#amore imperiale
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Screenshots dal film Amore Imperiale (1941) diretto da Alexandre Volkov, con Luisa Ferida, Claudio Gora, Lamberto Picasso, Laura Nucci. Storia d'amore di Elisabetta di Russia per il pastore Alessio, coronata da lieto fine. I sontuosi costumi sono di Boris Bilinskij
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"Delitto al Palatino" di Andrea Frediani. La prima indagine di Quinto Aurelio Simmaco tra intrighi religiosi e misteri nella Roma del 357 d.C.. Recensione di Alessandria today
"Delitto al Palatino" di Andrea Frediani è un avvincente thriller storico ambientato nella Roma del 357 d.C., quando la città, già centro del mondo antico, è attraversata da tensioni religiose e conflitti di potere.
“Delitto al Palatino” di Andrea Frediani è un avvincente thriller storico ambientato nella Roma del 357 d.C., quando la città, già centro del mondo antico, è attraversata da tensioni religiose e conflitti di potere. Protagonista del romanzo è il giovane Quinto Aurelio Simmaco, un aristocratico pagano che si trova coinvolto nella risoluzione di un misterioso omicidio a sfondo religioso, avvenuto…
#Newton Compton Editori#357 d.C.#ambientazione romana#amore e intrighi#Andrea Frediani#Autore italiano#conflitti di potere#Costanzo II#cristiani e pagani#Delitto al Palatino#giustizia romana#impero romano#indagine storica#intrighi religiosi#investigatore antico#Livia#lotta tra fazioni#misteri di Roma#mistero#narrativa italiana#narrativa storica italiana#nuova fede cristiana#omicidio a sfondo religioso#Personaggi storici#potere e religione#prefetto dell&039;Urbe#Quinto Aurelio Simmaco#Roma antica#Roma imperiale#Romanzo d&039;azione
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Capitolo 1:
Lucrezia entrò nel palazzo imperiale guardando con ammirazione le colonne che sorreggevano l'ingresso.
Non riusciva a credere che aveva appena intravisto le sue anime gemelle, che in quel momento continuavano a parlare freneticamente nella sua mente.
"Fratello, è la nostra anima gemella! Dobbiamo prenderla!"
"Fratello, probabilmente è una serva del generale, probabilmente dobbiamo pagarla prima che sia nostra!"
Da mezz'ora era questa la discussione che si svolgeva nella sua mente, ma lei non aveva il coraggio di dire che era in realtà la figlia del generale.
"Faremo così: appena entrano ci avviciniamo al generale e gli chiediamo chi sia la ragazza, a seconda di cosa ci dirà la paghiamo e diventerà nostra! Non sarà la sposa di quel dannato figlio del senatore Trace, lei è nostra!"
"Va bene, non pensiamoci più! Se ci senti puoi dirci chi sei? Come ti chiami? Quanti anni hai?" chiese l'altro con disperazione.
"Non vi dirò chi sono, questo dovrete scoprirlo voi! Mi chiamo Lucrezia e al momento ho visto 16 estati!"
"Fratello, dobbiamo andare! La festa dovrebbe iniziare a breve! Dobbiamo sbrigarci!"
Detto questo il collegamento momentaneo nella loro testa si interruppe, con grande dispiacere di Lucrezia, che pensava che gli avrebbero potuto fare compagnia durante l'incontro con il senatore Trace e il figlio.
Figlio che non sarà mai suo marito come volevano i suoi genitori. Non trovava interesse per quell'uomo che pensava solo ai soldi e alla politica e che non portava rispetto nè a suo padre nè alla sua defunta madre. Lucrezia pensava che avrebbe trovato un miglior partito tutti gli altri uomini. Persino i due imperatori sembravano migliori sposi rispetto a quel ragazzo.
Sua madre e suo padre si avvicinarono trascinandola per le braccia, lasciandole i segni delle mani sul suo braccio candido, al senatore Trace.
Vedeva che suo padre era molto nervoso, ma non capiva il motivo.
Pov. Marcus Acacius
Mano a mano che ci avvicinavamo al senatore e al suo dannato figlio, non potevo fare a meno di pensare a come aveva rovinato la mia famiglia quell'uomo di così basso conto. Mi girai a guardare mia moglie, la mia anima gemella, e capii che anche lei stava provando la mia stessa ansia e la mia stessa rabbia.
"Marcus, continuo a pensare che abbiamo fatto una cavolata! Dobbiamo dirle la verità, lei potrebbe pensare che la odiamo, quando sai che quello che stiamo facendo è solo per il suo bene."
"Nostra figlia già ci odia, Lucilla! E da quando mi hanno detto quelle frasi che stiamo facendo di tutto perchè ci odi: le stiamo togliendo la possibilità di trovare il suo vero amore e soprattutto la stiamo costringendo a sposare qualcuno che lei palesemente odia!"
"Ma perchè non ne parli con gli imperatori? Loro magari potrebbero aiutarla e magari potrà trovare le due persone che corrispondono ai colori dei due marchi. Gli imperatori possono proteggerla, dobbiamo provare tutto quello che possiamo, se vogliamo rifiutare la sua proposta di matrimonio!" E se vogliamo deporre i due tiranni Lucilla, perchè vuoi liberare Roma da loro due e vuoi avere qualcuno interno al palazzo da usare.
"Ok, tu portala dal senatore Trace: io vado a parlare con gli imperatori!"
Mi stacco e dopo aver dato un ultima occhiata a mia moglie e a mia figlia, mi incamminai attraverso i corridoi del palazzo alla ricerca dei due Tiranni che sarebbero gli unici che possono salvare mia figlia. La mia Lucrezia, il mio tutto.
Mi viene ancora in mente tutta la discussione che io e il senatore Trace abbiamo avuto quando mia figlia aveva compiuto gli anni necessari per iniziare a parlare di matrimonio.
"Generale, vedo che tua figlia ha ormai l'età per iniziare a parlare di matrimonio. Ti ordino di farla sposare con mio figlio! Sarà in grado di proteggerla e difenderla!"
"Senatore, ma se mia figlia finisce per avere anche il marchio di anima gemella come è successo a me e sua madre, cosa succederà non puoi separare anime gemelle. Porta alla morte di entrambi."
"Generale, se per caso si scopre che tua figlia ha un'anima gemella gli nasconderai il marchio e la lascerai sposare con mio figlio! Oppure mi assicurerò che tua moglie e tua figlia muoiano tra atroci sofferenze insieme all'anima gemella di tua figlia! Tua moglie e tua figlia sono le cose che ami di più, non è vero? Dalla in sposa a mio figlio e lei sarà salva! Dalla alla sua sua anima gemella e la ritroverai sul letto agonizzante e soffocando nel suo sangue! A te la scelta!"
Non gli risposi e me ne andai. Quando tornai a casa quel giorno mia figlia mi era corsa incontro tutta felice indicandosi il polso: "Padre, guarda il polso! Ho due palline disegnate. Una rosso e oro e l'altra blu e oro!" Dopo che lo disse mi ritornarono in mente le parole di trace " Dalla in sposa a mio figlio e lei sarà salva! Dalla alla sua sua anima gemella e la ritroverai sul letto agonizzante e soffocando nel suo sangue! A te la scelta!"
