#libri per appassionati di gialli
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Io Sono Tornato: Brian Freeman e il fascino del thriller psicologico. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nella mente umana e nei segreti più oscuri, firmato da un maestro del thriller contemporaneo.
Un viaggio nella mente umana e nei segreti più oscuri, firmato da un maestro del thriller contemporaneo. Biografia dell’autore: Brian Freeman Brian Freeman, nato nel 1963 a Chicago, è uno degli autori più acclamati nel panorama del thriller psicologico. Conosciuto per la sua abilità nel costruire trame avvincenti e personaggi profondamente complessi, Freeman ha ricevuto numerosi premi, tra cui…
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Jerry Todd / Poppy Ott - Leo Edwards / Gianluca Gemelli
Se anche voi siete nostalgici appassionati di libri per ragazzi – in particolar modo gialli – e siete cresciuti leggendo le tante serie proposte dalla Mondadori negli anni ’70 e ’80, potreste non sapere che almeno uno degli autori più quotati (Robert Arthur, ideatore de I Tre Investigatori – che in Italia risultavano invece scritti da Alfred Hitchcock) aveva avuto come fonte di ispirazione anche…
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E’ stato il maggiordomo 2023 a Verbania
Con il mese di marzo torna a Verbania, sul Lago Maggiore, il Festival del giallo E’ stato il maggiordomo, dopo il successo della prima edizione che si è tenuta nella primavera del 2022. L’Assessore alla Cultura Riccardo Brezza ha detto dell’evento “Saluto con grande piacere la seconda edizione del Festival del Giallo, realizzata dall’Assessorato alla Cultura e della Biblioteca Civica di Verbania, dopo il notevole successo della prima edizione, che ha incontrato un pubblico ampio e variegato. Siamo quindi felici di promuovere questa seconda edizione che si conferma interessante nelle proposte e nella capacità di coinvolgere tutti gli appassionati del genere giallo e noir”. Il festival è nato dalla collaborazione fra il Comune di Verbania e l’Associazione Culturale Il Picchio, con la direzione artistica di Gino Marchitelli e porterà a Verbania alcuni autori di libri gialli, dai più famosi a quelli ancora poco noti. Venerdì 17 marzo dalle 16.30 gli ospiti saranno Fabrizio Borgio, autore di Il pittore di Langa (Fratelli Frilli editori), Bruno Vallepiano, il cui ultimo libro è La donna con la pistola (Golem edizioni) e Raffaella La Villa, che ha pubblicato da poco il romanzo “L’ombra dentro” (Edizioni Eclissi). Per sabato 18 marzo dalle 16.30 l’incontro con Gino Marchitelli, autore de Il viaggio con il morto (Red Duck edizioni). Fra gli ospiti di sabato ci saranno anche Bruno Morchio, che ha scritto il libro La fine è ignota (Rizzoli) inoltre sarà presente Enrico Pandiani, che presenterà il suo ultimo romanzo Fuoco (Rizzoli). Il festival terminerà domenica 19 marzo dalle 16.30 con la presentazione del libro Gli amanti di Brera (Sonzogno) di Rosa Teruzzi. Molto atteso è anche l’incontro con Paolo Roversi, che presenterà il suo ultimo romanzo, L’eleganza del killer (Marsilio). Saranno ospiti per la domenica finale del festival anche Riccardo Cavallero (Editrice SEM) e Michela Tanfoglio, dell’agenzia letteraria EditReal. Tutti gli incontri saranno condotti dalla giornalista, autrice e traduttrice Athena Barbera e sono inoltre previsti in programma interventi musicali e letture ad alta voce di Carla De Chiara. Gli incontri si svolgeranno in biblioteca e la partecipazione è gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili. Read the full article
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica @valentina_lettrice_compulsiva Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ (a darci l'idea è stata @misstortellino con il suo progetto #indiebooks).
La casa editrice di questo mese è: @polillo
Buona lettura a tutti!
L’enigma della stanza impenetrabile di Derek Smith
“Con la locuzione enigma della camera chiusa o mistero della camera chiusa viene indicata una particolare varietà di romanzo o racconto poliziesco in cui l'indagine si svolge intorno a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili come quello scoperto in una camera chiusa dall'interno” (Wikipedia).
In questo tipo di romanzo poliziesco, lo scopo del lettore non è tanto quello di scoprire chi sia l’assassino, ma di capire in che modo il delitto sia avvenuto. La prima impressione è che il criminale sia svanito nel nulla, tanto che gli investigatori coinvolti nell’indagine brancolano nel buio; poi, man mano che l’inchiesta procede, ciò che a prima vista sembrava impossibile trova una spiegazione del tutto razionale. Ovviamente, lo scrittore dev’essere leale con il lettore, non può e non deve ingannarlo usando trucchi come finte pareti o passaggi segreti.
Tra gli esempi più famosi del genere ricordiamo Dieci piccoli indiani di Agatha Christie in cui la camera chiusa viene sostituita da una piccola isola, Il mistero della camera gialla di Gaston Leroux, Le tre bare di John Dickson Carr e il misconosciuto L’enigma della stanza impenetrabile di Derek Smith.
Questo romanzo, pubblicato nel 1953, nonostante sia poco noto ai più, è considerato un libro di culto dagli appassionati del genere, poiché presenta ben due delitti a prima vista impossibili da risolvere. Il primo riguarda Roger Querrin, figlio maggiore di una ricca famiglia inglese, proprietario di un’antica dimora alla quale è legata un’oscura maledizione. Lo scettico e incauto giovane, infatti, a pochi giorni dalle nozze con l’affascinante Audrey Craig, decide di trascorrere la notte proprio nella stanza in cui, secondo la leggenda, aveva trovato la morte un suo antenato. Il fratello Peter e Miss Craig, estremamente preoccupati per Roger, incaricano il giovane investigatore Algy Lawrence di occuparsi delle misure di sicurezza, nonostante le quali, allo scoccare della mezzanotte un urlo terrificante riecheggia per la casa. Il secondo delitto, strettamente legato al primo, avviene poco tempo dopo. Il finale lascerà anche il lettore più scaltro ed esperto senza parole.
COSA MI È PIACIUTO
Il romanzo è molto ben strutturato. Un capitolo dopo l’altro il lettore accompagna il detective Lawrence nella sua indagine, ed è impossibile non fare congetture sul nome dell’assassino e sulle modalità in cui sono avvenuti i delitti. Il finale è davvero sorprendente, in grado di lasciare senza parole il lettore più smaliziato. Ho apprezzato anche l’ambientazione che, per molti aspetti, mi ha ricordato la dimora in cui si svolge “L’assassinio di Roger Ackroyd” di Agatha Christie, uno dei miei gialli preferiti.
COSA NON MI È PIACIUTO
Quando leggo un romanzo, di qualunque genere sia, uno degli elementi che per me fa la differenza, è l’introspezione psicologica che qui, ahimè, è assente. I personaggi sono poco caratterizzati poiché gli elementi fondamentali del libro sono gli omicidi e l’indagine che ne consegue. Nonostante questo, è impossibile non empatizzare con il detective Lawrence, un giovane simpaticissimo e dalle spiccate doti investigative.
L’AUTORE
Derek (Howe) Smith (1926-2002), nacque a Lambeth, South London. Dalle scarse notizie biografiche si apprende che trascorse l’intera vita nella casa in cui era cresciuto e non si sposò mai. Arruolato verso la fine del secondo conflitto, venne colpito da una malattia polmonare che, dopo il congedo, lo costrinse a una lunga degenza in sanatorio. Scritto durante la convalescenza, "L’enigma della stanza" impenetrabile era stato concepito come un tributo a John Dickson Carr e Clayton Rawson, celebri specialisti dei delitti della camera chiusa. Il libro, uscito con una tiratura limitata, ebbe poca fortuna. Dovette passare oltre mezzo secolo prima che venisse ripubblicato e ricevesse la dovuta consacrazione.
LA CASA EDITRICE
Marco Polillo Editore (o Polillo Editore) è una casa editrice italiana fondata nel 1995 da Marco Polillo e la moglie Leslie Calise. Il suo catalogo spazia dal giallo al rosa, fino alla letteratura umoristica. La collana I Bassotti presenta una selezione di romanzi dell’età dell’oro del giallo, soprattutto dagli anni Venti ai Quaranta del Novecento. La collana I Mastini, invece, ripropone opere introvabili o inedite del filone poliziesco statunitense. Infine, la collana I Jeeves presenta romanzi di stampo umoristico.
