#narrativa tedesca
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abatelunare · 3 months ago
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- L'arte deve rallegrare la gente, essere sempre là dove la si cerca e non ritirarsi aristocraticamente timorosa nella sua torre d'avorio. (Theodor Fontane, Cécile).
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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La casa tra i salici di Katharina Hagena: Un viaggio tra misteri e ricordi. Recensione di Alessandria today
Una storia intensa di ricerca, perdono e segreti nascosti. Con La casa tra i salici, Katharina Hagena ci regala un romanzo che unisce la profondità dei sentimenti umani al fascino del mistero. Ambientato in un paesaggio avvolto da un’atmosfera malinconica, il libro esplora le complessità delle relazioni e il potere del passato nel plasmare il presente. Trama. La protagonista, una donna tormentata…
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Si trattava ancora una volta di un libro, e l'autore si chiamava Kafka, Franz, e il libro era intitolato "Nella colonia penale". Più tardi ho chiesto a Boris se davvero non immaginava le conseguenze di quello che faceva quando, alla fine del '44 (!), raccomandava a Leni uno scrittore ebreo, e lui mi ha risposto: «Avevo tanta di quella roba in testa, tante cose a cui pensare che me lo sono dimenticato». Dunque, Leni andò un'altra volta col suo bravo biglietto alla biblioteca, ce n'era ancora una in funzione e la bibliotecaria, per fortuna, era una donna piuttosto anziana e abbastanza ragionevole che strappò il biglietto e prese subito Leni in disparte e le ripeté, alla lettera, quello che le aveva già detto la madre superiora quella volta che aveva chiesto con tanta insistenza di Rahel: «Ma figliuola, ha perso la testa? Chi l'ha mandata qui a chiedere questo libro?» Però Leni, sa, anche stavolta non ha mollato. La bibliotecaria dev'essersi accorta subito che non era un agente provocatore, perciò l'ha presa da parte e le ha spiegato esattamente che quel Kafka era ebreo, che tutti i suoi libri erano stati proibiti e bruciati eccetera, e certo Leni dev'essersene uscita col suo solito disarmante «E con questo?», e allora quella donna le spiegò ben bene, anche se tardi, come stavano le cose tra nazisti ed ebrei, e le mostrò - naturalmente ce l'aveva in biblioteca - lo "Stürmer"*  e le spiegò tutto, e Leni, quando venne da me, era inorridita. Finalmente aveva afferrato qualcosa.
Ma non mollò, s'era messa in testa di avere il suo Kafka e di leggerlo, e ci riuscì! Pensi che andò in treno a Bonn, da alcuni professori per i quali suo padre aveva lavorato e di cui sapeva che avevano delle grandi biblioteche, e infatti ne trovò uno che ormai era un nonnetto di settantacinque anni passati e se ne stava là in mezzo ai suoi libri, ormai pensionato, e sa che cosa le disse quello, alla lettera? «Ma figliuola, ha perso la testa? Kafka, nientemeno? Perché non addirittura Heine?» Però fu molto gentile con lei, si ricordò di lei e di suo padre, solo che non aveva quel libro e dovette andare da un collega e poi da un altro finché ne trovò uno con cui la fiducia era reciproca e che per di più possedeva il libro. Non fu tanto semplice, la cosa durò un giorno intero, sa, arrivò a casa nel cuore della notte e aveva il libro nella borsetta, non era una cosa tanto semplice perché non solo bisognava trovare uno che si fidasse del professore e di cui il professore potesse fidarsi, ma quello doveva fidarsi anche di Leni, e non solo doveva avere il libro ma anche cacciarlo fuori! Effettivamente ne trovarono due che lo avevano, ma il primo non volle darlo. Roba da matti, le preoccupazioni di Leni e di Boris, quando era in ballo la vita, la vita nuda e cruda. "
*Settimanale di propaganda nazista veementemente antisemita, edito sin dal 1923.
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Heinrich Böll, Foto di gruppo con signora, (traduzione di Italo Alighiero Chiusano), Einaudi (collana Tascabili), 1972.
[Edizione originale: Gruppenbild mit Dame, Verlag Kiepenheuer & Witsch, Köln, 1971]
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abr · 8 months ago
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Cinco de Mayo
Non per i Chicanos di qua e di là del Rio Grande ma per tutti coloro che come me han fatto le scuole quando ancora insegnavano il Manzoni, il 5 maggio è legato al ricordo del Napoleone ei fu.
Personaggio la cui fine vien sempre collegata con l'invasione della Russia la quale, secondo la narrativa ancora corrente di origine gramscian-sovietica, fu ciò che ne stroncò l'Empeur. Bah.
La storia è un po' diversa. Napoleone é sempre giocatore d'azzardo, inseguito-inseguitore, sotto assedio come un inquilino moroso: perde e abbandona l'esercito in Egitto nel 1801 (Abukir), poi bastona fragorosamente tutti a Austerlitz nel 1805; ancora, perso tutto con la fatal ritirata di Russia nel 1812, caccia i russi dalla Germania nel 1813, rivince ancora i coalizzati europei ma infine perde a Lipsia nell'ottobre 1813 (la "battaglia delle Nazioni", noi dei russi). Non è finita: Napo risorge dall'Elba e a Waterloo, 18 giugno 1815, é a un passo dalla vittoria che va alla coalizione anglo-tedesca (senza russi).
Quindi no, la storia di Napo non insegna falsi storici tipo "chi tocca la Russia muore" (i figli di Gengis Khan se la ridono). Il punto è che per quanto geniale, con truppe eccellenti e tecniche più avanzate, prima o poi l'Europeo Continentale sarebbe stato comunque sconfitto.
Esattamente come capitò all'imbianchino austriaco: é la strategia, bellezza. Il mondo dipendeva dai mari già ai tempi dell'Impero Romano, anche se ti fai tutto il (sub-)Continente sei isolato, circondato, col tempo diventa sempre più stretto e affamato e prima o poi le prendi.
Lezione sull'isolamento strategico applicabile oggi forse, dico forse, più a Putin che alla Nato. O forse a entrambe (o tre, vale anche per la Cina): ecco perché per fortuna siamo ancora nello stallo equilibrista tipo Guerra Fredda. Meditate strateghi, meditate.
