#magia nella poesia
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"Le fate nei dintorni" di Gianfranco Isetta: il fascino dell'invisibile tra sogno e realtà. Recensione di Alessandria today
Una poesia che avvolge il lettore in un’atmosfera magica, tra mistero e introspezione.
Una poesia che avvolge il lettore in un’atmosfera magica, tra mistero e introspezione. La poesia “Le fate nei dintorni” di Gianfranco Isetta si distingue per la sua capacità di evocare un mondo sospeso tra sogno e veglia, in cui la presenza delle fate diventa simbolo di tutto ciò che sfugge alla razionalità e si manifesta solo attraverso intuizioni e percezioni sottili. Attraverso un linguaggio…
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Il mio sguardo si posa su di te, sulle delicate curve che disegnano il tuo corpo come un'opera d'arte scolpita dalla mano del destino. Il cuore accelera, battendo al ritmo di un desiderio incontrollabile che si alimenta di ogni tuo sospiro, di ogni luce che brilla nei tuoi occhi profondi. Vorrei avvicinarmi piano, sentire il calore della tua pelle sfiorare la mia, immergere le dita nei tuoi capelli come seta tra le mani, mentre il mondo intorno a noi svanisce in un sussurro. Ogni pensiero è intriso della tua presenza, ogni istante lontano da te è un'eternità che brucia di attesa. Sogno di assaporare la dolcezza che solo tu puoi offrire, di trascorrere notti infinite avvolti l'uno nell'altra, dove le parole non servono perché sono i gesti a raccontare le storie più profonde. C'è una melodia che risuona nell'aria quando siamo vicini, una sinfonia di emozioni che solo i nostri cuori possono comprendere. Desidero esplorare ogni parte di te, scoprire i segreti nascosti dietro ogni sorriso, ogni sguardo fugace. Lasciami perdermi nei tuoi abbracci, sentire il ritmo del tuo respiro fondersi col mio, creare un legame indissolubile che sfida il tempo e lo spazio. Le linee del tuo corpo sono strade che voglio percorrere, sentieri di passione che conducono a un luogo dove solo l'amore regna sovrano. In questa notte stellata, con la luna a farci da complice, il mio animo è in tumulto. Ti desidero con la forza di mille tempeste, con la dolcezza di un alba che annuncia un nuovo inizio. Ogni fibra del mio essere anela al tuo tocco, al tuo profumo, alla magia che si crea quando le nostre anime si sfiorano. Sei il pensiero che accende i miei sogni, la realtà che voglio vivere senza timore. Permettimi di avvicinarmi, di colmare la distanza che ci separa, di lasciare che i nostri cuori si parlino senza bisogno di parole. Insieme potremmo scrivere una storia unica, fatta di momenti indimenticabili e emozioni intense. Voglio custodire ogni istante con te, renderlo eterno nella memoria, viverlo con la passione e l'entusiasmo che solo un amore vero può donare. Lascia che sia il tuo rifugio, la persona con cui condividere ogni gioia e lenire ogni timore. Con te, ogni momento diventa poesia, ogni silenzio un'opportunità per ascoltare ciò che le parole non sanno esprimere. Sei la musa che ispira i miei sentimenti più profondi, la fiamma che accende il mio desiderio, la ragione per cui ogni giorno sorge il sole nel mio cuore.
Empito
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E l’amore guardò il tempo e rise: testo originale
E l’amore guardò il tempo e rise.
Un sorriso lieve come un sospiro,
come l’ironia di un batter di ciglio,
come il sussurro di una verità scontata.
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del cuore
e la sua poesia e la magia di un universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e dello spazio.
E le ragioni dell’uomo, fragile come un pulcino,
smarrito come un uccello,
cannibale come un animale da preda.
Perché conosceva la tenerezza di una madre,
l’incanto di un bacio, il lampo di un incontro.
Poi finse di morire per un giorno,
nella commedia della vita,
nell’eterno gioco della paura,
nascosto, con il pudore della sofferenza,
con la rabbia della carne,
con il desiderio di una carezza.
Ma era là, beffardo, testardo, vivo.
E rifiorì alla sera,
senza leggi da rispettare,
come un Dio che dispone, sicuro di sé,
bello come la scoperta, profumato come la luna.
Ma poi si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza musica, senza colori.
E sbriciolò le ore nell’attesa,
nel tormento per dimenticare il suo viso, la sua verità.
Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un profumo
e la luna una magia.
Perché l’emozione bruciasse il tempo e le delusioni,
perché la danza dei sogni fosse poesia.
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.