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Stefano Di Marino, la tragica scomparsa dell’ultimo gigante della narrativa popolare
Come Emilio Salgari, a cui veniva spesso paragonato, Stefano Di Marino spezzò la penna con cui aveva fatto sognare tutti gli appassionati dell’avventura, allo stesso modo avrebbe fatto il suo degno “erede” milanese. E c’è chi avanza dubbi sul suo suicidio
Da Cronaca Vera in edicola dal 17 agosto 2021 E’morto precipitando dalla finestra di casa. Una fine terribile per Stefano Di Marino, il più prolifico scrittore di genere italiano, cui “Cronaca Vera” ha dedicato negli anni diversi servizi e pubblicato molti suoi racconti. «Se è vero che la spy story, l’avventura e il noir sono i generi preferiti, ho scritto fantascienza, fantasy, e poi moltissimi racconti thriller, western, horror», ci disse in un’intervista. «Da anni poi scrivo racconti Gialli per il settimanale Confidenze...». Stefano aveva 60 anni, e aveva pubblicato i suoi lavori utilizzando una miriade di pseudonimi. «Personalmente cominciai a usare degli pseudonimi perché i generi che mi piacevano di più, ovvero il thriller e la spy-story, erano generalmente anglosassoni e così l’editore era convinto che si vendesse di più», ci raccontò lui stesso. «Ormai il thriller italiano è stato sdoganato. Per cui da un po’ di tempo li ho eliminati tutti, al di fuori di Stephen Gunn che uso da anni per la serie Il Professionista». Letteratura ribelle Stefano faceva parte di quella letteratura ribelle milanese, poco ligia ai salotti e molto più attenta ai cambiamenti nella città meneghina. Non a caso era nel gruppo insieme ad Andrea G. Pinketts, scomparso a 58 anni, nel 2018, a causa di un cancro. Con loro anche Andrea Carlo Cappi, altro autore dalla sconfinata produzione, che ricorda Stefano paragonandolo a Emilio Salgari e a Giorgio Scerbanenco.
Stefano Di Marino e Andrea Carlo Cappi «Era un narratore – per usare la definizione che preferiva – senza pari non solo nel panorama italiano, ma anche a livello mondiale», scrive Cappi sul suo sito Borderfiction Zone. «Un romanziere in grado di passare da un genere all’altro della narrativa popolare, anche se noto soprattutto per la sua immensa, trentennale produzione nel campo della spy story, spesso con connotazioni avventurose, ma con una profonda competenza sui retroscena del mondo dell’intelligence. Il più grande scrittore contemporaneo di letteratura di genere. “E allora – direte voi, se non siete tra i suoi fedeli lettori – perché non lo abbiamo mai sentito nominare? Perché non l’abbiamo mai visto come opinionista in tv? Perché nessuno ci ha detto che i suoi libri meritavano di essere letti?”. Perché in Italia di autori come lui non si parla. E non si deve parlare. Ma soprattutto di lui, che era (e rimane) il più grande».
Stefano Di Marino e Andrea G. Pinketts Stefano, colpito poche settimane fa dalla perdita del padre, ha lasciato un biglietto per giustificare il suo gesto. «Lasciate che vi spieghi perché ritengo che sia altamente improbabile che Stefano Di Marino abbia messo volontariamente fine alla sua vita, oltretutto in un modo così grossolano, cruento e poco affidabile come gettarsi dal terzo piano...», inizia così il lungo testo pubblicato in Rete dal collega scrittore (e già premio Scerbanenco) Giancarlo Narciso. Ombre e dubbi Narciso vuole vederci chiaro, secondo lui Stefano non era affatto depresso, non lo era mai stato, «ed era un maestro di arti marziali, quelle toste, come muai thai o savate. Aveva il culto del Bushido, della via del guerriero, e così come i suoi personaggi, ai quali, dopo oltre trent’anni di attività, inevitabilmente aveva finito per assomigliare». Non ritiene nemmeno che si sia ucciso per la delusione di mancati riconoscimenti professionali, dato che «ha pubblicato fior di romanzi con Piemme, Nord, Tea e Sperling & Kupfer; a un certo punto, una ventina di anni fa, è stato inquadrato come scrittore politicamente scorretto e rinchiuso nel ghetto della stampa periodica tipo Segretissimo e Giallo Mondadori, cosa che non gli faceva certo piacere, ma di cui da tempo s’era fatto una ragione».
Giancarlo Narciso Narciso non ritiene nemmeno che fosse angosciato dal timore di non riuscire a prendersi cura della madre anziana, visto che con la morte del padre gli era arrivata l’eredità, «e per la prima volta nella sua vita non si trovava più in uno stato di ristrettezza economiche, anzi, le sue condizioni economiche erano diventate molto floride. Vorreste farmi credere che Stefano, per qualche dispiacere di cui nessuno di noi ha mai avuto sentore, in un momento in cui per lui la vita cominciava finalmente a sorridergli, sarebbe arrivato al punto di infischiarsene della madre, a cui teneva tanto, infliggendole un simile dolore?». Domande e parole che fanno riflettere, e che sembrano metterne in discussione ogni movente circolato sul suicidio. Read the full article
#andreacarlocappi#AndreaG.Pinketts#giancarlonarciso#notizie#segretissimo#stefanodimarino#stephengunn
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Sin da giovanissima, i racconti di Agatha Christie mi hanno sempre affascinato. Se parliamo di gialli o di "Mysteries", come direbbero gli inglesi, Hercule Poirot è una delle figure più famose di questo genere di letteratura e una delle mie preferite. Questo elegante signore belga, con i suoi baffi all'insù perfettamente impomatati, è stato il protagonista di storie iconiche che sono state trasposte al cinema e alla tv numerose volte. Il mio preferito in assoluto rimarrà sempre David Suchet, perfetto nel ruolo! Quando ho visto questa edizione speciale di Oscar Mondadori in libreria, non ci ho pensato due volte a prenderla! Contiene tutti i racconti di Hercule Poirot e per gli appassionati del genere potrebbe essere un bel pezzo da collezione da sfoggiare nella propria libreria! Intanto la mia lista di libri da leggere si allunga sempre di più! Ma è più forte di me, non posso smettere di comprare libri 😆🙈 #agathachristie #herculepoirot #mystery #giallo #agathachristienovels #oscarmondadori #copertinebelle #bookstagram #booklover #bookstagramitalia #book #books #bookphotography #bookstagrammer #bookworm #libridaleggere #libri #librichepassione #librigialli #racconti https://www.instagram.com/p/CO-0oWcFi49/?igshid=1eg88aj1q9hcj
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BEST OF 2020: I DIECI LIBRI PIÙ BELLI LETTI QUEST’ANNO
Il 2020 è stato un anno complicato, uno di quelli che rimarrà nella storia sotto più punti di vista. È stato un anno complicato anche dal punto di vista delle mie letture. Avevo fissato per la sfida di lettura su Goodreads un limite molto basso, 50 libri, certa che lo avrei ampiamente superato, e invece sono riuscita a centrarlo a stento. Ho vissuto uno dei blocchi del lettore più spaventosi di sempre che neanche credevo di poter vivere che mi ha lasciato abbastanza sconvolta. La lettura per me è sempre stata un conforto e una cura e scoprirmi incapace di leggere è stato un colpo durissimo da accettare. Ma per fortuna ne sono uscita. Per fortuna.
Per il prossimo anno ho settato lo stesso limite, con la stessa voglia di leggere libri belli che avevo lo scorso anno. Ho letto diversi saggi e ne vorrei leggere altri, e diversi libri di narrativa, e spero di replicare anche per il 2021.
Dal momento che ho letto pochissimi libri per i miei standard scegliere quelli che più mi sono piaciuti non è stato particolarmente difficile. Devo dire che sono stata abbastanza eclettica e ho fatto diverse scoperte che mi porterò dietro.
Enjoy!
Le disobbedienti: Storie di sei donne che hanno cambiato l'arte di Elisabetta Rasy
Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un'icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all'esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C'è qualcosa che lega l'elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l'amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell'anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell'intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità.
È una prospettiva molto interessante quella che regala la Rasy composta da aneddoti, sfumature, impressioni, contesto storico, dei ritratti di donne a tutto tondo che non si lasciano facilmente ostacolare, che nonostante le vite difficili, le difficoltà evidenti, la disperazione innata si ribellano a tutto anche a loro stesse.
La mia recensione
Kentuki di Samanta Schweblin
Buenos Aires, interno giorno. Ma anche Zagabria, Pechino, Tel Aviv, Oaxaca: il fenomeno si diffonde in fretta, in ogni angolo del pianeta, giorno e notte. Si chiamano kentuki: tutti ne parlano, tutti desiderano avere o essere un kentuki. Topo, corvo, drago, coniglio: all’apparenza innocui e adorabili peluche che vagano per il salotto di casa, in realtà robottini con telecamere al posto degli occhi e rotelle ai piedi, collegati casualmente a un utente anonimo che potrebbe essere dovunque. Di innocuo, in effetti, hanno ben poco: scrutano, sbirciano, si muovono dentro la vita di un’altra persona. Così, una pensionata di Lima può seguire le giornate di un’adolescente tedesca, e gioire o preoccuparsi per lei; un ragazzino di Antigua può lanciarsi in un’avventura per le lande norvegesi, e vedere per la prima volta la neve; o ancora un padre fresco di divorzio può colmare il vuoto lasciato dall’ex moglie. Le possibilità sono infinite, e non sempre limpide: oltre a curiosità e tenerezza, il nuovo dispositivo scatena infatti forme inedite di voyeurismo e ossessione.
Si tratta di una storia dai risvolti distopici che mi ha colpito immediatamente. Volevo leggerla da tempo ma ho continuato a rimandare finché non mi sono decisa a prendere il libro in mano. E non me ne sono minimamente pentita. Una storia con una vena distopica davvero inquietante dal ritmo serratissimo, che mi ha conquistato fin dalle premesse. In un mondo che diventa sempre più tecnologico e connesso, diventiamo sempre più facilmente controllabili, e mettere in gioco la nostra privacy per il brivido del possesso si scontra con la voglia sconfinata di preservarla a qualsiasi costo. E la linea sottile che ci divide dalla follia è sottilissima.
