#Letteratura Tedesca
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abatelunare · 2 years ago
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Il caldo era un po' afoso ma non opprimente: come un morbido braccio di donna s'appoggiava delicatamente alle ombre e riempiva il respiro con il profumo d'invisibili fiori (Stefan Zweig, Quattro storie della prima esperienza).
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Fuori continuano a sfilare, genitori e bambini. Ma perché diavolo B è venuto a trovarmi? “Perché non sfili anche tu?” chiedo. “È pure il tuo dovere.” Sogghigna. “Mi sono dato ammalato.” I nostri sguardi s’incontrano. Ci capiamo, dunque? “Non ti tradirò,” dico. “Lo so.” Che cosa sai? penso. “Non mi piace più sfilare e neppure mi va questa storia del comando. Il primo venuto ti riempie la testa di urla semplicemente perché ha due anni più di te. E quei discorsi... sempre gli stessi, pure stupidaggini.” Non posso fare a meno di ridere. “Spero che sarai il solo, in classe, a pensare così.” “Oh, no, siamo già quattro.” “Quattro di già? Da quando?” “Ricorda, professore, quando ha parlato dei negri, in primavera, prima di partire per il campo? Abbiamo tutti firmato che non la volevamo come professore, ma io l’ho fatto dietro comando. Perché lei aveva ragione, naturalmente, per i negri. E poi ce ne sono stati altri tre che si sono espressi nello stesso modo.” “Chi?” “Non lo posso dire, è proibito dal nostro codice.” “Quale codice?” “Abbiamo formato un club. Vi aderiscono altri due, ma non del liceo. Uno è apprendista fornaio, l’altro è un fantino.” “Un club?” “Sì, ci riuniamo settimanalmente, e leggiamo tutto ciò che è proibito.” “Ah, ah!” Che cosa diceva Giulio Cesare? Di nascosto si legge, ma soltanto per riderne. Il loro ideale è il dileggio. Andiamo verso tempi freddi. Domando a B: “Allora vi riunite per ridere di tutto, eh?” “No, l’ironia è severamente proibita dal paragrafo 3. Sì, ci sono dei ragazzi che ridono di tutto, per esempio T, ma noi non siamo di quelli, ci riuniamo per discutere su quello che abbiamo detto.” “E poi?” “E poi parliamo del mondo come dovrebbe essere.” Ascolto. Come dovrebbe essere? Guardo B e rivedo Z. Dice al presidente: “Il professore parla del mondo come dovrebbe essere, non come è.” “
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Ödön von Horváth, Gioventù senza Dio, traduzione di Bruno Maffi, Bompiani, Milano 2003. (Libro elettronico)
[ 1ª edizione originale: Jugend ohne Gott, Amsterdam, 1937 ]
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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Lettera al padre di Franz Kafka: Un conflitto interiore universale. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nella psiche di uno scrittore geniale attraverso il rapporto con il padre.
Un viaggio nella psiche di uno scrittore geniale attraverso il rapporto con il padre. Introduzione all’opera:Scritta nel novembre del 1919, Lettera al padre di Franz Kafka è una confessione intima e profonda che mai giunse al destinatario. In questo testo, Kafka non solo svela i contorni del suo tormentato rapporto con il padre Hermann, ma si immerge in una riflessione universale sul senso di…
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semiamilasciamiandare · 5 months ago
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Nell'inoltrarsi nella vita ci si fa illusioni, ma la vita non illude mai.
— Johann Wolfgang Goethe, Le affinità elettive
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mayolfederico · 1 year ago
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Peter Weiss ~ Resistenza e precarietà della letteratura
Peter Weiss, Menschen in der Strassenbahn I und II Guardando quei miei oggetti cercavo una forza che resistesse al senso d’estraneità che veniva dal di fuori della stanza. Ritornato a Stoccolma conservai il mio impiego come disegnatore di motivi per la fabbrica impegnandomi fornire ogni settimana una determinata quantità di lavoro. Nella mia nuova stanza che si trovava in una casa d’affitto…
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diceriadelluntore · 29 days ago
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Storia Di Musica #356 - Lou Reed, Berlin, 1973
L'ultimo libro del 2024 è stato lo strepitoso Kairos di Jenny Erpebeck, ambientato nella Berlino Est a fine anni '80, tra gli ultimi anni della DDR e la transizione verso la riunificazione. Quel libro mi ha ispirato per la prima serie di dischi della Rubrica del 2025, che sarà dedicata a dischi che hanno a che fare con Berlino. Due tra i più famosi, Heroes di Bowie, fulcro della cosiddetta Trilogia Berlinese (insieme a Low e Lodger, in verità in primo solo in parte registrato lì, il terzo pensato a Berlino ma finito fuori dalla Germania) e Achtung Baby! degli U2 sono stati già protagonisti delle storie di musica. Ma fortunatamente la città tedesca è stata fonte ispirativa per altri grandiosi capolavori musicali.
