#mistero e tensione
Explore tagged Tumblr posts
Text
"Il venditore ambulante" di Michele Franco. Un inquietante mistero in un paese di montagna: il venditore ambulante nasconde segreti oscuri?. Recensione di Alessandria today
"Il venditore ambulante" di Michele Franco è un thriller oscuro e avvincente ambientato in un tranquillo paese di montagna, che viene sconvolto da una serie di scomparse inspiegabili.
“Il venditore ambulante” di Michele Franco è un thriller oscuro e avvincente ambientato in un tranquillo paese di montagna, che viene sconvolto da una serie di scomparse inspiegabili. La storia prende una piega ancora più inquietante quando un nuovo ambulante, Jack Malton, arriva in città. Jack, un omone dall’aspetto buffo e dal carattere apparentemente gentile, diventa subito popolare,…
#Colpi di scena#Finale inaspettato#Il venditore ambulante#Jack Malton#Jack Malton personaggio#Michele Franco#Michele Franco autore.#misteri in montagna#mistero#mistero di montagna#mistero e tensione#narrativa italiana#narrativa oscura#nuove scomparse#nuovi arrivati sospetti#omoni misteriosi#paese di montagna#Paura#Paura dell’ignoto#personaggi sospetti#romanzi di paura#romanzi Kindle#romanzi thriller#romanzo horror#scomparsa persone#scomparse inspiegabili#Segreti Oscuri#sparizioni#storie di scomparse#Suspense
0 notes
Text
7 Women and a Murder (2021)
#this was very possibly the film with the lowest percentage of male acting I have ever seen#it's a classic whodunnit mystery#is it great? no#but is there tension between all these women? YES#tension and a KISS#and funny dialogues#anyways#film recommendation#7 women and a murder#7 donne e un mistero#netflix
80 notes
·
View notes
Text
Amore è solo la chiave che ci apre le porte della nostra vita emotiva di cui ci illudiamo di avere il controllo, mentre essa, ingannando la nostra illusione, ci porta per vie e devianze dove, a nostra insaputa, scorre, in modo tortuoso e contraddittorio, la vitalità della nostra esistenza.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo esperienza del fatto che l'amore si nutre di novità, di mistero e di pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall'idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l'amore in un affetto privo di passione o nell'amarezza della disillusione.
L'amore svanisce perché nulla nel tempo rimane uguale a se stesso, specialmente quando si ha a che fare con le persone che la vita costringe a un inarrestabile cambiamento. Ma non è il cambiamento a degradare l'amore, siamo piuttosto noi a fare di tutto per degradarlo. [...]
Privo di desiderio, l'amore garantisce tenerezza, intimità, sicurezza, ma non prevede l'avventura, la tensione e il senso del rischio che alimentano la passione. Dal canto suo il desiderio senza amore è stimolante, eccitante, vibrante, ma non ha l'intensità e il senso di un'elevata posta in gioco che rendono profonda la relazione. Non ci è dato, se non per brevi attimi, di fare esperienza nello stesso tempo dell'amore e del desiderio verso la stessa persona. E questo perché l'amore, che nasce sotto il segno della stabilità e dell'eternità, vuole ciò che il desiderio rifiuta.
Il desiderio, infatti, non sa cosa vuole. È un attimo infondato che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione volto a confermare se stesso. Come una forza incontrollata irrompe nella stabilità dell'ordine, producendo nel senso, da tempo codificato, quel contro - senso che fa ruotare i discorsi senza immobilizzarli intorno a un dispositivo reale. Per questo nel discorso provoca la parentesi, l'interposizione. Insinuandosi come un incidente nella propria vita la fa traboccare, esponendola a un altro senso, quasi sempre fuorviante rispetto all'esigenza unitaria di una biografia.
E questo perché il desiderio, a differenza dell'amore che vuole costruzione e stabilità, è un movimento verso un punto di perdita. Non produce un altro linguaggio parallelo, autonomo o alternativo a quello dell'amore, ma solo eventi il più delle volte tra loro irrelati, che mirano alla dissoluzione di tutto ciò che pretende di porsi come unico, come esemplare, come subordinate la ricchezza e la varietà del molteplice. Per questo, nel suo impulso, il desiderio non predispone una risposta e non contiene una soluzione. Non si lascia presiedere da alcuna logica. Se mai è cio che rompe la logica del discorso, la sua grammatica, la sua sintassi. Il desiderio è ciò che nel discorso fa problema.
