#motivazione giornaliera
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"Quando inizi a camminare lungo la strada, la strada appare." - Rumi
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4° lezione: Chiamata Giornaliera per Coach Motivazionali 🚀 Come Aumentar...
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Si affievoliscono sempre di più le speranze di una possibile proroga al 21 agosto 2023 per quanto riguarda il versamento delle imposte
Il versamento delle imposte e dei contributi scaturenti dal modello Redditi sono ormai alle porte. La questione si trascina ormai da tempo, vedendo contrapposti da una parte gli operatori di settore, oberati di adempimenti, e dall’altra parte il MEF che, anche sulla scorta delle indicazioni fornite dalla Ragioneria di Stato, continua a mantenere il punto. La problematica è stata nuovamente ripresa in sede di question time in Commissione VI Finanze (n. 5-01138) in risposta agli On. Fenu ed altri, che hanno sollecitato un’iniziativa volta a prorogare il termine di versamento del saldo delle imposte al 21 agosto, con maggiorazione dello 0,4% calcolato su base giornaliera. La risposta fornita dal MEF pare un perfetto esercizio di ‘equilibrio tra il dire e non dire’, che non cambia il risultato finale: le possibilità che quest’anno si possa versare entro il 21 agosto (a titolo di seconda scadenza, con maggiorazione dello 0,4%, ed esclusivamente a favore dei “soggetti ISA”) appare sempre più remota. Fin qui, purtroppo, nulla di nuovo, ma la risposta fornita al question time merita comunque attenzione, e fa riflettere. Si tratta di una risposta sintetica, e in gran parte basata su una motivazione che, oggettivamente, lascia quanto meno sconcertati, e che potremmo riassumere in un “nulla è cambiato rispetto al passato”. In premessa viene ricordato che con l’articolo 4 della Legge 51/2023 il termine per i versamenti relativi alle imposte sui redditi, IRAP e IVA sono stati posticipati dalla scadenza ordinaria del 30 giugno al 20 luglio per i soggetti ISA, stabilendo altresì per i medesimi soggetti il termine del 31 luglio per il pagamento delle somme dovute con maggiorazione dello 0,4% su base giornaliera. A sorprendere sono le considerazioni riportate nel seguito, che hanno il sapore di un voler giustificare il fatto che oltre il 31 luglio quest’anno proprio non si possa andare. Viene argomentato che nel 2022 i termini non erano stati differiti, e che il fatto che sia stato possibile versare entro il 22 agosto altro non è stato che l’effetto di una coincidenza di date, perché il 30 e 31 luglio cadevano di sabato e domenica, e poi era intervenuta la pausa estiva fino al 20 agosto, con termine ulteriormente slittato al 22 agosto, nuovamente in ragione di giornate festive. Per carità, tutto vero: l’anno scorso non vi è stato bisogno di un provvedimento normativo “ad hoc” finalizzato a far slittare le scadenze ad agosto, proprio in ragione del calendario favorevole. Tuttavia, è impossibile non domandarsi la ragione di questo richiamo al recente passato, e l’unica motivazione che ci viene in mente è che la sua finalità sia quella di fornire, quale risposta al mancato rinvio, la giustificazione che in fin dei conti nulla si chiede di più rispetto agli anni precedenti. Peccato che il pagamento ad agosto, in seconda scadenza, sia ormai consuetudine per i soggetti ISA (e prima Studi di Settore) da oltre un decennio, e non certo il frutto di una curiosa “congiunzione astrale” che ha riguardato solo l’anno scorso. Un’argomentazione quindi irricevibile, per quanto qui di interesse, così come non aiuta il passaggio successivo, nel quale viene ricordato che le informazioni desumibili dai versamenti in esame sono di fondamentale importanza per la tempestiva predisposizione delle previsioni delle entrate tributarie ai fini della NADEF, che il Governo presenterà nel mese di settembre. Anche in questo caso, infatti, viene da domandarsi dove sia il problema nel concedere altri 20 giorni, come sempre accaduto per anni ed anni. Nessun richiamo, invece, alle problematiche di copertura sollevate dalla Ragioneria di Stato, uniche motivazioni che potrebbero essere comprensibili, ma al tempo stesso oltremodo preoccupanti nel merito. Starebbe infatti a significare che lo Stato non può permettersi pochi giorni di dilazione, finalizzati non certo a concedere uno slittamento imprevedibile, bensì a confermare quello che, nei fatti, è un calendario consolidato da anni. Sta di fatto che il rinvio appare sempre più improbabile, per quanto Marco Cuchel, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Commercialisti (ANC), che un grande impegno ha profuso nella richiesta della proroga, ancora auspichi un cambio di rotta: “La risposta fornita in sede di question time ci lascia perplessi. Tuttavia, voglio ancora credere che ci siano margini per valutare nei prossimi giorni la proroga al 20 agosto, che è indispensabile alla luce delle innumerevoli e documentate motivazioni che abbiamo addotto in tutte le opportune sedi ed in ragione delle quali confidiamo ancora in un ripensamento da parte del Governo”. Ripensamento che - a parere di chi scrive - se interverrà, sarà probabilmente “postumo”, e come tale dal sapore amaro come non mai. Read the full article
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Down
Oggi, per la prima volta in questo mese, sono un po’, come si dice, in down. Anche la corsa di questa mattina è stata faticosa, poca motivazione, stanchezza, ma più che altro non avevo proprio voglia. Poco appetito anche a pranzo, e pomeriggio fiacco. Capita. Certo che sì, ovviamente non tutte le giornate possono essere come quella di ieri, vissute intensamente dalle 7:00 del mattino a mezzanotte quando sono andato a letto dopo una bella riunione di DoppiaW dagli amici svizzeri.
Forse è stato anche quello il motivo, o forse anche il mal di testa dovuto a qualche calice di prosecco.
Ma il mese va avanti, credo che proprio da queste giornate si riesca a trarre la forza emotiva per portare a termine i piccoli impegni che mi sono prefissato. Quindi ho già letto qualche pagina di un nuovo libro ed ora sto scrivendo qualche riga proprio per non perdere questa consuetudine che sto portando avanti dall’inizio di Aprile.
Effettivamente, a volte, dobbiamo sforzarci di fare cose, anche piacevoli, per non cadere nella trappola dell’apatia e del lassismo. Sono questi piccoli appuntamenti che riescono a tenere attiva la nostra mente e la nostra giornata. Avere comunque un piano, delle caselle da flaggare ogni giorno, ci permettono di avere una routine vantaggiosa, diversa dalla routine che può scaturire da un lavoro alienante o da giornate scandite da ritmi sempre simili.
Volevo anche dormire un attimo, visto che la voglia era sotto le scarpe, avevo una lavatrice da stendere e la cucina da sistemare. Ho puntato la sveglia del telefono alle 16:00 e mi sono buttato sul divano. Ho pensato che un’oretta di sonno avrebbe forse mitigato questa stanchezza ed insieme questo martello che mi batte in testa.
Ma, alla fine, dopo 10 minuti a sentiere tutto ciò che accadeva fuori dalla porta-finestra aperta, ho deciso di alzarmi e di darmi una mossa.
Quindi prima cosa da fare, una bella tazza di golden milk, non so se abbia davvero dei benefici, ho letto molti articoli a riguardo e tutti ne parlano positivamente e allora ho voluto provare ad inserirlo in questa routine giornaliera.
Male non farà e poi il gusto non fa letteralmente schifo.
