#angoscia esistenziale
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pier-carlo-universe · 21 days ago
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Al caffè degli esistenzialisti di Sarah Bakewell: Un viaggio tra filosofia, libertà e Parigi. Recensione di Alessandria today
Esplorare il mondo dell’esistenzialismo in compagnia di Sartre, de Beauvoir, Camus e altri grandi pensatori
Esplorare il mondo dell’esistenzialismo in compagnia di Sartre, de Beauvoir, Camus e altri grandi pensatori Recensione Al caffè degli esistenzialisti. Libertà, Essere e Cocktail di Sarah Bakewell è un’opera che invita il lettore a esplorare il mondo dell’esistenzialismo, una delle correnti filosofiche più influenti del XX secolo, attraverso una prospettiva intima e coinvolgente. Bakewell, con…
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angelap3 · 3 months ago
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COSA RAPPRESENTA L’URLO DI MUNCH?
L’Urlo è certamente uno dei dipinti più famosi al mondo, infatti anche se non conosci l’artista o l’anno di creazione, sono quasi certo che almeno una volta, in TV o sui giornali o internet, hai visto questa opera d’arte.
Ma ti sei mai chiesto cosa rappresenta questo dipinto o meglio dipinti? Già, perché è bene subito chiarire che quando parliamo dell’Urlo, non ci si riferisce ad un singolo dipinto ma ad una serie di dipinti e precisamente quattro, tutti realizzati tra il 1893 e 1910 dall’artista norvegese Edvard Munch.
Dipinti che trasmettono angoscia e dolore che non solo si percepiscono nel volto del soggetto, ma anche nella scelta dei colori e del paesaggio con cui l’artista volle ricordare la sua infanzia tragica e dolorosa. Da bambino infatti, dopo la morte della madre e la sorella, visse solo con il padre, un uomo severo ossessionato dalla religione.
Dunque è lui che urla nel dipinto? No, a dire il vero nessuno, o meglio, l’Urlo non raffigura una persona che urla ma al contrario, una persona che sente urlare. Un grido senza fine che attraversa la natura e che lo lascia tremante di paura.
In questo dipinto dunque non si vede ciò che sembra e quindi l’apparire, ma ciò che in realtà sentiamo dentro di noi, una sorta di angoscia esistenziale, la stessa che segue l’uomo contemporaneo nella sempre più spesso quotidiana disperazione.
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nitroglycerin-a · 11 months ago
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Comunque I’m so proud of who I am on this site, vedo spesso blog così carini ed estetici e delicati e bellissimi invece no qua c’è solo immondizia, c’è solo il grottesco essere mostruoso che io sono, la merda lo schifo il malessere la follia la mattanza psicologica della mia personalità che viene disgregata pezzo dopo pezzo in compenso di un auto referenziale messaggio imperterrito di orrore ad angoscia della solitudine esistenziale emotiva che una bambina malata si porta appresso da 12 anni, bel blog
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labalenottera · 2 years ago
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oggi c'è il pranzo aziendale per il quale in realtà sarei già in ritardo il problema è che la domenica è il giorno in cui solitamente mi dissocio da questo piano esistenziale e il pensiero di vedere colleghi etc mi riempie di angoscia non riesco neanche a vestirmi
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bicheco · 1 year ago
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La ricetta
Spesso non si tratta di insanabile angoscia esistenziale, è più una semplice disidratazione.
Fatevi un paio di birrette, probabile che passi.
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tempi-dispari · 8 months ago
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Les Long Adieux: le 'vertigini' del nostro tempo
Prosegue il viaggio nel mondo dei Les Long Adieux. Solo in questo modo si può rappresentare la loro musica. In questo nuovo Vertigo, i nostri incupiscono le atmosfere. Una scelta in linea con il tema portante del disco. L’angoscia esistenziale dei nostri tempi. Il tutto prendendo come punto di riferimento e metafora gli accadimenti dell’11 settembre 2001. La linea musicale portante è quella della migliore darkwave alla quale i nostri hanno aggiunto atmosfere space, oniriche, rarefatte ma tutte delineate da una profonda angoscia. Tutto giro attorno a questo tema.
La voce di Federica Garenna, rispetto al primo lavoro, evolve e si adatta alla perfezione al nuovo contesto. Viene abbandonato anche il cantato in italiano a favore della lingua di albione e di alcuni inserti in tedesco. Sicuramente ciò che avvolge e coinvolge è l’aspetto cupo, oscuro, claustrofobico del disco. Ben pochi sono gli spazi lasciati alla luce. E anche in quei brevi momenti resiste sempre un retrogusto tragico che ne mina lo splendore. Possiamo fare riferimento ai gruppi darkwave più oscuri per dare un’idea delle atmosfere. Possiamo quindi chiamare in causa i Bahuaus più neri, i Joydivision più pessimisti accostati ai Field of the Nephilim. E ancora non basta, in verità.