La mia recensione
Gli incendiari di K.O. Kwon
Cosí si dice: da giovane attivista John Leal aveva aiutato i dissidenti coreani a raggiungere clandestinamente Seul dalla Corea del Nord, fino al giorno in cui era stato rapito, gettato in un gulag e torturato. Scampato alla morte, ma non al ricordo degli orrori, era ritornato in America, aveva avuto una rivelazione e si era messo al servizio dell'umanità fondando il gruppo Jejah. Questa storia, o una versione sempre un po’ diversa di essa, racconta John Leal ai «discepoli» riuniti al suo cospetto. Ma Will non ci casca. La retorica della fede, i «giochi di magia», l'«abracadabra», come li definisce, gli sono ben noti, e per questo ne diffida. Lui stesso li ha praticati nella sua vita precedente, quando viveva in California e aveva abbracciato la religione e il proselitismo per tentare di salvare una madre sofferente. Un giorno poi si era inginocchiato in preghiera come d'abitudine, ma non aveva sentito niente. La voce di Dio era sparita. Aveva abbandonato la Scuola biblica, cambiato costa e vita e si era iscritto al prestigioso Edwards College. È all'Edwards che Will incontra Phoebe. La sua disinvoltura, la popolarità a scuola e con i ragazzi di quella bruna sottile dai tratti coreani accendono immediatamente il suo desiderio, cosí poco allenato, ma nascondono anche ferite profonde e mai rimarginate: il fantasma di un pianoforte a cui Phoebe ha rinunciato quando ha capito di non poter essere la piú brava, e il fantasma di una madre amorevole e protettiva, morta forse anche per sua colpa. Will e Phoebe si amano come fanno i naufraghi con la terra avvistata, bramosi e incerti, ma le acque che li circondano sono molto insidiose. John Leal subodora il vuoto quando lo incontra, e promette di saperlo riempire. Come in ogni forma d'amore, la battaglia che viene ingaggiata ha per posta l'anima. Quando in tv vede scorrere le immagini di un attentato ai danni della clinica Phipps, dove si praticano aborti, Will deve chiedersi chi infine si sia aggiudicato quella di Phoebe, e la propria.
Mi sono innamorata della copertina di questo libro. Quel blu notte così intenso, quel fuoco che divampa al centro, la sensazione di essere in costante pericolo. Soprattutto mi ha colpito perché la Kwon è una sudcoreana trapiantata in America e pensavo che se ne sentisse l’atmosfera, anche se la storia di per sé è un intricato castello di carte pronto a essere distrutto. Una storia terribile e avvincente, che scandaglia le vite di due giovani ragazzi innamorati e persi, investiti dal peso di un gruppo di fanatici religiosi. In un ritmo implacabile e duro la Kwon tratteggia la guerra privata di un’intera esistenza.
La mia recensione
Gli umani di Matt Haig
Per il bene dell'intero universo, il professor Martin deve essere eliminato. E con lui chiunque sia al corrente delle sue scoperte. Ma a causa di un contrattempo, l'alieno mandato sulla Terra si materializza ai bordi di un'autostrada, in una sera fredda e umida, completamente nudo, nonché privo delle più basilari nozioni della vita sociale. Inizia così una divertente commedia degli errori, in cui il finto professor Martin impara a vivere da terrestre. E ben presto, contro le previsioni aliene, la forzata vicinanza con la specie umana, soprattutto con i due esemplari (moglie e figlio) che compongono la famiglia del professore, lo costringe a rivedere il suo giudizio, passando dal più completo disgusto a un'inconfessabile simpatia. Certo, i terrestri sono tutt'altro che perfetti, eppure hanno inventato la poesia, la musica e persino il burro di arachidi…
Durante il blocco del lettore più spaventoso che abbia mai affrontato ho iniziato a leggerlo dietro suggerimento di una mia amica e devo dire che me ne sono innamorata immediatamente. È uno di quei libri che rifugge un genere di appartenenza e diventa universale, perché parla di sentimenti, di umanità, di vita. Una storia intensa e speciale, che supera i confini dello spazio-tempo e disegna un viaggio nel mondo degli umani, che accompagna il lettore nella scoperta di cosa rappresenti la vita umana, la convivenza di scienza e spiritualità, sentimenti e raziocinio, intelligenza e intuizione, amore e dolore, la perdita e la coscienza.
La mia recensione
Il morso della vipera di Alice Basso
Il suono metallico dei tasti risuona stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita dattilografa le storie della rivista Saturnalia: detective dai lunghi cappotti che tra una sparatoria e l'altra hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler che il suo affascinante editore Sebastiano Satta Ascona traduce, le fanno scoprire il potere delle parole. Un potere che va ben oltre la carta. Anita ne rimane affascinata. Proprio lei che non ha mai letto nulla. Ma se Anita si trova ora a lavorare per una rivista di racconti gialli la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che poi alla fine così tanto male non sono. Anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo quando un'anziana donna viene arrestata e tacciata da tutti come pazza perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Eppure quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scovare il bandolo della matassa. Perché una donna può tenere in mano un filo non solo per cucire e rammendare, ma per far sentire la sua voce.
Quando ho girato l’ultima pagina, ho sospirato stringendomi il volume al petto e un po’ ho imprecato perché appunto sono arrivata all’ultima parola. È una storia meravigliosa, che ti tiene incollato alle pagine, che si vuole fare leggere. È una storia come quella di J.D. Smith, che non può e non deve lasciare indifferenti. Come sempre i libri di Alice sfuggono da ogni definizione, anche questa è una storia che avvinghia e trascina, che lascia il lettore esaltato, che ovviamente ne vuole ancora. Si ride, si riflette, si investiga, si fa un giro immenso e ci si ferma di fronte alla verità universale che ci si riconosce sempre un po’ nei libri che si amano.
La mia recensione
L'intelligenza delle api. Cosa possiamo imparare da loro di Randolf Menzel, Matthias Eckoldt
Amiamo le api soprattutto perché producono il miele. Ma sono anche fra gli animali più importanti e più intelligenti del pianeta. Senza la loro attività di impollinatrici, in tutto il mondo ci sarebbero problemi per le risorse alimentari. Sono però in grado di fare di più: il loro minuscolo cervello pensa, pianifica, fa di conto e forse sogna. Le api possiedono, sorprendentemente, molte delle nostre capacità mentali. Come percepiscono i profumi e vedono i colori, come si forma la loro memoria, come apprendono regole e modelli, addirittura come riconoscono i volti, da dove derivano le loro conoscenze, che cosa sanno e come vengono prese le decisioni in quel superorganismo che è una popolazione di api: sono i grandi temi di questo particolarissimo libro. Randolf Menzel e Matthias Eckoldt parlano anche della moria delle api e del ruolo che questi insetti possono avere nel creare un sistema di allerta precoce contro gli effetti nocivi delle nostre tecnologie.
Si tratta di un saggio estremamente interessante sulla anatomia e fisiologia del cervello delle api, che analizza in maniera approfondita alcuni aspetti fondamentali dei loro organi di senso: olfatto e vista in maniera principali, ma anche tatto. Inoltre, analizza anche il funzionamento del loro apprendimento e della loro memoria. È un saggio molto tecnico, che da per scontate nozioni di zoologia e di fisiologia spinta (sapere come funziona un potenziale d’azione che permette i passaggi di impulsi elettrici nel cervello potrebbe aiutare nella comprensione) ma fornisce spunti molto interessanti. Da uno scienziato che ha trascorso tutta la sua vita immerso nel mondo delle api, un approfondimento ricco e speciale su degli insetti che sono fondamentali per noi.
La mia recensione
Il sussurro delle api di Sofia Segovia
Sono i primi anni del Novecento e gli echi della rivoluzione hanno raggiunto, insinuandosi tra campi e colline, la campagna fertile di Linares: un laborioso, coriaceo angolo di Messico dove sorge l’hacienda dei Morales. È in questa famiglia che vive la nana Reja, l’anziana nutrice che ha cresciuto generazioni di bambini e ora trascorre i giorni sulla sedia a dondolo. Finché una mattina, vincendo la sua leggendaria immobilità, Reja s’incammina e arriva al ponte, come svegliata da un richiamo. In un viluppo di stracci, proprio lì, e circondato da un nugolo di api, c’è un neonato. Lo chiameranno Simonopio, questo bambino magico che gli insetti non pungono, questo bambino dannato che al posto della bocca sembra abbia un buco. In silenzio, il piccolo impara a leggere i voli delle sue amiche api e da quelli a capire le oscillazioni della natura e i suoi presagi. Così, mentre l’epidemia di influenza spagnola colpisce la regione e tradizioni arcaiche si infrangono contro l’onda di un tempo nuovo, la famiglia Morales si affida all’intuito di Simonopio. E costruirà grazie a lui un nuovo futuro.
Mi sono innamorata della cover, ma quando ho letto la trama dovevo averlo. Le saghe familiari sono un’altra delle mie grandi passioni soprattutto quelle sudamericane e questa non ha fatto eccezione per la potenza delle descrizioni e la forza che ne deriva. Ho amato molto questo libro, anche se ci ho messo una vita a leggerlo. La storia della Segovia unisce monito e superstizione, realtà storica e personaggi di fantasia, gioia e dolore, la dolcezza del miele delle api e lo spavento del loro pungiglione e regala una storia piena di meraviglia da leggere con la consapevolezza che siamo sempre noi i fautori del nostro destino.
