#cucina a base di funghi
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pier-carlo-universe · 6 months ago
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Alla Scoperta dei Funghi: Passione e Lavoro dei Cercatori di Funghi tra Porcini e Altre Delizie del Bosco. Di Alessandria today
Funghi Porcini e Altri Tesori del Bosco: Dalla Raccolta alla Cucina, Una Guida per Professionisti e Appassionati
Funghi Porcini e Altri Tesori del Bosco: Dalla Raccolta alla Cucina, Una Guida per Professionisti e Appassionati. Funghi: Tra Passione e Professione dei Cercatori La raccolta dei funghi è una tradizione che unisce il piacere dell’esplorazione nei boschi alla scoperta di tesori gastronomici. Per alcuni, cercare funghi è una passione, un hobby che permette di vivere la natura, mentre per altri è…
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ideeallarinfusa · 8 months ago
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Il mio Pollo alla Cacciatora
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Il pollo alla cacciatora è un vero e proprio inno alla cucina italiana, un piatto che, pur mantenendo un'anima semplice e genuina, si declina in mille sfumature a seconda della regione e della tradizione familiare. Nasce come piatto povero, un modo per valorizzare gli ingredienti di stagione e trasformare un semplice pollo in un banchetto di sapori.
La base è più o meno sempre la stessa: un classico trito di sedano, carota e cipolla, un soffritto che rilascia i suoi aromi in un tegame rovente. Ma è proprio qui che spesso iniziano le differenze: c'è chi preferisce un soffritto più deciso, con una quantità maggiore di verdure, chi invece predilige un fondo più delicato, per esaltare la carne.
Il pollo, tagliato a pezzi, viene rosolato nel soffritto fino a doratura, poi sfumato con un vino robusto, rosso o bianco a seconda dei gusti. Alcuni aggiungono una spruzzata di aceto balsamico per una nota agrodolce, altri preferiscono un tocco di liquore, come il marsala o il brandy.
Il sugo, ricco e corposo, viene completato con l'aggiunta dei pomodori, freschi o pelati, e insaporito con un bouquet di erbe aromatiche: rosmarino, salvia, alloro. Ma le varianti non finiscono qui.
Un piatto, mille sfumature Il Nord: In molte regioni del Nord Italia, il pollo alla cacciatora viene preparato con l'aggiunta di pancetta o lardo, per un gusto più ricco e saporito.
Il Centro: In Toscana, il pollo alla cacciatora è un classico della cucina contadina, spesso accompagnato da polenta o pane casereccio.
Il Sud: Nelle regioni meridionali, si trovano versioni più piccanti, con l'aggiunta di peperoncino fresco o peperoncino in polvere.
Le infinite varianti La fantasia in cucina non ha limiti. Oltre alle classiche olive e funghi, si possono aggiungere patatine, carciofi, oppure aromatizzare il sugo con zafferano o curry. Alcuni cuochi amano sfumare con la birra, mentre altri preferiscono un brodo vegetale.
Un piatto per tutti La bellezza del pollo alla cacciatora sta proprio nella sua versatilità. È un piatto che si adatta ad ogni occasione, dal pranzo della domenica alla cena tra amici. È facile da preparare, anche per chi non è un esperto ai fornelli, e si presta a infinite personalizzazioni.
In conclusione, il pollo alla cacciatora è molto più di una semplice ricetta. È un viaggio nei sapori d'Italia, un omaggio alla tradizione culinaria di un Paese ricco di storia e cultura.
Procedimento: Per preparare il pollo alla cacciatora sciacquate i pezzi di carne e asciugateli tamponandoli con carta da cucina. Metteteli in una casseruola con il burro, tre cucchiai d'olio e la cipolla affettata. Fateli rosolare bene per circa 15 minuti. Aggiungete quindi la polpa di pomodoro, la carota e il sedano tritati.
Mescolate bene, bagnate con un mestolino d'acqua calda e portate a bollore, quindi abbassate la fiamma, coprite e cuocete per altri 40-45 minuti o comunque fino a quando la carne è cotta e il sugo ristretto. Se si dovesse asciugare troppo, potete aggiungere pochissima acqua calda in cottura. Alla fine unite il sale e una macinata di pepe. Lasciate riposare il pollo alla cacciatora per una decina di minuti al caldo, quindi servite con una manciata di prezzemolo tritato.
Preparo il pollo: Lavo bene i pezzi di pollo e li tampono con carta assorbente. In una pentola capiente, sciolgo un po' di burro con dell'olio e rosolo i pezzi di pollo da tutti i lati finché non saranno ben dorati. Unisco la cipolla tritata e lascio appassire per qualche minuto.
Aggiungo il sugo: Verso la polpa di pomodoro e le verdure tritate (carota e sedano). Mescolo bene e sfumo con un mestolino di acqua calda. Copro la pentola e lascio cuocere a fuoco dolce per circa 40-45 minuti, o fino a quando il pollo sarà tenero e il sugo si sarà ristretto. Se si asciuga troppo, aggiungo un po' d'acqua calda.
Ultima rifinitura: Regolo di sale e pepe. Prima di servire, lascio riposare il pollo alla cacciatora per qualche minuto e guarnisco con prezzemolo tritato fresco.
(Immagine scaricata dalla rete, di proprietà dell'autore/proprietario)
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riccardofranchinilucca · 8 months ago
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🍄‍🟫 IL MATTARELLO. CAMAIORE. VOGLIA DI FUNGHI? Ieri sera, voglia di funghi e su consiglio, abbiamo deciso di provare per la prima volta "Il Mattarello", situato nel paesino di Torcigliano. All’arrivo ci ha accolto una splendida terrazza panoramica, con tavoli ben disposti e un’atmosfera molto gradevole e rilassante. Il menù non è scritto, ma recitato e descritto a voce. Come antipasto propongono gli affettati di Cerù di Gombitelli abbinati ad alcune chicche calde selezionate direttamente dalla cucina che variano in base alla stagione. Noi, avendo un’insaziabile desiderio di funghi, ci siamo orientati su un primo e un secondo, ordinando: - Maccheroni ai porcini (Pasta fine e delicata, con un perfetto equilibrio di sapori) - Gnocchi alla parigina (Gnocchi avvolti da una ricca besciamella, gratinati al forno insieme ai porcini. Un piatto goloso e appagante) - Tagliata con due cappelle di porcino. (Funghi orgasmici) - Pollo fritto (Croccante fuori e succoso all'interno, con una frittura asciutta come poche volte, vedi foto) Ad accompagnare il tutto, una bottiglia di Bolgheri. Una particolarità del servizio è che tutte le portate vengono servite al vassoio, offrendo così la possibilità di assaggiare ogni piatto ordinato e condividere i sapori con i commensali. Servizio gentile , con un oste preparato e presente ai tavoli senza mai risultare invadente. Una menzione speciale va fatta all'ottima bottiglia d’olio, un presidio Slow Food, disponibile al tavolo e perfetta per esaltare ogni portata. La spesa finale? Eravamo in due 40 € a persona limoncello compreso. Grazie del consiglio. Ottima scoperta. 🇬🇧 Last night, craving mushrooms and following a recommendation, we decided to try "Il Mattarello" for the first time, located in the small village of Torcigliano. Upon arrival, we were greeted by a beautiful panoramic terrace, with well-arranged tables and a very pleasant and relaxing atmosphere. The menu is not written but recited and described aloud. As a starter, they offer Cerù cured meats from Gombitelli, paired with some warm seasonal delicacies directly selected from the kitchen. Having an insatiable craving for mushrooms, we opted for a first and second course, ordering: - Maccheroni with porcini (Fine and delicate pasta, with a perfect balance of flavors) - Gnocchi alla parigina (Gnocchi wrapped in a rich béchamel sauce, oven-gratinated with porcini mushrooms. A delicious and satisfying dish) - Tagliata with two porcini caps (Mushrooms were orgasmic) - Fried chicken (Crispy on the outside and juicy on the inside, with a perfectly light frying, rarely seen. See photo) To accompany it all, a bottle of Bolgheri. A unique feature of the service is that all dishes are served on a platter, allowing everyone to taste and share the flavors of each ordered dish with the other diners. The service was kind, with a knowledgeable host who was attentive at the tables without ever being intrusive. A special mention must be made of the excellent bottle of olive oil, a Slow Food presidium, available at the table and perfect for enhancing every dish. The final bill? We were two, 40 € per person, limoncello included. Thanks for the recommendation. A great discovery. 👉 Ristorante Il Mattarello 🎯 Ristorante 📍 Via Sandro Pertini 4405 Camaiore (LU) ☎️ 0584 951147 💶 40 € a persona 🍷@follower
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personal-reporter · 1 year ago
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L’inverno in Giappone
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Il Giappone in inverno è qualcosa di magico tra sculture di ghiaccio, luminarie e fuochi d'artificio, infatti i primi fiocchi di neve sono spesso un simbolo della festa nell'arcipelago. L'inverno è il momento ideale per ammirare il Monte Fuji, che si presenta innevato e privo delle nuvole, mentre la zone più belle del Giappone sono coperte da una leggera coltre di neve, come Kenroku-en a Kanazawa o Kinkaku-ji a Kyoto, che si possono visitare in tutta tranquillità. In inverno, gli ume, o susini giapponesi, fioriscono a febbraio e hanno un bel rosa pallido prima della famosa fioritura dei ciliegi. Il Giappone è diventato una destinazione di punta per gli appassionati di sci, attratti dalle sue eccezionali condizioni di neve e dai suoi magnifici paesaggi, in zone come Niseko a Hokkaido e Hakuba a Honshu con  una stagione che va da dicembre ad aprile. Ma ò'inverno è anche il periodo ideale per approfittare delle sorgenti termali giapponesi note come onsen, in particolare dei bagni all'aperto o rotenburo. Le yuki matsuri, o feste della neve, sono il momento culminante della stagione invernale, soprattutto nel nord del Paese, la più nota è il festival della neve di Sapporo, sull'isola di Hokkaido dove ogni anno, a febbraio, più di 250 sculture di neve e ghiaccio riempiono le strade della città. L'attrattiva del festival risiede soprattutto nel modo in cui vengono allestite le sculture, alcune delle quali superano i 15 metri di altezza, con un meraviglioso gioco di luci tra  animali fantastici, scene di vita quotidiana, affreschi e monumenti storici, ma anche celebrità giapponesi del momento o personaggi di anime oltre a molte altre attività, come concerti, giochi da tavolo e una deliziosa varietà di bancarelle di specialità locali. L'inverno è anche un momento di festa e, sebbene in Giappone non si festeggi necessariamente il Natale, il Capodanno,  è un momento molto importante per le famiglie per riunirsi e condividere momenti famigliari e spirituali. Già prima dell'inizio del nuovo anno, i giapponesi ripuliscono le loro case, le stuoie del tatami vengono scrollate, i tappeti arieggiati ed è di buon auspicio sostituire gli oggetti rotti per dare alle divinità del nuovo anno il benvenuto, tutti i debiti devono essere pagati e gli affari in sospeso devono essere conclusi. Poi le case vengono decorate con kadomatsu, composizioni floreali fatte di bambù e pino, come simbolo di salute e longevità. Le famiglie assaporano il toso, un sakè speziato che garantisce la salute, e si preparano alle preghiere e, al posto dei dodici colpi della mezzanotte, i giapponesi ascoltano i 108 colpi della campana del tempio. Nel culto shintoista,la divinità del nuovo anno arriva con il primo raggio di sole, leggenda che spinge molti giapponesi a cercare un punto di osservazione elevato per sfruttare al meglio il momento. L'usanza più divertente dell'inizio dell'anno è il pacchetto a sorpresa noto come fukubukuro, dove alcuni di essi possono contenere un telefono, un computer, un viaggio, un'auto o addirittura una casa. Per celebrare il nuovo anno, i festeggiamenti a Kobe partono la mattina del 31 gennaio con uno spettacolo di danza acrobatica cinese. Nella cucina del Giappone l'inverno è la stagione del nabemono, un incrocio tra fonduta cinese e pot-au-feu,  composto da cavolo cinese, tofu, funghi,  noodles, pesce e le fette sottili di carne (manzo, maiale), il tutto cotto in un brodo a base di pesce o alghe. Read the full article
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wdonnait · 1 year ago
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Pasta al forno con mozzarella sciolta
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/pasta-al-forno-con-mozzarella-sciolta/116518?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=116518
Pasta al forno con mozzarella sciolta
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La pasta al forno è un piatto tradizionale della cucina italiana noto per la sua consistenza cremosa, il ricco sapore e la presentazione allettante. Ecco alcune delle caratteristiche distintive della pasta al forno:
Caratteristiche
Ingredienti Base:
La pasta al forno include ingredienti di base come pasta (solitamente formati come penne, rigatoni o lasagne), salsa di pomodoro, formaggio (spesso mozzarella e parmigiano), e aromi come aglio e basilico.
Strati di Gusto:
Uno degli aspetti distintivi è la costruzione di strati di gusto. La pasta è spesso alternata con strati di salsa di pomodoro, formaggio fuso e altri ingredienti come carne macinata, funghi o verdure grigliate.
Mozzarella Fusa:
La mozzarella è uno degli ingredienti chiave e viene spesso disposta sopra la pasta per formare una copertura fondente e dorata durante la cottura in forno.
Salsa di Pomodoro Aromatica:
La salsa di pomodoro è preparata con aglio, cipolla, erbe aromatiche (come basilico e origano), e può includere ingredienti come passata di pomodoro o pomodori pelati. La salsa conferisce un sapore ricco e avvolgente alla pasta.
Croccantezza e Cremosità:
La parte superiore della pasta al forno può presentare una croccantezza grazie al formaggio fuso, mentre gli strati inferiori rimangono morbidi e cremosi grazie alla salsa di pomodoro e alla pasta cotta.
Variazioni Regionali:
Ci sono molte variazioni regionali della pasta al forno in Italia. Ad esempio, la “Lasagna” è una forma di pasta al forno diffusa, mentre in alcune regioni si possono trovare versioni con ripieni diversi o basate su tipi specifici di pasta.
Preparazione in Anticipo:
La pasta al forno è un piatto che può essere preparato in anticipo, consentendo ai sapori di amalgamarsi meglio durante il riposo. Questo la rende una scelta popolare per le cene in famiglia o le occasioni speciali.
Comfort Food:
La pasta al forno è considerata un comfort food per eccellenza. La sua consistenza avvolgente e la combinazione di sapori noti rendono questo piatto particolarmente gradito in molte occasioni.
Adattabilità:
La ricetta della pasta al forno è altamente adattabile. Puoi personalizzarla con diversi tipi di pasta, aggiungere ingredienti come carne, verdure o formaggi extra a seconda delle preferenze personali.
In sintesi, la pasta al forno è un piatto apprezzato per la sua versatilità, il suo sapore ricco e il suo aspetto invitante. Che sia una lasagna, una ziti al forno o un’altra varietà regionale, questo piatto classico è spesso associato a momenti conviviali e soddisfacenti a tavola.
  Ingredienti:
400 g di pasta (penne, rigatoni, o un formato a tua scelta) 500 g di pomodoro pelato, schiacciato o passata di pomodoro 250 g di mozzarella, tagliata a cubetti o striscioline 100 g di parmigiano grattugiato 2 spicchi d’aglio, tritati finemente 1 cipolla, tritata finemente 1/4 tazza di olio d’oliva extra vergine 1 cucchiaino di origano secco 1 cucchiaino di basilico secco Sale e pepe nero macinato fresco, a piacere Una manciata di foglie di basilico fresco per guarnire
Istruzioni:
Preparare la Pasta:
Cuoci la pasta in abbondante acqua salata seguendo le istruzioni sulla confezione. Scolala al dente. Preparare la Salsa:
In una padella, scalda l’olio d’oliva e aggiungi l’aglio e la cipolla tritati. Rosola a fuoco medio finché sono dorati. Aggiungi i pomodori pelati o la passata di pomodoro. Aggiusta di sale, pepe, origano e basilico. Cuoci a fuoco medio per circa 15-20 minuti, mescolando occasionalmente. Assemblare la Pasta:
Mescola la pasta cotta con la salsa preparata. Assicurati che la pasta sia ben ricoperta dalla salsa. Aggiungere la Mozzarella:
Aggiungi metà della mozzarella tagliata a cubetti alla pasta e mescola bene. Trasferire nella Teglia:
Trasferisci la pasta nella teglia da forno precedentemente unta con olio d’oliva. Top con Mozzarella Rimasta:
Distribuisci uniformemente la mozzarella rimasta sulla parte superiore della pasta. Spolverare con Parmigiano:
Cospargi il parmigiano grattugiato sulla mozzarella per ottenere una doratura deliziosa durante la cottura.
Cuocere in Forno:
Inforna a 180°C per circa 20-25 minuti o finché la superficie è dorata e il formaggio è fuso e leggermente croccante. Servire:
Togli dal forno e lascia raffreddare per qualche minuto. Guarnisci con foglie di basilico fresco. Goditi il Tuo Pasto:
Taglia le porzioni e servi caldo. La mozzarella fusa crea una deliziosa copertura cremosa mentre il parmigiano aggiunge un sapore ricco. Questa pasta al forno è un piatto ricco e appagante, perfetto per cene in famiglia o occasioni speciali. La combinazione della mozzarella fusa con la pasta e la salsa di pomodoro crea un’armonia di sapori tradizionali che delizieranno sicuramente il palato.
