#amore imperiale
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Screenshots dal film Amore Imperiale (1941) diretto da Alexandre Volkov, con Luisa Ferida, Claudio Gora, Lamberto Picasso, Laura Nucci. Storia d'amore di Elisabetta di Russia per il pastore Alessio, coronata da lieto fine. I sontuosi costumi sono di Boris Bilinskij
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"Delitto al Palatino" di Andrea Frediani. La prima indagine di Quinto Aurelio Simmaco tra intrighi religiosi e misteri nella Roma del 357 d.C.. Recensione di Alessandria today
"Delitto al Palatino" di Andrea Frediani è un avvincente thriller storico ambientato nella Roma del 357 d.C., quando la città, già centro del mondo antico, è attraversata da tensioni religiose e conflitti di potere.
“Delitto al Palatino” di Andrea Frediani è un avvincente thriller storico ambientato nella Roma del 357 d.C., quando la città, già centro del mondo antico, è attraversata da tensioni religiose e conflitti di potere. Protagonista del romanzo è il giovane Quinto Aurelio Simmaco, un aristocratico pagano che si trova coinvolto nella risoluzione di un misterioso omicidio a sfondo religioso, avvenuto…
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“Tres cosas conducen a Dios: la música, el amor y la filosofía”
Plotino
Fue un filósofo helenístico autor de las Enéadas y fundador del neoplatonismo junto con otros filósofos como Numenio de Apamea, Porfirio, Jámblico y Proclo.
Nació alrededor del año 205 d.C. en Licópolis Egipto. Su vida y filosofía fueron muy importantes en el pensamiento occidental y a pesar de haber vivido en una época llena de agitación política, Plotino centró su atención en el mundo de las ideas y en la filosofía.
Durante su juventud estudió con varios maestros filosóficos, desarrollando un carácter melancólico y reflexivo. A la edad de 28 años encontró a Ammonio, un maestro que le brindó paz espiritual y que durante 11 años lo marcó en un punto de inflexión filosófica y en su propia forma de vida.
No obstante, en un giro inesperado, Plotino se unió al ejército bajo las ordenes del general Gordiano quien planeaba una expedición a Persia. El fracaso de esta campaña hizo que a duras penas lograra salvar su vida, quien derivado de lo anterior, decidió abrazar completamente la filosofía y a desarrollar su propio sistema de pensamiento.
Durante su vida en Roma, Plotino llevó una vida inusual, se abstuvo de comer carne y realizó frecuentes ayunos, siguiendo algunos de los principios pitagóricos antiguos. Sin embargo a pesar de ello Plotino logró ganar gran prestigio como maestro público en Roma en donde sus enseñanzas atrajeron a estudiantes de diversas clases sociales.
El emperador Galeano y su esposa le tenían alta estima y estaban dispuestos a otorgar a Plotino una ciudad en la Campania para establecer una república platónica, sin embargo, los ministros imperiales se opusieron a esa idea argumentando ser inapropiado en el contexto del imperio Romano.
La propuesta central de Plotino consistía en en que existe una realidad que funda cualquier otra existencia en donde el principio básico es solamente lo “Uno”, la unidad, lo más grande, como un Dios único e infinito. De donde se funda la existencia de todas las cosas, en donde el uno está mas allá del ser.
El Uno representa la realidad inmejorable y suprema de la cual el nous y el alma provienen.
El Nous no tiene una traducción adecuada pero algunos autores lo traducen como el espíritu, mientras que otros prefieren hablar de inteligencia, mas esta vez no con un sentido místico sino intelectual. En la explicación del Nous, Plotino parte de la semejanza entre el Sol y la Luz. El Uno sería el sol y la luz como el Nous. La función del Nous como luz es la de que el Uno pueda verse a si mismo, pero como es imagen del Uno, es la puerta por donde nosotros podemos ver al Uno. Plotino manifiesta que el nous es el resultante del “contacto” con el Uno.
El tercer elemento es el alma, el cual en un extremo está ligada el Nous y tira de él, y en el otro extremo esta asociado al mundo de los sentidos del cual es creadora, es decir, el gobernante de todos los objetos y pensamientos en el mundo tangible, es decir, el nuestro, el cual se encarga de generar materia debido a la insuficiencia de producir ideas y ejecutarlas.
El enfoque filosófico de Plotino se caracteriza por su estilo razonador y dialéctico en donde cada tema se reduce a una idea fundamental. Siendo sus escritos, referentes de estudio y admiración en el mundo académico.
Plotino murió en Roma, a la edad de 66 años en el año 270 d.C. Sus obras, conocidas como la Enéadas, son una síntesis de la filosofía, y se inspira en gran medida en el pensamiento de Platón, pero también incorpora elementos del aristotelismo y el estoicismo.
Fuente: Wikipedia.
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊! 𝕰𝖒𝖕𝖊𝖗𝖔𝖗! 𝕺𝖈 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
𝕻𝖊𝖗𝖘𝖔𝖓𝖆𝖌𝖌𝖎 ➵ Rulyan (OC) 𝕬𝖛𝖛𝖊𝖗𝖙𝖊𝖓𝖟𝖊 ➵ Lieve comportamento Yandere, matrimonio combinato, pessimi genitori, abuso di potere, gravidanza non consensuale, Sesso non consensuale (implicito). 𝕻𝖆𝖗𝖔𝖑𝖊➵ 5034
Diverte lo aveva definito adesso Rulyan a ricordarlo, con occhi sognanti mentre le teneva la mano per scaldarla dal gelido inverno. In realtà nella capitale faceva sempre freddo, essendo la città più a nord di tutto l’impero, però d’inverno era talmente freddo che era difficile abituarsi. Neanche dopo tutti questi anni (nome) lo aveva fatto, appoggiandosi ancora a lui per questo. ❝ Hai freddo? Vuoi che entriamo?❞ La sua voce era cristallina e diaffanica, meritando ogni lode da tutte quelle donne che lo avevano ammirato. Lei non era una di loro e non avrebbe lodato il suono della sua voce, ma sarebbe una bugia dire che non lo pensava, solo una innocua constatazione a se stessa. Ma insomma, nonostante non fosse ancora del tutto abituata a queste temperature, era lui quello che in gioventù si ammalava più volte di quello che avrebbero potuto ricordare. ❝ Dovrei essere io a chiederlo , vostra altezza imperiale.❞ La sua voce era mansueta e distante come il solito, niente a che vedere con il ruolo di Consorte favorita dall’imperatore e il profondo amore che molte poesie e canti lodavano per tutto l’impero. Un sospiro lasciò le labbra dell’uomo, poteva essere cocciuta, anzi era cocciuta, con quel suo comportamento stava solo mettendo in difficoltà entrambi. (Nome) voleva mettere una distanza tra loro e lui non lo voleva. Quasi si ritrovò a capire la frustrazione di suo padre, nei confronti della sua adorata madre. Anche lei era una straniera come la sua (Nome), ed entrambi avevano fatto innamorare membri della famiglia imperiale perdutamente di loro. Forse il fascino dello sconosciuto, o semplicemente l'amore per la loro passione e sentimento nel fare le cose. Tuttavia a Rulyan non piaceva essere paragonato a quell’uomo, che era suo padre, lo ha sempre disprezzato e forse aveva fatto lo stesso anche suo padre con lui.
Rulyan fece cenno ad una delle serve che li seguivano a debita distanza, così che le loro conversazioni non potessero essere udite da anima viva. Subito una ragazza decisamente più giovane di (nome) si avvicinò con un mantello in pelliccia e stoffa decorata, appoggiandolo con grazia sulle spalle della consorte dai capelli (colore). La serva fece un inchino e di rimando la sua padrona le fece un sorriso permettendole di andarsene, poi si rivolse a suo marito con sguardo orgoglioso e freddo. Era cocciuto, forse più di quanto lo fosse lei e quando aveva deciso qualcosa, soprattutto se le riguardava, era irremovibile. ❝ Pensavo di aver accennato a quanto non fosse necessario la vostra preoccupazione per una umile speziale. ❞ Il moro non sembrò dare molto bado alle sue parole, però rispose comunque sistemando ulteriormente il nuovo mantello. ❝ Non vedo perchè non dovrei preoccuparmi della mia amata moglie, soprattutto quando sta per diventare madre dei miei figli. ❞ Poteva essere considerata una provocazione, ma Rulyan non ne era il tipo, era più una constatazione, una frase usata solo con il scopo di aver ragione nella discussione. Ma avrebbe vinto comunque a dire la verità, lui era l’imperatore nessuno avrebbe potuto dargli torto in alcun modo.
Da sotto le spesse vesti, la giovane consorte aveva accarezzato il suo ventre, erano tutte supposizioni naturalmente, ma Rulyan avrebbe preso a cuore quelle parole più di quanto avrebbe dovuto. Aveva avuto solo un giramento di testa e lui era venuto a saperlo. Niente per lui era più importante delle sue parole, e lei con la sua ilarità aveva elencato tutto quello che poteva essere, ma niente lo aveva colpito più del sentire che potesse essere gravida di lui. Ogni accesso al padiglione della nobile consorte (nome) era stato minimizzato, come anche il numero di persone a cui era permesso vedere la stessa consorte. Era destabilizzante, sapeva benissimo che essere la prima ad avere un figlio dall’imperatore, la rendeva in grave pericolo di vita, tra concubine gelose e famiglia nobili che non erano d'accordo sull’origine del futuro neonato. Tutto era così surreale e non era nemmeno certo che questo neonato ci fosse. La mano di Rulyan scivolò sulla sua guancia, sistemando allo stesso tempo una ciocca dietro l’orecchio, un’azione amorevole agli occhi degli altri e un puro teatrino per lei, niente di più finto.