La mia recensione
L’Ora dei dannati di Luca Tarenzi
Dopo aver accompagnato Dante nel suo viaggio, Virgilio, che ha intravisto la luce divina sulla montagna del Purgatorio, non può tornare nel Limbo. È destinato a restare nell'Inferno, dove può muoversi liberamente, anche se sempre alla mercé della violenza degli angeli caduti, gli Spezzati. Per questa sua peculiarità diventa un ingranaggio fondamentale nell'ambizioso piano di Pier delle Vigne, che intende raccogliere un gruppo scelto di dannati - il Conte Ugolino, Filippo Argenti e Bertran de Born - per fuggire dall'Inferno. Un fantasy ambientato in un Inferno dantesco descritto magnificamente: un racconto carcerario; una storia di redenzione piena di colpi di scena e combattimenti appassionanti, fino all'incredibile finale che lascia aperto il destino dei cinque straordinari antieroi.
Nella storia di Tarenzi invece la missione che si prefigge il poeta ha tutto tranne che approvazione. È un tentativo basato sul raziocinio di Pier delle Vigne e sulla cooperazione dei dannati che il suicida ha reputato necessari alla realizzazione. È un progetto ambizioso, folle, spericolato, l’unico possibile. La storia quindi si basa sugli incastri delle diverse personalità e sulle diverse aspettative che il gruppo ha, l’obiettivo, la fuga, è comune, ma nel frattempo ognuno di loro ha delle aspettative differenti. Una storia affascinante e complicata, contraddittoria e inquietante, che attraversa l’Inferno e lascia con il fiato corto e la voglia di saperne di più. Intensa e sorprendente, che tanto degli eroi buoni siamo stufi tutti, le mille sfaccettature umane del peccato sono molto più affascinanti.
La mia recensione
Invisibili di Caroline Criado Perez
In una società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, viene sistematicamente ignorata. A testimoniarlo, la sconvolgente assenza di dati disponibili sui corpi, le abitudini e i bisogni femminili. Come nel caso degli smartphone, sviluppati in base alla misura delle mani degli uomini; o della temperatura media degli uffici, tarata sul metabolismo maschile; o della ricerca medica, che esclude le donne dai test «per amor di semplificazione». Partendo da questi casi sorprendenti ed esaminandone moltissimi altri, Caroline Criado Perez dà vita a un’indagine senza precedenti che ci mostra come il vuoto di dati di genere abbia creato un pregiudizio pervasivo e latente che ha un riverbero profondo, a volte perfino fatale, sulla vita delle donne. Perché nei bagni delle donne c'è sempre la coda e in quelli dei maschi no? Perché i medici spesso non sono in grado di diagnosticare in tempo un infarto in una donna? Perché, negli incidenti stradali, le donne rischiano di più degli uomini? Un libro rivoluzionario ed estremamente rivelatorio che vi farà vedere il mondo con altri occhi.
“Invisibili” è uno di quei libri che non puoi leggere senza provare emozioni forti, senza rimanere indifferenti. È uno schiaffo bello forte a tutte le nostre convinzioni, un saggio che dati alla mano, analizza la mancanza di dati di genere in moltissimi ambiti della nostra società, dalla salute all’edilizia, dalla topografia delle nostre città al mondo del lavoro, dal soddisfacimento delle necessità familiari alla gestione di intere comunità. Caroline Criado Perez è attentissima a ricostruire la falla nell’impianto che guida le scelte politiche e sociali di un mondo costruito a misura d’uomo, o per meglio dire a misura di maschio. Un saggio illuminante e irrinunciabile che dovrebbe essere letto da tutti.
La mia recensione
Centro di Amalia Frontali & Rebecca Quasi
Londra, 1908. La capitale britannica si prepara ai Giochi della IV Olimpiade. Miss Ina Wood appartiene alla squadra femminile di tiro con l’arco e Monsieur Pierre Le Blon è un valente schermidore belga. Si incontrano per caso, a seguito di un piccolo incidente automobilistico e scoprono di avere in comune un certo talento per la dissimulazione: Miss Wood guida un’auto non sua e Monsieur Le Blon non è chi dice di essere. Tra schermaglie sportive e romantiche gite tra i ranuncoli, si consuma quella che pare destinata a restare una fugace avventura. Ma il destino, lento e inesorabile, dispone che i nostri atleti si ritrovino a Vienna nel 1914, per affrontare il passato ed essere travolti dagli ingranaggi della Storia.
È un libro che mi ha incuriosito fin da quando le due autrici hanno iniziato a pubblicarlo a puntate riempiendo le loro pagine Facebook di estratti. È una storia di una storia d’amore senza tempo inserita in una cornice storica realistica e curatissima che mi ha emozionato fin dalla prima pagina. Rebecca Quasi e Amalia Frontali riescono nell’impresa di unire fantasia e realtà, emozioni e ricerca, storia e immaginazione, tra la Londra delle Olimpiadi del 1908 e una Vienna da Belle Époque, in un romance che sfugge le logiche del tempo e riempie il lettore di suggestioni.
La mia recensione.
Quali sono i libri che hanno segnato il vostro 2020?
Raccontatemelo in un commento.
#Rebecca Quasi#Amalia Frontali#Matt Haig#Elisabetta Rasy#Samanta Schweblin#K.O. Kwon#Alice Basso#Randolf Menzel & Matthias Eckoldt#Sofia Segovia#Luca Tarenzi#Caroline Criado Perez#Best of#2020#lista#varie#recensioni
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Rifererirsi a un libro (o a una storia) come un giallo è una cosa che può accadere solo in Italia. Questa denominazione delle trame che, secondo diverse modalità, trattano della risoluzione di un mistero, proviene infatti da un aneddoto editoriale: gialle erano le copertine della serie di libri polizieschipubblicati in Italia da Mondadori a partire dal 1929. Chiamati proprio “I gialli“, i libri di questa collana avevano (e hanno ancora) una grafica gialla arricchita da un cerchio in copertina nel quale era raffigurato un evento chiave della storia.
Quando ha inizio il genere giallo?
Benché intrighi e misteri da svelare non fossero temi nuovi in letteratura, quello che viene considerato il primo vero giallo, per il suo contenere tutti i canoni che poi costituiranno le basi di questo genere, è I delitti della Rue Morgue, pubblicato nel 1841 e primo della serie del detective Dupin ideata dallo scrittore Edgar Allan Poe, diventato in seguito celebre per la deriva horrordella sua produzione letteraria.
Siamo a Parigi, ed è stato commesso un delitto che pare impossibile da risolvere. Un’anziana e sua figlia sono state assassinate in modo brutale, ma l’appartamento dove è avvenuto il crimine viene trovato blindato dall’interno. Poe con questa storia non solo crea il primo giallo, ma inaugura anche il topos dei delitti irrisolvibili a causa dell’apparente mancanza di vie di fuga del colpevole, convenzione letteraria poi divenuta nota come enigma della camera chiusa.
La chiave per la risoluzione del delitto è l’acume di Dupin, che riesce lì dove molti altri falliscono: il suo genio ineguagliabile sarà poi d’ispirazione per l’ideazione dell’imbattibile detective Sherlock Holmes, le cui avventure create dalla penna di Arthur Conan Doyle sono, se non le più conosciute, sul podio dei gialli più amati di tutti i tempi.
Quelle che in inglese vengono definite detective stories nascono quindi con elementi precisi: un crimine da risolvere, meglio se all’apparenza irrisolvibilee un’investigatore dalle mirabili doti intellettuali che riesce lì dove interi corpi di polizia non sono in grado di cavare un ragno dal buco. Centrale è l’importanza del metodo deduttivo: le prove a disposizione e la logica ferrea, in pieno spirito positivista, non possono che portare alla risoluzione del crimine. Su questo concetto si basano spesso le taglienti osservazioni di Holmes: “Quando hai eliminato l’impossibile, tutto ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità”.
Quali sono i sottogeneri del giallo?
Il grande successo di questo genere, come accaduto per molti altri, ha condotto a un ammorbidimento delle strutture che a sua volta ha permesso la canonizzazione di nuove caratteristiche. Da qui si sono sviluppati infiniti sottogeneri, che fanno sì che un giallo oggi difficilmente sia solamente una storia del mistero.
Nel volersi soffermare su alcune derivazioni di maggiore successo – servirebbe un saggio intero per soffermarsi su tutte – una tappa importante dello sviluppo del giallo è senza dubbio rappresentata dalla nascita di investigatori che più che l’intelletto hanno dalla loro parte una grande comprensione dell’essere umano; i colpevoli, d’altro canto, al posto che spietati assassini o individui senza morale diventano anime turbate che peccano di terrene debolezze. La profondità psicologica dei personaggi, la finezza dei dialoghi e le lacune della morale pubblica divengono centrali a scapito delle doti dell’investigatore e dell’artificiosità del crimine.
Riconducibili a questa modalità d’investigazione sono il commissario Montalbano, ideato da Andrea Camilleri e il commissario Maigret, frutto della fantasia di Georges Simenon, amati dagli appassionati del genere non solo per la qualità degli intrecci ideati ma anche per la capacità di raccontare con realismo i luoghi e le società in cui questi si svolgono.
L’attenzione alla psicologia dei personaggi è centrale anche nel noir, altro genere scaturito dal giallo: come suggerito dal nome, in questo filone le atmosfere si fanno più cupe, i crimini a volte più macabri. Le città, molto spesso sfondo dei noir, sono descritte a fondo, e pulsano di un carattere proprio, tanto da diventare a volte quasi un altro personaggio della storia. Criminalità dilagante e degrado sociale fanno da cornice a una vicenda in cui la moralità degli stessi protagonisti -spesso detective violenti, o con un passato oscuro e misterioso- non si può considerare al di là di ogni sospetto.