In preda alla disperazione presi mia figlia sollevandola con la forza e facendole male e la trascinai nella sua stanza, dicendole: "Copriti quegli obrobri, le anime gemelle non esistono, tu sposerai il figlio del senatore Trace che ti piaccia o no. Ci servi solo per fare alleanze, avremmo potuto anche fare a meno di procrearti!" E le misi un bracciale abbastanza grande da coprire entrambi i marchi. Mi faceva male la sua espressione, così come quelle frasi facevano anche male le parole che le ho rivolto.
Non mi accorsi che ero arrivato davanti alla stanza dell'imperatore Geta, che aveva la porta aperta e entrambi gli imperatori lo stavano guardando con sorpresa.
Pov Geta
Dopo aver ottenuto dalla mia imperatrice il suo nome e la sua età mi accinsi a continuare a prepararmi per il banchetto. Caracalla continuava a litigare con il trucco e ogni volta mi veniva da ridere, cosa che poi portava anche lui a sorridere e alla fine finiva che io truccavo sia lui che me.
Io e mio fratello siamo la forza l'uno dell'altro e non facciamo fare nulla ad altri sulla nostra persona. Un tempo avevamo serve e concubine, ma da quando abbiamo scoperto che siamo anime gemelle abbiamo fatto tutto da soli. Dai bagni termali, al trucco. Ci tenevamo liberi per la nostra seconda anima gemella.
Lucrezia, 16 anni. La loro anima gemella. Si stavo pregustando il suo nome. IMPERATORE GETA IMPERATORE CARACALLA IMPERATRICE LUCREZIA si suonava molto bene.
Dopo aver aperto la porta non appena aver finito di spalmarci il trucco in faccia per nascondere le piaghe che mio fratello aveva in volto e che mi spalmavo anche io per solidarietà nei suoi confronti. Ci amavamo molto, ma avevano deciso di non mostrarlo in pubblico fino a quando non siamo stati tutti e tre, per questo ci siamo dati dei ruoli: io ero il gemello sano e che di fatto governava, lui il gemello pazzo che passava il tempo tra giochi gladiatori e vino. Ad entrambi faceva soffrire questa situazione, ma era necessario per sopravvivere a questo campo da guerra che era Roma.
Davanti a noi stava arrivando il generale Acacio, che, dal momento che stava pensando senza guardando dove andava, per poco non investiva il mio fratellino. Per fortuna, mi misi in mezzo e quindi non fu Caracalla a finire a terra, ma io. Mi colpì con una spallata così forte che mi fece finire a terra, cosa che fece preoccupare subito Caracalla che si teneva la spalla perchè noi sentiamo la sofferenza l'uno dell'altro.
Ricordando ciò decisi di riaprire il collegamento tra noi anime gemelle e dissi: "Lucrezia, stai bene? Ti fa male da qualche parte?"
"La spalla... fa un male cane. Stavo parlando con il figlio del senatore Trace e mi ha stretto la spalla proprio in quel momento!"
Mi venne da sorridere al solo pensiero e chiusi il collegamento.
"Generale, qual buon vento ti porta a buttarmi a terra?"
"Imperatore Geta, Imperatore Caracalla. Vengo con una richiesta molto importante. Possiamo parlare in privato?"
Guardai mio fratello che annuì e rientrammo nella stanza da cui eravamo appena usciti.
"Generale, io e mio fratello dobbiamo chiederti una cosa. Prima stavamo guardando dalla finestra della stanza e siamo rimasti folgorati da un membro della tua processione. Quella ragazza vestita di viola e arancione che camminava vicino a tua moglie. Chi è? "
"Augusti imperatori, state parlando di mia figlia. Lucrezia, figlia mia e di Lucilla. Vengo proprio per parlarvi di lei!"
"Cosa è successo? Sta bene? Si trova in qualche pericolo?" domandò senza fiato Caracalla.
"Per il momento sta bene, ma non so cosa fare!"
"Cosa succede? Cosa possiamo fare per Lucrezia?" dissi preoccupato.
"Quando lei aveva dodici anni sono stato minacciato dal senatore Trace che se mia figlia non avesse sposato suo figlio, avrebbe ucciso lei, mia moglie e la sua anima gemella. Ora mia figlia è sotto a parlare con il senatore e suo figlio perchè non sono riuscito a proteggerla come si de..."
Non lo lasciamo finire che usciamo dalla stanza correndo per andare a salvare la nostra imperatrice.
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“Tres cosas conducen a Dios: la música, el amor y la filosofía”
Plotino
Fue un filósofo helenístico autor de las Enéadas y fundador del neoplatonismo junto con otros filósofos como Numenio de Apamea, Porfirio, Jámblico y Proclo.
Nació alrededor del año 205 d.C. en Licópolis Egipto. Su vida y filosofía fueron muy importantes en el pensamiento occidental y a pesar de haber vivido en una época llena de agitación política, Plotino centró su atención en el mundo de las ideas y en la filosofía.
Durante su juventud estudió con varios maestros filosóficos, desarrollando un carácter melancólico y reflexivo. A la edad de 28 años encontró a Ammonio, un maestro que le brindó paz espiritual y que durante 11 años lo marcó en un punto de inflexión filosófica y en su propia forma de vida.
No obstante, en un giro inesperado, Plotino se unió al ejército bajo las ordenes del general Gordiano quien planeaba una expedición a Persia. El fracaso de esta campaña hizo que a duras penas lograra salvar su vida, quien derivado de lo anterior, decidió abrazar completamente la filosofía y a desarrollar su propio sistema de pensamiento.
Durante su vida en Roma, Plotino llevó una vida inusual, se abstuvo de comer carne y realizó frecuentes ayunos, siguiendo algunos de los principios pitagóricos antiguos. Sin embargo a pesar de ello Plotino logró ganar gran prestigio como maestro público en Roma en donde sus enseñanzas atrajeron a estudiantes de diversas clases sociales.
El emperador Galeano y su esposa le tenían alta estima y estaban dispuestos a otorgar a Plotino una ciudad en la Campania para establecer una república platónica, sin embargo, los ministros imperiales se opusieron a esa idea argumentando ser inapropiado en el contexto del imperio Romano.
La propuesta central de Plotino consistía en en que existe una realidad que funda cualquier otra existencia en donde el principio básico es solamente lo “Uno”, la unidad, lo más grande, como un Dios único e infinito. De donde se funda la existencia de todas las cosas, en donde el uno está mas allá del ser.
El Uno representa la realidad inmejorable y suprema de la cual el nous y el alma provienen.
El Nous no tiene una traducción adecuada pero algunos autores lo traducen como el espíritu, mientras que otros prefieren hablar de inteligencia, mas esta vez no con un sentido místico sino intelectual. En la explicación del Nous, Plotino parte de la semejanza entre el Sol y la Luz. El Uno sería el sol y la luz como el Nous. La función del Nous como luz es la de que el Uno pueda verse a si mismo, pero como es imagen del Uno, es la puerta por donde nosotros podemos ver al Uno. Plotino manifiesta que el nous es el resultante del “contacto” con el Uno.
El tercer elemento es el alma, el cual en un extremo está ligada el Nous y tira de él, y en el otro extremo esta asociado al mundo de los sentidos del cual es creadora, es decir, el gobernante de todos los objetos y pensamientos en el mundo tangible, es decir, el nuestro, el cual se encarga de generar materia debido a la insuficiencia de producir ideas y ejecutarlas.