Luigi Pirandello
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Nannina
“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, questa poesia ritorna costantemente nella mia vita ed in questi anni di social lo fa ancora di più, è sfruttata fino all’inverosimile, pubblicata, ripostata, taggata e twittata in continuazione, è inflazionata e abusata, ma incredibilmente non perde la sua forza, ogni volta che la incontro è come una goccia d’acqua che cade dentro il mio lago interiore creando delle onde che rimbalzano sulla costa , si intrecciano e sovrappongono, ipnotizzano gli occhi ed in questo viaggio onirico formano un volto, quello di mia nonna, Nannina, con lei sotto braccio ho sceso veramente un milione di scale e non perché i suoi occhi fossero obnubilati ma per le sue gambe, il suo corpo era consunto dalla guerra, dai genitori persi troppo presto, dalla fatica di crescere le sorelle più piccole quando tutto intorno era solo fame e freddo, le gambe le tremavano per la scomparsa prematura di un figlio, e anche il tempo non era stato clemente con le sue ossa, la fine le aveva riservato l’osteoporosi, “n’se famo mancà gnente no”, Nannina, mai Anna, sempre e solo Nannina, aveva una rigidità impostagli dai patimenti, dalle valigie sempre troppo pesanti, ma dentro di lei, lì si nascondeva una bontà straripante, desiderava voler bene alla gente, Nannina, e io, io ero il nipote fortunato, quello più piccolo e nato dalla figlia femmina, ero privilegiato, il poterle tenere il braccio mi aveva regalato qualcosa, una ragazza mi disse “odio tua nonna, è lei che ti ha dato la dolcezza che mi tiene legata a te”, perché odiarla quando puoi godertela?
Nannina era la seconda ragazza più bella del paese, questo raccontavano gli anziani di Fiano e questo le disse anche mio nonno, “allora vai dalla prima” tosta la nonnina (rinunciare ad un buon partito), “ma per me sei la più bella” e lei si sciolse al baffetto conquistadores del nonno (se ti chiami Ovidio qualche freccia al tuo arco devi pur averla), Nonna Nannina, così la chiamavamo noi nipoti, sentite come suona? Nonna Nannina, suona come una lallazione, come una glossolalia, come una formula magica, come quelle delle maghette della nostra infanzia, pimpulo pampolo palim pa pu, puff e la magia è fatta, Nonnanannina, puff e la magia è fatta, lei aveva una sua formula magica personale, semplicissima ed efficace, diceva sempre “basta che ve volete bene”, “basta che ve volete bene” tutto qui, semplice e disarmate, basta volersi bene e tutto andrà a posto, è roba da far cadere le braccia, “basta che ve volete bene”, è come dopo una lunga salita spossante vedere aprirsi agli occhi l’immenso panorama di una valle, lascia senza fiato.
Nannina in quelle lunghe discese mi ha regalato degli occhi strani, una sensibilità diversa, forse sfasata, diroccata, ma è sempre stato chiaro per me che l’importante fosse invisibile agli occhi, gli ultimi giorni della sua vita li ha passati sofferente in un letto, le veniva somministrata della morfina per lenire i dolori, alternava stati di veglia e sonno ,e lì, lì mi ha regalato la sua ultima magia, stavo vivendo un periodo orribile, uno di quelli dove hai perso il filo ed hai paura a toccare la matassa informe che è la tua vita, era il suo ultimo giorno, trovai la forza di avvicinarmi al suo orecchio e sussurrarle “ti voglio bene” mi rispose “grazie ni’ ”, grazie ni’, nino, ninetto, bambino, ero tornato ad essere il nipote piccolo, ero tornato bambino e lì avvenne l’incantesimo, anzi il DIS-incantesino, mi sbloccò dal torpore, ruppe la brocca che conteneva tutte le mie lacrime, esplosi in un pianto liberatorio, sbloccò il meccanismo che si era inceppato, mi rimise in moto, e quindi, quindi grazie a chi ci DIS-incanta, a chi ci sblocca e chi ci regala occhi nuovi, alle Nannine del mondo.
P.S.
Nannina aveva i capelli rossi, e le rosse fanno sempre un gran casino, spesso, senza far rumore.
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## L'incanto della Vita in Natura
C'è una magia silenziosa che si cela dietro ogni angolo della natura, una poesia nascosta tra i rami degli alberi, nei riflessi dei laghi cristallini, e nel canto melodioso degli uccelli all'alba. La natura, con la sua saggezza millenaria, ci offre lezioni profonde che spesso passano inosservate nella frenesia della vita quotidiana.
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#natura#mentality#karma#poster#success#books#blog#relax#poteredellamente#energiapositiva#LeggeD’attrazione
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L’autunno si è svegliato e con i suoi colori invade la mia anima,sento il suo respiro fresco accarezzarmi il viso. Le foglie che cadono dolcemente al suolo,colorando il grigio dell’asfalto mi fanno dimenticare la tristezza dei miei anni passati. L’autunno ha una magia che in pochi riescono a cogliere,non è solo una stagione ma un sentimento che ti accompagna e accoglie. Quando raccolgo una foglia ascolto la sua storia, un ricordo lontano che ha portato il vento, un frammento di poesia che solo io riesco a sentire. I colori caldi delle foglie, portano con loro una dolce malinconia e annunciano che la natura si prepara a riposare, e io posso rallentare il mio passo e riflettere su ciò che ho vissuto. Nel silenzio crispante dell’aria autunnale possiamo ascoltare la sua trasformazione mentre le foglie si staccano dai rami e per me è una celebrazione di ciò che lascio andare per far spazio a nuove storie, e per me questa stagione rappresenta speranza, la mia speranza che porto sempre con me nelle pagine dei miei libri. E vedo i riflessi di un mondo che lentamente cambia,la natura si prepara si spoglia e si calma in un abbraccio tra luci e ombre e quando la luce del sole timidamente si nasconde il profumo delle foglie invade la notte…mentre io la guardo e leggo un libro viaggiando nella fantasia di una storia con un lieto fine.