U. Galimberti, Le cose dell'amore
5 notes
·
View notes
Text
Il termine enjo kōsai (traducibile come "appuntamento sovvenzionato" o "incontrarsi per un aiuto") indica un fenomeno sociale del Giappone contemporaneo, riguardante le studentesse tra i 12 e i 17 anni, ma anche le casalinghe, che in cambio di denaro o di regali sono disposte a frequentare di nascosto uomini adulti.
In pratica le ragazze/donne che praticano l'enjo kōsai sono da considerarsi delle escort a tutti gli effetti.
Il fenomeno apparve agli inizi degli anni novanta, quando i mass media nipponici iniziarono a interessarsi della giovane età delle ragazze e a domandarsi il perché di questo fatto.
Queste ragazze infatti provengono perlopiù da famiglie perbene e dispongono di una buona educazione, a differenza delle sukeban, le ragazze teppiste degli anni settanta.
Si può parlare, dunque, di prostituzione? A volte, purtroppo sì.
Infatti alcune ragazze si limitano ad accompagnare gli uomini ai locali di karaoke o al ristorante, altre si spingono oltre, arrivando ad avere rapporti sessuali.
Gli incontri avvengono tramite il computer, il telefono cellulare o i telekura. Gli uomini che frequentano le ragazze sono soprattutto professori, avvocati e i cosiddetti salaryman, ovvero uomini d'affari.
Talvolta il giro dell'enjo kōsai viene gestito da vere e proprie organizzazioni, le stesse che mettono in contatto i clienti con le ragazze fornendo loro numeri di cellulare, fotografie e quant'altro.
Non è un caso trovare attaccati alle cabine telefoniche dei quartieri 'a luci rosse' i biglietti da visita che ritraggono, spesso anche solo con un disegno in stile manga, le giovani prostitute, descrivendone il servizio offerto.
Biglietti che possono essere staccati da chiunque, per essere immediatamente rimpiazzati da personale apposito.
Gente che agisce per lo più nella clandestinità, ma al contempo sotto gli occhi di tutti.
Le ragazze spendono i soldi ricevuti principalmente in vestiti o borse firmate. Ma a parte questo, che cosa spinga un'adolescente a vendere il proprio tempo ed eventualmente il proprio corpo, è un mistero ancora da chiarire.
Abbiamo infatti appurato che queste ragazze non provengono da famiglie con problemi finanziari e non hanno problemi d'integrazione sociale, tutt'altro, ma il fenomeno è comunque in preoccupante espansione.
La polizia giapponese ha affermato che nel 1995 più di 5.000 ragazze tra i 14 e i 19 anni sono state fermate per problemi riguardanti la prostituzione, mentre nel 1996 nella sola città di Tokyo sono state fermate più di 1.000 studentesse.
Una ricerca del governo metropolitano di Tokyo ha appurato che il 3,5% delle studentesse delle scuole medie e il 4,4% delle studentesse delle scuole superiori ha praticato almeno una volta l'enjo kōsai.
Le cause di questo fenomeno potrebbero essere da ricercare anche in famiglia e nelle scuole.
Parlando di società giapponese, infatti, ci riferiamo a un ambito in cui una famiglia può difficilmente permettersi più di un figlio. Un tempo, il cosidetto 'nucleo familiare allargato' garantiva la sicurezza della solidarietà tra parenti, consigli e la trasmissione di valori che si stanno perdendo.
Come le famiglie europee, quelle giapponesi hanno sempre meno tempo da dedicare ai figli, prese come sono dal lavoro e dall'obiettivo del raggiungimento di una elevata posizione sociale. Nello stesso modo, e forse di conseguenza, anche il sistema educativo appare in crisi: le scuole giapponesi pretendono sempre di più, e qualsiasi errore viene mal tollerato: l'obiettivo è quello di ottenere sempre ottimi risultati, di frequentare le scuole migliori, superare gli esami per le università più prestigiose, trovare un lavoro che sia stabile, redditizio... e diventare ricchi.
Tutto questo sottopone gli studenti a un grado di stress che li porta e sfogare sui più deboli l'aggressività accumulata. Una tensione che sfocia in maltrattamenti verbali e, nei peggiori dei casi, fisici, e a isolare chi viene distinto come 'diverso': perchè non si comporta in un determinato modo o non possiede determinati beni che ne attesterebbero l'appartenenza a un gruppo piuttosto che alla massa anonima e standardizzata.
Da qui, probabilmente, il bisogno di chiudersi in casa, di non frequentare più la scuola, per rendersi invisibili; oppure, al contrario, la necessità di procurarsi, indipendentemente da come, quello che hanno gli altri. Per essere come loro.
