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Io Sono Tornato: Brian Freeman e il fascino del thriller psicologico. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nella mente umana e nei segreti più oscuri, firmato da un maestro del thriller contemporaneo.
Un viaggio nella mente umana e nei segreti più oscuri, firmato da un maestro del thriller contemporaneo. Biografia dell’autore: Brian Freeman Brian Freeman, nato nel 1963 a Chicago, è uno degli autori più acclamati nel panorama del thriller psicologico. Conosciuto per la sua abilità nel costruire trame avvincenti e personaggi profondamente complessi, Freeman ha ricevuto numerosi premi, tra cui…
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Blog per scoprire nuovi “mondi”
Come ho detto nella descrizione del blog. Amo moltissimo leggere; leggo soprattutto libri gialli e thriller. In questo blog con le recensioni dei libri che farò (ovviamente senza spoiler) spero di potervi aiutare a trovare più informazioni sui libri su cui magari siete indecisi se comprarli o no. Inoltre spero anche di aiutarvi a scoprire nuovi scrittori (visto che sono sempre alla ricerca di qualche autore bravo ma magari non proprio conosciutissimo). Ovviamente grazie al vostro aiuto e alle vostre passioni spero che anch’io potrò trovare qualche autore di cui non sono ancora a conoscenza e potrò iniziare a leggere i loro libri. Per iniziare vi dico quali sono i miei autori preferiti. Anche se è molto difficile stilare, per me, stilare una classifica dei miei autori preferiti vi scriverò i primi nomi che mi vengono in mente e vi faccio i nomi degli autori di cui a casa ho tutti i libri ( o quasi). I miei autori preferiti sono: Kathy Reichs, Michael Connelly, Tess Gerritsen, Brian Freeman e Carol O’Connell. Ovviamente su questo blog non recensirò solo i loro libri ma qualsiasi libro giallo o thriller che sceglierò di leggere. Pubblicherò una recensione tutti i mercoledì. Per quanto riguarda invece il k-pop, che ho iniziato ad amare davvero tantissimo, visto che ormai ho iniziato ad ascoltare solo questo ogni sera pubblicherò un post (con video o audio) su una canzone che mi ha particolarmente “accompagnato” durante quella giornata. Tutti i giovedì sera invece vi darò informazioni su qualche gruppo k-pop (anche su quelli che hanno debuttato da poco) che amo particolarmente. Spero che inizierete a seguirmi in tanti riuscendo così a darmi la possibilità di conoscere nuovi autori e di confrontarmi con voi anche sulle recensioni che ho pubblicato. Buona giornata a tutti.
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Romance, romance e ancora romance
Si sa che per me la romance è la risposta a tutti i mali, il palliativo che riesce a farmi superare i momenti di forte stress, quelli che restano impallati nei miei neuroni e si avvolgono intorno alla mia capacità di affrontare con calma la vita. Perché è così, più non hai una cosa nella tua vita, più vai cercando un palliativo, palliativo che spesso trovo a contatto con i miei adorati libri. Mio padre, che mi ha visto divorarne uno al giorno, ieri innocentemente mi ha chiesto quanti ne contenesse il mio kindle, al mio innocente “parecchi!” mi ha guardato stranito, incapace di comprendere quanto leggere per me sia più un gesto istintivo che qualsiasi altra cosa. D’altronde è questo che ci contraddistingue come specie, quella dei lettori. Anche in questo caso vi mostro una breve carrellata di libri d’amore che ho letto negli ultimi mesi e le cui recensioni ho lasciato ad accumulare nella cartella sul desktop del mio computer. Enjoy!