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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La storia della foto del battaglione Azov con la bandiera nazista
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Così una foto, pubblicata sul social network russo VK e poi cancellata dal suo autore, ci racconta i retroscena dei volontari del noto battaglione ucraino
La narrazione di un’Ucraina nazista passa dal battaglione Azov, di cui avevamo parlato in un precedente articolo. Circola dal 2014 una foto che riporta alcuni combattenti ucraini con tre bandiere in bella mostra: quella della Nato, quella del battaglione Azov e una bandiera con la svastica nazista. L’immagine viene utilizzata per sostenere la narrativa della “denazificazione” dell’Ucraina ad opera di Vladimir Putin. Una delle bandiere è stata inserita nell’immagine con un programma di fotoritocco, come spiegato a Open dal ricercatore forence Neal Krawetz e creatore del sito Fotoforensics, il primo a denunciare il falso.
Tutto ciò non smentisce affatto la presenza di neonazisti all’interno di quel gruppo di volontari operante tra il 2014 e il 2015 contro la prima occupazione russa in Ucraina. Tuttavia, questa foto manipolata ci permette di conoscere come l’estrema destra ucraina abbia cercato di conquistare il potere e, dopo l’evidente fallimento, si sia schierata – e in maniera violenta – contro i governi successivi a quello del filorusso Janukovyč, soprattutto quello di Zelensky. Lo racconteremo nei prossimi articoli di questa serie dedicata agli Azov, per poi parlare anche del fronte italiano.
Il giudizio di Fotoforensics
Open aveva contattato, il 14 marzo 2022, il ricercatore forense Neal Krawetz e creatore del sito Fotoforensics. Ecco la sua risposta, già data in un tweet del 2014: «The Nazi flag is fake. The picture is viral and the original was never provided».
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Neal Krawetz ci racconta di come quell’immagine sia stata sottoposta alle analisi dei tool forniti dal sito FotoForensics, in particolar modo tra il 2014 e il 2015, per poi veder diminuire le richieste fino a febbraio 2022, nello stesso periodo in cui Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina. Neal ci fornisce l’analisi di FotoForensics in cui notiamo alcuni elementi presenti nell’area della bandiera.
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Neal ci spiega i motivi del suo giudizio:
la messa a fuoco della telecamera risulta troppo nitida nella bandiera nazista;
risulta incoerente con il piano focale;
la parte rossa della bandiera nell’angolo in alto a sinistra finisce sopra le dita del soldato. L’immagine venne condivisa dal sito russo Radikal.ru (qui), come confermato da Neal Krawetz a Open. Attualmente non risulta più raggiungibile, ma rimane un salvataggio presente su Archive.is.
La bandiera in questione risulta essere quella della “Gioventù hitleriana“, organizzazione giovanile tedesca. Dagli scatti pubblicati nei profili social dei protagonisti, questa bandiera non compare affatto. Al contrario, ne vengono mostrate altre che rimandano al nazismo.
Una tecnica per disinformare
L’immagine è circolata con ulteriori modifiche, sostituendo la bandiera nazista con quella dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk, come dimostra l’analisi del tool di Neal Krawetz. Risulta semplice riscontrare il fotomontaggio, in quanto chi lo ha realizzato si è lasciato dietro due segni evidenti della precedente bandiera.
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Secondo Neal, c’è un motivo che porta a modificare un’immagine come quella già alterata in precedenza. Secondo l’esperto, questa sarebbe una tattica di disinformazione comune:
creare un falso (la foto con la bandiera nazista);
creare un falso del falso (l’immagine sopra riportata) per lanciare una falsa narrativa;
diffondere il dubbio e raccogliere i frutti negli utenti che considereranno almeno una delle due foto reale “per forza”.
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Altri falsi dei falsi che Neal indica a Open sono i seguenti: l’aggiunta della bandiera dell’Isis (qui), la cancellazione della svastica (qui) e la sostituzione della bandiera con quella di Israele (qui).
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(Alterazioni dell’immagine alterata: i falsi del falso).
Sempre secondo Neal, la tecnica della creazione dei falsi dei falsi è tipica dei negazionisti dell’Olocausto: creano foto false che cercano di falsificare ulteriormente, così da poter segnalare i nuovi falsi affermando che tutto quanto non sia mai avvenuto.
La presenza dei neonazisti nella foto
Una delle condivisioni più datate è quella del tweet pubblicato dall’account @MarQa__ il 27 novembre 2014: «Picture of Azov battalion in eastern #Ukraine. Just to show both sides of the medal», mentre conosciamo la fonte certa: venne pubblicata per la prima volta il 18 novembre 2014 dall’account VK di un combattente ucraino, Oleg Penya (Олег Пєня).
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L’autore del post è presente nella foto, è il secondo in alto da destra. Come vedremo in questo articolo, e in quello successivo che segue le vicende dei primi volontari del battaglione Azov, Oleg è un nazista e complottista antisemita convinto.
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Nel suo account VK troviamo alcune foto che lo ritraggono vestito da militare con il simbolo di Azov (partecipò alle operazioni del battaglione dei volontari nel Donbass). Tra queste una dove tiene in mano una bandiera nazista diversa da quella della foto diffusa nel 2014. Non mancano riferimenti al nazismo e alle ideologie di estrema destra (qui, qui, qui, qui e qui).
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Ecco un post del 18 maggio 2017 in cui sostiene che l’Ucraina sia in mano agli ebrei. Non solo, li accusa di voler bloccare il social network VK in Ucraina «presumibilmente con il pretesto di “combattere l’influenza russa”».
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Nello stesso post antisemita, Oleg sostiene che non esista alcuna censura all’interno di VK (se non per contenuti violenti e pornografici) e che lo stesso social non sia controllato dal Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), pertanto ritiene che non possano bloccare i «movimenti rivoluzionari e nazionalisti ucraini», cosa che invece avviene per Facebook con le immagini nazionaliste intolleranti contro gli ebrei. Oleg, nel post, si contesta questi blocchi da parte di Facebook (come quello subito dal suo account), stufo di «ascoltare sciocchezze sull’Unione europea e sulla Nato».
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Una delle tante foto di Oleg con la bandiera nazista, diversa da quella del 2017 che non risulta in nessun altro scatto condiviso nel suo profilo.