L'enjo kōsai, dunque, forse è solo uno dei tanto modi in cui si manifesta una sofferenza che spesso dà risultati se possibile ancora più tragici: pestaggi a scopo di rapina o per divertimento, effettuati da bande di bambini, ai danni di anziani o barboni; delitti, suicidi. Esperienze che segnano non solo chi subisce violenza, ma anche chi le commette: guai con la legge che si ripercuotono su tutta una vita; problemi di coscienza per via di leggerezze che si sarebbero potute evitare. Le stesse giovani che si lasciano coinvolgere nel giro dell'enjo kosai non ne sono immuni, perchè quando si pentono d'essersi buttate via per motivi futili, per poter soddisfare un capriccio, calpestando la propria dignità per privilegiare il materialismo o entrare a far parte di un gruppo incapace di apprezzarle per ciò che sono... è già troppo tardi.
All'enjo kōsai ricorrono spesso le kogal, per ottenere i soldi necessari per i loro divertimenti.
Fonti: GiapponeOnline, Wikipedia, Gals Style
Personalmente penso che questo sia il risultato del voler "apparire" piuttosto che "essere", e che sia un fenomeno a cui la società ti COSTRINGE con forza, soprattutto se sei così giovane, cercando di farti credere che se non hai determinate cose, oggetti, stile, giri di amicizie, non appartieni alla società stessa.
Questo fenomeno di "coercizione" è presente anche in Italia, non solo in paesi così lontani come il Giappone.
Autrice del forum: @adaralbion
youtube
3 notes
·
View notes
Text
The Killing: un viaggio oscuro tra delitto e redenzione.
Introduzione alla serie
The Killing è una serie televisiva crime disponibile su Disney+, remake di un prodotto danese tratto dalle opere dello scrittore David Hewson. La serie statunitense è divisa in quattro stagioni. Le prime due narrano il caso dell’omicidio di una diciannovenne Rosie Larson. Mentre la terza e la quarta trattano altri due casi diversi. Le prime tre stagioni sono composte da 13 episodi mentre l’ultima da sole 6 puntate.
I protagonisti sono una coppia di detective della squadra omicidi: Sarah Linden e Stephen Holder. Insieme dovranno affrontare il crimine nella città di Seattle e affrontare i drammi delle loro vite.
La serie è stata accolta molto positivamente dal pubblico e dalla critica. Personalmente è stata una tra le serie televisive più interessanti e coinvolgenti che io abbia mai visto.
L’ambientazione e l’atmosfera noir di Seattle
I protagonisti sicuramente sono i detective e le famiglie delle vittime, specialmente nella prima e nella seconda stagione. Ma da padrona la fa Seattle. I suoi angoli nascosti, la pioggia costante che infradicia i vestiti di Holder e i capelli di Linden.
Il clima rafforza ancora di più l’atmosfera cupa e asfissiante della trama. Come se la pioggia simboleggiasse il mistero e gli ostacoli che circondano i due detective. Il peso dei vestiti grondanti di pioggia è lo stesso peso che grava su Sarah e su Stephen.
Il tutto è immerso in una fotografia quasi grigia e tonalità che ricordano la tradizione noir. L’inquietudine e la tensione che viene costruita una puntata dietro l’altra.
I personaggi principali e la loro evoluzione
Sarah Linden: il ritratto di una detective tormentata
Sarah Linden è impersonata da Mireille Enos. Il personaggio della detective è scritto meravigliosamente. La tenacia e il coraggio di Sarah vanno pari passo con la sua testardaggine e ostinatezza. Le sue difficoltà familiari e il suo passato travagliato hanno profondamente segnato il suo modo di essere. Quello che ha passato durante la sua infanzia ha segnato in modo radicale le sue relazioni. Tuttavia le sue capacità investigative e il rapporto che instaura con le vittime la rende una detective molto determinata.
Procedendo nelle stagioni le sue difficoltà con il figlio aumentano. Il suo lavoro la travolge e il legame che sente con le vittime diventa sempre più opprimente. Troverà nel suo nuovo collega un punto saldo e un amico su cui contare.
Stephen Holder: il partner con un passato oscuro
Linden nella prima puntata ha in programma di lasciare la centrale di Seattle, partire per la California con il suo fidanzato e suo figlio. Il suo sostituto, Stephen Holder, arriva alla omicidi dalla squadra narcotici e dovrebbe ricevere i casi della sua collega. Tuttavia, le cose non vanno così. Linden rimane a Seattle, troppo presa dal caso della giovane Rosie.