Il sound è su queste coordinate, tuttavia, grazie all’inserzione di momenti sospesi, strizzatine d’occhio a ritmi quasi dance retro e ritornelli al limite del pop, si legga Flight 175, ciò che emerge è un carattere ben specifico. I Les Long Adieux anche questa volta sono riusciti ad emergere dal panorama scontato e generalista per far splendere il proprio carattere. Tutto ciò che c’è all’interno del disco è strumentale alla narrazione. I richiami, come quello decisamente dedicato ai Cure in Antenna, sono omaggi. I nostri riescono sempre a personalizzare l’andamento dei brani così come i suoni.
L’intenzione del disco possiamo in ogni caso definirla rock nel suo insieme. Questo perché l’andamento delle canzoni è piuttosto dinamico con crescendo che non hanno bisogno di distorsioni per essere intensi. Ottimi gli inserti di synth e campionamenti come in Falling Man. Quello dei Les Long Adieux è un disco che può essere letto a diversi livelli. Come sempre in questi casi, è il livello più profondo che si raggiunge solo dopo molteplici ascolti, quello più interessante. Erroneo sarebbe liquidarlo come lavoro che omaggia un determinato periodo. Dentro ci sono approcci, suoni, modalità espressive assolutamente contemporanee. La bravura è stata farle passare attraverso le maglie darkwave, synth pop del disco.
In conclusione. Ai Les Long Adieux si devono fare solo complimenti per la capacità di evolvere, di andare ad esplorare anche aspetti più scomodi di loro stessi, di mettere a nudo paure, timori ed angosce che non sono sentimenti certo estranei al giorno d’oggi. Vertigo è uno spaccato di questo sentire, un documento he porta in note e parole l’incertezza di un’intera epoca.
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scenariopubblico · 1 year ago
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La Caduta… in verità
In un mondo atrofizzato emotivamente… lo “SPORT” può risvegliarci!
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Sabato 4 novembre è stata messa in scena la performance SPORT di Salvo Lombardo | CHIASMA, proposta all’interno della stagione Sp*rt! di Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza.
Un lavoro che prende le mosse dalla lotta greco-romana e da quella freestyle, pretesto per aprire le frontiere delle peculiarità motorie delle due discipline e nello specifico della caduta. Qual è stato l’obiettivo della performance?
Ciò che ci sentiamo di dire dopo la visione è: non cercate di confrontarvi con i vostri amici per trovare un senso unico…poiché l’obiettivo era quello che ognuno uscisse dal teatro con le emozioni che si era già portato dentro. Cosa vuol dire questo?
Per comprenderlo basti pensare all’effetto PRIMING…che si verifica quando la nostra esposizione a dei contesti o stimoli di qualsiasi genere, va a influenzare in maniera inconscia le nostre risposte a situazioni o stimoli successivi.
Ognuno di noi porta con sé un bagaglio di esperienze o stimoli con cui siamo a contatto e, arrivati al momento dello spettacolo, reagiamo a quello che vediamo in base ai precedenti già vissuti.
Questo è il PRIMING applicato alla nostra vita ed è il motivo per il quale ognuno di noi avrà percepito un’emozione diversa guardando la performance…rabbia, tristezza, amore o gioia…
NESSUNA ERRATA!!!!!
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Se il vecchio Freud avesse assistito allo spettacolo, si sarebbe sicuramente chiesto: «chissà, cosa penserebbe un mio paziente riguardo la caduta?»; ponendogli la domanda con il metodo delle associazioni libere, la risposta spontanea sarebbe certamente stata: crisi.
La caduta messa in scena da Salvo Lombardo in SPORT somiglia più ad un «inciampo» recalcatiano, in cui a contare non è il modo in cui si cade, ma il modo in cui si reagisce. L’inciampo può essere osservato in ottica esistenziale, in una condizione di verità assoluta, visto che si �� incerti su cosa possa succedere. Solo nell’errore risiede la verità, solo fallendo ci si accorge che è possibile rialzarsi.
Peggio del dolore c’è solo la paura del dolore, proprio quella che fa provare angoscia, rabbia, incertezza, tutte emozioni che l’inciampo potrebbe fare scaturire in ognuno di noi, se solo lo permettessimo.
