#poesia e immaginazione
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“Come armonie disattese” di Roberto Casati: presentazione della nuova raccolta poetica a Vigevano
Il 30 novembre, allo Spazio Artistico Ondedurto.Arte, un viaggio tra emozioni e immagini evocative con il poeta vigevanese Roberto Casati.
Il 30 novembre, allo Spazio Artistico Ondedurto.Arte, un viaggio tra emozioni e immagini evocative con il poeta vigevanese Roberto Casati. Il 30 novembre 2024, alle ore 17.00, presso lo Spazio Artistico Ondedurto.Arte di Vigevano, si terrà la presentazione di “Come armonie disattese”, la nuova raccolta di poesie di Roberto Casati, pubblicata da Guido Miano Editore. L’evento rappresenta…
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"antologia di ricercabo": online la scheda editoriale + info
cliccare per ingrandire cliccare per ingrandire Questa antologia raccoglie alcuni dei testi migliori di RicercaBO, il laboratorio di ricerca di nuove scritture ideato da Renato Barilli e Nanni Balestrini nel 2007 sulla scia del precedente RicercaRE nato nel 1993. Molti i nomi che vi hanno partecipato e che sono poi diventati noti. Tra le direzioni emerse, quella che vede più sfumati i confini…
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SONO IL CERVELLO SINISTRO.
Sono scientifico. Un matematico. Amo la consuetudine. Categorizzo. Sono accurato. Lineare. Analitico. Strategico. Sono pratico. Ho sempre il controllo. Sono il padrone di parola e linguaggio. Realistico. Calcolo equazioni, coi numeri gioco. Sono ordine. Sono logica. So esattamente chi sono.
SONO IL CERVELLO DESTRO.
Sono la creatività. Uno spirito libero. Sono passione. Desiderio. Sensualità. Sono il suono ruggente di chi ride. Sono il gusto. La sensazione della sabbia sotto il piede nudo. Sono movimento. Colori brillanti. Sono la pulsione a dipingere sulla nuda tela. Sono immaginazione senza limiti. Arte. Poesia. Intuisco. Sento. Sono tutto ciò che volevo essere.
- web
Pur esistendo delle indubbie differenti specializzazioni nei due emisferi, sinergia è la parola chiave, come dire che non potremmo mai avere la creatività e l’arte dell’emisfero destro senza l’aiuto del sinistro e non potremmo egualmente avere la logica e la matematica dell’emisfero sinistro senza l’aiuto del destro.
- Dott. Emilio Alessio Loiacono
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Mi capita spesso di osservare le persone. Molte sono farfalle che svolazzano da un fiore all'altro, senza mai posarsi davvero. Ma, purtroppo, c’è meno poesia. C'è invece un'agitazione frenetica, una reazione a catena che sembra non avere fine. Un grido che ne suscita un altro, un gesto aggressivo che ne innesca una sequenza. È come se stessero recitando una parte, senza un copione ben definito, semplicemente reagendo a uno stimolo esterno. Una strana presenza-assenza sul grande palcoscenico della vita. Una disconnessione tra l'azione e il pensiero, tra il corpo e l'anima.
Mi chiedo: perché? Qual è la molla che spinge gli individui a comportarsi in questo modo? Credo che alla base ci sia una profonda insicurezza, un bisogno spasmodico di affermare sé stessi in un mondo che ci chiede costantemente di essere qualcuno che non siamo. Un mondo che ci promette l'apice del successo, ma ci costringe a indossare maschere sempre più uguali.
E poi c'è la rabbia, un sentimento represso che esplode alla minima provocazione. È la rabbia di chi si sente prigioniero di un sistema che lo soffoca, di chi anela a ribellarsi senza sapere a cosa o come.
Ma la cosa più preoccupante è la perdita di un senso più profondo. Sembra che stiamo vagando alla deriva, senza una bussola, senza una meta. Viviamo in un'epoca di grande incertezza, dove i valori tradizionali sono messi in discussione e le nuove generazioni sembrano smarrite.
Eppure, nonostante questo grande caos, in ognuno di noi c’è una stanza, vuota e silenziosa, che attende solo di essere scoperta. Un luogo interiore dove, al riparo dai giudizi e dalle aspettative, possiamo finalmente guardarci dentro senza filtri. Un rifugio dove chiederci: "Chi sono io, davvero, al di là di ciò che mostro al mondo? Quali sono i miei desideri più autentici, quelli che nascondo anche a me stesso? Perché fuggo da loro invece che corrergli incontro?"