Anche se si capisce che Holder ha dei segreti sembra essere volenteroso di imparare e mettersi in gioco, anche se i suoi colleghi non lo lasciano esprimere il suo potenziale.
Nel corso delle puntate il rapporto tra i due detective si rafforza. Entrambi hanno dei fantasmi del loro passato che stanno provando ad affrontare. Holder è un ex drogato che cerca di rimanere sobrio e risanare il rapporto con la sua famiglia. Holder e Linden saranno l’uno la spalla dell’altro.
La chimica tra i due protagonisti e come influenza la narrazione di The Killing
Sicuramente uno dei punti di forza della serie è proprio il rapporto tra i due poliziotti. Le difficoltà che devono affrontare, l’intensità dei casi e la loro complessa vita privata li legano e li avvicinano sempre di più.
Da fan della serie ovviamente la loro relazione diventa uno dei traini della storia. L’affetto che si vede negli occhi di Holder quando guarda Linden e il modo in cui la fa ridere. Nel corso degli episodi, tuttavia, possiamo vedere Linden irrigidirsi sempre di più, faticare gradualmente a lasciarsi voler bene da Holder. Le difficoltà di lui si aggravano quando sente il loro rapporto vacillare. Insieme allo svolgimento delle indagini, l’evoluzione della loro relazione è uno dei focus più intriganti.
L’indagine al centro della narrazione
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Fin dal primo episodio, ci troviamo immersi in un mondo cupo e malinconico, con la pioggia incessante che cade su Seattle come una metafora del dolore e del mistero che permea la storia. Questo clima si riflette non solo nell’atmosfera generale, ma anche nel ritmo stesso della serie, che rifiuta di svelare la verità in fretta. Al contrario, dilata il tempo, costruendo un senso di attesa prolungata che si traduce in un’esperienza di visione intensamente immersiva.
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Il gioco del sospetto: chi è il colpevole?
Uno degli aspetti più avvincenti di The Killing è il modo in cui riesce a far sospettare di chiunque. Ogni personaggio, dal più marginale al più centrale, sembra avere qualcosa da nascondere. La protagonista, la detective Sarah Linden, interpretata in modo magistrale da Mireille Enos, è spinta a seguire una serie di false piste che portano lo spettatore a sospettare di diversi potenziali colpevoli. Ogni episodio offre nuovi indizi che, anziché avvicinare alla verità, complicano ulteriormente la trama.
Le dinamiche familiari, politiche e personali di ciascun individuo vengono lentamente rivelate, creando una rete intricata di relazioni e motivi che potrebbero portare chiunque a essere il responsabile dell’omicidio al centro della storia.
The Killing gioca con le aspettative del pubblico, mettendo in evidenza come nessuno sia completamente innocente. Questa costruzione del sospetto diventa quasi una danza: ogni volta che si è convinti di aver individuato il colpevole, la serie introduce un nuovo dettaglio che sconvolge tutto. È proprio questa continua oscillazione tra certezza e dubbio che mantiene alta la tensione emotiva.
Temi principali: colpa, redenzione e il lato oscuro della società
Uno degli aspetti più potenti di The Killing è la profondità con cui esplora la vulnerabilità dei suoi personaggi. Sarah Linden è una detective straordinariamente competente, ma anche una donna fragile, costantemente in bilico tra il suo dovere e i suoi demoni personali. La sua ossessione per il caso e la sua difficoltà a separare il lavoro dalla vita privata sono temi ricorrenti che rendono il suo personaggio incredibilmente umano.
Anche Stephen Holder, con il suo passato segnato dalla droga e dalla corruzione, è un personaggio profondamente sfaccettato. La sua lotta per mantenere la sua integrità e guadagnare la fiducia di Sarah è una delle dinamiche più interessanti della serie, che riflette la complessità delle relazioni umane in un contesto di estrema pressione.
La serie non si limita a rappresentare un'indagine poliziesca, ma esplora il lato oscuro della società: la disuguaglianza, la corruzione e il dolore della perdita. Ogni personaggio, anche quelli secondari, è tratteggiato con attenzione, e tutti hanno un ruolo nel complicare il puzzle che Linden e Holder cercano di risolvere.