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cucinamoderna · 2 years ago
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La Storia del Ketchup: Dalla Cina all'America, un Viaggio Gustoso
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Il ketchup è un condimento che tutti conosciamo e utilizziamo regolarmente, ma la sua storia è molto più affascinante e articolata di quanto si possa immaginare. In questo articolo, esploreremo le origini di questa salsa a base di pomodoro, le sue evoluzioni nel corso dei secoli e il suo impatto sulla cucina e sulla cultura.
Le Origini Asiatiche del Ketchup
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il ketchup ha origini molto lontane dalle coste americane. La sua storia inizia nella Cina meridionale, dove il termine cinese "kê-chiap" significava "succo di pesce fermentato" nel dialetto hokkien della provincia di Fujian. Questa è la traduzione che ci porta alle sue radici più antiche, dove il ketchup era a base di pesce fermentato. Questa deliziosa salsa si diffuse rapidamente in tutto il Sud Est asiatico, trovando terreno fertile in paesi come il Vietnam, la Thailandia, l'Indonesia e soprattutto la Malesia. Fu proprio qui che il termine fu traslitterato in "kecap," prima di fare il grande salto verso l'inglese, diventando il "ketchup" che conosciamo oggi. Ecco perché negli Stati Uniti ancora oggi leggiamo la dicitura "tomato ketchup" per distinguere questa salsa dal ketchup "originale" malese.
Il Ketchup Sbarca in Europa
Il ketchup fece la sua comparsa in Europa solo nel Seicento, ma inizialmente come una salsa a base di acciughe fermentate. Tuttavia, i cuochi europei non persero tempo nel personalizzare questa salsa, creando varianti come il ketchup di noci, di limoni, di funghi e di ostriche. La prima menzione scritta risale al 1727, quando Elizabeth Smiths pubblicò "The Complete Housewife," un antico libro di ricette inglesi che conteneva una ricetta per una salsa a base di acciughe, scalogno, aceto, vino bianco, pepe, scorza di limone, chiodi di garofano, zenzero e noce moscata. Tuttavia, fu solo alla fine del 1700 che i pomodori fecero la loro apparizione nella preparazione del ketchup.
L'Evolutione del Ketchup Moderno
Nel 1812, lo scienziato James Mease creò la prima ricetta scritta di una salsa simile al ketchup moderno. Un decennio dopo, un'altra ricetta apparve in "The Virginia Housewife," un influente libro di cucina del XIX secolo scritto da Mary Randolph, cugina del presidente Thomas Jefferson. Queste prime ricette avevano un sapore molto intenso e piccante, non adatto al grande pubblico moderno. L'evoluzione del ketchup "moderno" fu resa possibile grazie a Henry J. Heinz, il cui cognome è ancora oggi associato a questa salsa. Nel 1876, Heinz iniziò la produzione in serie del ketchup, apportando modifiche significative alla ricetta originale, tra cui l'aggiunta di più aceto e zucchero. Questa intuizione si rivelò geniale, poiché il ketchup dell'epoca era acido a causa dell'uso di pomodori acerbi. L'aggiunta di cipolle e zucchero addolcì la salsa, trasformandola in quella che conosciamo oggi.
Il Ketchup e le Donne di Casa Americane
Il ketchup in barattolo ha avuto un impatto notevole sulla vita delle donne di casa americane alla fine del XIX secolo. In quei tempi, si credeva comunemente che i pomodori crudi fossero velenosi, una credenza che perdurò anche in Europa per molti anni. Di conseguenza, le casalinghe americane erano costrette a cuocere i pomodori per lunghe ore, quasi come per preparare un ragù, poiché si riteneva che la cottura avrebbe neutralizzato il presunto "veleno" contenuto in questo vegetale. La disponibilità di una salsa pronta al supermercato, come il ketchup, rappresentava un'incredibile comodità per le donne di casa di quel periodo.
Il Ketchup in Italia
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il ketchup non è arrivato in Italia solo con il boom economico del dopoguerra. Questo fraintendimento è dovuto alle leggi di difesa della lingua dai forestierismi introdotte durante il ventennio fascista. In realtà, il ketchup era già presente in Italia, ma era chiamato "salsa rubra." Il nome, che potrebbe sembrare privo di significato, fu creato dai consumatori stessi, grazie a un'idea dei responsabili marketing dell'azienda Cirio. L'azienda torinese importò il "tomato ketchup" in Italia ma non poteva commercializzarlo con il suo nome originale, quindi chiese ai consumatori di ideare un nuovo nome. Alla fine, le scelte ricaddero su "Salsa Vesuvio" e "Salsa Rubra," con quest'ultimo che prevalse per motivi "legali," dato il collegamento con la parola latina "rŭbĕr," che significa "rosso," in riferimento al colore della salsa.
Il Ketchup: Un Gusto da Esplorare
Il nostro rapporto con il ketchup è rimasto ambiguo nel corso dei decenni, spesso legato a uno stile di consumo infantile. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di un prodotto molto complesso nel sapore, che merita una maggiore considerazione. L'industrializzazione ha contribuito all'appiattimento del gusto, ma il ketchup rimane una salsa versatile e amata in tutto il mondo. Quindi, la prossima volta che gustate questa salsa, ricordate la sua affascinante storia che abbraccia continenti e secoli.
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ildalil · 2 years ago
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Italiano Facile: Livello A1 lesson 3
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3 Vocabolario di base 3.1 Casa e famiglia In questa sezione, esploreremo il vocabolario di base riguardante la casa e la famiglia. Impareremo i nomi delle stanze della casa, gli oggetti comuni che si trovano in esse e i membri della famiglia. Le stanze della casa Le stanze della casa sono fondamentali per descrivere il nostro ambiente domestico. Ecco alcune delle stanze più comuni: - La cucina: È il luogo dove prepariamo i pasti. Troverai il frigorifero, il fornello, il lavello e gli armadietti. - Il soggiorno: È la stanza principale della casa, dove ci rilassiamo e intratteniamo gli ospiti. Solitamente contiene un divano, una poltrona, un tavolino e una TV. - La camera da letto: È la stanza in cui dormiamo. Qui troverai un letto, un armadio, un comodino e una lampada. - Il bagno: È la stanza dove ci laviamo e facciamo la doccia. Solitamente contiene un lavandino, un WC e una vasca o una doccia. - Lo studio: È la stanza in cui lavoriamo o studiamo. Qui troverai una scrivania, una sedia, una libreria e un computer. - La sala da pranzo: È la stanza in cui mangiamo i pasti. Solitamente contiene un tavolo, delle sedie e un buffet. - La lavanderia: È la stanza in cui laviamo i vestiti. Qui troverai una lavatrice, un asciugatrice e un lavandino. Gli oggetti nella casa Oltre alle stanze, ci sono molti oggetti comuni che si trovano in una casa. Ecco alcuni esempi: - Il letto: È dove dormiamo durante la notte. - La sedia: È un oggetto su cui ci sediamo. - Il tavolo: È dove mangiamo i pasti o lavoriamo. - La lampada: È una fonte di luce. - La televisione: È un dispositivo che ci permette di guardare programmi e film. - Il frigorifero: È dove conserviamo il cibo fresco. - La lavatrice: È un elettrodomestico che usiamo per lavare i vestiti. - Il divano: È un comodo posto dove ci sediamo o ci sdraiamo. - La doccia: È dove ci laviamo durante il bagno. - La scrivania: È dove lavoriamo o studiamo. I membri della famiglia La famiglia è un elemento importante nella nostra vita. Ecco alcuni dei membri della famiglia più comuni: - La madre: È la donna che ci ha dato alla luce. - Il padre: È l'uomo che ci ha dato alla luce. - Il figlio: È il bambino maschio di una coppia. - La figlia: È la bambina femmina di una coppia. - Il fratello: È il maschio nato dagli stessi genitori. - La sorella: È la femmina nata dagli stessi genitori. - Il nonno: È il padre del padre o della madre. - La nonna: È la madre del padre o della madre. - Lo zio: È il fratello del padre o della madre. - La zia: È la sorella del padre o della madre. Oltre ai membri della famiglia immediata, ci sono anche parenti più lontani come cugini, nipoti e suoceri. Imparare il vocabolario riguardante la casa e la famiglia è fondamentale per poter comunicare in italiano. Assicurati di esercitarti con le parole e le frasi di questa sezione per migliorare la tua padronanza della lingua italiana. 3.2 Cibo e bevande In questa sezione, esploreremo il vocabolario di base relativo al cibo e alle bevande in italiano. Imparare i nomi degli alimenti e delle bevande è fondamentale per poter comunicare in modo efficace durante i pasti o quando si fa la spesa. Alimenti Ecco alcuni dei cibi più comuni in italiano: - Pane: un alimento base nella dieta italiana, viene consumato a colazione, pranzo e cena. - Pasta: uno dei piatti più famosi e amati in Italia. Ci sono molti tipi di pasta, come spaghetti, penne, fusilli, ecc. - Pizza: un altro piatto italiano famoso in tutto il mondo. La pizza è una base di pane sottile coperta con vari ingredienti come pomodoro, mozzarella, salame, funghi, ecc. - Formaggio: l'Italia è famosa per la sua varietà di formaggi, come il parmigiano, il pecorino, la mozzarella, ecc. - Carne: la carne è un elemento importante nella cucina italiana. Alcuni esempi sono il pollo, il manzo, il maiale e l'agnello. - Pesce: l'Italia è circondata dal mare, quindi il pesce fresco è molto popolare. Alcuni tipi comuni di pesce sono il tonno, il salmone, le acciughe, ecc. - Verdure: le verdure sono un elemento essenziale nella cucina italiana. Alcuni esempi sono pomodori, zucchine, carote, spinaci, ecc. - Frutta: l'Italia è famosa per la sua frutta fresca e gustosa. Alcuni esempi sono mele, banane, arance, uva, ecc. - Dolci: l'Italia è conosciuta per i suoi dolci deliziosi come il tiramisù, la panna cotta, i cannoli, ecc. Bevande Ecco alcune delle bevande più comuni in italiano: - Acqua: l'acqua è essenziale per idratarsi e viene consumata durante i pasti o durante la giornata. - Caffè: l'Italia è famosa per il suo caffè. Alcuni tipi comuni di caffè sono espresso, cappuccino, macchiato, ecc. - Tè: il tè è una bevanda popolare in Italia, soprattutto il tè freddo durante l'estate. - Succo di frutta: il succo di frutta è una bevanda rinfrescante e viene spesso consumato a colazione. - Vino: l'Italia è famosa per i suoi vini pregiati. Ci sono diversi tipi di vino, come il rosso, il bianco e il rosato. - Birra: la birra è una bevanda molto popolare in Italia, soprattutto durante i pasti o durante gli incontri sociali. - Bibite analcoliche: ci sono molte bevande analcoliche disponibili in Italia, come la cola, l'aranciata, la limonata, ecc. Durante i pasti, è comune in Italia fare dei brindisi. Ecco alcune frasi comuni che potresti sentire durante un brindisi: - "Salute!" - significa "alla salute!" - "Cin cin!" - un'espressione informale per fare un brindisi - "Alla tua salute!" - un brindisi per qualcuno specifico - "Auguri!" - un brindisi per celebrare un'occasione speciale È importante notare che in Italia, il pranzo è considerato il pasto principale della giornata e viene spesso consumato tra le 12:30 e le 14:00. La cena è solitamente più leggera e viene consumata più tardi, intorno alle 20:00 o 21:00. Ora che hai imparato alcuni dei vocaboli di base relativi al cibo e alle bevande in italiano, puoi iniziare a praticare utilizzando queste parole durante i pasti o quando fai la spesa. Ricorda di fare attenzione alla pronuncia corretta e di sperimentare nuovi piatti italiani per immergerti completamente nella cultura culinaria del paese. Buon appetito! 3.3 Negozi e acquisti In questa sezione, esploreremo il vocabolario di base relativo ai negozi e agli acquisti. Impareremo le parole e le frasi comuni che ti saranno utili quando farai shopping in Italia. I negozi In Italia, puoi trovare una vasta gamma di negozi che offrono prodotti diversi. Ecco alcuni dei negozi più comuni: - Supermercato: un grande negozio dove puoi acquistare generi alimentari, prodotti per la casa e altri beni di consumo. - Panetteria: un negozio specializzato nella vendita di pane e prodotti da forno freschi. - Pasticceria: un negozio che offre dolci, torte e altri prodotti da forno dolci. - Macelleria: un negozio specializzato nella vendita di carne fresca e prodotti a base di carne. - Pescheria: un negozio che vende pesce fresco e frutti di mare. - Fioraio: un negozio che vende fiori e piante. - Libreria: un negozio dove puoi acquistare libri, riviste e altri materiali di lettura. - Abbigliamento: un negozio di abbigliamento dove puoi trovare vestiti, scarpe e accessori. - Elettronica: un negozio che vende dispositivi elettronici come telefoni, computer e televisori. - Farmacia: un negozio dove puoi acquistare farmaci e prodotti per la salute. - Profumeria: un negozio che vende profumi, cosmetici e prodotti per la cura del corpo. Frasi utili Ecco alcune frasi utili che puoi usare durante gli acquisti: - Quanto costa?: Per chiedere il prezzo di un prodotto. - Posso provarlo?: Se vuoi provare un capo di abbigliamento o un paio di scarpe prima di acquistarli. - Accettate carte di credito?: Per chiedere se il negozio accetta pagamenti con carta di credito. - Avete uno sconto?: Se vuoi chiedere se c'è uno sconto disponibile sul prodotto che desideri acquistare. - Dove posso trovare...?: Per chiedere dove puoi trovare un determinato prodotto nel negozio. - Posso restituire questo?: Se desideri restituire un prodotto che hai acquistato. - Mi può fare uno scontrino?: Per chiedere di ricevere una ricevuta per il tuo acquisto. Fare acquisti online Oltre ai negozi fisici, sempre più persone fanno acquisti online. Ecco alcune parole e frasi utili per fare acquisti online in italiano: - Sito web: Un sito web dove puoi acquistare prodotti online. - Carrello: Un'area sul sito web dove puoi aggiungere i prodotti che desideri acquistare. - Pagamento: Il processo di pagamento per l'acquisto online. - Spedizione: Il servizio di consegna dei prodotti acquistati online. - Reso: Il processo di restituzione di un prodotto acquistato online. Esercizi - Completa le seguenti frasi con le parole corrette: a. Vado al __________ per comprare il pane fresco. b. Ho bisogno di un nuovo paio di scarpe, quindi vado al negozio di __________. c. Ho comprato un libro alla __________ vicino a casa mia. d. Vorrei comprare un regalo per mia madre, quindi vado al negozio di __________. e. Ho bisogno di un nuovo telefono, quindi vado al negozio di __________. - Traduci le seguenti frasi in italiano: a. "How much does it cost?" b. "Can I try it on?" c. "Do you accept credit cards?" d. "Where can I find...?" e. "Can I return this?" Conclusioni In questa sezione, hai imparato il vocabolario di base relativo ai negozi e agli acquisti. Hai anche acquisito familiarità con alcune frasi utili che ti saranno utili durante gli acquisti in Italia. Ricorda di praticare queste parole e frasi per migliorare la tua abilità di comunicazione durante gli acquisti. 3.4 Tempo libero e hobby In questa sezione, esploreremo il vocabolario relativo al tempo libero e agli hobby. Impareremo le parole e le frasi comuni che ti aiuteranno a parlare di ciò che ti piace fare nel tuo tempo libero e a chiedere agli altri delle loro attività preferite. 3.4.1 Attività di tempo libero Ecco alcune parole e frasi che puoi utilizzare per parlare delle tue attività di tempo libero: - Giocare a - play (es. giocare a calcio - play soccer) - Fare sport - do sports (es. fare sport - do sports) - Leggere - read (es. leggere un libro - read a book) - Guardare la televisione - watch television (es. guardare la televisione - watch television) - Ascoltare musica - listen to music (es. ascoltare musica - listen to music) - Andare al cinema - go to the cinema (es. andare al cinema - go to the cinema) - Fare una passeggiata - take a walk (es. fare una passeggiata - take a walk) - Cucinare - cook (es. cucinare - cook) - Fare shopping - go shopping (es. fare shopping - go shopping) - Fare fotografie - take photos (es. fare fotografie - take photos) - Giocare a videogiochi - play video games (es. giocare a videogiochi - play video games) 3.4.2 Hobby Ecco alcune parole e frasi che puoi utilizzare per parlare dei tuoi hobby: - Suonare uno strumento - play an instrument (es. suonare il pianoforte - play the piano) - Dipingere - paint (es. dipingere - paint) - Fare giardinaggio - do gardening (es. fare giardinaggio - do gardening) - Collezionare - collect (es. collezionare francobolli - collect stamps) - Fare yoga - do yoga (es. fare yoga - do yoga) - Fare escursioni - go hiking (es. fare escursioni - go hiking) - Fare volontariato - do volunteer work (es. fare volontariato - do volunteer work) - Scrivere - write (es. scrivere - write) - Fare artigianato - do crafts (es. fare artigianato - do crafts) - Ballare - dance (es. ballare - dance) - Fare puzzle - do puzzles (es. fare puzzle - do puzzles) 3.4.3 Conversazioni sul tempo libero Ecco alcune frasi che puoi utilizzare per fare conversazioni sul tempo libero e gli hobby: - Quali sono i tuoi hobby? - What are your hobbies? - Mi piace giocare a calcio. - I like playing soccer. - Ti piace leggere? - Do you like reading? - Sì, adoro leggere romanzi. - Yes, I love reading novels. - Cosa fai nel tuo tempo libero? - What do you do in your free time? - Mi piace fare escursioni e prendere foto. - I like going hiking and taking photos. - Hai qualche hobby particolare? - Do you have any specific hobbies? - Sì, mi piace suonare il pianoforte. - Yes, I enjoy playing the piano. - Ti piace fare giardinaggio? - Do you like gardening? - No, non mi piace fare giardinaggio. - No, I don't like gardening. 