È in questa stanza che possiamo liberarci dalle maschere che indossiamo per paura di essere giudicati, o per conformarci a un'immagine che non ci appartiene. È qui che possiamo smettere di cercare un giusto o uno sbagliato, e semplicemente essere.
Io ho scoperto questa stanza grazie a un amore che mi ha messo a nudo, mostrandomi le contraddizioni e le paure che nascondevo. All'inizio ho provato terrore, ma poi ho capito che quella era la mia occasione per riconnettermi con me stessa.
Un amore che non è possesso, ma dono. Che si trasforma nella capacità di aprirsi completamente all'altro, senza riserve, e insegna che, per farlo davvero, bisogna prima conoscersi a fondo. Bisogna prima entrare nella stanza vuota, trovare il coraggio di farlo.
Sono grata di quell’amore. Quello che ho vissuto è stato un incontro unico, un regalo inaspettato che mi ha permesso di cambiare prospettiva. Non c'erano le aspettative e i desideri della passione, solo una profonda volontà di dare e di essere autentica.
Vorrei che tutti potessero provare questa esperienza: la fortuna di provare un sentimento così intenso da spingerli a mettersi a nudo. Vorrei che tutti voi riceveste lo stesso dono che ho ricevuto io. Ma se non dovesse arrivare, se fosse in ritardo, andatelo a cercare voi. Che sia un qualcuno o un qualcosa, non importa, cercatelo e non vi arrendete. Ne vale la pena. È l’accesso alla vostra stanza vuota, la soglia di quel luogo di verità e di autenticità in cui trovare finalmente le risposte che cerchiamo.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare
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"I fiori del male" (Les Fleurs du mal) è una delle opere più celebri e influenti della letteratura francese, pubblicata per la prima volta nel 1857. Questa raccolta di poesie rappresenta un viaggio profondo e oscuro nell'animo umano, esplorando temi come la bellezza, la decadenza, l'amore, la morte e la ribellione.
Baudelaire utilizza un linguaggio ricco e simbolico per descrivere la sua visione del mondo, spesso caratterizzata da un senso di spleen, un termine che indica una profonda malinconia e noia esistenziale. Le poesie sono suddivise in sei sezioni principali: Spleen e Ideale, Quadri Parigini, Il Vino, I Fiori del Male, La Rivolta e La Morte.
Ogni sezione rappresenta una fase del percorso esistenziale del poeta, dalla consapevolezza della propria diversità rispetto al mondo esterno, alle esperienze nella vita degradata della metropoli, fino al desiderio di fuga nell'alcol e nelle droghe, e infine alla ribellione contro Dio e al rifiuto totale del mondo attraverso la morte.
Baudelaire riesce a trasformare la corruzione e la volgarità della società contemporanea in arte, creando una bellezza che solo la poesia può realizzare. La sua capacità di vedere oltre le apparenze e di rivelare una realtà più profonda e autentica è uno degli aspetti più affascinanti della sua opera.
Charles Pierre Baudelaire nacque il 9 aprile 1821 a Parigi, figlio di Joseph-François Baudelaire, un funzionario pubblico e artista dilettante, e Caroline Dufaÿs. La morte precoce del padre e il successivo matrimonio della madre con il tenente colonnello Jacques Aupick influenzarono profondamente la sua vita e la sua opera.
Baudelaire fu educato al Lycée Louis-le-Grand di Parigi, dove iniziò a mostrare un interesse precoce per la letteratura. Tuttavia, la sua vita scolastica fu irregolare, caratterizzata da periodi di grande diligenza alternati a momenti di indolenza. Durante la sua giovinezza, Baudelaire iniziò a frequentare i circoli bohémien di Parigi, sviluppando un gusto per la vita dissoluta e per le esperienze estreme, che avrebbero poi influenzato profondamente la sua poesia.
Nel 1841, su pressione della famiglia, intraprese un viaggio in India, ma tornò a Parigi dopo pochi mesi. Questo viaggio, sebbene breve, lasciò un'impronta duratura sulla sua immaginazione e sulla sua opera. Al suo ritorno, Baudelaire iniziò a scrivere e a pubblicare poesie, guadagnandosi una reputazione come uno dei poeti più promettenti della sua generazione.