❝ Rientriamo per favore. ❞ Alla fine aveva ceduto alla sua richiesta precedente e la accompagnò all’interno del padiglione, ❝ Allora potresti darmi l’onore di prendere un the con te… in memoria dei vecchi tempi ovviamente.❞
Il piccolo principe imperiale guardò rapito la ragazza di fronte a lui. Era evidentemente più grande di lui anche se poco o più di 2 o 3 anni, eppure era abbastanza visibile, o forse era solo colpa della febbre e della gola infiammata o ancora del fiato corto. ❝ Chi sei? ❞ La misteriosa ragazza lo guardò come se avesse chiesto qualsiasi cosa tranne quello che aveva detto, semplicemente lo aveva guardato. Non era qualcosa che potesse essere definito come materno, di pietà o che avrebbe calmato chiunque, eppure lui si calmò ugualmente e la lasciò fare. Tolse il lembo di stoffa che era stato posato sulla sua fronte porgendolo a qualche cameriera che la stava assistendo dandole ovviamente qualche ordine che lui non riuscì a comprendere e gli alzò la testa. Tra le mani aveva un cucchiaio in argento il cui contenuto aveva un odore nauseante. Volto il viso evitando la posata e la ragazza sospirò amareggiata ❝ Vostra altezza, vi prego almeno di assaggiare, a questo stadio della malattia deve tenersi idratato e nutrito o non guarirà molto presto.❞ Disse riprovando a dargli quell’intruglio sconosciuto ma lo evitó nuovamente. Non sembrava una persona molto paziente e lo aveva notato ❝ Bambino Viziato.❞ La ragazza aveva sibilato più a se stessa che a lui. Nessuno l’aveva sentita tranne lui quindi pensava andasse bene per lei, non aveva prove per dirlo, e lei avrebbe potuto usare la scusa di visioni deliranti che Rulyan aveva avuto durante la febbre. ❝ Vi prometto che se mangerete questo senza fiatare risponderò alla vostra domanda.❞ Rulyan sembrava soddisfatto, per quanto potesse dimostrarlo in quel stato. Socchiuse le labbra permettendo alla ragazza di nutrirlo. Il sapore non eguagliava l’odore ma non era poi così distante.
(Nome) aveva allontanato le altre domestiche dalla stanza senza nessuno sforzo, la coscienza di Rulyan era più vivida di quello che si aspettava da malato. ❝ Beh immagino che a questo punto dovrei presentarmi.❞ Probabilmente era il minimo, dato che era una ragazzina poco più grande di lui che non aveva mai visto prima di allora che probabilmente non era nemmeno di quei luoghi. (Nome) si schiarì la voce sonoramente. ❝ Il mio nome è (nome).❞ Era una una presentazione talmente semplice e sprecata da essere quasi ovvia, aveva sentito vagamente alcune serve chiamarla così. ❝ Non hai risposto ugualmente alla mia domanda. ❞ La ragazza sembrava consapevole della cosa per questo sbuffò, forse in molti le avevo già chiesto chi potesse essere e quella risposta gli era sempre bastata. ❝ ok ok…❞ Mise le mani avanti ❝ …Sono (nome) come ti ho già detto, e sono una speziale che proviene da quello che voi chiamate occidente.❞ Rimase stupito, era la prima volta che vedeva qualcuno che proviene dall’occidente oltre sua madre. ❝ Occidente? E cosa ci fai qui allora?❞ La ragazza sbatté le palpebre come a pensare ad una risposta giusta, una di quelle risposte troppo complicate da spiegare, ma che avrebbe comunque fatto. ❝ Niente che implichi le vostre attenzioni vostra altezza imperiale.❞ ❝ Se sei qui così facilmente significa che sei stata assunta in qualche modo.❞ Le sue parole scivolarono quasi spontanee e forse se fosse rimase più allungo, avrebbe potuto fargli tutte quelle domande che non aveva mai avuto il coraggio di fare a sua madre. ❝ Non esattamente in realtà, ma potreste sempre chiedere a vostra madre o all’Imperatore stesso, vostro padre.❞ Rulyan si imbronciò, non avevi davvero intenzione di parlare oltre e questo lo faceva contorcere dalla curiosità. ❝ Mei Lin, Xia Ying, andate a chiamare mia madre immediatamente. ❞ Le due serve di giovane età ma sempre più vecchie di Rulyan, corsero al richiamo del padrone. Ed mentre loro sembrano agitarsi al tono instabile del moro, (nome) aveva iniziato a sistemare ordinatamente il suo materiale nella sacca che aveva portato con sé andando a chiamare la concubina. Era bastato quell’intruglio di erbe e radici per calmare la febbre, questo avrebbe solo diminuito il tempo della sua permanenza lì.
❝ Rulyan è un nome Buffo, per un posto come questo. ❞ La sentenza della (colore) lo lasciò spiazzato, non era un tono con cui rivolgersi ad un principe imperiale, ma ancora si ritrovò a ricordare che fosse straniera. ❝ Lo so… mi madre viene dall’occidente. ❞ Aveva mantenuto vivo il discorso senza nessun motivo apparente, solo curiosità passeggera. ❝ Lo avevo notato.❞ Era ovvio che lo avesse fatto, a differenza di molti all’interno di questo palazzo, lei osservava prima di poter fare affermazioni tanto azzardate e naturalmente Rulyan lo aveva notato, come poteva non farlo? Lui stesso aveva gli occhi di un placido grigio azzurro così chiaro e limpido, non era di certo un colore comune qui, dove la maggior parte sfoggiava tonalità castane e nocciola, come lo stesso imperatore. ❝ E allora perché giudicate l’origine del mio nome.❞ Lei alzò un sopracciglio come a chiederli se veramente era così cieco. Era davvero ovvio che (nome) lo trovasse divertente. Rulyan non era un nome che un imperatore avrebbe dato al suo nascituro e futuro erede, e infatti non lo aveva fatto. Rulyan, semplicemente, non era mai stato amato, era una peculiare vittima di strane conseguenze. Una madre costretta in un matrimonio con un principe straniero e successivamente imperatore, per poi dare alla luce un figlio che le ricordava così tanto l’uomo odiato. Poi c’era l’imperatore che non prestava attenzioni ad un neonato a cui non aveva scelto il nome, e che la sua concubina gli aveva nascosto. Rulyan si trovava solo in mezzo a due fuochi.
Questa convivenza era sempre stata difficile in qualche modo ma si era alleggerita dopo l’arrivo di (nome). Lei, se Rulyan avrebbe potuto descriverla, era quel qualcuno che si trovava lì per cause di forza maggiore ma che non se lo faceva pesare né a se stessa né a lui , per questo aveva favorito la sua compagnia rispetto ad altre. Naturalmente lui sapeva che se lei era qua era colpa sua e della sua malattia ma non si sentiva in colpa e lei non lo faceva notare, ma era tutto implicito. ❝ Quanto rimarrai ancora qui? ❞ Aveva posto fine allo stallo della propria risposta precedente per crearne un altro. (Nome) non sapeva quanto sarebbe rimasta, finché Rulyan non fosse guarito non avrebbe potuto andarsene, il che avrebbe voluto dire anche anni, vista la sconosciuta natura della malattia, ma ora che si sentiva già meglio solo dopo una settimana delle sue cure, dubitava che sarebbe rimasta così allungo. (Nome) versò una tazza di infuso e la consegno a Rulyan che la prese docilmente, la reputava brava con lui dato che nessuno era riuscito a tenerlo così vivo alla conversazione come lei, eppure lei non faceva molto per continuare, come faceva sua madre. O forse no. Sua madre non rispondeva mai alle sue domande, e se lo facevano erano risposte veloci e brevi, a volte non c'entrano nemmeno con la domanda che Rulyan aveva fatto. Certo (nome) non era una persona che si prodigava in lunghi e infiniti discorsi, diceva solo la crudele e infima realtà e questo lo attirava ad ascoltare tali cattiveria sul mondo, che quasi mai potevano essere adulatori.
❝ Non sono sicura di quanto durerà la malattia, ma penso che in un anno di riuscire a ristabilirla e tenervi sotto osservazione anche alcuni mesi❞ solo un anno? Davvero? Nessuno era mai arrivato a conclusioni così azzardate, ma lei sembra sapere quello che faceva il che lo lusingava, aveva saputo trattarlo meglio di qualsiasi eunuco, sacerdote e dottore della corte interna. Forse se davvero l’avesse chiesto potrebbe lavorare lei stessa per la corte interna, in fondo stava salvando la vita di un principe con successo, ma non era sicuro lei avrebbe mai accettato.
❝ Ho sentito che molte concubine sono decedute nell’ultimo periodo per una malattia misteriosa. ❞ Ruylan si era rivelato un bambino molto più curioso di quanto (nome) si aspettasse. Lo guardò dando un morso ad una pesca acerbo. ❝ e cosa ci dovrei fare io?❞ I due avevano condiviso così tanto tempo insieme, che ormai Rulyan non faceva neppure più caso a quanto potessero essere scortesi le parole della sua quasi coetanea. Per certi versi Rulyan era felice che non fosse interessata alla cosa, se mai questo fosse collegato alla sua malattia, forse (nome) avrebbe dovuto occuparsi anche di altre dame della corte, trascurandolo. ❝ Beh, pensavo che avresti potuto dirmi cosa sta succedendo.❞ Il principe era davvero curioso e fastidioso agli occhi di (Nome) ❝ Non vedo perché dovrei farlo, infondo non è niente che ha a che vedere con me e con lei. ❞ Non dubitava che le voci non le fossero già arrivate, ma sapere che non aveva niente a che vedere con lui lo sorprese e rassicurò. ❝ Ad ogni modo potrebbe essere stato letteralmente qualsiasi cosa…❞ Fece una pausa e prese un morso del frutto che dalla consistenza sembrava leggermente acerbo ma Rulyan aveva appreso che la ragazza avesse gusti bizzarri certe volte ❝ … La corte interna è un mondo a sé, e qualsiasi cosa di estraneo e pericoloso possa entrare, può risultare un danno. Piombo. Piante nocive. Ignoranza.❞ L’ultima era qualcosa che ricordava avesse ripetuto diverse volte nelle loro conversazioni eppure non gli era mai stato del tutto chiara come cosa. ❝ Piombo? Ma Sua Maestà ne ha proibito l’utilizzo.❞ Aveva deciso di concentrarsi su qualcos’altro e non è che avesse davvero tutti i torti.