Questo ultimo elemento, ossia il disprezzo della Nato, potrebbe essere stato un pretesto per aggiungere la bandiera della Gioventù Hitleriana per “bilanciare” il pensiero dei volontari del battaglione. Il post con la foto è stato eliminato da Oleg, senza fornire una spiegazione del motivo. Risulta strano che l’abbia rimossa per la presenza del simbolo nazista, avendone pubblicate diverse altre. L’unico dettaglio che possiamo notare è la censura dei volti, spesso presente negli scatti pubblicati da Oleg, così come non risultano altre foto con un così vasto gruppo di combattenti associati alla presenza di un simbolo nazista. Molto probabilmente, i volontari combattevano per la stessa causa, ma non tutti erano estremisti di destra e anti Nato come Oleg.
Foto scattata a Mariupol
Tramite l’account di Oleg troviamo una foto che riprende lo stesso edificio dell’immagine diffusa online. Ecco un confronto dove il muro dell’edificio, così come le finestre, risultano simili.
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A fornire una chiara geolocalizzazione è l’account Twitter @Polk_Azov che il 26 aprile 2015 pubblica due foto dove ringraziano una band musicale che si era esibita per il Battaglione Azov. Dove? A Mariupol.
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Ecco tutti gli elementi che coincidono nelle tre foto:
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Oleg si trovava proprio nell’area del Donbass, come effettivamente riporta nel titolo della galleria immagini del suo profilo VK: “Donbass ATO 2014-2015”. Oleg teneva nella stanza una bandiera nazista, ma non quella inserita nella foto di gruppo.
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Oleg e l’attivismo di estrema destra
Oleg fa parte del gruppo paramilitare dei veterani Azov “The National Wives” (“НАЦІОНАЛЬНІ ДРУЖИНИ“), contestato e ritenuto nel 2018 un pericolo per la democrazia del Paese e un pretesto utile per la propaganda russa contro l’Ucraina. Fatto che, per gli aderenti al gruppo paramilitare, non pone alcuna preoccupazione.
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Le foto pubblicate da Oleg insieme al battaglione Azov risalgono al 2015, anno di transizione in cui da gruppo paramilitare è poi entrato a far parte delle unità regolari dell’Ucraina. Come spiega lo stesso Oleg in un’intervista rilasciata nel 2014, non gli è possibile arruolarsi nelle forze regolari ucraine per via della sua fedina penale. C’è un altro simbolo presente nelle foto di Oleg, presente in una bandiera nera (qui sotto), e che non è propriamente quello di Azov.
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La bandiera nera con il simbolo presente anche in quello di Azov, il quale riporta le lettere IN di “Idea Nazione” (dove “Nazione” si pronuncia “Natsia” finendo per somigliare a “Nazi”) già usata dal 2005 dall’organizzazione ultranazionalista “Patriot of Ukraine” (disciolta nel 2014), riguarda un’altra formazione di cui Oleg fa parte: il movimento politico dei Nazionalsocialisti autonomi di Zhytomyr (Автономні націонал соціалісти Житомира) contrario al governo Poroshenko (lo definiscono “un bastardo morto”).
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L’antisemitismo, anche in questo gruppo, risulta estremo a tal punto da ritenere l’Ucraina in mano agli ebrei. Nell’immagine del 2015 sotto riportata non vediamo solo Putin con un colpo alla testa, ma anche alcuni politici ucraini del periodo identificati come ebrei (o collegati a Israele).
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Come possiamo vedere da questo post condiviso del 2014, il gruppo neonazi e antisemita di cui Oleg fa parte ha espresso il proprio disgusto per chi ha vinto le elezioni del 2014. Nella foto sottostante il Presidente ucraino Poroshenko e la cantante Ruslana (vincitrice dell’Eurovision del 2004).
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Oleg, di fatto, è la dimostrazione della presenza di nazisti all’interno del battaglione Azov formato dai volontari, ucraini e stranieri, che hanno lottato contro la prima invasione russa in Ucraina. Come abbiamo spiegato nel precedente articolo, è assolutamente vero che gli estremisti di destra combattevano tra le file di Azov, ma ciò che bisogna raccontare è come questi personaggi abbiano in realtà tentato di conquistare il potere e come, una volta fallita l’operazione, abbiano operato contro i governi successivi a quello del filorusso Janukovyč.
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alla prossima....;-)
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maxciti · 2 years ago
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I fratelli di Serapione (tomo 1) di E.T.A. Hoffmann
I fratelli di Serapione (tomo 1) di E.T.A. Hoffmann
È il momento di recensire un megavolume edito da Orma – I fratelli di Serapione –, letto con una certa fatica – soprattutto in posizione orizzontale – scritto con un carattere 10 o 11 (e le note in corpo 8) e che costituisce il volume quinto della la collana “Hoffmanniana”, dedicata ad uno dei miei miti personali: Ernest Theodor Amadeus Hoffmann. Il volume – primo tomo del volume completo –…
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mayolfederico · 3 years ago
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Else Lasker-Schüler / Marianne Breslauer ~ Giochi d'infanzia
Else Lasker-Schüler / Marianne Breslauer ~ Giochi d’infanzia
Marianne Breslauer, Untitled (Annemarie Schwarzenbach in her car and some gypsy children), Pyrenees 1933 Dopo scuola ci trovavamo sul prato e là c’erano delle assi poste di traverso una sull’altra. Due miei compagni di gioco si sedevano sull’estremità del dondolo. Will Himmel e io invece salivamo sull’alto cavalluccio di legno su per aria. I due di fronte poi volavano improvvisamente in su,…
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Recensione: "Alessandro. Romanzo dell'utopia" di Klaus Mann
Recensione: “Alessandro. Romanzo dell’utopia” di Klaus Mann
ENGLISH REVIEW: HERE Buongiorno a tutti sono Elena e vi ringrazio di essere su Life is like a wave who rises and falls. Oggi vi parlo del romanzo: Alessandro. Romanzo dell’utopia (Alexander. Roman der Utopie) di Klaus Mann Traduzione di Gianni Bertocchini Prefazione di Jean Cocteau e Postfazione di Gianni Bertocchini Il Nuovo Melangolo, 2005 ISBN: 978-8870185799, 213 pag. «Si può…
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superfuji · 4 years ago
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L'eroe Mussolini e gli immigrati assassini: i fascio-fumetti invadono le scuole
La propaganda nera arriva dalla Germania sotto forma di vignette, graphic novel, opuscoli e libri animati pubblicati dalla galassia degli editori d'ultradestra: amministrazioni e assessori soprattutto di FdI li donano a istituti e biblioteche
C'E' LA CARICA dei tagliatori di teste al grido di “hail!”, che sostituisce, rievocandolo, il saluto hitleriano “heil”. C’è l’immigrato assassino che brandisce un machete insanguinato: lo stesso sangue grondante da un coltello impugnato dal solito uomo di colore che, nella narrazione fumettistica, rappresenta il male della società. C’è Mussolini raccontato come un eroe e c’è la ricostruzione fantasiosa e apologetica - in chiave martire-valoroso -, dell’uccisione a Dongo di Alessandro Pavolini, ultimo segretario del Partito fascista e comandante delle famigerate Brigate Nere. Sospesi tra realtà e finzione. Pieni di slogan e santini propagandistici, rimandi nostalgici, simboli del neofascismo e del neonazismo (rappresentati quasi sempre da personaggi “veri”, realmente esistiti e entrati nel pantheon dei camerati). Sono i fumetti dell’estrema destra. Scie, vignette, graphic novel, opuscoli, libri “animati”. Pubblicati da case editrici vicine, o collegate, in alcuni casi diretta emanazione di movimenti politici della galassia nera. Alcuni dei quali già sotto inchiesta e attualmente alla sbarra.