3.4.4 Descrivere le preferenze Ecco alcune frasi che puoi utilizzare per descrivere le tue preferenze riguardo al tempo libero e agli hobby: - Mi piace molto fare shopping. - I really enjoy going shopping. - Non mi piace guardare la televisione. - I don't like watching television. - Adoro fare sport all'aperto. - I love doing outdoor sports. - Non mi piace cucinare. - I don't like cooking. - Mi piace leggere libri di fantascienza. - I like reading science fiction books. - Mi piace suonare la chitarra. - I enjoy playing the guitar. - Non mi piace fare puzzle. - I don't like doing puzzles. - Mi piace ballare il tango. - I like dancing the tango. - Mi piace fare volontariato per aiutare gli altri. - I like doing volunteer work to help others. 3.4.5 Domande sulle preferenze Ecco alcune domande che puoi utilizzare per chiedere delle preferenze riguardo al tempo libero e agli hobby: - Qual è il tuo hobby preferito? - What is your favorite hobby? - Ti piace fare sport? - Do you like doing sports? - Cosa fai nel tuo tempo libero? - What do you do in your free time? - Quali sono le tue attività preferite? - What are your favorite activities? - Hai qualche hobby particolare? - Do you have any specific hobbies? - Ti piace leggere? - Do you like reading? - Ti piace fare giardinaggio? - Do you like gardening? - Ti piace fare shopping? - Do you like going shopping? - Ti piace suonare uno strumento? - Do you like playing an instrument? - Ti piace fare volontariato? - Do you like doing volunteer work? Ora che hai imparato il vocabolario e le frasi relative al tempo libero e agli hobby, puoi iniziare a fare conversazioni su questi argomenti con altre persone. Ricorda di praticare regolarmente per migliorare le tue abilità linguistiche. Buon divertimento! 3.5 Viaggi e turismo In questa sezione, esploreremo il vocabolario e le frasi utili per viaggiare e fare turismo in Italia. Impareremo come prenotare un volo, trovare un alloggio, chiedere indicazioni e molto altro. Il viaggio è un'esperienza emozionante e conoscere le parole e le frasi giuste ti aiuterà a goderti al massimo la tua avventura in Italia. 3.5.1 Prenotazione di un volo Quando si pianifica un viaggio in Italia, la prima cosa da fare è prenotare un volo. Ecco alcune frasi utili per la prenotazione di un volo: - "Vorrei prenotare un volo per Roma, per favore." - "Quando è il prossimo volo per Milano?" - "Quanto costa un biglietto di sola andata per Venezia?" - "Accettate carte di credito per il pagamento?" 3.5.2 Alloggio Dopo aver prenotato il volo, è importante trovare un alloggio confortevole per il tuo soggiorno in Italia. Ecco alcune frasi utili per prenotare un alloggio: - "Vorrei prenotare una camera doppia per tre notti." - "C'è disponibilità per il prossimo fine settimana?" - "Accettate prenotazioni online?" - "Qual è il prezzo per una notte?" 3.5.3 Chiedere indicazioni Una volta arrivato in Italia, potresti aver bisogno di chiedere indicazioni per raggiungere i luoghi che desideri visitare. Ecco alcune frasi utili per chiedere indicazioni: - "Scusi, come posso arrivare alla stazione ferroviaria?" - "Dov'è il centro storico?" - "Mi può indicare la strada per il Colosseo?" - "C'è un autobus che va al museo?" 3.5.4 Visitare attrazioni turistiche Durante il tuo viaggio in Italia, avrai l'opportunità di visitare molte attrazioni turistiche famose. Ecco alcune frasi utili per esplorare le attrazioni turistiche: - "Vorrei visitare il Duomo di Firenze. Qual è il miglior momento per farlo?" - "Quanto costa l'ingresso al Museo del Louvre?" - "Ci sono visite guidate disponibili per il Colosseo?" - "Dove posso trovare una mappa della città?" 3.5.5 Ordinare cibo e bevande Uno dei piaceri del viaggio in Italia è sicuramente la cucina italiana. Ecco alcune frasi utili per ordinare cibo e bevande: - "Vorrei una pizza margherita, per favore." - "Mi consiglia qualche piatto tipico della regione?" - "C'è un menù in inglese?" - "Posso avere un bicchiere d'acqua, per favore?" 3.5.6 Fare acquisti Durante il tuo viaggio, potresti voler fare acquisti per portare a casa dei ricordi dell'Italia. Ecco alcune frasi utili per fare acquisti: - "Quanto costa questa maglietta?" - "Accettate carte di credito?" - "Posso provare questi pantaloni?" - "C'è uno sconto per gli studenti?" 3.5.7 Situazioni di emergenza È importante essere preparati per eventuali situazioni di emergenza durante il viaggio. Ecco alcune frasi utili per situazioni di emergenza: - "Ho perso il mio passaporto. Cosa devo fare?" - "Mi sento male. C'è un ospedale nelle vicinanze?" - "Ho bisogno di chiamare la polizia. Dove posso trovare un telefono pubblico?" - "Mi hanno rubato la borsa. Cosa devo fare?" 3.5.8 Esplorare la cultura italiana Durante il tuo viaggio in Italia, non dimenticare di immergerti nella cultura italiana. Ecco alcune frasi utili per esplorare la cultura italiana: - "Mi consiglia qualche libro italiano da leggere?" - "Dove posso trovare un ristorante con musica dal vivo?" - "Ci sono festival o eventi speciali in corso?" - "Mi piacerebbe imparare a cucinare piatti italiani. Ci sono corsi di cucina disponibili?" 3.5.9 Consigli per viaggiare in Italia Infine, ecco alcuni consigli utili per viaggiare in Italia: - Porta sempre con te una copia dei tuoi documenti di identità. - Assicurati di avere una copertura assicurativa per il viaggio. - Rispetta le tradizioni e la cultura locali. - Prova la cucina locale e scopri nuovi sapori. Speriamo che queste frasi e consigli ti aiutino a goderti al massimo il tuo viaggio in Italia! Buon viaggio! 3.6 Lavoro e professioni In questa sezione, esploreremo il vocabolario relativo al lavoro e alle professioni. Imparare i termini e le espressioni comuni in questo campo ti aiuterà a comunicare in modo efficace quando parli di lavoro o quando cerchi un impiego in Italia. 3.6.1 Vocabolario di base Ecco alcuni termini comuni relativi al lavoro e alle professioni: - Lavoro - work - Professione - profession - Impiego - employment - Occupazione - occupation - Datore di lavoro - employer - Dipendente - employee - Collega - colleague - Ufficio - office - Fabbrica - factory - Negozio - shop - Azienda - company - Manager - manager - Imprenditore - entrepreneur - Segretario/Segretaria - secretary - Ingegnere - engineer - Medico - doctor - Insegnante - teacher - Avvocato - lawyer - Architetto - architect - Cuoco/Cuoca - cook - Pompiere - firefighter - Poliziotto/Poliziotta - police officer - Pilota - pilot - Artista - artist - Scrittore/Scrittrice - writer - Musicista - musician - Attore/Attrice - actor/actress 3.6.2 Frasi utili Oltre ai termini sopra elencati, è importante conoscere alcune frasi utili per parlare del lavoro e delle professioni. Ecco alcuni esempi: - Che lavoro fai? - What do you do for a living? - Sono un insegnante di italiano. - I am an Italian teacher. - Dove lavori? - Where do you work? - Lavoro in un'azienda di informatica. - I work in a computer company. - Mi piace il mio lavoro. - I like my job. - Sto cercando lavoro. - I am looking for a job. - Qual è la tua professione? - What is your profession? - Sono un avvocato. - I am a lawyer. - Quanto guadagni? - How much do you earn? Read the full article
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akille15 · 2 years ago
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Casalinga invita a pranzo i parenti e cucina funghi velenosi: tre di loro sono morti, lei si è salvata. Si indaga per omicidio colposo.Quando si dice "parenti serpenti."
Una casalinga australiana aveva invitato alcuni dei suoi parenti a casa per un pranzo di famiglia. Tra le portate cucinate c’era anche un piatto a base di funghi peccato, però, che fossero altamente velenosi e che, a causa di questi ultimi, tre dei familiari della proprietaria siano morti dopo alcune ore di agonia. Ora, le forze dell’ordine locale hanno aperto un’indagine per omicidio…
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difensoredelfocolare · 3 years ago
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Una coccola tutta vegetale! Guarda il video qui sotto 👇🏻
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INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
500 g di borlotti cotti
700 g di cime di rapa
500 g di cardoncelli
1 carota
1 cipolla
1 costa di sedano
peperoncino a piacere
2 spicchi d’aglio
sale
olio extravergine d’oliva
PROCEDIMENTO:
Pulisci le cime di rapa dividendo la parte centrale più tenera dalle foglie esterne più dure e dai gambi. Sfibrate i gambi dalle fibre più coriacee;
Preparate un soffritto molto grossolano di carota, sedano, cipolla e peperoncino;
Mettetelo in una pentola con un filo d’olio e fate soffriggere il tutto fino a far ammorbidire le verdure. Unite poi le foglie più coriacee e i gambi delle cime di rapa e coprite con due o tre mestoli di acqua di cottura dei fagioli. Salate, coprite con un coperchio e lasciate cuocere per 15/20 minuti;
Pulite i cardoncelli con un foglio di carta da cucina umido e tagliateli a cubetti di circa un cm per lato;
In una padella mettete un filo d’olio e insaporitelo con uno spicchio d’aglio. Quando l’aglio sarà dorato unite i funghi, salateli, copriteli e fateli cuocere;
Fate lo stesso con le cime di rapa più tenere, facendole saltare leggermente in un filo d’olio insaporito con uno spicchio d’aglio, poi ;
Frulla i borlotti con le cime di rapa e poi passa tutto a un setaccio per eliminare le fibre e le bucce dei legumi;
Impiatta mettendo alla base la crema di fagioli e cime, disponi poi qualche borlotto lasciato intero, i funghi e le cime di rapa appena scottate. Buon appetito!
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istanbulperitaliani · 5 years ago
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La Ricetta dei Borek
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Una tipica pietanza turca, diffusa anche nelle nazioni un tempo appartenenti all’Impero Ottomano, é il Börek il cui ingrediente base é una qualità di pasta sfoglia (yufka) che può essere fritta, cucinata su piastra, al forno o bollita. Per questo motivo esistono varie ricette del börek che vanno dal dolce al salato e che cambiano anche in base alle zone in cui viene preparato.
A seconda del tipo di farcitura abbiamo: il kıymalı börek con carne macinata; peynirli börek con formaggio non stagionato; patatesli börek alle patate; ıspanaklı börek agli spinaci, patlıcanlı börek alle melanzane; mantarlı börek ai funghi e tantissimi altri ancora.
Tra i miei preferiti cito il su böreği (borek d’acqua) con le sfoglie ammorbidite nell’acqua, un sottilissimo strato di burro, formaggio fresco, il tutto cotto al forno. Esiste anche la versione con il kaşar (formaggio stagionato) che mangiato caldo é filante. Merita anche il çiğ böreği (borek fritto) conosciuto come borek alla tatara e proveniente dalle città di Eskişehir e Konya, ha un ripieno di carne macinata speziata e formaggio.
Tra le varianti dolci c’é il küt böreği senza nessuna farcitura e ricoperto di zucchero a velo (assomiglia molto alla millefoglie). Se vi recate in un ristorante specializzato nella cucina del Mar Nero (Karadeniz Restaurant) vi consiglio di assaggiare il laz böreği (i laz sono un popolo che abitano sulle rive dl Mar Nero) farcito con muhallebi (una tipologia di crema diffusa in Medio Oriente) e ricoperto di şerbet (una soluzione simile allo sciroppo) e granella di noci e nocciole o pistacchio: una goduria per il palato!
Vi consiglio di entrare in uno dei tanti börekçisi (negozi che vendono börek) che si trovano ad Istanbul, di sedervi e mangiare la vostra porzione accompagnata da un fumanate bicchiere di çay (thé).
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Come preparare il börek
Potete provare a anche voi a cucinare il börek. Vi spiego come lo preparo di solito qui ad Istanbul.
Quello che vi serve é la yufka (potete acquistare anche la pasta fillo in un negozio etnico e se non la trovate potete ripiegare sulla pasta sfoglia). Spennelate le sfoglie con yogurt bianco non dolce o latte fresco, olio e farcitele con il ripieno che desiderate. Ad esclusione del formaggio, tutti i tipi di ripieni (spinaci, funghi, carni ecc…) vanno preparati un po’ prima a parte, lasciati a metà cottura e adagiati freddi sulla sfoglia.
Date al vostro börek la forma che preferite. Io di solito li preparo a braccio (kol böreği) piegando la sfoglia al centro; a forma di sigaro (sigara böreği); a pezzi (talaş böreği) rettangolari.
Lasciate riposare nel congelatore per almeno 1 ora. Una volta ghiacciati immergete ciascun pezzo nell’acqua minerale e impanate con il pangrattato. Disponete in una teglia leggermente imburrata. Fate cuocere a 200° nel forno e togliete quando saranno ben dorati. Potete mangiarli caldi o freddi.
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Afiyet Olsun! Buon Appetito!
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La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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persointraduzione · 4 years ago
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Singolari Pluralità
Singolari Pluralità
I. Alessandro
Alessandro sedeva sul gradino in pietra alla base della porta a vetri, osservando il sole che lentamente scendeva oltre le colline dove il grano era stato mietuto da poco e dove i contadini bruciavano le stoppie. In quella luce calante che virava dall'arancio al viola ed al blu le lunghe linee ondulate di fuoco sollevavano una sottile coltre di fumo grigio e di lontano si poteva odorare lieve l'odore di bruciato. Una piccola radio a cassette, posata sulla panchina di fianco all'ingresso suonava rock anni '70. Qualche timida stella faceva capolino in alto, nel cielo che rapido si scuriva, mentre pigramente le dita della mano sinistra del ragazzo piluccavano more di gelso da una ciotola. Erano fresche, lavate con l'acqua della fontana al centro della villa pubblica. La lunga via davanti alla porta della vecchia casa di famiglia ospitava per lo più garages o rimesse. Alcune automobili erano parcheggiate sulla destra, mentre dal campetto da calcio giungevano le grida dei giocatori dell'ultima partita. 
Un cane di chissà chi sbucò dal vicolo e rallentò appena il suo passo per guardarmi. Nessuno dei due, probabilmente capì l'altro ed il quadrupede riprese il suo cammino verso le auto. I genitori ed i nonni del ragazzo avrebbero tardato, ma non importava. Lì in paese il tempo aveva un altro valore ed un'altra misura rispetto a quello della città lontana. Chiudendo gli occhi il ragazzino si lasciò pervadere dalla musica e sorrise piano, per il piacere di quelle sensazioni sonore, che gli tennero compagnia fino alla fine della cassetta.
Alzatosi entrò in casa, nelle ombre fresche del soggiorno e salì le scale verso la sera con il canto dei grilli che si alzava dalla siepi e dagli sterpi dabbasso.
II. LUISA
Luisa camminava per i corridoi della scuola senza far rumore, guardandosi intorno e si diresse al bagno delle ragazze. Si avvicinò alla finestra a la aprì cercando di non farsi sentire. Si frugò nelle tasche ed estrasse il suo piccolo spinello. Di nuovo diede un'occhiata in giro per vedere se ci fosse qualcuno. Era l'ultima ora. Con l'accendino diede fuoco alla strana sigaretta che teneva tra le dita. Inspirò con lentezza e pian piano si rilassò, guardando dalla finestra. Il cortile della scuola era verde di tigli, i motorini e le biciclette erano allineati lungo il muro sud dell'edificio. Di là dal cancello le macchine passavano ed oltre ancora il fiume scorreva verde ed opaco, verso ovest. 
