come si fa, la dilata, la penetra, in fondo con ritmo e dovizia. Istinto e basta, maiale, manzo, bufalo, spinge.
La rigira, per goderne i pezzi pregiati, seziona e prende, sceglie, dispone e lei intanto si prende il suo trattamento, le conseguenze e gode, rumorosa, per niente sommessa, vitella che scopre il calore, ancora. E lui monta.
Ma sono i baci, le carezze, il massaggio, i contorni, a dare il sapore, ad aumentare il colare dei corpi, a dare forza, spinta, ancora, forte, dai, baciami cazzo, tira fuori la lingua, così.
Sul viso cola, perchè lì andava sporcata, perchè questo prevede il disciplinare istintivo del macello odierno. Pulisce con cura le tracce nei punti più esposti, per non bruciare negli occhi, ma lascia i segni da rimirare e leccare appena, perchè senta tirare la pelle e senta anche l'odore nei momenti a venire.
Esce con il suo pacchetto, per fare un ragù che sa della sua stessa carne, condita di altra carne. Come manzo e mortadella, secondo tradizione, a dar gusto anche nel nostro borgo lungo il Ticino. Di eccitazione e conforto, in pace, con tutti i sensi di polpa del caso.
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solovedreidue · 4 months ago
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Buona da baciare
Ogni volta che entra, ogni volta che si apre la porta sul suo visino, ogni volta sorride. Varcata la soglia della Panetteria Corbelli, lei è lì, ma ancora prima il suo profumo, di pane e forno.
È lì, lei e il suo sorriso e lui sorride. Insieme.
C'è prima lo sportello per andare dietro il banco, solo quando non ci sono altri clienti, e baciarla sulla bocca. Anzi, baciarla in bocca. Perchè a lui piace baciarle l'interno della bocca. Perchè lei è buona da baciare.
Poi la porticina che dà sul laboratorio, che a quell'ora del giorno ha l'aroma che ricorda l'infornata notturna, ma riposa. Allora le mani, che la sporcano della farina e quella brama che contrasta con il desiderio di calma di lei. Un po' di lotta, di giochi delle parti, di "fai piano" e di "ma ti voglio", "ti voglio anch'io", "piano e ancora", "ora", "spingo", "forte", "amore", "piano", "ancora", "così", "oddio", "amore", "sì"...
Buona, sempre, la pelle. Buona di pane che piano diventa focaccia, salamoia, salata, unta, bella, riluce. Impasta, nella carne e nella farina, si amalgamano, lievito madre dei sessi, e poi condire la voglia, riempirla, lavorarla ancora.
Guardati, ti guardo. Sei buona da baciare. Sorridi ancora mentre ti assaggio.
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solovedreidue · 4 months ago
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La perversione pura dei puri
Ha una purezza eterea, ben definita e delineata, nei tratti dei fianchi, nel modo dolce di muoversi, nell'emozione degli occhi.
Tu non la vedi passare, mai. Tu la devi guardare, deliberatamente, decidere di farlo, indagare con il desiderio per scoprire una natura che sta oltre l'isola che non c'è. Devi farlo con forza e discrezione, altrimenti lei sfugge, nel suo pudore, vestita di una paura che adombra la voglia.
Quella natura abita esclusivamente tra le sue pareti, sue proprie, nelle quali racchiude quello che non si concede fuori, quello che magari pensa pure di non meritare.
Ma poi c'è quella stanza, che ha una carta da parati colorata d'amore. Non è nemmeno un luogo, può essere ovunque, quando è con lui se la tappezzano in un giardino, in un museo, al tavolo di un ristorante. Dove gli va.
Li vedi, che la va a prendere e poi se ne vanno di là, ovunque. È se stessa al sicuro, come nella sua camera, come nei suoi desideri specchi delle sue brame.
Forse tutto questo le ricorda i morbidi tappeti e le stanze colorate di ogni infanzia, dei giochi, dei sorrisi. E sorride allo stesso modo, anche nelle perversioni, perchè si concede anche lì, il dono della purezza.