Controcultura nera
Un’operazione di “controcultura” in risposta al racconto mainstream. Che si snoda soprattutto tra Italia e Germania, ed è rivolta – ovviamente - alla platea dei giovani. Giovani delle scuole, anche. A cui – grazie all’iniziativa di amministrazioni comunali, sindaci, assessori, deputati – questi fumetti vengono regalati. L’elenco degli ultimi casi italiani ci porta a Ascoli Piceno. Su input del sindaco di FdI Marco Fioravanti, per il Giorno del Ricordo 2021, il Comune ha comprato e donato agli studenti della provincia il libro “Foiba Rossa. Storia di un’italiana”, dedicato a Norma Cossetto. Il volume è pubblicato da Ferrogallico, casa editrice di fumetti legata a doppio filo all’estrema destra: tra i soci fondatori (2017) figurano due esponenti di Forza Nuova (Marco Carucci, ex portavoce milanese, e Alfredo Durantini), e il cantautore “non conforme” Skoll, nome d’arte di Federico Goglio. A distribuire i volumi di Ferrogallico oggi è Altaforte, la casa editrice del dirigente-picchiatore di CasaPound Francesco Polacchi, pregiudicato per violenze come alcuni dei suoi autori, e anche proprietario del marchio di moda Pivert, nonché editore del Primato Nazionale, la testata (carta e on line) dei “fascisti del terzo millennio”. Sulle pagine del periodico di CPI trovano spazio pure i fumetti. Un esempio: la lenzuolata intitolata “Il paese normale, fatti e cronache di ordinaria integrazione”. Un collage di notizie di crimini commessi da immigrati ruota intorno al disegno di un coltello stretto in una mano dalla pelle scura.
Soldi pubblici e casse fasciste
Torniamo a Ferrogallico e al caso Ascoli Piceno. La stessa scelta di parlare del Giorno del Ricordo attraverso il fumetto su Norma Cossetto è stata assunta anche da altre amministrazioni: due anni fa, tra le prime, l’assessore all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan, di FdI, poi esibitasi in Faccetta nera ospite di una trasmissione radiofonica. Seguirono Regione Piemonte, Pavia - sempre su proposta di una consigliera del partito di Giorgia Meloni, Paola Chiesa, che distribuì personalmente il libro - , ed altri Comuni. Il tutto, tra prevedibili e incandescenti polemiche. Anche perché si tratta di soldi pubblici che finiscono dritti nelle casse di case editrici collegate a gruppi e movimenti dichiaratamente fascisti. Andiamo avanti. Sorvolando sul fumetto (sempre targato Ferrogallico) dedicato alla vita di Nino Benvenuti, esule istriano, si può ricordare un altro caso: due anni fa l’amministrazione di Verona decide di regalare alle scuole e alle biblioteche comunali il libro a fumetti pubblicato nel 2017 (l’editore è sempre lo stesso) che racconta la storia di Sergio Ramelli, giovane membro del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 a Milano da militanti di Avanguardia Operaia, e diventato, da allora, uno dei simboli del neofascismo.
"Immigrato criminale"
Come funziona la propaganda del fumetto nero? Da dove nasce? Chi c’è dietro questa editoria che punta su leggerezza e immediatezza per veicolare messaggi nostalgici e revisionisti? Alla base dell’ombra lunga, che trova il suo terminale nei politici che ricoprono ruoli decisionali nelle istituzioni (Ferrogallico è stata sdoganata con incontri convocati in Camera e Senato da politici di FdI e Lega), c’è una strategia di diffusione mirata a entrare in contatto coi più giovani. Che utilizza stile e modalità narrative particolari. Come spiega Emilio Cirri ne “Lo spazio bianco – nel cuore del fumetto”, queste opere “sono accomunate da alcuni elementi ricorrenti. Da una parte abbiamo la forma artistica e narrativa. Si usa uno stile realistico per dare al contenuto un effetto ‘storicamente corretto’. Uno stile spesso rigido e sgraziato, minato da errori di anatomie e prospettive, più attento a creare immagini da usare per la propaganda”. In molti fumetti spiccano immagini di stupri e uccisioni “per creare un macabro effetto shock”. Nei dialoghi nelle vignette – spiega sempre Emilio Cirri - c’è una “prosa pomposa e retorica allo sfinimento, con dialoghi lapidari utili solo per trasmettere una tesi preformata e una definizione macchiettistica dei personaggi, sia quelli ‘buoni’ sia quelli ‘cattivi’”. Altri esempi. Graficamente, diciamo, border line. La copertina di ‘Adam – una storia di immigrazione’. E’ la graphic novel del giornalista Francesco Borgonuovo uscita sempre per Ferrogallico. Suona come un inno splatter alla tesi sovranista immigrato uguale criminale. Qui non è tanto importante ricordare che l’autore è ospite abituale a eventi e convegni organizzati da gruppi neofascisti e anche di ispirazione neonazista (vedi Lealtà Azione). Più interessante è interpretare la presentazione che Ferrogallico propone dei propri fumetti. “Ostinati e contrari”. Con un presunto obiettivo: portare alla luce “storie taciute su cui grava il velo di silenzio del conformismo culturale e del politicamente corretto”.