Perché si parli di giallo poi, non è necessario che la mente atta a risolverlo appartenga a un investigatore di professione, pubblico o privato che sia. Lo insegnano personaggi come Miss Marple, anziana con molto tempo libero sempre pronta a indagare le sfaccettature della natura umana. Ad aver creato questo arguto personaggio è la prolifica autrice di gialli Agatha Christie, la cosiddetta “Regina del mistero”, che nella sua produzione conta anche la saga dedicata al detective Hercule Poirot e Dieci piccoli indiani, uno dei romanzi più emblematici del genere giallo.
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nuvolette vol.1 (spassionati consigli fumettistici in più puntate)
qualche tempo fa l'ottimo @soggetti-smarriti mi ha chiesto di consigliargli qualche fumetto da leggere. quando mi chiedono qualche dritta su cose di cui sono appassionato ma non esperto (ad esempio appunto i fumetti, o la musica, o la vita) vado sempre un po’ in crisi, per paura di lasciar fuori cose fondamentali o più semplicemente perché mi sembra azzardato assumere che qualcosa che mi piace possa avere lo stesso effetto sugli altri (e poi, signora mia, la responsabilità di suggerire a qualcuno come spendere i propri soldi è una roba che mette un'ansia incredibile, siamo onesti).
ho quindi deciso di buttare giù qualche post sull'argomento, perché se devo fare una cosa tanto vale farla lunghissima ed estenuante. poi dite che non ci metto buona volontà.
dovendo pur cominciare da qualche parte ho deciso di farlo con alcuni titoli di quella che, per offerta, è la mia casa editrice italiana preferita, la bao publishing. sono peraltro persone a cui ho la fortuna di voler molto bene, per cui so anche quanto si facciano il paiolo e quanto siano appassionati nel loro lavoro.
l'altro motivo per cui ho scelto di cominciare dalla bao è che fino al 24 settembre i loro titoli in libreria (anche in quelle online) sono in promozione, scontati del 25%. mi piaceva l'idea di dare consigli sfruttabili al momento giusto. è tutta una questione di tempismo.
metto di seguito una decina di titoli, e magari qualche altro suggerimento a lato, perché santo cielo va bene la snellezza ma altrimenti avrei dovuto fare dei tagli imperdonabili. e già così ne ho fatti di dolorosi. partiamo? un attimo solo, il tempo di un:
nota bene) la bao pubblica/ha pubblicato un sacco di autori famossissimi anche per chi non mastica di fumetti, come zerocalcare e leo ortolani, e altri mostri sacri del media che, con buona probabilità, anche il lettore più che casuale può conoscere, come alan moore, grant morrison, terry moore, scott mccloud e via andare. non ho ritenuto opportuno inserirli nella lista seguente proprio perché ho preferito andare un gradino sotto. sono comunque ovviamente consigliati, e potete trovare in giro pareri a riguardo ben più autorevoli dei miei.
bon, partiamo. dieci titoli, in nessun ordine preciso:
1) saga, di vaughan e staples. saga è la mia serie a fumetti preferita degli ultimi quindici anni, ed è comunque ai primi tre posti nella classifica assoluta. saga è 33% testo, 33% disegni, 33% eroina. comprate i primi due volumi e non riuscirete più a uscirne. sfrutta un'ambientazione fantascientifica (due persone appartenenti a pianeti in guerra tra loro si innamorano, fanno una figlia, scappano da chi li vuole ammazzare)(il resto della galassia, sostanzialmente) per regalare una serie di personaggi e ambientazioni memorabili. dentro c'è tutto quello che ti serve sapere della vita, come nelle canzoni di ryan adams. ma con in più i principi robot. BONUS: vaughan è uno dei miei scrittori preferiti, tornerà in altri post. la bao ha pubblicato altri titoli suoi tra i quali consiglio paper girls (ambientazione anni ottanta, viaggi nel tempo, mostri; consigliato se vi è piaciuto stranger things) e private eye (un mondo senza internet a seguito di un leak globale delle informazioni, un protagonista che di lavoro scopre le informazioni personali della gente, omicidi). BONUS 2: per quanto riguarda le serie (il resto dei titoli saranno libri a sè stanti) consiglio the wicked + the divine, di gillen e mckelvie. ogni novant'anni degli dei si incarnano nei corpi di alcuni ragazzi. diventano famosissimi ma entro due anni muoiono. la premessa è ottima, il fumetto la sfrutta molto bene.
2) bone, di jeff smith. qui un po’ ho barato, perché è comunque un fumetto famosissimo. la bao ne ha fatto un'ottima edizione in volumone. è una enorme saga fantasy con toni umoristici che, pur accompagnando tutta la narrazione, lasciano spazio anche a momenti da occhio umido non indifferente. letto in età adulta è affascinante, letto da ragazzo può farti innamorare di un certo tipo di storie e ambientazioni.
3) ogni piccolo pezzo, di stefano simeone. simeone è probabilmente il mio giovane autore italiano preferito. con la bao ha recentemente pubblicato diciottovoltevirgolatre, anch'esso molto bello, ma metto ogni piccolo pezzo per due motivi. il primo è che, per ragioni personalissime, mi è entrato particolarmente nel cuore, il secondo è che fa parte di una collana (le città viste dall'alto, graphic novel in cui il comune denominatore è il rapporto, più o meno esplicito, con le città che fanno da sfondo alla vicenda) che secondo me è piena di gioiellini. è una storia che parla di amore, della mancanza di istruzioni per la vita, di nostalgia e di cialtroni. e i cialtroni di simeone sono meravigliosi. BONUS: simeone ha anche un tumblr, lo trovate qui. per le città viste dall'alto consiglio anche, per rimanere sugli autori italiani, il settimo splendore di favia e bufi (favia è bravissimo, e potete trovare aggratis nella internet il webcomic australia, da lui scritto), che è ambientato a parigi e parla di amore, ricordi e ha una delle mie tavole di dialogo preferite di sempre, fermo di sualzo (servizio civile, empatia, musica, amore e trovare se stessi) e in inverno le mie mani sapevano di mandarino di sergio gerasi (memoria, amore, pugni nello stomaco).
4) residenza arcadia, di daniel cuello. cuello lo avrete visto passare anche su tumblr, è un autore di webcomic molto apprezzato (a ragione). il libro è -ad oggi- la mia graphic novel preferita dell'anno. è ambientato in un condominio abitato da meravigliose (che è diverso da positive, sia chiaro) figure di anziani, ed è intrecciato ad una situazione politica sottilmente distopica di cui vengono forniti soltanto gli scampoli che arrivano all'interno delle mura dell'edificio. inaspettatamente potente.
5) pillole blu, di frederick peeters. una storia (in edizione aggiornata) pubblicata per la prima volta a inizio anni duemila. è la storia vera di come l'autore si sia innamorato della sua compagna, malata di aids con un figlioletto nella stessa condizione. parla di paure, responsabilità e piccole felicità più o meno fragili. è un libro importante, come tutto ciò che affronta quello che spaventa. 6) i kill giants, di kelly e ken niimura. sta per uscire il film tratto da questa graphic novel, e non vedo l'ora. è un libro bellissimo, che parla di una ragazzina e dei giganti che deve affrontare. non voglio dire molto di più, perché davvero merita di essere scoperto, letto ed amato. fidatevi. leggetelo il prima possibile.
7) la gigantesca barba malvagia, di stephen collins. in una città ordinatissima, a un tizio non smette di crescere -tantissimo- la barba. con esiti piuttosto evidenti su se stesso e su tutto quello che lo circonda. parla della paura di cambiare in modo originale e delicato. altro libro sorprendente, di quelli che leggi il titolo e pensi ‘ah, ok’, poi lo finisci e invece porca zozza.
8) appunti di vita, di boulet. boulet è la fonte di ispirazione pluridichiarata di zerocalcare per la creazione del suo blog, e si vede. nella struttura e nel modo intimista di affrontare la narrazione (per quanto, ovviamente, con tematiche diverse e diverso peso e tipologia della cultura pop di riferimento), nelle umanissime gioie e nevrosi descritte e nell'autoironia che pervade ogni singola vignetta. nella trasposizione da web a carta ci guadagna.
9) e la chiamano estate, di jillian e mariko tamako. altra graphic novel che affronta un momento di passaggio, questa volta tra l'infanzia e l'adolescenza della protagonista. la noia, le amicizie, la prima cotta, le situazioni più piccole e più grandi di noi che capitano nei momenti di mezzo. è un fumetto che fa venire nostalgia di cose mai vissute, ed è sempre un buon segno quando succede.
10) come prima, di alfred. due fratelli affrontano un viaggio che li riporta a luoghi del loro passato e alle radici della rottura del loro rapporto. è un racconto di viaggio, e io i racconti di viaggio non li ho mai amati particolarmente. eppure questo lo rileggerei altre duecento volte. anche qua, qualcosa vorrà pur dire.
honorable mentions) due libri che mi sono molto piaciuti accumunati da una veste grafica preziosa e dall'ambientazione temporale. il porto proibito di radice e turconi (una storia -scritta e disegnata con maestria e sensibilità notevoli- di seconde possibilità, e non ce ne sono mai abbastanza) e green manor di vehlmann e bodart (una serie di piccoli, originalissimi raccontini gialli, godevolissimo e scorrevole).
ps) questi consigli sono indirizzati ad un pubblico cresciutello, ma la bao ha anche un'ottima linea per i lettori più giovani. personalmente -anche da cresciutello- sono un grande ammiratore della serie di hilda di luke pearson, che non posso non aggiungere alla lista. ok, alla fine una ventina di libri. mi sono limitato, dai, pensavo peggio.
