#narrazione collettiva
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Nei nervi e nel cuore di Rosella Postorino: Un memoriale per il nostro tempo. Recensione di Alessandria today
Un diario pubblico che esplora le difficoltà dell'esistenza e il desiderio di cambiare il proprio destino.
Un diario pubblico che esplora le difficoltà dell’esistenza e il desiderio di cambiare il proprio destino. “Nei nervi e nel cuore. Memoriale per il presente” è un’opera che va oltre la semplice narrazione autobiografica, diventando una riflessione collettiva sui dilemmi dell’esistenza. Rosella Postorino parte dall’infanzia, un tempo di sradicamento e differenze, per tracciare un percorso che…
#Analisi#Aspirazioni#Autenticità#Autobiografia#Cambiamento#catarsi#contemporaneità#desiderio di riscatto#Destino#diario pubblico#dilemmi etici#empatia#Famiglia#felicità#femminilità#Infanzia#Ingiustizia sociale#Letteratura#Memoria#Memoriale per il presente#narrativa italiana#narrazione autobiografica#narrazione collettiva#Nei nervi e nel cuore#Riflessioni sulla vita#Rigore#romanzo contemporaneo.#rosella postorino#scrittrici italiane#sradicamento
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punto per punto
la storia degli ebrei è un mito che si fonda sulla Bibbia (e basta)
A) l'archeologia e la filologia dimostrano che gli ebrei non furono espulsi dalla loro terra nel 70 d.C (furono i dotti, gli studiosi della Torah che scelsero la religione invece della terra [fonte Belkind])
B) ai primi del novecento c'erano ancora molti villaggi arabi il cui nome rimanda a origini ebraiche.
C) La probabilità che dall'antichità fino ai giorni nostri si fosse mantenuta in loco la continuità demografica della popolazione è molto alta anche dopo la conquista islamica [Polak]: l'Islam cacciò i Bizantini, non il popolo del Libro.
D) La logica dell'Esilio è di origine cristiana: il primo a tematizzare il mito della cacciata fu Giustino martire che a metà del terzo secolo spiegava l'espulsione dei circoncisi da Gerusalemme dopo la rivolta di Bar Kokba come una punizione collettiva per l'uccisione del Cristo. Altri scrittori cristiani videro nella presenza di ebrei fuori dalla Terra Santa una conseguenza e una prova schiacciante dei loro peccati [Sand].
E) sulla base di fonti tannaitiche del II e III sec. d.C. che il termine "galut" - esilio - indicava un asservimento politico, non uno sradicamento territoriale, e che le due cose non erano necessariamente correlate [Milikowsky].
A+B+C+D+E = La Diaspora è una colossale narrazione (recente) costruita da storici al servizio dello Stato etnico-religioso ebraico. The end.
-Shlomo Sand (L'invenzione del popolo ebraico)
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Una storia personale e collettiva, intima e generale, di donne e uomini e persone che lavorano e soffrono e resistono e hanno poche alternative e poco ascolto. Parla di ambienti di lavoro e di conseguenze individuali e sociali e generazionali. Parla di politiche economiche che ignorano o fingono di ignorare troppe cose per l'interesse di pochi, innescando circoli viziosi di dipendenza ed emigrazione sostanzialmente forzata.
È una biografia frammentata, concreta e onirica al tempo stesso, nella sua narrazione che scorre spesso senza soluzione di continuità, calata nella specifica realtà del Canada eppure piena di corrispondenze con qualunque altro posto in cui la gente va e viene e si ritrova e si perde e cerca di stare a galla nonostante tutto.
Qui in Italia è impossibile non pensare al Sud, al Nord, e a tutto quello che ha significato per il nostro paese.
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Mesi fa l'ho trovato in offerta come e-book in italiano e mi sono ricordata che Zerocalcare l'aveva consigliato e in un impeto di fiducia l'ho comprato senza leggerne nemmeno una pagina, contrariamente al solito. L'ho tenuto lì, come faccio con tanti libri, in attesa del momento giusto, che è arrivato ieri pomeriggio, in cui l'ho letto tutto di fila e poi sono pure andata a cercarmi un paio di interviste per saperne di più sull'autrice e sulla storia che ha raccontato.
So che nei prossimi tempi dovrebbe cominciare una collana della Bao a cura di Zerocalcare e se anche gli altri titoli saranno come questo, voglio proprio tenerla d'occhio.
#ducks: two years in the oil sands#ducks#graphic novel#kate beaton#books#recommended#zerocalcare#note to self#cose mie
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Giuseppe Scalici
1944: LA DISTRUZIONE
I bombardamenti contro l’Italia e la fine della sovranità nazionale
Prefazione di Francesco Ingravalle
Sebbene ancora vivi nella memoria collettiva, i bombardamenti Alleati sull’Italia non trovano lo spazio che meriterebbero nella narrazione accademica o mediatica della seconda guerra mondiale. Le incursioni aeree degli inglesi e degli americani – spesso programmate con cura per terrorizzare la popolazione civile – hanno provocato devastazioni senza precedenti e decine di migliaia di vittime.