Lo sguardo della ragazza vagò sul paesaggio visibile nei giardini Imperiali, ❝ Il fatto che sia illegale non significa per forza impedirne il consumo…❞ Rulyan sbatté le palpebre, che non avesse compreso o forse non ci aveva comunque pensato, non aveva importanza (nome) glielo chiarì ugualmente ❝ E’ stata introdotta di nascosto.❞ Il moro sembrò cadere dalle nuvole e arrossì, era ingenuo e ignorante, nonostante le sue lezioni private, niente poteva sostituire tutte le esperienze vissute dalla maggiore, in giro per le terre del continente orientale e occidentale. ❝ Molti cosmetici importati nella corte interna contengono piombo, uno dei motivi per cui il personale all’interno del padiglione è stato diminuito e cambiato.❞ Aveva offerto una spiegazione omettendo come fosse stata lei a impedire l’utilizzo ed eliminare qualsiasi traccia di tali cosmetico dalla corte interna ma soprattutto dal padiglione. (Nome) non era una persona presuntuosa o egocentrica, solo stava seguendo gli ordini dell’imperatore, che per quanto potesse non apprezzare suo figlio era ugualmente il suo unico figlio maschio, e se davvero lei aveva le conoscenze per impedire che la corte interna cadesse nel caos perché non utilizzarle. Rulyan non lo sapeva e di certo la speziale non glielo avrebbe detto, soprattutto perché avrebbe comportato più domande di quel che avrebbe potuto sopportare.
❝ (Nome), quando te ne andrai… me lo dirai?❞ La domanda era dubbiosa e timida, e (nome) ne rimase sorpresa, Era quello il genere di domande a cui non dava mai una risposta, non perché non lo sapesse, semplicemente sapeva cosa sarebbe successo se mai il principe ne fosse venuto a conoscenza. Gli occhi del ragazzino erano ancora tondi e bambineschi, si diceva che i maschi maturassero in modo più lento rispetto ad una donna, forse era per questo che una donna veniva sposata prima ancora che potesse imparare qualcosa dal suo corpo. Rulyan era semplicemente uguale agli altri, solo più viziato. Chissà se la speziale avesse mai potuto fare qualcosa se lui decidesse improvvisamente i confini su cui poteva camminare. Scosse il capo in modo impercettibile, infatti il moro non se ne accorse, forse troppo impegnato a cercare di leggere l’espressione dubbiosa, forse un pò lo capiva, ma non abbastanza da astenersi dall’andarsene. ❝ Se sua maestà desidera questo, non sarà di certo questa umile speziale ad impedirlo.❞ Non si era insospettito ed era un bene. Sorrise raggiante, ❝ Bene allora penso che potremmo prendere una tazza di the.❞ Rulyan si alzò in piedi e corse dentro al padiglione seguito dalla ragazza più anziana. Da quando si era ripreso aveva iniziato a sfruttare i suoi raggianti giorni da bambino invece di essere costretto a letto, forse era anche per quello che gli aveva posto quella domanda.
Era passato molto tempo, di preciso non ricordava quanto. Ma ancora non era davvero il tipo che si sarebbe messa a contare ogni secondo della vicenda, né avrebbe mai raccontato con nostalgia quei giorni in cui era la balia di uno dei figli dell'imperatore, a qualche bambino desideroso di saperlo. Soprattutto se se ne era andata senza avvertire, ma aveva compiuto il suo dovere, ciò per cui era stata trattenuta, quindi non si sentiva in obbligo di farlo sapere. Non era più tornata all’interno dei confini dell’impero dopo essere andata, per questo non sapeva cosa potesse mai succedere all’interno, non che le importasse, (nome) non era mai stata un’amante della politica.
❝ Penso che quel anice sia abbastanza polveroso al momento.❞ Si destò dai suoi pensieri, il che non era poi così comune per lei che non avrebbe perso molto di vista quello che accadeva ❝ per quanto ti riguarda è proprio come lo volevo, vecchio.❞ L’anziano rise sedendosi a terra di fronte alla ragazza. Ora ricordava perché tra tutti aveva scelto questa insolente ragazzina da prendere sotto la propria ala, era ovvio che avrebbe imparato dalle sue parole ma gli avrebbe anche risposto a tono come un’ingrata. ❝ Dovresti imparare a moderare le tue parole, ragazzina. Immagina se non fossero stati così benevoli alla corte interna.❞ (Nome) non aveva piegato il capo o fatto un’espressione di colpevolezza, era ovvio che non se ne pentiva, tuttavia non aveva ribattuto quindi ancora un po’ di buon senso lo aveva. Infondo sapeva che avrebbe potuto trovare parole piuttosto creative per scagionare la sua impertinenza. ‘Che facciano come vogliono’, ‘è un problema loro se non voglio sentir la verità’ o la più interessante ‘che mi taglino pure la testa’.
Rimasero in silenzio, lei aveva infuso l’anice offrendo anche all’anziano, ma non dissero più niente. Niente riguardante il suo comportamento nei confronti del suo periodo passato alla corte imperiale. Nulla riguardo alle simpatie del principe nei suoi confronti, ed era meglio così, sul serio. Non avrebbe dovuto parlare di quel sciocco periodo della sua vita che a suo dire era molto meglio fosse rimasto passeggero. ❝ Non ti viene voglia di vederlo?❞ (Nome) lo guardo come se avesse detto qualcosa di strano e senza senso, ma lui non diede cosi tanto peso come avrebbe dovuto ❝ Su su, (nome) non guardarmi così, infondo è cresciuto anche lui come te… sono già passati 7 anni infondo.❞ Rigirò il liquido aranciato, il cui profumo era intenso e vibrante, ne aveva anche preso un sorso abbastanza abbondante, da bruciarle ancora la gola. ❝ Penso che questo anice non mi stia aiutando contro il mal di testa, non è che questa volta hai fatto cilecca, vecchio?❞ Lui rise divertito, cambiare discorso non sarebbe davvero servito a qualcosa, ma forse lei ci avrebbe provato comunque. ❝ Non sarà mica perché sei preoccupata per quel principe? ❞ (nome) si fermò dal prendere l'ennesimo sorso, per fissare dritta negli occhi l’anziano. Era uno di quei sguardi truci che lei avrebbe fatto quando non era d'accordo con lui, ma a cui non poteva comunque controbattere. ❝ Quello sguardo non avrà molto effetto… In fondo le hai sentite pure tu quelle voci, no? ❞ Tutto questo era semplicemente odioso agli occhi della speziale, certo che aveva sentito quelle voci, ma le aveva sempre ascoltate semplicemente perché aveva riconosciuto il protagonista di quelle stesse voci.
❝ Si, le ho sentite. In fondo è stato un bene che io me ne sia andata…❞ Disse infine, forse per difendersi o forse perché lo pensa davvero. ❝ Sarà… ma io sono convinta potresti ritrovarti una bella sorpresa.❞ Il Vecchio rise e alzandosi se ne andò con la sua andatura lenta e traballante. Non capiva esattamente quello che intendeva, certe volte capitava anche quello ma se ne fece una ragione. Aveva risolto alcune di quelle frasi ad anni di distanza, era abbastanza fiducioso ci sarebbe riuscita anche ora. Lo guardò andarsene finendo il suo ultimo sorso di bevanda ambrata.
Dall’accampamento improvvisato alla loro destinazione vi era una settimana di viaggio e poteva sembrare faticoso e lo era, ma ormai lei ne era abituata. Anche dopo essersi fermata per un anno alla corte interna si accorse di provare ancora piacere nei lunghi ed estenuanti viaggi. Prese un respiro profondo, il profumo di quelle terre le era familiare e non avrebbe di certo cercato di nasconderlo. Si lasciò beare dalla brezza frizzante e fredda. Fredda come la ricordava, si era adulata per ricordare ancora il gelo della capitale, e anche se non tollerava molto bene il freddo, si ritrovò compiaciuta della sua serenità. Ma in fondo si sarebbe fermata per poco tempo e questo la rese ancora più di buon umore. ❝ Togliti quell’espressione inquietante dalla faccia, ragazzina, abbiamo del lavoro da fare. ❞ (Nome) corrucciò il volto. Davvero la sua espressione malinconica e rievocativa era così spaventosa come raccontava, ad ogni modo non aveva una superficie riflettente su cui controllare o uno specchio, quindi si sarebbe accontentata di credere che stesse mentendo. Lo seguì sia con lo sguardo sia nei passi, non c’era molta folla il che non rendeva la cosa difficile. Non era passato molto tempo da quando ha percorso queste strade, ogni anno tornava per vedere cosa il mercato aveva da offrire, era in questo periodo che trovava sempre qualcosa di interessante. I mercanti itineranti che avevano sempre qualcosa che lei non avrebbe conosciuto fino a quell'istante. Ricordava anche quando ci aveva portato Rulyan, era una specie di premio per la sua buona guarigione e semplicemente lui aveva sempre voluto vedere cosa faceva quando non era alla corte interna. Semplicemente lei lo copri con stracci abbastanza pesanti da tenerlo al caldo e da renderlo irriconoscibile dal suo solito aspetto principesco, lo stesso fece con se stessa. Lo portò fuori in uno dei mercati itineranti meno frequentati della capitale e dove lei era solita andare quando niente sembrava divertirla. A tale ricordo canticchiò contenta, era un ricordo della corte interna piacevole e delicato che avrebbe conservato per sé anche per anni.
Si scosse dai suoi pensieri quando si scontrò con una donna, (nome) non aveva subito molti danni o disturbi ma la ragazza era caduta a terra rovesciando quello che stava portando. (Nome) non era una persona che sarebbe stata considerata gentile nell’etichetta di corte ma non era nemmeno maleducata, quindi raccolse le cose, sistemando come meglio potè nel cesto intrecciato di paglia e bamboo. ❝ Dovresti fare attenzioni la prossima volta. ❞ (nome) non citó il fatto che fosse anche lei distratta e di certo non lo avrebbe fatto. ❝Le mie scuse gentil- ❞ La ragazza si fermò sulle sue parole quando il suo sguardo incontrò e riconobbe quello della speziale ❝ (Nome)…❞ In un primo momento la ragazza occidentale non l'aveva riconosciuta, ma poi notò i colori dei suoi abiti, blu e oro. Sarebbe stato stupido parte sue dimenticarlo, però aveva ugualmente dimenticato quindi si chiese se avesse senso pentirsene adesso. Quei colori erano l’emblema velato del padiglione della consorte e di Rulyan. Li indossava anche (nome), a suo tempo, quando ancora poteva essere considerata una specie di amica di giochi del principe.