El enfoque filosófico de Plotino se caracteriza por su estilo razonador y dialéctico en donde cada tema se reduce a una idea fundamental. Siendo sus escritos, referentes de estudio y admiración en el mundo académico.
Plotino murió en Roma, a la edad de 66 años en el año 270 d.C. Sus obras, conocidas como la Enéadas, son una síntesis de la filosofía, y se inspira en gran medida en el pensamiento de Platón, pero también incorpora elementos del aristotelismo y el estoicismo.
Fuente: Wikipedia.
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Valeria sería la niña de los marcadores, por eso hice que pareciera que lo haya rellenado ella. Ahora, lo siguiente si me encantaría explicar:
Siente mucha culpa porque, no sé si alguien lo sepa o no, pero ella había abortado al hijo de Salvatore. Eso pese a que era necesario para poder estudiar, le da mucho remordimiento pensar que ha matado a su hijo, y un legado que la pudo acompañar pero eso también le hubiera quitado reputación.
Amor es un asunto que ya no es tanta su prioridad en su vida, ya que al estar prometida con Daemon siente que eso le cierra la puerta de querer a alguien, además de su hermano. Siempre se había negado a creer que en su corazón podría haber más personas e inesperadamente, comenzó a notar que si es posible.
En la religión, ella es fervientemente creyente de Varoth porque es lo que le enseñaron a creer. Ella nunca puso en duda de que si existiera posibilidad de ser escogida para acostarse con él (allí su ambición), creo que sería el único niño que aceptaría tener para dar de que hablar entre los Imperiales. Por supuesto, el aspecto de su familia está en la mitad porque aunque siempre tengo presente a los Lionheart, ya no son su prioridad (si lo hacía antes, pues si).
Miedo siempre tiene (e incluso traumas sobre la limpieza) pese a ser brava (que a solas lo demuestra) sino luego es una damisela en apuros aunque detesta sentirse así. Inseguridades, posee un montón. La libertad de poder ser y escoger, de escapar de un matrimonio es algo que también ha estado presente. Es envidiosa de los hombres, ya que ellos no tienen que cambiar de apellido (y claramente ella no quiere cambiarse el suyo, es como perder su identidad, adoptando la casa del Águila cuando ella será una Leona).
Adicciones: Se está volviendo una borracha de cuidado. Desde el aborto, desde la muerte de su hermano envenenado, desde que se sintió atrás con sus amistades, pues ha comenzado a beber mucho y ha comenzado a revolcarse con hombres de la nobleza (caso ejemplar: Mariano). Vamos, se está convirtiendo en lo que odiaba de Salvatore.
La nostalgia porque menudo piensa en sus amigas, en cuanto le gustaría que volvieran esos tiempos en el que estaban las tres en Amarus. También que Salvatore la ves más seguido, que su madre no esté tan triste, y así podría seguir.
Sobre el altruismo lo medité mucho. En realidad ella no ayudaría por ayudar a desconocidos per se, sino a los que les guarda un espacio en su memoria (como Asher o Iwan, a quienes no les pediría nada a cambio.) Y a su vez, sabe que si da esa imagen de señorita desinteresada, sería buena para su estatus (y de ahí entra la manipulación).
Podría seguir pero creo que dejé las explicaciones y aclaraciones que necesitaba.
#oc: valeria lionheart#kkoth#rol#kaelkoth#la niña de los marcadores#plantilla preciosa por bei-xxx#Valeria más cerca de ser como su hermano. Mmm#zi
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Educar en la caridad Lorenzo Bartolini (Savignano, Prato 1777 - Florencia 1850)
Descripción Fecha: ca. 1824 Museo: Palacio Pitti Recopilación: Galería Palatina Colocación: Salón de la Ilíada Técnica: Mármol Dimensiones: 250cm Inventario: Objetos de arte Pitti (1911) n. 1538 Inscripciones: En la lista: DILIGES DOMINUM DEUM TUUM, EX TOTO CORDE TUO / ET IN TOTA ANIMA TUA ET / IN TOTA MENTI TUA ET PRO / XIMUM TUUM SICUT T[E]I[PSUM]
La estatua estaba destinada a decorar el interior de la Capilla de la Villa del Poggio Imperiale en Florencia. En una súplica enviada al Gran Duque en septiembre de 1820, el artista Lorenzo Bartolini escribió que acababa de definir la composición, a partir de tres figuras, pero que sería necesario esperar hasta mediados de 1822 para que el modelo en yeso estuviera terminado. Dos años más tarde Pietro Giordani en su artículo en "Antología" publicó un grabado de la obra alabando su composición. Sabemos, sin embargo, que todavía en 1835 el grupo terminado se encontraba todavía en el estudio de Bartolini: el gran duque Leopoldo II había ido allí para apreciar su calidad. A finales de la primavera de 1836 la obra de Bartolini fue llevada a Pitti, y colocada en la planta baja, en la llamada Sala de Audiencias Privadas, donde está presente desde junio de ese año, pero en 1853, tres años después de la muerte de Bartolini. autor, ya había planes para trasladarlo a la Galería Palatina. Aunque ya todo estaba preparado, por motivos indocumentados, el traslado no se produjo y la escultura permaneció en la planta baja unos años más. Sólo entre el 20 y el 22 de julio de 1861 la Caridad encontró su nueva ubicación dentro de la Sala dell'Iliad, donde aún reside hoy.
Se trata, para utilizar las palabras del propio autor, de una "escultura política". De hecho, ya en la década de 1830 comenzó a difundirse el sobrenombre de "educadora" para indicar el grupo de mármol. Esto se debe a que así lo definió Gabriele Pepe en su carta a Gino Capponi, y a que en el frontispicio de la revista "L'educatore" de Raffaello Lambruschini apareció un grabado tomado del grupo.
Además, la inclusión del niño tímido y obligado a estudiar por su madre, que también se ocupaba de la educación intelectual de su descendencia, renovó profundamente la iconografía tradicional de la Caridad. De hecho, pretendía aludir a la política lorena de su padre, atenta a las necesidades de sus súbditos, tanto materiales como espirituales. Bartolini también quiso subrayar los valores evangélicos de la caridad, como lo demuestra la inscripción en el pergamino sostenido en la mano del niño a la izquierda de la mujer: la enseñanza de la madre apuntaba al amor total a Dios.
En la composición se refleja una búsqueda asidua e intensa de lo natural, atenuada sólo por el apasionado estudio de ejemplares renacentistas, gracias a los cuales el escultor pudo crear una obra cuya elevación y severidad de los significados éticos expresados se fusionaban con la armonía compositiva.
Información de la web de la Gallerie degli Uffizi, fotografías de mi autoría.
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Lo scontento è uno stato d’incompiutezza che non trova sbocco religioso e che sfocia in malcontento o ribellione, anche se nessuna rivoluzione ha liberato dalla scontentezza, perché essa non dipende solo da oppressioni e ingiustizie essendo un male interiore e generale, psichico e antropologico. Lo scontento è un alieno che si dice: «Sono più di quel che la vita mi dà riguardo a corpo, età, sesso, famiglia, status, religione e aspettativa».