Il presente volume – ricchissimo di dettagli tecnici e di dati storici – tratta il periodo compreso tra il settembre 1943 e l’aprile 1945, soffermandosi sulla guerra aerea scatenata dagli Alleati e sulle vittime di quel conflitto, che ebbe molte sfaccettature e che – ancora oggi – presenta aspetti non del tutto chiariti.
Gli eventi descritti – in ogni caso – denotano una fase storica epocale per l’Italia, foriera di conseguenze che si riflettono sull’attuale status geopolitico della penisola.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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“Chi fermerà queste Croci” è la domanda che mi sono fatto in questi giorni dopo la narrazione sanguinosa della triste fine di Giulia, “Chi fermerà queste Croci” è la domanda che mi feci nel 2009, quando, dopo l’ennesimo femminicidio di quell’anno decisi di scrivere questa canzone. Ogni verso racconta la storia di una donna uccisa. Ve la lascio qui sotto, come una riflessione, come una preghiera laica, perché il dolore e la frustrazione collettiva lascino in tutti noi la volontà di fare la nostra parte in questo percorso di risarcimento e di redenzione.
CHI FERMERÀ QUESTE CROCI?
parole e musica di Massimo Bubola
Chi neanche un nome
Chi per religione
Chi in una stanza d’hotel desolata
Chi tra le mura di casa
Chi alla sua prima notte
Chi dopo anni di botte
Chi attraverso i suoi piccoli figli
Sgozzati come conigli
Chi trovata in un bosco
Chi gettata in un fosso
Chi coperta di graffi feroci
Chi fermerà queste croci?
Chi per il suo coraggio
Chi nel mese di maggio
Chi spaventato dalla sua libertà
Dalla sua nuova felicità
Chi a San Valentino
Chi aspettando un bambino
Chi investita e bruciata per strada
Come da un fiume di lava
Chi venduta bambina
Incoronata di spine
Chi tatuata di ustioni feroci
Chi fermerà queste croci?
Chi fermerà queste croci?
Chi per morte annunciata
Ghermita, inseguita e braccata
E poi sbranata da cani feroci
Chi fermerà queste croci?
Chi fermerà queste croci?
Chi in una radura
Chi nella controra
Chi in ginocchio ferita a pregare
E dal suo amore vedersi bruciare
Chi -O mia o di nessuno! -
Col sangue coperto di fumo
Su un orizzonte di sguardi feroci
Chi fermerà queste croci?
Chi fermerà queste croci?
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Gli antichi Greci riconoscevano l'impatto psicologico della guerra sui soldati, e questo è evidente in diverse opere letterarie e storiche dell'epoca.
Erodoto e il "cuore tremante"
Erodoto, spesso considerato il "padre della storia", nelle sue Storie descrive episodi che evidenziano le reazioni emotive dei guerrieri. Ad esempio, menziona come alcuni soldati, di fronte alla minaccia imminente, mostrassero segni di paura e ansia, descrivendo il loro cuore come "tremante". Questa espressione suggerisce una consapevolezza degli effetti psicologici del combattimento.
Enea nell'Iliade
Nell'Iliade di Omero, Enea, durante uno scontro con Achille, si rifugia dietro il proprio scudo, tremante, dopo che la lancia del nemico lo ha attraversato. Questo episodio illustra la paura e la vulnerabilità dei guerrieri in battaglia. citeturn0search6
Aiace e la follia post-bellica
La tragedia di Sofocle, Aiace, esplora le conseguenze psicologiche della guerra. Aiace, un valoroso guerriero, cade in preda alla follia dopo essersi sentito disonorato per non aver ricevuto le armi di Achille. In preda al delirio, massacra il bestiame credendo di uccidere i suoi compagni. Ritornato in sé e sopraffatto dalla vergogna, decide di togliersi la vita. Questo dramma mette in luce la fragilità mentale dei soldati e le profonde cicatrici psicologiche lasciate dalla guerra. citeturn0search7
Memoria collettiva e trauma
Gli antichi Greci utilizzavano la memoria collettiva per elaborare i traumi della guerra. Attraverso la narrazione di storie e miti, cercavano di dare un senso alle esperienze traumatiche, promuovendo la coesione sociale e l'identità collettiva. Questo approccio alla memoria e al trauma è stato oggetto di studio da parte di storici contemporanei, che analizzano come le società antiche affrontassero le conseguenze psicologiche dei conflitti. citeturn0search1
In sintesi, attraverso opere letterarie e storiche, gli antichi Greci hanno documentato e riflettuto sulle profonde implicazioni psicologiche della guerra, riconoscendo l'impatto emotivo e mentale sui combattenti e sulla società nel suo complesso.
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Raffaele Murru - Il romanzo “Malfidano” Storie di coraggio e resistenza
Una narrazione intima e potente che dà voce alle donne e ai sacrifici dimenticati delle lotte operaie in Sardegna
Raffaele Murru, scrittore sardo, presenta il suo romanzo “Malfidano” edito da Albatros il Filo e disponibile alla vendita dal 6 maggio 2024. L’opera si addentra nelle pieghe della storia per rievocare un tragico episodio avvenuto nel sud della Sardegna nel 1904, quando i minatori delle miniere Malfidano, a Buggerru, insorsero contro condizioni lavorative disumane. Lo sciopero, segnato dalla repressione violenta dei soldati del Regio Esercito, si concluse con un eccidio destinato a imprimersi nella memoria collettiva come il germe dei primi moti sindacali nell'isola.
