#storie di potere e corruzione
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Morte in Alabama – James Patterson: Il ritorno di Alex Cross tra segreti, omicidi e corruzione. Recensione di Alessandria today
Nel cuore dell’estate di Washington, un duplice omicidio sconvolge l’opinione pubblica. Kay Willingham, socialista e filantropa con un passato ingombrante, viene trovata morta accanto a Randall Christopher, rispettabile preside con ambizioni politiche.
Nel cuore dell’estate di Washington, un duplice omicidio sconvolge l’opinione pubblica. Kay Willingham, socialista e filantropa con un passato ingombrante, viene trovata morta accanto a Randall Christopher, rispettabile preside con ambizioni politiche. I due erano stati visti insieme più volte, ma nessuno poteva immaginare che la loro relazione li avrebbe condotti alla morte. Ritrovati…
#Investigazioni#Alessandria today#Alex Cross#Corruzione politica#crimini irrisolti#detective iconico#gialli consigliati#Google News#indagini poliziesche#investigatori e segreti#italianewsmedia.com#James Patterson#misteri da risolvere#mistero e tensione#Morte in Alabama#narrativa americana#narrativa crime#narrativa crime sofisticata#narrativa d&039;azione#narrativa di successo#narrativa di suspense#narrativa moderna#narrativa noir#Pier Carlo Lava#poliziesco moderno#romanzi avvincenti#romanzi bestseller#romanzi polizieschi#storie di potere e corruzione#storie investigative
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BAKHMUT È CADUTA!
Il buff-1 di Kiew (lo digito alla tedesca, così evitiamo polemiche) doveva scatenare l'offensiva finale, quella tosta della serie "glielafacciovedere IO ad Apputin!" a maggio.
Maggio è passato.
E il suonatore di piano con il pizello ha perso anche Bakhmut/Artyomvsk. Non ci sarà nemmeno una offensiva a Giugno, se è per questo. Perché non c'è più un esercito ucraino degno di questo nome, viene mantenuta in vita l'apparenza grazie a "iniezioni" di volontari.
Questa guerra non è nell'interesse dell'Europa (e come Europa intendo il Vecchio Continente, non quel consesso di puttane e criminali che siede a Strasburgo e Bruxelles).
Questa guerra non è nell'interesse degli Stati Uniti.
Questa guerra non è nemmeno nell'interesse della Russia o dell'Ucraina.
E dell'Italia, che doveva tirarsene fuori ed essere pedina mediatrice.
Sopratutto: questa, come quasi tutte le guerre, era evitabile, non sarebbe MAI dovuta iniziare, se l'Europa e la NATO avessero firmato gli accordi di Minsk non per prendere tempo (come ha ammesso alla BBC la Merkel) ed armare l'Ucraina, ma per finalmente dare la meritata dignità ai russofoni d'Ucraina.
Ma i cittadini d'Europa non contano nulla: le elites hanno le loro ragioni, sorde ai popoli che governano. I Britannici ricercano la vendetta contro i Russi, colpevoli di aver assassinato Nicola II, imparentato con la monarchia Windsor (o dovrei dire Sachsen-Gotha-Coburg?), e la UE vede un'ottima occasione per perseguire l'Agenda 2030 (basta leggere i giornali tedeschi e le deliranti dichiarazioni dei due Verdi che sono ai dicasteri chiave, Esteri ed Economia, del governo Federale.
I cittadini americani non contano nulla: La guerra è un tentativo di coprire le malefatte della presidenza Obama prima e quella di Biden poi. Specialmente quest'ultimo ha lucrato, tramite il figlio, pescando a mani basse da aziende statali ucraine, riempiendo le sue tasche e quelle del DNC, il "partito democratico" americano. Quale miglior tappeto dove nascondere la sporcizia degli affari di Biden che una guerra, nel patetico tentativo di far dimenticare, in nome del patriottismo, le porcate commesse da Vicepresidente prima e da Presidente poi? Solo che gli Americani, dopo tre anni di bugie e di diritti erosi, non sono convinto che si stringeranno attorno a PedoJoe. Hanno altre preoccupazioni.