- Happily Ever After di Kelly Oram
- Geekerella di Ashley Poston
- Come l’ultimo rigore di Alessia Esse
- Tutte le stelle del cielo di Angela Contini
- It ends with us di Colleen Hoover
- Tempi duri per i romantici di Tommaso Fusari
- Gli effetti collaterali delle fiabe di Anna Nicoletto
- Io sono la pioggia di Beatrice Corradini
La fine di una storia è spesso l’inizio di un’altra. Il rubacuori di Hollywood Brian Oliver e la sua Cenerentola, la principessa Ellamara Rodriguez hanno alla fine trovato l’amore fuori dal mondo digitate. Ma lasciarsi alle spalle il loro anonimato crea una nuova serie di ostacoli per la coppietta preferita dalla nazione. Con lo stress che deriva dalla fama di Brian e le pressioni di una nuova relazione che pesano sulle spalle di entrambi, la coppia velocemente inizia a chiedersi se riescono a farcela a preservare la loro gioia appena trovata o se “il vissero felici e contenti” resta solo all’interno delle fiabe.
“Happily ever after” è il sequel di uno dei miei retelling di Cenerentola preferiti, il carinissimo “Cinder & Ella” che ho letto grazie alla mia adorate Chiara Venturelli. Non è cosa da tutti i giorni ritrovarsi un volume che racconta cosa succeda dopo, cosa si nasconda dietro le improbabili strade del già consolidato. Ma in una storia d’amore reale non è sempre facile, anzi le difficoltà che arrivano a bloccare l’evoluzione di una relazione sono tante, soprattutto quando è problematica quanto quella di Cinder e Ella. Non basta dichiararsi “ti amo” per far funzionare le cose, non basta neanche mettere avanti il denaro, il potere, la fama. Ciò che risulta importante per far funzionare le cose è la comunicazione, la sincerità, la fiducia. Brian deve capire che Ella ha ancora tanto da superare per guarire e accettarsi, Ella deve mettere in conto che se non riesce ad aprirsi con il ragazzo che ama sarà impossibile costruire un legame duraturo. Questa storia mi è piaciuta immensamente proprio perché non si nasconde dietro fronzoli, dietrologie, o facili soluzioni. Ogni passo è necessario per costruire una solida intesa tra i due protagonisti, che si alternano nel punto di vista e nello scoprirsi con l’altro. Perché non è facile, soprattutto quando bisogna ricostruire relazioni che sembravano distrutte come quella con il padre di Ella, o ritrovare la fiducia nell’umanità dopo una prepotente invasione nella loro privacy, o accettarsi, per quello che si è senza paure, senza inibizioni, senza rimpianti.
Quando la ragazza nerd Ella Wittimer vede un contest di cosplay sponsorizzato dai produttori di Starfield, deve iscriversi. Il primo premio è un ingresso al ExcelsiCon Cosplay Ball e un incontro con l’attore che interpreta il principe della Federazione Carmindor nel reboot della serie. Elle ha racimolato tutte le mance del suo lavoro nel camioncino chiamato Magic Pumpkin dietro le spalle della sua matrigna, e vincere il concorso potrebbe essere il suo biglietto per andarsene una volta per tutte – per non dire realizzare il sogno di ogni fangirl. Il giovane attore Darien Freeman non è per niente eccitato per il ExcelsiCon di quest’anno. Di solito adorava partecipare a queste convention, ma ora non sono nient’altro che una stancante sessione fotografica e imbarazzanti incontri con i fans. Interpretare il principe della Federazione Carmindor è tutto quello che ha sempre voluto, ma il fandom storico di Starfield lo ha già etichettato come l’ennesimo fenomeno. Mentre l’ExcelsiCon si avvicina, il suo nascosto lato nerd sembra sempre più falso – finché non incontra che gli mostra tutto il contrario...