Con una scrittura lineare ed evocativa, Raffele Murru non si limita a raccontare i fatti, ma ci invita a immergerci nel loro impatto umano e sociale, aprendo una finestra su un’epoca in cui la miseria e l’oppressione non lasciavano scampo. La scelta di adottare il punto di vista delle donne rappresenta il cuore pulsante di "Malfidano". Personaggi come Angela, Nora, Fella, Silvia e la piccola Anna non sono semplici comparse, ma chiavi di lettura fondamentali per comprendere la dura realtà di chi viveva ai margini di un sistema sociale ingiusto. Le lavoratrici delle laverie, madri, figlie e mogli dei minatori, sono le custodi di una resistenza silenziosa ma essenziale. Con la loro invisibile forza, emergono come simboli universali della lotta per la dignità umana, portandoci a riflettere non solo sulle battaglie passate, ma anche su quelle che ancora oggi affliggono le donne e i lavoratori in molte parti del mondo. La narrativa di Murru crea un parallelismo potente tra passato e presente trattando temi che, pur contestualizzati storicamente, restano rilevanti. La lotta per i diritti, le diseguaglianze sociali, il peso della condizione femminile e il coraggio umano di fronte all’ingiustizia trovano un terreno comune che invita il lettore a un coinvolgimento profondo, intimo.
Il romanzo si caratterizza per un nuovo Verismo capace di evocare il reale con la precisione delle immagini di un film. Le descrizioni delle miniere, dei volti segnati dalla fatica e dei paesaggi aspri della Sardegna, immergono il lettore in una dimensione che sembra tangibile, restituendo con intensità il clima che veniva respirato all’epoca. Questo approccio, insieme alla volontà di dare spazio alle voci dimenticate, rende “Malfidano” un’opera che attraversa i confini della letteratura storica per farsi monito e strumento di consapevolezza.
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Dietro questa opera c’è la figura di Raffaele Murru, nato a Cagliari nel 1996 e cresciuto a Iglesias, nel cuore delle aree minerarie che racconta con tanto trasporto. Con una formazione in Archeologia e Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Roma Tre, lo scrittore coniuga la ricerca accademica con una spiccata sensibilità narrativa. La sua esperienza nel campo della cinematografia arricchisce ulteriormente il suo stile che assume una forte tridimensionalità. “Malfidano” non è solo un libro, ma un viaggio nel tempo che invita a mantenere viva la memoria dei sacrifici passati e a guardare con occhio critico il presente. Questo romanzo è una preziosa testimonianza di come la letteratura possa dare voce agli eventi spesso dimenticati dalla storia ufficiale.
Instagram: https://www.instagram.com/rafmurru/
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"SHE" di Miranda van der Spek: Un Anno di Cambiamento Celebrato in Natura
ll video recentemente presentato da Miranda van der Spek rappresenta una celebrazione visiva e sonora di un anno di attività del progetto SHE, un’iniziativa del collettivo Snowapple e di Ruigoord. Attraverso questo progetto, Miranda ha esplorato il tema del cambiamento in tutte le sue sfaccettature, portando le persone a riscoprire la natura e la musica in un connubio unico e suggestivo.
Il video, frutto di un lavoro di documentazione e creatività, è stato girato durante una serie di eventi che si sono svolti immersi nella natura, in spazi verdi lontani dalla frenesia urbana. Ogni evento ha rappresentato un momento di connessione profonda tra le persone, l’ambiente naturale e l’arte musicale, tutti elementi che Miranda ha raggiunto viaggiando con il suo vecchio bus azzurro, ormai divenuto un simbolo itinerante del progetto SHE.
Un Viaggio di Riflessione e Cambiamento
Nel video, la voce fuori campo guida lo spettatore attraverso una narrazione poetica che esplora il concetto di cambiamento come un elemento inevitabile e necessario per la crescita personale e collettiva. Le parole in sovraimpressione evocano immagini di comunità, storia, natura e il movimento costante della vita. Il testo sottolinea come accettare il cambiamento sia fondamentale per progredire:
“Quando accettiamo il cambiamento, allora stiamo camminando in avanti. Quando neghiamo il cambiamento, restiamo fermi.”
Questa riflessione invita a non temere l’evoluzione, ma a vederla come una forza positiva che può rompere la stagnazione e portare a nuove opportunità. La vita è descritta come un fiume che scorre, sempre in movimento, capace di cambiare il paesaggio interno ed esterno, portando speranza e crescita.
Musica e Natura: Un Connubio di Trasformazione
La musica gioca un ruolo fondamentale nel progetto SHE. Ogni evento ha visto la partecipazione di musicisti e artisti che hanno collaborato con Miranda per creare un’atmosfera magica e immersiva. La scelta di portare la musica in spazi naturali ha permesso di riscoprire la bellezza del suono in connessione con l’ambiente, sottolineando ancora una volta il potere del cambiamento.