❝ Tu… tu non dovresti essere qui. ❞ La ragazza dai capelli castani e occhi nocciola era semplicemente una giovane apprendista ancella quando ancora (nome) risiedeva a palazzo, e seguiva ciecamente le parole del principe. Non si stupiva fosse cresciuta in questo modo, ricordando che aveva comunque 4 anni in meno della (colore) ma davvero questo tempo avrebbe fatto la differenza nella loro fisicità. Ma ancora (nome) si ricordò che veniva da luoghi diversi, i corpi delle donne di occidente erano decisamente più sviluppati di quelli delle donne di oriente. ❝ uhhh.. Xia- ❞ ❝ no, sono Mei lin. ❞ oh�� (Nome) si maledisse nel non averla riconosciuta del tutto ma la ragazza sembrava non notarlo, ma era sempre stata decisamente più distratta e svampita dell’amica Xia Ying. ❝ Ne è passato di tempo dall’ultima volta… ma dimmi che ci fai qua? Sei qui per il giovane maestro? O forse sei venuto a trovare me e Xia Ying? No, ci sono ti mancava la nostra cucina? O forse…❞ La ragazzo continuò con le sue domandi invadenti e la faccia di (nome) non nasconde il fastidio, ma forse ci era abituata. (Nome) si domandava se Mei Lin si fosse mai chiesto se le interessa quello che aveva da dire. ❝ UN ATTIMO! Se tu sei qui vuol dire che potresti incontrare sua maestà, in fondo non ha fatto altro che cercarti da quando te ne sei andata. Non si è dato pace. ❞ La castana sembrava fiera delle sue parole, (nome) cercava solo di ignorarle e voleva solo qualcosa di creativo che avrebbe convinto la ragazza a concentrare la sua attenzione su qualcos’altro. ❝ Devo andare a cercare il giovane padrone, sarà così felice di vederti.❞ Se davvero il senso della frase alla quello, (nome) aveva un mix di pensieri tra la maledizione per l’impertinenza della ragazzina e la preoccupazione. Rulyan era da qualche parte in questo mercato, e il fatto che non fosse affolato avrebbe reso difficile allontanarsi senza darsi vedere. Allo stesso tempo significava che non aveva imparato assolutamente dalle sue parole. Un dannato bambino viziato. ❝ Senti Mei lin… so di aver sbagliato ad andarmene così ma immagina solo cosa accadrebbe se Rulyan mi trovasse in questo momento… ❞ Una bugia e qualche parole sottintesa, forse lei aveva pensato qualcosa di dannatamente rovinoso ma per quello che poteva saperne (nome), andava bene. ❝ Ma…- Il maestro Rulyan ha attese così tanto il vostro ritorno. ❞ ❝ eh va bene…❞ Prese un sospiro sconfitto ❝ Facciamo così, quando sarai tornata a palazzo con sua altezza potrai dirglielo… ok? ❞.
Non sembrava minimamente convinta delle parole della maggiore ma comunque accettò e poi se ne andò e (nome) riprese il suo giro. Avrebbe dovuto sbrigarsi a prendere quello che serviva e ripartire o comunque trovare un luogo sicuro nella capitale dove Rulyan non l'avrebbe mai trovata. Avrebbe dovuto trovare comunque il vecchietto prima però…
Vestiva bene in quei abiti, lo rendevano davvero uno dei quei principi che venivano narrati nei romanzi occidentali. Un qualcosa di splendido e desiderabile se mai fosse stata una ragazza da ammaliare ma non lo era, ma era quasi sicura che Rulyan lo pensasse. Lei invece non si era cambiata, non avrebbe dato una tale soddisfazione, non che avesse qualcosa contro di lui o qualche torto da ricambiare, semplicemente lui l’aveva fatta trascinare qui con un mandato imperiale. Era un principe, anzi era il principe ereditario, la sua parola era quasi paragonabile a quella dell’imperatore e superiore a quella dell’imperatrice. Non ricordava esattamente quando il bel principe fosse entrato ma c’era una strana atmosfera da allora, Xia Ying in movimenti rigidi, aveva preparato e servito il the. Prima a Rulyan e poi a (nome). Non che (nome) ci abbia prestato molta attenzione, forse abitudine o semplicemente non le importava più di tanto. E forse la presenza della ragazza era qualcosa che Rulyan aveva calcolato, ricordava vagamente di aver elogiato la ragazza per la sua ottima tecnica di infusione delle erbe. Lo sguardo di (nome) aveva vagato, dal liquido che scivolava dal beccuccio della teiera, al viso nervoso di Xia Ying, allo sguardo di Rulyan che la stava guardo così intensamente da dimenticare che lo stesse facendo.
❝ Quando sei tornata?❞ (nome) non capiva perché quella domanda dovesse avere una tale importanza da essere fatta per prima, o semplicemente si ricordò che poteva essere un modo per iniziare una conversazione. ❝ Qualche ora fa. ❞ Non era del tutto una bugia. Non erano poche ore che erano passate dal suo arrivo, ma non si era nemmeno arrivati alla conclusione del giorno dal suo arrivo. Lui sembrò comprendere quello che stava sotto, annuì e prese anche un sorso di infuso imitando così l’amica d’infanzia. Un'espressione contorta affiorò nei lineamenti di Rulyan al sapore fin troppo forte dell’insieme di erbe. Era un gusto familiare e disgustoso, ricordava che questo era uno sapori favori dall’amica durante i loro The. Ricordava anche che se ne faceva portare degli altri, proprio come ora, e (nome) avrebbe solo criticato le sue scelte con voce tagliente elencando tutti i benefici che quei ingredienti poteva avere, come ora. Tutto là dentro era un rimando al passato eppure (nome) non sembrava accorgersene o semplicemente fingeva di non farlo.
❝ Non sai quanto ti ho cercato in questi anni.❞ ci fu un attimo di silenzio da parte di (nome), prese l'ennesimo sorso e poi parlò. ❝ Posso immaginare, in fondo me ne sono andata senza dirle niente… ❞ Era un parlato distante, come se non avessero niente a che fare l'uno con l’altro. Tuttavia conservava ancora quella nota di impertinenza che caratterizzava la ragazza. Forse Rulyan avrebbe dovuto sentirsi offeso ma non lo fece, forse per vecchie abitudini. ❝ E davvero non farai niente per farti perdonare…❞ Per la prima volta da quando si conoscevano, la vide con un’espressione confusa. Forse non se lo aspettava o semplicemente non riusciva a capire cosa voleva. Per la prima volta da quando si erano conosciuti era lei a non comprendere qualcosa, si sentiva quasi soddisfatto. Si alzò lasciando scivolare le sue vesti contro la sua figura, il suono prodotto da esse era dolce e morbido proprio come sempre.
Era più alto di lei adesso, e più in forma, poteva quasi sembrare affascinante. Si avvicinò e si abbassò fino a raggiungere una vicinanza ragionevole dal suo volto.
❝… Rimani alla corte interna con me, come mia consorte…❞
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Valeria sería la niña de los marcadores, por eso hice que pareciera que lo haya rellenado ella. Ahora, lo siguiente si me encantaría explicar:
Siente mucha culpa porque, no sé si alguien lo sepa o no, pero ella había abortado al hijo de Salvatore. Eso pese a que era necesario para poder estudiar, le da mucho remordimiento pensar que ha matado a su hijo, y un legado que la pudo acompañar pero eso también le hubiera quitado reputación.
Amor es un asunto que ya no es tanta su prioridad en su vida, ya que al estar prometida con Daemon siente que eso le cierra la puerta de querer a alguien, además de su hermano. Siempre se había negado a creer que en su corazón podría haber más personas e inesperadamente, comenzó a notar que si es posible.
En la religión, ella es fervientemente creyente de Varoth porque es lo que le enseñaron a creer. Ella nunca puso en duda de que si existiera posibilidad de ser escogida para acostarse con él (allí su ambición), creo que sería el único niño que aceptaría tener para dar de que hablar entre los Imperiales. Por supuesto, el aspecto de su familia está en la mitad porque aunque siempre tengo presente a los Lionheart, ya no son su prioridad (si lo hacía antes, pues si).
Miedo siempre tiene (e incluso traumas sobre la limpieza) pese a ser brava (que a solas lo demuestra) sino luego es una damisela en apuros aunque detesta sentirse así. Inseguridades, posee un montón. La libertad de poder ser y escoger, de escapar de un matrimonio es algo que también ha estado presente. Es envidiosa de los hombres, ya que ellos no tienen que cambiar de apellido (y claramente ella no quiere cambiarse el suyo, es como perder su identidad, adoptando la casa del Águila cuando ella será una Leona).
Adicciones: Se está volviendo una borracha de cuidado. Desde el aborto, desde la muerte de su hermano envenenado, desde que se sintió atrás con sus amistades, pues ha comenzado a beber mucho y ha comenzado a revolcarse con hombres de la nobleza (caso ejemplar: Mariano). Vamos, se está convirtiendo en lo que odiaba de Salvatore.
La nostalgia porque menudo piensa en sus amigas, en cuanto le gustaría que volvieran esos tiempos en el que estaban las tres en Amarus. También que Salvatore la ves más seguido, que su madre no esté tan triste, y así podría seguir.
Sobre el altruismo lo medité mucho. En realidad ella no ayudaría por ayudar a desconocidos per se, sino a los que les guarda un espacio en su memoria (como Asher o Iwan, a quienes no les pediría nada a cambio.) Y a su vez, sabe que si da esa imagen de señorita desinteresada, sería buena para su estatus (y de ahí entra la manipulación).
Podría seguir pero creo que dejé las explicaciones y aclaraciones que necesitaba.