Anche se la fiaba di Cenerentola non è di certo la mia preferita, i retelling mi affascinano sempre molto. Forse perché alla fine il riscatto di una ragazza che rifugge tutti gli impedimenti possibili, che realizza i suoi sogni nonostante il terrore indiscusso provocato dal cattivo della situazione smorza molto il senso di una realtà spaventosa che si impegna per gettare tutto all’aria. Eppure la storia di Ella e Darien non è particolarmente originale, né tanto meno particolarmente indimenticabile. Anzi si muove dal più classico del cliché, dalle conversazioni via messaggi sul telefono, in un anonimato forzato e ricercato e che finisce con lo scoppiare quando entrambi scoprono di essere l’ultima persona che l’altro vorrebbe incontrare. D’altronde Darien viene etichettato come un attore viziato e poco talentuoso, incapace di interpretare degnamente il ruolo di Carmindor, e Ella è una delle fan più sfegatate della serie originale, incapace di accettare niente meno della perfezione dal reboot. D’altronde ciò che conta per una fangirl è mantenere lo spirito originale. Manca di verve, di passione, di un twist che lo avrebbe distinto dal classico retelling, e che invece lo appiattisce in una forma che non resta impressa. Certo il motto della serie “Look to the stars. Aim. Ignite.” (Guarda le stelle. Prendi la mira. Spara) è un chiaro invito a non perdersi d’animo a sfruttare ogni occasione, ma ammetto che mi aspettavo molto di più, visto l’immenso carico di aspettative con cui aspettavo questo volume.
Quando Viola Costa e Lorenzo Ragone hanno diciassette anni, sono convinti che il loro amore sia più forte di tutto. Lei vorrebbe diventare una giornalista sportiva. Lui è un calciatore forte e brillante. S’innamorano sui banchi di scuola, senza sapere che il primo amore è sì il più dolce, ma anche il più vulnerabile. La fine della loro storia li segna entrambi, separandoli e rovinando la loro amicizia. Oggi, Viola e Lorenzo non potrebbero essere più distanti. Lei, un’affermata giornalista, vive e lavora a Milano. Lui, invece, vive a Pontenero, il luogo in cui è nato il loro amore. È lì che Viola è diretta per trascorrere un mese di vacanza, ed è lì che – nonostante l’iniziale rifiuto – riallaccerà i rapporti con Lorenzo. In un viaggio tra presente e passato, i due giovani, ormai adulti, avranno la possibilità di ripercorrere la loro storia, e di fare i conti con gli sbagli, i rimpianti, le opportunità mancate. E con una scintilla che forse non si è mai spenta.
Per me i libri di Alessia Esse sono un vero e proprio guilty pleasure, perché di solito riescono a trasportarmi in una dimensione lontana, differente, quasi magica, in cui il romanticismo e la passione trionfano. D’altro canto se ancora immagino con calore la sua fanfiction Vicini a distanza di anni, un motivo ci sarà (e forse è arrivato il caso di rileggerla!). Ma devo dire che con questo ultimo libro mi ha definitivamente preso, come non mi capitava da un po’. Lorenzo (nome che odio, per via dei miei burrascosi trascorsi) è riuscito a conquistarsi un posto nel mio cuore di fangirl nonostante gli errori che certamente commette nel corso della narrazione. Lui e Viola sono destinati a grandi cose, ma come sempre la vita ci mette il suo zampino davanti. Sulle note di Champagne Supernova i due si incontrano, si scoprono, si intrecciano, in una sequenza di eventi che non si può predire, né dimenticare. Perché siamo tutti un po’ egoisti, un po’ fragili, un po’ ignari delle conseguenze che ci colpiscono alle spalle con la forza di una pugnalata. Ma l’amore non è mai semplice, non è mai un rettilineo, bisogna lottare per unirsi e per capirsi. E che a volte ci si arrende, soprattutto quando si è feriti. Forse uno dei lavori migliori della Esse, sicuramente al livello de “La Trilogia di Lilac” con una passione e forza che trasuda da ogni pagina. Il calcio che segna i momenti più importanti delle vicende dei due protagonisti, pur avendo un ruolo importante, non soffoca la narrazione, ma offre ottimi spunti di riflessione e immagini molto evocative:
“Ma le rivincite, fuori e dentro il campo, esistono. E certi errori non sono davvero errori, ma solo tentativi andati male. Opportunità mancate. Rigori non ancora battuti.”