La natura stessa diventa protagonista nel video, con immagini di acqua, vento, erba e paesaggi che si trasformano continuamente. Il simbolismo del cambiamento è evidente anche nelle metafore utilizzate, come il piccolo uccello che si trasforma da uovo a nido, rappresentando il ciclo della vita e la crescita personale.
Un Omaggio a Cheryl Ann Angel e Shirley Krenak
Il progetto SHE è anche un omaggio a due figure femminili ispiratrici: Cheryl Ann Angel e Shirley Krenak. La loro lotta e il loro impegno per la giustizia sociale e ambientale sono stati una fonte di ispirazione per Miranda van der Spek e per tutti i collaboratori del progetto. Il video diventa così non solo una celebrazione del cambiamento, ma anche un atto di riconoscenza verso chi lotta per rendere il mondo un posto migliore.
Un Invito al Cambiamento Collettivo
Il messaggio finale del video è un invito chiaro: abbracciare il cambiamento come parte integrante della vita. Le parole conclusive incoraggiano a non resistere al flusso, ma a muoversi insieme a esso, proprio come un fiume che scorre verso nuove direzioni.
“Cambiamo le acque interne. Cambiamo le acque esterne. Fluiamo come un fiume. Andiamo avanti come un fiume.”
Questa chiamata all’azione non è solo individuale, ma collettiva. Ogni persona, ogni comunità può contribuire a creare un mondo in cui il cambiamento sia visto come una forza di rinnovamento e speranza.
Conclusioni: Un Viaggio che Continua
Il video di Miranda van der Spek non è solo una testimonianza di un anno di attività, ma un inno al potere trasformativo del cambiamento. Attraverso la musica, la natura e la connessione umana, il progetto SHE ha dimostrato che il cambiamento è non solo possibile, ma necessario per costruire un futuro migliore.
Il vecchio bus azzurro di Miranda continuerà il suo viaggio, portando con sé la musica, l’arte e il messaggio che il cambiamento può essere il primo passo verso una vita più consapevole e autentica.
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Intesa Sanpaolo rafforza il sostegno a persone, famiglie e imprese. Questa evoluzione consolida il modello unico di bancassicurazione del gruppo, guidato da un approccio che unisce protezione, crescita e sviluppo sostenibile. Gli obiettivi di Intesa In particolare, Intesa Sanpaolo Assicurazioni è il nuovo nome con cui il Gruppo rinnova il proprio sostegno ai clienti sia per soddisfare le esigenze di protezione in ambito previdenza, danni, salute e welfare, sia per gestire investimenti e risparmi, grazie ad un nuovo assetto societario e una rinnovata brand identity del Gruppo Assicurativo. Anche con una riorganizzazione interna. A partire dal 1° dicembre 2024, infatti, Intesa Sanpaolo Vita assume il nuovo nome “Intesa Sanpaolo Assicurazioni”, Compagnia che guida il “Gruppo Assicurativo Intesa Sanpaolo Assicurazioni”; confermata Virginia Borla Amministratore Delegato, Direttore Generale e Responsabile della Divisione Insurance di Intesa Sanpaolo. “Intesa Sanpaolo Protezione”, nata dalla fusione di Intesa Sanpaolo Assicura con Intesa Sanpaolo RBM Salute e controllata al 100% da Intesa Sanpaolo Assicurazioni, diventa un’unica compagnia per i rami danni e salute, affidata alla guida di Massimiliano Dalla Via, Amministratore Delegato e Direttore Generale. La crescita nell’assicurativo Dopo un decennio di costante crescita e continua evoluzione, il Gruppo Assicurativo Intesa Sanpaolo Assicurazioni – al 30 settembre 2024 – ha contribuito per il 10% al risultato corrente lordo del Gruppo Intesa Sanpaolo, grazie ad un modello di bancassicurazione voluto dal CEO Carlo Messina, pienamente integrato ed unico in Italia, che conferma il ruolo fondamentale di Intesa Sanpaolo a supporto della crescita del Paese. Contestualmente prende il via – su stampa, social network, canali digitali e televisivi – anche la campagna di comunicazione “Insieme, possiamo arrivare lontano”, sviluppata insieme all’agenzia Accenture Song. La strategia del Gruppo L’iniziativa valorizza l’unicità di un brand, la capacità di risposta ai bisogni di persone, famiglie e imprese ed intende superare la sola idea della protezione contro il rischio, valorizzando la necessità di proteggersi come strumento per crescere, attraverso una narrazione che coniuga sicurezza e sviluppo, uno strumento di libertà e realizzazione personale e collettiva, mantenendo la leadership sui prodotti di investimento assicurativo. Read the full article
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Crollo Scampia, le lacrime di Sportiello (M5s) in Aula: “Sono nata lì, dobbiamo dare risposte” Roma, 23 luglio 2024 "Oggi commemoriamo una tragedia ed è difficile, è difficile farlo prendendo la parola per un territorio che ha pagato tanto, troppo". Non ha trattenuto le lacrime in aula la deputata Gilda Sportiello intervenendo alla Camera per la commemorazione delle vittime del crollo di Scampia. "Oggi pagano sette bambini, persone che stavano lavorando a costruirsi una vita in un territorio difficile -ha proseguito Sportiello interrompendosi più volte, mentre i deputati la applaudivano-. Si dice che Napoli è faticosa, io sono la prima a dirlo. Sono nata a Scampia, ho passato lì i primi anni della mia vita. Lo dico con l'orgoglio di una terra che ha sempre lavorato per non essere quella della narrazione collettiva". "Mi auguro che tutti insieme possiamo dare risposte. Questa tragedia deve ricordarci perchè sediamo su questi scranni", ha sottolineano l'esponente M5s.
