#malgrado le circostanze
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«C'è questo filo, tra me e te, che ha un nome solo nostro.
Un filo che, in qualunque posto sarai, anche a chilometri di distanza, anche con le vite stravolte e le decisioni prese, anche tra un'eternità, quando tu tirerei un pò, io tirerò a mia volta.
Qualunque cosa accada»
(Cit.)
#un legame forte#al di là del tempo e dello spazio#a dispetto delle scelte#malgrado le circostanze#come un filo legato alle mani#che basta solo tirare#ognuno dalla sua parte#per rendersi presenti
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Non ho mai passato questo giorno lontano da quella che ho sempre considerato casa mia. Oggi per la prima volta invece è tutto diverso, tu non ci sei più e anch'io sono altrove. Questo mi fa capire come le cose cambino rapidamente e inesorabilmente e ti portino a vivere circostanze impensate e dobbiamo accettarlo malgrado tutto perché non possiamo tornare indietro, ne cambiare quello che non ci va, possiamo solo andare avanti, che ci piaccia o no.
-laragazzadagliocchitristi
#frasi e pensieri#tristezza#vita#passato#presente#futuro#cambiamento#riflessioni#dolore#mancanza#vuoto#fotografia#foto mia#paesaggio#tramonto#estate#agosto
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Chi muore si salva - 2 (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1362136052-chi-muore-si-salva-2?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=romanogreco&wp_originator=IMc0kAB%2BaW0ESoVCa8n2A9NpeNzVWMR%2Fq0xjYcIWiAkqCo8LK8oLT2IQAfVZ%2BKlZQ3Ni%2FvrYFz2DpIdKTc2gJxp9DNj%2B%2Bv7TUtlUkENr%2BdikuF44bFcsudIUhlminCxz Marianna, giovane magistrato alla prima esperienza in tribunale, si vede affidare un caso semplice: emettere una sentenza di colpevolezza a carico di un pensionato che, non avendo rispettato il semaforo rosso e malgrado non vi sia stata collisione, è imputato di aver provocato la morte di un motociclista. Nel visionare al rallentatore le immagini di una telecamera stradale, la giudice nota però che il centauro aveva abbandonato il manubrio e riversato indietro la testa in una maniera innaturale. Non sembra la reazione istintiva di chi cercava di evitare un ostacolo imprevisto, quanto la caduta incontrollata di una persona raggiunta da un colpo di fucile. Quando tenta di approfondire, scopre che il corpo della vittima è stato cremato e la motocicletta rottamata, come se una regia occulta si fosse preoccupata di eliminare qualsiasi possibilità di verifica postuma. Una serie di circostanze inquietanti che non può ignorare, tanto più che Marco, l'uomo deceduto, era stato un suo amore adolescenziale e lei sa che faceva parte del mondo della malavita. Sirio, il criminologo e vecchio amico al quale si è rivolta per fugare i propri dubbi, si dichiara pronto ad aiutarla nella ricerca della verità.
#agentisegreti#armi#assassinio#assassino#cecchino#criminale#criminologo#giallo#indagare#indagini#killer#magistrati#omicidio#polizia#poliziesco#ricerca#trama#mistero-thriller#books#wattpad#amreading
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IUS SCHOLAE
Fermo restando che ho una enorme fiducia nella capacità della scuola di creare senso di comunità e integrazione reale..
Ritengo tuttavia che si tratti di un provvedimento a mio modo di vedere incompleto e insufficiente che deve essere migliorato per rafforzare la tutela degli interessi dei minori.
in determinate occasioni, sia emergenziali che ordinarie, il fatto che un minore abbia una cittadinanza differente da quella dei genitori può costituire una fonte di problemi di difficile soluzione.
Non dimentichiamoci che in determinate circostanze, come in occasione di vacanze nella madre patria, la cittadinanza di origine rappresenta una tutela per il minore e la possibilità di accedere più facilmente a determinati servizi.
È opportuno che il provvedimento preveda la possibilità di mantenere la doppia cittadinanza. Sarà il minore stesso al compimento della maggiore età a decidere se mantenere la doppia cittadinanza o se scegliere una delle due.
Una reale politica di integrazione si persegue conoscendo e riconoscendo, anzi esaltando la differenza tra le diverse culture, che rappresentano una grande ricchezza da preservare,
non è attraverso una mera omogeneizzazione burocratica che si costruisce una società multietnica.
E neppure attraverso una omogeneizzazione di tipo commerciale che passa attraverso alla diffusione di beni di consumo e di intrattenimento uguali per tutti.
Questo modello di integrazione ha già mostrato tutta la sua drammatica inefficacia in America, come in Francia.
Non è consigliabile tentare di appiattire e smussare le differenze culturali in una pappa indistinta e indifferenziata.
Al contrario è necessario apprendere il più possibile gli uni dagli altri in modo da gestire le differenze nella loro talvolta incredibile complessità.
In questo la Scuola italiana ha fatto e sta facendo dei miracoli, malgrado ogni governo si accanisca su di essa, con tagli selvaggi, gravami burocratici, privatizzazioni. Le morti degli studenti durante l'alternanza scuola-lavoro che gridano vendetta, gli insegnanti e i bidelli più sottopagati d'Europa usati come carne da cannone durante la pandemia, i sistemi di aerazione e il potenziamento dei trasporti pubblici mai attuati.