Gli antichi ignoravano invece la scontentezza: i più si rassegnavano sobriamente e facilmente a istituzioni, eventi e realtà: avevano meno pretese che amor Fati. Il latino ha il termine contentus — «colui che si contiene» — che equivale a essere tenuemente ma durevolmente contenti. Eppure, i Romani non avevano il termine contrario equivalente a «scontento». Il potere imperiale non voleva cittadini scontenti: dava pane e circensi, oltre a incutere paura. Il cittadino ideale di oggi, al contrario, deve cambiare tutto: status, legami, natura, sesso, luogo d’origine, case, cose e apparati tecnologici, spostando in avanti i traguardi e acuendo le mancanze da esaudire.
Il flusso ininterrotto è l’opposto dell’identità. Se popoli e deboli perdono il patrimonio primario non si riconoscono più e si sentono soli tra consumi, periferie, rifiuti e rivolgimenti globali. Il tempo libero è un vuoto da riempire con merci, appetiti e servizi più disparati. Il desiderio ha sostituito ormai il destino, passando dall’identità alla fluttuazione, entro vite liquide, domicili provvisori, lavori precari. Senza più princìpi, lealtà e coerenze ci inoltriamo in un vuoto di punti fermi, di legami di provenienza, di orizzonti di aspettativa, di imperativi morali… È la libertà dei capricci maniacalmente inseguiti che sottopone al giogo dello scontento.
-Marcello Veneziani
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Un día bien normal en el mundo de Kalekoth. Pasen y vean conmigo.
Figura 1. Un dragón queriendo raptar a un hombre.
Figura 2. La amante de la mujer saltó por el castillo, claro, había agua así que se termina ahogando. Entonces ella se da cuenta y salta también para salvarlo pero no sabe nadar porque a las mujeres no se les enseña eso, solo a los militares/soldados. Así que muere con su amante.
Figura 3. Sacerdotisas purificando a una novicia mientras un sacerdote mira de cerca para que todo salga bien. Spoiler: es un cura pedófilo.
Figura 4. Seguidores de Lúnnera rindiendo culto y entregando sus almas a la diosa.
Figura 5. Varoth cargándose a un Imperial que le rindió culto a otro dios.
Figura 6. Una noble en su desesperación de amor, porque su marido no le hace caso, se besa con la cabra.
Figura 7. Imperiales imperiando.
Figura 8. Elfo daelarien cazando en bosques de los elfos Vaerdarien.
Figura 9. Aleria le propone a Celentir un duelo de música. Él con su flauta de pan y ella con su arpa mística. Los descubre el Rey Daelareon porque se comió una buena cantidad de hongos, así que seguro no lo recordará y creerá que todo fue un sueño.
Figura 10. Lúnnera engatusando a un granjero.
¿Tienen propuestas/ideas mejores que las mías? Quiero leerlas xDD
Christine de Pizan, Épître d’Othéa, 15th century
#art#illustrations#Que me meo#Lo de la cabra?#me descojono#kaelkoth#kkoth#Un dia normal en Kaelkoth#Mi favorita es la figura 2. Tremenda historia
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IL CUORE DEL KAISER - PARTE FINALE
Circa una settimana dopo Karl Franz ed Edna stavano davanti alla tomba del loro padre, il defunto Kaiser. Il marmo bianco splendeva sotto i raggi del sole, mentre i due fratelli rimanevano in un rispettoso silenzio, persi nei propri pensieri.
Alina ruppe il silenzio con un sorriso malinconico, le mani intrecciate davanti a sé. << A nostro padre sarebbe venuto un colpo vedendoti così. >> disse, gettando uno sguardo affettuoso a Karl Franz.
<< Chissà magari da qualche parte lo sa già. >> replicava il principe con voce calma.
Edna annuì, i suoi occhi che brillavano di una dolce tristezza.
<< Ora sei che sei l'erede maschio ti toccherà ereditare il trono di nostro padre lo sai vero? >>
disse Edna , ma nel suo tono c'era qualcosa di scherzoso, quasi a voler alleggerire il peso di quella responsabilità.
Karl Franz alzò lo sguardo verso di lei, un lampo di determinazione nei suoi occhi. << La legge si può cambiare , io credo che tu meriti quella corona molto più di chiunque altro. >>
Edna scosse la testa, sorridendo dolcemente.
<< Apprezzo molto le tue parole ma , dopo una vita trascorsa chiusa in queste mura, ora desidero solo essere libera. Voglio viaggiare, scoprire il mondo, vivere per me stessa. E forse, un giorno, trovare anche io il vero amore. >>
Karl Franz la osserò alzando un sopracciglio. << Stai cercando forse di dirmi qualcosa , sorella? >>
Lo sguardo della principessa si addolcì. << Ho visto come la guardi sai.. >>
A quelle parole il viso dell'austriaco divenne paonazzo , sapeva perfettamente a chi Edna stesse facendo riferimento.
<< Non farti scappare un occasione così e poi.. deve essere proprio una santa se ti riesce a sopportare. >> replicava Edna scoppiando a ridere.
I due rimasero abbracciati per qualche momento , mentre il sole continuava a sorgere, illuminando la strada davanti a loro. La libertà che entrambi avevano cercato a lungo era finalmente a portata di mano, e con essa, la promessa di un futuro diverso, più luminoso e pieno di speranza.
Tre mesi erano trascorsi da quel giorno nel cimitero reale, e la città si preparava a vivere uno dei momenti più importanti della sua storia. Le strade erano adornate con bandiere e fiori, la gente si accalcava sui lati delle strade, ansiosa di assistere all'incoronazione del nuovo Kaiser La notizia di ciò che era accaduto si era sparsa ovunque, e l'intero impero attendeva con trepidazione il giorno in cui Karl Franz avrebbe preso ufficialmente il trono.
Nella cattedrale , le vetrate gotiche brillavano sotto la luce del sole del mattino, proiettando colori vivaci sul pavimento di marmo bianco. La navata principale era affollata di nobili, diplomatici e dignitari da ogni parte dell'impero, tutti riuniti per testimoniare il passaggio di potere. Al centro della scena, su un alto piedistallo, risaltava il trono imperiale, avvolto in drappi dorati e velluto rosso.
Karl Franz stava nei corridoi laterali, lontano dalla vista degli ospiti, avvolto in un mantello di seta ricamato con l’aquila imperiale. Sentiva il peso del momento, non solo per la responsabilità che stava per assumersi, ma anche per ciò che rappresentava. Non era solo l'incoronazione di un nuovo imperatore, ma l'inizio di una nuova era per l'Austria, una era di inclusione e di cambiamento.
Le grandi porte della cattedrale si aprirono, e Karl Franz iniziò a camminare lungo la navata, seguito da uno stuolo di dignitari e guardie imperiali. La musica si alzò, solenne e maestosa, mentre gli ospiti si alzavano in piedi al suo passaggio. I suoi passi erano sicuri, il capo alto, e ogni movimento irradiava la consapevolezza e la determinazione di un uomo che aveva finalmente trovato il suo posto nel mondo.
Giunto davanti al trono, si inginocchiò di fronte all'arcivescovo, che teneva nelle mani la corona imperiale, simbolo del potere e della continuità dell'impero.