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L'evocatore e altri racconti di Emmanuel Di Tommaso
Un universo imprevedibile L'evocatore e altri racconti di Emmanuel Di Tommaso edito da Infinito Edizioni è una raccolta di tredici storie, tutte ambientate in un possibile futuro, una cornice per raccontare innanzitutto il mondo interiore dei personaggi. Creature di un’altra galassia si impossessano del nuovo mondo e non resta che opporre “resistenza” per sopravvivere. Molti, però, falliranno, perché non si può mai combattere da soli nella vita. L’uomo è un essere sociale e anche i suoi demoni interiori vanno sconfitti con l’aiuto degli altri. Nell'Evocatore e altri racconti di Emmanuel Di Tommaso il lettore può percepire il richiamo a molti grandi scrittori, tra cui, ad esempio, il poeta e saggista cileno Bolaño, al quale Emmanuel si è ispirato per caratterizzare i personaggi nella loro grande umanità. All’interno dei racconti, oltre all’universo delle intere emozioni e contraddizioni umane, c’è anche spazio per temi di grande attualità come l’ecologia, la guerra e la pace. Come di consueto, ringraziamo Emmanuel Di Tommaso per questa bella intervista che ci ha permesso di sviscerare alcuni argomenti del libro e di approfondire il suo rapporto con la scrittura e i generi letterari. L'evocatore e altri racconti di Emmanuel Di Tommaso Salve Emmanuel, domanda di rito per tutti gli scrittori nuovi qui a Cinquecolonne Magazine: ci racconta brevemente cosa fa nella vita e quali sono le sue passioni? In questa fase della mia vita vivo a Bologna dove lavoro per l’Alma Mater Studiorum nella creazione e gestione di progetti di ricerca in ambito umanistico. La mia più grande passione è la letteratura, che vivo nel doppio ruolo di lettore e di scrittore. Leggo di tutto (dai fumetti ai classici della letteratura russa, finanche alle biografie degli artisti), anche se i miei scrittori preferiti restano Ursula K. Le Guin, Margaret Atwood, Dostoevskij e Roberto Bolaño. Scrivo soprattutto racconti e poesie, e in passato mi sono anche dedicato alla critica musicale e di letteratura. Faccio tutto questo con grande passione ma senza prendermi mai troppo sul serio: concepisco la letteratura come un gioco per comprendere il mondo attraverso la riflessione e il sogno. Lei è autore di numerose poesie e racconti ma non si è mai cimentato nel romanzo? Le interessa oppure è un tipo di scrittura che non le è congeniale? Quando scrivo non mi preoccupo minimamente della forma che assumerà il testo su cui sto lavorando. Credo che le distinzioni tra forme di scrittura come la poesia, i racconti e i romanzi siano ormai superate. Si tratta di categorizzazioni imposte dal mercato editoriale perché per vendere un prodotto occorre prima di tutto definirlo. Per me all’origine della scrittura c’è un desiderio primordiale di smarrirsi in sé stessi per giungere attraverso il lavoro sul linguaggio a una visione più nitida delle cose. Partiamo dal titolo del suo libro per incuriosire un po’ i nostri lettori. Perché “L'evocatore”? a cosa si riferisce il termine? “L’evocatore” è il titolo di uno dei racconti che compongono il libro. Ho scelto di inserirlo anche nel titolo del libro perché trovo che sia il racconto più completo e complesso che io abbia mai scritto: è una storia gotica ma con elementi fiabeschi e di realismo magico. L’epicentro da cui parte la narrazione è un paese in Nord Africa in cui gli abitanti hanno improvvisamente smesso di sognare durante il sonno. Si tratta di un’allucinazione collettiva o di un maleficio? E ancora, è solo il piccolo paese di Chefchaouen ad essere minacciato da queste forze oscure o è il mondo intero? In questo racconto la storia e il destino dell’umanità si mescolano alle memorie individuali e collettive, e non è un caso che il protagonista narrante sia uno sconfitto, uno dei tanti marginalizzati costretti a vivere relegati nella sala d’aspetto della Storia. Tutte le vicende narrate hanno al centro l’uomo con le sue emozioni e conflitti. In base alla sua esperienza, cos’è che cattura di più il lettore? Una buona storia o il racconto del turbinio interiore dei personaggi? In questo caso rispondo da lettore e senza alcun dubbio: il turbinio interiore dei personaggi. La dimensione introspettiva, ciò che i personaggi di una storia pensano e sentono, è in fin dei conti ciò che più ci cattura mentre leggiamo perché ci permette di immedesimarci, di porci delle domande, di riflettere sul senso del nostro transitare per il mondo. Le tredici storie dell’Evocatore e altri racconti sono ambientate in un mondo fantastico. E’ la prima volta che sperimenta questo genere? Lo farà ancora? Durante uno dei primi incontri con il pubblico che sto organizzando per promuovere il libro, un amico molto caro mi ha fatto notare come l’universo a cui ho dato vita nell’Evocatore è molto simile a quello del mio primo libro pubblicato 10 anni fa che si intitolava “Il luogo dei teschi”. Non ci avevo fatto caso ma ciò mi ha fatto comprendere come il mio immaginario sia da sempre costituito sì da elementi e temi fantastici ma anche spietatamente reali e credibili. In questo momento sto scrivendo dei nuovi racconti sul tema della cura (o dell’assenza di cura) nei confronti di noi stessi e degli altri e delle cose che ci circondano. Non è facile ma mi piacerebbe elaborare questo tema all’interno di un mondo fantastico. Per il resto non saprei: quando si impugna la penna non si sa mai in che mondi si può sprofondare, ed è questo per me l’aspetto più affascinante della scrittura. Read the full article
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"BRUCE DAVIDSON / ZABRISKIE POINT: Lo sguardo dell’America Anni ’60 tra Cinema e Fotografia". Spazio Antonioni di Ferrara
"Una mostra imperdibile allo Spazio Antonioni di Ferrara che fonde il genio di Michelangelo Antonioni e l’obiettivo di Bruce Davidson".