Ora mi rimane solo la lavatrice da svuotare, una partitella a calcio con mio figlio e una doccia prima di andare a cena dai miei genitori.
So che non c’è nulla di interessante in questa mia giornata o in questo racconto, però, come sappiamo, la vita è fatta anche di queste cose.
Come ho letto ieri sera sulle ultime pagine di un tuo libro dove si parla dello Yin e Yang, il famoso simbolo che ha origine nell’antica filosofia cinese. Il bianco e il nero, il giorno e la notte, ma anche la felicità ed il dolore, non c’è una cosa senza l’altra, e non potrebbero esistere senza l’altra. Conosciamo la felicità anche grazie ad aver vissuto momenti infelici, dopo ogni notte c’è sempre un alba che prelude al giorno nuovo per poi tornare verso la sera e quindi la notte. Un armonico convivere tra sentimenti opposti ma complementari, che si fondono e che contaminano anche l’altra sfera, come testimoniano i due punti di colore opposto che stanno nel mezzo del colore dominante.
Quindi, trasversalmente, dobbiamo riconoscere le giornate più negative, meno felici, scure e dobbiamo cercare solo di vivere al meglio anche quelle perché poi ci porteranno sicuramente ad una giornata positiva, felice e chiara.
È un notevole sforzo, ma serve per non sprecare inutilmente del tempo prezioso che non ci viene più ridato.
Se avessi ascoltato il mio corpo, i miei sentimenti negativi, oggi non sarei uscito a correre, non avrei probabilmente nemmeno letto e non avrei scritto queste poche righe.
Ma il bianco a prevalso sul nero o, almeno, non ho permesso che il nero si prendesse tutta la giornata e la trasformasse in ore perse a non fare nulla.
Il concetto è sempre lo stesso, riuscire a plasmarci nei confronti della vita e a non farci schiacciare da essa. Impareremo a conoscerla meglio e a viverla al meglio.
Ora mi sforzerò anche di ripiegare i panni sullo stendino ed appenderne di nuovi.
Potrebbe essere una buona pratica meditativa.
Ma è anche da queste piccole battaglie contro il nostro io più menefreghista e riluttante che possiamo imparare a sconfiggere il lato negativo di noi stessi, lavorando sulla nostra mente, sui nostri comportamenti, cercando sempre di fare del nostro meglio anche nelle situazioni che non ci piacciono, in un lavoro che facciamo quasi obbligati, in una parola detta in maniera positiva, in un sorriso regalato.
Non cediamo all’immobilismo e alla frustrazione di un’esistenza che ci sembra sempre troppo uguale, troviamo il bello anche nelle cose che non ci piacciono, nelle piccole attività di tutti i giorni, schiacciamo la pigrizia che è uno dei veleni della nostra mente.
Portiamo il sacco nero nel testone fuori casa e guardiamo cosa c’è intorno, magari sopra di noi è apparecchiato un cielo stupendo ma noi siamo troppo presi a pensare di non avere voglia di fare quella cosa.
Svuotiamo la lavastoviglie e magari, ne mentre, possiamo ascoltare qualcosa dalle cuffiette, una buona musica o magari un buon insegnamento Buddhista. Idem con le cose da stendere. C’è sempre un modo per fare meglio quello che siamo già abituati a fare e che, in tante occasioni, odiamo, rimandiamo o facciamo avvelenando ulteriormente la nostra mente con stress e negatività.
Ora vado a stendere, lo prometto.
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LA TERRA NON È PIATTA, LA NOSTRA SCUOLA È INUTILE
Disobbedienza civile, sto arrivando.
#STOPCTO
Di fronte a migliaia di inutili ed evitabili morti sul lavoro, sono sempre rimasto in silenzio.
Poi la morte ha raggiunto i nostri figli (senza nemmeno pagarli) e ancora sono rimasto in silenzio.
Questa notizia è solo un incidente stradale: potrebbe capitare a chiunque, in ogni momento.
Ma per me è la Goccia, la milionesima goccia di dolore che assorbo da anni e che oggi mi costringe a parlare.
Tutte le leggi sull'istruzione fino ad oggi sono state fatte per puntellare un sistema sempre più fatiscente e traballante, inserendo a martellate pezzi a caso dei nuovi principi educativi in un'istituzione di stampo coercitivo aberrante per questo XXI secolo. Con i risultati attesi.
Come se la lobotomia fosse ancora praticata nonostante l'evidenza scientifica accumulatasi negli anni.
E non lo dico io.
Oggi sappiamo che l'apprendimento è favorito in misura massima da un ambiente sereno, con stress moderato e da un generoso numero di sbagli.
Se non hai "tempo" di farlo tu, chiedi a BarbascuraX o a qualsiasi divulgatore scientifico di tua fiducia di approfondire questo concetto per te.
E molti lo hanno già fatto.
Se hai figli in età scolastica, e non parlo solo di sicurezza fisica, le prove sono di fronte ai tuoi occhi.
Ogni giorno, quando arrivano a casa, dopo la mattinata a scuola. E lo sappiamo da sempre. Ma che ci vuoi fare? È sempre stato così...
E siccome sono i gesti che fanno la differenza, non (sic!) le idee, oggi parlerò con mio figlio, perché, per me, lui è un individuo e gli chiederò di unirsi a me in un gesto simbolico:
Rifiutarsi di partecipare a qualsiasi iniziativa di PCTO o simili e chiedere ai suoi compagni di unirsi a noi.
Ma sarà lui a scegliere. Io potrò solo aiutrarlo a capire la motivazione delle sue scelte senza che divenga una vittima del sistema. In senso letterale.
Se lo chiederà, sarò anche disposto a parlare con lui del ritiro da scuola.
Io lo ascolto e non lo giudico. Valuto le sue scelte.
E spesso è già molto meglio di me. Conosce il suo mondo che non è più il mio. Come è giusto che sia.
Se pensiamo che i nostri figli, solo perché hanno fatto scelte sbagliate in passato, siano degli idioti incapaci di ragionare e quindi debbano farsi dire da noi qual'è la cosa "giusta" da fare, abbiamo più di un bias.
L'apprendimento avviene per errori e i nostri figli stanno imparando a vivere da "adulti": Devono poter sbagliare. Non lo fanno certo per divertimento o per dispetto. Anche se a volte potrebbe sembrare, non è così.
Sbagliano solo nella misura in cui noi li abbiamo preparati. Ma dobbiamo sapere qual'è il modo migliore per farlo. E non è come ci hanno insegnato.
Quindi sogno una scuola con studenti sereni e insegnanti felici quanto il sorriso sul volto delle persone quando gli spiegavo un nuovo argomento.
Perché farmi capire era mia responsabilità, non la loro di sorridere per forza.
Ma non diamo la colpa agli insegnanti. Se lavori anni in un centro di detenzione giornaliera, o diventi un sadico, o uno psicopatico, o distrutto dalla vita. Non hai alternative. Sei una vittima quanto noi. Lotta con noi.
Non sto cercando i colpevoli, non mi interessa. Voglio miglioramenti reali, non cacce alle streghe.
Quindi, fin quando non "vedrò volti più sereni all'uscita da scuola", dichiaro il mio stato di dissidente scolastico di forma e, se figlio#2 deciderà di unirsi, anche di sostanza.
Se sei figlio, genitore, insegnante, preside, psicologo e hai a che fare con quell'inferno che non crolla solo perché ti tai ammazzando per tenere tutto in equilibrio: FERMATI.