Esattamente come il Green Pass, lo Ius Scholae è il tentativo burocratico di nascondere le inadempienze dei governi.
Centri di accoglienza simili a lager gestiti per fare profitto, lavoratori stranieri sfruttati e sottopagati quando non schiavizzati dal caporalato, assenza di accordi per corridoi umanitari, rotte migratorie pericolosissime appaltate alla vigilanza di enti privati invece che agli Stati.
Ci servono azioni concrete sull'integrazione, sulla scuola, sulla sanità e non i soliti paraventi con cui creare alibi all'inattività, o peggio, tentativi maldestri di insabbiare i delitti contro la personalità dello Stato e contro gli esseri umani.
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Aldebaran(1935) con Gino Cervi, Evi Maltagliati, di Alessandro Blasetti
Il figlio dell'ammiraglio, rischia la carriera e l'onta a causa di una serie di distrazioni in servizio dovute alla gelosia per la moglie mondana. Si riscatterà attraverso un'eroica azione durante il recupero di un sottomarino affondato. Intensamente emotiva e momento di gran cinema, la scena del recupero: la telecamera scorre all'interno del sottomarino inquadrando gli uomini dell'equipaggio abbandonati all'abbraccio della morte, mentre una voce nel sottofondo legge la Preghiera del Marinaio. Mussolini voleva un film che celebrasse l'orgoglio della nazione : la flotta della Regia Marina; Blasetti voleva fare un film intimista, sul classico conflitto tra passioni e dovere. Ne nasce una pellicola che è un omaggio agli uomini di mare, ma è piutttosto fredda nella prima parte, si ravviva nelle scene del salvataggio. Come ricorda Cervi in alcune interviste degli anni '50, il film fu girato presso gli stabilimenti cinematografici della storica Cines, che prese fuoco dopo le riprese del ballo, e a bordo dell'incrociatore Bolzano, dove l'attore ebbe modo di conoscere fra i tanti, anche il capitano Carlo Fecia di Cossato, medaglia d'oro al valore militare. Film d'esordio di Elisa Cegani, che sarebbe rimasta legata artisticamente e sentimentalmente al regista; tra i primi ruoli da protagonista per Cervi e la Maltagliati, attori molto apprezzati a teatro, co-fondatori della compagnia Tofano-Maltagliati-Cervi. Quest'ultimo iniziò un sodalizio con Blasetti, col quale realizzò molte tra le sue più riuscite pellicole negli anni '40. Da notare la breve comparsa di Alessandro Blasetti nel ruolo del radiotelegrafista e la collaborazione al film di due futuri registi quali Flavio Calzavara e Corrado D'Errico.
'Disgraziatissime le circostanze dell’elaborazione della sceneggiatura. Inutile riferirle. Malgrado la bontà dei collaboratori, la pellicola nacque come un compromesso; e così posso riallacciarla in certo modo a Terra Madre e a Palio, sia perchè ebbe come queste e più di queste un successo popolare, sia perchè come queste mancò di una seria costruzione e di una convincente impostazione. Fu la prima volta che affrontai, in un certo senso, il cosidetto dramma intimista. E il gusto fu tutto lì : che affrontai quello avendo voluto affrontare altro; e ne venne fuori quel tal compromesso che dette alla pellicola uno spiacevole senso di ibrido’ Alessandro Blasetti
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4. Né per un minuto né per un secondo
E se avessi solo voglia di piangere?
E se avessi solo voglia di urlare,
di strappare le cuciture del vestito di pelle
che non sembra più appartenermi,
di schiantarmi contro le pareti come una mina impazzita
finché non mi rompo,
finché il mio corpo non si frantuma in mille pezzi.
E se avessi solo voglia di rimanere sdraiata,
scomposta come una bambola di pezza,
riversa e senza forze,
senza prendermi la briga di rimettermi insieme
per un secondo o due,
un secolo o due.
E se avessi solo voglia di smettere di esistere per un po’,
di essere solo un giocattolo rotto
per un minuto o due,
per un giorno o due;
fare finta di avere il lusso di poter mollare,
fare finta di riuscire a sopravvivere senza respirare,
per non disturbare nessuno con i miei assordanti sospiri.
dentro e fuori,
ancora e ancora,
mentre l’aria mi ricorda che—mio malgrado—sono viva.
Mi lasceresti affogare nella mia miseria
per un’ora o due,
per una vita o due,
facendo finta di non conoscermi,
facendo finta che le circostanze non ti obblighino
a prestarmi aiuto ogni volta.
Mi faresti continuare da sola
mentre finalmente raccolgo le mie ossa rotte
e piano piano ricompongo ogni falange,
ogni piccola parte del meccanismo che mi costringe in piedi
anche quando voglio solo sciogliermi
e scorrere via tra le lacrime.