I Russi e gli Ucraini ne avrebbero fatto volentieri a meno: sono due paesi dove le storie reciproche si incrociano e sovrappongono, come i vecchi torti (russi) ai nuovi (ucraini). La Russia, se riuscirà a spuntarla, potrebbe inaugurare un ordine mondiale diverso. L'Ucraina, invece, non ha nessuna speranza, tra povertà (era già uno dei paesi più poveri d'Europa), corruzione, le mire territoriali russe (Ucraina dell'est) e quelle polacche (Ucraina dell'ovest).
L'italia? È una mosca cocchiera. Perché esistono interessi privatissimi e nessuno pubblico. Gli italiani non vogliono avere niente a che fare con l'Ucraina e la guerra (tranne i soliti idioti, faziosi e ciechi, che non capiscono che non c'è nulla da difendere né nel sistema NATO né nel sistema UE e che sarebbe ora di allontanarsene prima che crolli tutto rimanendo sotto le macerie). I governi, invece, anche se frutto di elezioni (in italia NON si possono eleggere governi, si nominano, leggetevela la Costipazione ogni tanto...) rappresentano solo se stessi e interessi altri. Perché il sistema è talmente corrotto e manca così tanto una identità ed un popolo (Clemens von Metternich aveva ragione, purtroppo...) che chi è al potere non sa quanto durerà la cuccagna. Per cui fa scorta di favori a terzi per il giorno in cui la politica lo scalzerà dalle poltrone (v. Di Maio, che ha raccolto il premio per aver fatto eleggere dai suoi la von der Leyen).
L'italia, se proprio la si vuole unita, è per sua natura federale. Cattaneo l'aveva capito. I Savoia prima e i Comunisti poi, invece, no.
E non lo capiscono nemmeno gli italiani, un popolo che festeggia il 25 aprile una falsità storica e militare e che la parola LIBERTÀ non sa nemmeno compitarla.
Intanto Bakhmut/Artyomoovsk è caduta, perno sul fianco della ben più importante Kramatorsk. I Russi avanzano, piano ma inesorabilmente.
E noi (alluvione Emilia-Romagna docet, ma anche gli abbracci sgangherati al suonatore di piano con il pizello da parte della nostra presidenta del Consiglio) continuiamo ad essere governati da chi si fa i cazzi suoi, con effetti disastrosi.
Paolo Ortenzi.
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Il Brasile trasformato
Il 30 ottobre si è conclusa l’elezione più combattuta della storia brasiliana: Luiz Inácio Lula da Silva ha battuto Jair Bolsonaro. Chi si è recato alle urne sapeva che non si trattava di un voto qualunque. Bolsonaro aveva fatto di tutto per manipolare il processo democratico e aveva minacciato di contestare qualsiasi risultato che non fosse andato a suo favore. Ma Lula, il 77enne leader del Partito dei Lavoratori (PT), ha fatto leva sull’enorme popolarità che aveva accumulato durante i suoi precedenti anni al potere, arrivando al traguardo con il 50,9% contro il 49,1% di Bolsonaro. Così facendo, ha recuperato parte del terreno che il PT aveva perso nelle elezioni del 2018 e ha aumentato la quota di seggi della sinistra in un parlamento dominato dalla destra. Il risultato è stato senza precedenti: mai prima d’ora un presidente brasiliano era stato eletto per un terzo mandato, né il presidente in carica era stato sconfitto da quando è stata introdotta la possibilità di rielezion
Solo tre anni fa si pensava che Lula fosse politicamente finito e forse destinato a trascorrere il resto della sua vita dietro le sbarre, essendo stato condannato per corruzione. Ora è tornato, ma il Brasile che presiederà è molto diverso da quello che ha lasciato al suo successore Dilma Rousseff nel 2010. La serrata corsa elettorale ha smentito la convinzione, sostenuta da molti a sinistra, che questo fosse ancora essenzialmente lo stesso paese che aveva eletto il PT per quattro volte.
Una volta entrato nel Palácio da Alvorada a gennaio, Lula dovrà fare i conti con un’economia fiacca in patria e all’estero, con l’eredità di sei anni di gravi disfunzioni istituzionali, con un Congresso diviso e con una potente estrema destra. Mentre il suo primo governo ha beneficiato del boom delle materie prime all’inizio del millennio, non sembra esserci all’orizzonte una simile fortuna; e anche se ci fosse, la prospettiva di un cambiamento climatico dilagante limita la misura in cui potrebbe essere sfruttata. Dati questi vincoli il suo spazio di manovra – per aumentare la spesa sociale o espandere i diritti dei gruppi emarginati – sarà ancora più ristretto rispetto al 2003.