-keyla0953
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Tutti conoscete la storia di Romeo e Giulietta scritta da William Shakespeare.
Ma conoscete anche la storia di Diego Martinez Marcilla e Isabel Segura?
Vi ho riassunto i fatti in un racconto.
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L'abbraccio eterno
C'era una volta, nelle strette vie di Teruel, una storia d'amore così profonda da sfidare il tempo e le convenzioni. Diego Martinez Marcilla e Isabel Segura, due anime legate fin dall'infanzia, sperimentarono la magia dell'amore puro, nonostante le barriere sociali e le rivalità familiari che li separavano.
Le strade tortuose di Teruel sono state testimoni del loro affetto segreto, ma quando i due giovani sono cresciuti, le loro speranze di matrimonio si sono infrante a causa di fredde decisioni familiari. Il padre di Isabel, che temeva per il futuro della figlia, negò loro il diritto di sposarsi. Disperati, Diego e Isabel escogitarono un piano. Isabel si fece promettere dal padre di aspettare Diego per cinque anni, dopodiché si sarebbe sottomessa alla volontà paterna. Diego, nel frattempo, parte per cercare fortuna altrove, lontano da Teruel.
Con il cuore pieno di speranza e l'amore come bussola, Diego si mette in viaggio verso una terra sconosciuta, lasciando Isabel con la promessa di un ritorno. Nel silenzio di Teruel, tra le vecchie pietre e il sussurro del vento, Isabel mantiene viva la fiamma del suo amore e conta i giorni, le settimane e gli anni di attesa.
Ma il tempo è un padrone crudele e, con l'alternarsi delle stagioni, le speranze di Isabel si affievoliscono. Passarono cinque anni e quando Diego tornò a Teruel, l'agonia del destino si abbatté su di lei. Un giorno, un solo giorno, separava il suo ritorno dall'accordo che aveva preso con il padre di Isabel. Il passato si scontrò con il presente e le lacrime di Diego scavarono solchi di disperazione sul suo volto.
Nella penombra della sera, Diego bussò alla porta di Isabel, con il cuore gonfio di preoccupazione e di speranza. La porta si aprì scricchiolando, rivelando Isabel, che ora era la moglie di un altro uomo a cui il destino e la volontà di suo padre avevano teso una mano. Nel silenzio carico di emozioni, passato e presente si scontrarono in uno sguardo.
"Diego..." sussurrò Isabel, il suo nome un gemito sommesso tra le pareti che un tempo avevano conosciuto solo il suo amore.
Diego si inginocchiò ai piedi di Isabel e implorò un bacio d'addio, una carezza dell'ultimo amore che lo avrebbe portato via per sempre. Il cuore di Isabel era combattuto tra il suo dovere e il suo amore, tra il passato e il presente, tra Diego e i suoi voti.
Con un sospiro tremante, Isabel distolse lo sguardo da Diego e rifiutò quel bacio che sarebbe potuto durare per sempre. In preda a una profonda disperazione, Diego si accasciò davanti a Isabel, con l'anima lacerata dal crudele decreto dell'amore. In questo momento di dolore e disperazione, Diego morì tra le braccia di Isabel.
Al funerale di Diego, Isabel, tormentata dal rimorso, dal lutto e dal dolore, non riuscì a sopportare il peso del suo amore incompiuto. La sua anima si frantumò come un vaso di cristallo rovesciato, lasciando il suo corpo senza vita accasciato davanti alla tomba di Diego.
I cittadini di Teruel, che avevano assistito alla nascita e alla fine di un amore senza tempo e senza confini, sapevano che c'era un solo modo per unire per sempre questi spiriti tormentati. Così i due amanti furono sepolti insieme, le loro anime finalmente libere di amarsi oltre i confini del tempo e dello spazio, nell'eternità dell'amore.
- R. -
Link alla versione video:
https://youtu.be/S4fqh6WoQGw
Questo è l'antefatto della storia
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Amanti_di_Teruel
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SHISEIDO - GINZA INTENSE - Eau de Parfum Intense - Novità 2023 - Petali rossi e daishō di samurai. Cuore di Passione. Stilla di Emozione. Passa tutto da qui, ogni volta, la prima volta. Forse basterebbe un Haiku per riassumere la tensione olfattiva della nuova creazione Shiseido - Ginza Intense - poesia dell'anima che cita un frammento di vita, la magia del quotidiano trasformata in un verso (solo 17 sillabe in metrica 5-7-5) protratto all'infinito, parole che richiamano emozioni dell'umano sentire tra natura e stagioni, un lento, raffinato esercizio di stile, sintesi, meditazione. Qui l'IA nulla potrà sul bizzarro estro della fantasia. Mai. È che non voglio scrivere cose intelligenti. Voglio scrivere cose emozionanti. Riferire sogni, dialogare per immagini, sondare col cuore, vedere traboccare quei pensieri sparsi tra sensazioni a picco e in volo. Osservare sguardi profumati, occhi serrati dal piacere, abissi di emozioni come dentro specchi trasparenti e scorgere un puntino lontanissimo, lampo nel buio, la conquista di una nuova luce, di consapevolezza interiore, nella ricchezza della conoscenza. Ispirata alle antiche arti giapponesi Ikebana (la disposizione dei fiori recisi) e Kōdō (il rito dell'incenso), Ginza Intense, elabora un penetrante accordo floreale ambrato. Provocante e passionale svetta questa rosa damascena, carezza di velluto e sospiri di spezie, tanto più audace nel fraseggio fruttato piccante con ribes nero. Come lama liquida affonda nella profondità aromatica dell'accordo boisè, caldo e seducente, di patchouli e vaniglia, a saturare di energia il suo sillage. Il rosso le si addice, potente, sensuale, come un'emozione inarrestabile che esplode spontanea.