<< Karl Franz Joseph Von Österreich , sei pronto a giurare fedeltà al tuo popolo e a servire l'impero con giustizia e onore? >> dichiarava l'arcivescovo con voce potente, che risuonava in ogni angolo della cattedrale.
<< Lo sono. >> replicò Karl Franz con voce sicura.
<< Con l'autorità conferitami da Dio e dal popolo dell'impero, ti proclamo imperatore d'Austria e re D'Ungheria. >> l'arcivescovo sollevò la corona e la posò con riverenza sul capo di Karl Franz.
Un fragoroso applauso riempì la cattedrale, e Karl Franz si alzò in piedi, sentendo il peso della corona ma anche la forza che essa gli dava.
Mentre la cattedrale vibrava con le acclamazioni del popolo, Karl Franz capì che il suo viaggio, nonostante le difficoltà, era solo all'inizio. Ma ora, come Kaiser, aveva la certezza di poter guidare il suo popolo verso un futuro migliore, più giusto e più libero.
La giornata dell'incoronazione proseguì con festeggiamenti che sembravano non avere fine. L'intera popolazione era in festa, con musica e risate che riempivano l'aria. Nel giardino del palazzo, Maja e Antal si erano allontanati dalla folla per godersi un momento di pace. Le risate e la musica giungevano attutite attraverso gli alberi, creando un'atmosfera intima e tranquilla.
Lui con un leggero sorriso sulle labbra, si fermò vicino a una fontana. L'acqua scorreva lentamente, riflettendo la luce del sole. Maja , che non aveva mai visto il giardino reale così tranquillo, si avvicinò a lui, osservando la sua espressione pensierosa.
<< Qualcosa non va? >> gli chiese ad un tratto Maja.
<< Stavo pensando... ora che Karl Franz è Kaiser, avrà bisogno di una guardia del corpo. Qualcuno di cui possa fidarsi ciecamente, che sia al suo fianco non solo come protettore, ma anche come amico. >> rispose l'ungherese
<< Credo fortemente che dovresti candidarti per quel ruolo. >> replicò Maja.
Antal annuii prima di sedersi sul bordo della fontana e prendere dolcemente le mani della giovane dai capelli biondi.
<< In verità poi vorrei candidarmi anche per un altro ruolo. >> disse l'ungherese serio.
<< Sarebbe? >> replicò Maja assai confusa.
<< Beh , quello di tuo marito. >> ribattette Antal timoroso.
Lei rimase senza parole per un momento, sorpresa e felice allo stesso tempo. Il suo cuore si riempì di calore mentre assaporava ogni parola pronunciata da Antal . Non c’era dubbio nella sua mente: lui era l’uomo che voleva al suo fianco, colui con cui desiderava condividere ogni giorno della sua vita.
Sorrise, le lacrime che minacciavano di scendere, e annuì con entusiasmo.
<< Si , non c'è nulla che potrebbe rendermi più felice! >> rispose Maja con la voce tremante per l'emozione.
Maja e Antal , mano nella mano, tornavano verso il palazzo. Ma ora, con il cuore più leggero, sapevano che qualunque sfida si presentasse, l'avrebbero affrontata insieme, come compagni e come sposi.
Era una giornata luminosa e serena nel palazzo reale, e l'aria era pervasa da un senso di pace e rinnovata speranza. Karl Franz si trovava nel suo studio, immerso nei documenti e nelle lettere che richiedevano la sua attenzione di nuovo Kaiser. Nonostante le responsabilità che ora gravavano sulle sue spalle, si sentiva finalmente in pace con se stesso.
Mentre era assorto nel lavoro, la porta si aprì lentamente, rivelando Maja e Antal , mano nella mano. Lei aveva un sorriso radioso, ma nei suoi occhi c'era una scintilla di nervosismo. Lui , invece, era visibilmente serio, ma con la determinazione di chi sa cosa sta per chiedere.
Karl Franz alzò lo sguardo e li accolse con un sorriso caloroso.
<< Posso fare qualcosa per voi? >> chiese Karl Franz amabilmente.
I due si avvicinarono alla scrivania, ma rimasero in piedi, l'uno accanto all'altra. Maja prese un respiro profondo.
<< Karl Franz , fratello.. siamo qui per chiederti qualcosa di molto importante. >>
Karl Franz inclinò la testa, incuriosito, ma con un accenno di comprensione nel suo sguardo.
<< Dimmi pure , ti ascolto. >>
Antal si fece avanti, la mano della ragazza ancora stretta nella sua.
<< Vostrà maestà imperiale noi.. >> iniziò con tono serio e formale.
<< Non è necessario essere così fermali , cosa volete chiedermi coraggio. >> replicò Karl Franz.
<< Io amo tua sorella più di ogni altra cosa al mondo, e vorrei avere la tua benedizione per fare di lei mia moglie! >> rispose l'ungherese senza riprendere fiato per l'ansia.
Karl Franz li osservò per un momento, un sorriso si allargò sul suo volto, e si alzò in piedi.
<< Per noi è importante che tu approvi, che tu sia felice per noi. >> disse Maja.
<< Certo che ve la darò , avete la mia più sincera benedizione. Nulla mi renderebbe più felice che vedere mia sorella al fianco di un uomo che la ama e la protegge come merita. >> replicò Karl Franz.
Liesel, colma di gioia, corse ad abbracciare Karl Franz, stringendolo forte.
<< Grazie fratellone! >>
Antal si avvicinò con un profondo inchino.
<< Ti prometto che farò di tutto per renderla felice. >>
Mentre il trio sorrideva, Estela entrò nella stanza, avendo chiaramente ascoltato parte della conversazione. Con un'espressione divertita, si avvicinò al gruppo e si fermò accanto a Karl Franz.
<< Mio Kaiser , sembra che adesso avrai un ungherese , per parente. >> disse con un tono giocoso.
<< Immagino che le cene di famiglia diventeranno molto interessanti. >> replicò Karl Franz.
Sei mesi erano trascorsi in un batter d'occhio, e il regno si preparava a celebrare un evento di grande gioia: le nozze della principessa Maja e della guardia imperiale Antal. Il palazzo era addobbato con fiori freschi e bandiere colorate, e l'intero impero sembrava risplendere di una luce nuova. Gli ospiti erano giunti da ogni angolo dell'Europa e oltre, portando con sé il calore e l'affetto per i novelli sposi.
Maja, radiosa nel suo abito da sposa, stava discutendo con Edna mentre attendevano di entrare nella sala del trono, dove si sarebbe celebrata la cerimonia.
<< Non posso credere che tu stia per partire per l'Egitto, non sarà lo stesso senza di te. >> disse Maja con un velo di malinconia.
<< È una nuova avventura. Dopo tutto quello che abbiamo passato, ho capito che voglio vedere il mondo, scoprire nuove culture, vivere davvero. Ma ti prometto che sarò sempre in contatto, e chissà, magari troverò anche io la mia felicità in qualche lontano angolo del mondo. >> rispose Edna sorridendo.
Maja annuì, abbracciando Edna con calore.
<< Lo so. E spero che tu trovi tutto ciò che desideri. >>
Poco dopo, la cerimonia ebbe inizio. Antal , con il suo tipico sorriso fiero, attendeva all'altare, e quando Maja fece il suo ingresso, tutti i presenti rimasero incantati dalla sua bellezza. I due si scambiarono le promesse con parole piene di amore e impegno, giurando di rimanere insieme per tutta la vita.