“Una mostra imperdibile allo Spazio Antonioni di Ferrara che fonde il genio di Michelangelo Antonioni e l’obiettivo di Bruce Davidson”. Dal 14 Dicembre 2024 al 4 Maggio 2025, lo Spazio Antonioni di Ferrara ospita un’esposizione eccezionale dedicata alla collaborazione tra Michelangelo Antonioni e Bruce Davidson, due figure cardine del panorama artistico del Novecento. La mostra intitolata “BRUCE…
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What will you be reading this weekend? Luca Baccolini - "Bravi e dannati"
Ogni volta che ci passavo davanti, mi incuriosiva. Esposto lì, in una grande libreria, assieme ad improbabili autobiografie, libri fotografici e manuali sul calcio. Il titolo che parafrasava un film epico di Gus Van Sant, “Belli e dannati” con Keanu Reeves e River Phoenix. Un libro che a prima vista, dalla copertina, mi sembrava commerciale e scontato. Dopo una, due, tre volte che ci passai davanti, decisi però di portarmelo via. “Bravi e dannati” è una corposa raccolta di brevi, a volte brevissimi biografie riguardanti calciatori che nelle loro carriere sono stati capaci di accomunare genio e sregolatezza, talento e spreco, impegno politico e vittorie. L’autore, il giornalista sportivo bolognese Luca Baccolini, ci racconta le loro imprese, calcistiche e non, analizzandole come fulmini a ciel sereno, contestualizzandone la narrazione nello spazio e nel tempo, riuscendo a coprire un secolo di storie da sviscerare in tutta la loro umanità.
I “Carneadi” (termine che ricorre tantissimo nelle pagine del volume ) di Baccolini ci vengono raccontati con spudorata umanità e uno stile molto giornalistico, che evita ripercussioni emotive. Le storie descritte sono tristi, violente, iperboliche e a lieto fine. Appartengono a vite di calciatori, e quindi di esseri umani, e forse la bravura dell’autore risiede proprio nel raccontarle in maniera distaccata e disillusa, senza soffermarsi su giudizi e opinioni personali. Spetta quindi al lettore trovare spunti di riflessione e farne, in seguito, tesoro. La sgroppata trionfale di Saeed Al-Owarian nella partita contro il Belgio a USA 94, che fu classificata come il sesto gol più bello di sempre nella storia dei Mondiali, viene così narrata in contrapposizione all’intera carriera del trequartista saudita, conclusasi senza mai aver avuto la possibilità di giocare in un campionato europeo. Dino Ballacci, poi, il difensore partigiano che militò nel grande Bologna del dopoguerra, ci viene inquadrato nella sua più totale normalità di uomo che, oltre alla fede calcistica, visse la propria vita in nome di ideali libertari e di uguaglianza. Poco importa se si presentò al rinnovo del contratto portando con sé una pistola, perché sapeva che il presidente Dall’Ara ne avrebbe avuto con sé una. E poi la tragica storia di Fashanu e del suo soffertissimo coming-out, la Via Crucis giudiziaria a cui fu sottoposto Beppe Signori, la morte nel disastro del Vajont di Giorgio de Cesero. Persino la collocazione in rigido ordine alfabetico dei protagonisti ci fa rimanere con i piedi ben saldi a terra, e la parte finale, dedicata a citazioni e aforismi più o meno famosi, fa da corollario alla ricerca sociale dell’autore. “Bravi e dannati” trasuda di cultura e storia. Di politica e divertimento, di illusioni e vittorie. “Spiazzato di netto, il portiere egiziano si alza e proietta le braccia al cielo in un urlo liberatorio. Simultaneamente, tutti i giocatori del Camerun le portano dietro alla testa in un gesto di disperazione collettiva, condiviso da un Paese intero. Womé, l’eroe degli undici metri, questa volta ha tradito. Ma per lui, quello, è solo l’inizio dell’incubo. La sera stessa un gruppo di tifosi inferociti entra nella sua casa in Camerun e si porta via tutto. Nella fuga sfasciano anche l’automobile, rendendola inservibile. Non sfugge alla loro ferocia nemmeno il negozio della compagna del calciatore, saccheggiato e dato alle fiamme. Womé, nel frattempo, è stato scortato dalla polizia locale e imbarcato a bordo del primo aereo in partenza per l’Europa, come in un film di spionaggio. Quando atterrerà in Italia, ascolterà dalla bocca del suo compagno di squadra Samuel Eto’o un doloroso retroscena, che forse avrebbe preferito non venisse divulgato: >, rivelerà l’attaccante del Barcellona.”
