di-biancoenero
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'Torniamo all'antico e sara' un progresso' . ('Let us turn to the past: that will be progress') . Giuseppe Verdi °°°***°°°  'del bel paese là dove 'l sì suona'. Dante, Inferno, citato nel blasettiano Fieramosca
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di-biancoenero · 2 months ago
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Gino Cervi e Vera Dani nel film I Due Sergenti (1936) di Enrico Guazzoni
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di-biancoenero · 2 months ago
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Pietro Mascagni al lavoro. 1933
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di-biancoenero · 2 months ago
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Elsa Merlini in una recita di Roxy, un tre atti del commediografo americano Barry Conners, rappresentata con la compagnia teatrale Merlini -Cimara-Tofano a Milano nel 1933
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di-biancoenero · 2 months ago
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Maria Mercader ne Il Prigioniero di Santa Cruz (1941) di Carlo Ludovico Bragaglia
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di-biancoenero · 5 months ago
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Screenshots dal film Amore Imperiale (1941) diretto da Alexandre Volkov, con Luisa Ferida, Claudio Gora, Lamberto Picasso, Laura Nucci. Storia d'amore di Elisabetta di Russia per il pastore Alessio, coronata da lieto fine. I sontuosi costumi sono di Boris Bilinskij
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di-biancoenero · 5 months ago
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Maria Denis, 1938
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di-biancoenero · 7 months ago
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Rossano Brazzi
Villa Fontana, 1916- Roma, 1994
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di-biancoenero · 7 months ago
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Isa Miranda e Rossano Brazzi in una scena del film E' Caduta una Donna (1941) diretto da Alfredo Guarini
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di-biancoenero · 8 months ago
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Leonardo Cortese in Una Romantica Avventura (1940) di Mario Camerini
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di-biancoenero · 8 months ago
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Alida Valli e Massimo Serato in Piccolo Mondo Antico (1941) di Mario Soldati
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di-biancoenero · 9 months ago
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Due immagini di Mariella Lotti durante le riprese di Marco Visconti (1941) , film diretto da Mario Bonnard, nel quale interpreta il ruolo di Bice Del Balzo
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di-biancoenero · 9 months ago
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Il regista Mario Bonnard, primo a sinistra, mentre si gira Marco Visconti (1941)
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di-biancoenero · 9 months ago
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Roberto Villa è Ottorino Visconti nel film storico Marco Visconti (1941) tratto dall'omonimo romanzo del 1834 di Tommaso Grossi. I costumi sono di Vittorio Nino Novarese
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di-biancoenero · 9 months ago
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Primo di un trittico storico-avventuroso , con protagonista Gino Cervi, Ettore Fieramosca fu seguito da Un'Avventura di Salvator Rosa e La Corona di Ferro considerati  tutti e tre capolavori del cinema italiano.
Nel Cinquecento il suolo italico è terra di contesa tra Francia e Spagna e soldati mercenari italiani, su direttiva di Prospero Colonna, si propongono a fianco della fazione spagnola. Ma  il Colonna non è un buon pagatore e Ettore Fieramosca da Capua, che non è ancora stato saldato  per l'ultima scaramuccia , decide coi suoi uomini di presentarsi a Morreale, terra franca, dove Graiano d'Asti sta assoldando uomini per la causa di Francia. La rocca, inespugnabile per posizione e da tempo usa a concedere libero assoldamento, è ora governata da Giovanna, che ha fama di essere donna casta e risoluta. Presto la giovane diviene oggetto di contesa tra Fieramosca e Graiano, ma mentre il primo se ne innamora, l'altro ordisce intrighi e tradimenti con lo scopo di impossessarsi di terre e titolo, favorendo l'entrata in rocca dell'esercito francese. In un turbinio di duelli, eroismi alla Orazio Coclide, deliri visionari, metafore visive, scontri fratricidi, l'epica si conclude con la leggendaria disfida di Barletta in cui i 13 uomini superstiti dell'esercito del Fieramosca sfidano a singolar tenzone 13 uomini d'arme francesi, per vendicare l'onore italiano da questi ultimi deriso. 