Luisa chiuse gli occhi ed una spirale di colori si avvitò nel buio delle palpebre serrate. L'odore strano di quel fumo proibito pian piano stava scemando. La sigaretta era finita. Un vociare rumoroso riempì l'aria ed alcune ragazze si diressero verso il bagno. Luisa gettò il residuo del mozzicone nel wc, tirò l'acqua dello sciacquone e si chiuse dentro, aspettando che le altre andassero via. 
Trascorse un po' di tempo prima che tutto tornasse al silenzio. Seduta sul coperchio del water Luisa respirava piano, con un orecchio teso a cogliere cosa accadesse fuori, ma per il resto avviluppata in una sensazione di pace e di ispirazione. Con uno sforzo di volontà corse a sciacquarsi il viso con acqua fredda e scese le scale verso il portone. Ancora c'erano compagni che si attardavano nell'atrio. 
La sua vecchia bicicletta coperta di adesivi la aspettava nella rastrelliera. Luisa aprì il lucchetto, tirò un profondo respiro e salì, pedalando verso casa nel tepore primaverile. I suoi capelli neri e viola si muovevano piano mentre la bicicletta avanzava lungo il viale, sfiorata da un traffico costante. I suoi jeans larghi e tagliati erano slavati e vissuti e la maglietta nera col logo dei NOFX, ricordo di un concerto di qualche mese prima si stringeva sulle sue forme di diciassettenne. 
Arrivata sotto casa, davanti al portone del palazzo, mise la bici sotto la tettoia ed entrò in casa. I suoi non sarebbero tornati prima di quella sera. 
Con le sue mani bianche, le unghie con lo smalto viola, si grattò piano il naso col piercing nella narice destra. Aprì il frigorifero e si fece un sandwich freddo, poi andò in camera, infilò nello stereo una cassetta con le sue canzoni preferite degli Skid Row e si sfilò i pantaloni. Si mise nel letto a pancia sopra. Gli effetti dello spinello erano molto deboli, Luisa si sentiva strana, languida. La sua mano destra scivolò nel suo intimo e piano, delicatamente, si diede piacere, fino a tremare e a sospirare. Subito dopo si addormentò, la finestra aperta che portava dentro il monotono suono delle macchine, del traffico sulla strada.
III. Nima e Fokar
Il terreno umido e fresco su cui sedeva Nima profumava di autunno. Il sole del tardissimo pomeriggio scendeva verso le colline che si alzavano sparse dalla enorme pianura erbosa. Il modesto rilievo su cui la ragazzina si era fermata ospitava anche qualche albero dal tronco scuro, coperto di muschio dal lato che guardava a settentrione. Le foglie, in quel tramonto senza vento, erano immobili, nelle loro sfumature tra il giallo, il rosso e il marrone. A terra diverse di loro erano morbidamente planate ruotando piano, chissà quando. Una falce di luna, in alto, brillava lattea ed intensa nel silenzio del cielo. 
Mentre il disco solare iniziava a sparire all'orizzonte, l'aria si tingeva di colori sempre più cangianti, ma la luce era ancora abbastanza intensa da consentire di vedere con chiarezza. 
L'aria cominciò a rinfrescare. La ragazzina frugò nel suo tascapane di fibre naturali, estrasse un piccolo involto di tela grezza dentro la quale si trovavano tre gallette aromatizzate alle erbe selvatiche. Con le mani leggermente screpolate le estrasse una per una, sgranocchiandole. Quel rumore sembrava essere l'unico in quei dintorni, l'unico percepibile al suo orecchio almeno. 
Terminato lo spuntino Nima si alzò e con le mani si pulì alla bell'e meglio i pantaloni color caki, si stirò la schiena e prese a scendere il modesto rilievo passando tra i radi alberi ed immergendosi nell'enorme mare erbaceo, in direzione di casa. Non ci avrebbe messo molto, al massimo una quarantina di minuti, pensò.
Mentre il suo avanzare produceva il fruscio familiare causato dal movimento nella prateria. Ora il cielo si era fatto scuro ed era piuttosto freddo. La ragazzina strofinò le mani sulle braccia coperta dalla leggera camicia estiva, ma non serviva a molto.
Dopo una camminata abbastanza agevole, Nima arrivò a casa sua. L'edificio semplice a pianta circolare, sviluppato su due piani appariva grigio scuro nella sera. Le luci della cucina erano accese. I nonni dovevano essere già a tavola, erano abituati alle escursioni della nipote ed al fatto che i suoi orari erano piuttosto imprevedibili.
La porta si aprì e nonna Dema guardò la nipote dodicenne e le sorrise indicandole il piatto con lo stufato di borgel e funghi. La piccola sedette sulla sedia di materiale sintetico e salutò nonno Tarus, che sedeva davanti al proiettore olografico fumando il suo tabacco preferito, che si levava dalla pipa in legno rossastro, disegnando deboli volute ed aromatizzando l'aria della cucina.
Al termine della cena Nima salì in camera e si mise seduta alla finestra, guardando la notte, nel cielo povero di stelle. Il sistema di Nerod si trovava ai confini più estremi della galassia. Verso oriente si poteva ammirare il fiocco rossastro della nebulosa di Rotar, uno degli oggetti più luminosi del nero cielo di Kuoner, il pianeta della ragazzina. Kuoner era una grande fattoria, popolato da indigeni e coloni di un altro mondo lontano. 
D'improvviso un suono simile ad un tonfo attirò lo sguardo di Nima verso il cielo occidentale. Una strana sensazione la colse, come se il cielo scorresse da una parte all'altra, ruotando rapidamente. La vertigine se ne andò così come era arrivata e finalmente la giovane capì cosa fosse successo. Nel cielo si era materializzata una nave di classe V che si dirigeva verso la fattoria. 
Il velivolo scese a circa cento metri dall'edificio e si aprì il portellone anteriore, dal quale scesero tre persone. 
I nonni di Nima uscirono e chiamarono a gran voce verso i nuovi venuti. Nima scese le scale di corsa e si gettò a capofitto verso uno dei tre. 
Dopo una lunga assenza il cugino Fokar era rientrato dai suoi viaggi commerciali, insieme ai suoi compagni.
Sotto il pergolato all'aperto i viaggiatori consumarono un pasto veloce e parlarono a lungo con Nima ed i nonni dei loro viaggi e dei loro commerci. La notte si faceva sempre più fredda ma Nima non ci faceva più caso. I suoi occhi vagavano nel cielo a cercare rotte invisibili. Avrebbe voluto seguire il cugino, ma era ancora troppo giovane. Una vita in un posto come Kuoner non era la sua massima aspirazione. 
Quando fu tornata nel suo letto il sonno la colse subito, senza che la sua immaginazione potesse perdersi verso lo spazio lontano. 
Fokar si affacciò alla porta della sua stanza immersa nel buio e la salutò a bassa voce. Il mattino successivo, di buon'ora sarebbe dovuto ripartire. Camminare nel corridoio della casa in cui era cresciuto gli diede una fitta al cuore. La vita del mercante gli piaceva, ma l'effetto della nostalgia a volte era forte e quello che avrebbe voluto era tornare a fare il contadino e l'allevatore in quella grande prateria.
Nonna Dema era già tornata a dormire, mentre Tarus sedeva nel buio a fumare. Sentì il ragazzo scendere silenziosamente gli ultimi gradini e si voltò a guardare la sua sagoma. Il vecchio si alzò ed abbracciò il nipote, per poi dargli una pacca sulla spalla ed augurargli un buon viaggio. Fokar aveva gli occhi umidi di pianto e la sua mano li asciugò prontamente, mentre come un film nella sua mentre scorrevano immagini, suoni e parole di quasi trent'anni di vita in quel posto. 
Era tardissimo e il ragazzo si stese sul divano, mentre il nonno saliva in camera.
Il sonno arrivò lentamente, a singhiozzo, fino a dare a Fokar l'illusione che il tempo non fosse passato e che lui ancora vivesse lì.
IV. Angela e Carmen
La sera del paese in festa era tutta una luce. Bancarelle, famiglie, anziani, bambini che sciamavano caotici lungo le vie, capannelli di persone che parlavano davanti ai bar o alle panchine lungo le vie.
Nel piazzale antistante la scuola i ragazzi ascoltavano musica dance e pop mixata da un Dj improvvisato ma dal buon fiuto. Il volume assurdo si abbatteva su quella distesa di asfalto illuminata dai lampioni pubblici e da un set di luci da palco piuttosto approssimativo. Tanti ballavano, molti si scambiavano sguardi, alcuni sparivano sul retro dell'edificio. C'era chi beveva qualcosa e chi rideva come matto a chissà quali battute. 
Angela se ne stava con un gruppo di amici a parlare del più e del meno. I suoi capelli biondi, mossi, incorniciavano un viso simpatico, su cui poggiavano degli occhiali piuttosto fini. Angela ebbe un sussulto quando i suoi occhi incontrarono quelli di Carmen. Era successo ancora, ma in modo molto lieve. Un qualcosa le blocco stomaco e respiro, la schiena tremò. Carmen ricambiò lo sguardo. Magrissima, capelli lisci, castani, a caschetto, grandi occhi verdi. 
Angela era una ragazza molto semplice, nata e cresciuta in una famiglia di lavoratori poco istruiti, un ambiente povero di stimoli, mentre Carmen era figlia di un medico e di una insegnante, figlia unica, coccolata ma non viziata. Carmen leggeva molto, sentiva molta musica, viaggiava coi genitori. Era una delle più evolute del paese.
Durante la serata le due ragazze si persero e si ritrovarono più volte, fino a che sedettero vicine su un muretto. Si conoscevano e si misero a parlare del più e del meno, fino a quando Angela, con una fasulla nonchalance chiese a Carmen se avesse dato già il suo primo bacio. Sicura l'amica le disse di sì, più di uno ad un paio di ragazzi. Angela abbassò lo sguardo sentendosi sfigata. Carmen le disse, che non c'era problema, come amica lei c'era. Angela sgranò gli occhi e la guardò. Carmen annuì sorridendo. Le disse di andare verso la fontana fuori dal paese seguendola a distanza.
Gli occhi di Angela seguirono la figura di Carmen che usciva dal complesso scolastico e che imboccava la via che usciva dal paese. Col cuore che batteva all'impazzata la seguì con la testa che faceva mulinare mille pensieri e paure. Così nervosa non era stata mai. Quando entrò nel buio percorse qualche decina di metri cercando di trovare l'amica, ma senza vederla. Di punto in bianco la voce di Carmen la chiamò ed Angela la vide. Le due sedettero su un muretto in mezzo alla vegetazione. Carmen carezzo le spalle dell'amica e cercò i suoi occhi nel buio. I due volti si avvicinarono. Angela, inesperta sbattè un labbro sui denti di Carmen, che sorrise e che poi unì le sue labbra a quelle di lei, per poi schiuderle piano ed iniziando una dolcissima danza di lingue e respiri. Il bacio fu breve. Le due si guardarono ed Angela ringraziò Carmen...una cosa piuttosto stupida da fare, pensò.
Alzatesi dal muretto, le ragazze tornarono alla festa. Per qualche strano motivo, da quel momento in poi il loro rapporto divenne assolutamente ordinario e quelle grandi emozioni che Angela aveva provato furono archiviate nella cassettiera dei ricordi. Perfino il sapore di quel bacio scomparve, nessuna delle due lo ritrovò mai.
V. Stefano
Il letto sfatto era illuminato dalla luce proveniente da una finestra su cui la pioggia si accaniva con violenza in quel mattino d'estate. Guido si faceva una doccia fresca ed era assetato. Stefano, il suo giovane compagno, dormiva pesantemente, ancora. 
Uscito dalla doccia Guido andò a svegliare il ragazzo. I due si scambiarono un leggero bacio e si diressero in cucina a consumare una colazione a base di succo d'ananas ghiacciato, yogurt e frutta. Poco dopo Guido uscì per andare ad un appuntamento di lavoro. Stefano si lavò e si vestì. Mentre stava mettendosi la camicia il suo cellulare suonò con un numero sconosciuto. Il suo sguardo indugiò sullo schermo ma poi decise di non rispondere, salvo cambiare idea all'ultimo, ma la linea cadde. Con uno sbuffo il ragazzo si disse che con ogni probabilità era pubblicità.
Una volta pronto fece per uscire ed andare a lavoro, quando il telefono squillò nuovamente e questa volta rispose, ma dall'altra parte solo silenzio, poi la linea cadde di nuovo. 
Senza pensarci troppo, Stefano si incamminò sotto i portici e si diresse al negozio che gestiva col fratello. Un negozio di musica vintage, dai dischi, agli strumenti, alla memorabilia. Al suo arrivo il fratello maggiore Gianni lo rimproverò per il ritardo, ma la giornata andò molto bene ed il battibecco fu presto dimenticato. Al momento della chiusura Guido chiamò per invitare Stefano a cena, ma il ragazzo rifiutò. Era stanco, quella sera avrebbe solo fatto un aperitivo con il fratello e la cognata, poi sarebbe andato a casa. 
Dopo essere entrato nel suo piccolo appartamento in centro, Stefano si spogliò ed accese l'aria condizionata. 
Gettatosi sul divano accese la tv, ma proprio in quel momento squillò ancora il telefono con quel numero sconosciuto. Innervosito Stefano rispose che lo scherzo non gli piaceva. A quel punto una voce giovane di ragazza si fece sentire, era Giulia, la sua ex. Il giovane cercò di mantenere una tono neutro ma lo sforzo fu vano perchè Giulia manifestamente cercava di ottenere le attenzioni di Stefano, il quale le ribadiva gentilmente di avere chiarito definitivamente il proprio orientamento sessuale.
Sentire il dolore di Giulia, tuttavia, gli provocava grande dispiacere. Erano stati non solo fidanzati ma anche molto amici e complici per anni. Un rapporto così non si cancellava con un colpo di spugna, doveva ammetterlo. 
Durante la conversazione una pausa cadde improvvisa. Quella finestra di silenzio creò un inatteso inciampo. Giulia trattenne il respiro, mentre Stefano percorse i contorni del viso di lei, nella sua memoria. Non si vedevano da più di un anno...i suoi capelli chiari, lisci, a caschetto, i grandi occhi nocciola ed il fisico magro e minuto. Giulia era una ragazza dal carattere complesso e contraddittorio, frequentarla era stato piacevole, ma molto impegnativo, forse anche perchè Stefano sentiva sempre più intenso il desiderio verso figure maschili. Combattere con quella cosa non era stato facile e quando si decise a parlarne apertamente con lei le cose erano scoppiate, un intero mondo era andato in pezzi, schegge dolorose si erano sparse ovunque e si erano conficcate dentro entrambi.
Guido era arrivato qualche mese più tardi e la loro relazione era cominciata in modo difficile e stentato, ma poi si era assestata e Stefano aveva ricominciato a vivere in modo sereno.
Giulia, con quella chiamata, era ricomparsa in modo inaspettato e francamente Stefano non capiva il perchè visto come si erano lasciati. Durante quella pausa, quel silenzio lungo ed inatteso, mentre i ricordi riaffioravano, gli occhi di Stefano si inumidirono e lui deglutì, per poi asciugarsi le lacrime. La conversazione riprese con Stefano che chiese “Giulia, perchè? Perchè hai chiamato?”. La ragazza non rispose subito, poi disse “Mi manca...come mi facevi sentire...tanto”.
Stefano sospirò e rispose “Giulia, lo sai..dai..io sono diverso. Abbiamo avuto una storia molto intensa, ma io sono, ormai lo so...omosessuale. Non è che non pensi ai nostri tempi insieme, tu sei stata importantissima nella mia vita, per quasi nove anni, non è poco. Non è stato facile per me capire...capire tutto quello che sono, voglio dire, non solo l'orientamento sessuale, anzi forse quella è la cosa più semplice da accettare. Ho trascorso molto tempo a capire quali fossero i miei limiti, i miei desideri, i miei talenti. Ho ingoiato molte cose amare, mi sono odiato, ferito. Forse, anzi, sicuramente non sono stato il solo, non ho la presunzione di avere avuto l'esclusiva in questo senso. Ho avuto la fortuna di avere un fratello come Gianni ed una cognata come Deborah ed un nipote come Franco...loro sono sempre stati con me, colmando l'assenza dei miei genitori. E poi ho incontrato Guido, non lo hai mai incontrato e....è un uomo straordinario. Mi ha aiutato moltissimo a ricomporre i pezzi della mia vita, ad affrontare le implicazioni interiori ed esteriori della mia omosessualità. Guido mi tiene per mano, mi dona passione, sicurezza, tenerezza e poi è una persona ricca e profonda. Sono stato molto fortunato ad incontrarlo”.
Seguì un'altro piccolo silenzio e poi Giulia biascicò un “Vaffanculo!” appena udibile ma comprensibile e poi riprese la parola “Allora è vero...che sei solo...irrimediabilmente....”.
“Cosa?” chiese  Stefano “Un frocio? Sì, lo sono, è quello che sono. Sei contenta? E' chiaro adesso?”.