Conclusioni: perché The Killing è un must-watch per gli amanti del crime
The Killing non è una serie per chi cerca una risoluzione rapida o facile. La sua struttura dilatata e la capacità di mantenere costante il sospetto su tutti i personaggi la rendono un’esperienza unica nel panorama delle serie crime. Con il suo ritmo lento ma intenso, riesce a coinvolgere lo spettatore non solo nella ricerca del colpevole, ma anche nelle vite complesse e vulnerabili di chi cerca giustizia.
Se sei un amante del crime, apprezzerai l’attenzione ai dettagli e la profondità emotiva che questa serie offre. È un viaggio oscuro e complesso, che richiede pazienza, ma che alla fine ripaga con una narrazione avvincente e personaggi indimenticabili.
Vuoi leggere altri contenuti su serie TV da vedere e amare? Guarda gli ultimi post e le EasyTears List.
La vostra Easy Tears.
1 note
·
View note
Text
Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella differenza era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta anti-autoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza.
C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto.
Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità.
Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».
«Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo.
Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».
E la sessualità?
«Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo.
Paolo Crepet
9 notes
·
View notes
Text
Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».
«Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo. Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».
E la sessualità?
«Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo
Paolo Crepet
7 notes
·
View notes
Text
Moon Knight: Una folle corsa tra mistero e avventura
Non posso nascondere l'entusiasmo nello scrivere le prime righe di questa recensione di Moon Knight. La serie che ha per protagonisti Oscar Isaac e Ethan Hawke è infatti un'operazione ben costruita su un personaggio molto intrigante e che permette ai Marvel Studios di andare in una nuova direzione e aggiungere un ulteriore e importante tassello al mosaico che sta componendo sulla piattaforma streaming Disney+.
La nuova serie Marvel adatta un affascinante personaggio a fumetti creato da Doug Moench e Don Perlin nel 1975. La costruzione dei primi episodi della serie è tale da conquistare e spiazzare lo spettatore, soprattutto se a digiuno del materiale di partenza. Lo fa sin da un incipit suggestivo, che ci fa fare la conoscenza del protagonista Steven Grant e la sua monotona vita da impiegato del negozio di souvenir del British Museum, ma fatta anche di qualcosa di dissonante, tra comportamenti spiazzanti che gli vediamo compiere sin dalle prime battute e una frammentarietà di azioni e ricordi che ci fanno capire fin da subito che sotto l'apparenza di ordinario impiegato giace qualcosa di diverso. Un qualcosa di cui lui stesso è all'oscuro.
Il montaggio e la costruzione del primo episodio sono perfetti per farci entrare fin da subito nel mondo del protagonista, sia dal punto di vista della routine in cui appare impantanato e dalla quale è completamente oppresso, sia sul versante opposto in quel qualcosa di fuori dal comune che viene evocato prima e mostrato poi. Oscar Isaac è il perfetto interprete di questa duplicità, nell'incarnare lo schivo Steven ed evocare, con sempre maggior spazio e convinzione, Marc Spector, il mercenario che condivide il suo corpo: l'attore si rivela in perfetto equilibrio tra i due, così come tra i diversi toni che compongono la serie, che non rinuncia a stemperare la cupezza di fondo con sprazzi di quella leggerezza a cui i Marvel Studios hanno abituato i loro spettatori.
Non è però l'unica nota positiva di un cast che si fregia della presenza di un altro grande interprete, un Ethan Hawk altrettanto in parte e altrettanto efficace nel ruolo di un antagonista tutto da scoprire. Intrigante anche il grande lavoro fatto sulle canzoni che accompagnano l'azione, sullo sfondo di un'ambientazione e un contesto narrativo che attinge a piene mani dalla mitologia dall'antico Egitto, le sue divinità e il suo suggestivo e iconico immaginario.
Un immaginario che ben si sposa con lo stile dinamico alla Indiana Jones, che Moon Knight sviluppa con gusto, e che prendono il sopravvento in alcuni degli episodi. Ma sarebbe inesatto definire Moon Knight come una serie d'avventura, così come lo è considerarla una serie di stampo superoistico classico o un thriller a base di tensione e toni dark: la nuova produzione Marvel, sviluppata da Jeremy Slater, attinge a toni e generi diversi per proporre al suo pubblico qualcosa che possa stuzzicarlo, intrattenerlo e sorprenderlo, così di catturare lo spettatore in una sorta di attrazione da parco a tema, capace di cambiare le carte in tavola e spiazzare ulteriormente una volta che si pensa di averla inquadrata.