Tu non devi niente a chi niente ti riconosce in quanto individuo.
Fanculo allo stipendio da fame e all'educazione da società vittoriana.
E se vuoi unisciti a noi, sei il benvenuto di qualsiasi realtà politica, non ci interessa.
Ci interessa solo una scuola più efficace e utile.
E con meno morti. Di ogni tipo.
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I'M BACK, MALCAPITATI!
Allora siccome non ho motivazione, sto cercando di darmela iniziando nuovamente a riscrivere in questo blog, sperando che così riesca veramente a motivarmi.
E vi ritrovate qui con me perché non ho dato il massimo in questo quadrimestre, anche se non sono totalmente uno schifo, forse :)
Quindi i miei post saranno più una serie motivazionale
E ovviamente inizierò da adesso a fare una lista su quello che vorrei fare ogni giorno, in realtà mi organizzo sempre ma poi non riesco a fare niente perché mi distraggo, e siamo qui per risolvere il problema
Se avete anche voi questo genere di problema possiamo provare ad affrontarlo insieme (sempre se qualcuno segue i miei post)
Iniziamo con quello che vorrei fare durante la giornata
Alzarmi alle 7:00 (e non ritornare a dormire)
Fare ogni giorno colazione (perché svegliandomi tardi, la salto)
Fare un po' di work out
Avere una skin care giornaliera e rispettarla
Seguire attentamente le video lezioni
Cucinare qualcosa di buono
Migliorare la fluidità con cui parlo l'inglese, francese e tedesco
Studiare per tempo tutte le materie
Consegnare i compiti entro la scadenza
Essere più sicura di me
Ricopiare gli appunti di economia di mille anni fa (perché come sempre sono molto puntuale)
Fare qualche riassunto sugli argomenti studiati
Fare un quaderno apposito per ogni lingua che studio
Esercitarsi sulle lingue in questione
Iniziare a studiare il Giapponese
Disegnare giornalmente o quasi (sia in digitale che in tradizionale)
Completare gli anime e le serie che ho iniziato (eh si, ho joinato altri fandom, ovviamente vi aggiornerò su questi)
Leggere almeno un libro entro la fine di quest'anno
Mantenere una media alta per il secondo quadrimestre
Sforzarsi a fare qualcosa di diritto
Provare a ricreare gli hairstyle dei bts, soprattutto oggi che ho un po' di tempo
Continuare a ruolare con la mia amica
Fare pensieri positivi
Migliorare nel canto
Migliorare nei temi d'italiano o temo che dovrò cambiare lingua madre
Fare sorprese a persone speciali
Se c'è qualche malcapitato che vuole condividere i suoi propositi o come vorrebbe che fosse la sua giornata tipo mi lasci un commento
Però oggi posso migliorarvi la giornata con Wuxian e Wangji
Ovviamente aspettatevi anche la recensione di "The Untamed", io sinceramente ve la consiglio come serie, la potete benissimo trovare su YouTube
Sta volta aspettatevi veramente altri post, perché vi devo aggiornare su come andrà il miglioramento della mia produttività
Se mi va dopo tradurrò il post in inglese, se no chi è interessato inizia a imparare l'italiano, perché secondo me si perderà recensioni bellissime
E niente... ci si vede
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Come togliere la pancia rimedi naturali
Il massaggio linfodrenante è una tecnica cosmetica efficace. ARTICOLO 12909.113 revisioni. Impara come saltare correttamente per perdere peso, quante calorie vengono bruciate e La risposta alla domanda su quanto saltare sul posto per dimagrire è molto sfocata, come ho scritto sopra, per perdere peso, hai bisogno di ..... [Continua a leggere→]
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Cliniche per dimagrire asti
Questo è un eccellente esercizio multifunzionale per gli allenamenti a casa per gli uomini. Non è consigliabile scegliere cibi non amati, solo per perdere peso più velocemente. L'home fitness è un modo efficace per perdere chili in più, ma senza il diritto ... Fiaba, non è vero !? Il prodotto ha quindi un odore di resina specifico e molto aspro. Aiuta ad alleviare la stitichezza. Qui troverai raccomandazioni scientificamente fondate su cosa dovrebbe includere una dieta per l'epatosi, sia grassa che tossica. Con 5 pasti al giorno, il 30% della quantità giornaliera di calorie dovrebbe essere per la colazione, il 5% per il 1 ° spuntino, il 40% per il pranzo; 5% - per il 2o spuntino; 20 ... Acqua magnetizzata: storia, vantaggi, danni e recensioni.
Perdere peso mangiando tanto
Recensioni di persone reali, composizione, istruzioni per l'uso. Caratteristiche di una dieta vegetariana per dimagrire. Lunedì: bere. Questa procedura richiederà due litri di latte e 200 grammi ... Dovrebbero esserci 3 pasti principali e 2 spuntini allo stesso ... Oppure puoi farlo all'aperto, camminando per strada. Le erbe per la perdita di peso hanno un effetto positivo su una persona. La cena giusta è la base per perdere peso Certo, è abbastanza difficile determinare con precisione l'ora del pasto serale: per tutti questo ...
Aboca prodotti dimagranti
Compresse di Spirulina - 2 pezzi I semi di cumino nero e comune sono ampiamente usati oggi. Hai letto le recensioni? Credimi, perdere peso con una dieta a base di grano saraceno non sarà gravoso per te, perché consente ... Dopotutto, nel corso degli anni, la funzione dei genitali produttori di ormoni diminuisce (testicoli negli uomini e ovaie nelle donne). Prendi 10 grammi di caffè macinato e mettilo in infusione in un turco con un po 'd'acqua fino a quando non è pastoso. Di seguito alcune ricette deliziose e molto salutari per ... Richiedi una chiamata. Il tuo messaggio. A seconda degli obiettivi che una persona che vuole acquistare un hula-hoop persegue, dovrebbe essere selezionato un modello. Infine, aggiungi la menta.
Dieta per dimagrire crossfit
Ci affrettiamo a deluderti, non sarai in grado di perdere peso velocemente senza danni alla tua salute. La parte principale di una dieta dimagrante rapida sono le proteine. Come valutare tali recensioni, ogni potenziale acquirente del prodotto deve decidere da solo. La ricetta per un bagno alla senape per dimagrire è estremamente semplice: è necessario aggiungere un bicchiere di senape secca ad acqua moderatamente calda, pronta per il bagno. Elena ha seguito il nostro programma di codifica in sovrappeso e ... Zenzero per recensioni di ricette per dimagrire e quanto tolgono. Cocktail verdi: azione, quanto utile, come fare a casa.
Mangiare la pasta in bianco fa dimagrire
Cosa serve per questo? Recensioni - 2. Ordina per: Data aggiunta (nuovo - vecchio) Data aggiunta (vecchio Naturalmente, la perdita di peso non è una panacea, ma per le persone che soffrono di stitichezza o se ... Le zucchine sono un ortaggio ideale per chi soffre di allergie. E al negozio di kefir. Recensioni di dieta di cibi crudi e risultati di coloro che hanno perso peso. Come togliere la pancia rimedi naturali Per eseguire un ciclo di purificazione del corpo, sarà necessario sceglierne uno giornaliero.Per normalizzare il tratto digestivo e perdere peso sistematicamente, i nutrizionisti consigliano di purificare il corpo con semi di lino. Mangerai meno, sarai sazio di una piccola porzione più velocemente, non sentirai fame, il tuo appetito diminuirà, le tue voglie di dolci diminuiranno e ... La motivazione. Il programma di allenamento per uomini e donne non può essere lo stesso, a causa della fisiologia e dell'anatomia. Quale funzionerà meglio sulla pelle: aspirapolvere o rullo?