Giulia eruppe in un pianto dirotto. Stefano non seppe né che dire né che fare. “Giulia, dai, non fare così..cosa...cosa pensavi...voglio dire...non è stato facile neppure per me. Non credere che solo perchè ho chiarito il mio orientamento sessuale il resto..voglio dire … la vita di prima sia scomparsa via, sparita nel nulla. Io, sono sempre Stefano, lo stesso che ha vissuto per anni con te, lo stesso che hai conosciuto e con cui hai condiviso tanto. Tu per me sei stata una delle persone più importanti della mia vita, non rinnegherò mai neppure un secondo della nostra vita insieme, neppure un secondo, fosse anche di dolore. Ti ho amata come mai avevo amato nessuno prima ed in un certo senso come forse non amerò nessuno mai. Quello che … quello che è successo, il fatto di comprendermi, accettarmi, la forza di prendere la mia strada è stato doloroso, te l'ho già detto. La fine della nostra storia mi ha disintegrato, credevo che nulla più sarebbe successo. Non mi importava essere gay o etero o qualunque altra cosa. Prima di tutto ero, sono, sarò una persona e...sprofondai in una depressione tremenda”.
Giulia sospirò “Stefano...scusa...io...mi dispiace, sono stata egoista, io...volevo solo..speravo che forse avremmo potuto in qualche riprovarci. Sono una cretina. Tu ormai sei lontano. Io non ho più avuto nessuno, ho sempre pregato che saresti tornato, che ci saremmo ritrovati ed avremmo messo a posto i pezzi di tutto quello che eravamo. Non ero sicura che tu fossi davvero...dai...hai capito. Pensavo fosse una cosa passeggera, una...curiosità, diciamo”.
Stefano sorrise ma Giulia non poteva vederlo “Sì, beh...pure io ci ho pensato alcune volte, ma è stato un pensiero ozioso, dettato da una nostalgia, dall'affetto evocato dai ricordi, ma no...non è più possibile. Quella che chiami curiosità me la sono tolta ed ho capito che non era tale. Vedi Giulia, non è che essere gai significa solo andare a letto con altri uomini, voglio dire...non è solo sesso. Io, noi, siamo persone e ci innamoriamo come tutti. Ci sono gay, cosi come etero, che desiderano una vita da single, in cui la componente sessuale non si lega ad un solo partner, così come esistono gay monogami o poliamorosi...è esattamente come per tutti. Io e Guido non condividiamo solo una mutua attrazione sessuale, ma anche sogni, progetti, guardiamo al presente ed al futuro...insieme. Siamo una coppia”.
Giulia abbassò lo sguardo verso il tappetino scendiletto, si passò una mano tra i capelli e mosse la testa in un lento sì “Ho....ho capito Stefano, ti prego, scusami. Sono stata inopportuna, avrei dovuto lasciare i ricordi dove stavano”.
“Non ti preoccupare, forse, al tuo posto avrei fatto lo stesso. Giulia, non dimenticarlo mai, io ti ho amata tanto e di voglio bene ancora. Se in qualche modo pensi che potremmo essere vicini, in un modo diverso...beh...io sono, sarò sempre qui per te”.
Giulia salutò Stefano e si stese sul letto, svuotata, con gli occhi fissi sul soffitto.
Stefano guardò lo schermo del cellulare. Lo appoggiò di fianco a se, si alzò ed andò in bagno, infilando la testa sotto l'acqua del lavandino, fredda.
Era l'ora dell'aperitivo, avrebbe fatto tardi.
VI. Raùl
Quella notte di fine settembre non sembrava voler portare con sé il sonno. Raùl spense la televisione, ne aveva guardata troppa. Era già mezzanotte passata. Si alzò dal divano ed andò alla finestra. La strada in cui abitava era illuminata da lampioni accesi alternativamente, per via del risparmio energetico. In giro non c'era nessuno, perlomeno non lì di sotto.
Meglio provare a prendere un po' d'aria, aria metropolitana. 
Raùl indossò i suoi jeans neri, gli stivaletti in pelle piuttosto vissuti, una maglietta dei Deep Purple ed un vecchio gilet nero in pelle. Uscì dall'appartamento e prese l'ascensore. Il condominio era più buio e silenzioso di una maledetta tomba. I passi lungo il corridoio dei garage risuonavano con una eco amplificata. La porta metallica si aprì verso l'alto con un modesto cigolio e Raùl entrò, alzò la moto dal cavalletto e la spinse fuori, richiuse il garage, salì, accese il motore e uscì fuori nella notte. Il rumore rombante della sua custom arancione prese a martellate il silenzio e la coppia di acciaio e carne si diresse verso la Avenida Carlos V, ancora percorsa da molte auto. Raùl guidò per un bel po' senza meta, zigzagando tra le luci dei fari e dei lampioni fino a che non si fermò davanti ad un locale chiamato la Bodega Asturiana. Una volta ci lavorava un suo amico che adesso abitava in Austria. Non aveva mai capito come mai un latino avesse potuto infilarsi nel cuore del mondo germanico. Bah, affari suoi.
La moto si fermò davanti all'ingresso, il locale era ancora aperto. Raùl scese ed entrò per un piccolo spuntino di formaggio, prosciutto e vino rosso. Gli avventori, a quell'ora non erano tanti anche perchè la chiusura era imminente. 
C'era un uomo sulla sessantina, coi capelli brizzolati. Sovrappeso, dallo sguardo perso in chissà quale pensiero, c'era una donna intenta a creare un piccolo origami con un fazzoletto di carta. Aveva i capelli biondi, era piuttosto magra, occhi azzurro slavati, indossava un vestitino piuttosto leggero, color carta da zucchero. Non aveva nulla che non andasse, ma nel complesso Raùl la trovava incongrua e fastidiosa.
Ad un tavolo lontano c'erano due ragazzi sulla trentina, probabilmente amici, che bevevano e scherzavano rumorosamente.
Terminata la sua consumazione, il motociclista uscì, sperando di trovare un'aria più fresca, ma quella notte la città non voleva lasciare che il vento la penetrasse e scorresse in lei, l'unico modo di respirare era guidare, senza sosta. 
Come incrinando un leggero strato di ghiaccio il pensiero del lavoro aprì una crepa nella coscienza di Raùl. Il giorno dopo avrebbe dovuto alzarsi presto ed avrebbe avuto a lezione alcuni ragazzi difficili della scuola. Un tonfo di disagio gli si tuffò nello stomaco ed una imprecazione uscì dalle sue labbra mentre avviava la moto. Doveva tornare tornare a casa e dormire, a costo di ingollare qualche pasticca. Imboccando la grande rotatoria di Plaza De La Independencia, la moto sfrecciò verso Avenida Carlos V e poi verso Calle Pedro Antonio de Alarcòn, dove viveva Raùl.
Quando il centauro rientrò nel suo appartamento disordinato erano quasi le due. Non era stato via molto. Buttò i vestiti sulla poltrona, senza accendere le luci e poi si recò in bagno, prese una pastiglia di tranquillante e si mise a letto. Dopo un po' il sonno arrivò e fu una benedizione.
Il mattino dopo, alle 7.00, la sveglia prese a schiaffi l'aria della stanza e Raùl si alzò a sedere col cuore che batteva forte. Ma che cavolo...
Occorsero alcuni secondi per capire cosa, dove, come, quando e perchè (soprattutto), ed alla fine una doccia fresca riuscì nell'intento di riavviare i processi cognitivi dell'insegnante, il quale si vestì nel modo più decente possibile, scese dabbasso e prese la metro diretto alla scuola, con lo sguardo che saettava nel vagone a tracciare una mappa dei viaggiatori, tutti apparivano diversi, a giudicare dai loro volti, nel loro piglio mattutino.... Raùl scosse la testa e si disse che quel mattino, per lui almeno, non sarebbe stata proprio cosa. 
VII. Darmon
Darmon camminava sfinito col suo zaino carico di cristalli di Puron, il sentiero polveroso sembrava non finire mai. La miniera penitenziario si estendeva a perdita d'occhio, in ogni direzione, le enormi macchine per la escavazione erano attive tutto il giorno e tutta la notte sul fondo di quell'enorme cratere. Infinite teorie di minatori percorrevano sentieri come quello su cui camminava lui. Uomini di tutte le età, alcuni vigorosi, altri macilenti, ma tutti stracarichi, avanzavano in fila verso i punti di raccolta per poi ripercorrere il tragitto in senso contrario, più e più volte al giorno.
Il cielo era color del rame, il respiro pieno di polvere, così come tutto il corpo ed i vestiti mezzi laceri.
La sera venne tardi, troppo tardi, così come tutti i giorni. Darmon ed i suoi compagni si radunarono fuori dai cancelli di ingresso in attesa dei trasporti che li avrebbero condotti ai loro alloggi, situati a circa venti km dal posto di lavoro. Si trattava di grandi palazzi popolari, composti di piccoli appartamenti. Nello stesso complesso si trovava un edificio che fungeva da refettorio ed ospedale.
Quando il trasporto arrivò, Darmon ebbe la fortuna di trovare un posto vicino al finestrino. Non c'era molto da vedere in realtà. Tutta quella regione era sostanzialmente desertica ed il paesaggio era di una gran monotonia, specie se si era distrutti dalla fatica.
Arrivato al centro dormitorio, il trasporto si fermò di fronte al grande refettorio e tutti gli operai sciamarono fuori. Darmon entrò nel luogo che tutto era fuorchè accogliente. Illuminato con neon verdastri, arredato in modo estremamente spartano, offriva una scelta di cibi assai limitata e spesso la qualità era quella che era. 
Entrato nell'atrio del palazzo dormitorio, prese l'ascensore e salì fino al quindicesimo piano, dove si trovava il suo piccolo monolocale. Buttò la spesa sul tavolo e si fece una rapida doccia, poi guardò la olovisione, un piccolo lusso consentito ai detenuti. I programmi erano di una monotonia incredibile. Darmon non si interessava di politica, veniva da un piccolo villaggio lontano, così lontano che quasi ormai arrivava a pensare che la sua esistenza forse era frutto di un falso ricordo. Nonostante questo il giovane non si sentiva così rassegnato a quella vita, anche se la conduceva da molti anni. L'ologiornale costantemente magificava le opere del governo federale ed i risultati delle grandi compagnie industriali che trainavano l'economia del paese. Annoiato da tutta quella propaganda il minatore spense l'apparecchio e si stese crollando in un sonno profondo, troppo stanco anche per vomitare all'idea di un altro giorno alla miniera.
Il mattino dopo una pioggia insistente infradiciava i sentieri che divenivano stradelli di fango mentre le pareti della montagna si riempivano di rivoli che trascinavano acqua e graniglia. I vestiti zuppi erano fastidiosi e rendevano più scomodo il lavoro, così come le scarpe piene d'acqua. Una vera tortura. 
Piovve quasi tutto il giorno e la pausa pranzo avvenne sotto una delle tettoie che fungevano da riparo per i macchinari, curioso..i macchinari avevano un riparo dedicato ed i minatori no, questo la diceva lunga..ma molti suoi compagni, per non dire tutti, accettavano a testa bassa quello che reputavano un destino ineluttabile, un ordine naturale delle cose. Darmon no, non sopportava oltre di scontare quella pena. Un paio di volte aveva sentito alcuni compagni lamentarsi a bassa voce. Erano due minatori più anziani di lui, stranieri. Non aveva idea di chi fossero, né di dove e da quella volta li aveva incrociati raramente e sempre da lontano.
Mentre stava consumando il suo pasto a base di riso, verdure, spezie e carne, i suoi occhi incrociarono quelli del vecchio Sabad, forse il più vecchio del suo turno. Darmon non avrebbe saputo dire quanti anni avesse, ma quell'uomo era incredibilmente forte in rapporto alla sua corporatura esile. Aveva due enormi occhi neri, luminosi, ed una folta barba bianchissima. Indossava un turbante scuro, un po' consumato, ma era l'unico tra tutti quelli che il ragazzo avesse visto lì dentro, ad indossare qualcosa di simile. Il vecchio ingoiò un boccone e poi sorrise coi suoi denti bianchissimi ed il ragazzo ricambiò. Senza sapere perchè, Darmon si alzò e lo raggiunse.
“Sabad, come stai? Credo che sia la prima volta che parliamo, vero?”.
L'uomo assentì con un cenno del capo ed invitò il ragazzo a sedere. 
“Ti chiami Darmon vero? Di dove sei ragazzo?” chiese con voce dolce.
“Vengo da...Terleg..Terleg è un villaggio molto lontano da qui, così lontano che non saprei neppure trovare la via di casa se mai potessi tornare. Ci ho passato tutta l'infanzia e l'adolescenza. Era una vita molto diversa...da questa intendo. La mia era una famiglia povera ma mio nonno era insegnante e mi ha detto molte cose...tante cose...ma ho dimenticato quasi tutto, ormai da quasi dodici anni sono qui alla miniera, e solo per avere rubato qualcosa da mangiare. So, credo, che fuori di qui ci sia qualcosa, forse qualcosa di meglio intendo. L'olovisione mostra un mondo che credo non sia esattamente quello in cui viviamo. Ho questa sensazione ma non ho la minima idea di come poterne essere certo. Forse non importa, la mia vita credo che sarà sempre qui”.
Alle spalle di Darmon un minatore dalla pelle bruna fumava una sigaretta aromatica e prestava molta attenzione alle parole del ragazzo. La sua mano sinistra, nodosa, passò tra i capelli neri e bagnati. Ed i suoi occhi neri si chiusero per un momento, mentre dentro di sé un senso di ribellione si affacciò in silenzio. 
Sabad mise una mano sulla spalla sinistra di Darmon e disse “Figliolo, come dici tu, fuori di qui c'è qualcosa, molto più di qualcosa. Io vengo da un posto lontanissimo, chiamato Cerlon, una grande isola nell'oceano orientale. La mia famiglia era piuttosto ricca, eravamo allevatori di bestiame e io stesso ho condotto una parte della mia esistenza nei campi, con gli animali. E' stato il periodo più felice della mia vita. Vivevo con i miei genitori ed i miei fratelli ed avevo persino una promessa sposa...pensa”. L'uomo aveva uno sguardo sognante guardando al suo passato.
“Come sei finito qui?” chiese il ragazzi
Sabad annuì “Hm, ragazzo, io sono qui perchè al mio paese fui coinvolto in uno scontro tra proprietari terrieri per un furto di bestiame e ci uscì il morto, ecco perche la giustizia mi ha gettato in questo buco. Ormai sono vecchio ed accoglierò la morte come una benedizione. Prego tutti i giorni e cerco di essere in armonia col mondo. E' l'unica cosa che posso fare”.
Una sirena avvisò del termine della pausa ed i minatori ripresero in spalla i propri carichi, dirigendosi faticosamente al punto di raccolta, sempre sotto una pioggia fitta e pesante.
Quella sera Darmon era sfinito e si sentiva un inizio di febbre. Mentre attendeva il trasporto si sedette su una pietra al margine della strada. Dopo poco lo raggiunse un minatore bruno, dal fisico asciutto ma muscoloso. Era l'uomo che aveva origliato la conversazione con Sabad.
“Ti chiami Darmon, giusto ragazzo?” chiese l'individuo dall'accento strano.
Il ragazzo lo guardò distrattamente, troppo stanco per pensare “Sì è il mio nome, tu chi sei?”.
L'interlocutore si presentò “Mi chiamo Uliruy e vengo dalla regione occidentale di Natoly, molto lontana da qui, è una regione di splendide montagne e boschi. Lavoravo in una fabbrica di legname laggiù. Il lavoro era duro, ma non come qui e per fortuna c'era una paga, ero un uomo libero, avevo persino una famiglia, una moglie, dei figli. Non li vedo da quasi sette anni, sai? Sono finito qui per una questione di debiti. Non è una storia molto interessante ne allegra. Ma tu come mai sei qui? Sei uno dei più giovani. In questo posto ci finiscono persone con pene severe, cosa hai combinato alla tua età?”.
Darmon si passò le mani sporche sul viso umido di pioggia e rispose “Al mio villaggio c'era una grande povertà, non c'erano prospettive di lavoro e mio padre aveva problemi di salute. Io e mia sorella Jeela abbiamo dovuto lasciare casa per cercare possibilità di sopravvivere. Io sono finito qui per qualche furto, Jeela lavora come infermiera in un ospedale più vicino a casa. Beata lei”.
“Capisco” disse l'uomo. “Pensi di restare ancora molto in questa topaia? Sei giovane per condannarti a questa vita...avrai circa l'età di mio figlio Ahmet...”. Il minatore scosse la testa piano e imprecò qualcosa che Darmon non comprese.
“Darmon, ragazzo, quando scade la tua pena?” chiese Uliruy.
Darmon rispose “Tra un paio d'anni mi pare, perchè?”. Il minatore bruno lo guardò e disse “Cosa ne diresti di andare via un po' prima?”.
Darmon sbarrò gli occhi e disse “Prima? Ma come...non si può, non è possibile, non...”.