#oc: valeria lionheart#kkoth#rol#kaelkoth#la niña de los marcadores#plantilla preciosa por bei-xxx#Valeria más cerca de ser como su hermano. Mmm#zi
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El libro adentro
Diciembre 14
Día de oficio, descanso. Dos capítulos de Paredro: el primero, Un modelo para armar, sobre narrativas disruptivas y metaficcion con Lucas Vargas y Rubén Orozco, y luego el de Las pequeñas muertes, el libro de Margarita Posada. Día de recuperar mi cuerpo, de comer pan con dulce de café, de descansar de la avidez del amor, del sexo, tarde de poner a secar en el viento esta fundición de emociones con las que en días recientes vengo forzando ociosamente mi corazón. Día de acomodarme en la luz, de entrar en el encendido cenit del confort sobre la ola más suave.
Los libros brillando en la soledad de un invierno con sol. Mi cuerpo distribuyendo los rayos de la ciudad como un prisma que late después de nacer.
Hace poco leí una nota de prensa acerca de un hoyo negro cercano a nuestro planeta, Leo 1, lo han llamado los astrónomos. Según sus cálculos, (¡pero cómo!) y según han medido su capacidad, su magnitud equivale a un millón de soles. Como un disco que gira eternamente y dentro del cual todos nosotros y nuestras bestias más fantásticas, y nuestras catedrales, pirámides y monumentos imperiales, somos una irreductible y minúscula fracción de materia. Somos esporas, somos menos que polvo, motas atómicas flotando sobre un gigantesco disco interestelar que nos disolverá con suma voracidad, o mejor aún, que fríamente nos absorberá con una cósmica y pasmosa indiferencia. A veces, si embrago, si vivimos con la suficiente pasión y encanto, podemos ser la aguja que trace una canción sobre el gigantesco vinilo, una que quizás, para comprenderla, nos pida soltar lo que amamos pero ya no necesitamos. Sólo así, bajo un delirio de fe o en el paroxismo de la duda, podemos ser capaces de crear la música del universo.
Diciembre 15
Luego de otra fatigosa jornada en el site, llego a casa a ver Midnight in Paris, y no dejo de pensar que al igual que Gil Pender decidió renunciar a ser un peón de Hollywood, yo tendría que entender que no fui el mejor en lo que hacía un par de años atrás porque deseaba dejar mi alma en otro lado, en la literatura, y también porque pedía en silencio y con todo mi corazón esto que me pasa y me pesa hoy: la soledad, los amores ocasionales, las batallas, los rivales, la furia, la revancha, este sobrevivir tratando con ardor de ser el mejor en un trabajo donde al final tampoco me convertiré en nada superlativo y donde me derrotaré a mi mismo para seguir creando, para irme a otro lado y hacerme con mi vellocinio personal, para sacarme de adentro el mejor libro del que podré ser capaz.
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Lo scontento è uno stato d’incompiutezza che non trova sbocco religioso e che sfocia in malcontento o ribellione, anche se nessuna rivoluzione ha liberato dalla scontentezza, perché essa non dipende solo da oppressioni e ingiustizie essendo un male interiore e generale, psichico e antropologico. Lo scontento è un alieno che si dice: «Sono più di quel che la vita mi dà riguardo a corpo, età, sesso, famiglia, status, religione e aspettativa».
Gli antichi ignoravano invece la scontentezza: i più si rassegnavano sobriamente e facilmente a istituzioni, eventi e realtà: avevano meno pretese che amor Fati. Il latino ha il termine contentus — «colui che si contiene» — che equivale a essere tenuemente ma durevolmente contenti. Eppure, i Romani non avevano il termine contrario equivalente a «scontento». Il potere imperiale non voleva cittadini scontenti: dava pane e circensi, oltre a incutere paura. Il cittadino ideale di oggi, al contrario, deve cambiare tutto: status, legami, natura, sesso, luogo d’origine, case, cose e apparati tecnologici, spostando in avanti i traguardi e acuendo le mancanze da esaudire.
Il flusso ininterrotto è l’opposto dell’identità. Se popoli e deboli perdono il patrimonio primario non si riconoscono più e si sentono soli tra consumi, periferie, rifiuti e rivolgimenti globali. Il tempo libero è un vuoto da riempire con merci, appetiti e servizi più disparati. Il desiderio ha sostituito ormai il destino, passando dall’identità alla fluttuazione, entro vite liquide, domicili provvisori, lavori precari. Senza più princìpi, lealtà e coerenze ci inoltriamo in un vuoto di punti fermi, di legami di provenienza, di orizzonti di aspettativa, di imperativi morali… È la libertà dei capricci maniacalmente inseguiti che sottopone al giogo dello scontento.
-Marcello Veneziani
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Las 7 Maravillas Del Mundo
La Gran Muralla (China) Parte de la Gran Muralla China
la Gran Muralla China es una antigua fortificación china construida y reconstruida entre el siglo V a.C. y el siglo XVI (Edad Moderna), para proteger la frontera norte del Imperio Chino durante las sucesivas dinastías imperiales de los ataques de los nómadas xiongnu de Mongolia y Manchuria En la actualidad la Gran Muralla es un lugar turístico de referencia, siendo uno de los lugares más visitados del mundo. Las zonas más visitadas son rehabilitadas y reciben mantenimiento periódicamente.
el coliseo (italia) el coliseo de roma (italia)
El Coliseo romano es un anfiteatro edificado durante el Imperio romano entre los años 70 y 80 d.C. por orden de Tito Flavio Vespasiano. Por esta razón, fue conocido en su época como Anfiteatro Flavio. Este edificio quedó destruido en el gran incendio de Roma del año 64, surgiendo la necesidad de un nuevo anfiteatro para la urbe romana.
Chichen Itza (México) El Chichen Itza en México
Chichén Itzá La legendaria ciudad maya de Chichén Itzá, Patrimonio de la Humanidad declarada por la UNESCO desde 1988 y Maravilla del Mundo desde 2007, sobresalió como centro cultural y político de la vieja civilización maya y fue uno de los asentamientos más extensos del centro-norte de la península de Yucatán.
El Cristo Redentor resumen (Brasil)
El icono religioso más conocido de Brasil recibe el nombre de Cristo Redentor, representa a Jesús de Nazaret y tardó casi medio siglo en levantarse, pues la idea original proviene de la época de la princesa Isabel de Portugal, hasta que se inaugura en 1931 tras cinco años de realización.
Taj Mahal (India)
El Taj Mahal es un mausoleo construido por el emperador mogol Sha Jahan en honor a su esposa preferida, Mumtaz Mahal (la «Elegida del Palacio» o la «Joya del Palacio»), muerta al dar a luz. es considerado a nivel mundial uno de los edificios más hermosos que se hayan creado. La exquisita estructura de mármol en Agra, India, es un mausoleo, un monumento eterno al amor de un hombre hacia su esposa favorita.
machu picchu perú
Machu Picchu es el sitio arqueológico inca más sobresaliente debido a su creativo diseño urbano, la belleza de su arquitectura y el fino trabajo en piedra de sus construcciones. En su planificación se aprovechó notablemente la topografía de la cima de la montaña a la que transformó en una imponente llaqta.
salar de uyuni
Con una superficie de 10.582 kilómetros cuadrados sobre el Altiplano, es el desierto salado más grande del mundo, un producto de los lagos prehistóricos que se evaporaron tiempo atrás. Aquí, la corteza de sal se extiende hacia el horizonte, cubierta de patrones de sal poligonales guateados que se elevan desde el suelo.
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Un día bien normal en el mundo de Kalekoth. Pasen y vean conmigo.
Figura 1. Un dragón queriendo raptar a un hombre.
Figura 2. La amante de la mujer saltó por el castillo, claro, había agua así que se termina ahogando. Entonces ella se da cuenta y salta también para salvarlo pero no sabe nadar porque a las mujeres no se les enseña eso, solo a los militares/soldados. Así que muere con su amante.
Figura 3. Sacerdotisas purificando a una novicia mientras un sacerdote mira de cerca para que todo salga bien. Spoiler: es un cura pedófilo.
Figura 4. Seguidores de Lúnnera rindiendo culto y entregando sus almas a la diosa.
Figura 5. Varoth cargándose a un Imperial que le rindió culto a otro dios.
Figura 6. Una noble en su desesperación de amor, porque su marido no le hace caso, se besa con la cabra.
Figura 7. Imperiales imperiando.
Figura 8. Elfo daelarien cazando en bosques de los elfos Vaerdarien.
Figura 9. Aleria le propone a Celentir un duelo de música. Él con su flauta de pan y ella con su arpa mística. Los descubre el Rey Daelareon porque se comió una buena cantidad de hongos, así que seguro no lo recordará y creerá que todo fue un sueño.
Figura 10. Lúnnera engatusando a un granjero.
¿Tienen propuestas/ideas mejores que las mías? Quiero leerlas xDD
Christine de Pizan, Épître d’Othéa, 15th century
#art#illustrations#Que me meo#Lo de la cabra?#me descojono#kaelkoth#kkoth#Un dia normal en Kaelkoth#Mi favorita es la figura 2. Tremenda historia
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Korovin Konstantin (1861-1939) París. Bulevar Capucines 1911 Tamaño: 65,2 x 81,2 Material - lona Técnica - óleo Número de inventario - Inv.9103 Recibido del Fondo del Museo del Estado. 1927
En la constelación de brillantes maestros de la Edad de Plata, el nombre de Konstantin Korovin brilla especialmente. El temperamento, la energía y el amor por la vida con los que trabajó tanto en el arte de caballete como en el teatro como artista principal de los escenarios imperiales de Moscú se conservaron en cada uno de sus lienzos o pequeños bocetos de escenografía. De todo su extenso legado creativo, una de las obras más reconocibles es el cuadro “París. Bulevar de las Capuchinas." Para el artista, París tenía una magia excepcional. Como señaló su contemporáneo Alexander Benois: “Korovin... de alguna manera amaba especialmente apasionadamente esta ciudad. París tuvo un efecto excitante y electrizante en él <…> Eran “unas vacaciones que siempre están contigo”. El ritmo de la ciudad coincidía perfectamente con el carácter más exuberante y entusiasta del maestro. Los primeros viajes de Korovin a Francia se remontan a su juventud, cuando durante los años 1890-1910 vino a París casi todos los años, y en 1922 se quedó aquí para siempre. Uno de sus motivos favoritos es la imagen de una ciudad de noche, creando una especie de ciclo de “Luces parisinas”. Korovin también desarrolló una técnica compositiva especial: una vista desde arriba, como si observara la vida de la capital vespertina desde una ventana, con luces y colores pulsantes. El amor por el espectáculo de luces, la experiencia de la vibrante vida nocturna festiva de la ciudad, sin precedentes en la Rusia provincial, distingue a Korovin de los impresionistas franceses que recurrieron a imágenes similares. El artista queda cautivado por el brillo de los escaparates, escaparates, faroles, a veces repetidos en el pavimento mojado por la lluvia, y el movimiento de la multitud, transmitido por la especial expresión de la pincelada. Con brillante arte y bravura pictórica, un caleidoscopio de manchas multicolores y una fiel transmisión de los efectos de la iluminación nocturna, esta abigarrada y brillante tarde en el Boulevard des Capucines con taxis corriendo hacia teatros y cafés, las ventanas de las casas vecinas iluminadas, con un presentimiento de diversión y alegría desenfrenada llenando el aire.