La vita di Kyle Hawkins è alla deriva. Quando viene arrestato per guida in stato d’ebbrezza, possesso di stupefacenti e molestie, il padre lo spedisce a Pretty Creek, nel Vermont, ad aiutare il nonno che ha un negozio di fiori. La provincia è l’inferno per Kyle che, senza amici, va nell’unico pub della cittadina a ubriacarsi; proprio lì lavora Katherine Hutchinson, la vicina di casa del nonno con mille problemi, innamorata di Kyle da sempre. Sarebbe meglio per entrambi stare lontani, ma Kathy è ancora attratta dal ragazzino di quattordici anni a cui ha dato il primo bacio, mentre l’attaccamento di Kyle alla ragazza diventa un modo per scacciare i suoi demoni...
Angela Contini ha un talento particolare, quello di prendere storie apparentemente banali e trasformarle intense e particolari. Anche in questo caso pur presentando la classica struttura della romance, la Contini riesce a presentare la storia di Kyle e Katherine con una precisione memorabile, un racconto che si sviluppa su incontro in apparenza innocente e che svela i risvolti di una vita di rimpianti e desideri nascosti. Non è facile, entrambi i protagonisti nascondono un mare di segreti, difficoltà, scelte sbagliate che si intromettono in un sentimento che si sviluppa in quel Vermont saturo di neve e di incongruenze, di gesti avventati e ricordi da cancellare. Ma è andarsi incontro che cambia le cose, quel senso di appartenenza che non lascia scampo neanche quando tutto sembra andare a rotoli. Lo stile lineare e incalzante della Contini affascina, colpisce e intrattiene, alla grande.
Lily non ha sempre avuto le cose facili, ma non l’ha mai fermata da lavorare sodo per la vita che vuole. È andata lontano dalla piccola città del Maine dove è cresciuta – si è laureta al college, si è trasferita a Bostono e ha aperto il suo negozio. Così quando inizia a provare qualcosa per il bellissimo neurochirurgo di nome Ryle Kincaid, tutto nella vita di Lily sembra troppo bello per essere vero. Ryle è attento, testardo e persino un po’ arrogante. È anche sensile, brillante e ha un debole per Lily, ma la sua completa avversione per le relazioni è un po’ disturbante. Mentre domande sulla sua nuova relazione la sommergono, lo stesso fanno pensieri su Atlas Corrigan – il suo primo amore e un legame con il passato che si è lasciata alle spalle. È il suo spirito affine, il suo protettore. Quando improvvisamente Atlas riappare nella sua vita, tutto quello che Lily ha costruito con Ryle viene messo in pericolo.
Si ci ho riprovato con la Hoover anche se mi ero ripromessa di lasciarmela alle spalle, anche se pensavo che il nostro idillio si fosse concluso. E in effetti è così, la nostra relazione si è bruciata, non riesco più a riconoscere la bellezza delle sue storie. Il fatto è che è tutto esagerato, che ogni cosa sia racchiusa in una coincidenza infinita che esplode quando meno te lo aspetti. Lily e Ryle sembrano perfetti l’uno per l’altro salvo poi esplodere come una supernova. La Hoover ha preso una storia a forte impatto emotivo e l’ha usata per denunciare un fenomeno che affligge la nostra società in maniera tanto capillare da essere quasi irrisolvibile, senza l’impegno costante di tutti. Ma è anche vero che quando il dramma supera l’impatto emotivo diventa troppo, impossibile da giustificare. Perché è vero che la storia colpisce, in maniera totale, ma è anche vero che è decisamente troppo, soprattutto quando la situazione esplode ai piedi di Lily, che non solo ha avuto un’infanzia difficile, ma anche una vita adulta che sembra prometterle la felicità e poi manda all’aria ogni speranza. Perché è vero che bisogna combattere i propri demoni, ma non c’è bisogno di essere tanto catastrofici. Sono fermamente convinta che la Hoover sia una capacissima scrittrice, ma è anche vero che calca troppo la mano.