Come già detto Moon Knight è una serie che mescola toni e generi diversi, divertendosi a spiazzare lo spettatore nel presentarci il nuovo personaggio interpretato da Oscar Isaac, un'ottima aggiunta al corposo cast dell'Universo Marvel. Non è da meno Ethan Hawke, che completa il quadro con un antagonista da indagare, sullo sfondo del suggestivo immaginario mitologico dell'antico Egitto e con un interessante lavoro sulla selezione di canzoni.
👍
- Oscar Isaac, ottima aggiunta al già corposo cast dell'MCU.
- Ethan Hawke, antagonista all'altezza della situazione.
- L'immaginario dell'antico Egitto che aggiunge fascino e suggestioni interessanti.
- La miscela di generi, dal thriller all'avventura, per proporre qualcosa che possa intrattenere e spiazzare.
👎
- La componente più leggera può deludere chi avrebbe preferito una storia del tutto cupa e matura.
#disney plus#disney+#moon knight#marvel#marvel cinematic universe#oscar isaac#ethan hawke#may calamawy
3 notes
·
View notes
Photo
Non mi servono i dettagli. Non mi serve conoscere i posti e gli espedienti, i passi che ti hanno portato davanti alla mia porta. Sei qui. Ti amavo senza condizioni. Perché? Perché dò valore al mistero. All'ignoto. È ciò che sostiene la tensione di un rapporto e ci obbliga ad essere la versione migliore di noi stessi. Il fattore "chissà". Chissà se qualcuna l'ha amato meglio? Una più carina, intelligente, che lo svegliava ogni giorno con una colazione e un bel pompino. Chissà se ha avuto ragazze migliori. Chissà se sogna qualcun’altra. . . più loquace, una ragazza con dei bei fianchi e un vero sedere invece di questi fagiolini coperti di pelle. Senti, credo di sapere qual è il tuo tipo ma non arrivo a farmi paralizzare dalle insicurezza e dai dubbi. Così ogni giorno, quando mi sveglio, e ti parlo e metto questi vestiti firmati del cazzo e ti tengo la mano, io provo ad essere la ragazza migliore che tu abbia mai avuto. E tu vieni a dirmi che devo competere con questa Kiki di Sant Louise, in una vasca a forma di cuore? A quel punto me ne strafrego alla grande. Non so dove stai andando, non ho finito.
Ho capito anche un’altra cosa. Il motivo per cui non sei geloso è che tu non dai valore a quel mistero, vero? E tu non gli dai valore per la stessa ragione per cui non ti chiedi se mi sia fatta di meglio, se sia mai stata con una persona più brillante, gentile o con più talento. È perché è inconcepibile per te che altri uomini a questo mondo siano più interessanti di te. La tua mancanza di curiosità è semplicemente un'estensione del tuo narcisismo, della tua megalomania, della tua visione egoistica del mondo. E non dubitando mai di te stesso, non hai mai pensato di chiederti: "Come divento un compagno migliore?"
#dialoghi#movie quote#Malcolm & Marie citazioni#Malcolm & Marie#film#citazioni#citazione#citazioni film#citazione film#dialoghi film#rapporto#amore#amore citazioni#dialoghi amore#relazioni#coppia#relazioni complicate#rapporti complicati
8 notes
·
View notes
Text
Il prezzo della giustizia di Marcello Risicato: Una corsa contro il tempo nel buio dell’anima. Recensione di Alessandria today
Quanto sei disposto a sacrificare per riportare la luce nelle vite di chi ami?