Quelle che avete appena letto sono le classiche parole d’ordine esibite dalla narrazione neofascista in questo mezzo secolo di storia: dagli anni ��70 ad oggi. Sono anche gli slogan che rimandano a quello che oggi si può considerare un laboratorio privilegiato della fumettistica di estrema destra. La Germania. E’ da lì che rimbalza, in Italia, il fenomeno. Per raccontare la mappa tedesca delle strisce apologetiche e revisioniste, delle graphic novel inneggianti alle SS e quelle che affondano nella propaganda omofoba e anti-immigrati, conviene partire da Hydra Comics. Che è diventato un caso politico. Andiamo con ordine. Ai lettori e agli appassionati della Marvel il nome Hydra non suonerà affatto nuovo: è la denominazione di una fittizia organizzazione terroristico-sovversiva, nata come società segreta, che compare nei fumetti americani Marvel Comics nel 1965. Gli spietati agenti di Hydra puntavano a istituire un nuovo ordine mondiale di stampo nazionalsocialista. Il loro motto? “Taglia una testa, altre due penderanno il suo posto”.
Sassonia ultranazionalista
Dresda, Sassonia. Un luogo a caso? No. E’ nel capoluogo del Land divenuto tristemente celebre negli ultimi anni per la nascita e l’attività violenta di gruppi di estrema destra e neonazisti che nasce Hydra Comics. Il fondatore è Michael Schafer, ex politico della Cdu poi passato a NPD e per anni dirigente dei Junge Nationaldemokraten (JN). Chi finanzia la creazione di Hydra? I destrissimi Movimento Identitario (Identitäre Bewegung) e Ein Prozent. Islamofobici, nemici dell’immigrazione e del multiculturalismo, oppositori dei diritti Lgbt. Parliamo di movimenti che non rifiutano angolazioni nostalgiche e neonaziste. Come Pegida, anche questa made in Sassonia. Nell’opera di proselitismo mediatico di queste formazioni, in particolar modo tra i giovani, oltre a cortei, presidi, manifestazioni no-vax, giocano un loro ruolo anche i fumetti.
Venticinque febbraio scorso: il caso Hydra balza alle cronache. Sulla pagina Fb di Comixene, importante rivista tedesca dedicata al fumetto, il direttore in persona fa, di fatto, da cassa di risonanza alla nascita di Hydra: prendendo formalmente le distanze dalla pubblicazione su un numero di Comixene della notizia del lancio della casa editrice nera, e invitando a indagare sulle sue origini segrete, nella pratica le offre un graditissimo spot. Comixene – come racconta sempre “Lo Spazio bianco – il cuore nel fumetto” - viene travolto da critiche durissime. Per altro: chi siano e cosa pubblichino quelli di Hydra Comics è già noto. Strisce e vignette con riferimenti ai “veri patrioti”, simbologia delle “squadre di salvaguardia” (SS) naziste, agenti segreti al servizio del popolo. Gli eroi Marvel Capitan America e Superman decontestualizzati. “Siamo aperti a tutti quegli autori che nel panorama odierno non trovano un posto in cui pubblicare” – spiega Hydra. “Opere non conformi, anche provenienti dall’estero” in difesa di quei lettori e quegli artisti che si sentono “limitati da un settore in cui l’ideologia viene prima del talento”. Intorno al progetto editoriale Hydra e alla sua lotta alla “dittatura del buonismo” si muovono artisti tedeschi della scena dell’estrema destra: il writer Wolf PM (che usa caratteri calligrafici di epoca nazista) e Remata’Clan dalla Turingia.
Asse Roma-Berlino-Tokyo
In Germania – dopo una lunga scia di violenze, molte delle quali avvenute proprio in Sassonia, e dopo la strage terroristica di Hanau del 21 febbraio 2020 – si è riaperto il dibattito sull’estremismo di destra. I servizi segreti hanno messo sotto sorveglianza AfD perché considerato un movimento pericoloso per la democrazia. AfD. Hydra. Link che si riattivano. Ci sono fumetti, in Germania, partoriti e pubblicizzati dagli stessi partiti. Tra il 2017 e il 2018 sulla pagina della sezione AfD di Berlino sono stati pubblicati sette racconti intitolati “Emilia and friends”. L’autore? Il caposezione Georg Pazderski. Protagonista dei racconti è, appunto, Emilia, una ragazza dalle sembianze di uccello, sostenitrice di AfD che difende le posizioni più estreme del partito contro una società fatta di crimini. A chi è ispirato, per la sua striscia ultranazionalista, Pazderski? Agli omologhi austriaci dell’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), partito di estrema destra austriaco il cui leader, Heinz Christian Strache, in questi anni è stato protagonista, a sua volta, di numerose vignette che lo immortalavano come un supereroe in lotta contro i mali della società liberale e globalista. Intorno a super Strache, un florilegio di riferimenti, diretti e indiretti, al nazismo e alle rune che ne hanno caratterizzato la deriva esoterica. L’elenco dei fumetti tedeschi finiti sotta accusa è lungo e fornito. Si è molto parlato, tra gli altri, di Der Vigilant. L’eroe qui – in un paradosso perfetto - è un vendicatore solitario che protegge il popolo da un partito dittatoriale ecologista. L’editore che ha dato alle stampe il fumetto si chiama Eric Zonfeld (Zonfeld-Comics). E’ noto per la pubblicazione di romanzi giovanili xenofobi, razzisti e attraversati da continui richiami al nazismo. Libri il cui contenuto – vari esposti sono finiti sul tavolo Tribunale di Colonia - “stimola l’odio razziale, glorifica o minimizza le idee del Nazionalsocialismo, glorifica i membri delle SS e discrimina gli omosessuali”. Il bisogno continuo di additare un nemico da combattere e annientare; la mitizzazione dei regimi e della razza; l'avversione verso gli "invasori” colpevoli di rovinarla. Dalla Germania all’Italia, sotto traccia, lavora la fabbrica del fumetto. L’ultimo prodotto Hydra Comics è dedicato all’artista giapponese Yukio Mishima, ultranazionalista adottato come feticcio dalle destre europee. Chi ha realizzato la nuova striscia? Semplice: Ferrogallico, l’etichetta editoriale dei fascisti di Forza Nuova distribuita dai fascisti di Altaforte-CasaPound. Siamo in tempo di pace, ma nella graphic novel si rinsalda l’asse Roma-Berlino-Tokyo.
di Paolo Berizzi - la Repubblica
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abatelunare · 1 year ago
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- La gioventù cessa insieme con l'egoismo, la vecchiezza ha inizio con la vita vissuta per gli altri. (Hermann Hesse, Gertrud).