La pubblicazione de "I fiori del male" nel 1857 fu accolta con scandalo e controversie. L'opera fu accusata di oscenità e sei delle poesie furono censurate. Nonostante ciò, "I fiori del male" consolidò la reputazione di Baudelaire come uno dei più grandi poeti del suo tempo. La sua capacità di esplorare i lati più oscuri dell'esperienza umana con una bellezza lirica senza pari lo rese una figura centrale nel movimento simbolista e un precursore del modernismo.
Baudelaire trascorse gli ultimi anni della sua vita in condizioni di salute precarie, afflitto da problemi finanziari e da una dipendenza crescente dall'oppio e dall'alcol. Morì il 31 agosto 1867 a Parigi.
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“L’Infinito” di Giacomo Leopardi Idillio introdotto, letto e commentato da Lapo Lani
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Museo Casa Rurale di Carcente
Comune di San Siro (CO)
Sabato 1 luglio, ore 21:00
(In caso di maltempo la lettura verrà rinviata a sabato 8 luglio, ore 21:00)
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«Dicono i poeti che la disperazione ha sempre nella bocca un sorriso» [1]. Il linguaggio della poesia si muove attraverso l’immaginazione [2], esprimendosi con un linguaggio vago, incerto, indeterminato, servendosi di metafore, metonimie, paragoni, catacresi, figure di dizione. Il poeta fa fatica a esprimere la bellezza e la forza della natura, e non può farlo se non con parole quasi accidentali. Il 18 luglio del 1821, Leopardi scrive nei “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura” [3]: «Il principio delle cose, e Dio stesso, è il nulla. Giacché nessuna cosa è assolutamente necessaria, cioè non v’è ragione assoluta perch’ella non possa non essere, o non essere in quel tal modo» [4]. Solo l’immaginazione, portando il pensiero dell’uomo verso l’indeterminato e l’infinito, dà conforto e sollievo. «Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggiamento della vita, o nelle più acerbe e mortifere disgrazie (sia che appartengano alle alte e forti passioni, sia a qualunque altra cosa); servono sempre di consolazione, raccendono l’entusiasmo, e non trattando né rappresentando altro che la morte, le rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta. E così quello che veduto nella realtà delle cose, accora e uccide l’anima, veduto nell’imitazione o in qualunque altro modo nelle opere di genio, apre il cuore e ravviva» [5]. Credere che le cose siano nulla, significa credere che il divenire, ovvero ciò che appare esistente, sia niente. Questo pensiero – fondamento del nichilismo, l’essenza della modernità – segna il confine più estremo mai raggiunto dalla filosofia dell’Occidente. Leopardi apre la strada che verrà percorsa dalla cultura contemporanea nell’ultimo suo atto. La scienza e la tecnica sono i due maggiori interpreti di questo orizzonte, in cui il divenire è un processo che esclude la relazione tra le cause e gli effetti degli accadimenti: ogni cosa nasce dal nulla e ritorna nel nulla. La tecnica ha come scopo l’incremento indefinito degli scopi, senza poterli prevedere né conoscere; la scienza procede con metodi statistici, probabilistici, considerando presunto e ipotetico l’evento che accadrà. In ambedue i casi si opera all’interno del concetto di soggettività, profondamente radicato nel pensiero moderno: il “sistema” [6] delle cose che noi conosciamo è la loro relazione, il loro co-esistere. Questa convinzione ha sostituito quella per cui il sistema delle cose che noi conosciamo è epistème [7], ovvero lo scenario in cui è possibile giudicare e conoscere le cose al di là del puro fatto reale. L’epistème è la conoscenza “vera” di ciò che sta sopra l’accadimento dei fatti. Per un lungo periodo l’oggetto dell’epistème si è chiamato Dio: quell’Essere immutabile ed eterno che comprende e giustifica il divenire, ed è “sempre salvo” dal nulla. Come scrive Leopardi, la modernità è l’era del disincanto, in cui la ragione, nella sua forma più radicale, mostra l’impossibilità di sperare: «Il tempo delle grandi illusioni è finito» [8]; «Questa vita è una carneficina senza immaginazione» [9]. Se l’indeterminatezza e l’incertezza sono, per natura, le maggiori fonti della felicità, la