Ma soprattutto
fingeresti per me,
che ho tanta paura di vedermi fragile,
di non aver mai osservato con inorridita curiosità
mentre rimettevo ogni mia cellula al suo posto,
mentre mi lisciavo i vestiti,
mi sciacquavo la faccia,
mi sistemavo i capelli,
e scomparivo di nuovo
inghiottita nell'oceano di persone che è la quotidianità,
facendo finta che non fosse successo nulla,
facendo finta che il mio sorriso non si fosse mai scalfito,
né per un minuto né per un secondo
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7 ago 2023 18:37
IL “REVISIONISMO” È SBAGLIATO SOLO SE DI DESTRA - GUZZANTI: “CONTRO DE ANGELIS È SCATTATO UN AUTOMATISMO DA VECCHIA SINISTRA PERSECUTORIA E CHE SA SOLO LANCIARE ANATEMI E INVOCARE RAPPRESAGLIE. IL DISSENSO ERA CONSIDERATO PIÙ CHE LEGITTIMO SUL CASO SOFRI MENTRE ORA VIENE CRIMINALIZZATA” - TRAVAGLIO: “SE BASTASSE CONTESTARE UNA SENTENZA PER ANDARE A CASA, SI SAREBBERO DOVUTE CHIEDERE LE DIMISSIONI DI CHI TUTTOGGI PREDICA L’INNOCENZA DI SOFRI, BOMPRESSI, PIETROSTEFANI (E PERSINO DEL REO CONFESSO MARINO) SUL DELITTO CALABRESI, MALGRADO DUE SENTENZE DELLA CASSAZIONE”
1 - FUORI LE PROVE
Estratto dell’articolo di Paolo Guzzanti per “il Giornale”
Salta gli occhi l'incredibile accanimento politico e mediatico contro il capo della Comunicazione della Regione Lazio, Marcello De Angelis, che ha un suo background neofascista, per aver dichiarato di non credere alla colpevolezza delle primule nere dell'eversione di destra Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, perché questa è la sua opinione. È lecito avere una opinione diversa da quella scritta su una sentenza? Sì, e vale per De Angelis come per chiunque.
Nel caso di De Angelis […] provi a fare un passo in più e documenti la sua convinzione.
Chi scrive, lo dico a mo' d'esempio, non crede alle sentenze su Ustica, sul caso Moro e sulle morti di Falcone e Borsellino. Quando Adriano Sofri, ex leader di Lotta Continua, fu arrestato e condannato per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi il 17 maggio del 1972 molti intellettuali di destra e di sinistra si schierarono contro quella sentenza ritenendola inadeguata a rappresentare il contesto storico dei fatti.
De Angelis è stato sempre un uomo di «parte nera» e ha avuto anche un fratello morto in circostanze non del tutto chiare nel 1980. […] ci aspettiamo da lui uno sforzo ulteriore. È certamente vero che Mambro, Fioravanti e Ciavardini avrebbero ricevuto cospicui premi giudiziari se avessero accettato di accollarsi la strage di Bologna, essendo già ergastolani per feroci delitti che avevano confessato con sfrontato orgoglio.
Sarebbe stato nel loro interesse e invece hanno detto: «Abbiamo sempre rivendicato la nostra responsabilità, ma con questo crimine non c'entriamo, neghiamo le accuse e rinunciamo ai vantaggi». Contro Marcello De Angelis è scattato un automatismo da vecchissima sinistra ottusamente persecutoria e che sa soltanto lanciare anatemi e invocare rappresaglie. Un comportamento […] indigeribile in un Paese che tuteli il diritto di dissentire specialmente quando il dissenso riguarda l'operato di alcuni magistrati. Il dissenso era considerato doveroso, più che legittimo durante il caso Sofri mentre nel caso De Angelis la libertà di dissentire viene criminalizzata. Proprio per questo chiediamo a De Angelis di aiutare la verità fornendo elementi di prova.
2 - I RIVOLTA-SENTENZE
Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”
Marcello De Angelis, ex militante del movimento neofascista Terza Posizione, condannato per associazione sovversiva, ex parlamentare An e PdL, ora capo-comunicazione della giunta regionale del Lazio, ha scritto: “So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini”. E sai che novità: cos’altro ci si può aspettare dal cognato di Ciavardini, condannato per quella strage?
[…] Le sentenze non sono dogmi di Stato e ciascun privato cittadino può condividerle o contestarle (possibilmente con argomenti). Perciò chiedere le dimissioni di De Angelis è un atto illiberale: in democrazia tutti hanno diritto di esprimere le proprie idee, anche le più aberranti. Ma chi rappresenta le istituzioni ha un onere in più: non deve usarle per riscrivere sentenze, cioè per interferire in un altro potere dello Stato. Perciò il governo nazionale e regionale dovrebbero isolare De Angelis con dichiarazioni inequivocabili, pur senza torcergli un capello o levargli il lavoro.
Anche perché, se bastasse contestare una sentenza sacrosanta per andare a casa, si sarebbero dovute chiedere le dimissioni di fior di parlamentari che da anni sposano la linea revisionista-negazionista sui neri a Bologna: non solo di destra, ma anche radicali e di centrosinistra. Per non parlare di chi tuttoggi predica l’innocenza di Sofri, Bompressi, Pietrostefani (e persino del reo confesso Marino) sul delitto Calabresi, malgrado ben due sentenze della Cassazione. […]
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DALLA PARTE DEI DISERTORI
Una delle cose più abominevoli della guerra è costringere qualcuno a uccidere o farsi uccidere.