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Christa Wolf
Il passato non è morto; non è nemmeno passato. Ce ne stacchiamo e agiamo come se ci fosse estraneo.
Christa Wolf è la più nota scrittrice contemporanea di lingua tedesca. Autrice di romanzi, racconti e saggi, la sua critica della società e della politica, unita all’impegno per le questioni di genere e di identità, l’hanno resa un fondamentale riferimento culturale.
Tra le sue opere più celebri si annoverano Cassandra e Medea.Voci, in cui reinventa due famose figure della mitologia classica dal punto di vista femminista.
Sempre alla ricerca di nuove forme espressive per esplorare le complessità della storia e della società, il suo stile è caratterizzato da una profonda introspezione psicologica dei personaggi e una scrupolosa attenzione ai dettagli storici e culturali che mescola la narrazione con la riflessione filosofica e politica.
È stata una voce dissidente all’interno del regime comunista dell’Est a cui non sono state risparmiate aspre critiche per le sue idee in difesa della libertà di pensiero e espressione.
Nata col nome di Christa Ihlenfeld a Landsberg/Warthe (oggi Gorzów Wielkopolski, Polonia) il 18 marzo 1929, ha vissuto gran parte della sua vita nella Germania dell’Est.
È cresciuta sotto l’avvento del nazismo e vissuto l’odissea dei profughi provenienti dalla parte orientale del Terzo Reich di fronte all’avanzata dell’esercito sovietico.
Si è laureata in germanistica all’Università di Jena.
Nel 1951 ha sposato lo scrittore Gerhard Wolf, da cui ha preso il cognome e iniziato a lavorare come critica letteraria per la rivista dell’unione degli scrittori della DDR credendo con fermezza nella missione politica della letteratura.
L’esperienza di lavoro presso una fabbrica di vagoni ferroviari ha dato origine alla stesura del romanzo sulla divisione della Germania che l’ha posta al centro dell’attenzione della critica internazionale, Il cielo diviso, per il quale, nel 1963 ha ricevuto il premio Heinrich Mann.
Coinvolta nel dibattito politico e nella difesa dei diritti umani, ha fatto parte del Partito Socialista Unificato di Germania da quando era ventenne e sostenuto la politica di apertura e riforma durante gli ultimi anni della Germania Est.
Dopo la riunificazione, le sue opere hanno dato luogo a molte controversie. La critica della Germania occidentale le rinfacciava di non aver mai criticato l’autoritarismo del regime socialista tacciandola di “moralismo”.
Nel 2002 è apparso il testo Un giorno all’anno. 1960-2000 che raccoglie le pagine di diario scritte ogni 27 settembre in quell’arco temporale da cui emergono i conflitti interiori e l’analisi lucida della società tedesca fino all’unificazione ed oltre.
L’ultimo libro Con uno sguardo diverso (2005), raccoglie otto racconti che spaziano dalla sperimentazione letteraria alla forma diaristica (vengono presentate le pagine del 27 settembre 2001) fino alla toccante scomposizione della sua vita coniugale.
È morta il 1º dicembre 2011 a Berlino.
Uno degli aspetti più interessanti della sua scrittura è la sua capacità di mettere in discussione la narrazione tradizionale della storia, offrendo una prospettiva diversa e più critica sugli eventi del passato. Spesso i suoi romanzi esplorano il ruolo della memoria nella costruzione dell’identità individuale e collettiva, ponendo domande importanti sulla verità storica e sulla responsabilità nei confronti del passato.
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24 feb 2024 10:00
“TUTTO NEL PERCORSO DELLA COPPIA FERRAGNEZ È DIVENTATO UN OGGETTO DI CONSUMO” – STEFANO FELTRI: “SE VOLETE CAPIRE QUELLO CHE STA SUCCEDENDO TRA I FERRAGNEZ AVETE DUE POSSIBILITÀ: LEGGERE DAGOSPIA PER TUTTI GLI AGGIORNAMENTI SULLA ROTTURA DELLA COPPIA PIÙ FAMOSA D’ITALIA E LEGGERE IL NUOVO SAGGIO DI BYUNG-CHUL HAN, ‘LA CRISI DELLA NARRAZIONE’. È UN TESTO CONTRO IL TENTATIVO DI TRASFORMARE LA NARRAZIONE IN UNA PRATICA COMMERCIALE. IN PRATICA, È UN LIBRO CONTRO I FERRAGNEZ…” -
Estratto dell’articolo di Stefano Feltri per “Appunti”
Se volete capire quello che sta succedendo tra i Ferragnez avete due possibilità: leggere Dagospia per tutti gli aggiornamenti sulla rottura della coppia più famosa d’Italia, oppure leggere il nuovo saggio di Byung-Chul Han uscito con perfetto tempismo in questi giorni per Einaudi: La crisi della narrazione - Informazione, politica e vita quotidiana.