scienza, avendo definito i confini delle cose, avendo quindi oltrepassato l’indefinito, limita la speranza, le illusioni, la vita. La scienza distrugge l’indeterminatezza, quindi porta all’infelicità e alla noia. Questa è la vita nell’èra moderna, nell’èra della matematica: «Che piacere o felicità o conforto ci può somministrare il vero, cioè il nulla?». Poi Leopardi prosegue, con un tono tanto inquietante quanto profetico: «Le quali cose [la ragione e il pensiero matematico, che rendono evidente la nullità di tutte le cose] se ridurranno finalmente gli uomini a perder tutte le illusioni, e le dimenticanze, a perderle per sempre, ed avere davanti agli occhi continuamente e senza intervallo la pura e nuda verità, di questa razza umana non resteranno altro che le ossa, come di altri animali di cui si parlò nel secolo addietro. Tanto è possibile che l’uomo viva staccato affatto dalla natura, dalla quale sempre più ci andiamo allontanando, quanto che un albero tagliato dalla radice fiorisca e fruttifichi. Sogni e visioni. A riparlarci di qui a cent’anni. Non abbiamo ancora esempio nelle passate età, dei progressi di un incivilimento smisurato, e di uno snaturamento senza limiti. Ma se non torneremo indietro, i nostri discendenti lasceranno questo esempio ai loro posteri, se avranno posteri» [10]. E ancora: «Si dice con ragione che al mondo si rappresenta una Commedia dove tutti gli uomini fanno la loro parte. Ma non era così nell’uomo in natura, perché le sue operazioni non avevano in vista gli spettatori e i circostanti, ma erano reali e vere» [11]. «Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio: / e il naufragar m’è dolce in questo mare» [12]; ovvero: «Sunt lacrimae rerum: et mentem mortalia tangunt» [13]. («Sono le lacrime delle cose, e le cose mortali toccano i cuori».) Lapo Lani Milano, febbraio 2023
Note: [1] Giacomo Leopardi, “Dialogo di Timandro e di Eleandro", scritto nel 1824. Il dialogo fu pubblicato come epilogo della 1ª edizione di "Operette morali"; editore Antonio Fortunato Stella, 1827. [2] Dal latino imaginatio -onis, forma di pensiero che, senza seguire regole predeterminate o nessi logici, si esprime attraverso l’elaborazione di immagini in grado di rappresentare una realtà affettiva. [3] “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura”, altrimenti conosciuto come “Zibaldone” o “Zibaldone di pensieri”, scritto da Giacomo Leopardi tra il 1817 e il 1832. La numerazione relativa ai pensieri citati, riportata tra parentesi a termine delle note di seguito elencate, fa riferimento all’edizione Feltrinelli del 2019: “Zibaldone di pensieri. Nuova edizione tematica condotta sugli indici leopardiani”. [4] Giacomo Leopardi, “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura”, pensiero scritto il 18 luglio 1821 (1341,1). [5] Giacomo Leopardi, “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura”, pensiero scritto il 4 ottobre 1820 (259,1). [6] La parola deriva dal greco ed è composta dalla preposizione sýn- (“con”, “insieme”) e dal verbo histemi (“stare”); quindi “stare insieme”. [7] La parola epistème deriva dal greco (ἐπιστήμη) ed è composta dalla preposizione epì- (“su”) e dal verbo histemi (“stare”); quindi “stare sopra”. L'epistème designa la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che intende porsi “al di sopra” di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti. [8] Giacomo Leopardi, “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura”, (83,3). [9] Giacomo Leopardi, “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura”, pensiero scritto il 26 giugno 2020 (137,1). [10] Giacomo Leopardi, “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura”, pensiero scritto tra il 18 e il 20 agosto del 1820. [11] Giacomo Leopardi, “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura”, pensiero scritto il 21 agosto del 1820. [12] Giacomo Leopardi, epilogo dell’idillio “L’Infinito”, 1818-1819. [13] Virgilio, “Eneide”, Libro I, verso 465.
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Copertina: "L’infinito”.
Disegno di Lapo Lani, realizzato con colori acrilici su carta bianca, e successivamente elaborato con processi digitali. Dimensioni: cm 26x34. Anno: febbraio 2023. Collezione privata.