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Omicidi a Luci Rosse di Francesca Bertuzzi: Un Thriller Italiano Ricco di Suspense. Recensione di Alessandria today
Intrighi, ombre e passioni: un caso da risolvere che tiene il lettore col fiato sospeso
Intrighi, ombre e passioni: un caso da risolvere che tiene il lettore col fiato sospeso Il fascino oscuro di un mistero tutto italiano “Omicidi a Luci Rosse” di Francesca Bertuzzi è un thriller che conferma il talento della scrittrice nel creare storie avvincenti, ricche di tensione e colpi di scena. Pubblicato da Newton Compton Editori, il romanzo offre un viaggio tra ombre e segreti, portando…
#Alessandria today#Atmosfere Cupe#Crimini e misteri#crimini efferati#Francesca Bertuzzi#Francesca Bertuzzi autrice#Francesca Bertuzzi romanzi#gialli italiani#Google News#Intrighi e Segreti#intrighi nelle storie#Investigazioni#italianewsmedia.com#Letture avvincenti#letture coinvolgenti#Letture consigliate#libri di crimini#libri di mistero#libri di Newton Compton#libri di suspense#libri italiani#libri per appassionati di gialli#misteri da leggere#misteri da risolvere#narrativa contemporanea italiana#narrativa di tensione#narrativa femminile#narrativa intensa#narrativa noir#Newton Compton Editori
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📖Trama: L'Orient-Express, il leggendario treno delle spie e degli avventurieri internazionali, occupa un posto importante nell'immaginario collettivo degli appassionati di letteratura poliziesca. Il merito è di Agatha Christie, la regina del giallo, e della sua creatura, l'impareggiabile Poirot. In quella che rimane probabilmente la più celebre delle sue imprese, l'investigatore belga, salito a bordo di un vagone di prima classe partito da Istanbul e diretto a Calais, è costretto a occuparsi di un efferato delitto. "Assassinio sull'Orient-Express", apparso nel 1934, è da molti considerato il capolavoro di Agatha Christie, sicuramente uno dei libri gialli più conosciuti in tutto il mondo. 🏷Citazione preferita: “Ha un suo fascino un groviglio di estranei costretti insieme per giorni, con nulla in comune a parte il bisogno di recarsi da un luogo ad un altro, che non si rivedranno mai più." ☑Valutazione: 🎃🎃🎃🎃🎃/5 #booklover #bookmania #instabooks #instabook #lanottedeilibriviventi #coefficientezucca #leggere #bookstagram #libriperragazzi #bookstagram #bookstagrammer #mondadori #mondadorilibri #librimondadori #oscargialli #agathachristie #assassiniosullorientexpress #poirot https://www.instagram.com/p/BuUXftFn856/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=tlg4qwunciou
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È tempo di libri!
Dal 19 al 23 aprile nei padiglioni di Rho si svolgerà la nuova fiera dell'editoria italiana, Tempo di libri. SBM sarà ovviamente presente con un suo grande stand e tutti i giorni animerà la città con un ricco calendario di iniziative. Per dare una struttura alle centinaia di appuntamenti in programma è stato pensato un meccanismo semplice ma molto originale. Si tratta di libri, insiemi di frasi, composte di parole, a loro volta fatte di lettere e le 26 lettere dell'alfabeto sono appunto le unità fondamentali alla base delle parole, delle frasi, dei libri e quindi di una grande fiera che parla di libri. A ciascuna lettera è stato associato un argomento e ciascun lettore potrà “leggere” Tempo di libri attraverso questo ingegnoso espediente. Per questo percorso che vuole festeggiare la nuova fiera cittadina ci prendiamo la libertà di usare gli argomenti associati alle lettere per comporre la parola che ci identifica: BIBLIOTECA.
B come bacio (Letteratura rosa / Young Adult) Romanzi leggeri ma non scontati quelli di Luca Bianchini che sarà in fiera il 22 aprile per presentare “Nessuno come noi”. Il 2013 è l'anno del successo quando sforna i due titoli che vi proponiamo per conoscerlo: Io che amo solo te e La cena di Natale. Gli stessi personaggi eccentrici, con i loro amori e dolori, ritratti alla vigilia di un complicato matrimonio e un anno dopo seduti alla tavola del cenone natalizio.
I come immaginazione (Libri illustrati / Fuga / Sollievo) Una penna che ci ha lasciato pochi geniali schizzi di affascinanti architetture futuristiche. Gianni Biondillo il 20 aprile racconterà dell'architetto futurista Antonio Sant'Elia e della sua generazione di artisti visionari presentando Come sugli alberi, le foglie.
B come bacio (Letteratura rosa / Young Adult) Dice di voler diventare il nuovo Fabio Volo, giovanissimo, genitori angolani, Antonio Dikele Distefano sembra non temere giudizi e stereotipi. Qualche anno fa mise la sua opera prima Fuori piove, dentro pure. Passo a prenderti? in free download e da lì si è fatto conoscere con il passaparola. Per chi volesse conoscerlo sarà in fiera il 20 aprile con il nuovo “Chi sta male non lo dice”.
L come luce (Fisica / Religione / Pittura / Astronomia) Quando l'uomo ha cominciato a scrutare la notte stellata? Da questa domanda parte il viaggio che ci propone Marco Bersanelli, astrofisico di fama internazionale, ne Il grande spettacolo del cielo. Dalle origini della storia ad Einstein, una dopo l'altra si dispiegano tra le pagine le grandi rappresentazioni del cosmo. Il libro sarà al centro della conferenza che Bersanelli terrà il 20 aprile.
I come immaginazione (Libri illustrati / Fuga / Sollievo) Ospite d'eccezione, Luis Sepulveda animerà uno dei panel del 22 aprile sul tema “L'importanza delle favole oggi”. Pochi contemporanei come l'autore cileno hanno saputo trattare questo particolare genere con la necessaria profondità. Vi suggeriamo l'audiolibro Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza. Dura un'oretta ma è tempo ben speso... a tutte le età.
O come occhi (Fotografia / Facebook / Instagram) La fotografia e il suo rapporto con le nuove tecnologie sarà al centro di numerosi incontri. Per arrivare preparati a dovere conviene dare una lettura a Lo sguardo rovesciato di Roberto Cotroneo, un saggio illuminante sui paradossi che investono questo mezzo di espressione nel mondo contemporaneo.
T come Totò (Cinema / Rapporto col corpo / Umorismo / Satira) A Napoli i morti parlano. Quelli di Totò ci ricordavano che alla fin fine siamo tutti uguali mentre più di recente se ne sono aggiunti altri che gli appassionati di gialli conosceranno senz'altro. Sono quelli che si rivolgono al commissario Ricciardi per avere giustizia. La serie di Maurizio De Giovanni ha raccolto larghissimi consensi in questi anni e l'appuntamento del 21 aprile con Serenata senza nome, è di quelli da non perdere.
E come estraneo (Migranti / Lavoratori atipi / Italiani all'estero) Io sono con te è una di quelle storie che vanno raccontate e che lasciano il segno. Melania Mazzucco incontra, si scontra con Brigitte, la figura ingombrante della sua protagonista che la sfida e ci sfida a trovare un senso nelle dinamiche caotiche che seguono le vite degli uomini. Il 21 aprile con l'autrice interverranno anche Medici Senza Frontiere e la portavoce dell'agenzia ONU per i rifugiati.
C come cena (Ristorazione e filosofia della tavola / Cucina)Noto al grande pubblico come giudice di MasterChef Italia, due stelle Michelin all'attivo e ora anche affermato autore di libri di ricette, Antonino Cannavacciuolo è la star che brillerà nel tardo pomeriggio del 22 aprile. Nelle sue pubblicazioni si fa notare una certa attenzione per la componente emotiva del cucinare...qualche anno fa ci rivelava che Il piatto forte è l'emozione e ancora più esplicito è l'invito del nuovo “Mettici il cuore”.
A come avventura (Scienza / Fantascienza) Un dialogo originalissimo e colto tra due protagonisti del dibattito scientifico italiano, il genetista Edoardo Boncinelli e il filosofo della scienza Giulio Giorello, diventa un volume dal titolo shakespeariano Noi che abbiamo l'animo libero e si riproporrà in fiera il 19 aprile nell'incontro “Scienza, quo vadis?”. Si affrontano le grandi sfide che attendono la società e la scienza dei prossimi anni.
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L’epopea di “Pulp Libri”: quando il romanzo era rock. Francesco Consiglio dialoga con Fabio Zucchella e Umberto Rossi
La parola scritta tracima, inonda il web, ci fa affogare dentro fiumi di parole, migliaia di blog letterari, milioni di utenti social che scrivono, scrivono, scrivono. Tutti scrivono e l’editoria è in crisi. Sempre meno gente legge i giornali cartacei: gente anziana o di età matura. E quanto alle riviste letterarie, chi si ricorda di essersi recato in edicola a comprarne una? Credetemi, siamo in pochi, anche perché quel tipo di riviste non ha mai potuto godere di una distribuzione capillare. Ieri, all’edicola sotto casa, ho contato sedici riviste di gossip e due letterarie: L’indice dei Libri e La Lettura, la testata culturale del Corriere della Sera. Anche la rivista Poesia, fondata nel 1988 da Nicola Crocetti (80 anni questo mese), abbandona le edicole. Finita sotto il controllo della Feltrinelli, verrà distribuita nelle librerie.