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pier-carlo-universe · 24 days ago
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"Quando ogni speranza è perduta" di Alexander Hartung: un thriller avvincente nel cuore dell'oscurità. Recensione di Alessandria today
Il terzo volume della serie dedicata al commissario Jan Tommen, intitolato "Quando ogni speranza è perduta", si presenta come un thriller mozzafiato firmato da Alexander Hartung e tradotto in italiano da Claudia Acher Marinelli.
Un caso intricato per Jan Tommen: tra verità nascoste e pericoli incombenti Il terzo volume della serie dedicata al commissario Jan Tommen, intitolato “Quando ogni speranza è perduta”, si presenta come un thriller mozzafiato firmato da Alexander Hartung e tradotto in italiano da Claudia Acher Marinelli. Pubblicato da Amazon Crossing, il libro conferma la maestria narrativa di Hartung…
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gregor-samsung · 1 month ago
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" [Q]uella notte e quel mattino freddo, lì, fra di noi e in mezzo ai libri, in quella gelida atmosfera dell’alba nella quale i sentimenti si lasciavano plasmare liberamente in pensieri e i pensieri si lasciavano plasmare liberamente in sentimenti, perché proprio questa è la più perfetta delle magie: trovarsi insieme in un momento in cui l’esistenza è sopportabile… non so se fu per la stanchezza dopo lo spettacolo o per la follia prima del crepuscolo o per la follia e la stanchezza dopo lo spettacolo e prima del crepuscolo, comunque in quella notte gli elementi dissolutori e distruttori presenti nella nostra famiglia sembravano tenuti a freno in maniera raffinatissima, tanto da far credere che tutte le cose potessero esistere e avessero legittimità di esistere solo se erano nella verità…
si badi bene, all’improvviso tutte le persone che erano in casa sentirono la quiete che regnava in casa come una pura quiete presente in casa, era tolto loro ogni senso di orrore, di raccapriccio. Un gruppo di persone, il cui scopo entro la natura di quella casa era la malvagità più immediata, si trovava improvvisamente privo dei propri strumenti e, grazie all’effetto eccitante dello spettacolo (probabilmente una composizione geniale!), vedeva trasformarsi una giornata filosofica e insopportabile in una giornata non-filosofica e sopportabile! Quella mattina in cui per la prima volta percepii in me l’autunno, un autunno diverso sia in me che negli altri… quella mattina, guardandoci dentro, all’improvviso abbiamo potuto intravedere in noi stessi l’autunno di quell’anno (ognuno il proprio autunno), grazie allo stato di eccitazione prima dello spettacolo e durante lo spettacolo, dopo lo spettacolo abbiamo intravisto dentro di noi la quiete dell’autunno, la geometria dello spegnersi della natura esteriore contemplata attraverso la geometria interiore». "
Thomas Bernhard, Perturbamento, a cura e con un saggio di Eugenio Bernardi, Adelphi (collana Gli Adelphi N° 83), 2024¹¹; pp. 131-132. (Corsivi dell'autore)
[Edizione originale: Verstörung, Insel Verlag, Frankfurt am Main, 1967]
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abr · 2 years ago
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Ripubblica offre squarci della tipica narrativa aristo-minculpop : voi pezzenti locali delle periferie dovete stà zittiebboni con le #risorse, che tanto degradati e depravati eravate anche da soli, che cavolo vi cambia? L'unica cosa che conta è che le puzze e gli schiamazzi non sfiorino Martha's Vineyard come Capalbio.
Stesso approccio ribaltato rispetto alla realtà di Ripubblica ha guarda caso il suo referente politico, il lunare Letta: ulula l'antieuropeismo di Salveneehh, perché ha osato chiedere le dimissioni della Baronessa tedesca che "in caso vi sistemiamo noi".