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Perché stai piangendo ora?
Pensavo, stavo ricordando e immaginando, sentivo la tua voce dentro di me sussurrare dolcezze, senza mentire senza illusioni di alcun genere solo la verità, la vera amicizia che c'è tra noi, un'amicizia rara in cui essere liberi di dirsi davvero tutto e con i ricordi di un periodo magico di infatuazione ancora vivi nella memoria. Li sento materializzarsi come un forte abbraccio in cui lasciarmi andare, poter buttare giù le pareti che mi sono costruita attorno al cuore per non soffrire più, per non innamorarmi più. Ti sto inzuppando la maglietta immaginaria di lacrime come il primo giorno, ma sento come mi stai asciugando le lacrime dagli occhi con dolcezza, quella dolcezza che non riscontro in nessun altro o forse quella dolcezza che la mia immaginazione riconduce sempre a te. Che cos'hai tesoro? Cucciola dimmelo ti puoi fidare di me. Lo sai che ti voglio bene e che potrai sempre contare su di me piccolina, ho sempre cercato di prendermi cura del tuo dolce respiro, ho sempre desiderato vedere splendere i tuoi occhi e il tuo sorriso su quel dolce viso, baby lo sai che terrò sempre la mano stretta alla tua non ti lascerò cadere mai, te l'ho promesso una volta e quella è una promessa eterna, non sono promesse d'amore ma di due persone che si vogliono davvero bene, che hanno sempre sentito una sintonia particolare, le loro anime parlarsi eliminando la distanza, piccola quante volte ti ho preso dal braccio e ti ho rialzata quando eri a terra, tutte le cose che ti ho detto non erano bugie, erano dettate dal cuore perché tu le meriti quelle frasi, meriti amore, meriti affetto e attenzioni. Meriti di sentirti bene con te stessa, con il tuo carattere forte e fragile allo stesso tempo, con il tuo corpo che hai odiato per troppo tempo. Tesoro lo sai che siamo più forti di come saremmo stati da fidanzati, non ci amiamo in quel modo ma l'amicizia che c'è tra noi è una forma di amore dopotutto. Piccola ti ho regalato molto di più di un bacio, ti ho donato tanti piccoli momenti che avevano scaldato il tuo cuoricino freddo e spaventato, piccola abbiamo superato tante difficoltà insieme e continueremo a farlo. Ora non so perché stai pensando a tutto questo ma se queste sono lacrime non tristi bensì nostalgiche e dolci lasciale scivolare lungo le tue guance, non sono graffi sono carezze. È una poesia di ricordi che fluttua intorno a te, è una musica di corde pizzicate improvvisando una sonata, è il sottofondo delle onde del mare, è il fruscio del tuo magico vento. Tesoro la tempesta sta passando, una tempesta di pensieri non brutti ma riversati così prepotentemente su di te all'improvviso sono come grandine che pian piano diventa pioggia leggera. Il sole torna timidamente a splendere e il cuore pian piano si fa più leggero, è stato un tuffo senza paracadute, hai rischiato di farti male ma le nuvole hanno attutito la caduta, stai fluttuando ora ogni cosa si è rallentata, il tuo battito e il tuo respiro, le lacrime stanno sparendo, tranquilla stai uscendo dal buio, grigio, bianco, luce.
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Ieri ho letto la considerazione di un filosofo [Emil Cioran] che rimpiangeva il tempo trascorso in "conversazioni insipide",
affermando che avrebbe potuto impiegarlo meglio imparando il cinese o il sanscrito. Tu, invece, non hai mai definito insipida una conversazione: non assumi un atteggiamento di sufficienza e chiusura, neppure per vezzo. E sai perché, secondo me, niente nella tua vita è "insipido"? Perché il sale sei tu, sei tu stesso il sapore della vita, intesa come ininterrotta osservazione e pensiero.
In una letterina a Ranieri, la tua adorata Fanny Targioni-Tozzetti si definiva "insulsa", invece tu vedevi in lei meraviglie: l'hai quasi deificata e trasferita nel nostro immaginario come una donna sensualissima che con un solo bacio avrebbe risolto la tua vita: tu sei "il sale della terra"...