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“Continua a guardare in alto… questo è il segreto della vita.”– Charles M. Schulz, ‘Peanuts, Snoopy’
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Io, non gli eventi, ho il potere di rendermi felice o infelice oggi. Posso scegliere come sarà. Ieri è morto, domani non è ancora arrivato. Ho solo un giorno, oggi, e sarò felice adesso. – Groucho Marx
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l’orologio rotto
Per quanto mi impegnassi di apprezzare la strada del ritorno dall'ufficio rimaneva sempre un percorso angosciante, malinconico. Il ciottolato era sempre umido, date le deboli piogge mattutine, ma verso sera il sole rimaneva in cielo, quasi aspettando che io tornassi a casa per poi discendere a riposo dietro le bianche montagne e lasciare un alone di stanchezza alla mia giornata. Non incontravo quasi mai delle anime a quell'ora, tranne qualche studente che passeggiava e si dirigeva verso casa a piedi, ed io li osservavo dal mio finestrino, ponendo comunque una certa accortezza sulla strada giornaliera. Ormai li riconoscevo, potevo identificare i loro visi e il loro stato d'animo, capivo dalle loro espressioni disinvolte l’esito delle loro giornate. Potevano avere uno strano sgomento in faccia, che poteva avere un significato positivo o negativo- talvolta in base al loro andamento potevo immaginare cosa fosse successo. Ma ero cosciente che il mio era solo un fantasticare, costruivo storie; un giorno un ragazzo si fermò dal suo lento cammino e dallo specchietto retrovisore notai forse un accenno di lacrime. Quella giornata la usai per considerare i vari corsi che stavano dietro a quell'episodio; un lutto, un litigio, una causa scatenante tra le più additate. Non ero solito piangere, in particolare per certi avvenimenti, li prendevo come tali e come il susseguirsi di momenti da ricordare, che si distinguevano da giornate semplici e facilmente cancellabili dalla memoria, forse per questo mi ossessionò tanto quel preciso avvenimento.
Ero quasi ormai giunto a casa, cercavo di dileguare certi pensieri, parcheggiavo e distrattamente ero ormai in camera. Casa mia era un appartamento di un piccolo palazzo in campagna, quindi il luogo era abbastanza calmo e privo di inquinamento acustico; la mia mente poteva quindi viaggiare tranquilla mentre dal balcone osservavo le gialle balle di fieno, le montagne che chiudevano quasi la scena sotto al cielo. Mi dilettavo spesso ad annegarmi nei miei pensieri, per poi uscirne forse solo più stordito, ma non penso influisse molto sulla mia cagione. La sera ero solito anche leggere qualche romanzo o rivista col buio che calava, mi portava sicurezza, ma mi faceva anche assopire, qualità che reputavo importante dati gli orari precisi e pedanti a cui dovevo sottostare, proprio per questo tenevo, come se fossi un ossessionato, un orologio appeso in ogni camera e li ispezionavo ogni fine settimana, in maniera tale che non fossero mai in ritardo neanche di un secondo.
Come di consueto, mi accingevo alla mia camera da letto abbastanza presto e volgevo il mio sguardo alle lancette per assicurarmi che non fossero né in anticipo né in ritardo, cosicché la mattina dopo la sveglia potesse suonare senza intoppi; ma non con poco stupore mi accorsi che queste non erano posizionate nella stessa angolazione degli altri ordigni. Pensando di aver avuto una svista, passai per la camera accanto lungo il corridoio, notando però che qua l’orario risultava identico al mio orologio da polso, oltre che agli altri nelle suddette camere. Intesi tramite questa disamina che solo uno tra questi era in difetto, perciò feci ripartire tramite le apposite batterie il mio compagno mattutino, ma anche con ciò questo non si prestava a muoversi. La stanchezza della giornata si faceva sentire e l’orologio a me interno chiedeva del meritato riposo, perciò prosposi il pensiero al giorno dopo, dato che non sarebbe stato necessario svegliarsi alla solita ora. Questo turbamento però mi fece rimanere teso tutta la notte, tanto che faticai anche a svincolarmi dai vari pensieri che vagavano nella mia mente subdola e mistificatrice a causa del mancato riposo, riflettendo sull’impossibilità della morte di un oggetto animato dal solo meccanismo e non da una coscienza come nell’uomo, ma che nonostante ciò potevo ben osservare ed empatizzare con il cadavere dell’orologio che aveva perso la sua funzione primaria e quindi la sua essenza. Che cosa rimaneva di quell’orologio? Accadrebbe lo stesso se io perdessi il lavoro? O la mia essenza sussiste su qualcos’altro? Certe domande aiutarono il mio corpo a svenire nella notte, per poi riprendere conoscenza solo la mattina dopo, ad un orario non troppo tardivo, forse dato dall’abitudine di una sveglia incorporata nella mia testa. Quando aprii gli occhi, però, notai che le lancette di quell’orologio a cui davo del morto si erano lievemente spostate dalla posizione della sera prima; in un primo istante pensai che stessi solo confondendo le immagini, ma mi assicurai di riprendere con accortezza le memorie visive e constatai che le lancette, anche se di poco, si erano effettivamente mosse. Probabilmente, pensai, avrà ripreso vita durante le notte, per poi tornare al suo stato di quiete eterna. Ma ciò che mi fece storcere il naso fu l’orario su ci l’orologio si era fermato, le nove in punto. Pensai ad una fatalità del caso, presentatosi come conseguenza alla mia noncuranza la notte prima. Volli aspettare la giornata appresso per potermi recare a comperare qualche pila, per essere sicuro fossero cariche e, soprattutto, per non disturbare il programma domenicale che mi attendeva come sempre in questo giorno di riposo. Perciò, come di consuetudine, iniziai le mie esercitazioni di pianoforte verso le undici. Non ero un pianista professionista, anzi mi esercitavo per mio diletto, ma reputo di vitale importanza ogni mia piccola attività, non per un bisogno di svago, ma per la semplice motivazione di avere sempre un fine, un obiettivo che mi possa svincolare dalle fondamenta che mi tengono legato ad un susseguirsi di eventi prolisso. L’impegno al piano non si doveva però solamente ad un mio egoistico fine, anzi l’attività musicale mi regalava gioie che non si potevano cogliere al di fuori di quella stanza in cui io suonavo, tanto che spesso rimuginavo su svariati temi, i quali non balenavano alla mia mente in nessun’altra occasione, entravo in un sentiero tutto mio, da cui non potevo né volevo sfuggire. Il resto della giornata lo passai come ogni altra domenica, finendo la giornata con le mie quotidiane letture che riuscirono a concedermi l’agognato sonno per potermi alzare presto.