Ciò significa che di letteratura si scrive poco? Nient’affatto. I migranti della scrittura hanno trovato i porti aperti del web e sono sbarcati a frotte: giornalisti licenziati o in cassa integrazione, critici senza lavoro, poeti senza lettori, aspiranti scrittori rifiutati perfino dalla Pizza&Fichi Editrice, ma anche tanti appassionati (mi ci metto anch’io, scrittore perennemente in cerca di uno ius soli letterario). Il web accoglie tutti, viva il web!
Oggi per Pangea ho intervistato Fabio Zucchella, caporedattore di una mitica rivista letteraria, Pulp Libri, e Umberto Rossi, uno degli articolisti più attivi e colti della redazione.
Pulp Libri apparve in edicola nell’aprile 1996, nata come inserto di Rumore, una delle più importanti riviste italiane di cultura musicale, e i suoi primi collaboratori provenivano dal mondo dei critici e degli appassionati del rock e della musica alternativa. Fin dalla grafica, Pulp Libri era un unicum, almeno in Italia, poiché richiamava alla mente riviste statunitensi di letteratura popolare che trattavano di fantascienza, racconti polizieschi, western, guerra e splatter. Tuttavia, non fu mai univocamente dedicata al genere pulp, ma, numero dopo numero, provò a indagare l’intero fenomeno della scrittura, dal classico al fumetto, dalle canzoni d’autore alle sceneggiature cinematografiche.
Marco Lanterna, ne Il caleidoscopio infelice. Note sulla letteratura di fine libro, ha scritto che Pulp Libri si connotava per “l’assolutezza critica (cioè l’assenza di calcolo o tornaconto), l’anarchia metodologica, il convincimento che si debba combattere per l’idea, anziché lasciar perdere secondo comode nenie fataliste, fosse solo per una questione di stile, di condotta, di etica”.
La versione cartacea ha cessato di esistere con il numero 104, nel luglio del 2013, dopo 17 anni di uscite bimestrali regolari. Oggi è pubblicata on line (www.pulplibri.it).
Pulp Fiction è un film del 1994 diretto da Quentin Tarantino. Pulp Libri nasce nel 1996. Suppongo che il titolo sia un omaggio al regista statunitense…
Zucchella: No, no. Quel nome non è stato un omaggio in particolare a Tarantino.
Ops, senti il glu glu dell’intervistatore? Colpito e affondato. Vorrei però capire se la rivista mirava a spingere scrittori legati a quel tipo di poetica comunque legata a Tarantino: storie sensazionali con venature grottesche, scrittura epidermica, un forte carattere di divertissement citazionistico.
Zucchella: Da lettore accanito dei Gialli Mondadori o di Urania, da parecchio tempo sapevo benissimo cosa fosse la vera pulp fiction, e il citazionismo postmoderno l’avevo già metabolizzato tramite Barthelme o Barth. Tuttavia, ci piaceva l’idea della “polpa della letteratura” da addentare e da gustare anche cruda, grezza (raw power…), quindi senza particolari mediazioni paludate. Da lettori (certo, un po’ specializzati) per lettori. Volevamo parlare degli autori che ci piacevano, all’epoca spesso dimenticati dall’editoria, degli eterodossi, dei cani sciolti, di quelli confinati nel ghetto delle riviste da edicola, perché pensavamo che in mezzo a quella cosiddetta spazzatura ci fossero cose molto interessanti. Per questo ci accusarono anche di snobismo.
Rossi: Spesso mi chiedevano per quale rivista scrivessi, e quando rispondevo Pulp Libri qualcuno storceva la bocca e rispondeva: “Ma a me non piace il Pulp!”, ovviamente pensando a Tarantino. In realtà la rivista parlava di tutto e il contrario di tutto. È vero che andavamo a trattare gli scrittori trascurati o ignorati o dimenticati sia dall’editoria che dalle pagine culturali dei grandi quotidiani, che già allora correvano appresso alle mode o erano impegnati in scambi di favori. Scrissi due articoli piuttosto sostanziosi su Steve Erickson e John Hawkes, che non sono mai stati autori di moda. E poi c’era sempre l’attenzione per le piccole, anche piccolissime case editrici, che per questo ci si erano affezionate. E poi in ogni numero c’era la rubrica di Renzo Paris che rileggeva i classici; non ci facevamo scappare neanche quelli…
Molti autori che scrivevano per Rumore, cominciarono a scrivere recensioni librarie con lo stile e l’approccio con il quale scrivevano quelle dei dischi. Il target di riferimento erano gli appassionati di rock che occasionalmente leggevano romanzi?
Zucchella: L’idea fu dell’editore di Rumore (e prima ancora di Rockerilla), Claudio Sorge, che mise in piedi una piccola redazione guidata da Claudio Galuzzi e coadiuvata inizialmente da me e da Marco Denti. Da tempo tutti, a vario titolo, scrivevamo di musica, avevamo un passato più o meno anche punk. Sapevamo che il lettore di Rumore sicuramente leggeva romanzi e guardava film: così provammo per un paio di numeri, se non ricordo male, con un inserto di libri e l’esperimento ebbe molto successo. Le cose partirono così. Dopo un paio di anni purtroppo Galuzzi venne improvvisamente a mancare, e il timone passò in mano al sottoscritto. In seguito la redazione comprese Claudia Bonadonna e Marco Philopat. L’approccio diciamo così ‘pop’ era complessivo, quindi riguardava anche il progetto grafico, realizzato da Giacomo Spazio. Poi naturalmente con il passare degli anni la rivista è cambiata (si è evoluta?), ma senza mai perdere di vista la sua natura essenzialmente “pratica”: un bimestrale da edicola che potesse fornire una guida ragionata e affidabile ai libri, a certi libri, cercando di presentare autori o filoni che ritenevo interessanti.
Rossi: Devo aggiungere che la rivista s’era fatta conoscere. S’era fatta un nome. Nel periodo in cui la versione a stampa non esisteva più e quella online ancora non era stata attivata mi capitava ogni tanto di incontrare persone, fisicamente o su Facebook, che dopo un po’, quando mi facevo sfuggire che facevo il critico letterario, mi chiedevano dubbiosi: ‘Ma non sarai mica quell’Umberto Rossi di Pulp?’. Mi resi conto allora che le nostre cose erano lette, e con attenzione. Pensa che ci sono diversi affezionati lettori che hanno la serie completa della rivista, e altri aficionados che, nel periodo in cui feci le funzioni di caporedattore, ci scrivevano per chiederci dove potevano trovare i numeri che gli mancavano. Quando con Gallo facemmo partire la pagina Facebook di Pulp che poi si sarebbe trasformata nella versione online attualmente in attività, non faticammo affatto a convincere gli uffici stampa a mandarci le copie per le recensioni. Erano tutti contentissimi che la rivista fosse tornata. E tutti la conoscevano. Tra gli addetti stampa Pulp Libri era una presenza familiare e tutto sommato rispettata. Specialmente negli uffici stampa della piccola editoria.
Una giovane redazione è un crocevia di speranze, illusioni, utopie e voglia di emergere. Ricordi qualche nome importante che ha scritto su Pulp e successivamente si è affermato come scrittore e come giornalista?
Zucchella: ‘Giovane’ non più di tanto, visto che quasi tutti avevamo superato abbondantemente la trentina. Per quel che riguarda speranze etc, non ti saprei dire: quasi nessuno di noi era un professionista; hanno collaborato soprattutto lettori, certo molto forti e un po’ ‘particolari’, che nella vita facevano altre cose: insegnanti, medici, fotografi, bibliotecari, traduttori, librai, pubblicitari, ricercatori universitari. Inevitabilmente non sono mancati personaggi (pochissimi, per fortuna) in cerca di visibilità e di appigli per costruirsi una carriera, ma sono stati più o meno cordialmente messi alla porta. Tra i collaboratori ci sono stati anche dei professionisti, con i quali c’erano (e ci sono) rapporti personali di stima: ad esempio Severino Cesari, Giuseppe Culicchia, Valerio Evangelisti, Paco Ignacio Taibo, Paul Virilio, Carlo Lucarelli, Niccolò Ammaniti, Tiziano Scarpa sono i primi che mi vengono in mente. Roberto Saviano, il Saviano pre-Gomorra, è stato un collaboratore molto presente e propositivo.
Rossi: Alla lista di mestieri elencati da Fabio andrebbero aggiunti anche un dirigente della sanità regionale e un tecnico di una ASL. Era un’umanità assai variegata quella che collaborava, anche se guardiamo solamente a chi scrisse per la rivista per anni, e non occasionalmente. Volendo riassumere, i collaboratori di Pulp si dividevano grosso modo in quattro gruppi: c’erano gli scrittori e i poeti; c’erano gli operatori dell’editoria (traduttori, editor, talent scout, etc.); c’erano quelli, come me e altri, di formazione accademica, con una laurea in lettere o lingue e letterature straniere in tasca; e c’erano i lettori forti se non fortissimi. E per me proprio la compresenza di queste tipologie così differenziate di recensori faceva della rivista qualcosa di unico.