Información e imagen de la web de la Galería Tretyakov.
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IL CUORE DEL KAISER - PARTE FINALE
Circa una settimana dopo Karl Franz ed Edna stavano davanti alla tomba del loro padre, il defunto Kaiser. Il marmo bianco splendeva sotto i raggi del sole, mentre i due fratelli rimanevano in un rispettoso silenzio, persi nei propri pensieri.
Alina ruppe il silenzio con un sorriso malinconico, le mani intrecciate davanti a sé. << A nostro padre sarebbe venuto un colpo vedendoti così. >> disse, gettando uno sguardo affettuoso a Karl Franz.
<< Chissà magari da qualche parte lo sa già. >> replicava il principe con voce calma.
Edna annuì, i suoi occhi che brillavano di una dolce tristezza.
<< Ora sei che sei l'erede maschio ti toccherà ereditare il trono di nostro padre lo sai vero? >>
disse Edna , ma nel suo tono c'era qualcosa di scherzoso, quasi a voler alleggerire il peso di quella responsabilità.
Karl Franz alzò lo sguardo verso di lei, un lampo di determinazione nei suoi occhi. << La legge si può cambiare , io credo che tu meriti quella corona molto più di chiunque altro. >>
Edna scosse la testa, sorridendo dolcemente.
<< Apprezzo molto le tue parole ma , dopo una vita trascorsa chiusa in queste mura, ora desidero solo essere libera. Voglio viaggiare, scoprire il mondo, vivere per me stessa. E forse, un giorno, trovare anche io il vero amore. >>
Karl Franz la osserò alzando un sopracciglio. << Stai cercando forse di dirmi qualcosa , sorella? >>
Lo sguardo della principessa si addolcì. << Ho visto come la guardi sai.. >>
A quelle parole il viso dell'austriaco divenne paonazzo , sapeva perfettamente a chi Edna stesse facendo riferimento.
<< Non farti scappare un occasione così e poi.. deve essere proprio una santa se ti riesce a sopportare. >> replicava Edna scoppiando a ridere.
I due rimasero abbracciati per qualche momento , mentre il sole continuava a sorgere, illuminando la strada davanti a loro. La libertà che entrambi avevano cercato a lungo era finalmente a portata di mano, e con essa, la promessa di un futuro diverso, più luminoso e pieno di speranza.
Tre mesi erano trascorsi da quel giorno nel cimitero reale, e la città si preparava a vivere uno dei momenti più importanti della sua storia. Le strade erano adornate con bandiere e fiori, la gente si accalcava sui lati delle strade, ansiosa di assistere all'incoronazione del nuovo Kaiser La notizia di ciò che era accaduto si era sparsa ovunque, e l'intero impero attendeva con trepidazione il giorno in cui Karl Franz avrebbe preso ufficialmente il trono.
Nella cattedrale , le vetrate gotiche brillavano sotto la luce del sole del mattino, proiettando colori vivaci sul pavimento di marmo bianco. La navata principale era affollata di nobili, diplomatici e dignitari da ogni parte dell'impero, tutti riuniti per testimoniare il passaggio di potere. Al centro della scena, su un alto piedistallo, risaltava il trono imperiale, avvolto in drappi dorati e velluto rosso.
Karl Franz stava nei corridoi laterali, lontano dalla vista degli ospiti, avvolto in un mantello di seta ricamato con l’aquila imperiale. Sentiva il peso del momento, non solo per la responsabilità che stava per assumersi, ma anche per ciò che rappresentava. Non era solo l'incoronazione di un nuovo imperatore, ma l'inizio di una nuova era per l'Austria, una era di inclusione e di cambiamento.
Le grandi porte della cattedrale si aprirono, e Karl Franz iniziò a camminare lungo la navata, seguito da uno stuolo di dignitari e guardie imperiali. La musica si alzò, solenne e maestosa, mentre gli ospiti si alzavano in piedi al suo passaggio. I suoi passi erano sicuri, il capo alto, e ogni movimento irradiava la consapevolezza e la determinazione di un uomo che aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo.
Giunto davanti al trono, si inginocchiò di fronte all'arcivescovo, che teneva nelle mani la corona imperiale, simbolo del potere e della continuità dell'impero.
<< Karl Franz Joseph Von Österreich , sei pronto a giurare fedeltà al tuo popolo e a servire l'impero con giustizia e onore? >> dichiarava l'arcivescovo con voce potente, che risuonava in ogni angolo della cattedrale.
<< Lo sono. >> replicò Karl Franz con voce sicura.
<< Con l'autorità conferitami da Dio e dal popolo dell'impero, ti proclamo imperatore d'Austria e re D'Ungheria. >> l'arcivescovo sollevò la corona e la posò con riverenza sul capo di Karl Franz.
Un fragoroso applauso riempì la cattedrale, e Karl Franz si alzò in piedi, sentendo il peso della corona ma anche la forza che essa gli dava.
Mentre la cattedrale vibrava con le acclamazioni del popolo, Karl Franz capì che il suo viaggio, nonostante le difficoltà, era solo all'inizio. Ma ora, come Kaiser, aveva la certezza di poter guidare il suo popolo verso un futuro migliore, più giusto e più libero.
La giornata dell'incoronazione proseguì con festeggiamenti che sembravano non avere fine. L'intera popolazione era in festa, con musica e risate che riempivano l'aria. Nel giardino del palazzo, Maja e Antal si erano allontanati dalla folla per godersi un momento di pace. Le risate e la musica giungevano attutite attraverso gli alberi, creando un'atmosfera intima e tranquilla.
Lui con un leggero sorriso sulle labbra, si fermò vicino a una fontana. L'acqua scorreva lentamente, riflettendo la luce del sole. Maja , che non aveva mai visto il giardino reale così tranquillo, si avvicinò a lui, osservando la sua espressione pensierosa.
<< Qualcosa non va? >> gli chiese ad un tratto Maja.
<< Stavo pensando... ora che Karl Franz è Kaiser, avrà bisogno di una guardia del corpo. Qualcuno di cui possa fidarsi ciecamente, che sia al suo fianco non solo come protettore, ma anche come amico. >> rispose l'ungherese
<< Credo fortemente che dovresti candidarti per quel ruolo. >> replicò Maja.
Antal annuii prima di sedersi sul bordo della fontana e prendere dolcemente le mani della giovane dai capelli biondi.
<< In verità poi vorrei candidarmi anche per un altro ruolo. >> disse l'ungherese serio.
<< Sarebbe? >> replicò Maja assai confusa.
<< Beh , quello di tuo marito. >> ribattette Antal timoroso.
Lei rimase senza parole per un momento, sorpresa e felice allo stesso tempo. Il suo cuore si riempì di calore mentre assaporava ogni parola pronunciata da Antal . Non c’era dubbio nella sua mente: lui era l’uomo che voleva al suo fianco, colui con cui desiderava condividere ogni giorno della sua vita.
Sorrise, le lacrime che minacciavano di scendere, e annuì con entusiasmo.
<< Si , non c'è nulla che potrebbe rendermi più felice! >> rispose Maja con la voce tremante per l'emozione.
Maja e Antal , mano nella mano, tornavano verso il palazzo. Ma ora, con il cuore più leggero, sapevano che qualunque sfida si presentasse, l'avrebbero affrontata insieme, come compagni e come sposi.
Era una giornata luminosa e serena nel palazzo reale, e l'aria era pervasa da un senso di pace e rinnovata speranza. Karl Franz si trovava nel suo studio, immerso nei documenti e nelle lettere che richiedevano la sua attenzione di nuovo Kaiser. Nonostante le responsabilità che ora gravavano sulle sue spalle, si sentiva finalmente in pace con se stesso.
Mentre era assorto nel lavoro, la porta si aprì lentamente, rivelando Maja e Antal , mano nella mano. Lei aveva un sorriso radioso, ma nei suoi occhi c'era una scintilla di nervosismo. Lui , invece, era visibilmente serio, ma con la determinazione di chi sa cosa sta per chiedere.
Karl Franz alzò lo sguardo e li accolse con un sorriso caloroso.
<< Posso fare qualcosa per voi? >> chiese Karl Franz amabilmente.
I due si avvicinarono alla scrivania, ma rimasero in piedi, l'uno accanto all'altra. Maja prese un respiro profondo.
<< Karl Franz , fratello.. siamo qui per chiederti qualcosa di molto importante. >>
Karl Franz inclinò la testa, incuriosito, ma con un accenno di comprensione nel suo sguardo.
<< Dimmi pure , ti ascolto. >>
Antal si fece avanti, la mano della ragazza ancora stretta nella sua.
<< Vostrà maestà imperiale noi.. >> iniziò con tono serio e formale.
<< Non è necessario essere così fermali , cosa volete chiedermi coraggio. >> replicò Karl Franz.
<< Io amo tua sorella più di ogni altra cosa al mondo, e vorrei avere la tua benedizione per fare di lei mia moglie! >> rispose l'ungherese senza riprendere fiato per l'ansia.
Karl Franz li osservò per un momento, un sorriso si allargò sul suo volto, e si alzò in piedi.