“Preferisci vivere in questo schifo per altri 24 mesi? Accomodati, io no. E non solo io. Tra i minatori si è formato un gruppo che cerca di migliorare le condizioni di vita qui dentro. Non siamo riusciti ad ottenere quasi nulla nel tempo ed allora abbiamo iniziato a pianificare una fuga. Quando prima ti ho sentito parlare con Sabad, ho pensato che volessi tornare fuori ed ho pensato a mio figlio...a cosa avrei fatto per aiutare lui. Ecco perchè ti chiedo se ti va di unirti a noi”.
Quella sera Darmon si recò nell'alloggio di Uliruy, dove si trovavano altri cinque minatori. Assistere ad un piano di fuga era la cosa più strana cui avesse mai pensato, anche perchè continuava a considerare la miniera una prigione da cui fosse impossibile fuggire.
Nel corso della serata, Uliruy ed i suoi compagni presentarono a Darmon un piano ben congegnato ed apparentemente molto solido. Pur parzialmente riluttante, il ragazzo accettò a prendervi parte, il suo desiderio di uscire nel mondo esterno era forte. Pochi giorni dopo, in piena notte, il gruppo si ritrovò al confine settentrionale delle proprietà della compagnia. Anoty, uno dei fuggiaschi, era un tecnico elettronico molto tempo prima di essere imprigionato per un grosso furto diversi anni prima, grazie alle sue abilità era riuscito a disattivare i braccialetti di controllo che ognuno di loro indossava. La cosa non sarebbe stata risolutiva, ma avrebbe concesso loro qualche ora di vantaggio nella fuga. Il gruppo superò il confine calandosi con difficoltà un canalone di scarico rifiuti che si snodava per un po' nel territorio desertico che divideva il complesso minerario dalla regione del grande lago salato di Smeder, qualche decina di chilometri a nord. 
Era una notte senza luna, fredda e buia, il cielo era trapunto di stelle. Il gruppo di fuggiaschi, silenzioso, avanzava in mezzo ai rifiuti più velocemente che poteva, considerando la stanchezza del giorno e le scarse calorie dei magri pasti che si poteva permettere normalmente.
La notte trascorse veloce ed all’alba un lieve lucore cominciò ad illuminare appena l’orizzonte orientale. Quando il sole si fu levato, la temperatura cominciò a salire e nel breve volgere di un’ora il gruppo di fuggiaschi si trovò a sudare e a faticare di più nella fuga. Uno degli uomini propose di ripararsi all’ombra ed a proseguire di notte. Procedere di giorno sarebbe stato faticoso e debilitante, ma la sua proposta venne rigettata dalla maggioranza, desiderosa di mettere più distanza possibile tra loro stessi e la miniera.
Darmon condivideva la posizione del prudente compagno, era sensato ripararsi e riposarsi, erano tutti sfiniti, ma alla fine proseguì anche lui nella fuga diurna.
Alla miniera gli addetti al recupero ed al controllo dei detenuti si accorsero dell’assenza dei fuggiaschi sin dal primissimo mattino e mandarono una squadra di ricerca, la quale pattugliò i dintorni dell’area mineraria, ma senza risultati. Il capo della sicurezza intuì che la fuga avrebbe potuto svilupparsi lungo il canalone dei rifiuti ma non sguinzagliò i suoi uomini lungo un percorso tanto accidentato e pericoloso, piuttosto decise di mandare una sonda volante armata alla ricerca di quei detenuti. L’ordine era quello di trovare ed eliminare. 
La sonda percorse in volo rapidamente la maggior parte del percorso ed individuò il gruppo nei pressi della fine del canalone, a pochi km dal confine con la Repubblica Teocratica di Valistan, che si affacciava sull’enorme lago salato di Smeder. 
Darmon si era fermato all’ombra di una roccia per urinare e godere di una leggera frescura, mentre i compagni avevano iniziato la risalita dal canalone, dirigendosi a nordest, verso il lago.
Un bagliore nel cielo azzurro attirò l’attenzione del ragazzo. Soffermandosi ad osservare con attenzione, Darmon si rese conto che una sonda era sulle loro tracce. Urlò ai suoi compagni di tornare nel canalone e di trovare riparo, ma nessuno parve sentirlo, erano tutti troppo lontani. Il giovane urlò ancora ma proprio in quel momento la sonda aprì il fuoco sul gruppo. Con precisione i colpì freddarono tutti gli uomini emersi dalla fossa dei rifiuti. Darmon rimase di sale e si rintanò ancora di più sotto le sporgenze rocciose, col cuore che batteva all’impazzata; il giovane aveva persino paura che il battito cardiaco potesse tradirlo attirando l’attenzione della sonda. Un silenzio irreale parve riempire la zona. 
Darmon pensò di dover sbirciare per verificare se la sonda fosse ancora in zona, ma la paura di venir ucciso lo trattenne tra le rocce. Passarono le ore e le ombre si allungarono sempre di più, la luce scemò e la notte venne, fredda. Il ragazzo decise di rischiare e si sporse dal suo riparo, perlustrando con lo sguardo il cielo vicino e la zona buia del canalone. Non gli parve di vedere nulla di particolare e si avviò verso l’uscita di quella fessura infernale. Dopo poco si imbattè nel cadavere di uno dei suoi compagni. Risalendo oltre il bordo trovò anche gli altri e rabbrividendo si mise a correre verso nordest. Quella notte trascorse in uno stato semiconfusionale. Darmon era rimasto turbato dalla morte dei suoi compagni e temeva di essere raggiunto da quella maledetta sonda, divenendo anch’egli un cadavere abbandonato tra le rocce sparse di quel terreno riarso.
Il suo sguardo febbricitante saettava continuamente tutto intorno a se, sudava copiosamente e negli occhi gocce salate scivolavano bruciando la vista. Il respiro era affannoso, La milza doleva e la gola era in fiamme. Una sete divorante lo tormentava. Avrebbe dovuto rallentare, ma no, doveva scappare, sempre più veloce.
Le ore passarono e l’oriente cominciò a schiarirsi. Darmon era sempre più allo stremo, si sentiva una febbre tremenda e la testa cominciò a girare, una vertigine cominciò a salire al capo e quando il sole si alzò la luce lo accecò. In quel momento avrebbe accettato persino la morte…non ce la faceva più. D’improvviso tutto divenne confuso, poi nero e poi più nulla.
Un rumore confuso entrò nelle orecchie, una luce rosata entrò attraverso le palpebre chiuse. Un dolore generalizzato si fece acuto, il corpo chiedeva aiuto e la gola riarsa bramava acqua. Le mani deboli si mossero piano e toccarono un tessuto ruvido e grezzo. 
Darmon, con un grande sforzo, aprì gli occhi, ma la vista era annebbiata e la testa gli girava. Si sentiva ancora febbricitante. Un tocco freddo sulla fronte lo sorprese. Si rese conto che qualcuno doveva avergli messo una pezza bagnata. 
Rendendosi conto che stava riprendendo conoscenza, un uomo seduto accanto al ragazzo disse qualcosa che Darmon non comprese. Era convinto di essere in condizioni tali da non comprendere nessuno, in realtà era una lingua straniera. Aprì di nuovo gli occhi e si sforzò di dire qualcosa, ma non si sentiva la lingua e doveva bere, la testa girava. Una mano gli sorresse il capo da dietro e qualcuno gli avvicinò una borraccia alla bocca. Darmon bevve avidamente l’acqua fredda di sorgente e riprese conoscenza a sufficienza. Si guardò intorno e vide tre uomini vestiti di scuro, con abiti di lino, il volto coperto, esclusi gli occhi. A giudicare da quel poco che si poteva intuire erano persone di mezza età. 
Una luce entrava da una finestra. Darmon con poca voce domandò ai tre dove si trovasse. Nessuno di loro parve comprenderlo. Il suo sguardo andò oltre la finestra e mille barbagli di luce a breve distanza lo sorpresero. Occorse qualche attimo fino a che una consapevolezza facesse capolino attraverso la febbre e le vertigini.
Con un filo di voce ed indicando oltre la finestra chiese “Smeder”?
Uno degli uomini mostrò uno sguardo sorridente ed assentì. “V…Vali..Valistan?” domandò ancora stentatamente Darmon.
Lo stesso uomo assentì rispondendo qualcosa di incomprensibile ma dal tono gentile. Una mano del ragazzo passò sul volto sudato ed egli si stese, sospirando di sollievo e piombando in un sonno ristoratore.
VIII. Il Tuffo
La stanza era immersa nella penombra. La lampada sulla scrivania illuminava le copertine di alcuni manga ed un cd di Bob Marley. Filippo trovava che il reggae fosse interessante a dosi omeopatiche, ma che alla lunga risultasse di una monotonia sconvolgente. Non era mai stato interessato dalla filosofia rastafariana e da tutte quelle cose lì. 
Silvia invece ci andava matta, ascoltava solo quel tipo di musica, si faceva le canne e la menava in lungo e in largo con l’essenza religiosa del reggae vero.
L’attenzione di Filippo non era centrata su questi pensieri, non in quel tardo pomeriggio invernale. Pioveva da ore, era buio..potevano essere quasi le 19.00, forse sì, un orario lì attorno con ogni probabilità. La bocca di Silvia non si staccava dalla sua, gli divorava il respiro, mentre i loro corpi si stringevano su quel letto un po’ stretto.
Le mani di Filippo entravano ed uscivano dai vestiti di lei e gli unici rumori in quella stanza erano i loro sospiri e respiri, il fruscio dei vestiti e qualche parola detta sottovoce.
Dopo un tempo indefinito la ragazza trovò il piacere e si strinse forte all’amico baciandogli il collo. Lui non aveva raggiunto lo stesso risultato, almeno non del tutto. Quando si ricomposero un poco Filippo sedette e controllò l’ora sul cellulare che stava ai piedi del letto. “Cazzo, sono le 20.30!!!” disse allarmato. Meno di un’ora dopo avrebbe dovuto suonare al Diagonal Pub, un locale un po’ strano, piccolo e frequentato da gente di tutti i tipi. Doveva ancora andare a casa, lavarsi, cambiarsi, prendere la chitarra ed andare per il soundcheck. Si alzò, prese il giubbotto, si mise gli anfibi e salutò frettolosamente l’amica. Silvia tentò di trattenerlo, ma Filippo corse via, salì sulla sua Peugeot 205 Diesel blu e corse (si fa per dire) a casa, dove si fiondò sotto la doccia, indugiando in una pulizia inutile che però era sintomo psicanalitico del fatto che Silvia non gli piaceva poi molto. Si rivestì indossando una maglietta nera e dei jeans mezzi strappati e gli anfibi. Aveva una fame assurda ma non poteva cenare, era in ritardo. 
Con la custodia della chitarra nella mano sinistra scese le scale e corse in macchina, sotto la pioggia. In pochi minuti giunse davanti al locale e vide che era il primo ad essere arrivato. Sospirando scese, prese la chitarra dal bagagliaio ed entrò nel locale. A quell’ora gli avventori erano molto scarsi, non c’era quasi nessuno. 
Filippo salì sul piccolo palco, estrasse la chitarra e l’accordò. Guardandosi intorno notò una ragazza non molto alta, coi capelli biondi e corti. Lei lo guardava. Il ragazzo scese dal palco e la raggiunse presentandosi. La ragazza fece lo stesso. Si chiamava Nicole ed era una studentessa. Prendendo l’iniziativa, Nicole offrì da bere a Filippo, ordinò un cocktail che lui non conosceva e brindò al suo concerto. 
Il ragazzo diede un primo sorso e quella roba gli sferrò un cazzotto nello stomaco. “Porca puttana ma che cos’era!?!?”. In quel mentre arrivarono gli altri ragazzi del gruppo ed il chitarrista li raggiunse per un brevissimo soundcheck durante il quale il locale si riempì velocemente. Quando furono le 21.45 le bacchette di Roberto scandirono l’attacco del primo brano e tutti si misero in moto con energia. Alla fine del primo pezzo gli occhi di Filippo incrociarono quelli di Nicole e poi si spostarono sul bicchiere ghiacciato appoggiato sull’ampli. La mano destra l’afferrò ed il ragazzo trangugiò il contenuto con imprudente rapidità.
All’avvio del secondo brano Filippo mancò il tempo e perse il ritmo sotto lo sguardo feroce del cantante Alberto. Filippo cercava di rimediare, ma quello che usciva dalle casse era solo un pastone sonoro distorto.
La mano di Claudio, il bassista, lo afferrò per un braccio ed il compagno gli urlò all’orecchio “Filo, ma che cazzo fai?!?!”. Il chitarrista si voltò con espressione assente. Si sentiva di gomma, quel cocktail era troppo forte…lo aveva capito tardi. Ora si trovava a ciondolare mentre la chitarra andava in feedback e la band si era fermata tra i fischi del pubblico. Alberto prese una bottiglietta di acqua fredda e gliela versò sulla testa. Filippo sussultò sbarrando gli occhi e scuotendosi. Il resto del gruppo riprese a suonare con Guido, alle tastiere, che cercava di coprire le parti di chitarra. Il chitarrista non si muoveva, restava come un’idiota sul palco, ciondolando con la chitarra a tracolla. Nicole si avvicinò al palco e gli urlò qualcosa che non lui capì veramente, ma interpretò quelle parole come una incitazione a riprendersi. Passandosi una mano sul viso Filippo si girò ad afferrare una bottiglia di acqua fresca. Dopo averla scolata, riprese con forza la chitarra ed entrò nel pezzo con sufficiente sicurezza. La testa girava ancora, ma almeno le mani davano retta. I riff uscivano bene e Filippo si sentì uscire dal corpo..l’alcol faceva brutti scherzi a volte. Guardandosi dal soffitto del Diagonal il ragazzo vide come il suo corpo si era tuffato finalmente nel flusso della musica. In quel momento lo spirito non aveva intenzione di scendere giù, ma andava bene così, si disse.
IX. Acfrido
I guerrieri capeggiati da Acfrido erano un gruppo sparuto ed avanzavano a cavallo in un’area boschiva ad est del Reno. Era un autunno freddo e piovoso, ma tutti gli uomini eccetto il capo erano vestiti solo di una leggera tunica. Lance, scudi e framee erano gli equipaggiamenti dei guerrieri. Solo Acfrido indossava un’armatura, un elmo e possedeva una spada in ferro, arma molto rara presso i germani.
Quei boschi scuri e silenziosi sembravano una sorta di cattedrale ombrosa, resa fredda dall’incessante pioggia di quei giorni. Il terreno era zuppo e fangoso ed anche procedere a cavallo era disagevole. 
La folta barba rossa del capo era fradicia d’acqua, così come le sue vesti poste sotto la corazza e come i capelli che uscivano dall’elmo. Acfrido aveva una lunga e folta chioma rossa come il rame e due luminosi occhi azzurri. Non era molto più alto dei suoi, ma era dotato di una muscolatura possente ed era un guerriero indomabile e letale, nonostante la giovane età. 
Durante gli anni precedenti aveva posto sotto il suo dominio qualcosa come dieci clan, creandosi un piccolo regno, proprio oltre le zone controllate dai romani. 
Quegli uomini bruni provenienti da una terra lontana avevano costruito un impero sterminato e disponevano di un esercito enorme ed invincibile. Per quanto li odiasse in quanto nemici dei germani, ne ammirava le capacità belliche e la spietata determinazione. Personalmente non si era mai imbattuto in qualche distaccamento delle loro forze, ma la necessità di controllare i propri confini lo spingeva spesso ad occidente, in una sorta di terra di nessuno. Non temeva quelle genti, questo no, ma sapeva di non avere un esercito numeroso e coeso, questo lo impensieriva. Era probabile che di fronte ad una operazione pianificata dai romani i suoi avrebbero ceduto in breve tempo. Era difficile tenere disciplinate le sue genti.
Nel pomeriggio il manto di nubi si aprì parzialmente ed un sole timido si affacciò sulla foresta, disegnando ombre nel sottobosco. Acfrido comandò ai suoi di fermarsi per una sosta. Gli uomini scesero da cavallo e consumarono un pasto frugale composto da carne secca, acqua fredda e focaccia. Subito dopo risalirono a cavallo per percorrere l’ultimo tratto del percorso perlustrativo prima di tornare a casa. Mentre avanzavano, un sibilo acuto ruppe il silenzio, uno dei guerrieri emise un suono strozzato e cadde da cavallo. Gli uomini si fermarono di colpo scandagliando con lo sguardo il bosco. Un altro sibilo ed un cavallo cadde in ginocchio disarcionando il guerriero. “Giù al riparo dietro gli alberi!”  urlò Acfrido. Gli uomini reagirono con prontezza. Il nemico era da qualche parte alla loro sinistra, ma non era visibile, nel fitto della vegetazione. La ventina di guerrieri al comando di Acfrido si scambiavano occhiate interrogative, mentre il loro capo estraeva la spada con uno sguardo determinato. Il buonsenso, tuttavia, gli impedì di lanciarsi all’attacco senza un obiettivo preciso e senza sapere quali forze si nascondevano aldilà della macchia. Questo dubbio fu parzialmente fugato da una voce perentoria che si alzò da quella parte della foresta.