Il disco di oggi parte da un assunto: dopo che ci aveva quasi rinunciato, e proprio grazie a Bowie era diventato di nuovo leggenda, Lou Reed è ormai un artista di successo oltre la leggenda che lo accompagnava dai tempi dei Velvet Underground. Dopo Trasformer, ha una necessità particolare di fare un disco particolare, personale, ardito. Lo spunto glielo dà il giovane produttore, che diventerà uno dei più grandi di sempre, Bob Ezrin, chiamato dalla RCA a districare le idee di Reed. Ezrin chiede a Reed: tu scrivi grandi canzoni, che però non hanno mai una fine. Che fine hanno fatto per esempio i protagonisti di Berlin (canzone del primo disco solista, Lou Reed, 1972?). Reed fa sua questa osservazione e costruisce un concept album che racconta la storia dei due protagonisti di quella canzone, Jim e Caroline, coppia di americani che vive a Berlino. Una coppia che vive una vita drammatica, oscura, terribile tra droghe, abusi, maltrattamenti, figli non accuditi. Un viaggio nelle tenebre, nella disperazione, nel caos psicologico (con molti accenni autobiografici) di uno dei maestri narratori di questi viaggi, ricordo a tutti che Reed si laureò cum laude alla Syracuse University in Letteratura Americana.
Musicalmente, Reed in Berlin, che esce nel 1973, registrato tra Londra e New York, ripesca nel suo archivio di bozze, scritte anche per i Velvet Underground, e costruisce con Erzin canzoni dai grandi arrangiamenti, con archi, fiati, accompagnato da un gruppo di musicisti eccezionale: l'ex Cream Jack Bruce, Tony Levin mago del basso, Ainsley Dunbar che fu nel gruppo di Frank Zappa, Steve Hunter e Dick Wagner chitarristi di Alice Cooper, e i fratelli Brecker ai fiati. Berlin, che apre il disco, ha perfino un Happy Birthday, sciorina poi nel suo pianoforte quella sensazione di tristezza e angoscia che, volutamente, permea la storia di Jim e Caroline. Lady Day, un omaggio a Billie Holiday, morta prematuramente per abuso di droghe e alcol, è metafora di ciò che caroline va alla ricerca. Men Of Good Fortune (Men of good fortune often wish that they could die. While men of poor beginnings want what they have and to get it they'll die) è l'amara constatazione della loro condizione materiale. How Do You Think If Feels è il brano più autobiografico di tutto l'album: c'è la drammatica paura di Reed di dormire, dovuta alle serie di elettroshock a cui i suoi genitori lo obbligarono a sottoporsi da adolescente, per curarlo da una latente omosessualità. Oh Jim, è la versione di "autoanalisi" che Jim fa a sè stesso, cosa che Reed fa fare a Caroline in due brani, Caroline Says e Caroline Says II, che partono da una canzone pensata per i Velvet, Stephanie Says: soprattutto la seconda è un pugno nello stomaco per ciò che racconta Caroline: Caroline says\as she gets up off the floor\Why is it that you beat me\it isn't any fun (...) But she's not afraid to die\all her friends call her "Alaska"\When she takes speed, they laugh and ask her (...) as she gets up from the floor\You can hit me all you want to\but I don't love you anymore. Da un lato l'umiliazione sociale (La Gelide Alaska, così la chiamiavano gli amici), dall'altro l'abuso fisico. The Kids, così straziante per il pianto dei bambini, ci descrive la squallida situazione familiare in cui vive la coppia, con i bambini che vengono portati via alla coppia. Il finale è potentissimo: The Bed parte dal suicidio di Caroline, Jim prova una struggente nostalgia per lei e la "racconta" elencando tutti i suoi oggetti rimasti: la cronaca ci dice che in quelle stesse settimane la prima moglie di Reed, Bettye Kronstad, tentò un suicidio tagliandosi le vene. Il disco si chiude con Sad Song, che è tra il dolore e l'assoluzione (I'm gonna stop wasting time, somebody else would have broken both of her arms).