Ogni tanto dovremmo accettare infatti che, in quanto esseri labili, in questo mondo possiamo cadere, anzi dobbiamo cadere. Di certo poi non manca nella performance l’idea di fiducia che si racconta «nell’ascolto dei corpi e degli sguardi».
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Lo sguardo è punto focale della performance, dagli occhi trapela una fortissima connessione che orienta i comportamenti verso l’altro con rispetto e cura.
Dietro gli sguardi si celano emozioni pure e complesse quali la tristezza, il senso di colpa, la gioia, la rabbia…
Nella performance si avverte la tristezza negli occhi di chi subisce la caduta e di chi l’ha causata. Quest’ultimo vive un vero e proprio senso di colpa per aver ferito, senza in realtà volerlo: è proprio qui che si intravede quella cura e quella delicatezza verso l’altro, magari perché «nell’altro ci si rivede».
La gioia la si osserva durante la lotta, vissuta a volte come momento di gioco, divertimento, incontro, in cui i due avversari interagiscono attraverso un sorriso.
In altri momenti, invece, prevale la rabbia, sintomo di frustrazione del fare un’azione vissuta come un obbligo, segno di sofferenza, inquietudine...
Ciò che ingloba tutte queste emozioni è l’amore: le nostre azioni sono spinte da questo sentimento, e qui, lo si scorge negli sguardi, nella «connessione dei corpi», negli occhi colmi di sofferenza e dolore, e nei più piccoli gesti.
Di: Donato Gabriele Cassone, Giulia Concetta Celeste, Laura Raneri.
Questo articolo fa parte della rubrica
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micro961 · 1 year ago
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L’eclettica Gipsy Fiorucci in un viaggio esistenziale tra i meandri dell’anima
Il nuovo singolo della cantautrice dal titolo “Il Pianto Che Trattengo” dal 28 novembre su tutti stores digitali e nelle radio
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“Il Pianto Che Trattengo” è il nuovo singolo della poliedrica artista Gipsy Fiorucci distribuito da Artist First, dal 28 novembre su tutti gli stores digitali e nelle radio italiane e internazionali. La cantautrice, reduce da molteplici premi e riconoscimenti, applaudita da pubblico e critica, ci regala un momento raro di bellezza intima e incisiva. La musica si rende stilista dinanzi ad un’anima tormentata, cucendo un abito per un lungo viaggio esistenziale in cui nulla accade per un semplice caso. Una strepitosa forma di redenzione in cui il dolore diventa uno strumento divino di rinascita, in cui il pianto si immola sull’altare della vita donandoci la piena consapevolezza della propria luce, della propria bellezza: ed è subito meraviglia. L’interpretazione vocale, sentita, profonda e viscerale di Gipsy Fiorucci ci accompagna tra i meandri del disagio umano, arrivando ad un’autentica catarsi dell’anima che purifica l’essere nel risanamento di ogni angoscia e turbamento. Note come lacrime sensibili che scivolano tra versi grondanti “frammenti di vita” dirette da una impeccabile produzione artistica, che con eleganza volteggia tra indie, pop e sfumature rock, firmata dalla stessa artista con la preziosa collaborazione di Renato Droghetti.
Un sound struggente, in cui si ha la sensazione di essere in un labirinto di grida in cui ci si perde, ma allo stesso tempo ci si ritrova nel vero ricordo di sé; un sentiero, apparentemente buio, ma che ci accompagna verso la riscoperta di noi stessi, che ci attraversa dentro lasciandoci completamente trasformati. Il tutto immerso in un grido che si trasforma in un pianto liberatorio dalle mille sfumature! “Il Pianto Che Trattengo” è un turbinio di emozioni trepidanti che esplodono una dopo l’altra dando vita ad un’atmosfera introspettiva, viscerale e tutt’altro che superficiale. Una canzone in cui la cantautrice umbra vuole sottolineare con forza un concetto fondamentale: se si ha il coraggio di entrare dentro le ferite emozionali che ci appartengono nel profondo e che attraversano la nostra anima, accettandole in tutta la loro verità e autenticità, abbiamo il potere di trasformarle nei nostri più grandi talenti e risorse interiori.