Una frase del tutto incomprensibile, ma dal tono minaccioso giunse all’orecchio dei guerrieri, che si guardarono con sguardo interrogativo.
Acfrido comprese subito che doveva trattarsi di romani, anche se non ne conosceva la lingua. Non sapeva come agire, in quel momento si sentiva spiazzato, ma non fece trapelare nulla ai suoi uomini e rispose a quella voce gridando “Sono Acrfido, re di questa regione, uscite dal mio territorio o sarà guerra!”. Ci fu un breve attimo di silenzio, poi dalla parte dei romani si sentì ridere a voce alta ed una voce, diversa, rispose “non temiamo i vostri guerrieri, molti ne abbiamo vinti e di più ne vinceremo. Lasciate questa terra o non vivrete!”
Stupefatto Acfrido si chiese chi potesse essere a parlare la sua lingua tra quelle genti, certamente un traditore o un prigioniero. Di rimando rispose “Questa terra non è vostra e combatteremo fino alla fine. Non passerete!”.
Il germano rispose “Il centurione Armenius non ha tempo da perdere! Arrendetevi o vi schiacceremo”. Un sibilo, questa volta diverso, attraversò l’aria ed un urlo acuto si levò alle spalle del capo. Uno dei suoi uomini era stato trafitto ad una spella da una freccia.
Una rabbia furiosa si impadronì di Acfrido, che abbandonò la prudenza e ordinò ai suoi uomini di attaccare allargandosi ai lati, presunti, dello schieramento romano. I germani giunsero rapidamente in contatto col nemico, ma si trovarono di fronte ad un distaccamento piuttosto numeroso di fanteria romana e di ausiliari. Armenius dava ordini con comandi secchi e decisi ed i fanti romani disarcionarono quasi tutti i guerrieri, finendoli rapidamente.
Acfrido riuscì ad uccidere parecchi nemici e decise di puntare contro Armenius, anch’egli a cavallo. I due comandanti ingaggiarono uno scontro con le spade e combatterono a lungo, nonostante i germani fossero stati trucidati. Con gli occhi verdi iniettati di sangue Armenius combatteva furiosamente, con una energia inesauribile. Era un veterano di molte battaglie. Originario della lontanissima Armenia, aveva servito l’Impero in molti teatri di guerra ed ora, in terre barbariche, si trovava a combattere nemici molto diversi da quelli mediterranei o asiatici. Determinato a finire quel combattente, non dava tregua al nemico ed i suoi colpi erano sempre più intensi e gli attacchi serrati.
Acfrido, per quanto forte e capace, stava iniziando ad accusare fatica e questo lo esponeva sempre di più alla furia del nemico. Era sempre più difficile mantenere l’attenzione, era sempre più complicato rispondere agli assalti ed attaccare. Dopo un tempo che parve infinito, la lama di Armenius colpì in un punto scoperto della corazza di Acfrido, penetrando in profondità. Il guerriero germanico sussultò tentando di prendere fiato, ma sputò sangue e la barba ramata si striò di rivoli rossi. Un dolore lancinante si irradiava attraverso il suo possente corpo.
Armenius fu tentato di finirlo colpendolo alla gola, ma poi abbandonò quel pensiero. Acfrido cadde da cavallo e stramazzò sul suolo fangoso. La sua pelle divenne grigiastra, i suoi occhi azzurri si appannarono guardando le cime degli alberi scuri. I rantoli dall’agonia lo scuotevano, mentre nelle orecchie risuonavano gli insulti dei legionari e qualche sputo lo colpiva.
Armenius urlò qualcosa e zittì i suoi uomini, poi si chinò sul nemico, gli strappò la spada dalla mano ed ordinò a tutti di andare, lasciando Acfrido ai suoi ultimi respiri.
Un ultimo pensiero balenò nella mente pervasa dal dolore dello sconfitto..le porte del Valhalla.
X. Portatemi con voi
Il sole era sorto già da un’ora e stava cominciando a fare caldo. Eufrem imprecò, doveva alzarsi prima. Estrasse una pesca succosa dalla bisaccia e la addentò affamato ed assetato, guardando la sua cavalla che brucava erba legata al ramo di un albero vicino. La familiare sensazione di pericolo si riaffacciò nella mente del ragazzo. Quella incessante paranoia lo tormentava da anni e lo aveva logorato molto. Le guerre separatiste avevano infuriato per ben otto anni ed avevano trascinato nel loro gorgo di morte, dolore e distruzione, milioni di persone, moltissime città e villaggi. Tutto il mondo che Eufrem aveva conosciuto da piccolo era stato spazzato via, in nome di una lotta per le identità. L’istinto di sopravvivenza aveva spinto il ragazzo ad una continua fuga. Fuga dal dolore per la perdita dei suoi, fuga dalla sua città, dalle sue terre d’origine. Non si era mai aggregato a gruppi di profughi o di partigiani, ma aveva imparato a sparare ed aveva sempre trovato il modo di procurarsi armi, cibo, acqua. Era dura, tutti i giorni erano un ricominciare daccapo anche se, col tempo, il ragazzo aveva notato che le presenze dei militari si erano diradate, così come quelle dei civili. Aveva pensato ad evacuazioni, deportazioni, chissà…non sapeva che fine stessero facendo tutti e neppure come stesse andando la guerra o se ancora si combattesse. 
Da un po’ di tempo non incontrava nessuno. Stava percorrendo da molti giorni sentieri di montagna, tra boschi e valli senza presenze di villaggi o di persone. 
Indossando i suoi abiti di lino, i suoi scarponcini estivi e il suo copricapo con visiera (una accozzaglia di uniformi ed abiti civili), salì a cavallo fissando la bisaccia, la grande borsa da viaggio e sistemando il suo fucile al plasma. Aveva avuto forse armi migliori e piu recenti, ma soggette al problema della necessita di essere ricaricate. Il fucile al plasma, sebbene ampiamente in disuso, non aveva questo problema. Era un residuato delle guerre repubblicane, combattute qualcosa come trent’anni prima. Quel secolo era stato troppo insanguinato. 
Per proteggere quell’arma preziosa trovata qualche tempo prima, Eufrem ne aveva avvolto la canna con strisce di stoffa, e lo stesso per il calcio. Il potere distruttivo di quel coso ingombrante era notevole, così come la sua velocità, ma non era un’arma perfetta. Comunque era utile per la caccia. 
Eufrem aveva combattuto raramente e sempre soltanto per potersi dare alla fuga o difendersi. Non era un soldato, ne nulla di simile, era un fuggiasco, perennemente determinato a lasciarsi alle spalle, dolore, morte, distruzione. Non riusciva mai completamente a sentirsi al sicuro, neppure durante quel periodo.
Quel giorno il suo cammino lo portò attraverso un sentiero in salita che da un bosco di acacie si inerpicava lungo un fianco della montagna. Durante la salita finalmente la vegetazione si diradò e d il viandante fermò il cavallo. Estraendo il binocolo elettronico dalla borsa da viaggio si mise a scandagliare la valle sottostante e trasalì quando, in lontananza, vide alcune macchie chiare, con tutta evidenza si trattava di edifici. Una parte di sé accese un campanello di prudenza, mentre un’altra lo spinse a scendere a valle. Poteva essere un luogo dove trovare provviste ed acqua.  Eufrem decise di scendere. Con lentezza il cavallo proseguì tra bosco e prati, fino a raggiungere il fondovalle, dove un torrente trasparente, di acqua ghiacciata scorreva tumultuoso. 
Avvicinandosi all’abitato Eufrem notò che un silenzio tombale pareva coprire il luogo. Una sensazione di scoramento lo attraversò. Perlustrando le strade, si accorse che non c’era nessuno. Tutto sembrava ovviamente in rovina per colpa della guerra, ma non c’erano cadaveri, nulla. Ad ogni modo frugando qua e la il viaggiatore trovò parecchie provviste e riempì le borracce d’acqua fredda. Su una panchina sbrecciata si sedette sospirando e mangiando qualcosa. La piazza del paese era piena di polvere e calcinacci. 
improvvisamente uno strano ronzio proveniente dall’alto gli fece alzare lo sguardo e con grande stupore vide un oggetto ellittico, color metallo opaco, scendere e posarsi sulla piazza. Le dimensioni potevano essere circa quelle di un autobus. A bocca aperta ed occhi sbarrati osservò la scena. Lentamente si aprì un portellone da cui uscirono cinque uomini che indossavano abiti grigi, simili ad uniformi. Uno di loro, dai tratti mediterranei, si avvicinò prudente e si guardò lentamente intorno per poi rivolgersi al giovane “Salve, siamo in volo da giorni e…ovunque è così. Dove sono finiti tutti?”.
Eufrem guardò a terra e poi fissò i suoi occhi in quelli interrogativi dell’uomo che aveva di fronte. Sospirando rispose “C’era..c’è stata una guerra, ma…devo avere vinto, credo”. 
L’uomo uscito dall’oggetto guardò i suoi compagni con sguardo interrogativo, poi di nuovo la sua attenzione si spostò sul ragazzo, il quale riprese la parola “per favore, vi prego, portatemi con voi..”
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personal-reporter · 2 years ago
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I laghi italiani e la loro cucina: i piatti tipici da gustare sulle sponde
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L'Italia è un paese dalla ricca tradizione culinaria, e i laghi italiani non fanno eccezione. Ogni lago ha i suoi piatti tipici, che spesso sono a base di pesce, verdure e prodotti locali. I laghi italiani e il pesce Il pesce è uno degli ingredienti più importanti della cucina dei laghi italiani. In questi luoghi, infatti, si trovano diverse specie di pesce, tra cui il lavarello, la trota, il luccio, la tinca e il persico. Il lavarello è un pesce di acqua dolce che si trova nei laghi alpini. È un pesce molto apprezzato per la sua carne delicata e saporita. Tra i piatti tipici a base di lavarello ci sono il lavarello al cartoccio, il lavarello in umido e il lavarello alla griglia. La trota è un altro pesce di acqua dolce che si trova nei laghi italiani. È un pesce molto versatile, che può essere cucinato in diversi modi. Tra i piatti tipici a base di trota ci sono la trota alla mugnaia, la trota alla griglia e la trota in carpione. Il luccio è un pesce predatore che si trova nei laghi italiani. È un pesce molto apprezzato per la sua carne saporita e ricca di omega-3. Tra i piatti tipici a base di luccio ci sono il luccio in salsa di noci, il luccio in umido e il luccio alla griglia. La tinca è un pesce di acqua dolce che si trova nei laghi italiani. È un pesce molto apprezzato per la sua carne delicata e saporita. Tra i piatti tipici a base di tinca ci sono la tinca in umido, la tinca alla griglia e la tinca in carpione. Il persico è un pesce di acqua dolce che si trova nei laghi italiani. È un pesce molto apprezzato per la sua carne delicata e saporita. Tra i piatti tipici a base di persico ci sono il persico al cartoccio, il persico in umido e il persico alla griglia. Altri piatti tipici dei laghi italiani Oltre al pesce, la cucina dei laghi italiani offre una varietà di altri piatti tipici, a base di verdure, prodotti locali e formaggi. Tra i piatti tipici dei laghi italiani ci sono: I bigoli con le sarde, un piatto tipico del Lago di Garda a base di bigoli, sarde, pinoli, uvetta e zafferano; I tortellini di Valeggio sul Mincio, un piatto tipico del Lago di Garda a base di pasta fresca ripiena di carne, formaggio e erbe aromatiche; La polenta taragna, un piatto tipico del Lago di Como a base di polenta, formaggio e burro; I risotti, un piatto tipico di molti laghi italiani, come il riso alla milanese, il riso ai funghi porcini e il riso al pomodoro; I formaggi, come il gorgonzola, il taleggio, il grana padano e il mascarpone, che sono prodotti in molti laghi italiani. I laghi italiani come meta per il turismo enogastronomico I laghi italiani sono una meta ideale per il turismo enogastronomico. In questi luoghi, infatti, è possibile gustare piatti tipici della cucina locale, preparati con ingredienti freschi e di qualità. I laghi italiani offrono inoltre una varietà di attività ricreative, che permettono ai visitatori di trascorrere una vacanza all'insegna del relax e del divertimento. Read the full article
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ildalil · 2 years ago
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Italiano Facile: Livello A1 lesson 3
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3 Vocabolario di base 3.1 Casa e famiglia In questa sezione, esploreremo il vocabolario di base riguardante la casa e la famiglia. Impareremo i nomi delle stanze della casa, gli oggetti comuni che si trovano in esse e i membri della famiglia. Le stanze della casa Le stanze della casa sono fondamentali per descrivere il nostro ambiente domestico. Ecco alcune delle stanze più comuni: - La cucina: È il luogo dove prepariamo i pasti. Troverai il frigorifero, il fornello, il lavello e gli armadietti. - Il soggiorno: È la stanza principale della casa, dove ci rilassiamo e intratteniamo gli ospiti. Solitamente contiene un divano, una poltrona, un tavolino e una TV. - La camera da letto: È la stanza in cui dormiamo. Qui troverai un letto, un armadio, un comodino e una lampada. - Il bagno: È la stanza dove ci laviamo e facciamo la doccia. Solitamente contiene un lavandino, un WC e una vasca o una doccia. - Lo studio: È la stanza in cui lavoriamo o studiamo. Qui troverai una scrivania, una sedia, una libreria e un computer. - La sala da pranzo: È la stanza in cui mangiamo i pasti. Solitamente contiene un tavolo, delle sedie e un buffet. - La lavanderia: È la stanza in cui laviamo i vestiti. Qui troverai una lavatrice, un asciugatrice e un lavandino. Gli oggetti nella casa Oltre alle stanze, ci sono molti oggetti comuni che si trovano in una casa. Ecco alcuni esempi: - Il letto: È dove dormiamo durante la notte. - La sedia: È un oggetto su cui ci sediamo. - Il tavolo: È dove mangiamo i pasti o lavoriamo. - La lampada: È una fonte di luce. - La televisione: È un dispositivo che ci permette di guardare programmi e film. - Il frigorifero: È dove conserviamo il cibo fresco. - La lavatrice: È un elettrodomestico che usiamo per lavare i vestiti. - Il divano: È un comodo posto dove ci sediamo o ci sdraiamo. - La doccia: È dove ci laviamo durante il bagno. - La scrivania: È dove lavoriamo o studiamo. I membri della famiglia La famiglia è un elemento importante nella nostra vita. Ecco alcuni dei membri della famiglia più comuni: - La madre: È la donna che ci ha dato alla luce. - Il padre: È l'uomo che ci ha dato alla luce. - Il figlio: È il bambino maschio di una coppia. - La figlia: È la bambina femmina di una coppia. - Il fratello: È il maschio nato dagli stessi genitori. - La sorella: È la femmina nata dagli stessi genitori. - Il nonno: È il padre del padre o della madre. - La nonna: È la madre del padre o della madre. - Lo zio: È il fratello del padre o della madre. - La zia: È la sorella del padre o della madre. Oltre ai membri della famiglia immediata, ci sono anche parenti più lontani come cugini, nipoti e suoceri. Imparare il vocabolario riguardante la casa e la famiglia è fondamentale per poter comunicare in italiano. Assicurati di esercitarti con le parole e le frasi di questa sezione per migliorare la tua padronanza della lingua italiana. 3.2 Cibo e bevande In questa sezione, esploreremo il vocabolario di base relativo al cibo e alle bevande in italiano. Imparare i nomi degli alimenti e delle bevande è fondamentale per poter comunicare in modo efficace durante i pasti o quando si fa la spesa. Alimenti Ecco alcuni dei cibi più comuni in italiano: - Pane: un alimento base nella dieta italiana, viene consumato a colazione, pranzo e cena. - Pasta: uno dei piatti più famosi e amati in Italia. Ci sono molti tipi di pasta, come spaghetti, penne, fusilli, ecc. - Pizza: un altro piatto italiano famoso in tutto il mondo. La pizza è una base di pane sottile coperta con vari ingredienti come pomodoro, mozzarella, salame, funghi, ecc. - Formaggio: l'Italia è famosa per la sua varietà di formaggi, come il parmigiano, il pecorino, la mozzarella, ecc. - Carne: la carne è un elemento importante nella cucina italiana. Alcuni esempi sono il pollo, il manzo, il maiale e l'agnello. - Pesce: l'Italia è circondata dal mare, quindi il pesce fresco è molto popolare. Alcuni tipi comuni di pesce sono il tonno, il salmone, le acciughe, ecc. - Verdure: le verdure sono un elemento essenziale nella cucina italiana. Alcuni esempi sono pomodori, zucchine, carote, spinaci, ecc. - Frutta: l'Italia è famosa per la sua frutta fresca e gustosa. Alcuni esempi sono mele, banane, arance, uva, ecc. - Dolci: l'Italia è conosciuta per i suoi dolci deliziosi come il tiramisù, la panna cotta, i cannoli, ecc. Bevande Ecco alcune delle bevande più comuni in italiano: - Acqua: l'acqua è essenziale per idratarsi e viene consumata durante i pasti o durante la giornata. - Caffè: l'Italia è famosa per il suo caffè. Alcuni tipi comuni di caffè sono espresso, cappuccino, macchiato, ecc. - Tè: il tè è una bevanda popolare in Italia, soprattutto il tè freddo durante l'estate. - Succo di frutta: il succo di frutta è una bevanda rinfrescante e viene spesso consumato a colazione. - Vino: l'Italia è famosa per i suoi vini pregiati. Ci sono diversi tipi di vino, come il rosso, il bianco e il rosato. - Birra: la birra è una bevanda molto popolare in Italia, soprattutto durante i pasti o durante gli incontri sociali. - Bibite analcoliche: ci sono molte bevande analcoliche disponibili in Italia, come la cola, l'aranciata, la limonata, ecc. Durante i pasti, è comune in Italia fare dei brindisi. Ecco alcune frasi comuni che potresti sentire durante un brindisi: - "Salute!" - significa "alla salute!" - "Cin cin!" - un'espressione informale per fare un brindisi - "Alla tua salute!" - un brindisi per qualcuno specifico - "Auguri!" - un brindisi per celebrare un'occasione speciale È importante notare che in Italia, il pranzo è considerato il pasto principale della giornata e viene spesso consumato tra le 12:30 e le 14:00. La cena è solitamente più leggera e viene consumata più tardi, intorno alle 20:00 o 21:00. Ora che hai imparato alcuni dei vocaboli di base relativi al cibo e alle bevande in italiano, puoi iniziare a praticare utilizzando queste parole durante i pasti o quando fai la spesa. Ricorda di fare attenzione alla pronuncia corretta e di sperimentare nuovi piatti italiani per immergerti completamente nella cultura culinaria del paese. Buon appetito! 