Tempo fa leggevo un articolo sullo stress post-traumatico di tanti reduci del Vietnam ricoverati in reparti psichiatrici.
Una generazione è stata annichilita.
Dopo l'esplosione di una violenza istituzionalizzata e considerata presentabile nella buona società americana, molti reduci sono implosi, schiacciati dal peso dei loro incubi.
Il film Full Metal Jacket parla di Vietnam, ma è una finestra su tutte le guerre. È un racconto feroce di quello che ti aspetta durante l'addestramento e mentre infuria la battaglia. In quei contesti rimane a galla chi si rifugia nell'annullamento di sé per trasformarsi in una macchina. Chi non ci riesce sprofonda nel delirio. Ma anche i soldati che mantengono un precario e contraddittorio equilibrio perdono qualcosa per sempre, persino quando sopravvivono, persino quando riescono a immergersi in una disperata apatia. Magari tornano a casa, ma sono rassegnati alla brutalità del mondo.
Non entro nei dettagli per non rovinarvi il film. Va guardato.
Io l'ho visto tutto d'un fiato, malgrado qualche cedimento emotivo di fronte alle sequenze più crude.
La verità è che non sopporto l'idea di un'arma da fuoco nelle mie mani, neanche come astrazione confinata nell'iperuranio, nemmeno come riflessione filosofica durante in cineforum o come ipotesi enigmistica in un gioco di società. Ho già parlato di questa mia repulsione da qualche parte, perché è nella top ten delle mie ossessioni, ma ribadisco il concetto.
Non reggo l'idea di toccare fucili o pistole in nessuna situazione, anche se sto affrontando l'argomento proprio ora, in preda a un attacco di masochismo. Mentre scrivo, tento di sopprimere l'immagine dell'arma nel mio pugno, ma il mio flusso di coscienza è indisciplinato. Ricado nella condizione paradossale di chi cerca di non pensare al porpora e quel colore, come per dispetto, diventa lo scenario di qualsiasi parto della mente.
L'arma è l'antimateria che può farmi scomparire nel nulla.
Mi attengo al seguente precetto: io da una parte, l'oggetto che spara in un mondo parallelo. Così nessuno si farà male, letteralmente.
Vista la mia curiosa idiosincrasia per stragi e cose simili, posso vagamente intuire l'abissale sconforto dei giovani russi e ucraini mandati a combattere contro la loro volontà.
Al loro posto mi ubriacherei a morte durante il viaggio verso la prima linea. Se in simili circostanze mi offrissero una siringa caricata con oppioidi e Quaalude, potete scommettere che mi bucherei il braccio in meno di un nanosecondo per non pensare al mio destino. A furia di drogarmi, farei impallidire persino gente della pasta di John Belushi, prima di soccombere all'inevitabile overdose.
Le alternative esistono: scappare chissà dove oppure opporsi a viso aperto, subire un arresto e finire in carcere, per poi subire i soprusi di guardie poco compassonevoli in celle sovraffollate.
Nel caso di ribellione sono da mettere in conto anche le torture e le condanne a morte. Durante la guerra, la retorica patriottarda scorre a fiumi e la diserzione diventa il tradimento supremo. Non puoi aspettarti di essere trattato con i guanti, se getti il fucile in un fosso.
Avrei il coraggio di essere un oppositore che sfida il sistema a viso aperto e si prepara ad affrontare terribili conseguenze? Difficile rispondere. Non voglio conferire a me stesso premi e attestati di merito psichici per atti eroici che non ho commesso.
Forse, semplicemente, tenterei la fuga insieme a una moltitudine.
So solo che tante persone si oppongono, si sottraggono alle armi, disertano.
Ma al loro posto non saprei dove scappare, perché qualsiasi cartina geografica mostra con implacabile chiarezza che esistono stati e confini.
Dobbiamo offrire un rifugio a chi brucia la divisa, invece di raggiungere nuove vette di perfezione nel voltare la testa dall'altra parte.
Apriamo le nostre deplorevoli frontiere per proteggere i disertori russi e ucraini.
Facciamo risuonare il nostro barbarico yawp sui tetti del mondo per chiedere che ottengano lo status di rifugiati.
Finora questo tema è rimasto troppo ai margini del dibattito pubblico.
Portiamola avanti come si deve, senza dimenticare le basi, questa lotta antimilitarista.