Ascolta il brano
“Vi accompagno con delicatezza in questo universo intimistico che ripercorre una sofferenza animica che non può che essere attraversata in tutta la sua pienezza; un brano in cui l’intimità e l’introspezione vengono accarezzate da una grande speranza e voglia di rinascita, dove si percepiscono stati d’animo che si incarnano nelle viscere e che con coraggio vengono abbracciati, accolti e infine trasmutati contribuendo così al raggiungimento della vera ricchezza interiore: la nostra evoluzione.” Gipsy Fiorucci
Storia dell’artista
YouTube: https://youtube.com/user/martafiorucci
Facebook: https://www.facebook.com/Gipsyofficial/
Instagram: https://www.instagram.com/gipsyfiorucci_official/
TikTok: https://www.tiktok.com/@gipsyfiorucciofficial?_t=8hMSPpdYSxd&_r=1
Web Site: www.gipsyfiorucci.com
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elaisword · 1 year ago
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Buongiorno
seppur non ho impegni
e ho detto no agli esami,
quando dovrei riposare
e cogliere gli ultimi momenti di sonno,
mi sveglio urlando.
angoscia esistenziale delle 5:50 del mattino:
ogni singolo mattino
non migliora durante la giornata
non migliora da settimane-mesi-anni.
Dicono: "respira"
"calmati"
sono cresciuta volendo fare le cose astratte
in questo momento non so nemmeno respirare.
Vorrei dire in questo momento,
in questo periodo, ma in questa vita,
tutto stagna, tutto soffoca
nei pensieri circolari: inizia
un'ora e quaranta prima della sveglia.
passata-presente-futura: non importa
ogni singola decisione (ognuna)
mi punta il coltello alla gola,
minaccia di liberarmi (però fallo!)
torna da me all'alba dicendo
"adesso urla! piangi!" (vigliacca...)
stessa ora ogni giorno
chi dorme con me sa
mi sveglierò urlando-ansimando-piangendo
come sanno che non possono aiutarmi
se non stringendo stretto il mio corpo al loro
ed aspettare che un po' passi
come sanno che quando non ci saranno
e saranno da altri amori
io non saprò aiutarmi.
Vivo col terrore che continui
A 30/50/79 anni, così ogni mattina
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kiki-de-la-petite-flaque · 1 year ago
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Enzo Biagi: L'ultima domanda, qual è la tua ricetta per essere felici?
Osho: Ogni bambino nasce felice. Ogni bambino nasce innocente e meraviglioso. Ma poi accade qualcosa e tutti quei bambini meravigliosi si perdono; la loro innocenza viene distrutta. Tutta la loro felicità si trasforma in disperazione. Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell'uomo più ricco del mondo.
Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l'aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. E’ qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro. E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa.
Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti. Perché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora. Vivere nei ricordi, vivere nell'immaginazione significa vivere una vita non esistenziale; e vivendo fuori dall'esistenza ti sfugge cosa l'esistenza è. Sarai inevitabilmente infelice, perché per tutta la vita ti lascerai sfuggire la vita stessa. Perdi un'occasione dopo l'altra, ma la vita non ti dà due istanti contemporaneamente: te ne dà solo uno alla volta! E quell'istante può essere vissuto oppure ce lo si può lasciare sfuggire. Esistono due modi per farselo sfuggire o ci si lascia appesantire dal passato. Oppure ci si fa attrarre dal futuro... e l'istante scompare! Ci si lascia sfuggire ciò che è reale desiderando ciò che reale non è: l'infelicità umana è tutta qui. Io cerco di aiutare i miei amici a capire una cosa sola: vivi nel presente. In questo istante, ora, non esiste infelicità, né sofferenza, né angoscia.