3.3 Negozi e acquisti In questa sezione, esploreremo il vocabolario di base relativo ai negozi e agli acquisti. Impareremo le parole e le frasi comuni che ti saranno utili quando farai shopping in Italia. I negozi In Italia, puoi trovare una vasta gamma di negozi che offrono prodotti diversi. Ecco alcuni dei negozi più comuni: - Supermercato: un grande negozio dove puoi acquistare generi alimentari, prodotti per la casa e altri beni di consumo. - Panetteria: un negozio specializzato nella vendita di pane e prodotti da forno freschi. - Pasticceria: un negozio che offre dolci, torte e altri prodotti da forno dolci. - Macelleria: un negozio specializzato nella vendita di carne fresca e prodotti a base di carne. - Pescheria: un negozio che vende pesce fresco e frutti di mare. - Fioraio: un negozio che vende fiori e piante. - Libreria: un negozio dove puoi acquistare libri, riviste e altri materiali di lettura. - Abbigliamento: un negozio di abbigliamento dove puoi trovare vestiti, scarpe e accessori. - Elettronica: un negozio che vende dispositivi elettronici come telefoni, computer e televisori. - Farmacia: un negozio dove puoi acquistare farmaci e prodotti per la salute. - Profumeria: un negozio che vende profumi, cosmetici e prodotti per la cura del corpo. Frasi utili Ecco alcune frasi utili che puoi usare durante gli acquisti: - Quanto costa?: Per chiedere il prezzo di un prodotto. - Posso provarlo?: Se vuoi provare un capo di abbigliamento o un paio di scarpe prima di acquistarli. - Accettate carte di credito?: Per chiedere se il negozio accetta pagamenti con carta di credito. - Avete uno sconto?: Se vuoi chiedere se c'è uno sconto disponibile sul prodotto che desideri acquistare. - Dove posso trovare...?: Per chiedere dove puoi trovare un determinato prodotto nel negozio. - Posso restituire questo?: Se desideri restituire un prodotto che hai acquistato. - Mi può fare uno scontrino?: Per chiedere di ricevere una ricevuta per il tuo acquisto. Fare acquisti online Oltre ai negozi fisici, sempre più persone fanno acquisti online. Ecco alcune parole e frasi utili per fare acquisti online in italiano: - Sito web: Un sito web dove puoi acquistare prodotti online. - Carrello: Un'area sul sito web dove puoi aggiungere i prodotti che desideri acquistare. - Pagamento: Il processo di pagamento per l'acquisto online. - Spedizione: Il servizio di consegna dei prodotti acquistati online. - Reso: Il processo di restituzione di un prodotto acquistato online. Esercizi - Completa le seguenti frasi con le parole corrette: a. Vado al __________ per comprare il pane fresco. b. Ho bisogno di un nuovo paio di scarpe, quindi vado al negozio di __________. c. Ho comprato un libro alla __________ vicino a casa mia. d. Vorrei comprare un regalo per mia madre, quindi vado al negozio di __________. e. Ho bisogno di un nuovo telefono, quindi vado al negozio di __________. - Traduci le seguenti frasi in italiano: a. "How much does it cost?" b. "Can I try it on?" c. "Do you accept credit cards?" d. "Where can I find...?" e. "Can I return this?" Conclusioni In questa sezione, hai imparato il vocabolario di base relativo ai negozi e agli acquisti. Hai anche acquisito familiarità con alcune frasi utili che ti saranno utili durante gli acquisti in Italia. Ricorda di praticare queste parole e frasi per migliorare la tua abilità di comunicazione durante gli acquisti. 3.4 Tempo libero e hobby In questa sezione, esploreremo il vocabolario relativo al tempo libero e agli hobby. Impareremo le parole e le frasi comuni che ti aiuteranno a parlare di ciò che ti piace fare nel tuo tempo libero e a chiedere agli altri delle loro attività preferite. 3.4.1 Attività di tempo libero Ecco alcune parole e frasi che puoi utilizzare per parlare delle tue attività di tempo libero: - Giocare a - play (es. giocare a calcio - play soccer) - Fare sport - do sports (es. fare sport - do sports) - Leggere - read (es. leggere un libro - read a book) - Guardare la televisione - watch television (es. guardare la televisione - watch television) - Ascoltare musica - listen to music (es. ascoltare musica - listen to music) - Andare al cinema - go to the cinema (es. andare al cinema - go to the cinema) - Fare una passeggiata - take a walk (es. fare una passeggiata - take a walk) - Cucinare - cook (es. cucinare - cook) - Fare shopping - go shopping (es. fare shopping - go shopping) - Fare fotografie - take photos (es. fare fotografie - take photos) - Giocare a videogiochi - play video games (es. giocare a videogiochi - play video games) 3.4.2 Hobby Ecco alcune parole e frasi che puoi utilizzare per parlare dei tuoi hobby: - Suonare uno strumento - play an instrument (es. suonare il pianoforte - play the piano) - Dipingere - paint (es. dipingere - paint) - Fare giardinaggio - do gardening (es. fare giardinaggio - do gardening) - Collezionare - collect (es. collezionare francobolli - collect stamps) - Fare yoga - do yoga (es. fare yoga - do yoga) - Fare escursioni - go hiking (es. fare escursioni - go hiking) - Fare volontariato - do volunteer work (es. fare volontariato - do volunteer work) - Scrivere - write (es. scrivere - write) - Fare artigianato - do crafts (es. fare artigianato - do crafts) - Ballare - dance (es. ballare - dance) - Fare puzzle - do puzzles (es. fare puzzle - do puzzles) 3.4.3 Conversazioni sul tempo libero Ecco alcune frasi che puoi utilizzare per fare conversazioni sul tempo libero e gli hobby: - Quali sono i tuoi hobby? - What are your hobbies? - Mi piace giocare a calcio. - I like playing soccer. - Ti piace leggere? - Do you like reading? - Sì, adoro leggere romanzi. - Yes, I love reading novels. - Cosa fai nel tuo tempo libero? - What do you do in your free time? - Mi piace fare escursioni e prendere foto. - I like going hiking and taking photos. - Hai qualche hobby particolare? - Do you have any specific hobbies? - Sì, mi piace suonare il pianoforte. - Yes, I enjoy playing the piano. - Ti piace fare giardinaggio? - Do you like gardening? - No, non mi piace fare giardinaggio. - No, I don't like gardening. 3.4.4 Descrivere le preferenze Ecco alcune frasi che puoi utilizzare per descrivere le tue preferenze riguardo al tempo libero e agli hobby: - Mi piace molto fare shopping. - I really enjoy going shopping. - Non mi piace guardare la televisione. - I don't like watching television. - Adoro fare sport all'aperto. - I love doing outdoor sports. - Non mi piace cucinare. - I don't like cooking. - Mi piace leggere libri di fantascienza. - I like reading science fiction books. - Mi piace suonare la chitarra. - I enjoy playing the guitar. - Non mi piace fare puzzle. - I don't like doing puzzles. - Mi piace ballare il tango. - I like dancing the tango. - Mi piace fare volontariato per aiutare gli altri. - I like doing volunteer work to help others. 3.4.5 Domande sulle preferenze Ecco alcune domande che puoi utilizzare per chiedere delle preferenze riguardo al tempo libero e agli hobby: - Qual è il tuo hobby preferito? - What is your favorite hobby? - Ti piace fare sport? - Do you like doing sports? - Cosa fai nel tuo tempo libero? - What do you do in your free time? - Quali sono le tue attività preferite? - What are your favorite activities? - Hai qualche hobby particolare? - Do you have any specific hobbies? - Ti piace leggere? - Do you like reading? - Ti piace fare giardinaggio? - Do you like gardening? - Ti piace fare shopping? - Do you like going shopping? - Ti piace suonare uno strumento? - Do you like playing an instrument? - Ti piace fare volontariato? - Do you like doing volunteer work? Ora che hai imparato il vocabolario e le frasi relative al tempo libero e agli hobby, puoi iniziare a fare conversazioni su questi argomenti con altre persone. Ricorda di praticare regolarmente per migliorare le tue abilità linguistiche. Buon divertimento! 3.5 Viaggi e turismo In questa sezione, esploreremo il vocabolario e le frasi utili per viaggiare e fare turismo in Italia. Impareremo come prenotare un volo, trovare un alloggio, chiedere indicazioni e molto altro. Il viaggio è un'esperienza emozionante e conoscere le parole e le frasi giuste ti aiuterà a goderti al massimo la tua avventura in Italia. 3.5.1 Prenotazione di un volo Quando si pianifica un viaggio in Italia, la prima cosa da fare è prenotare un volo. Ecco alcune frasi utili per la prenotazione di un volo: - "Vorrei prenotare un volo per Roma, per favore." - "Quando è il prossimo volo per Milano?" - "Quanto costa un biglietto di sola andata per Venezia?" - "Accettate carte di credito per il pagamento?" 3.5.2 Alloggio Dopo aver prenotato il volo, è importante trovare un alloggio confortevole per il tuo soggiorno in Italia. Ecco alcune frasi utili per prenotare un alloggio: - "Vorrei prenotare una camera doppia per tre notti." - "C'è disponibilità per il prossimo fine settimana?" - "Accettate prenotazioni online?" - "Qual è il prezzo per una notte?" 3.5.3 Chiedere indicazioni Una volta arrivato in Italia, potresti aver bisogno di chiedere indicazioni per raggiungere i luoghi che desideri visitare. Ecco alcune frasi utili per chiedere indicazioni: - "Scusi, come posso arrivare alla stazione ferroviaria?" - "Dov'è il centro storico?" - "Mi può indicare la strada per il Colosseo?" - "C'è un autobus che va al museo?" 3.5.4 Visitare attrazioni turistiche Durante il tuo viaggio in Italia, avrai l'opportunità di visitare molte attrazioni turistiche famose. Ecco alcune frasi utili per esplorare le attrazioni turistiche: - "Vorrei visitare il Duomo di Firenze. Qual è il miglior momento per farlo?" - "Quanto costa l'ingresso al Museo del Louvre?" - "Ci sono visite guidate disponibili per il Colosseo?" - "Dove posso trovare una mappa della città?" 3.5.5 Ordinare cibo e bevande Uno dei piaceri del viaggio in Italia è sicuramente la cucina italiana. Ecco alcune frasi utili per ordinare cibo e bevande: - "Vorrei una pizza margherita, per favore." - "Mi consiglia qualche piatto tipico della regione?" - "C'è un menù in inglese?" - "Posso avere un bicchiere d'acqua, per favore?" 3.5.6 Fare acquisti Durante il tuo viaggio, potresti voler fare acquisti per portare a casa dei ricordi dell'Italia. Ecco alcune frasi utili per fare acquisti: - "Quanto costa questa maglietta?" - "Accettate carte di credito?" - "Posso provare questi pantaloni?" - "C'è uno sconto per gli studenti?" 3.5.7 Situazioni di emergenza È importante essere preparati per eventuali situazioni di emergenza durante il viaggio. Ecco alcune frasi utili per situazioni di emergenza: - "Ho perso il mio passaporto. Cosa devo fare?" - "Mi sento male. C'è un ospedale nelle vicinanze?" - "Ho bisogno di chiamare la polizia. Dove posso trovare un telefono pubblico?" - "Mi hanno rubato la borsa. Cosa devo fare?" 3.5.8 Esplorare la cultura italiana Durante il tuo viaggio in Italia, non dimenticare di immergerti nella cultura italiana. Ecco alcune frasi utili per esplorare la cultura italiana: - "Mi consiglia qualche libro italiano da leggere?" - "Dove posso trovare un ristorante con musica dal vivo?" - "Ci sono festival o eventi speciali in corso?" - "Mi piacerebbe imparare a cucinare piatti italiani. Ci sono corsi di cucina disponibili?" 3.5.9 Consigli per viaggiare in Italia Infine, ecco alcuni consigli utili per viaggiare in Italia: - Porta sempre con te una copia dei tuoi documenti di identità. - Assicurati di avere una copertura assicurativa per il viaggio. - Rispetta le tradizioni e la cultura locali. - Prova la cucina locale e scopri nuovi sapori. Speriamo che queste frasi e consigli ti aiutino a goderti al massimo il tuo viaggio in Italia! Buon viaggio! 3.6 Lavoro e professioni In questa sezione, esploreremo il vocabolario relativo al lavoro e alle professioni. Imparare i termini e le espressioni comuni in questo campo ti aiuterà a comunicare in modo efficace quando parli di lavoro o quando cerchi un impiego in Italia. 3.6.1 Vocabolario di base Ecco alcuni termini comuni relativi al lavoro e alle professioni: - Lavoro - work - Professione - profession - Impiego - employment - Occupazione - occupation - Datore di lavoro - employer - Dipendente - employee - Collega - colleague - Ufficio - office - Fabbrica - factory - Negozio - shop - Azienda - company - Manager - manager - Imprenditore - entrepreneur - Segretario/Segretaria - secretary - Ingegnere - engineer - Medico - doctor - Insegnante - teacher - Avvocato - lawyer - Architetto - architect - Cuoco/Cuoca - cook - Pompiere - firefighter - Poliziotto/Poliziotta - police officer - Pilota - pilot - Artista - artist - Scrittore/Scrittrice - writer - Musicista - musician - Attore/Attrice - actor/actress 3.6.2 Frasi utili Oltre ai termini sopra elencati, è importante conoscere alcune frasi utili per parlare del lavoro e delle professioni. Ecco alcuni esempi: - Che lavoro fai? - What do you do for a living? - Sono un insegnante di italiano. - I am an Italian teacher. - Dove lavori? - Where do you work? - Lavoro in un'azienda di informatica. - I work in a computer company. - Mi piace il mio lavoro. - I like my job. - Sto cercando lavoro. - I am looking for a job. - Qual è la tua professione? - What is your profession? - Sono un avvocato. - I am a lawyer. - Quanto guadagni? - How much do you earn? Read the full article
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personal-reporter · 2 years ago
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La pasta della regione Valle d'Aosta
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La Valle d'Aosta è una regione situata nel nord-ovest dell'Italia, al confine con la Francia e la Svizzera. La cucina della Valle d'Aosta è influenzata dalle tradizioni culinarie delle regioni confinanti, ma ha anche le sue specialità distintive, tra cui alcune ricette a base di pasta. Ecco alcune delle ricette più famose della pasta della Valle d'Aosta. Gnocchi alla valdostana Gli gnocchi alla valdostana sono una pasta fresca a base di patate, farina e uova, che viene solitamente condita con burro fuso, formaggio fontina e salvia. La fontina è un formaggio tipico della Valle d'Aosta, che viene utilizzato in molte ricette della regione. Tagliatelle alla valdostana Le tagliatelle alla valdostana sono una pasta lunga e piatta, condita con sugo di pomodoro, funghi, piselli e prosciutto cotto. Il piatto prende il nome dalla città di Aosta, la capitale della regione. Zuppa di fontina La zuppa di fontina è una pietanza tipica della Valle d'Aosta, che viene preparata con brodo di carne, pane raffermo, fontina e burro. Il pane viene tagliato a cubetti e messo in una casseruola con il brodo di carne, la fontina e il burro. Il tutto viene poi cotto in forno fino a quando la fontina non si scioglie e forma una crosta dorata in superficie. Pizzoccheri alla valdostana I pizzoccheri alla valdostana sono una variante della ricetta originale dei pizzoccheri, tipici della Valtellina. La pasta viene preparata con farina di grano saraceno e patate, e viene solitamente condita con burro, formaggio fontina e verza. Read the full article
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