Quanto sei disposto a sacrificare per riportare la luce nelle vite di chi ami? Un viaggio nel lato oscuro dell’anima umana “Il prezzo della giustizia”, scritto da Marcello Risicato, è un thriller psicologico che intreccia suspense, emozioni intense e una profonda introspezione. Il protagonista, Ethan, un ex agente di polizia segnato da un passato doloroso, si trova ad affrontare il rapimento…
#Alessandria today#Ethan protagonista#giustizia e sacrificio#Google News#Il prezzo della giustizia#indagini serrate#intrighi familiari#introspezione e giustizia#investigazioni private#italianewsmedia.com#letture coinvolgenti#libri avvincenti#libri di mistero#libri di narrativa moderna#libri emozionanti#lotta per la giustizia#Marcello Risicato#Marcello Risicato autore#narrativa contemporanea#narrativa d’autore#narrativa di intrighi#narrativa di redenzione#narrativa drammatica#narrativa emozionante#narrativa italiana#narrativa italiana contemporanea#Pier Carlo Lava#rapimento e giustizia#romanzi ad alta tensione#romanzi di azione
0 notes
Photo
Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
L'INCERTEZZA E LA COSCIENZA
In arte, la tensione verso la vita è sempre un richiamo alla fragilità dell’esistenza. La stessa rappresentazione è tentativo effimero di superamento dell’ineluttabile, anche quando la figurazione pittorica o plastica sembri voler cogliere accenti di illusoria fede metafisica, di grandezza e di fasto tendenti all’espressione eterna: è esigenza antropologica di finalismo. Vita e morte convivono nella sensibilità dell’artista. Anche il richiamo più potentemente prosaico al reale materico, risulta essere rappresentazione del limite invalicabile, di un buio lasciato ai margini. Ogni rappresentazione, sia che abbia carattere sacrale che mondano o profano, lascia sullo sfondo del suo divenire visione ipostatizzata l’incertezza dell’astratto come di una domanda mai soddisfatta e sempre incombente sul significato dell’esistenza. È per questa ragione profonda che un’opera pittorica o plastica suscita passioni inesplicabili: rappresenta il riverbero di una lacerante incertezza colta nel suo presentarsi al cospetto delle coscienze. Così, anche l'annuncio più rivoluzionario della storia non lascia alcuna traccia di grandiosità, ma solo di lirismo rarefatto, di comprensione austera, di dramma accennato. È aspirazione alla salvezza che sconta i limiti di un mistero ineluttabile, non risolve la relazione tra l'umano e il divino se non in un gesto di attesa, di sospensione, di indugio colto in un istante. Un istante che dura da duemila anni.
- Antonello da Messina (1430 - 1479): "Annunziata" (1474 - 1476), Palazzo Abatellis (Galleria regionale della Sicilia), Palermo
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
18 notes
·
View notes
Text
Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene».
«Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo. Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare».
E la sessualità?
«Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo
Paolo Crepet
4 notes
·
View notes
Note
no aspe in che senso si baciano due donne in 7 donne e un mistero??? da quando si può fare che in film prodotto in questa italica peninsula (/gay)
Ebbene sì, anonim_ compatriota! I tempi sono giunti in cui nella patria landa si chiude la nonna nello sgabuzzino e si limona safficamente in salotto. Una grande vittoria, ne converrai.
E ti dirò di più! Perché in questa pregevole pellicola (ambientata per giunta durante il Santo Natale!) turbinano gli ormoni, e c'è una seconda accoppiata in questo cast che ha una tensione non da poco...
Visione consigliatissima, anche solo per vedere Margherita Buy spaccare una bottiglia in testa alla Vanoni. L'Italia è il paese che amo.
5 notes
·
View notes
Photo
DIOR - EAU NOIRE - LA COLLECTION PRIVÉE CHRISTIAN DIOR - Edizione Limitata 2022 - Eau de Parfum - Let’s feel ‘em. Fragrances that whisper softly to senses. Born in the shadow of bright emotions. Always in flight, so close and far away, into endless dark nights, in search for more lights to skim over and love. . Ci sono fragranze che rimangono ancorate alla mente, non perchè ti riconducano ad un ricordo preciso, semplicemente sono più tue, più stimolanti e piacevoli da indossare, inducono una sensazione di piacere diffuso che dà essa stessa corpo al ricordo. Vale per Eau Noire dell'esclusiva La Collection Privée Christian Dior, sbocciata dal talento di Francis Kurkdjian nel 2004, creazione di intraprendente impatto olfattivo e visivo, con quel liquido verde muschio intenso che intercettava lo sguardo. Silenziata per qualche tempo, Eau Noire è oggi riproposta in un'edizione limitata, nell’interpretazione attualizzata che Kurkdjian le restituisce nel fatidico trittico croma-odoroso con Cologne Blanche e Bois d'Argent, certa che saprà ricevere la meritata acclamazione dalla falange di estimatori che ne attendeva il ritorno. Eau Noire ritrova lo splendore di un tempo, essenziale e contemporanea nell'impianto compositivo, filtrata dalla maestria del Naso nell'accurata giustapposizione del chiaroscuro, nel sapiente equilibrio tra aroma e sensazione, freschezza e mistero, in una scrittura libera, fluida, di raffinatezza estrema, distante da quella dimensione erbacea speziata incisiva e coriacea delle origini. Emozionante la sottile armonizzazione verde, la generosa presenza della lavanda espressa in una combinazione di rare assoluta ed essenza, emanazione di felicità, la delizia fruttata balsamica del mirto, l'incisione speziata liftante del timo bianco e quella avvincente traccia di liquirizia che al mio naso è passione senza regole, alla mia pelle è tenerezza e fantasia all'ennesima potenza. Spontanea e maliosa nella sua evoluzione, senza spigoli ed arzigogoli di fatua opulenza, avvinta dalla nuance boisè del cedro, dalla rotonda soavità della mirra, dalla lusinga gourmand della vaniglia. È sincera, suggestiva, di eleganza vera, senza compromessi.