[L'Ideota]
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“ L’arte della gestione della crisi, ora universalmente riconosciuta come l’essenza dell’arte di governare, deve la sua popolarità alla fusione della politica con lo spettacolo. La propaganda cerca di infondere nel pubblico un senso cronico di crisi, che giustifica l’espansione del potere esecutivo e la segretezza che lo circonda. L’esecutivo, poi, impone le sue prerogative “presidenziali” rendendo evidente la propria determinazione a essere all’altezza della crisi, qualunque sia la crisi del momento — a correre rischi, a mettere alla prova la propria tempra, a non arretrare davanti a nessun pericolo, a ricorrere ad azioni audaci e decisive anche quando le circostanze richiedono cautela e prudenza. La carriera di Kennedy e quella di Nixon testimoniano entrambe della prevalente ossessione per la gestione della crisi e la gestione delle impressioni. Kennedy, nella sua ansia di cancellare l’impressione di debolezza lasciata dalla fallimentare impresa della Baia dei Porci — frutto essa stessa dell’angoscioso timore che la rivoluzione cubana avesse indebolito il prestigio degli Stati Uniti nell’America Latina — si scagliò contro Nikita Chruscev a Vienna, proclamò Berlino “il glorioso avamposto del coraggio e della tenacia dell’Occidente”, e rischiò la guerra nucleare in occasione della crisi per i missili a Cuba, malgrado i missili sovietici a Cuba, deliberatamente provocatori, non alterassero minimamente l’equilibrio del potere militare. Sotto molti punti di vista, tuttavia, l’avvenimento più importante dell’amministrazione Kennedy — il suo momento più alto, dopo il quale iniziò un progressivo declino — fu il discorso d’insediamento, uno spettacolo che diede concretezza al mito di Camelot prima ancora che Camelot esistesse. “La fiaccola è stata passata a una nuova generazione di americani, nati in questo secolo, temprati dalla guerra, disciplinati da una pace dura e difficile...” Con queste parole Kennedy diede voce alla sua preoccupazione riguardo alla necessità di disciplinare, mettere alla prova e fortificare un’intera generazione il cui credo — che si infranse poi tanto rapidamente — era di essere molto prossima alla grandezza. “Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi; chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese.” Mai nessun altro presidente ha esemplificato più compiutamente la subordinazione della politica al prestigio nazionale, all’apparenza e all’illusione della grandezza nazionale. Con Nixon, la politica dello spettacolo sfiorò le vette della tragicommedia. Completamente refrattario a principi e programmi, guidato unicamente dall’ambizione e da un vago risentimento contro l’establishment “liberal” della costa orientale, Nixon si dedicò, nel corso di buona parte della sua carriera, all’arte di impressionare un pubblico invisibile con i poteri conferitigli dalla sua leadership. Le svolte significative della sua carriera, le “crisi” di cui ha scritto in modo tanto illuminante, si prospettarono come occasioni nelle quali egli fu tentato di abbandonare il campo, ma si salvò — sempre grazie a un’esibizione pubblica — dando prova della sua abilità a tener testa alla situazione. “
Christopher Lasch, La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive; Nuova postfazione dell’autore, traduzione di Marina Bocconcelli, Fabbri (collana Saggi Tascabili), 1992. [Libro elettronico]
[Edizione originale: The Culture of Narcissism: American Life in an Age of Diminishing Expectations, W. W. Norton, New York City, 1979]
#Christopher Lasch#La cultura del narcisismo#leggere#libri#politica americana#individualismo#sociologia#saggistica#John Fitzgerald Kennedy#società occidentali#politica#JFK#Marina Bocconcelli#Richard Nixon#USA#psicologia#crisi#intellettuali americani#Nikita Chruscev#propaganda#Cuba#Storia del XX secolo#Baia dei Porci#America Latina#Berlino#politica dello spettacolo#Camelot#democrazia#leadership#populismo
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Esserci malgrado la distanza e le circostanze è il più grande regalo che si possa fare ad una persona.
cywo
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l’ispirazione non è un privilegio esclusivo dei poeti o degli artisti in genere. C’è, c’è stato e sempre ci sarà un gruppo di individui visitati dall’ispirazione. Sono tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia. Ci sono medici siffatti, ci sono pedagoghi siffatti, ci sono giardinieri siffatti e ancora un centinaio di altre professioni. Il loro lavoro può costituire un’incessante avventura, se solo sanno scorgere in esso sfide sempre nuove. Malgrado le difficoltà e le sconfitte, la loro curiosità non viene meno. Da ogni nuovo problema risolto scaturisce per loro un profluvio di nuovi interrogativi. L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.
Di persone così non ce ne sono molte. La maggioranza degli abitanti di questa terra lavora per procurasi da vivere, lavora perché deve. Non sono essi a scegliersi il lavoro per passione, sono le circostanze della vita che scelgono per loro. Un lavoro non amato, un lavoro che annoia, apprezzato solo perché comunque non a tutti accessibile, è una delle più grandi sventure umane. E nulla lascia presagire che i prossimi secoli apporteranno in questo campo un qualche felice cambiamento.
Posso dire pertanto che se è vero che tolgo ai poeti il monopolio dell’ispirazione, li colloco comunque nel ristretto gruppo degli eletti dalla sorte."