Tu vedi negli altri delle bellissime qualità, perché hai uno sguardo vivido e un cuore buono. Tu esalti il valore della realtà. Per questo è oltremodo piacevole stare con te.
Avversando una pletora di critici e di giornalisti che addirittura te lo fanno rinnegare, a me piace moltissimo il tuo canto "Consalvo", perché in esso dici delle cose "normali": parli di come ti fa sentire l'amore, senza eccessive sovrastrutture filosofiche. Immagini che Fanny ti baci, e per quel bacio consideri la tua vita non vissuta inutilmente; vorresti un amore lungo e tranquillo e accetteresti serenamente la vecchiaia; quel bacio cambia tutta la tua visione della vita e della morte. Che dolcezza, che semplicità! Esprimi un amore "sano", equilibrato, "normale". Nel "Consalvo" dai un saggio di come sarebbe stato Leopardi se fosse stato amato.
Pensa che uno psichiatra [Mariano Luigi Patrizi], in uno studio su di te, ha asserito che tu, se ricambiato, saresti stato "tirannico" con la tua donna. Evidentemente non ha capito niente di te.
[...]
Posso descrivermi fisicamente?
Ho i capelli lisci castani, gli occhi castani scuri, la pelle chiara, sono alta 1,64 m, porto la taglia italiana 42-44, non sono grassa né magra, ho il viso rotondetto con una particolarità che mi accomuna a te, ovvero la parte centrale del viso (zigomi e naso) più avanzata rispetto al resto del volto: si chiama "prognatismo alveolare", l'ho letto in un trattato di Cesare Lombroso. Se mi avessi vista, forse avresti detto anche di me che sono bella. Di solito, quando si vede una persona simile a sé, almeno per qualche particolare, la si ritiene bella. Ho il naso simile al tuo, ma in miniatura; il tuo è ovviamente più grande perché è un naso maschile. Se ti piacciono le statue delle dee classiche, purtroppo io non sono come loro; ma se ti piace il tuo volto, ti piacerà anche il mio.
Ho appena scoperto che tu, a 18 anni, nel 1816, hai predetto l'avvento dell'arte cinematografica, nonché la poesia di Aldo Palazzeschi fatta di suoni onomatopeici. E questo non lo dice nessuno storico della letteratura, l'ho scoperto io leggendo un tuo scritto. Tu non sei un uomo dell'800, sei un uomo di tutte le epoche: nella tua immaginazione c'erano frammenti di tutte le epoche a venire.
A te non andava mai bene niente.
Mi spiego: eri critico su tutto, tranne su ciò che possiede bellezza e valore essenziali e fondamentali, come la classicità, con l'eroismo e le altre sue virtù, l'antichità primigenia, la natura non modificata dall'uomo. Giudichi persino il cinema, che immagini, "una diavoleria". A me, questo tuo ipercriticismo e il tuo saper discernere, nel gran caos, ciò che è essenziale, connaturato all'uomo e a lui veramente utile, piace moltissimo. Credo che avresti da ridire su tutto, ma sempre con una saggezza che non è cattiveria, anzi è profonda bontà, e mi piacerebbe ascoltare i tuoi pareri, che mi manterrebbero viva e mi divertirebbero. Un famoso intellettuale, Umberto Eco, scrisse che probabilmente tu avresti pareri banali sull'attualità: niente di più inverosimile, secondo me. Credo che Eco, per quanto fosse coltissimo e ti avesse studiato, non si fosse connesso, emotivamente, con il tuo spirito. E quando non c'è connessione emotiva, non c'è vera comprensione.
Io mi piaccio. Quando mi guardo allo specchio, vedo che il mio volto esprime la mia interiorità, è in armonia con essa. Ricordo che un ragazzo che mi piaceva e che non mi ricambiava, mi suggerì ironicamente di gettarmi da uno scoglio denominato "degli innamorati infelici". Un po' come fece Saffo dalla rupe di Leucade. Questo ragazzo era quasi arrabbiato perché ero innamorata di lui.
L'innamoramento non ricambiato è una sorta d'inimicizia.
Quando passa, si fa intimamente pace con quella persona dalla quale volevamo qualcosa che non era in grado di darci. Quando guardo le sue foto e ricordo che lo trovavo bello, penso che dovevo essere sotto l'influsso di una qualche forma di pazzia.