Il disco all'epoca fu osteggiato dalla RCA, che si convinse a produrlo solo perchè Reed firmò un contratto per altri due dischi (che furono un live, il fantasmagorico Rock'N'Roll Animal del 1973, e il glam rock sbiadito di Sally Can't Dance nel 1974), e snobbato da pubblico e critica, che lo bollò come un disastro. Con il tempo, le continue trasformazioni di Reed e nella generale riscoperta della sua musica (che ha una data precisa, cioè quando gli U2 lo chiamano a cantare Satellite Of Love durante gli show dello Zoo Tv Tour) il disco viene riconsiderato uno dei suoi grandi capolavori, nonostante la sua dolorosa e tragica natura. Che tra l'altro fece una vittima illustre: Bob Ezrin ebbe un esaurimento nervoso dopo le registrazioni, probabilmente per aver osservato troppo tempo quella oscurità, ma avrà comunque una carriera stellare, a fine decennio produrrà un altro concept leggendario, The Wall dei Pink Floyd. E un verso di The Kids, Oh, I am the water boy, the real game's not over yet\Oh, but my heart is overflowin' each and everyday, arriva fino ad un ragazzo scozzese, Mike Scott, che chiamerà la sua band The Waterboys.
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spada1926 · 6 months ago
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Durante il 1992 il mio funzionario ed io sapevamo che l' esperienza dell' Ufficio di Rappresentanza a New York City delle Banche Popolari dell' Emilia Romagna era finita per ragioni tecnologiche. Lui si apprestava a tornare a Parma alla sua banca d'origine (poi sarebbe finito in Mediolanum) io avevo deciso di accettare la proposta commerciale di un cliente che, l' anno prima, avevo accompagnato nella Columbia Britanniche per tornare in Italia a fare il venditore (il lavoro di famiglia) e il responsabile fornitori esteri (ci sare rimasto 30 anni). Swea, la mia convivente tedesca, si era laureata alla Columbia University in letteratura inglese, ed era diventata assistente della Capo struttura di allora [ora dopo due matrimoni, cinque figlie (una l' ha chiamata Andrea, che in Francia e Germania. e anche un nome femminile, insegna alla Santa Barbara University in California e convive con un bagnino). "Perché non rimani in USA?" mi chiese in un mattino di sole di maggio del 1992 "Vedi amore io sono un europeo americanizzato ma un europeo. Preferisco, per ragioni culturali, vivere in Europa, meglio in Italia, e riservarmi la possibilità di viaggiare".
(Sopra l' ultima foto che mi ha mandato, sotto vedete Swea quando la conobbi io nel 1983 sulla vespetta che condivideva con le amiche che vivevano con lei nel loro monolocale ad Harlem, è quella di cui si vede la faccia. In quei dieci anni avrebbe cambiato mille volte lunghezza e colore dei capelli eh eh) 😘 #whenilivedinNYC 😂 #ecchime
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crazy-so-na-sega · 1 month ago
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A Franz Overbeck a Basilea
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[23.02.1887] Mercoledì
caro amico
Oggi ti prego di accettare i miei ringraziamenti per la tua lettera e per l'invio di denaro che mi ha tranquillizzato; Raramente nella mia vita mi sono trovato a questo punto, alla fine del mio “latino”. Del resto sto male, tossisco molto, ho i brividi: e con ciò, quasi sotto la mia finestra si svolge il rumoroso Carnevale di Nizza... (...)
Qualche settimana fa non sapevo nemmeno il nome di Dostoevskij: io, un uomo ignorante che non legge i “giornali”! Mentre curiosavo a caso in una libreria, un'opera tradotta in francese, Lo spirito sotterraneo, si è imbattuta nel mio sguardo (una coincidenza del genere mi aveva già colpito al mio 21esimo anno con Schopenhauer e al 35esimo con Stendhal). L'istinto di parentela (o come chiamarlo?) ha parlato subito, la mia gioia è stata straordinaria: devo tornare all'incontro con Il Rosso e il Nero di Stendhal, per ricordare una gioia simile (eh si tratta di due racconti, il il primo è in realtà un brano musicale, una musica veramente straniera, veramente non tedesca, il secondo, un colpo di genio psicologico, una sorta di autoironia dello Gnôthi seautón ). (...)