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Creata da Karine Dubreuil-Sereni e Maïa Lernout. Eau de Parfum Intense 30, 50, 90 ml. ©thebeautycove @igbeautycove
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La magia delle parole nella poesia
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La poesia è una forma d'arte che ci permette di esprimere le nostre emozioni e pensieri più profondi. Attraverso la poesia possiamo esplorare temi come l'amore, la tristezza, la felicità e la natura e trovare nuovi modi di vedere il mondo che ci circonda.
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"Mi penserai"
Ti sorprenderai a pensarmi
all'improvviso, inaspettatamente.
Basterà una parola, il pianto di un
bambino, il canto di un gabbiano e mi
ritroverai in cima ai tuoi pensieri.
Io sono dentro di te come una perla nella
sua conchiglia.
Ricorderai i miei sorrisi, il vento che
arruffava i miei capelli, i miei occhi colmi
d'amore, i baci appassionati in riva al
mare, le mie dolci carezze, le mie pazzie.
Attenderai con l'impazienza del cuore il
momento in cui mi rivedrai
per ritornare a trovare la magia, la poesia,
perché tu senza di me..
Sei come una poesia senza rime.
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@Alma Bigonzoni
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NOVARA JAZZ 2023 DIARY: VEYRAN WESTON, PULTZ-MELBY, JOE MCPHEE, MILITELLU AVERY FLATEN TRIO, CHICAGO SAO PAULO UNDERGROUND E BUCUC
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La Chiesa di San Giovanni Decollato ad Fontes ha ospitato il primo concerto nell’ultima giornata di Novara Jazz. Si tratta del concerto di Veryan Weston sull’organo Biroldi, recentemente restaurato, con una composizione appositamente creata per il Festival: si tratta di “Tessellation V for Tracker Action Organ - The Sacred Geometry of Sound.” Ed è subito incanto quando le canne dell’organo cominciano a veicolare l’aria. Una composizione assai articolata, basata sulle scale pentatoniche e molto variegata, che restituisce sonorità non proprio consuete per un organo chiesastico. Il secondo concerto della giornata è il “solo” di Adam Pultz-Melby all’interno della Galleria Giannoni e, “comme d’habitude” dinnanzi al quadro di Filiberto Minozzi, “Sinfonia del mare” del 1909. Un assolo che definire molto particolare sarebbe dire l’ovvio. Adam Pultz-Melby, danese che vive e lavora a Berlino, dall’aspetto ascetico stupisce subito il foltissimo pubblico con una meditazione yoga pre-concerto. Ma quando le corde del contrabbasso cominciano a vibrare lo stupore è ancora maggiore: poche note dalla durata infinita, ripetute è leggermente variate. Si potrebbe definire una struggente ripetizione che sembra non avere fine. Corde fatte vibrare fino ad esaurirne ogni possibilità. Poi si passa al primo concerto del pomeriggio che è un altro “solo” quello di Joe McPhee, nella Chiesa del Carmine nel cuore di Novara. Prima però la consegna della “Chiave d’oro” di Novara Jazz al grande sassofonista applauditissimo dal pubblico. C’è poco da dire, quando Joe prende tra le mani il sax la magia prende corpo. Per dire la verità prima di suonare Joe McPhee fa il predicatore (nel miglior senso della parola) toccando temi che vanno dalla libertà al “climate change”, ma poi quando è il sax a “parlare” la poesia diventa palpabile. Si dirà che l’unica musica adatta ad una chiesa sia la musica sacra, ma in realtà qualsiasi musica, ad alto tasso di spiritualità, potrebbe essere accolta in un luogo di preghiera e il free jazz ha in sé un alto tasso di spiritualità con Joe McPhee che ne è stato e ne è ancora uno dei massimi interpreti. Ritmo infernale quello di Novara Jazz, dopo neanche un’ora da Joe McPhee, ecco “Mitelli Avery Flaten Trio” nel giardino della soprintendenza di Novara. Qui siamo nel campo della sperimentazione stretta con un rumorismo elettronico diffuso e che dialoga magnificamente con gli strumenti: il contrabbasso di Ingebrigt Håker Flaten, la batteria di Mikel Patrick Avery e la tromba e la cornetta di Gabriele Mitelli ( oltre l’elettronica appunto). Da come è stipato il pubblico si comprende che il Festival ormai ha una platea che travalica l’ambito locale. É lo stesso pubblico, ma ancora più numeroso che si ritrova nel magnifico Chiostro della Canonica del Duomo per i “Chicago/Sao Paulo Underground” con ancora una volta Rob Mazurek alla tromba elettronica e sonagli vari, Chad Taylor, alla batteria e Mauricio Takara alle percussioni. Roboante e intenso, come sempre, il loro sound dove la batteria propone ritmi massicci e la