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...meraviglioso...poliedrico e postmoderno...forse il più affascinante dei libri di Calvino...Un libro infinito composto di una serie di incipit di romanzi messi insieme come perle in un filo da una storia che fa da cornice. Opera magistrale di Calvino che dimostra di trovarsi a suo agio in tutti i generi narrativi e di essere in grado di rapire il lettore con i più disparati modi di usare le parole. Continua fonte di ispirazione e di immaginazione. Il modo di conversare con il lettore, consigliandogli le posizioni da assumere prima di accingersi alla lettura rende l'autore vivo, vicino a te che leggi, come un fuoco che ti scalda, come un nonno che accarezza il nipote...Come in un gioco di specchi, la storia inizia, si incrocia con altre storie, fino a far perdere il lettore, che si trova invischiato esattamente come il protagonista del libro..e il lettore si confonde...è la sua storia? E' la storia del protagonista? Ma il protagonista chi è?...Da leggere per stupirsi... #ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #poesia #alekospanagulis #italocalvino (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CqKTAsgodVb/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#ravenna#booklovers#instabook#igersravenna#instaravenna#ig_books#consiglidilettura#librerieaperte#poesia#alekospanagulis#italocalvino
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Amore in lontananza: La poesia dell'anima nelle parole di Antonia Pozzi. Recensione di Alessandria today
Un viaggio poetico tra nostalgia, paesaggi e desiderio
Un viaggio poetico tra nostalgia, paesaggi e desiderio Antonia Pozzi e la forza evocativa di “Amore in lontananza” La poesia “Amore in lontananza” di Antonia Pozzi ci conduce in un delicato paesaggio interiore, dove i ricordi dell’infanzia si intrecciano con il desiderio di scoprire nuovi orizzonti. Attraverso i suoi versi, l’autrice rivela la sua profonda connessione con la natura e la…
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Una poesia piena di emozioni e di luminosità " nell'offuscamento della nostra immaginazione" scritta dal poeta greco Christos Dikbasanis
Foto cortesia di Christos Dikbasanis, Alla mia meravigliosa nipotina Che il Signore sia sempre con tebambina della speranza di domaniIl tuo pianto silenzioso iniziaa lacerare il nostro cieloMelodia di un bellissimo mondo angelicoche arriva con i piedininudi, carini,con uno sguardo accecante e puroche s’inchioda dolcementecome un coltello nella nostra animaChe il Signore stia sempreal tuo fianco,…
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Vuoi scrivere il tuo racconto di fantascienza? Partecipa a Tech Me a Story!
Apri le porte della tua immaginazione e partecipa al concorso letterario internazionale ‘Tech Me a Story’. Un’opportunità unica per tutti gli appassionati di fantascienza. Be Strong Edizioni ti invita a partecipare al concorso letterario internazionale “Tech Me a Story”! Lascia libera la tua immaginazione e scrivi un racconto, una poesia o un pensiero sul futuro. I migliori lavori saranno…
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Giovanni Accolti Gil --- *"Bella Chagall: Diario sentimentale"*, pubblicato da Fiabesca, è un'opera che mi ha catturato fin dalle prime pagine, una lettura che sembra avvolgermi in un'atmosfera di poesia e intimità. Il racconto di Bella del suo primo incontro con Marc Chagall è semplicemente magico. La descrizione di quel momento, in casa di un’amica, è narrata con una tale delicatezza che sembra di assistere a una scena di uno dei dipinti di Marc, dove il mondo reale si fonde con il sogno. Bella vede Marc per la prima volta e lo racconta come un colpo di fulmine, uno di quegli incontri rari in cui il tempo si ferma e tutto ciò che esiste è lo sguardo intenso di chi hai di fronte. La sua descrizione di Marc, con i riccioli che gli cadono sugli occhi e il blu profondo del suo sguardo, trasmette immediatamente l'idea di un legame destinato a durare, una connessione profonda che avrebbe ispirato molte delle opere di Chagall. Leggere questo libro è stato come entrare nella mente e nel cuore di Bella, una donna straordinaria che, pur avendo rinunciato in parte alla propria creatività per sostenere il marito, è riuscita a imprimere una forza vitale nella vita e nell’arte di Chagall. La sua scrittura, proprio come i dipinti di Marc, è un mix perfetto di realtà e immaginazione, una celebrazione dell'amore, della famiglia e della loro eredità comune. Questo libro non è solo la storia di un amore, ma anche una finestra aperta su un'epoca e una cultura che hanno fortemente influenzato l'arte di Chagall. Lo consiglio a chiunque voglia immergersi nella vita di una delle coppie più affascinanti del mondo dell'arte. ---
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Arte - Art
🌸Arte🌸Giano bifronte confuso vagain cerca di un percorsoper cogliere e manifestelinee che seppure etereedanno il significatodi un volubile confine tra quel che è adessoe non si vuol vederee quel che ci appare mentre si decanta con enfasiper intrecciare voli tra cieli colmi di immaginazione e poesia…Ed è arte senza eguali! 25.09.2023 Poetyca 🌸🌿🌸#Poetycamente🌸ArtTwo-faced Janusconfused…
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È possibile essere davvero coerenti in un mondo così contraddittorio? Mi chiedo spesso come conciliare il desiderio di vivere in modo etico con le esigenze della vita quotidiana.