Il mattino dopo cominciò da vera prima giornata di lavoro dopo il riposo, forse per questo in molti si lamentano del lunedì, sennonché a me appaia come una giornata qualsiasi, di eguale continuità. Mi vestii e mi spostai dalla camera da letto per recarmi in cucina, dove avrei ingerito la prima dose di caffeina che mi aiutava a rimanere energico e meno spossato nelle prime ore di lavoro. Come al solito volsi lo sguardo agli orologi prima di uscire di casa e rimasi nuovamente stupito: ora non era solo più il primo ad essere scombussolato, bensì due di essi sbagliavano l’ora; ma ciò non fu l’unico dettaglio straordinario; infatti entrambi portavano lo stesso orario, il quale era sicuramente diverso da quello della giornata prima. Ambedue segnavano le undici. Un caso, una fatalità, una coincidenza inopportuna. Uscii di casa turbato con passo malfermo, di sicuro causato dallo stupore di un tale evento; ero abituato ad orologi che si bloccavano e lentamente morivano nelle loro false idee, ma mai era capitata una cosa del genere. Decisi di non farci troppo caso, arrivai in ufficio ed iniziai il mio lavoro. Era una questione abbastanza facile, un lavoro quasi meccanico, bastava un filo di accortezza, il mio compito non era nient’altro che notare errore in alcuni file e documenti ed in caso ne trovassi alcuni, rielaborarli in modo corretto, cosicché potessero uscire dall’edificio senza alcun refuso.
Il lavoro procedeva lineare, se non fosse che, ad un tratto, una faccia minuta e ricalcata di un’espressione falsamente allegra, si avvicinò al mio banco: era colui che capeggiava nel mio reparto; si vedeva di rado, anzi forse erano mesi, anni che i miei occhi non incrociavano quello sguardo assente e allo stesso tempo penetrante. Le sue parole rovinarono quella che era una normale giornata di lavoro: potevo prendermi la giornata libero, poiché avevo terminato tutti i miei doveri giornalieri. Mi era già capitato di finire più presto del solito, ma mai mi regalarono del tempo libero: decisi di protestare, ma fui accompagnato direttamente all’uscita dallo stesso direttore, il quale mi augurò un buon pomeriggio, dicendo di aspettarmi per la giornata appresso. Presi la macchina e, come promesso, andai a comprare le pile per riuscire finalmente ad aggiustare quegli orologi difettosi. Giunto a casa la prima cosa che feci fu porre attenzione agli orologi: nessuno di essi si era guastato ulteriormente, gli unici due ad essere ancora in errore erano quello appeso nella mia camera da letto e il secondo appiccicato al muro che faceva da corridoio verso le altre stanze. Segnavano ancora le undici in punto. Cambiai ad entrambi le batterie, assicurandomi di porre l’orario corretto ad entrambi affidandomi al mio orologio da polso. Le lancette rimasero quiete. Non si mossero di un millimetro. Controllai le pile per cercare qualche guasto, ma parevano perfettamente funzionanti. Stetti un paio d’ore cercando di comprendere la causa di questo rigetto da parte dei due meccanismi, scambiando anche pile con altri orologi funzionanti. Verso sera, mi arresi: erano da buttare. Li lasciai lì per non renderli ingombranti, il giorno dopo sarei passato a comprarne altri due. Mangiai e mi feci travolgere dal sonno, il quale fu angosciante e duro, a causa di un fastidio alla testa che rendeva la conciliazione impossibile: non un semplice malanno, ma un vero e proprio grattacapo che rendeva logorante anche il solo pensiero. Due dei miei orologi mi avevano abbandonato in un intervallo di tempo così corto, come un’epidemia all’interno della casa; gli unici due sopravvissuti erano quello in salotto e quello in cucina, escludendo il mio compagno da polso. Un’epidemia che attacca ciò che mantiene il mio ritmo costante e lineare, una manifestazione del diavolo in persona che ostacola il proseguire lineare del tempo, lo dirotta, lo prende e ne fa ciò che vuole, rovinando la mia esistenza e rendendomi incapace di lottare. Il tempo è tutto ciò che abbiamo e lui ci gioca per metterci alle strette, come se potesse riavvolgere e slegare il gomitolo sul quale scivoliamo.
Il mattino dopo fu una conferma dell’epidemia: l’orologio in salotto si era bloccato, alla medesima ora degli altri due: le tre in punto. La seccante sorpresa non mi guastò del tutto, mi scivolò addosso ormai protetto dallo scudo della rinuncia che mi avvolgeva. Mi precipitai al lavoro per distogliere il pensiero ma questo continuava ad infilarsi nella mia testa. Perciò il lavoro fu lento e scarso; non è il mio solito ossessionarmi a qualcosa, anzi son più le volte del mio staccarmi da ciò che mi circonda che dell’andare contro ad esse. Dopo il lavoro presi una decisione definitiva: non rimaneva che cambiare quei tre orologi. Entrai nello stesso negozio da cui presi gli stessi che erano in casa, un’aria stagnante pervadeva il piccolo salone addobbato di orologi di ogni genere: strano che riuscisse a stare ancora in piedi quel posto, vista la poca clientela. L’artigiano mi chiese il motivo dietro un tale insolito acquisto; l’uomo scarno e magrolino indossava un cappello da gondoliere ed un abito di seta fin troppo elegante per il luogo in cui lavorava. Gli spiegai la situazione, anche se i suoi piccoli occhi non mostravano un vero interesse. Rimase a pensare un attimo e, subito dopo, mi consegnò i tre orologi da me richiesti. Ormai non rimaneva che tornare a casa e sostituire il vecchio rotto con il forte giovane.
La sera fu un ritorno alla normalità, piena di tranquillità e priva di preoccupazioni, come sempre, come doveva essere, indisturbata dai vari avvenimenti causati da delle semplice lancette che non volevano collaborare. Ripresi le mie attività serali e, finalmente senza pensieri, mi adagiai sul letto ad un orario più che normale, segnato in modo eguale in tutte le stanze. Ciò che volevo non era un evento travolgente, occasionale, la mia vita su cui avevo il totale controllo era ciò più mi premeva: se non avessi avuto il controllo su di essa, come avrei mai potuto pensare di avere il controllo su di me? Finalmente tutto era tornato come prima; finché il giorno dopo, riposato come non mai, in maniera calma ed infantile, mi alzai dal materasso per dirigermi alla cucina per il primo caffé della mattina. Alzai lo sguardo a vedere l’ora. Le dodici in punto. Mi diressi verso l’orologio in salotto: le undici. Guardai l’orologio nello stretto corridoio: le dieci. Deluso, mi accinsi all’orologio in camera: le nove. Non rimaneva che l’orologio da polso: le sette. Il quadrante largo e ricco di quest’ultimo mi fece sprofondare in un vortice di paranoia istantanea: non rimaneva che il mio orologio biologico, lui sapeva sempre quando svegliarmi, in particolare in certe situazioni di pericolo. Uscii di casa per osservare da più vicino l’orologio sul piccolo campanile che, comunque, rimaneva sempre corretto. Esso era un vecchio marchingegno ristrutturato recentemente per ordine del sindaco, non poteva certo essere sbagliato. Era l’una del pomeriggio. Persino l’orologio che regnava dentro di me aveva fallito. Cosa volevo fare ora? Volevo lavorare? Volevo continuare a cambiare orologio giornalmente? Avevo voglia di gelato, dopotutto era l’una di pomeriggio e ormai il pranzo era andato. Andai in piazza e ne presi uno. Notai affisso al muro della modesta gelateria un orologio e sotto un uomo con un cappello da gondoliere che si accingeva a cambiarlo: esso dava come ora le undici. L’uomo da sotto si volse e sorridendo docilmente mi disse:<< Abbiamo avuto un bel daffare, nevvero?>>.