Quando finalmente venne il momento di festeggiare, gli invitati si riunirono nella grande sala del banchetto, dove risate, musica e brindisi riempivano l'aria. Karl Franz osservava la scena con un sorriso soddisfatto, consapevole di quanto la sua famiglia fosse cambiata e cresciuta negli ultimi mesi.
Ad un certo punto Estela si alzò in piedi , rivolgendo ai presenti un sorriso timido ma gioioso.
<< C'è qualcosa di importante che devo dirvi. >>
Karl Franz la guardò, un misto di curiosità e preoccupazione nel suo sguardo.
Estela non disse nulla , si limitò semplicemente a mettere una mano sul proprio ventre , massaggiandolo.
Per un momento, Karl Franz rimase senza parole, gli occhi spalancati per lo stupore.
<< Cosa? Stai forse dicendo che.. >>
Estela annuì, il sorriso che si allargava ancora di più.
<< Avremo un bambino.. >>
Karl Franz rimase a bocca aperta.
Le sue sorelle reagirono immediatamente con un grido di gioia.
Mentre la gioia si diffondeva tra di loro, Antal si avvicinò con un sorriso divertito.
<< Allora, sembra proprio che il Kaiser si sia dato da fare, eh? >>
Karl Franz arrossì leggermente, ma non poté fare a meno di unirsi alla risata.
<< D'altronde, la famiglia si allarga, e più siamo, meglio è. >>
Con queste parole, la stanza si riempì di un senso di calore e appartenenza, mentre i quattro si preparavano a una nuova fase delle loro vite, consapevoli che, qualunque cosa il futuro riservasse, avrebbero affrontato tutto insieme.
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Batalla del puente Milvio
La batalla del Puente Milvio (312 d.C.) catapultó al poder a la dinastía Constantiniana, que gobernó Roma durante buena parte del siglo. En ella se enfrentaron Constantino y Majencio, aspirantes ambos al título de emperador de Occidente. Los dos eran hijos de soberanos, Constantino de Constancio Cloro y Majencio de Maximiano.Estatua de Constantino
El emperador Diocleciano había diseñado un sistema político, la tetrarquía, en el cual el parentesco no contaba demasiado para ser emperador. Diocleciano había llegado al poder tras el asesinato de su predecesor, el emperador Numerio. Poco después cedió el Occidente a uno de sus generales, Maximiano, mientras él se dedicó a gobernar en Oriente. Los dos reinaron con el título de augusto en igualdad de condiciones. Para tratar de prevenir las crisis sucesorias que se desataban a la muerte de los emperadores, cada augusto designó en vida a alguien de su confianza como sucesor, entregándole parte de sus dominios para que los gobernara y estableciese en ellos su propia corte. Los dos sucesores (el de oriente y el de occidente) recibieron el título de césar. Diocleciano escogió para el cargo a su general Galerio mientras que Maximiano hizo lo propio con otro de sus generales, Constancio Cloro. La idea era que cuando alcanzasen el cetro imperial escogieran a su vez un nuevo césar que sería su sucesor.
El sistema se puso a prueba en 305, cuando Diocleciano convenció a su colega Maximiano para abdicar. La sorpresa vino cuando los nuevos emperadores, Galerio y Constancio Cloro, escogieron como césares a Maximino Daya y a Severo II, respectivamente, en lugar de a Constantino y Majencio, que era lo que todo el mundo esperaba. Al morir Constancio al cabo de un año, sus tropas proclamaron augusto a su hijo Constantino, pese a que el puesto le correspondía a Severo. Galerio era el único augusto cuyo puesto no era discutido, por lo que se entrevistó con Constantino y le convenció de que rechazase el nombramiento como augusto. Como recompensa Severo le nombró césar designándole así como su sucesor. Mientras todo esto pasaba, en Roma Majencio ardía de celos al ver como alguien en su misma situación (hijo de augusto) lograba algo que a él le era sistemáticamente vedado: el poder. Por ello comenzó a intrigar y se autoproclamó augusto de occidente con el apoyo de la guardia pretoriana.
Esto sumió al Imperio en una gran crisis, llegando a existir hasta ocho emperadores luchando por el trono. En todo este maremágnum de inestabilidad y violencia, Constantino fue el que supo manejarse con la suficiente inteligencia como para ir eliminando a sus rivales uno a uno. El primero fue Maximiano, el augusto emérito que había intentado recuperar el poder. Maximiano había acudido a Roma a la llamada de Majencio, que le había propuesto que reinasen los dos conjuntamente. Sin embargo las cosas se torcieron pronto, y en una asamblea de notables criticó el gobierno de su hijo, al que llegó a asir de sus ropajes imperiales. Maximiano contaba con el apoyo de las tropas que, sin embargo, se mantuvieron fieles a su hijo. Por ello hubo de abandonar precipitadamente la corte de Roma y se trasladó a la Galia, donde estaba la corte de Constantino, esposo de su hija Fausta. Sin embargo, poco después aprovechó una ausencia de su yerno para hacer correr el rumor de que había muerto e intentar proclamarse emperador. Pagó muy cara la traición, ya que cuando Constantino volvió al campamento y se enteró del conato de golpe de estado le condenó a muerte obligándole a suicidarse.
Majencio había roto relaciones hacía mucho con su padre, pero su muerte le brindó una ocasión única para eliminar a Constantino en su camino hacia el poder absoluto. Se presentó como un ejemplo de amor filial y declaró que vengaría a su padre venciendo en batalla al hombre que ordenó su muerte. El lugar escogido para la lucha fue muy próximo a Roma, en las proximidades del Puente Milvio, un puente que unía Roma con la Via Flaminia, una de las principales carreteras del Imperio. Cuando Majencio se enteró de que Constantino había invadido el norte de Italia y se acercaba a Roma decidió estrechar el puente poniendo toda una serie de obstáculos con el objetivo de retrasar la llegada de los invasores y tener tiempo para prepararse para un largo asedio. Sin embargo, algo le hizo cambiar de idea y decidió salir a presentar batalla. Para cruzar el Tíber con el puente prácticamente inservible improvisaron una pequeña pasarela de madera por la que pasó su ejército, compuesto por unos 100.000 hombres. Majencio ordenó erigir el campamento en las proximidades del Tíber y allí se quedó a esperar la llegada de su enemigo.Batalla del puente Milvio. Giulio Romano (1519-1524)
Constantino disponía de un ejército menor formado por 40.000 hombres aproximadamente. Cuando avistó a su enemigo acampado enfrente de la orilla del Tíber ordenó detener la marcha de sus hombres e improvisaron un campamento para pasar la noche. Aquí llegamos a uno de los puntos que marcaron la historia y que han sido recreados cientos de veces en el arte, la literatura y el cine. Aquella misma noche, mientras dormía, vio en sueños una cruz luminosa y oyó una voz que le dijo: «In hoc signo vinces (Bajo este signo vencerás)». Al despertar ordenó a todos sus soldados que pintasen en sus escudos las dos prieras letras de la palabra griega Christos.