Stefano ha ventidue anni e una vita tranquilla. Simpatico, belloccio e con la battuta sempre pronta, divide il suo tempo tra le serate a Trastevere con gli amici, il lavoro che non ama particolarmente ma che gli permette di avere una casa tutta per sé, le polpette piene d'amore di mamma e la storia con Michela. Sembrerebbe andare tutto per il verso giusto eppure a Stefano qualcosa non torna. Non può fare a meno di sentirsi incompleto, fuori posto, fuori cuore. Stare con Michela gli ha fatto capire che "con una donna puoi ridere, mangiare, guardarci un film, scoparci tutta la notte, prenderci il caffè insieme e correre comunque il rischio di non amarla". Perché l'amore vero è un'altra cosa. E sta da un'altra parte. Allora succede che ritrovare un dischetto di cartone con sopra disegnato un pettirosso dia uno strattone alla sua vita costringendolo a ripensare a quando, dieci anni prima, era poco più che un bambino. E a ricordare quegli occhi scuri e profondi, quelle lentiggini che diventavano una costellazione, quel modo goffo e particolarissimo di tirarsi da parte i capelli rosso fuoco. Da quel momento niente ha più senso se non andare a cercarla, ovunque sia, rischiando di perdere tutto pur di ritrovarla. Lei, Alice, il pezzo mancante, la ragazzina che ti guardava in un modo che non sai spiegare, in un modo che ti sentivi subito a casa. Perché, davvero, certe volte perdersi diventa l'occasione unica e imperdibile per ritrovarsi. Perché "si possono dimenticare episodi, eventi, parole, canzoni, ma mai le persone che ci hanno fatto del bene".
Seguo la pagina di Tommaso Fusari, Tempi duri per i romantici da parecchio tempo e decisamente non potevo lasciarmi scappare l’occasione di leggere il suo romanzo d’esordio e non avrei mai pensato che sarebbe stato un tale colpo al cuore. Non pensavo che mi sarei immedesimata così tanto. Perché perdersi è facile, ritrovarsi è quasi impossibile. Dentro c’è tutto il mondo di Fusari, la Roma dei sobborghi, quei locali in cui perdersi con un bicchiere di vino in mano, c’è tutto il suo romanticismo di borgata, la sensazione di perdersi nei meandri di incontri che sfuggono alla logica e c’è la Torino che vedo io ogni giorno. C’è la storia di Stefano e Alice, il loro modo di amarsi e onorarsi, di ritrovarsi nei meandri di ricordi che non si lasciano dimenticare, che non sfuggono a tutte le esperienze che li hanno portati a cambiare, a perdersi, a vivere. Crescere e innamorarsi è difficile, complicato, ma allo stesso tempo eccitante e inaspettato, come sa esserlo solo la vita. Fusari è incisivo e inaspettato e il lettore viene continuamente sorpreso dalla narrazione, fino all’ultima pagina.
La vita di Melissa è molto lontana dai sogni e dai progetti che sentiva di poter realizzare fino a pochi mesi fa: dopo aver mandato all'aria un prestigioso dottorato a Londra per amore, l'amore le ha sbattuto la porta in faccia, fregandosene altamente di tutti gli anni passati insieme e del suo cuore spezzato. E ora lei si ritrova disoccupata e sola, con il timore di fidarsi di nuovo. Stefano Marte, invece, è esattamente dove vuole essere: è brillante, carismatico ed è l'erede dell'impero di famiglia, un'azienda domotica di successo internazionale. Melissa e Stefano, due vite agli antipodi, non erano destinati a incrociarsi, eppure una serie di coincidenze li porta l'uno sulla strada dell'altra. La sintonia è immediata, almeno fino a quando lei non scopre chi è lui. Perché Melissa sa esattamente che tipo di uomo vuole al suo fianco, e di certo non è un figlio di papà che crede gli sia tutto dovuto. Il problema è che Stefano è disposto a darle l'unica cosa che lei desidera: il lavoro dei suoi sogni, l'opportunità per riscattarsi e dimostrare il suo valore. Rifiutare non è un'opzione. E, comunque, è solo lavoro. Basta relegare i sentimenti in un angolo insieme al brivido di eccitazione che prova ogni volta che lo vede. E poi lei è una donna razionale, ha già perso tutto per amore una volta, non cadrà mai più vittima del principe di turno. Quello che Melissa non sa è che ogni fiaba ha i suoi tranelli e le sue magie, e restarne immune si rivelerà più difficile del previsto.