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corallorosso · 4 years ago
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Cospirazionisti, QAnon, neonazisti e fascisti: anche in Europa è allarme "nero" (...) Molto interessante è la “radiografia” di questa crescita fatta da Carlotta Rinaudo su affarinternazionali.it: “In Germania – rimarca l’analista - QAnon ha raccolto più di 200.000 seguaci, mescolandosi alla narrativa del partito di estrema destra tedesco, l’AfD. Inoltre, QAnon è stato accolto a braccia aperte anche dal Reichsbuerger, un gruppo proto-nazista che ritiene che l’attuale Repubblica Federale Tedesca sia uno Stato fantoccio, e che la vera Germania sarebbe quella del Terzo Reich di Hitler. L’incontro tra QAnon e il Reichsbuerger ha prodotto nuove credenze: Trump starebbe per liberare la Germania dal ‘finto governo’ di Angela Merkel. Durante le proteste anti-lockdown di agosto a Berlino, di fianco a bandiere della Germania Imperiale sono comparsi cartelli con su scritto ‘Please, Mr President, make Germany great again“. Firmato, QAnon. Una delle più celebri teorie del complotto di QAnon sostiene che l’élite politica americana starebbe trafficando bambini per estrarre il loro sangue e creare un elisir di lunga vita. Questa teoria ha trovato un terreno particolarmente fertile nel Regno Unito, dove il popolo di Sua Maestà è già da tempo indignato da frequenti casi di pedofilia diffusi tra le celebrità britanniche. In poco tempo, realtà e finzione si sono mescolate. Oggi, molti britannici sostengono che Boris Johnson starebbe aiutando Donald Trump nel combattere questa élite politica che cerca l’elisir di lunga vita, e gruppi come Facebook Freedom For The Children UK hanno attirato più di 13.000 membri. Purtroppo, questo non ha fatto che complicare il regolare lavoro di quelle istituzioni legittime che tutelano i bambini da crimini reali. In Italia - prosegue Rinaudo - hanno preso piede le teorie cospirazioniste che vorrebbero Bill Gates creatore del coronavirus . La teoria si è diffusa a seguito di un video Youtube pubblicato da un account QAnon con 17.000 seguaci. Intanto, in Australia e in Nuova Zelanda c’è chi scrive su Telegram che i democratici avrebbero fatto ammalare di Covid migliaia di cittadini anziani per rubare le loro identità e votare al loro posto”. (...) Secondo l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione, agenzia di sicurezza interna tedesca, circa 12.700 estremisti di estrema destra sono “orientati alla violenza”. E la radicalizzazione sta avvenendo in modo sempre più rapido, grazie alle comunicazioni online. Proprio la scorsa settimana, la polizia tedesca ha smantellato una cellula terroristica che stava presumibilmente pianificando di scatenare in Germania “uno stato di guerra civile”, commettendo attacchi a politici, richiedenti asilo e musulmani. (...) Oltre alla Germania, tra i Paesi in cui il neonazismo ha trovato terreno fertile ci sono soprattutto la Scandinavia e gli ex sovietici: ‘Il fenomeno del salto militare, con i campi di addestramento in Russia, sta crescendo - spiega Øyvind Strømmen, analista di Oslo, esperto di movimenti di estrema destra -. Sembra di assistere allo stesso processo che si osservò durante la guerra nei Balcani. Negli Anni 90 era lì che si addestravano i miliziani dell’ultradestra, oggi c’è l’Ucraina. (...) L’estrema destra, poi, secondo Europol ha spesso legami transnazionali. Il citato gruppo olandese Pegida, ad esempio, mantiene rapporti con le organizzazioni sorelle in Germania, Belgio e Regno Unito. Lo stesso fanno, poi, il gruppo austriaco Identitäre Bewegung, quelli portoghesi Blood and Honour, Portugal Hammer Skins e Nova Ordem Social, e diversi gruppi di estrema destra della Polonia. Se non è allarme “nero” questo... Umberto De Giovannangeli
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maxciti · 3 years ago
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Specchi neri di Arno Schmidt
Specchi neri di Arno Schmidt
Specchi neri di Arno Schmidt è un libro scritto nel 1951 ed è «il pannello conclusivo del trittico Nobodaddy’s Kinder». Scritto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, narra di un paese reduce da una sconfitta non soltanto militare ma soprattutto epocale e di civiltà e lo trasfigura in una terra che – insieme al resto del mondo – ha subito un attacco atomico, lasciando a vivere sulla…
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pangeanews · 5 years ago
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Quando Mick Jagger e David Bowie si appropriarono di “Arancia meccanica”. Storia di un romanzo sfuggito al controllo del suo autore
Un testo con la “fedina penale” sporca. È difficile separare il romanzo di Anthony Burgess del 1962, Arancia Meccanica, con la notorietà acquisita dall’adattamento cinematografico di Stanley Kubrick del 1971. La brutale rappresentazione del delinquente Alex e della sua banda che violentano e saccheggiano la futuristica Londra sulle note di Elgar, di Purcell e della nona sinfonia di Beethoven, faceva parte della nuova violenza cinematografica emersa dopo un allentamento della censura avvenuto a fine anni ’60. Subito dopo l’uscita, l’incriminazione di un quattordicenne accusato di omicidio colposo alludeva all’influenza di Arancia Meccanica sul crimine. Il film è stato inoltre collegato a un altro omicidio adolescenziale e a uno stupro di gruppo, poiché si riteneva venissero recitate scene del film. Corroso da una forte pressione, il regista ha ritirato il film dalla circolazione nel Regno Unito, e ha osservato questo divieto con severo vigore giuridico fino alla sua morte, avvenuta nel 1999. Si poteva vedere il film solo in proiezioni illegali o, in seguito, per 27 anni, su copie video abusive. Per tutto quel tempo, Arancia Meccanica ebbe il fremito di ciò che turba, una implacabile suggestione.
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Burgess detestava il film (come Stephen King detestava ciò che Kubrick aveva fatto a Shining). Burgess pensava che Kubrick avesse completamente frainteso la premessa del libro. Ma già dai primi anni ’70, l’autore deve aver iniziato a capire che la lettura errata del libro gli avrebbe garantito, per paradosso, l’unica narrativa intramontabile in una ricca e variegata carriera editoriale. Già Mick Jagger dei Rolling Stones (una band che Burgess disprezzava quasi quanto i Beatles) aveva espresso interesse per le riprese cinematografiche del libro. Burgess ha riportato che Jagger era apparso come la “quintessenza della delinquenza”. David Bowie si appropriava di elementi del libro per i suoi spettacoli teatrali fino al 1971. Eppure questa era la cultura pop che il conservatore ed elitario Burgess intendeva castigare. Il modo in cui la lingua e l’iconografia del libro continua a saturare la cultura popolare oggigiorno, avrebbe davvero spaventato l’autore.
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Origini e primi contesti. Arancia Meccanica ha le sue origini in un orribile incidente durante la Seconda guerra mondiale, quando la moglie di Burgess, Lynne, fu aggredita e violentata da quattro disertori americani a Londra durante un’incursione aerea nel 1940. Il romanzo è ambientato in un futuro distopico – genere che ribalta la lunga tradizione dell’utopia idealizzata e che sarebbe potuto nascere solo durante le atrocità del XX secolo. L’immediato futuro è presentato in una città triste e anonima in cui le bande di giovani vagano alla ricerca di possibilità di “ultra-violenza”; pertanto l’opera tratta di una serie di ansie postbelliche.
La superficie del mondo che è rappresentata contiene echi di 1984 di George Orwell, con il suo sistema sociale per blocchi abitativi standard in rovina, uniforme, vagamente comunista con rigide politiche sociali. Al contrario della rappresentazione del controllo totalitario di Orwell, Burgess riprende il discorso sulla delinquenza giovanile e sul collasso generazionale tipico del panico morale che conquistò la stampa e i politici negli anni ’50. Mentre gli Stati Uniti erano preoccupati per i giovani cittadini che indossavano lo zoot suit e per le bande di motociclisti che creavano disordini sociali, l’Inghilterra aveva cresciuto i Teddy Boys e gli scontri perenni tra Mod e Rocker. Sociologi e psicologi hanno ampiamente discusso di cosa significassero queste rivolte: questi furono i primi sintomi dell’eruzione della cultura giovanile degli anni ’60, in cui Arancia Meccanica prosperò inaspettatamente, poiché non solo derise la conformità socialista, ma anche le indulgenze delle democrazie occidentali liberali.