<< Per noi è importante che tu approvi, che tu sia felice per noi. >> disse Maja.
<< Certo che ve la darò , avete la mia più sincera benedizione. Nulla mi renderebbe più felice che vedere mia sorella al fianco di un uomo che la ama e la protegge come merita. >> replicò Karl Franz.
Liesel, colma di gioia, corse ad abbracciare Karl Franz, stringendolo forte.
<< Grazie fratellone! >>
Antal si avvicinò con un profondo inchino.
<< Ti prometto che farò di tutto per renderla felice. >>
Mentre il trio sorrideva, Estela entrò nella stanza, avendo chiaramente ascoltato parte della conversazione. Con un'espressione divertita, si avvicinò al gruppo e si fermò accanto a Karl Franz.
<< Mio Kaiser , sembra che adesso avrai un ungherese , per parente. >> disse con un tono giocoso.
<< Immagino che le cene di famiglia diventeranno molto interessanti. >> replicò Karl Franz.
Sei mesi erano trascorsi in un batter d'occhio, e il regno si preparava a celebrare un evento di grande gioia: le nozze della principessa Maja e della guardia imperiale Antal. Il palazzo era addobbato con fiori freschi e bandiere colorate, e l'intero impero sembrava risplendere di una luce nuova. Gli ospiti erano giunti da ogni angolo dell'Europa e oltre, portando con sé il calore e l'affetto per i novelli sposi.
Maja, radiosa nel suo abito da sposa, stava discutendo con Edna mentre attendevano di entrare nella sala del trono, dove si sarebbe celebrata la cerimonia.
<< Non posso credere che tu stia per partire per l'Egitto, non sarà lo stesso senza di te. >> disse Maja con un velo di malinconia.
<< È una nuova avventura. Dopo tutto quello che abbiamo passato, ho capito che voglio vedere il mondo, scoprire nuove culture, vivere davvero. Ma ti prometto che sarò sempre in contatto, e chissà, magari troverò anche io la mia felicità in qualche lontano angolo del mondo. >> rispose Edna sorridendo.
Maja annuì, abbracciando Edna con calore.
<< Lo so. E spero che tu trovi tutto ciò che desideri. >>
Poco dopo, la cerimonia ebbe inizio. Antal , con il suo tipico sorriso fiero, attendeva all'altare, e quando Maja fece il suo ingresso, tutti i presenti rimasero incantati dalla sua bellezza. I due si scambiarono le promesse con parole piene di amore e impegno, giurando di rimanere insieme per tutta la vita.
Quando finalmente venne il momento di festeggiare, gli invitati si riunirono nella grande sala del banchetto, dove risate, musica e brindisi riempivano l'aria. Karl Franz osservava la scena con un sorriso soddisfatto, consapevole di quanto la sua famiglia fosse cambiata e cresciuta negli ultimi mesi.
Ad un certo punto Estela si alzò in piedi , rivolgendo ai presenti un sorriso timido ma gioioso.
<< C'è qualcosa di importante che devo dirvi. >>
Karl Franz la guardò, un misto di curiosità e preoccupazione nel suo sguardo.
Estela non disse nulla , si limitò semplicemente a mettere una mano sul proprio ventre , massaggiandolo.
Per un momento, Karl Franz rimase senza parole, gli occhi spalancati per lo stupore.
<< Cosa? Stai forse dicendo che.. >>
Estela annuì, il sorriso che si allargava ancora di più.
<< Avremo un bambino.. >>
Karl Franz rimase a bocca aperta.
Le sue sorelle reagirono immediatamente con un grido di gioia.
Mentre la gioia si diffondeva tra di loro, Antal si avvicinò con un sorriso divertito.
<< Allora, sembra proprio che il Kaiser si sia dato da fare, eh? >>
Karl Franz arrossì leggermente, ma non poté fare a meno di unirsi alla risata.
<< D'altronde, la famiglia si allarga, e più siamo, meglio è. >>
Con queste parole, la stanza si riempì di un senso di calore e appartenenza, mentre i quattro si preparavano a una nuova fase delle loro vite, consapevoli che, qualunque cosa il futuro riservasse, avrebbero affrontato tutto insieme.
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Batalla del puente Milvio
La batalla del Puente Milvio (312 d.C.) catapultó al poder a la dinastía Constantiniana, que gobernó Roma durante buena parte del siglo. En ella se enfrentaron Constantino y Majencio, aspirantes ambos al título de emperador de Occidente. Los dos eran hijos de soberanos, Constantino de Constancio Cloro y Majencio de Maximiano.Estatua de Constantino
El emperador Diocleciano había diseñado un sistema político, la tetrarquía, en el cual el parentesco no contaba demasiado para ser emperador. Diocleciano había llegado al poder tras el asesinato de su predecesor, el emperador Numerio. Poco después cedió el Occidente a uno de sus generales, Maximiano, mientras él se dedicó a gobernar en Oriente. Los dos reinaron con el título de augusto en igualdad de condiciones. Para tratar de prevenir las crisis sucesorias que se desataban a la muerte de los emperadores, cada augusto designó en vida a alguien de su confianza como sucesor, entregándole parte de sus dominios para que los gobernara y estableciese en ellos su propia corte. Los dos sucesores (el de oriente y el de occidente) recibieron el título de césar. Diocleciano escogió para el cargo a su general Galerio mientras que Maximiano hizo lo propio con otro de sus generales, Constancio Cloro. La idea era que cuando alcanzasen el cetro imperial escogieran a su vez un nuevo césar que sería su sucesor.
El sistema se puso a prueba en 305, cuando Diocleciano convenció a su colega Maximiano para abdicar. La sorpresa vino cuando los nuevos emperadores, Galerio y Constancio Cloro, escogieron como césares a Maximino Daya y a Severo II, respectivamente, en lugar de a Constantino y Majencio, que era lo que todo el mundo esperaba. Al morir Constancio al cabo de un año, sus tropas proclamaron augusto a su hijo Constantino, pese a que el puesto le correspondía a Severo. Galerio era el único augusto cuyo puesto no era discutido, por lo que se entrevistó con Constantino y le convenció de que rechazase el nombramiento como augusto. Como recompensa Severo le nombró césar designándole así como su sucesor. Mientras todo esto pasaba, en Roma Majencio ardía de celos al ver como alguien en su misma situación (hijo de augusto) lograba algo que a él le era sistemáticamente vedado: el poder. Por ello comenzó a intrigar y se autoproclamó augusto de occidente con el apoyo de la guardia pretoriana.
Esto sumió al Imperio en una gran crisis, llegando a existir hasta ocho emperadores luchando por el trono. En todo este maremágnum de inestabilidad y violencia, Constantino fue el que supo manejarse con la suficiente inteligencia como para ir eliminando a sus rivales uno a uno. El primero fue Maximiano, el augusto emérito que había intentado recuperar el poder. Maximiano había acudido a Roma a la llamada de Majencio, que le había propuesto que reinasen los dos conjuntamente. Sin embargo las cosas se torcieron pronto, y en una asamblea de notables criticó el gobierno de su hijo, al que llegó a asir de sus ropajes imperiales. Maximiano contaba con el apoyo de las tropas que, sin embargo, se mantuvieron fieles a su hijo. Por ello hubo de abandonar precipitadamente la corte de Roma y se trasladó a la Galia, donde estaba la corte de Constantino, esposo de su hija Fausta. Sin embargo, poco después aprovechó una ausencia de su yerno para hacer correr el rumor de que había muerto e intentar proclamarse emperador. Pagó muy cara la traición, ya que cuando Constantino volvió al campamento y se enteró del conato de golpe de estado le condenó a muerte obligándole a suicidarse.
Majencio había roto relaciones hacía mucho con su padre, pero su muerte le brindó una ocasión única para eliminar a Constantino en su camino hacia el poder absoluto. Se presentó como un ejemplo de amor filial y declaró que vengaría a su padre venciendo en batalla al hombre que ordenó su muerte. El lugar escogido para la lucha fue muy próximo a Roma, en las proximidades del Puente Milvio, un puente que unía Roma con la Via Flaminia, una de las principales carreteras del Imperio. Cuando Majencio se enteró de que Constantino había invadido el norte de Italia y se acercaba a Roma decidió estrechar el puente poniendo toda una serie de obstáculos con el objetivo de retrasar la llegada de los invasores y tener tiempo para prepararse para un largo asedio. Sin embargo, algo le hizo cambiar de idea y decidió salir a presentar batalla. Para cruzar el Tíber con el puente prácticamente inservible improvisaron una pequeña pasarela de madera por la que pasó su ejército, compuesto por unos 100.000 hombres. Majencio ordenó erigir el campamento en las proximidades del Tíber y allí se quedó a esperar la llegada de su enemigo.Batalla del puente Milvio. Giulio Romano (1519-1524)
Constantino disponía de un ejército menor formado por 40.000 hombres aproximadamente. Cuando avistó a su enemigo acampado enfrente de la orilla del Tíber ordenó detener la marcha de sus hombres e improvisaron un campamento para pasar la noche. Aquí llegamos a uno de los puntos que marcaron la historia y que han sido recreados cientos de veces en el arte, la literatura y el cine. Aquella misma noche, mientras dormía, vio en sueños una cruz luminosa y oyó una voz que le dijo: «In hoc signo vinces (Bajo este signo vencerás)». Al despertar ordenó a todos sus soldados que pintasen en sus escudos las dos prieras letras de la palabra griega Christos.
Al margen de supersticiones, Constantino era un gran militar, y la geografía de la batalla fue su mayor aliada. Se dio cuenta de que Majencio había acampado muy cerca del río. Por ello ordenó una carga casi desesperada contra la caballería enemiga. Los soldados de a pie de Constantino observaron que los caballos carecían de protección por lo que se dedicaron a matarlos para desmontar a sus jinetes. El caos se apoderó de los defensores que se dirigieron a toda velocidad hacia el puente y el pontón, donde se aplastaron unos a otros, otros murieron ahogados o apuñalados por la vanguardia de Constantino. Entre los que huían estaba Majencio que murió ahogado por el peso de su armadura, su cuerpo fue identificado por las tropas de Constantino que le decapitaron. El vencedor decidió entrar en la ciudad acompañado de la cabeza de Majencio como símbolo de su victoria.