Mi dispiace non aver letto prima questa storia, non per particolari motivi, ma perché in certo qual senso mi riconosco in Melissa. Perché sono una donna che svolge un lavoro tecnico in un mondo prettamente maschile, perché devi impegnarti il triplo per emergere e per dimostrare il tuo lavoro. Mi riconosco in lei perché ehi incontrare uno Stefano è facile, salvo poi innamorartene e vederlo tra le braccia di un’altra. Ma la Nicoletto ha la capacità di regalare una storia romantica e vera, in cui le varie dinamiche si scontrano per restituire una storia dal sapore universale. Melissa è una donna in gamba, dotata, forte, che rimpiange una scelta che le ha cambiato completamente la vita. Stefano è un uomo che ha tutto in mano, ma che si lascia condizionare da una famiglia ingombrante, che ama profondamente il suo lavoro e non sa come fare tutti contenti per essere sereno. Milano fa da sfondo alla vicenda, in un connubio che restituisce alla coppia il senso delle loro esistenze, per separarli e renderli più forti, più affiatati, più forti. Tra scene nerd, figuracce, incontri sotto la pioggia, la storia procede, veloce, inarrestabile, meravigliosa.
Quando la porta dell’aula si apre e al posto del tuo solito prof di italiano entra un tizio che sembra un vampiro, bello e ironico. Quando te lo ritrovi sul palco di un concerto, tatuato fino al collo, ma sei ubriaca e fai una figura imbarazzante. Quando assieme a una nuova compagna di banco molto punk entri in rotta di collisione con i pessimi individui del centro sociale di estrema destra poco lontano dalla scuola, e cominci a frequentare un po’ troppo le armi da taglio. Be’, allora la quinta liceo diventa interessante. Nel senso di complicata. Nel senso di pericolosa per l’incolumità fisica tua e dei tuoi amici. Ma Andrea, un nome da ragazzo e un’anima da poetessa punk, di fronte a tutto questo non si tira certo indietro: è una ribelle, lo è anche il professor Primo Parisi, e forse il tempo e il luogo in cui si sono incontrati sono proprio quelli giusti per la ribellione. A dispetto di ogni buonsenso, sono quelli giusti anche per l’amore. Che sboccia come i fiori tra le sterpaglie, controvoglia, contromano, tra un’occupazione scolastica che si trasforma in guerriglia e una gita galeotta a Manchester… Acida, indomita, profonda e dissacrante, Andrea attraversa le avventure dell’anno che le cambierà la vita in sella all’eroica Sally, la sua bicicletta, novella Giovanna d’Arco delle periferie romane, portandoci con sé in un romanzo che sa giocare con le storie e i sentimenti, con il passato e le parole, come il sangue gioca nelle vene: in un fiotto di colpi di scena e colpi al cuore, vivo e indimenticabile.
Sembrerebbe una storia già letta, di quelle proibite e inaccessibili, eppure ha qualcosa di magico la storia di Andrea, una ragazza di quasi diciottanni alle prese con l’ultimo anno di scuole superiori, una vita che sembra distruggerla e una storia che si affastella nella distruzione, nella perdita, nella instabilità. In una Roma che sembra quasi post-apocalittica, la periferia che si arrampica nel tessuto sociale che perde i contatti con la società più imborghesita, Andrea vive il suo anno alle prese con una nuova amicizia e un uomo, Primo, che l’affascina oltre ogni dire, ma soprattutto si mostra a lei per quello che è, la pungola, la stimola, le permette di allargare le ali in un mondo che sembra andare a catafascio. Non c’è niente di perfetto nella storia della Corradini, non c’è niente di statico, è una lenta evoluzione verso la crescita, che diventa vera e inevitabile. E poi ce l’accettazione di se, ce l’amicizia speciale e viva con Dana, c’è l’aggregazione e l’amore, c’è la perdita e il coraggio di reagire di fronte al bullismo e alla distruzione. E c’è la musica, l’innovazione, la lotta.
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