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Teologia di fronte alla questione criminale. In effetti, nonostante la sua reputazione, il nucleo del libro è in realtà un dibattito religioso piuttosto serio sul destino dell’anima nella modernità del dopoguerra. A differenza degli inquietanti e ambigui pensieri cattolici obsoleti di Graham Greene, Arancia Meccanica è un’opera relativamente ortodossa e incontestabile. Questo è un didattismo che sorge spesso con i generi di utopia e distopia.
La figura centrale, il delinquente Alex, è una creatura bestiale che vediamo nella sua ostentazione immorale nella Prima parte. Alex è propriamente malvagio per Burgess, non è mai scusato come prodotto del suo ambiente. Nella Seconda parte, Alex viene imprigionato e scelto come soggetto sperimentale per un nuovo trattamento, la “cura Ludovico”, progettata attraverso tecniche di ipnosi e condizionamento per cancellare la sua capacità di commettere un crimine. Questo materiale si basa sulle teorie comportamentiste dello psicologo Burrhus Frederic Skinner, allora molto in voga. Come gli esperimenti di Ivan Pavlov sui cani nell’Unione Sovietica negli anni ’20, Alex è addestrato ad associare nausea e disgusto ai sentimenti violenti e sessuali: questo correggerà la sua devianza sociale. Eppure per Burgess, questo avviene solo per forzare l’anima. L’autore attacca la teoria del comportamento per la sua mancanza di interesse per i sentimenti dell’uomo, la vita personale, l’anima. Il comportamentismo, come suggerisce il nome, è interessato solo all’atto esterno, considerando l’interiorità come un semplice errore di proiezione psicologica. Mentre gli psichiatri di Alex vengono derisi, Burgess ha poca pazienza con i liberali che difendono i diritti umani. Alex viene liberato come cittadino modello alla fine della Seconda parte, solo per essere umiliato e tormentato dalle complete restrizioni che la moderna scienza comportamentale ha posto sulla sua anima.
In un saggio che Burgess ha scritto per The Listener nel 1972, l’autore ha messo in rilievo l’assenza di teologia nell’adattamento cinematografico fatto da Kubrick. Burgess ha sostenuto con forza che il comportamentismo era “in termini di etica giudaico-cristiana, e che Arancia Meccanica cerca di esprimere… un’eresia grossolana”. “Il desiderio di diminuire il libero arbitrio”, ha concluso lo scrittore, “è, dovrei ritenere, il peccato contro lo Spirito Santo”. Nella Terza parte la cura Ludovico viene ribaltata, ma questa non è una celebrazione dell’umanesimo liberare sul socialismo. Per Burgess quello che conta è la scelta morale e infine teologica di Alex se essere un criminale o meno. Che la prima edizione americana abbia eliminato l’ultimo capitolo, in cui Alex rinuncia alla violenza, ha danneggiato la narrazione teologica di Burgess mettendo in rilievo soltanto i timori della giovinezza non redenta. E questo è un altro esempio molto importante in cui Burgess ha perso il controllo del suo testo.
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Inventare la lingua: il Nadsat. Da quando il romanzo è stato oggetto di studio, il suo significato religioso è stato trattato a stento. In parte, ciò è dovuto al fatto che l’elemento più sorprendente di Arancia Meccanica sono le sue innovazioni linguistiche, e non i dibattiti filosofici. La lingua di strada di Alex e dei suoi ‘droog’ è scritta in un gergo inventato che deriva principalmente da influenze del cockney e della lingua tedesca, ma principalmente da quella russa (droog = amico, deng = denaro, veck = uomo, viddy = vedere e nadsat stesso, che qui significa adolescente, richiama l’uso del suffisso inglese “-teen” che sta per teenager). Burgess disse di aver sentito per caso la frase “un’arancia meccanica” in un pub dell’East End di Londra e pensò che catturasse perfettamente la collisione tra anima umana e controllo cibernetico.
L’esperimento nel linguaggio futuro non è radicale come La veglia di Finnegan di James Joyce (un libro che Burgess ha ammirato, studiato e desiderato emulare con le sue abilità di poliglotta), ma ha effetti più alienanti sul lettore rispetto alla Neolingua di Orwell in 1984, chiaramente uno dei modelli per pensare a come il linguaggio possa influenzare la trasformazione sociale e politica. Il lettore di Arancia Meccanica deve lavorare sodo per mettere insieme il significato in base al contesto. L’introduzione di un romanzo linguistico è una tattica comune di diffamazione nella fantascienza. Questo è forse il motivo per cui è stato criticato così fortemente, tanto che nella prima edizione americana è contenuto in fondo al libro un elenco di traduzioni: ha reso le cose troppo facili.
Attraverso la scelta del russo, Burgess suggerisce che il futuro, dal 1962, avrebbe potuto essere più sovietico che socialista, o che almeno i giovani si sarebbero rivolti al fascino di una completa rivoluzione sociale. In una certa misura, ha avuto ragione, dato che il dominio del partito conservatore in Gran Bretagna terminò nel 1964 e gli studenti radicali si ribellarono contro l’establishment nel 1968 in tutta l’Europa occidentale.
L’uso del Nadsat era di nuovo qualcosa che Burgess non poteva necessariamente controllare o prevedere. Nel 2016, uno dei brani dell’ultimo album di David Bowie, “Girl Loves Me”, è composto principalmente nella lingua inventata in Arancia Meccanica. Se si ascolta attentamente, viene il sospetto che si riesca a sentire in sottofondo il suono di Anthony Burgess che si rivolta a poco a poco nella tomba.
Roger Luckhurts
*L’articolo è pubblico sul sito della British Library come “An introduction to A Clockwork Orange”; la traduzione è di Caterina Rosa
L'articolo Quando Mick Jagger e David Bowie si appropriarono di “Arancia meccanica”. Storia di un romanzo sfuggito al controllo del suo autore proviene da Pangea.
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