Blandamente ispirato al romanzo risorgimentale di Massimo D'Azeglio, più feuilleton che epico, Blasetti mette in scena una storia dal piglio ariostesco e di una bellezza visiva che lascia stupefatti. Curato e controllato in ogni dettaglio -dalla sceneggiatura al montaggio, dai costumi alla colonna sonora, dagli attori ai fotografi- come solo il padre del cinema italiano moderno sapeva fare, uomo di ampia cultura, puntiglioso e autoritario , è possibile divertirsi a riconoscere in ogni quadro o composizione scenica, i riferimenti all'arte rinascimentale italiana ma anche ai preraffaelliti e allo stile liberty. La complessità dei dialoghi,  scritti  da Cesare Vico Ludovici, richiede agli attori una recitazione aulica, o parafrasando Sergio Tofano, una recitazione all'antica italiana, che tutto il cast soddisfa pienamente, ma  risalta in particolare un giovane Gino Cervi, del quale Blasetti amava molto la voce.  Emblematica è l'entrata in scena del protagonista: prima ne sentiamo risuonare l' imperiosa voce, abituata a rieccheggiare sulle tavole del palcoscenico, successivamente la camera ne inquadra il volto. Come dire : dal teatro al grande schermo ecco a voi l'Eroe, di fatto lanciando Cervi tra i divi del firmamento italiano, poichè se il film fu un enorme successo al botteghino, lo si dovette anche alla genuina e travolgente interpretazione dell'attore bolognese.
 Per i costumi, Blasetti si avvalse della collaborazione di Vittorio Nino Novarese assistito da Marina Arcangeli.  Nato non come i colleghi, pittore,  ma come letterato, per cui fu spesso anche collaboratore a sceneggiature inclusa questa, Novarese intendeva il costume non come mezzo per sfoggiare la propria preparazione storico-artistica, ma come elemento importante nella caratterizzazione del personaggio che lo va ad indossare, per questo si trovò perfettamente in sintonia col regista romano.
La colonna sonora fu affidata all'esordiente Alessandro Cicognini, che come i musicisti dell'epoca, risentiva delle influenze operistiche nell'utilizzo del leitmotiv, il motivo principale che si ripresenta nella composizione. Ma il Blasetti, figlio di un professore dell'Accademia di Santa Cecilia, e con idee precise su quale ruolo dovesse avere la muisca nel film sonoro, per la scena del torneo scelse di far risuonare solo il cozzare delle armi e lo sferragliare delle armature. Per le scene di guerra furono impiegati il Genova Cavalleria, la Legione Allievi Carabinieri, i Granatieri e la fanteria all'ordine del colonnello Pizzi, mentre per il torneo e i combattimenti, non menzionato ancora nei titoli di testa, il regista si avvalse della collaborazione del futuro maestro d'armi  Enzo Musumeci Greco, la cui famiglia  da generazioni era esperta di scherma e della pratica, ormai vietata, del duello.
Il girato, come si evince dalla lettura della ricca sceneggiatura originale, che oltre a delineare meglio le situazioni e il carattere dei protagonisti, dava molto spazio anche agli attori di contorno , superava abbondantemente le due ore e il regista dovette tagliare molto per ridurlo a tempi canonici. Ciò risultò in una narrazione frammentaria, a salti o lampi, dove molto è lasciato all'intuizione dello spettatore e questo fu da alcuni critici sentito come il difetto principale del film, da altri invece come una qualità di sintesi e agilità narrativa che andava a sommarsi alla straordinaria suggestione visiva di ogni singola scena nonchè alle significative inquadrature (dall'alto, dal basso, primissimi piani, lunghi carrelli) del Blasetti. Resta quindi un po' di rammarico per non aver mai recuperato, se ancora esiste, il tagliato quando il film fu restaurato e per quella disfida che originariamente avrebbe dovuto essere più cruenta e di tono passionale : lo scontro decisivo avrebbe dovuto essere tra  Fieramosca e Graiano, che si contendevano Giovanna imprigionata.
La pellicola è l'unica nel panorama cinematografico italiano a connotazione densamente patriottia che va oltre la retorica:  il percorso evolutivo a cui va incontro il protagonista, lo portano a incarnare  difetti e  qualità di un popolo contraddittorio, complesso o complessato, ricco di storia ma sprezzante di tutto, arrogante  e passionario,  autocritico e auto-indulgente, mercenario e generoso.