I libri di Byung-Chul Han hanno due caratteristiche che ne spiegano il notevole successo, che mi pare sia perfino maggiore in Italia che nel suo paese d’origine (è nato in Corea del Sud, ma la sua carriera è tedesca).
Prima caratteristica: sono brevi e accessibili, la seconda è che in poche pagine scarnificano il contemporaneo per lasciarne esposto il nucleo di senso. O, più spesso, la sua mancanza di senso.
Questo è un libro contro lo storytelling, contro il tentativo di trasformare la narrazione in una pratica commerciale. In pratica, è un libro contro i Ferragnez.
“I racconti rendono possibile l’emergere di una comunità. Lo storytelling, di contro, dà forma solo a una community, che è la versione mercificata della comunità, perché non è composta da individui ma da consumatori.
E i consumatori - osserva Byung-Chul Han, sono solitari, vivono nel perimetro ristretto del loro schermo touch, mentre le comunità fondate sulla narrazione si raccoglievano intorno a un fuoco - reale o metaforico - e costruivano la propria identità collettiva ma anche individuale sulle narrazioni condivise.
Se cercate una sentenza inappellabile su quello che è stato il fenomeno dei Ferragnez, eccola, sempre da Byung-Chul Han: “Lo storytelling produce racconti che hanno la forma di oggetti di consumo”.
Tutto nel percorso della coppia Ferragnez è diventato un oggetto di consumo: la narrazione serviva a giustificare il product placement, perfino il matrimonio era un evento per attirare brand interessati alla sponsorizzazione.
L’amore tra i due è nato per una canzone di Fedez sull’immaginario papillon di marca Louis Vuitton del cane di Chiara Ferragni (storytelling + brand), si è sviluppato con una conversazione via Snapchat (conversazione compattata in modalità proto-social), si è poi sviluppato in diretta Instagram, è stato santificato da una fiction (lo storytelling che prova a diventare realtà attraverso uno storytelling al quadrato) e pare si chiuderà con una intervista televisiva di Chiara Ferragni da Fabio Fazio, assai appetibile per gli investitori pubblicitari.
La fine dell’empatia
Tra i tanti commenti alla rottura di quella che è pur sempre una giovane coppia con due bimbi piccoli, non ho letto una sola parola di comprensione per l’inevitabile sofferenza di tutte le parti coinvolte.
Che la colpa sia di lui, di lei, di entrambi, dell’assistente di lui, del manager di lei o di chiunque altro, come è possibile che nessuno si soffermi sull’aspetto emozionale?
La maggior parte delle conversazioni social verte sul dilemma se anche questa sia una strategia di marketing - uno storytelling commerciale - per salvare il valore dei due marchi separati, visto che insieme si stavano danneggiando.
Di nuovo Byung-Chul Han: “La perdita di empatia che caratterizza l’era degli smartphone è un chiaro segnale che lo smartphone non è un medium narrativo. Ed è proprio il suo dispositivo tecnico a ostacolare la pratica di raccontare storie”. […]
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Emozionante Incontro alla Palestra dell'Istituto Comprensivo di Favara: "Per non dimenticare…il dovere della memoria"
Stamattina, mercoledì 24 gennaio 2024, alle 11:00, presso la Palestra del plesso Centrale di via Grotte dell'Istituto Comprensivo "Vitaliano Brancati" di Favara, si è tenuto un partecipato e significativo incontro nell'ambito della "Settimana della Memoria". Il titolo dell'evento, "Per non dimenticare... il dovere della memoria", è stato promosso dalla Dirigente Scolastica, prof.ssa Carmelina Broccia. La prof.ssa Linda Mangione ha condiviso una toccante testimonianza dell'esperienza vissuta da suo padre, Gaetano, ex deportato a Dachau. I ragazzi delle prime classi della scuola Secondaria di I Grado hanno posto diverse domande, manifestando un vivo interesse per la storia vissuta dalla famiglia Mangione. La giornata è iniziata con una recita della scuola dell'Infanzia, incentrata sull'accettazione e integrazione della diversità. Nella recita alcune farfalle non accettavano le altre, semplicemente perché diverse, poi la storia si è conclusa con un abbraccio tra tutte. Successivamente, alcune classi della scuola Primaria hanno presentato un commovente audiolibro intitolato "Il Volo di Sara", realizzato dagli stessi studenti con disegni, voce e immagini. Questa narrazione racconta la storia di Sara, una piccola bambina deportata nei campi di concentramento. L'evento ha offerto un importante momento di riflessione e memoria, sottolineando l'importanza di preservare la storia e onorare coloro che hanno sofferto durante gli anni bui della storia. Un contributo significativo per mantenere viva la memoria collettiva. Read the full article
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