Al margen de supersticiones, Constantino era un gran militar, y la geografía de la batalla fue su mayor aliada. Se dio cuenta de que Majencio había acampado muy cerca del río. Por ello ordenó una carga casi desesperada contra la caballería enemiga. Los soldados de a pie de Constantino observaron que los caballos carecían de protección por lo que se dedicaron a matarlos para desmontar a sus jinetes. El caos se apoderó de los defensores que se dirigieron a toda velocidad hacia el puente y el pontón, donde se aplastaron unos a otros, otros murieron ahogados o apuñalados por la vanguardia de Constantino. Entre los que huían estaba Majencio que murió ahogado por el peso de su armadura, su cuerpo fue identificado por las tropas de Constantino que le decapitaron. El vencedor decidió entrar en la ciudad acompañado de la cabeza de Majencio como símbolo de su victoria.
Aún quedaban emperadores en otras zonas del Imperio, Constantino no sería amo único del mundo romano hasta la deposición de Licinio en 325, pero al vencer había quedado como dueño del Imperio occidental. Durante su reinado hubo grandes transformaciones que cambiaron para siempre la historia. Abrió la puerta al cristianismo, que se convertiría en la religión oficial del Estado romano más de medio siglo después, aunque Constantino no se convirtió hasta poco antes de morir. También construyó una nueva capital en el Cuerno de Oro que recibiría el nombre de Constantinopla.Fuentes: * http://bellumartis.blogspot.com.es/2015/10/batalla-del-puente-milvio.html * https://cronicasdeltiber.wordpress.com/tag/batalla-del-puente-milvio * https://santostefanocarlosalberto.blogspot.com.es/2017/04/batalla-del-puente-milvio-2810312-in.html
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Alessandra Jatta "L'apolide", Voland Editore
Le novità di febbraio 2024 La storia vera di una famiglia russa approdata in Italia in seguito alla rivoluzione d’ottobre del 1917. Un romanzo che parla di accoglienza, rinascita e amore, tra documento e invenzione narrativa. 1917: la Russia è sconvolta dalla rivoluzione d’ottobre, che cambia con violenza l’assetto del mondo. Dopo la terribile sorte dello zar e della famiglia imperiale, gli…
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The Constant Gardener di John le Carré: Il giardiniere costante – Un thriller avvincente che svela corruzione globale. Recensione di Alessandria today
John le Carré, celebre per i suoi intricati romanzi di spionaggio, torna con "The Constant Gardener", un capolavoro che mescola thriller politico e una toccante storia d'amore e ricerca di giustizia.
John le Carré, celebre per i suoi intricati romanzi di spionaggio, torna con “The Constant Gardener”, un capolavoro che mescola thriller politico e una toccante storia d’amore e ricerca di giustizia. Ambientato in Kenya, il romanzo segue le vicende di Justin Quayle, un diplomatico britannico riservato e appassionato di giardinaggio, che si trova improvvisamente coinvolto in una missione per…
#Investigazioni#Amore e giustizia#aziende farmaceutiche#corruzione globale#cospirazione farmaceutica#cospirazioni#denuncia sociale#indagini personali#Ingiustizia sociale#John le Carré#Justin Quayle#Kenya#Lago Turkana#libri sulla corruzione politica.#lotta per la verità#mondo post-imperiale#Nairobi#narrativa britannica#narrativa contemporanea#opere di John le Carré#romanzi d&039;amore#romanzi di denuncia#romanzi di giustizia#romanzi di inganni#romanzi internazionali#Romanzo di spionaggio#Tessa Quayle#The Constant Gardener#Thriller investigativo#thriller politico
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Crónicas de Hefestión… (Cap 2. Parte I)
Capitulo II.- La Ruta de Eldor (Parte I)
Eran las primeras horas de la mañana cuando Hefestión se preparaba para iniciar su viaje hacia El Bosque de Eldor. Tocaban la puerta de su habitación. Se trataba de Dayana y Carus las cuales estaban interesadas por su estado. Hefestión las recibió con un fuerte abrazo el cual fue calurosamente correspondido. “Creía que no te repondrías”.- dijo Dayana., a lo que Hefestión respondió “Yo siempre supe que me repondría porque ustedes estaban a mi lado”.
“¿Hacia donde te diriges?.- pregunto Carus. “Hacia el Bosque Dorado de Eldor mi querida Carus, tengo una importante tarea que realizar”.- respondió Hefestión. En ese instante su conversación fue interrumpida por un sonido terrible, el cual semejaba un alarido triste y de dolor que provenía de las afueras del castillo. A lo lejos se divisaba un caballo que se acercaba a todo galope, perseguido por una nube obscura y tenebrosa.
“Debo salir a ver de que se trata todo esto”.- dijo Hefestión, y empuñando la legendaria espada Sygma corrió a las afueras del castillo. Rápidamente Dayana y Carus fueron en busca de sus guardias imperiales para hacerle frente a la posible amenaza.
En las afueras del castillo, Hefestión se encontró frente a frente con jinete perseguido. Era una ninfa la cual se encontraba desmallada encima de su caballo. Rápidamente Hefestión la coloco en el suelo y desenvainó su espada. De pronto se vieron rodeados por varias de las criaturas más temibles entre todos los reinos, conocidos como los Shads, criaturas oscuras y peligrosas, sin rostros, sin nombres y sin almas.
Hefestión sabía que requería el máximo de concentración para esta lucha. Cerró los ojos y sujetando fuertemente a Sygma descargo el primer golpe mortal a una de Shads la cual se desintegró en un espantoso chillido mientras las demás se le aproximaban con sus espadas, lanzas y cuchillos. Repelió todos los ataques y extermino a varios Shads antes de que la guardia imperial de Dayana y Carus llegaran en su ayuda.
En medio de la batalla Hefestión tomo a la ninfa en sus brazos y se dirigió al castillo pero a su paso apareció Sahdner el primero de los guerreros sombríos del Caballero Negro de Shadowort. “Por ordenes de mi señor he venido a liquidarte a ti y a esa ninfa, y no podrán escapar de mi.”.- dijo la desagradable criatura. El ambiente alrededor de los tres empezó a oscurecer con una densa neblina. Sahdner era conocido por debilitar a sus enemigos con su profunda tristeza. El corazón de Hefestión empezó a doler por lo que supo que tenía que hacer algo rápidamente.
En ese instante levantó su brillante espada y reflejo la luz del sol directamente en la cara de Sahdner causándole un inmenso dolor a la criatura, la cual se cubrió para evitar que los rayos del sol le siguieran dañando. La oscura niebla desapareció pero Sahdner no iba a dejar que esa lucha terminara de esa manera. Empuñando su espada se dirigió a Hefestión con una fuerza de mil hombres. El choque de las espadas provocó una explosión de chispas que hizo que la espada de Sahdner se partiera en dos.
Hefestión levantando a Sygma y antes de aniquilarlo le dijo: “Donde haya luz no habrá oscuridad, donde haya amor no habrá tristeza, donde haya esperanza no habrá miedo, donde haya paz no habrá odio, y mientras yo exista no habrá cabida para Daniel de Shadowort”. Solo se escucho un espantoso chillido de millones de llantos en el instante en que Sygma de un solo golpe atravesó a la espantosa criatura.