Per approfondimenti : Ettore Fieramosca-Segreti e passioni secondo Blasetti. A cura di Franco Prono e Ernesto Nicosia, 2007
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di-biancoenero · 9 months ago
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Luigi Pirandello col cast e la troupe di Ma Non è Una Cosa Seria (1936). Seduti accanto a lui gli attori Elisa Cegani e Umberto Melnati; in piedi dietro, Vittorio De Sica e Assia Noris. Al suo fiancoin piedi da sinistra il regista Mario Camerini, Luigi Freddi, capo della Direzione generale della cinematografia
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di-biancoenero · 10 months ago
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Aldebaran(1935) con Gino Cervi, Evi Maltagliati, di Alessandro Blasetti
Il figlio dell'ammiraglio, rischia la carriera e l'onta a causa di una serie di distrazioni in servizio dovute alla gelosia per la moglie mondana. Si riscatterà attraverso un'eroica azione durante il recupero di un sottomarino affondato. Intensamente emotiva e momento di gran cinema, la scena del recupero: la telecamera scorre all'interno del sottomarino inquadrando gli uomini dell'equipaggio abbandonati all'abbraccio della morte, mentre una voce nel sottofondo legge la Preghiera del Marinaio. Mussolini voleva un film che celebrasse l'orgoglio della nazione : la flotta della Regia Marina; Blasetti voleva fare un film intimista, sul classico conflitto tra passioni e dovere. Ne nasce una pellicola che è un omaggio agli uomini di mare, ma è piutttosto fredda nella prima parte, si ravviva nelle scene del salvataggio. Come ricorda Cervi in alcune interviste degli anni '50, il film fu girato presso gli stabilimenti cinematografici della storica Cines, che prese fuoco dopo le riprese del ballo, e a bordo dell'incrociatore Bolzano, dove l'attore ebbe modo di conoscere fra i tanti, anche il capitano Carlo Fecia di Cossato, medaglia d'oro al valore militare. Film d'esordio di Elisa Cegani, che sarebbe rimasta legata artisticamente e sentimentalmente al regista; tra i primi ruoli da protagonista per Cervi e la Maltagliati, attori molto apprezzati a teatro, co-fondatori della compagnia Tofano-Maltagliati-Cervi. Quest'ultimo iniziò un sodalizio con Blasetti, col quale realizzò molte tra le sue più riuscite pellicole negli anni '40. Da notare la breve comparsa di Alessandro Blasetti nel ruolo del radiotelegrafista e la collaborazione al film di due futuri registi quali Flavio Calzavara e Corrado D'Errico.
'Disgraziatissime le circostanze dell’elaborazione della sceneggiatura. Inutile riferirle. Malgrado la bontà dei collaboratori, la pellicola nacque come un compromesso; e così posso riallacciarla in certo modo a Terra Madre e a Palio, sia perchè ebbe come queste e più di queste un successo popolare, sia perchè come queste mancò di una seria costruzione e di una convincente impostazione. Fu la prima volta che affrontai, in un certo senso, il cosidetto dramma intimista. E il gusto fu tutto lì : che affrontai quello avendo voluto affrontare altro; e ne venne fuori quel tal compromesso che dette alla pellicola uno spiacevole senso di ibrido’ Alessandro Blasetti
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di-biancoenero · 10 months ago
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Una scena del film Aldebaran (1935) diretto da Alessandro Blasetti
'Dovetti fare una dura esperienza di palombaro, in Aldebaran. Non volli ricorrere ad una controfigura e mi feci chiudere nel pesante scafandro. Mi calarono dal fianco della nave: stavo in piedi su una passerella, un’asse viscida, appesa alle funi di una gru. Quando toccai l’acqua con i piedi, ebbi un tuffo al cuore: mi accorsi in quel momento che avevano dimenticato di legarmi in vita con una fune di sicurezza. Se fossi scivolato via dalla passerella, cosa probabilissima, mi sarei infilato come un ferro da stiro nel fano sul fondo del golfo spezzino, stappando ovviamente il tubo dell’aria. Esterrefatto da questo pensiero, mi dimenticai di deglutire come mi avevano raccomandato di fare, durante l’immersione; sentii improvvisamente un atroce dolore alle orecchie e temetti di aver compromesso per sempre l’udito.Soffrii per alcuni giorni soltanto, invece, e poi mi riebbi.' Cervi si racconta a Oggi n.43 del 23 ottobre ‘58
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