incomparabile voce di Rob lancia nello spazio del chiostro urla liberatorie e/o propiziatorie di religioni sconosciute. Tutto prelude ad un finale fatto di ritmi indemoniati e nello stesso modo possono essere definiti quelli di BCUC ovvero “Bantu Continua Uhuru Consciousness” da Soweto, South Africa. Basta vedere le gigantesche congas e le due grancasse posizionate sul palco del Broletto per immaginare di che morte dobbiamo morire, anzi forse di che esplosioni di vita ci tocca vivere. Il pubblico resiste al primo pezzo, ma al secondo è già scatenato in danze (pseudo tribali), mentre Zithulele ‘Jovi’ Zabani Nikosi urla la sua vitalità dal palco nei più disparati dialetti parlati in Sudafrica. Energia, tutta e pura energia. Si chiude così in maniera, per così dire dionisiaca, l’edizione del ventennale del Novara Jazz Festival che ha messo in campo tutta la potenza di fuoco di cui era capace. Ma siamo pronti l’anno prossimo a stupirci ancora…
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edda
edda qualche tempo che ho letto l'edda di snorri edda allora mi domando chi sa che cosa significa il titolo edda; me lo domando ma poi mi dimentico di cercare la risposta edda capo mi ritrovo a domandarmelo. eddai eddai che stamani ho trovato la risposta, forse, qui
l'edda di snorri sturluson è un "manuale di arte scaldica per aspiranti poeti [scaldo è il cantore di corte presso i norreni] e [...] un trattato di mitologia norrena". sull'origine del titolo dell'opera mancano tuttora spiegazioni convincenti, a quanto pare.
faccio un sunto delle ipotesi di etimo proposte dalla mia fonte:
a. edda = ava, bisnonna. si tratterebbe di un libro di storie narrate da oppure del tempo della bisnonna. tuttavia il termine edda con questo significato ha poche attestazioni (due), dove compaiono le coppie ai e edda = bisnonno e bisnonna, afi e amma = nonno e nonna, fadhir e modhir = padre e madre. inoltre non sarebbe ben chiaro il nesso tra titolo e contenuto dell'opera (manuale per aspiranti poeti di corte), tanto più che per dire "libro della bisnonna" ci si aspetterebbe piuttosto un termine come eddumal, eddutal, eddubok.
b. edda verrebbe da oddi, nome della città dove snorri viene allevato ed istruito. senonché la spiegazione regge poco dal punto di vista linguistico e anche perché quando snorri scrive l'edda non è più a oddi da un po'.
c. edda deriverebbe dal sostantivo norreno odhr = ebbrezza poetica, che condivide la radice con odhinn, nome del dio della poesia, della magia e del furore estatico. ma anche questa ipotesi presenta difficoltà linguistiche.
d. edda deriverebbe dall'antico-inglese gjedd/gedd/gidd, sostantivo che indica tutte le possibili attività dello scop (lo scaldo nella cultura anglosassone): canto, poema, sermone, proverbio, elogio, enigma, ecc. da lì il termine scandinavo eddi = poema, e il titolo dell'opera edda, ottenuto con l'aggiunta del suffisso -a, procedura tipica nella formazione dei titoli delle opere letterarie norrene (njala = saga di njal, gretta = saga di grettir, ecc.). quindi edda = libro della poesia/dell'arte poetica. va detto che l'influenza della cultura antico-inglese su quella scandinava è attestata da numerosi termini che il norreno trae dall'anglosassone (es. raedhingr = testo, bleza = benedire).
e. infine, occorre ricordare che nel medioevo non si davano titoli ai libri, perché tanto ce n'erano talmente pochi che chi li possedeva li riconosceva dalla copertina. i titoli che fanno riferimento al contenuto sono tipicamente aggiunte posteriori; invece, tra i manoscritti norreni, diversi si ritrovano etichettati in base a caratteristiche esteriori del volume: ad esempio graskinna = libro di pelle grigia, morkinskinna = libro di pelle marcia (la cui rilegatura era ammuffita), jarnsidha = copertina di ferro.
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E l’amore guardò il tempo e rise.
Un sorriso lieve come un sospiro,
come l’ironia di un batter di ciglio,
come il sussurro di una verità scontata.
Perché sapeva di non averne bisogno.
Perché sapeva l’infinita potenza del cuore
e la sua poesia e la magia di un universo perfetto,
al di là dei limiti del tempo e dello spazio.
E le ragioni dell’uomo, fragile come un pulcino,
smarrito come un uccello,
cannibale come un animale da preda.
Perché conosceva la tenerezza di una madre,
l’incanto di un bacio, il lampo di un incontro.
Poi finse di morire per un giorno,
nella commedia della vita,
nell’eterno gioco della paura,
nascosto, con il pudore della sofferenza,
con la rabbia della carne,
con il desiderio di una carezza.