Un vostro collaboratore mi ha detto: “Se anche massacravi un libro, ma argomentando la tua valutazione negativa, Zucchella non si faceva problemi a pubblicarla. Mai successo che un pezzo venisse respinto perché si osava criticare qualche nome illustre”. Eravate così fuori dal giro da non temere nessuno?
Zucchella: Sinceramente la questione di essere o meno nel giro – o di volerci entrare – non si è mai posta, almeno per il sottoscritto e per molti dei collaboratori. La stroncatura di per sé non mi interessava più di tanto, alla fin fine preferivo usare quello spazio per recensire un buon libro (o che comunque ritenevo tale). Ovviamente la rivista non era così ingenua né sprovveduta, certe storture del sistema erano un po’ sotto gli occhi di tutti, anche degli involontari addetti ai lavori come noi (ad esempio, credo che l’unica recensione negativa a un libro di Baricco la si poté leggere sul New York Times, a firma di Nick Tosches). Per qualche anno sulla rivista c’è stata una seguitissima rubrica intitolata “I ritratti dell’editoria italiana”. Daniele Brolli è sempre stato particolarmente lucido – o feroce, a seconda dei punti di vista – nel descrivere certi tic ‘culturali’, un certo mondo (o demi-monde) popolato di editori, agenti, autori, giornalisti, editor. Naturalmente i suoi “Ritratti” hanno causato problemi, sia a lui che a me. Ma era inevitabile.
Rossi: Di Brolli mi piace ricordare la sua serie di elzeviri sulla Pivano. Come ha detto Fabio, feroci. E secondo me, tutto sommato, giustamente. Comunque, se uno va a leggere un numero scelto a caso di Pulp Libri scoprirà che di stroncature non ne uscivano poi molte. Si cercava sempre di valorizzare il libro per quello che valeva; non si sparava il cannone per antipatie o per guerra di bande, come capita altrove. Diciamo anche che, dando spazio a chi veniva deliberatamente ignorato dalle pagine culturali e dalle rubriche mediatiche monopolizzate dalle grandi case editrici, di fatto operavamo, implicitamente, una critica all’andazzo del sistema. Questo non va trascurato.
Con il gran numero, sempre crescente, di book influencer, le miriadi di blog e un accesso sempre più facile ai palcoscenici del web, scrivere recensioni librarie è diventato un campo minato. Se stronchi un autore mezzo conosciuto, i suoi aficionados ti scatenano addosso una shit storm.
Zucchella: Da questo punto di vista seguo poco il web, e spesso vedo cose che eufemisticamente non mi piacciono granché. Di ciò di cui mi parli non so praticamente nulla – anche se mi pare il corrispettivo, ingigantito, di quello che accadeva vent’anni fa. Presumo sia l’inevitabile corollario dell’information overload connaturato alla rete, e della sua accessibilità.
Rossi: Quando facemmo ripartire Pulp Libri in forma digitale nell’estate del 2017 io mi misi d’impegno a contattare i vecchi collaboratori. M’ero segnato i nomi dei recensori su un quaderno, prendendoli da vecchi numeri della rivista, e li cercai caparbiamente con Google. Alcuni accettarono di tornare a scrivere e ancora scrivono per la rivista online; altri avevano mollato completamente libri ed editoria, per cui declinarono. Qualcuno, come Fabio Donalisio, lavorava per un’altra rivista. Alcuni mi dissero che ormai s’erano fatti il blog, che le case editrici i libri glieli mandavano comunque per le recensioni, e grazie per averli chiamati. Ecco, questo dei blog è stato il grande cambiamento, e non sempre da disprezzare. Ci sono blog validi, come ad esempio quello di Tommaso Pincio. Poi ci sono gli influencer: quelli che postano su Instagram la foto del libro con una composizione più o meno artistica intorno. E non siamo neanche sicuri che l’abbiano letto davvero. Tutte queste modalità nuove di fare critica (sempre che critica si possa chiamare, e non sia semplicemente pubblicità fai-da-te) hanno cambiato il quadro della situazione. Non è solo questione di essere attaccati dai tifosi del dato scrittore se lo valuti negativamente, o dai seguaci del blogger se contesti qualche sua esternazione; il problema è che ora c’è una grossa concorrenza derivante da questi nuovi canali di comunicazione, che in certi casi sono tenuti in gran considerazione dagli uffici stampa…
Tra tanti giovani, c’era Renzo Paris; che a tutti gli effetti potremmo definire il Grande Vecchio di Pulp. Come c’era finito?
Zucchella: Paris fu un contatto di Galuzzi, se non ricordo male. Obiettivo della sua rubrica (“Il tempo ritrovato”) era quello di togliere un po’ di polvere dai Sepolcri Imbiancati della Letteratura, di far rivivere l’attualità di certi classici.
Rossi: Fu Renzo a dirmi, un paio d’anni fa, che su Pulp Libri si recensivano i libri come fossero dischi. Diciamo che lui costituiva un contrappeso allo stile talvolta dadaista e talvolta rockettaro, di alcuni recensori. Come ha detto giustamente Fabio, lui rileggeva i classici. Ma non solo. All’inizio della collaborazione aveva destato interesse un libro che Renzo aveva scritto allora dove cercava di fare una panoramica della letteratura italiana del 2000, nel quale aveva trattato anche nomi e tendenze nuove. Insomma, Renzo teneva d’occhio anche i giovani leoni. E devo dire di aver letto ben pochi articoli su Houllebecq come quello che Renzo fece uscire su Pulp. La classe non è acqua.
Secondo te avrebbe senso oggi un ritorno di Pulp in versione cartacea?
Zucchella: Le condizioni sono drasticamente cambiate rispetto a 25 anni fa, com’è ovvio, sotto tutti i punti di vista. Cambiate molto in peggio, se possibile. Comunque penso di sì, avrebbe un senso.
Rossi: La vedo difficile. Stanno chiudendo le edicole. Parafrasando Bianciardi, la vita è agra per tutte le riviste. Per me la via giusta è quella della rivista online, magari gestita in modo più adeguato ai tempi. Pulp Libri sul web avrebbe ancora molto da dire e da fare, e per questo spero che continui a vivere. Ma per farlo deve giocare meglio la partita sui social, che piaccia o non piaccia sono uno spazio che va presidiato. Mi auguro che si comprenda questo.
Francesco Consiglio
L'articolo L’epopea di “Pulp Libri”: quando il romanzo era rock. Francesco Consiglio dialoga con Fabio Zucchella e Umberto Rossi proviene da Pangea.
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Opinione: Assassinio Sull'Orient Express, di Agatha Christie
L'Orient-Express, il leggendario treno delle spie e degli avventurieri internazionali, occupa un posto importante nell'immaginario collettivo degli appassionati di letteratura poliziesca. Il merito è di Agatha Christie, la regina del giallo, e della sua creatura, l'impareggiabile Poirot. In quella che rimane probabilmente la più celebre delle sue imprese, l'investigatore belga, salito a bordo di un vagone di prima classe partito da Istanbul e diretto a Calais, è costretto a occuparsi di un efferato delitto. "Assassinio sull'Orient-Express", apparso nel 1934, è da molti considerato il capolavoro di Agatha Christie, sicuramente uno dei libri gialli più conosciuti in tutto il mondo. Prefazione e postfazione di Oreste Del Buono.
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Ebbene si. Non ho mai letto questo romanzo ne mai visto adattamenti cinematografici (o altro) riguardanti questo famosissimo libro di Agatha Christie. Ma ero parecchio curiosa, vista la fama che lo circonda. Non sono un'appassionata di gialli, preferisco i thriller, eppure alcuni scritti dell'autrice credo che li recupererò. Tutti non credo. Ma torniamo a questo romanzo. In questa storia abbiamo Poirot, uno dei suoi personaggi(investigatori) più conosciuti dal pubblico. Dopo un'indagine sperava di fermarsi ad Istambul, ma un telegramma sconvolge i suoi piani obbligandolo a prendere in tutta fretta il famoso Orient-Express per tornare in Inghilterra. Ma per lui non c'è riposo, infatti durante la prima notte un uomo viene assassinato. Bloccati dalla neve, sono intrappolati sul treno nella prima classe, così Bouch (amico di Poirot) parlando per la Compagnia dei Vagoni-Letto, incarica l'investigatore di scoprire cosa sia successo. Insieme al dottor Constantine i tre si mettono a cercare indizi, interrogare i vari passeggeri, cercando di risolvere il mistero. Una lettura appassionante e sempre più coinvolgente, avanzando di capitolo in capitolo. Un po' noiosa in alcuni tratti per me (nomi, luoghi, dettagli da ricordare), che potrebbero svelare qualcosa sul colpevole e far indovinare al lettore chi sia stato. Ammetto di aver formulato diverse teorie durante la lettura, ma alla fine di tutto niente riusciva ad avere un senso ed incastrarsi per bene. Si, nella letteratura moderna siamo abituati ad uccisioni senza moventi (o spesso non così evidenti), ma qui si gioca su altro territorio, con regole diverse, ed ammetto che la soluzione mi ha lasciato senza parole. La Christie è una donna davvero talentuosa e il suo successo è meritatissimo, ancora oggi e spero per molto molto tempo. Mai avrei immaginato un finale del genere. Mi ha lasciato senza parole. Se non lo avete mai letto, vi consiglio di tenerlo a mente e provarci. Non indovinerete mai! Volete tentare? from Blogger https://ift.tt/2OwrnTx via IFTTT
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