Questo inverno mi fa bene, come intermezzo e uno sguardo al passato. Sorprendente ! Negli ultimi quindici anni ho messo insieme tutta una letteratura e finalmente l'ho "finita" con prefazioni e integrazioni, al punto che l'ho considerata staccata da me - che posso riderne 'lei, in fondo Rido di qualsiasi invenzione della letteratura. Tutto sommato, gli ho dedicato solo gli anni più miserabili della mia vita.
In fede, il tuo vecchio amico
N.
homo analfabeta
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pettirosso1959 · 4 months ago
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Hanno voluto ed imposto a tutti il Green New Deal, adesso iniziano a pagare pesantemente le conseguenze delle loro politiche falsamente ambientali.
"La situazione economica della Germania si è deteriorata drasticamente quest'anno. Invece della crescita prevista, il ministro dell'Economia Robert Habeck prevede ora un calo della produzione economica. Inizialmente era previsto un più dello 0,3 per cento, ora si calcola un meno dello 0,2 per cento. Queste nuove cifre riflettono la grave situazione dell'economia tedesca".
E' bene ricordare che, nonostante gli alti e bassi dell'economia tedesca recente, nel 2021 l'economia ha registrato una forte ripresa, con una crescita del PIL che ha raggiunto il 2,7%.
Dopo le imposizioni verdi del ministro dell'economia, e non solo lui, la situazione è drammaticamente cambiata. Il costo dell'energia progressivamente è incrementato fino a raggiungere livelli pari a 3 volte il costo dell'energia degli Stati Uniti e almeno il doppio di quella della Francia.
Le industrie pesanti, quindi tutto il settore siderurgico/metallurgico, quindi acciaio ed alluminio, la filiera chimica con la BASF su tutte, il mondo dell'automobile con Gruppo Volkswagen, BMW e Mercedes, hanno risentito del costo record dell'elettricità e dei continui black-out che stanno interessando il Paese.
La rivoluzione verde ha, quasi immediatamente, colpito l'economia con una crescita dell'1,9% nel 2022 e a un anemico 0,1% nel 2023.
Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi, almeno così afferma il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck (Verdi). Il malessere economico è solo colpa della Russia, e la Germania deve solo mantenere la sua "rotta verde".
Per comprendere come mai un ministro si dice certo di un ritorno della Germania ai fasti del passato, si deve comprendere l'estrazione socio-educativa della persona.
Robert Habeck ha studiato lingua e filosofia tedesca e ha conseguito un master in letteratura e filosofia nel 1996. Ha conseguito il dottorato nel 2000 ed è entrato a far parte dell'ALLEANZA 90/I VERDI nel 2002.
Oggi è ministro federale dell'Economia tedesco; se vogliamo parlare di competenze in materie economiche ed energetiche, non si sa bene come e dove possa averle acquisite, ma il mondo teutonico, a volte, assomiglia tanto a quello italico-grillino...
Fernando Arnò.
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Vorrei ricordare che la Merkel, in qualità di Fisico, ha responsabilità circa l'attuale condizione della Germania che pochi vogliono riconoscere. Lei ha deciso la Phase-out dal nucleare, citando Fukushima come causa principale, ma come Fisico non poteva non sapere che a Fukushima non è accaduto un emerito azzo. E' stata lei a sostenere la speculazione delle rinnovabili e la menzogna circa i pericoli del nucleare da abbandonare ad ogni costo, e come Fisico doveva sapere, non poteva non sapere, che il cambiamento climatico è una menzogna. Non rimpiangono nessuno, lei ha gettato le basi di questa disfatta, è lei una delle vendute ed artefici.