“La riedizione di Eau Noire, Cologne Blanche e Bois d’Argent è riuscita a ripetere l’atto creativo che ha portato a La Collection Privée Christian Dior. Quando sono entrato a far parte della Maison Dior, mi hanno chiesto di riunire le fragranze per tornare a raccontare la loro bellissima storia. La storia di un primo incontro, impegnativo ed elegante. Un ritorno alla tensione tra tradizione e modernità. L’espressione di un’estetica olfattiva che ho sempre seguito.” Francis KurkdjianDirettore Creativo Fragranze Dior Creata da Francis Kurkdjian. Edizione Limitata 2022. Eau de Parfum 40,125, 250 ml. Nelle boutique Dior e online
©thebeautycove @igbeautycove
#dior#la collection privee christian dior#eau noire#perfume#niche perfumes#livelovesmell#thebeautycove
4 notes
·
View notes
Text
Endless Love Anticipazioni: Un sorriso che inquieta: la verità di Asu è più vicina di quanto pensi!
https://ift.tt/oSUdgZV https://www.youtube.com/watch?v=As8U3x8d62c Nel mondo di ‘Endless Love’, un sorriso può nascondere mille segreti. Asu, anche dietro le sbarre, mostra che nulla è mai davvero finito. Con una frase enigmaticamente inquietante, il suo potere non sembra affatto svanito. Mentre il pubblico si trova in bilico tra sollievo e paura, si chiede: cosa ha in serbo Asu? Quali conseguenze avrà la sua rivelazione per Nihan e per tutti attorno a lei? Scopri l’ansia e la tensione che caratterizzano questo episodio, dove le parole pesano più di qualsiasi verdetto. Preparatevi ad un’avventura carica di emozione e mistero. Non perdere questo episodio! #shorts #shortsvideo #shortsfeed from Tv Trend Italia https://www.youtube.com/channel/UCHqQYJ9rtTKFYW8IYlgCqWQ via Formula 1 Live https://ift.tt/5Vd94tm November 27, 2024 at 12:19AM
0 notes
Text
Mia mamma non amava i Beatles. Ai genitori di oggi piacciono i Maneskin. Il conflitto è diventato una sorta di baratto. La rivoluzione dei ragazzi è stata taciuta dalla comunità, che l’ha avvolta in un conservatorismo estremo. Pasolini sarebbe molto preoccupato, la sua denuncia del consumismo si è inverata. Oggi il nonno compra le stesse cose dei suoi nipoti, non è mai successo nella storia umana. Quella cesura era un fatto salutare, ognuno viveva il tempo giusto della sua esistenza. Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ‘68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza. C’è un armistizio: io ti faccio fare quello che vuoi, tu non mi infliggi la tensione di un conflitto. Ma così si spegne il desiderio di autonomia, l’ansia di recidere i cordoni, l’affermazione piena della propria identità. Il conflitto generazionale è sparito. E non è un bene». «Se hai tutto, non cerchi nulla. Una delle applicazioni di intelligenza artificiale più usate dai ragazzi si chiama “Replica”. Non è assurdo? Ogni generazione ha cercato di creare, non di replicare. Si voleva non ribadire, ma stupire, non accettare il frullato di quello che c’è, ma l’invenzione del nuovo. Noi stiamo diventando soli e ne siamo contenti. Abbiamo smesso di parlarci. Nelle scuole, in famiglia, nelle sezioni, nelle parrocchie, nei circoli o nelle piazze. Se vogliamo salvarci dobbiamo disallinearci, dobbiamo rinunciare all’ovvio, vivere la vita da un punto di vista originale. Non dobbiamo replicare, dobbiamo inventare». E la sessualità? «Oggi è vissuta senza desiderio. I ragazzi che frequentano giovanissimi i siti porno aumentano la fruizione ma finiscono col banalizzare il meraviglioso mistero del sesso. L’erotismo è scoperta, non fruizione. Casanova diceva “L’erotismo è l’attesa” e invece ora è tutto spiattellato. Troppo e troppo presto. Celebriamo la libertà sessuale uccidendo l’erotismo Paolo Crepet
4 notes
·
View notes