Se ti allontani dal presente, entri in un mondo irreale... e l'irrealtà sarà inevitabilmente fonte di infelicità. La realtà è estatica e il solo modo per collegarsi al reale è non lasciarsi sfuggire il momento presente. Se conosci il gusto, se anche una sola volta hai assaporato cosa si prova a essere nel presente - a volte, mentre guardi un'alba o un tramonto, sii semplicemente presente, così potrai assaporare il gusto - ti stupirai, ma possiederai per sempre la chiave che ti introduce nel reale. Una chiave universale che può aprire tutte le porte dei misteri della vita, delle sue estasi e delle sue bellezze. Non avete bisogno di un Gesù Cristo che vi conduca in paradiso; siete in grado di essere in paradiso qui e ora. Perché il paradiso non è da qualche parte nell'alto dei cieli. E’ qui, da qualche parte! Mi ricordo di un ateo che in salotto aveva scritto la frase che riassumeva la sua filosofia: "Dio non é da nessuna parte (nowhere, in inglese, n.d.t.)". E tutti coloro che andavano a trovarlo non potevano fare a meno di vederla, ragion per cui da li partiva ogni discussione.... un giorno all'ateo nacque un figlio, che crebbe fino all'età in cui si impara a sillabare. Un giorno il bambino era seduto in braccio al padre, fu attratto dalla scritta sul muro e si mise a leggerla. Riuscì a leggere "Dio", ma "nowhere" era una parola troppo lunga. Per cui la divise in due e lesse: "Dio è qui ora", ('now here' in inglese, n.d.t.). Il padre rimase sconvolto, non aveva mai pensato a quella possibilità di lettura... si dice che la sua filosofia di ateo andasse in frantumi. Iniziò a pensare alle implicazioni di quel qui e ora. Nel qui e ora non troverai Dio, ma qualcosa di più grande: troverai un'essenza divina. Questo è il termine che designa l'esperienza suprema della beatitudine. Ricorda quelle due parole: qui e ora, e conoscerai il segreto della felicità suprema. Non è mai esistito altro segreto, né mai ne esisterà un altro. E tutto qui! Ed è semplicissimo, facilmente a portata di mano di ogni essere umano. Non occorre appartenere a una chiesa o a un'organizzazione. Non devi portare con te una sacra Bibbia, i Veda, la Gita o il Corano. Devi solo capire un po' di più la tua mente e le sue funzioni, come agisce. La mente non è mai nel presente, mentre il tempo è sempre presente; per cui la mente e il tempo non si incontrano mai. Ecco dov'è la tragedia: a ogni istante ti sfugge il treno e continuerai a perderlo per tutta la vita. Un grande mistico stava morendo. I suoi discepoli gli erano vicini e gli chiesero: "Maestro, qual è il tuo ultimo messaggio?" Il Maestro morente aprì gli occhi e indicò col dito il tetto della sua capanna. Uno scoiattolo stava giocando; tutti i discepoli guardarono verso l'alto e per un istante vi fu un silenzio assoluto. Il Maestro disse: "Questo è il messaggio di tutta la mia vita. Vivi nel momento. E’ meraviglioso ascoltare lo scoiattolo che gioca sul tetto, senza preoccuparsi di altro". E aggiunse: "Ora, posso morire" e morì col sorriso sulle labbra, il volto soffuso di beatitudine. Perfino nell'ultimo istante della vita il suo messaggio fu: sii qui e ora. Quello è anche il mio messaggio.
Dall'intervista di Enzo Biagi a Osho (12/01/1986)
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tomatodeals · 2 years ago
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Bringing Out the Lifeless
Bringing Out the Lifeless
Value: (as of – Particulars) audio in italianocage nella parte di un paramedico che non riesce a salvare nessuno. tutti i pazienti soccorsi da lui muoiono. l’unico che, con enormi sofferenze potrebbe sopravvivere, vuole morire. l’uomo precipita in una profonda angoscia esistenziale. climi cupi, depressione generale, solid eccellente per un movie imperfetto. forse scorsese, che continuiamo a…
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pier-carlo-universe · 21 days ago
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Il libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa: Un viaggio introspettivo nell’anima umana. Recensione di Alessandria today
La ricerca dell'identità e l’esplorazione dell’angoscia esistenziale nelle pagine di un capolavoro letterario
La ricerca dell’identità e l’esplorazione dell’angoscia esistenziale nelle pagine di un capolavoro letterario Recensione Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa è un’opera unica nel panorama letterario, in cui l’autore portoghese, attraverso il suo eteronimo Bernardo Soares, esplora le profondità dell’animo umano, del dubbio e della solitudine esistenziale. Composto da una serie di…
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norise-feliceserino · 2 years ago
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forgottenbones · 5 years ago
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Tra parentesi, non citerò o linkerò Fitter Happier perché altrimenti ci dovremmo gettare tutti in un pozzo e non mi pare il caso.
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alberodelpensiero · 3 years ago
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44 - Nostalgia
44 – Nostalgia
La nostalgia è una declinazione del sentimento fondamentale dell’angoscia. Per questo motivo, anch’essa rimanda a una tensione originaria dell’essere umano verso il pieno completamento che può derivare solo dall’unificazione con il Divino. Accade quando guardiamo una fotografia, come fa l’uomo nell’immagine di questo articolo. Accade quando ci ricordiamo del passato. Accade quando vediamo…
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malachia-il-bibliotecario · 2 years ago
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friends, Romans, countrymen, @girldante, @girlboccaccio and (why the fuck won't it let me tag girlpetrarca???? Tumblr woke up quirky today)
I am officially one of you and I feel so. powerful.
..perché all'improvviso ho questa sensazione come di angoscia esistenziale e di cor dolente??
....aiuto????
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