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“If I can't feel, if I can't move, if I can't think, and I can't care, then what conceivable point is there in living?” 1981, Attleboro. Una ridente - ma mica tanto - cittadina del Massachusetts dove tutti si conoscono tra loro e non succede mai niente di interessante. Oliver Curtis Donahue è nato il 19 Febbraio da una famiglia di quelle in. Personcine importante nel contesto in cui si trovavano, per il resto fuori da Attleboro non erano niente di che. Suo padre è stato uno statistico in tempi migliori in cui il mondo aveva ancora bisogno di lui, sua madre in sostanza collezionava giardinieri. A dividerli c'era quasi una generazione, nonchè svariate dinamiche disfunzionali su cui non vale la pena soffermarsi. Basti sapere che dopo aver avuto conferma che il suo primogenito sarebbe stato un maschietto, babbo Donahue si è trasferito in una camera da letto a parte. Per tutta questa serie di ragioni, Oliver ha avuto il sacrosanto dovere di difendere lo status quo già dalla nascita. Ed è infatti sorprendente come non abbiano cercato di farlo smettere di piangere già dopo il primo vagito, consentitogli proprio perchè in quanto primo costituiva un particolare di cui vantarsi. I Donahue sembravano una perfettissima famigliola uscita da una pubblicità degli anni Cinquanta, a cui normalmente verrebbe da associare una casa enorme con lo steccato bianco e un Labrador che corre. Peccato che non ci fosse nessun Labrador e la perfezione era solo un'illusione prefabbricata a cui tutti dovevano fornire il proprio contributo recitando il proprio ruolo. E per un bambino, è complicato capire se la realtà è quella che vedi o quella che senti, quando le due sono in netto contrasto tra loro. Ma d'altronde, capire non è di nessuna utilità nel momento in cui l'unico modo che hai di diventare meritevole di attenzioni è quello di adattarti ad aspettative estremamente alte e smettere, in effetti, di comportarti come un bambino più o meno nel momento in cui inizi a sapere di esserlo. Si potrebbe dire che per la maggior parte della sua vita, Oliver non abbia mai davvero conosciuto i suoi genitori. Anzi, che non abbia mai davvero conosciuto sè stesso. Più che una banderuola al vento, è stato la scimmietta ammaestrata di suo padre e il bambolotto di sua madre. Le sue preferenze hanno avuto una rilevanza nulla per tutto il corso della sua infanzia e, nonostante questo, gli unici momenti in cui papà si mostrava fiero di lui non stava mai davvero parlando con lui. Le manifestazioni di affetto di qualsiasi genere, poi, erano bandite. Nel giro di qualche decennio, avrebbe potuto riconoscere tutto questo come l'origine di una profonda ferita narcisistica. Se solo avesse imparato a guardare in faccia alla realtà. Ha avuto, all'apparenza, la classica adolescenza da ragazzetto da scuola privata tutta rigore e preghiere. Quando non studiava, praticava scherma e lacrosse. Sua madre voleva pure che imparasse a suonare qualcosa, ma babbo Donahue ha chiuso la questione chiedendole se volesse anche iscriverlo al ballo delle debuttanti. Intanto tra collegio maschile e agenda giornaliera su cui non aveva alcun potere decisionale, è dubbio che sia riuscito a parlare con una ragazza che non fosse sua cugina maggiore prima dell'università. Non che sia importante, come scopriremo in seguito. Il punto è che proprio non ha avuto il tempo o la motivazione di interrogarsi a riguardo, ha dato per scontato che prima o poi avrebbe sposato qualcuna e avrebbe fatto uno o due bambini - se avesse avuto un maschio, avrebbe anche potuto fermarsi al primo come papy. Di ribellione adolescenziale non se ne parla proprio, se si esclude una certa scostumatissima tendenza ad iniziare a covare interessi propri, con cui ovviamente non parlava con nessuno. Ha iniziato addirittura - sacrilegio - a formarsi qualche primo abbozzo delle sue teorie sull'esistenza umana, che come è ovvio che sia contenevano più di qualche traccia del nevrotico ossessivo che sarebbe diventato. Ma che questo ragazzetto spocchioso e orgoglioso avesse dei sentimenti, era difficile immaginarlo. Sembrava la copia di suo padre. Nel '99, si è scritto all'università. Harvard, ovvio. Dove volevate che lo mandassero? Papà voleva che studiasse per diventare medico, ma per la prima volta Oliver ha imposto una decisione che fosse sua: psicologia. All'epoca, neppure sapeva perchè. Forse, soltanto il classico meccanismo di compensazione per cui qualsiasi persona spaccata in due finisce così. Comunque, a suo padre non andava mica tanto a genio di ritrovarsi un figlio che si veste come un damerino e prende una laurea da femmina, ma dopo settimane di ricatti emotivi da ambo le parti, l'ha spuntata il figlio. Per dimostrargli di non aver vinto proprio niente, il genitore è passato dall'indifferenza allo spregio passivo-aggressivo, andando ad incrinare ancora di più un rapporto già inesistente. Sua madre intanto piangeva lacrime fintissime per il traferimento del caro figliolo. A un'ora di treno. Praticamente, tornava a casa tutte le settimane. Per una volta, della disfunzionalità dei coniugi Donahue gli importava ben poco: con Harvard, stava per inaugurare finalmente una fase della propria vita in cui avrebbe potuto finalmente smettere di lottare per l'approvazione dei suoi. Meglio puntare al mondo intero. Oliver Curtis Donahue è stato davvero una pessima persona durante i suoi anni universitari. Si è costruito il suo bel piedistallo di marmo, ci è salito sopra e si è ficcato una lunghissima scopa su per il culo. Non soltanto pretendeva che tutti notassero quanto fosse assurdamente brillante in qualsiasi cosa, ma faceva qualsiasi cosa per sottolineare il divario tra sè stesso e la plebaglia sottostante. Diventare suo padre: lo stava facendo proprio bene. Adesso, non sappiamo come abbia fatto ad accaparrarsi l'interesse di una persona tanto carina come Sophia, ma sarà stato il classico fascino dello stronzo coi soldi. Non c'è altra spiegazione. Anyway, Sophia: capelli rossi, occhioni azzurri, risata contagiosa. Ed è successo come succede sempre: si esce con amici che portano amici, lei si presenta e tu ti ci vedi già sull'altare. Purtroppo non si è sciolto come un gelatino al sole, anzi, è diventato pure più insopportabile per compensare la vulnerabilità del primo amore. Perchè innamorarsi a 22 anni è proprio una brutta esperienza imperdonabile. Alla fine, a furia di pavoneggiarsi ci si è messo insieme. Perchè i Donahue si prendono sempre quello che vogliono, no? Nel corso dei due anni successivi, il rapporto con George è andato progredendo oltre la sfera lavorativa. Trascorrevano molto tempo insieme anche fuori dall'università e lo stesso Oliver ne era scombussolato in senso positivo. Mai a pensare che avesse una cotta, lui era convinto di aver semplicemente trovato una persona con cui condividere i suoi interessi intellettuali e che quindi l'entusiasmo che provava in sua compagnia fosse una diretta conseguenza di un qualche profondissimo senso di condivisione esistenziale che non aveva mai raggiunto con nessuno. Ripeto, era una cotta. Nel 2006 è nata sua