Wislawa Szymborska (dal discorso in occasione della consegna del Nobel)
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Chi muore si salva - 1 (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1359487587-chi-muore-si-salva-1?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=romanogreco&wp_originator=2QMe0PBfdTmBkV7hUBTdlzEqopo95Om2Zor9UDPUBDKvUCj4AXQA0YxsZrmJTV9sL1Ku0VuCByZFogU2K3QGo9zX29RCVf703EHF7KGFKCywFcVh93IE7un%2BBIXKo3ch Marianna, giovane magistrato alla prima esperienza in tribunale, si vede affidare un caso semplice: emettere una sentenza di colpevolezza a carico di un pensionato che, non avendo rispettato il semaforo rosso e malgrado non vi sia stata collisione, è imputato di aver provocato la morte di un motociclista. Nel visionare al rallentatore le immagini di una telecamera stradale, la giudice nota però che il centauro aveva abbandonato il manubrio e riversato indietro la testa in una maniera innaturale. Non sembra la reazione istintiva di chi cercava di evitare un ostacolo imprevisto, quanto la caduta incontrollata di una persona raggiunta da un colpo di fucile. Quando tenta di approfondire, scopre che il corpo della vittima è stato cremato e la motocicletta rottamata, come se una regia occulta si fosse preoccupata di eliminare qualsiasi possibilità di verifica postuma. Una serie di circostanze inquietanti che non può ignorare, tanto più che Marco, l'uomo deceduto, era stato un suo amore adolescenziale e lei sa che faceva parte del mondo della malavita. Sirio, il criminologo e vecchio amico al quale si è rivolta per fugare i propri dubbi, si dichiara pronto ad aiutarla nella ricerca della verità.
#agentisegreti#armi#assassinio#assassino#cecchino#criminale#criminologo#giallo#indagare#indagini#killer#magistrati#omicidio#polizia#poliziesco#ricerca#trama#mistero-thriller#books#wattpad#amreading
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... nel sentimento puro, si ama l'altro in quanto esiste indipendentemente da noi; di conseguenza, si considera eterno il sentimento, mentre l'emozione è passeggera. L'amore puro implica che si amerà malgrado tutte le circostanze esterne. Come si può passare dall'emozione o dalla passione al sentimento puro? Vi è un miracolo, una sorta di grazia.
Simone Weil, da “Lezioni di filosofia”, Purezza
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ti auguro il meglio sai?
ti auguro tutto ciò che la vita ha di più bello da offrire alla gente buona del mondo, come te in questo caso.
ti auguro la felicità, ma quella vera. quella che quando vai a dormire ti fa addormentare senza palpitazioni. quella che non ti fa preoccupare se chiudi gli occhi, perché sai che domani sarà un altro bel giorno da vivere. quella felicità che non si cerca, ma che si riesce ad incontrare per strada, per caso, ad un semaforo di un giorno grigio e pessimo, ecco lei! quella gioia che ti rischiara la vista, ti fa vedere i colori di ciò che hai intorno e che mette in risalto la bontà di chi incontrerai strada facendo. quella felicità che ti riempie il cuore fino al punto di doverne regalare un po' in giro. quella vera, pura e candida che, mio malgrado devo ammettere, non sono riuscita a farti provare io..o che almeno non hai incontrato mentre stavamo noi due ferme a quel semaforo..
ti auguro di incontrare qualcuno di magico. una di quelle persone cucita su misura per te, come il tuo vestito nero preferito. una di quelle persone che se la incontri per strada pensi "è proprio una bella persona!", come abbiamo sempre detto noi di tutte le belle persone che abbiamo incontrato insieme. una di quelle che pubblica le sue parole d'amore per te in giro per tutta la città in cui magari vivrete insieme. quella persona che ti farà dubitare di aver vissuto prima di lei, di aver sofferto e di aver dovuto compiere scelte troppo difficili per un cuore come il tuo, sempre e maledettamente pronto a spremere la sua essenza in quella delle persone che ami. La persona, con la L maiuscola, che ti accompagnerà magari per il resto dei tuoi giorni perché "è lei quella giusta , me lo sento.. l'ho letto sull'oroscopo proprio stamattina", dirai ridendo alle tue amiche al bar del borgo che tanto ti piace. la stessa persona che ti terrà la mano per strada, che ti passerà a prendere per andare a mangiare insieme (perché "andare a cena" è troppo romantico), che ti stringerà insieme a Romeo nel letto di casa tua. sarà lei a piacere tanto alla tua mamma, e in un attimo vedrai che io sarò un termine di paragone preso in considerazione: "quando c'era lei non eri raggiante come ora, ti vedo proprio felice" magari dirà la mamma..ed io sarò felice di essere stata un tassello obbligatorio di mille e mille emozioni nuove, sentimenti e circostanze che ti hanno fatta arrivare fin lì. si, proprio per arrivare al fianco della Tua persona!
ti auguro di coronare i tuoi sogni nel migliore dei modi, con il massimo che solo tu sai mettere nelle cose che fai. vorrei che trovassi il lavoro giusto, quello che la mattina appena alzata non ti fa venire le lacrime agli occhi, o le occhiaie sul viso o che ti faccia camminare con la mano sulla schiena per il dolore. vorrei che tu fossi la Donna che io ho sempre visto nelle tue pupille, ancor prima che potesse esistere. quella Donna che farà scalpore in ufficio, l'invidia di tutte le donne e la dannazione di tutti gli uomini (di cui ormai hai fatto abitudine). spero tu possa liberarti di ciò che ostacola proprio quella Donna lì, perché ti assicuro che c'è e che io l'ho vista sin da subito.
ti auguro le feste migliori per i tuoi compleanni a venire, perché so quanto ti piace quel giorno e le feste che immagini sempre di fare (che poi non fai mai però).