Emozionati, nelle fauci delle loro voglie che escono da un vaso di Pandora a forma ora di figa ora di buco del culo ora spruzzate da un cazzo sfacciatamente animale nella forma e nell'espressione.
Deformi i sessi, nelle perversioni gonfie, quando dilagano. Fottono candidi, puri, negli insulti, nelle umiliazioni, nei fluidi che colano nella carta da parati e impregnano, mischiano, avvolgono amore e sesso.
Ogni abitante di Sborrate vorrebbe entrare in quel negozio, nella Tappezzeria Contardi e portarsi a un rotolo avvolto di quella carta da parati, coprirci le pareti, farne alcova e fotterci dentro, orgia, odori, insieme e riportarla, per aggiungerne altri, in un voyeurismo olfattivo e gustativo.
Dilaga, ancora, la sua voglia di fottere avvolta, senza macchiare mai quella purezza, ma corrompendo le viscere di tracce organiche diffuse, multiple, palpabili. E lui con lei. Ancora. Dentro, nei pensieri che si rovesciano addosso, incontenibili.
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solovedreidue · 8 months ago
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BB
Modernismo anale
All'angolo di via della Madonna dei Campi, con doppia vetrina con una zuppa tecnologica. Uno di quei negozi che sta all'homo maschio quanto la butìc fransés sta all'homo femmina.
Eppure si intrufolano le donne curiose, perchè si dice che il tecnosofo che la gestisce, abbia una certa abilità.
Si dice ch'egli sappia che l'amore greco non sia solo omoerotico. Si dice che il sesso dietro non sia solo affare da maschifemmine. Si dice che la beltà del cazzo in culo sia libertà per tutti.
È così che se le prende, tutte, non schifando la cosina bagnata, ma usandola, strumentale alla preparazione del piacere, del terreno viscoso, della distrazione piacevole per i primi strappi dilatatori, ma anche come diversivo stimolante di una doppia penetrazione asincrona, al singolare, alternata.
Pare ovvio, quando a parole tutti lo prendono in culo nel mondo d'oggi, e non è il caso dell'elogio anale, ma solo della considerazione della beltà di rendere il culo figa, per il gusto anche di sporcarsene se capita, se serve, che in fondo è il gusto umano del fare le cose sbagliate, che il cazzo manco andrebbe in bocca.
E allora dentro, con calma, con cura, con voglia, a pasticciare in culo fino al diletto perverso del farsi poi colare sul viso ciò che le ha schizzato nelle viscere, mentre guarda stillare il buco giusto e magari ci infilza due dita, per spremere e sentire godere.
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solovedreidue · 9 months ago
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Piscio e ragù
C'è una perversione che disegna confini indefiniti nei sapori, o forse è essa stessa a renderli indefiniti.
Il confine tra il disgusto e il gusto, tra il profumo e l'odore, forse persino tra il bene e il male, sano e insano.
C'è il gusto delle cosce, carne e piscio, lo ritrovi nella cucina del quinto quarto, quella della moglie porca carnosa del macellaio magro stinco e stinco di santo.
Cucina così, gaudente sorriso, con la voglia umida addosso e nel tegame, unge di burro, impasta, massaggia, sensibile all'erotismo del gesto.
Sesso e cucina, sesso in cucina, la palpano spesso gli astanti, ne godono le grazie sempre bagnate, quel suo costante odore sessuale di piscio e ragù, tra le cosce e le labbra.
È la cucina di una campagna perduta quella di Sborrate sul Ticino, la cucina insalubre che fa crepare felici, che stringe le vene e gonfia il cazzo, la cucina che quando la annusi ti viene solo voglia di ciucciarla mentre la vedi sul tavolo. Che ti ficchi in bocca roba morbida, mentre le cacci il duro nel deretano, come ripieno nel pollame.
E la baciano, oddio come la baciano, cercando quella lingua essa stesso quinto quarto, scarto di lusso, fibroso, muscolare, attivo, da assaggiare di sesso e d'amore. Porcizia elegante.
Cucina di paese, cucina di tutti, popolare e puttana, popolana.
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