Ma era là, beffardo, testardo, vivo.
E rifiorì alla sera,
senza leggi da rispettare,
come un Dio che dispone, sicuro di sé,
bello come la scoperta, profumato come la luna.
Ma poi si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva
e il tempo cercò di prevalere,
nel grigio di un’assenza senza musica, senza colori.
E sbriciolò le ore nell’attesa,
nel tormento per dimenticare il suo viso, la sua verità.
Ma l’amore negato, offeso,
fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
perché la memoria potesse ricordare
e le parole avessero un senso
e i gesti una vita e i fiori un profumo
e la luna una magia.
Perché l’emozione bruciasse il tempo e le delusioni,
perché la danza dei sogni fosse poesia.
Così mentre il tempo moriva, restava l’amore.
Luigi Pirandello
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La danza della neve di Ada Negri: Poesia e silenzio. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nella delicatezza e nella profondità della natura attraverso i versi di Ada Negri.
Un viaggio nella delicatezza e nella profondità della natura attraverso i versi di Ada Negri. Introduzione La poesia “La danza della neve” di Ada Negri è un capolavoro che cattura la bellezza della natura e la trasforma in un momento di riflessione intima. Con una semplicità straordinaria e un linguaggio evocativo, la poetessa invita il lettore a osservare la magia della neve, simbolo di purezza…
#Accademia d’Italia#Ada Negri#Ada Negri poesia#Alessandria today#Armonia#armonia nella poesia#Autrici italiane#Bellezza della natura#biografia Ada Negri#capolavori della letteratura#capolavori poetici#Cultura italiana#descrizioni naturalistiche#Fatalità#Google News#introspezione#introspezione letteraria#Introspezione poetica#italianewsmedia.com#La danza della neve#letteratura italiana#lettura consigliata#lettura poetica#meditazione poetica#neve nella poesia#pace interiore#Pier Carlo Lava#poesia classica#poesia e natura#poesia evocativa
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Ernesto VIDOTTO (Coordinatore del Centro Studi Cultura e Società)
Programmi e Scadenze
Si segnalano scadenze ed eventi in programma:
· Entro 14/01/2025: Un Testo (Ricordo, Riflessione, Poesia, ecc.) su Shoah e Deportazione per Video Conferenza del 21/01
· Entro 16/01/2025. Invio opere Premio Kuliscioff XXXII per Poesia e Narrativa breve. Partecipazione gratuita con una sola opera. - Vai al link
· https://culturaesocieta.gsvision.it/content/Regolamenti/01%20Premi%20LetterariEntro 20/02/2025. Invio opere Premio Piemonte Letteratura XXXIII per Poesia e Narrativa breve. Montepremi 800,00 Euro. - Vai al link
Martedì 07/01/2025 ore 21:00
Ariosto all'Inferno
Versi danteschi nell'Orlando Furioso
Videoconferenza da Cultura e Società
https://meet.google.com/rhf-tkqq-kfr
Il programma prevede:
· Introduzione sul Tema del Giorno a cura di Stefano BORGOGNI
· Bancarella dei libri: Marino BERGALLA
· Mazzolino di Poesie offerto da Silvia SARZANINI
· Le figlie di ATENA: La Mamma di San Francesco d’Assisi - Le figure femminili che si sono distinte nelle Arti e nella Scienza e nella Vita Sociale, proposte da Marina GALLIA.
· Petali di Poesia e di Pensiero, Ricordi e Riflessioni offerti da:
Giulio PERUGI; Silvia SARZANINI; Patrizia STEFANELLI ;Loretta ZOPPI
Per questa Video Conferenza viene realizzato un Quadernetto consultabile e scaricabile dal nostro sito, nella sezione Pubblicazioni a questo link
Mercoledì 08/01/2025 ore 16:00
Pianoforte classico con il M° Fabrizio Sandretto
Progetto Raggi di Sole e un Mare di idee c/o RSA La Trinité
Martedì 14/01/2025 ore 18:00
Incontri d'Autore
Saletta Vigone - via Vigone 52 Torino
Mercoledì 15/01/2025 ore 16:00
La magia dell'Inverno
Progetto Raggi di Sole e un Mare di idee c/o RSA La Trinité
Sabato 18/01/2025 ore 15:30
Caffè Letterario - I Sentimenti: Rabbia
Saletta Vigone - via Vigone 52 Torino
Conducono Doriana DE VECCHI e Bruno GIOVETTI
Ospite musicale Franco NERVO
Libro in bancarella: Filomena IOVINELLA
Petali di Poesia offerti da:
Martedì 21/01/2025 ore 21:00
L’Oblio è Colpa 1 - Shoah e Deportazione (Giorno della Memoria)
Videoconferenza da Cultura e Società
https://meet.google.com/rhf-tkqq-kfr
Il programma prevede:
· Introduzione con documenti e testimonianze Video
· Bancarella dei libri: Carolina MANFREDINI
· Mazzolino di Poesie offerto da XXX. Nessun vincolo di tema. Cinque poesie, cui una, Il fiore più bello, ammessa al Premio Scrittori dell’Anno
· NOBELtà Letteraria: André GIDE (Francia) - Un Nobel per la Letteratura proposto da Silvia SARZANINI per la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica
· Petali di Poesia e di Pensiero, Ricordi e Riflessioni offerti da:
PARTECIPA ANCHE TU con un testo da inviare con mail ENTRO il 14/01. Ricordare di orrori della Shoah Pieri per contrastare l'antisemitismo militante di oggi
Non inviare se non puoi partecipare alla Video Conferenza. Non è un concorso, ma un evento da condividere.