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chez-mimich · 1 year ago
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ANATOMIA DI UNA CADUTA
Preambolo: non amo particolarmente il cinema di parola, piuttosto preferisco il teatro dove la parola riveste un altro ruolo, oppure la letteratura dove la parola, con la sua infinita combinatoria, risulta essere l'essenza stessa della sostanza artistica. Il cinema racconta eminentemente per immagini e, ove queste siano sacrificate massicciamente a favore dei dialoghi sembra, a mio parere, tradire la sua stessa essenza. Ma naturalmente, ogni regola ha la sua eccezione: è il caso, per esempio del cinema di Rohmer o di Resnais, ma anche di tanti altri registi francesi e non solo. Forse non è un caso che Justine Triet, regista di "Anatomia di una caduta", in questi giorni nelle sale, sia una giovane regista e sceneggiatrice francese (è nata nel 1978), con alle spalle una discreta carriera tutta centrata su un cinema di forte impegno sociale. "Anatomia di una caduta" ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes lo scorso anno e così, con non eccessiva convinzione, ho pensato valesse la pena vederlo. La vicenda è quella della scrittrice tedesca Sandra Voyter che dopo un'intervista concessa ad una giovane giornalista, viene coinvolta nella straziante morte del compagno, anche lui scrittore, Samuel Maleski caduto o gettato da una mansarda, nella loro casa di montagna, sulla neve ghiacciata. Nella casa, insieme a Sandra e a Samuel, vivono il piccolo Daniel, figlio della coppia, bambino ipovedente a seguito di un incidente, e il loro cane. Sospettata di essere la potenziale omicida, il film si svolge tutto attorno alla figura di Sandra e procede come un tipico "courtrooom drama" con tutte le limitazioni del caso (scenografia inesistente, riprese in interni piuttosto monotone, ecc.). Tuttavia senza anticipare nulla ai miei lettori, circa il finale del film, il meccanismo dello svolgersi degli avvenimenti è oliato alla perfezione: i dialoghi sono serrati e incalzanti, i tratti psicologici dei personaggi sono di assoluto realismo, le implicazioni psicologiche del dramma sono fondate e plausibili e poi ancora il ritmo narrativo del film è calibratissimo, le riprese volutamente claustrofobiche non concedono nulla allo spettacolo, la recitazione degli attori, specie quella di Sandra Hüller (Sandra Voyter) e di Milo Machado Graner (il piccolo Daniel), è semplicemente superlativa e bravissimo anche il di lei avvocato Vincent Renzi, con quella espressione tipica da parigino bene, interpretato da Swann Arlaud. Insomma, forse un film più da “ascoltare “che da “vedere”, ma che riesce a far scorrere velocemente le due ore e mezza di proiezione.
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edizionimedusa · 2 years ago
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Uno dei titoli di cui Edizioni Medusa va fiera: Gli anni di viaggio di Wilhelm Meister, o i Rinuncianti di Johann Wolfgang Goethe. Finalmente ristampato. La prima edizione, del 2005, a cura di Rosita Copioli, è la prima integrale in lingua italiana.
Se il contesto storico è quello che vede l’esercito napoleonico scorrazzare per l’Europa e oltre, con i risultati che ben sappiamo, ancora maggiori sono gli sconvolgimenti “morali” e materiali della “forma di vita” che anche con Goethe, indubbiamente, la cultura europea comincerà a chiamare occidentale. Agli Entsagenden si susseguiranno, nella letteratura tedesca, salendo su fino a Broch a Mann a Musil uomini e personaggi che dei Rinuncianti se non i cantori saranno gli eredi incerti e claudicanti. Un romanzo, come scrisse Kierkegaard, di una totalità perfetta, un mondo contenuto in uno specchio, il vero e proprio microcosmo.
Se volete leggere non qualcosa, piuttosto volete avere a che fare con qualcuno… ebbene quel qualcuno si chiama, in questo caso Goethe, e la vita del nostro continente vi apparirà più chiara nella sua storia, nella sua decadenza e, anche, nella sua promessa mai mantenuta… Affrettatevi… non ne abbiamo stampate molte…
Per acquistarlo cliccare sull’immagine.
P.S. La copertina è un particolare del Sogno di san Giuseppe di Georges de la Tour.
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abatelunare · 4 months ago
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- L'arte deve rallegrare la gente, essere sempre là dove la si cerca e non ritirarsi aristocraticamente timorosa nella sua torre d'avorio. (Theodor Fontane, Cécile).
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gregor-samsung · 8 months ago
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" Si trattava ancora una volta di un libro, e l'autore si chiamava Kafka, Franz, e il libro era intitolato "Nella colonia penale". Più tardi ho chiesto a Boris se davvero non immaginava le conseguenze di quello che faceva quando, alla fine del '44 (!), raccomandava a Leni uno scrittore ebreo, e lui mi ha risposto: «Avevo tanta di quella roba in testa, tante cose a cui pensare che me lo sono dimenticato». Dunque, Leni andò un'altra volta col suo bravo biglietto alla biblioteca, ce n'era ancora una in funzione e la bibliotecaria, per fortuna, era una donna piuttosto anziana e abbastanza ragionevole che strappò il biglietto e prese subito Leni in disparte e le ripeté, alla lettera, quello che le aveva già detto la madre superiora quella volta che aveva chiesto con tanta insistenza di Rahel: «Ma figliuola, ha perso la testa? Chi l'ha mandata qui a chiedere questo libro?» Però Leni, sa, anche stavolta non ha mollato. La bibliotecaria dev'essersi accorta subito che non era un agente provocatore, perciò l'ha presa da parte e le ha spiegato esattamente che quel Kafka era ebreo, che tutti i suoi libri erano stati proibiti e bruciati eccetera, e certo Leni dev'essersene uscita col suo solito disarmante «E con questo?», e allora quella donna le spiegò ben bene, anche se tardi, come stavano le cose tra nazisti ed ebrei, e le mostrò - naturalmente ce l'aveva in biblioteca - lo "Stürmer"*  e le spiegò tutto, e Leni, quando venne da me, era inorridita. Finalmente aveva afferrato qualcosa.