ti auguro le migliori macchine che la tecnologia potrà offrire in futuro, e spero, ti auguro, di incontrarti in sella alla tua Kawasaki Ninja verde fluo che tormenta le tue notti da anni immemori ormai.
ti auguro i viaggi, ma te ne auguro davvero tanti sebbene tu sia molto in astio con i cambiamenti (e il senso d'orientamento). magari viaggerai in America, Canada, Bali, Thailandia (anche se dubito per fattori ovvi di popolazione animale), Cina, Giappone (di cui vorrò obbligatoriamente una ventina di souvenir,se non di più), Egitto, Marocco e magari anche Barcellona..mal che vada ci troveremo lì, chissà!
ti auguro tanti amici, le uscite, le risate e le migliori serate con loro. ma non avrai bisogno di questo augurio in particolare, visto che entri sempre nel cuore di tutti senza neanche essere stata invitata; è sempre stato così da quando ti ho conosciuta.. "così è!"
e infine (credo di aver detto tutto), ti auguro e ti chiedo di conservarmi. ebbene si, dopo essermi esclusa durante tutte queste parole credo sia pure giusto. ti auguro di ricordarmi, magari sempre o magari anche solo per scrivere il mio nome a nomi-cose-cittá; o magari potresti ricordarmi per prendermi in giro, per disperare un altro caso patologico che ha condiviso la vita con te in passato. spero che ti ricorderai di me almeno quanto io ricorderò di te. se dovessero mai fischiarti le orecchie, sappi che alla domanda "per te cos'è l'amore?" sarò io a pronunciare il tuo!
ti ringrazio per tutto.
mi raccomando bambi, abbi cura di te!🤍
non deludermi!🍀
ti amo per sempre.
ps: so che non mi deluderesti mai per indole, ma prevenire è meglio sempre e comunque. ah, e poi dovrai farmi sapere di Romeo, dell'università e dello spagnolo che intanto avrai imparato, in previsione della tua visita in Spagna già programmata.
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American witch
Nuova uscita urban fantasy in Italia e primo libro di una nuova serie di Thea Harrison:
TItolo: Il potere della strega
TItolo originale: American Witch
Primo libro della serie American Witch, appena iniziata anche in America
Autore: Thea Harrison
https://amzn.to/3tLiWFv
Trama: Il Potere può cambiare una persona…
Da mesi a Molly Sullivan sta accadendo l’inspiegabile. Le circostanze la porteranno a capire di essere una strega i cui poteri si sono risvegliati da poco e, soprattutto, una donna arrivata al limite della sopportazione.
La vendetta può plasmare una persona…
La magia di Josiah Mason è Potente, lui però ha un unico obiettivo: vendicarsi e distruggere un antico nemico. È pronto a tutto, tranne che a incontrare una bellissima nuova strega che non comprende l’immenso Potere che cresce in lei o l’attrazione che esercita su di lui.
Il pericolo li può unire…
Molly e Josiah scopriranno che le loro vite sono collegate da un pericoloso segreto e, loro malgrado, dovranno collaborare, tra loro volano scintille che potrebbero diventare un fuoco intenso come l’inferno. Molly però non ha più alcuna intenzione di scendere a compromessi per un uomo, e per Josiah la propria missione è l’unica priorità. Il loro avversario è astuto, crudele e sempre più vicino.Man mano che il pericolo cresce, anche la tensione tra di loro aumenta.
È possibile una relazione duratura? Vivranno entrambi abbastanza a lungo per provarci?
Non ho ancora letto questo libro ma credo proprio che lo farò e poi ve ne parlerò. Amo come scrive la Harrison di solito.
#Thea Harrison#libri con streghe#libri urban fantasy con streghe#streghe#romanzi con streghe#libri con magia
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Love is weird
#6 writober2019
Fandom: Miraculous, Tales of Ladybug and Chat Noir
Pairing: Adrinette (Adrien x Marinette) / Lukanette (Luka x Adrien) / Lukadrien (Luka x Adrien)
Prompt: Bromance (pumpFIC)
Other tags: fluff, love triangle, confusion, poor ***
@fanwriterit
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Salve a tutti, purtroppo con questa sono arrivata davveeero in ritardo!! Ma non temete, anche oggi troverò del tempo per scrivere quella del settimo giorno!
Comunque, questa fic è uscita un po’ così, voglio dire, la prima cosa che ho pensato con “Bromance” era Lukadrien.
Trama: Una cena, un triangolo amoroso, e un terzo incomodo.
Come fosse finita in quella situazione… se qualcuno glielo avesse chiesto, Marinette avrebbe semplicemente risposto sottolineando la sua sfortuna cronica che, in quel campo, si faceva sentire in modo particolarmente evidente.
Nel bel mezzo delle vacanze estive, la classe aveva deciso di organizzare un incontro, o meglio, una cena invitando una cerchia ristretta tra compagni di scuola e amici.
Juleka dunque ne aveva approfittato per invitare Luka, sapendo che molti, Marinette compresa, andavano molto d’accordo con il fratello.
La notte prestabilita era giunta, e Marinette, come al suo solito - malgrado fosse stata causa di un’akuma -, era arrivata in ritardo.