Per questa Video Conferenza viene realizzato un Quadernetto consultabile e scaricabile dal nostro sito, nella sezione Pubblicazioni a questo link
Mercoledì 22/01/2025 ore 16:00
Su e giù per le Montagne
Progetto Raggi di Sole e un Mare di idee c/o RSA La Trinité
LA TUA ISCRIZIONE E’ IMPORTANTE; ; Se apprezzi i programmi culturali che stiamo realizzando, sostienici iscrivendoti.; La tua iscrizione ha un valore molto più grande di quello rappresentato dalla quota: è un incoraggiamento per l’associazione!; L’iscrizione vale un anno da quando la si versa. Il costo è simbolico ed ammonta a 10,00 (dieci) euro. L’iscrizione può essere effettuata nel corso delle serate; con versamento su Conto Corrente Postale N. 001009353721 intestato al Centro Studi Cultura e Società o con bonifico (IBAN IT21P0760101000001009353721). Va precisata la causale del versamento e data comunicazione al Centro Studi Cultura e Società con mail
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NOTA BENE – In assenza di risposta entro 24 h, verificare che la mail sia arrivata
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Storia pubblicata su Wattpad
Quando vengono superati di troppo i limiti della stanchezza fisica e psicologica c'è soltanto una cosa da fare: prendersi una pausa, staccare la spina e cercare un posto lontano da tutto e da tutti per ritrovare se stessi e ricaricare le potenzialità.
Veronica era arrivata in questo stato e doveva reagire, fare qualcosa in questo senso.
Come per magia di un'intrigante coincidenza, che non sono mancate affatto nella sua vita, le fu attratta l'attenzione di un documentario trasmesso in televisione sul Monviso, comune di Crissolo, la località Pian del Re sita ai suoi piedi, nota come luogo della sorgente del più lungo fiume d'Italia con il suo percorso di 652 km, il Po, che nel 2013 è diventato patrimonio dell'UNESCO, come riserva della biosfera, che rappresenta una qualifica attribuita da UNESCO per la prottezione e la conservazione dell'ambiente internamente al Programma sull'Uomo e la biosfera - MAB (Man and Biosphere).
Adorava ed era sempre affascinata dai documentari sulla natura e i suoi viventi, ma quella volta fu sopraffatta da un'emozione indescrivibile nel vedere la maestuosità di quelle montagne e i magnifici posti circostanti.
Fu in quello momento, a luglio di questo estate, che decise di andare a vederli con i suoi occhi, trascorrere una settimana delle sue ferie là e non più in Romania, come da venti anni che si trova in Italia.
Destinare una settimana soltanto a sé per la prima volta a 58 anni potrebbe anche andare, meglio tardi che mai.
Si mise a cercare un posto per il pernottamento e, secondo le sue possibilità, trovò un B&B a Villar Pellice, che dista 44 km da Monviso, sul percorso stradale. Guardò il posto sulla cartina geografica e pensò che poteva comunque andare benissimo, essendo nella vallata Val Pellice, circondata dalle stupende montagne verdi.
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Nella prima sera si mise sul balcone stracolmo di fiori per godersi il paradisiaco panorama.
C'era un silenzio profondo, anzi, si sentiva soltanto lo scorrere quieto del torrente Pellice che viaggiava con il suo condiscendente tumulto a qualche centinaia di metri e di tanto in tanto qualche cinguettio appena percettibile degli uccellini dai loro nidi vicini.
C'era il cielo agghindato delle più grandi e luminose stelle che Veronica abbia mai visto.
C'era il profumo di montagna, di verde e di fiori e nel sottofondo c'era la voce e la musica di Pino Mango.
C'era la perfezione di quello che lei osava sognare, superando tuttavia ogni aspettativa.
Non si ricordava di aver mai sentito tale ineccepibile serenità del corpo, dell'anima, della mente.
C'erano tutti gli ingredienti che accarezzavano acutamente le sue profondissime emozioni.
Come per miracolo, l'intuito illuminato da un Universo di astri le bisbigliò: "E perché non iniziare a raccontare adesso la tua vita?!"
Le era stato detto più volte nel suo cammino che dovrebbe scrivere un libro sul suo vissuto, l'aveva anche iniziato farlo più e più volte, ma nell'ognuna di queste traeva subitissimo la conclusione che tutto fosse assurdo, privo di senso, sintetizzando in frase tipo: "Mamma fa la spesa. Papà taglia la legna. Veronica piange..."
Ma arriva per tutti il momento opportuno in cui trovarsi nel posto giusto, in retta linea con i desideri e i grandi sogni.
Imprescindibile è di prendere consapevolezza e di cogliere in tempo l'attimo fuggente, carpe diem!