Ma non mollò, s'era messa in testa di avere il suo Kafka e di leggerlo, e ci riuscì! Pensi che andò in treno a Bonn, da alcuni professori per i quali suo padre aveva lavorato e di cui sapeva che avevano delle grandi biblioteche, e infatti ne trovò uno che ormai era un nonnetto di settantacinque anni passati e se ne stava là in mezzo ai suoi libri, ormai pensionato, e sa che cosa le disse quello, alla lettera? «Ma figliuola, ha perso la testa? Kafka, nientemeno? Perché non addirittura Heine?» Però fu molto gentile con lei, si ricordò di lei e di suo padre, solo che non aveva quel libro e dovette andare da un collega e poi da un altro finché ne trovò uno con cui la fiducia era reciproca e che per di più possedeva il libro. Non fu tanto semplice, la cosa durò un giorno intero, sa, arrivò a casa nel cuore della notte e aveva il libro nella borsetta, non era una cosa tanto semplice perché non solo bisognava trovare uno che si fidasse del professore e di cui il professore potesse fidarsi, ma quello doveva fidarsi anche di Leni, e non solo doveva avere il libro ma anche cacciarlo fuori! Effettivamente ne trovarono due che lo avevano, ma il primo non volle darlo. Roba da matti, le preoccupazioni di Leni e di Boris, quando era in ballo la vita, la vita nuda e cruda. "
*Settimanale di propaganda nazista veementemente antisemita, edito sin dal 1923.
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Heinrich Böll, Foto di gruppo con signora, (traduzione di Italo Alighiero Chiusano), Einaudi (collana Tascabili), 1972.
[Edizione originale: Gruppenbild mit Dame, Verlag Kiepenheuer & Witsch, Köln, 1971]
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Hermann Hesse: La forza dell’amore nella poesia. Recensione di Alessandria today
L’amore che dona coraggio e felicità eterna: un inno all’amore universale
L’amore che dona coraggio e felicità eterna: un inno all’amore universale Un viaggio tra parole e sentimenti La poesia di Hermann Hesse, intitolata “Ma la cosa migliore”, rappresenta un canto d’amore intenso e universale, che racchiude l’essenza stessa dell’esistenza umana. Hesse, con il suo linguaggio semplice ma straordinariamente potente, ci accompagna attraverso le esperienze più belle…
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semiamilasciamiandare · 5 months ago
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Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo.
— Johann Wolfgang Goethe, Le affinità elettive
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giangiglioz · 1 day ago
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29 dicembre 1975
In ogni caso chi prende sul serio se stesso e gli altri, chi non si accontenta del lato stravagante della propria esistenza, costui dovrà tener presenti coloro che nessuno notò quando erano in vita, o perché morti troppo giovani o perché se ne andarono dopo aver perso il cosiddetto lume della ragione. È difficile immaginare che cosa la letteratura tedesca (non volendo estendere il discorso anche alle altre) sarebbe senza di loro: Lenz, Kleist, Hölderlin, Büchner e, nel nuovo secolo, Kafka e Robert Walser. Dal confronto con costoro chiunque scriva non potrà che provare disgusto di sé. Ciò non significa avallare il loro destino, fare una ricetta della loro infelicità e attenersi ad essa, qualcuno ha già tentato anche questo; ciò significa piuttosto ristorarsi nella diffidenza verso qualsivoglia valore e, quanto più siamo prigionieri di questo nostro tempo al quale dobbiamo comunque qualcosa, tanto più dobbiamo, da questo punto di vista, tenerci ben alla larga da esso, dal suo avallo e soprattutto dal suo plauso.
Elias Canetti "Appunti 1969-1994" in: "Processi. Su Franz Kafka", Adelphi Edizioni 2024
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