L’idealismo che perseguo fino a quando le mie azioni riguardano solo me stessa entra in contrasto con i momenti in cui mi trovo a interagire con il mondo esterno, con la società, con le sue regole, e devo fare i conti con l'inevitabile. Ma non dimentico che i miei benefici, spesso, derivano da sofferenze altrui. Non posso ignorare le ingiustizie del mondo, le guerre, lo sfruttamento. Mi sento male quando mi rendo conto di essere complice, anche solo in minima parte.
Credo che ognuno di noi debba trovare il proprio equilibrio bilanciando obblighi e scelte consapevoli. So che posso controllare i miei consumi, ad esempio. Posso non sprecare. Posso non dare per scontato quelle risorse che crediamo illimitate e invece scarseggiano sempre più. Posso scegliere il “cosa” e il “quanto”, ogni volta che non posso scegliere il “come”. Non è un compito gravoso. Lo faccio con gioia, è un arricchimento. Non un’imposizione. È un modo per prendermi cura di me stessa e degli altri. Si tratta di libertà di scelta consapevole, di cura, di attenzione. Si tratta di Amore.
Ad esempio, nel mio caso, la scelta di diventare vegana è stata il frutto di un incontro casuale con una persona. Il suo racconto mi ha ispirata e mi ha fatto riflettere sul mio stile di vita. A poco a poco, anche la mia coinquilina e poi mio padre sono stati contagiati da questa nuova visione, iniziando a sperimentare un'alimentazione più sostenibile. È stato bellissimo vedere come un piccolo gesto, come condividere un pasto diverso, potesse innescare un cambiamento così profondo.
E questa esperienza mi ha convinto ancora di più di quanto sia importante lo scambio di pensieri, il confronto diretto, la condivisione collettiva. Per molto tempo ho lavorato sui rapporti uno a uno, cercando di coinvolgere le persone che mi circondano. Ora, con questo blog, sento il bisogno di allargare i miei orizzonti, di creare una comunità. Voglio dimostrare che anche un solo individuo può fare molto. Voglio che le persone capiscano che non siamo impotenti di fronte alle ingiustizie.
Non c'è una ricetta magica per vivere in modo etico. Ognuno di noi deve trovare la propria strada. L'importante è non fermarsi mai, è continuare a cercare di migliorare sé stessi e il mondo che ci circonda. Perché, in fondo, è questo il senso della vita: lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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Immaginazione e fantasia
L'immaginazione è una delle facoltà più importanti che l'essere umano possegga, poiché permette di trascendere i limiti dello spazio e del tempo e di vivere innumerevoli altre vite. L'immaginazione è quell'attività della mente che sospende temporaneamente i bivi dell'esistenza, è il collo sul quale la testa si protende per scorgere visioni di strade ancora non intraprese, di strade abbandonate e di strade lontane che mai avremmo potuto o potremo raggiungere.
Spesso essa viene confusa con la fantasia, ma sono due cose ben diverse ed essere saggi significa imparare a distinguere l'una dall'altra. Nella fantasia c'è sempre l'eco di un desiderio o di una paura recondita, è fatta di piacere e dolore, è la materia di cui sono fatti i romanzi e le storie. L'immaginazione è una questione di percezione ed essa è meglio esprimibile attraverso la poesia, l'arte o la scienza.
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