figlia, Coraline Elisabeth Donahue, e in quanto padre di famiglia non ha minimamente preso in considerazione l'idea di poter essere omosessuale. Soprattutto, non poteva esserlo lui in quanto Donahue. Era proprio il genere di cosa che avrebbe minato alla vita perfettissima che stava costruendo un pezzo per volta. Ebbene, quando George si è fatto a sua volta avanti, lui ne ha fatto una questione puramente professionale. Un po' come dire le paroline giuste alle giuste persone, ma senza parlare. Non importa, se nel frattempo si è costruito l'ennesima fantasia narcisistica in cui George fosse in realtà innamoratissimo di lui. Freud avrebbe avuto qualcosa da ridire sul fatto di volersi accaparrare l'affetto di un uomo più vecchio, ma lui negherebbe anche questo. La storiella con il professor Alcott non è stata una cosetta passeggera. Si è cristallizzata all'interno della sua vita, entrando sempre più a fondo nella sua vita quotidiana. Hanno fatto conoscere le rispettive mogli, la figlia adolescente di George faceva da babysitter a Cora, e sempre più spesso erano fuori città per questo o quel convegno che in realtà non esisteva. La capacità di Oliver di scindere tra le diverse versioni di sè stesso - chi era in pubblico, chi era in casa, chi era con George, chi era con sè stesso - ha iniziato così a collassare e si è ritrovato pian piano sempre più incapace di reprimere e di mentirsi per tirare avanti. Il colpo di grazia gli è arrivato alla nascita del secondo figlio, Bentley, nel 2009. Alla fine, anni e anni di difese nevrotiche si sono presentati a richiedere il conto e Oliver si è ritrovato per la prima volta davanti a sè stesso. Dire che quel che ha visto non gli è piaciuto sarebbe riduttivo. Per prima cosa ha cercato di interrompere la tresca con George, che prendendola molto bene l'ha minacciato di togliergli l'assistentato e rivelare tutto alla moglie. Avendo già dato per perso il lavoro e addio Harvard per sempre, ha cercato di salvare il salvabile confessando il fattaccio a Sophia per primo. Anche lei l'ha presa benissimo. Un momento prima hai un buon lavoro, una casa, una moglie, due figli - l'amante, non dimentichiamoci dell'amante - e la fiera consapevolezza di esserti guadagnato tutto questo prima ancora di arrivare a trent'anni. Un momento dopo, hai perso tutto. Un attimo di vulnerabilità, le emozioni che non si è mai concesso di provare hanno preso il sopravvento, ed ha perso tutto. Il suo già complicato rapporto con la propria sfera affettiva non ne è uscito indenne. E' diventato sempre più rigido, metodico, ossessivo e freddo. Tutte le tendenze difensive che si portava dietro fin dall'infanzia si sono innalzate tutte insieme a costruirgli un muro intorno, dietro cui potesse nascondere quanto in realtà si sentisse fragile e a pezzi. Dopo il divorzio, Sophia si presa i bambini ed ha venduto la casa. George non soltanto è rimasto sposato, ma l'ha reso un po' lo zimbello di tutta la facoltà e gli ha tolto pure l'assistentato. Un'altra cattedra non gliel'hanno mai data, neppure come assistente. Intanto suo padre, che era già abbastanza deluso prima, non gli ha mai perdonato nè il divorzio nè le motivazioni che hanno condotto al divorzio. E perchè gli fosse ben chiaro, ha cominciato a rivolgersi a lui come Olivia e a negare di avere un figlio. Non saprebbe dire come è iniziata. Forse, è stata insidiosa, come a conti fatti succede sempre. All'inizio hai un motivo per sentirti affondare, per il senso di colpa che ti impedisce di guardarti allo specchio. All'inizio hai un motivo per non riuscire a prender sonno o per risvegliarti troppo presto. Hai un motivo per decidere che oggi non ti va di pranzare perchè la tua vita ti nausea. Poi i giorni diventano settimane, le settimane diventano mesi, i mesi diventano anni e sei semplicemente diventato così. Non riesci a ricordare come fosse prima, non riesci ad ammettere di avere un problema e allora ti insulti, perchè se tutto va bene e tu non sei più in grado di vivere allora non c'è altro da fare. Sì, sarà cominciata così la lunga storia tra Oliver Donahue e la depressione. Per tenersi a galla, ne ha parlato persino con il suo dottore. A suon di "non va poi tanto male" e "sono solo nervoso" ed escludendo qualsiasi aspetto emotivo della sua sofferenza, ma ne ha parlato. Diazepam e a casa. Ha cominciato a fare il terapeuta perchè l'idea di tornare in un'aula universitaria gli faceva venire voglia di morire e perchè almeno il pensiero di poter far bene a qualcuno giustificava ai suoi occhi l'inutilità della sua persona. In qualche modo, sono passati altri tre anni. A trentun'anni, tutto quello che ha da fare è cercare di tirare avanti. Per i bambini, per i pazienti, ma mai per sè stesso. E se gli tornavano in mente i sogni di gloria del passato, era solo per sottolineare come fosse caduto in basso. Senza nulla di meglio da fare, pur essendo un cognitivista si è avvicinato alle teorie di Jung e in particolare a quelle che riguardavano la sfera metafisica, l'anima e la relazione tra la vita e la morte. Da lì, al riprendere gli scritti della Kubler-Ross è stato un passo breve. Da mero sintomo, il desiderio di morte è diventata per lui un'ancora, l'ultima speranza, la certezza di avere almeno una via di uscita dal disastro che è finito per diventare, per colpa sua e sua soltanto. Non proprio il momento ottimale per venire a sapere che sua moglie stava per essere assunta presso uno studio legale a New York ed aveva tutta l'intenzione di portargli i figli ancora più lontano. A questo punto, ha deciso che tutto sommato di tirare avanti non ne valeva la pena. Se le pillole le avesse ingerite non prima dell'alcool ma dopo, forse sarebbe morto davvero. Ma la farmacologia è una cosa complessa e l'unica cosa che ha risolto è stato trovarsi in un limbo in cui non si sentiva nè vivo nè morto e in cui respirare gli risultava sempre più difficile senza smettere di respirare mai. Ci avrà messo un'oretta o due per capire che più di così non sarebbe successo. E' uscito di casa per farsi chiamare un'ambulanza ed è svenuto. Ci sarà al mondo qualcosa di peggiore del rovinarsi la vita da soli per poi scoprire di non essere nemmeno in grado di morire come si deve, ma a lui proprio non veniva in mente niente. Però non ci ha più provato, perchè svegliarsi in ospedale e riuscire a pensare soltanto "oh no" non gli è piaciuta. Spoiler alert, ci ricascherà di nuovo. Sophia ha accantonato quasi tutto il risentimento post-tradimento per dargli una mano a rimettersi in carreggiata e per un po' lui ha sperato che restasse. O chissà che altro. Ma alla fine se n'è andata comunque, e i bambini con lei. Lui è rimasto solo, ma a rilento s'è tirato su. Non del tutto, ma abbastanza da costruirsi una parvenza di funzionalità. Ha investito in sè stesso per migliorarsi come terapeuta perchè sul lato umano aveva già perso in partenza. Alla fine, nel 2014 ci è arrivato: a Boston non gli restava nient'altro che fantasmi del passato. E visto che l'unico posto al mondo in cui volesse essere era accanto ai suoi figli, ha iniziato a candidarsi per qualsiasi posto da psicologo clinico in tutta New York.