Aún quedaban emperadores en otras zonas del Imperio, Constantino no sería amo único del mundo romano hasta la deposición de Licinio en 325, pero al vencer había quedado como dueño del Imperio occidental. Durante su reinado hubo grandes transformaciones que cambiaron para siempre la historia. Abrió la puerta al cristianismo, que se convertiría en la religión oficial del Estado romano más de medio siglo después, aunque Constantino no se convirtió hasta poco antes de morir. También construyó una nueva capital en el Cuerno de Oro que recibiría el nombre de Constantinopla.Fuentes: * http://bellumartis.blogspot.com.es/2015/10/batalla-del-puente-milvio.html * https://cronicasdeltiber.wordpress.com/tag/batalla-del-puente-milvio * https://santostefanocarlosalberto.blogspot.com.es/2017/04/batalla-del-puente-milvio-2810312-in.html
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The Constant Gardener di John le Carré: Il giardiniere costante – Un thriller avvincente che svela corruzione globale. Recensione di Alessandria today
John le Carré, celebre per i suoi intricati romanzi di spionaggio, torna con "The Constant Gardener", un capolavoro che mescola thriller politico e una toccante storia d'amore e ricerca di giustizia.
John le Carré, celebre per i suoi intricati romanzi di spionaggio, torna con “The Constant Gardener”, un capolavoro che mescola thriller politico e una toccante storia d’amore e ricerca di giustizia. Ambientato in Kenya, il romanzo segue le vicende di Justin Quayle, un diplomatico britannico riservato e appassionato di giardinaggio, che si trova improvvisamente coinvolto in una missione per…
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Alessandra Jatta "L'apolide", Voland Editore
Le novità di febbraio 2024 La storia vera di una famiglia russa approdata in Italia in seguito alla rivoluzione d’ottobre del 1917. Un romanzo che parla di accoglienza, rinascita e amore, tra documento e invenzione narrativa. 1917: la Russia è sconvolta dalla rivoluzione d’ottobre, che cambia con violenza l’assetto del mondo. Dopo la terribile sorte dello zar e della famiglia imperiale, gli…
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Crónicas de Hefestión… (Cap 2. Parte I)
Capitulo II.- La Ruta de Eldor (Parte I)
Eran las primeras horas de la mañana cuando Hefestión se preparaba para iniciar su viaje hacia El Bosque de Eldor. Tocaban la puerta de su habitación. Se trataba de Dayana y Carus las cuales estaban interesadas por su estado. Hefestión las recibió con un fuerte abrazo el cual fue calurosamente correspondido. “Creía que no te repondrías”.- dijo Dayana., a lo que Hefestión respondió “Yo siempre supe que me repondría porque ustedes estaban a mi lado”.
“¿Hacia donde te diriges?.- pregunto Carus. “Hacia el Bosque Dorado de Eldor mi querida Carus, tengo una importante tarea que realizar”.- respondió Hefestión. En ese instante su conversación fue interrumpida por un sonido terrible, el cual semejaba un alarido triste y de dolor que provenía de las afueras del castillo. A lo lejos se divisaba un caballo que se acercaba a todo galope, perseguido por una nube obscura y tenebrosa.
“Debo salir a ver de que se trata todo esto”.- dijo Hefestión, y empuñando la legendaria espada Sygma corrió a las afueras del castillo. Rápidamente Dayana y Carus fueron en busca de sus guardias imperiales para hacerle frente a la posible amenaza.
En las afueras del castillo, Hefestión se encontró frente a frente con jinete perseguido. Era una ninfa la cual se encontraba desmallada encima de su caballo. Rápidamente Hefestión la coloco en el suelo y desenvainó su espada. De pronto se vieron rodeados por varias de las criaturas más temibles entre todos los reinos, conocidos como los Shads, criaturas oscuras y peligrosas, sin rostros, sin nombres y sin almas.
Hefestión sabía que requería el máximo de concentración para esta lucha. Cerró los ojos y sujetando fuertemente a Sygma descargo el primer golpe mortal a una de Shads la cual se desintegró en un espantoso chillido mientras las demás se le aproximaban con sus espadas, lanzas y cuchillos. Repelió todos los ataques y extermino a varios Shads antes de que la guardia imperial de Dayana y Carus llegaran en su ayuda.
En medio de la batalla Hefestión tomo a la ninfa en sus brazos y se dirigió al castillo pero a su paso apareció Sahdner el primero de los guerreros sombríos del Caballero Negro de Shadowort. “Por ordenes de mi señor he venido a liquidarte a ti y a esa ninfa, y no podrán escapar de mi.”.- dijo la desagradable criatura. El ambiente alrededor de los tres empezó a oscurecer con una densa neblina. Sahdner era conocido por debilitar a sus enemigos con su profunda tristeza. El corazón de Hefestión empezó a doler por lo que supo que tenía que hacer algo rápidamente.
En ese instante levantó su brillante espada y reflejo la luz del sol directamente en la cara de Sahdner causándole un inmenso dolor a la criatura, la cual se cubrió para evitar que los rayos del sol le siguieran dañando. La oscura niebla desapareció pero Sahdner no iba a dejar que esa lucha terminara de esa manera. Empuñando su espada se dirigió a Hefestión con una fuerza de mil hombres. El choque de las espadas provocó una explosión de chispas que hizo que la espada de Sahdner se partiera en dos.
Hefestión levantando a Sygma y antes de aniquilarlo le dijo: “Donde haya luz no habrá oscuridad, donde haya amor no habrá tristeza, donde haya esperanza no habrá miedo, donde haya paz no habrá odio, y mientras yo exista no habrá cabida para Daniel de Shadowort”. Solo se escucho un espantoso chillido de millones de llantos en el instante en que Sygma de un solo golpe atravesó a la espantosa criatura.
Después del combate; ya dentro del castillo, Hefestión llevo a la ninfa a la sala principal, recostándola en uno de los muebles. Sicus no se encontraba en el castillo por lo que Dayana y Carus fueron a buscar alguna medicina para las heridas de la ninfa, la cual por unos instantes abrió sus ojos. “¿Cómo te llamas?”.- le preguntó Hefestión, a lo que ella respondió “Mi nombre en Mafith. Soy una ninfa del Bosque de Histafar y vengo en nombre de los Dreamers para darte un importante mensaje…”
-- Posted by Hefestion to Las Cronicas de Hefestión at 10/21/2006 11:00:00 PM
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Care Amiche e cari Amici, oggi incontriamo Cristian Guzzo per iniziare a conoscere Giuliano #Kremmerz , il suo pensiero e i suoi scritti. Una incursione nel mondo della #magia e dell’ #ermetismo contemporaneo.
Qui una bio di Cristian: Cristian Guzzo (Torino 1971), è un ricercatore indipendente in Storia Medievale. Ha conseguito la maturità classica presso il liceo Zucchi di Monza nel 1990; si è laureato in legge presso
l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, con una tesi in Storia del Diritto Italiano - avente quale relatore il chiarissimo prof. Antonio M. De Robertis- dal titolo La teoria della sovranità imperiale nell’età di Federico II. Dal 1998 è segretario e cofondatore, insieme al Dr. Giuseppe Maddalena Capiferro (già socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia) dell’associazione Pavalon, Laboratorio di Studi templari per le province meridionali, che, fra il 1998 ed il 2001, si è fatta promotrice di tre convegni nazionali, dedicati alle vicende
dell’Ordine del Tempio, con particolare riferimento al Mezzogiorno d’Italia.
Guzzo è convegnista ed autore di numerosi saggi dedicati alla storia degli ordini monastico-militari, pubblicati su prestigiose riviste accademiche italiane ed estere. Nel 2009 è stato fra i relatori alla Fifth International Conference
organizzata dal Cardiff Centre for the Crusades, mentre, fra il 2011 ed il 2012, ha curato la rivista internazionale Deus Vult, dedicata alle vicende degli ordini militari, che ha per altro annoverato nel comitato scientifico, Anthony Luttrell (Università di Bath), Helen Nicholson (Università di Cardiff), Giovanni Amatuccio ed altri. Oltre all’approfondimento della storia degli istituti crociati di Terra Santa, si occupa di studi di storia militare medievale, con particolare riferimento al periodo normanno nel Sud Italia ed alle Crociate. Dal 2013, è socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia, Si occupa inoltre di archeologia sperimentale in ambito medievale e dal 2010 è coordinatore per il Sud Italia dei
Vikings, costola italiana della celebre associazione culturale anglosassone, organizzatrice della battaglia di Hastings, uno degli eventi di reenactment
medievale tra i più importanti d’Europa.
Qui il link al libro: https://amzn.to/49Ob1MR
Sinossi: A distanza di circa un anno dalla pubblicazione di Giuliano Kremmerz e i documenti riservati dell’Ordine Osirideo Egizio, Cristian Guzzo ed Ivan Dalla Rosa ritornano con una nuova pubblicazione dedicata all’Aureo Maestro di Portici. Il volume raccoglie scritti inediti e rari attribuiti al celebre Ermetista, fondatore della Fratellanza Terapeutico-Magica di Miriam ed esponente di punta di un milieu iniziatico di impostazione caldeo-egizia, che ebbe i propri natali nella Napoli ‘sotterranea’ prerisorgimentale.
Gli scritti contenuti nel testo sono stati arricchiti da ampie introduzioni storico-critiche, oltre che da un corposo apparato di note esplicative, necessarie a meglio inquadrarne i contenuti in una più ampia prospettiva ermeneutica. L’intento degli autori sembra piuttosto chiaro. Si tratta di restituire dignità a spessore al pensiero del Kremmerz, partendo da una analisi approfondita e rigorosa dei suoi saggi. Tutto ciò al fine di esiliare definitivamente dai radar spirituali degli Eternauti quelle interpretazioni fuorvianti che, a partire dagli anni 90’ del secolo XX, hanno tentato di contaminare i principi di una via verso il Sublime che, più di cento anni or sono, il Porticese tracciò con i suoi scritti pubblici e riservati.
Amore – Coraggio – Scienza
Lexicon Symbolorum
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