Quello che aveva innescato la sua reazione erano le emozioni uniche di quali era invasa.
Sì, aveva bisogno di emozionarsi, con l'anima pienamente nostalgica di Kevyn, che conoscerete nel terzo volume, in quello posto divinamente adorato e con la poesia, la musica e la voce del grande unico Mango, che le farà compagna dovunque si troverà e in ogni momento.
Per un'altra fortunata coincidenza era da sola nella struttura, per ciò iniziò subito il suo racconto e scoprì con immenso stupore che tutto le era molto chiaro e le idee, le frasi, le giravano velocemente e incensamente nella testa, come tutto fosse custodito nel più profondo della sua mente e anima e quelle mirifiche emozioni le avrebbero disserrato la porta per farle uscire.
A nessuno interessa il vissuto di un'altra persona, ciascuno ha il suo bagaglio e spesso si ritiene che il proprio è stato più pesante degli altri.
Che nessuno ha indossato le nostre scarpe, anche questo è da non contrapporsi.
Veronica non vuole affatto raccontare la sua storia per così dire: "Guardate cosa mi è capitato, solo e soltanto a me!"
No, assolutamente no!
Se negli ultimi quasi tre anni ha pensato più seriamente di pubblicare il suo racconto è stato primordialmente perché il modo in cui le è stato detto di farlo da Kevyn le ha dato coraggio, fiducia in sé ed entusiasmo, come mai aveva sentito prima, poi perché Veronica ha qualcosa da dire, come riflessione su tutto quello che succede sempre più spesso nelle coppie, nei rapporti interumani.
Non è un caso, anche se risulterà magari noioso, fastidioso, il fatto che racconta anche la vita dei suoi nonni e genitori. E' una mera deduzione delle conseguenze dell'evolversi della nostra civiltà e come, quanto incidono le proprie angolazioni delle prospettive sulle nostre vite e degli altri. E comunque, in questo primo volume verrà raccontato il vissuto dei primi venti anni di Veronica.
Il traguardo e la poesia del cantautore Pino Mango che ha trasmesso con il suo essere, le sue parole, musica e voce inimitabile, la profondità del pensiero, sono l'indole di Veronica.
Conosce e ha sempre adorato la musica italiana e i suoi grandi rappresentanti, anche prima di arrivare in Italia, ma per la sua immensa incredibilità, di Mango, come nome, ha sentito per la prima volta al Festival di Sanremo di questo anno. Si ricordava qualche sua canzone, come: "Ti porto in Africa", "Oro" ... ma non ci aveva mai fatto caso chi fosse il cantante.
Ci sono quelle cose o eventi che ci sfuggono, correndo via dalla nostra attenzione, mano in mano con la nostra vita, per quanto impossibile ed assurdo possa sembrare.
E' stata la sua voce, cantando "La rondine", che le aveva attrato l'attenzione, ammaliatasi da profondissime emozioni. Da allora non ha smesso di ascoltare le sue interviste, la sua musica e la sua poesia e con ogni sua opinione, dichiarazione e "chiacchierata" con il pubblico nei turnée e spettacoli scoprirà un'immane ammirazione per tutto quello che ha rappresentato come persona, artista, musicista.
Inoltre, da quando aveva iniziato ascoltarlo continuamente, si rendeva conto ogni giorno di più che c'era qualcosa in Mango che le ricordava Kevyn, come tra di loro ci fosse un misterioso legame imprescendibile, questo a parte che i suoi versi sembrano scritti a posta per loro, che può capitare ad ogni umano. Scioglierà l'enigma poi, ma lo scoprirete sempre nel terzo volume, pazienza, per favore!
Le parole della canzone "Grandi sogni", che potrebbero riassumere i pensieri e le riflessioni di Veronica ed interpretata magnificamente di Pino Mango:
"Cosa ricordi tu degli anni
Che hai vissuto già soltanto qualche scena
Impressa dentro di te
Grandi sogni grandi sogni quello che c'è8
Se tu racconti la tua vita nel dettaglio poi
Tu ti accorgi che non sei diverso da me
Grandi sogni grandi sogni spaziano in te
Noi - io - tu - noi - noi
Siamo i rami di una pianta che già c'è
Noi - io e te - noi
Siamo i frutti della terra questo è
Eppure qualche cosa dentro noi
Si spande dentro l'aria fin lassù
E graffia il cielo un grido anche io
Vorrei capir soltanto un po' di più
E graffia il cielo un grido oh mio Dio
Vorrei capir qualcosa anche io
E poi vivendo tu ricerchi il senso vero che
Rintracci a volte con l'aiuto della tua età
Grandi sogni grandi sogni restano là
Noi - io - tu - noi - noi
Siamo gocce della pioggia che cadrà
Noi - io e te - noi
Siamo i figli di una madre che già sa
Eppure qualche cosa dentro noi
Si spande nell'azzurro fino al blu
E graffia il cielo un grido anche io
Vorrei capir soltanto un po' di più
E graffia il cielo un grido oh mio Dio
Vorrei lasciare un segno tutto mio"
Buona lettura e vi ringrazio per i vostri commenti e contributo nel diffondere questa storia!
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