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smart schooling vince la relazione
Organizzare la giornata tra studio dei piccoli e smart working
In questo articolo ti parlerò dell'esperienza che stiamo vivendo noi genitori con i figli in età scolare. Una quotidianità assolutamente diversa, ricca di impegni che si inseguono e spesso appaiono come in conflitto. Ti racconterò della mia situazione personale, soprattutto per ciò che attiene l'organizzazione, divisa tra il lavoro e lo studio dei miei bambini, il tutto rigorosamente tra le mura domestiche. Ti parlerò, infine, delle soluzioni tecnologiche, "fai da te", ma anche di quelle segnalate direttamente dal MIUR, supportate dal progetto di solidarietà digitale.
Parola d'ordine organizzazione
In un solo weekend ci siamo trovati sopraffatti da una quotidianità che non avremmo mai immaginato. Nelle prime settimane, per chi come me vive in una zona, originariamente definita “arancione”, la complessità della gestione dei figli a casa è stata superata grazie alla collaborazione tra amici. A rotazione in base alle disponibilità di ognuno si accudivano i propri figli insieme ad altri compagni, amichetti e ci si occupava di loro proprio come in una grande famiglia allargata.Ben presto, con l’inasprimento delle direttive e, poi, il definitivo obbligo di distanziamento sociale, ogni nucleo familiare è diventato un’isola a sé, autosufficiente in tutto e per tutto. I primi giorni di convivenza a casa non è stato semplice spiegare ai bambini perché la scuola fosse chiusa e noi genitori a casa a lavorare. Sì è vero sono una psicologa ma non è stato comunque semplice metabolizzare l’emergenza Covid-19. Non lo è stato soltanto per noi adulti ma soprattutto per i bambini estremamente incuriositi dal telegiornale che abbiamo poi deciso definitivamente di non guardare più in loro presenza. Complici i compiti assegnati dalle maestre e la lotta alla noia ci siamo subito resi conto che urgeva un’organizzazione su base giornaliera e settimanale capace di integrare momenti di studio e divertimento. Ed ecco a te la nostra tabella di marcia con alcune regole: 08.30 sveglia; 08.30 – 9.00 colazione davanti alla TV; 9.00 - 9.30 igiene personale; 9.30 – 13.00 attività di studio; 13.00 – 14.00 pranzo e TV; 14.00 – 14.30 gioco libero; 14.30 – 17.30 attività di studio; 17.30 – 19.30 giochi di famiglia, attività sportiva, lavoretti creativi; 20.00 cena; 21.30 a nanna. Potrà sembrare uno schema rigido ma, in fondo, ai bambini servono delle routine rassicuranti per avere un proprio equilibrio. Per quanto riguarda lo studio cerchiamo di creare un piano settimanale rispettoso delle indicazioni degli insegnanti e vario per non far scemare l’impegno e la motivazione. Di mattina, generalmente, si studiano le materie che richiedono spiegazioni da parte nostra o la memorizzazione di regole. Il pomeriggio prediligiamo gli esercizi di potenziamento, la lettura, i test e le interrogazioni. Durante la settimana ci sono, inoltre, gli appuntamenti online con il gruppo classe per approfondire alcuni argomenti o apprenderne dei nuovi. Non è affatto facile coniugare il lavoro con la gestione di due bambini a casa ma con alcune regole e la collaborazione di tutti non è impossibile.Le nostre regole: quando mamma o papà sono al telefono non si disturbano o interrompono e si mantiene la voce bassa; si ascolta con attenzione la lezione dei genitori che sostituiscono temporaneamente le insegnanti; per divertirci tutti insieme è importante completare i compiti previsti meglio se nei tempi concordati. Il pomeriggio terminati gli impegni si gioca insieme. Cerchiamo sempre di alternare attività di movimento in giardino ma anche in casa (risveglio muscolare, yoga, danza) e lavoretti creativi (pittura, disegno, Lego). Ti confesso che le attività più manuali fanno benissimo anche a noi adulti perché ci aiutano a rilassarci e a spostare l’attenzione dall’inevitabile preoccupazione per il Covid-19. Al momento i bambini stanno reagendo piuttosto bene malgrado abbiano dovuto rinunciare a tantissimo sport e movimento, agli amici e più in generale alle loro abitudini fuori casa.
Soluzioni fai da te
Nella fase iniziale di chiusura delle scuole le soluzioni fai da te hanno rappresentato la risposta immediata al bisogno di continuità formativa dei nostri ragazzi. I gruppi whatsApp continuano ad essere infuocati e a rappresentare il canale di comunicazione privilegiato dalle insegnanti data la praticità e la velocità di condivisione. Il limite? Lo smartphone pieno di messaggi, foto e video. Molte scuole hanno attivato, in tempi brevi, la piattaforma interna per distribuire le consegne per casa, i materiali integrativi e i test di verifica. Una soluzione che ha contribuito a fornire una fotografia del livello di digitalizzazione di famiglie e insegnanti. Le video lezioni possono essere in differita o live. Quelle registrate sono generalmente diffuse sulle chat di classe ma possono essere caricate anche su un canale YouTube. Una didattica consolidata, ormai da diversi anni, soprattutto per le scuole di grado superiore e l'università. Le lezioni live, generalmente, sono organizzate per piccoli gruppi di studenti e sono tenute su: WhatsApp: un canale che sanno utilizzare tutti ma con il limite relativo al numero di partecipanti in contemporanea; Meet.jit.si: altrettanto pratico ma con funzionalità avanzate come la condivisione dello schermo e la possibilità di ammettere alla call un numero superiore di studenti. Le video lezioni possono essere in differita o live. Quelle registrate sono generalmente diffuse sulle chat di classe ma possono essere caricate anche su un canale YouTube. Una didattica consolidata, ormai da diversi anni, soprattutto per le scuole di grado superiore e l'università. Le lezioni live, generalmente, sono organizzate per piccoli gruppi di studenti e sono tenute su: WhatsApp: un canale che sanno utilizzare tutti ma con il limite relativo al numero di partecipanti in contemporanea; Meet.jit.si: altrettanto pratico ma con funzionalità avanzate come la condivisione dello schermo e la possibilità di ammettere alla call un numero superiore di studenti. Gli strumenti della solidarietà digitaleSul sito del MIUR è possibile accedere a numerose risorse gratuite molte delle quali messe a disposizione dai colossi della Silicon Valley attraverso il progetto di solidarietà digitale. Di seguito sono solo alcune proposte utili per lo smart schooling: Classroom di Google Education; Office 365 Education A1 di Microsoft; We-school di Tim; Aws di Amazon Chime. La solidarietà si esprime anche attraverso donazioni di apparecchiature tecnologiche. È il caso della Lenovo che ha regalato 150 pc ma anche di più organizzazioni, no profit, al fianco delle famiglie più bisognose per il diritto allo studio dei nostri bambini. Quello che continuerà a fare la differenza in questo momento storico è e sarà la componente relazionale. L’attenzione e i piccoli gesti nei confronti dei nostri bambini, anche semplicemente tirando giù lo schermo del nostro portatile quando ci parlano, produrranno risultati inimmaginabili. Così come la possibilità di incontrare virtualmente amici, compagni e insegnanti. Rispettare gli impegni di gioco insieme tanto quanto le altre incombenze personali e lavorative. E tu come stai vivendo quest’esperienza con la tua famiglia e i tuoi bambini? Read the full article
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“O troverò un modo, oppure ne inventerò uno.” – Philip Sidney
#frase del giorno#resilienza#cercare soluzioni#perseveranza#caparbietà#motivazionedelgiorno#motivazione giornaliera#non arrendersi#superare ostacoli#raggiungere obiettivi
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