I suoi compagni avevano occupato tutti un posto, lasciandole la possibilità di scegliere se sedersi direttamente accanto a Luka, o se tenere una sedia di distacco con lui e occupare l’altra.
Ma non aveva nulla contro di lui e, anzi, era consapevole della cotta che lui aveva preso per lei, quindi si limitò ad approcciare il tavolo, a salutare con un ampio gesto della mano tutti i presenti, e a intraprendere una discussione con il ragazzo riguardo una canzone che questo stava scrivendo in memoria delle molteplici occasioni in cui loro due si erano incontrati.
A quell’ammissione tanto balda, Marinette sorrise, spostando il suo sguardo altrove non appena riconobbe il familiare calore al volto; nel fare ciò, però, i suoi occhi si posarono sull’ingresso principale dell’edificio ove, sulla soglia della porta, riconobbe subito la massa di capelli biondi che ormai conosceva quasi pelo per pelo.
Lo vide avvicinarsi e la realtà attorno a lei sembrò rallentare, lasciandole il tempo di interrogarsi su quale fosse la probabilità che Adrien avesse un qualche appuntamento lì, a quella stessa ora.
Quando, invece, lo vide approcciare l’unica sedia rimasta libera, ovvero quella accanto a lei, Marinette poté udire il suo cuore battere contro la gabbia toracica con più violenza e si ritrovò a pochi passi dallo svenire, sorretta solo dallo schienale della sedia e dall’idea di non fare figuracce davanti ai due ragazzi – e alla sua intera classe.
- Ciao Mari, ciao Luka - disse questi, regalando ad entrambi un sorriso sincero mentre prendeva posto, non notando il sorriso lascivo trattenuto appena dalla ragazza al suono del suo nomignolo.
Mari!?
Il suo voltò continuò a deformarsi finché non perse completamente il controllo della sua espressione facciale, ritrovandosi a fissare il biondo con più determinatezza di quanto intendesse.
- Ehi Marinette - la richiamò all’improvviso la voce di Luka, costringendola a voltarsi - È un abito stupendo! -
Lei sorrise imbarazzata, arrotolando con fare nervoso una ciocca ribelle attorno al dito – L-L’ho fatto io -
- Davvero? - disse sorpreso Adrien, puntando – innocentemente – lo sguardo sul suo corpo avvolto dalla seta color rosso e fissandolo per un tempo sufficiente abbastanza per farla quasi svenire - Ma è fantastico! Sei bravissima. -
Non contento, aggiunse - Dovresti farlo vedere a mio padre -
A quello, Marinette sussultò sul corpo, sorpresa sia che la sua cotta si stesse direttamente complimentando con lei, sia che fosse talmente colpito dal suo progetto, da proporgli di chiedere il parere di uno stilista tanto esperto quanto Gabriel Agreste!
- C-Che dici? Voglio dire, sei grandioso! Cioè! Sarebbe grandioso, se potessi chiedere a tuo padre -
- Qual è il problema? Magari un giorno lo sostituirai. - aggiunse entusiasta per il possibile successo della sua compagna.
Marinette chinò completamente il capo, fissando le mani strette in grembo attorno alla seta rossa, finché una mano sulla spalla richiamò la sua attenzione, portandola ad incrociare lo sguardo con quello sicuro e profondo di Luka - Puoi riuscirci senza problemi. Mi hai sempre incoraggiato, quindi ora fa lo stesso con te. -
- Anche tu hai un grande talento con la chitarra - disse Adrien, ricordando le circostanze in cui si erano incontrati, prima che arrivasse un’allerta akuma, si intende.
- Dovresti partecipare a qualche talent show -
Luka lo guardò, sorridendo - Non ci ho mai pensato. -
- E dovresti! Non è da tutti suonare la chitarra in quel modo. -
- Prenderò in considerazione il tuo suggerimento, allora. -
Adrien annuì, voltandosi verso la tavola ove una cameriera aveva appena posato alcuni piatti di antipasti - Luka, qual è il tuo cibo preferito? -
- Pesce. -
- Pesce? Perché vivi in una nave? - sorrise lui, sussultando quando comprese di aver usato lo stesso tono ironico di quando era nei panni di Chat Noir.
- Volevo dire… Non volevo offenderti… -
Luka sorrise sinceramente, scuotendo il capo - Nessuna offesa presa. Anzi, è bello avere un lato spiritoso. -
- E invece tu? -
- Mmh? -
- Hai un cibo preferito? -
Adrien ridacchiò, portando indietro il capo - Dolci. Amo dolci di qualunque tipo: biscotti, brioche, croissont… -
- Allora la prossima volta ti farò assaggiare i pasticcini di mia mamma. -
- Non vedo l’ora! -
Dopo quelle parole, entrambi, sorriso stampato sul volto, rivolsero la propria attenzione sul tavolo, ora pieno di stuzzichini e antipasti, augurando a tutti una buona cena.
Marinette, rimasta interdetta ad ascoltare il loro continuo scambio di battute, poteva solo chiedersi come era stato possibile che, in meno di due minuti, la sua posizione fosse cambiata dal doversi dividere in due per parlare ad entrambi, al diventare il terzo incomodo.
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