Después del combate; ya dentro del castillo, Hefestión llevo a la ninfa a la sala principal, recostándola en uno de los muebles. Sicus no se encontraba en el castillo por lo que Dayana y Carus fueron a buscar alguna medicina para las heridas de la ninfa, la cual por unos instantes abrió sus ojos. “¿Cómo te llamas?”.- le preguntó Hefestión, a lo que ella respondió “Mi nombre en Mafith. Soy una ninfa del Bosque de Histafar y vengo en nombre de los Dreamers para darte un importante mensaje…”
-- Posted by Hefestion to Las Cronicas de Hefestión at 10/21/2006 11:00:00 PM
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Care Amiche e cari Amici, oggi incontriamo Cristian Guzzo per iniziare a conoscere Giuliano #Kremmerz , il suo pensiero e i suoi scritti. Una incursione nel mondo della #magia e dell’ #ermetismo contemporaneo.
Qui una bio di Cristian: Cristian Guzzo (Torino 1971), è un ricercatore indipendente in Storia Medievale. Ha conseguito la maturità classica presso il liceo Zucchi di Monza nel 1990; si è laureato in legge presso
l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, con una tesi in Storia del Diritto Italiano - avente quale relatore il chiarissimo prof. Antonio M. De Robertis- dal titolo La teoria della sovranità imperiale nell’età di Federico II. Dal 1998 è segretario e cofondatore, insieme al Dr. Giuseppe Maddalena Capiferro (già socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia) dell’associazione Pavalon, Laboratorio di Studi templari per le province meridionali, che, fra il 1998 ed il 2001, si è fatta promotrice di tre convegni nazionali, dedicati alle vicende
dell’Ordine del Tempio, con particolare riferimento al Mezzogiorno d’Italia.
Guzzo è convegnista ed autore di numerosi saggi dedicati alla storia degli ordini monastico-militari, pubblicati su prestigiose riviste accademiche italiane ed estere. Nel 2009 è stato fra i relatori alla Fifth International Conference
organizzata dal Cardiff Centre for the Crusades, mentre, fra il 2011 ed il 2012, ha curato la rivista internazionale Deus Vult, dedicata alle vicende degli ordini militari, che ha per altro annoverato nel comitato scientifico, Anthony Luttrell (Università di Bath), Helen Nicholson (Università di Cardiff), Giovanni Amatuccio ed altri. Oltre all’approfondimento della storia degli istituti crociati di Terra Santa, si occupa di studi di storia militare medievale, con particolare riferimento al periodo normanno nel Sud Italia ed alle Crociate. Dal 2013, è socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia, Si occupa inoltre di archeologia sperimentale in ambito medievale e dal 2010 è coordinatore per il Sud Italia dei
Vikings, costola italiana della celebre associazione culturale anglosassone, organizzatrice della battaglia di Hastings, uno degli eventi di reenactment
medievale tra i più importanti d’Europa.
Qui il link al libro: https://amzn.to/49Ob1MR
Sinossi: A distanza di circa un anno dalla pubblicazione di Giuliano Kremmerz e i documenti riservati dell’Ordine Osirideo Egizio, Cristian Guzzo ed Ivan Dalla Rosa ritornano con una nuova pubblicazione dedicata all’Aureo Maestro di Portici. Il volume raccoglie scritti inediti e rari attribuiti al celebre Ermetista, fondatore della Fratellanza Terapeutico-Magica di Miriam ed esponente di punta di un milieu iniziatico di impostazione caldeo-egizia, che ebbe i propri natali nella Napoli ‘sotterranea’ prerisorgimentale.
Gli scritti contenuti nel testo sono stati arricchiti da ampie introduzioni storico-critiche, oltre che da un corposo apparato di note esplicative, necessarie a meglio inquadrarne i contenuti in una più ampia prospettiva ermeneutica. L’intento degli autori sembra piuttosto chiaro. Si tratta di restituire dignità a spessore al pensiero del Kremmerz, partendo da una analisi approfondita e rigorosa dei suoi saggi. Tutto ciò al fine di esiliare definitivamente dai radar spirituali degli Eternauti quelle interpretazioni fuorvianti che, a partire dagli anni 90’ del secolo XX, hanno tentato di contaminare i principi di una via verso il Sublime che, più di cento anni or sono, il Porticese tracciò con i suoi scritti pubblici e riservati.
Amore – Coraggio – Scienza
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MIMI’ ET MAMA’ CONQUISTANO ROMA
Un debutto memorabile tra moda, arte, mondanità e tanto amore quello della prima sfilata Mimì et Mamà andata in scena ieri sera nella suggestiva cornice dello Stadio di Domiziano a Roma.
E’ proprio la magia di una delle sette meraviglie della Roma Imperiale (Patrimonio Unesco), oggi “Sotterranei di Piazza Navona” o “Piazza Navona Underground” ad aver incorniciato una sfilata emozionale ed emozionante, debutto artistico ufficiale del brand sartoriale romano Mimì et Mamà.
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Korovin Konstantin (1861-1939) París. Bulevar Capucines 1911 Tamaño: 65,2 x 81,2 Material - lona Técnica - óleo Número de inventario - Inv.9103 Recibido del Fondo del Museo del Estado. 1927
En la constelación de brillantes maestros de la Edad de Plata, el nombre de Konstantin Korovin brilla especialmente. El temperamento, la energía y el amor por la vida con los que trabajó tanto en el arte de caballete como en el teatro como artista principal de los escenarios imperiales de Moscú se conservaron en cada uno de sus lienzos o pequeños bocetos de escenografía. De todo su extenso legado creativo, una de las obras más reconocibles es el cuadro “París. Bulevar de las Capuchinas." Para el artista, París tenía una magia excepcional. Como señaló su contemporáneo Alexander Benois: “Korovin... de alguna manera amaba especialmente apasionadamente esta ciudad. París tuvo un efecto excitante y electrizante en él <…> Eran “unas vacaciones que siempre están contigo”. El ritmo de la ciudad coincidía perfectamente con el carácter más exuberante y entusiasta del maestro. Los primeros viajes de Korovin a Francia se remontan a su juventud, cuando durante los años 1890-1910 vino a París casi todos los años, y en 1922 se quedó aquí para siempre. Uno de sus motivos favoritos es la imagen de una ciudad de noche, creando una especie de ciclo de “Luces parisinas”. Korovin también desarrolló una técnica compositiva especial: una vista desde arriba, como si observara la vida de la capital vespertina desde una ventana, con luces y colores pulsantes. El amor por el espectáculo de luces, la experiencia de la vibrante vida nocturna festiva de la ciudad, sin precedentes en la Rusia provincial, distingue a Korovin de los impresionistas franceses que recurrieron a imágenes similares. El artista queda cautivado por el brillo de los escaparates, escaparates, faroles, a veces repetidos en el pavimento mojado por la lluvia, y el movimiento de la multitud, transmitido por la especial expresión de la pincelada. Con brillante arte y bravura pictórica, un caleidoscopio de manchas multicolores y una fiel transmisión de los efectos de la iluminación nocturna, esta abigarrada y brillante tarde en el Boulevard des Capucines con taxis corriendo hacia teatros y cafés, las ventanas de las casas vecinas iluminadas, con un presentimiento de diversión y alegría desenfrenada llenando el aire.
Información e imagen de la web de la Galería Tretyakov.
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