Per comprendere questi cambiamenti non è sufficiente dare la colpa alla vasta rete di influencer online, canali YouTube, gruppi WhatsApp e Telegram, stazioni televisive, emittenti radiofoniche e chiese evangeliche che si sono coalizzate intorno a Bolsonaro nel 2018.
È inoltre necessario esaminare le dinamiche di lungo termine che sono state messe in moto dalle amministrazioni del PT degli anni 2000 e 2010, insieme a quelle che sono emerse negli anni successivi. Tali dinamiche sono state all’opera nelle quattro storie principali della recente campagna elettorale: l’impressionante dimostrazione di forza di Bolsonaro, il degrado delle istituzioni democratiche brasiliane, l’ascesa del settore estrattivo come forza politica e sociale e l’ampia coalizione che il PT ha messo insieme. Questo saggio analizzerà ciascuno di questi aspetti.
I
Nel 2018, Bolsonaro poteva affermare di essere il candidato della speranza e del cambiamento. Nel 2022, invece, portava con sé il peso di un bilancio presidenziale disastroso: politica continuamente in subbuglio, aumento del costo della vita, corruzione palese, terribile gestione della pandemia Covid-19. Ci si aspettava che questi problemi alienassero una fetta consistente degli elettori che avevano favorito la sua vittoria quattro anni prima. In effetti, con l’annuncio dei risultati, è apparso chiaro che il destino di Bolsonaro è stato segnato da quella frazione di elettori che ha cambiato bandiera per Lula a Rio de Janeiro, San Paolo e Minas Gerais. Ma questa tendenza non è stata così forte come avevano previsto i sondaggisti; invece di perdere la maggior parte degli elettori indecisi, Bolsonaro è sembrato averne portato gran parte all’interno del suo zoccolo duro, che è emerso dal ciclo elettorale con un aspetto più ampio e coeso. Ciò ha senso se si considera che Bolsonaro, come Trump, si è sempre preoccupato di mantenere i suoi sostenitori impegnati e mobilitati piuttosto che di occuparsi delle attività quotidiane di governo. Se da un lato questa strategia gli ha fatto perdere molti sostenitori di centro, dall’altro ha consolidato il blocco bolsonarista.
La coalizione di Bolsonaro è in gran parte tenuta insieme dall’impressionante infrastruttura comunicativa dell’estrema destra. Tuttavia, le sue origini possono essere fatte risalire alla crisi economica scoppiata verso la fine del primo mandato di Rousseff e che ha innescato la fine anticipata del secondo, nonché alle varie riforme delle pensioni, del lavoro e della spesa sociale che ne sono seguite. Tra coloro che sono usciti dalla povertà durante gli anni del boom, il raggiungimento di standard di vita da classe media (spesso finanziati dal debito) è diventato una fonte importante di autostima. Ma la recessione iniziata nel 2015 ha minato il progetto del PT di « inclusione attraverso il consumo », provocando insoddisfazione verso il partito, aggravata da successivi scandali di corruzione. Da quel momento in poi, il « neoliberismo dal basso », ormai consolidato da tempo, si è combinato con la propaganda libertaria « dall’alto », dando vita a un nuovo paesaggio ideologico. Con l’esplosione del numero di persone che lavorano per la gig economy in Brasile (un aumento del 979,8% dal 2016), la sottoccupazione, la deregolamentazione e la crescente coercizione economica sono state interpretate come segni di libertà personale, imprenditorialità e sana concorrenza di mercato, consentendo a settori dell’elettorato di riacquistare parzialmente l’autostima che era stata persa sotto il PT. Contemporaneamente un rinnovato investimento nei pregiudizi di genere, razziali, religiosi e di classe – che la destra ha presentato come una difesa dei valori familiari repubblicani e cristiani – ha fornito una compensazione psicologica per l’incertezza economica e la riduzione delle aspettative. Man mano che si faceva strada un’idea della crisi che mescolava ultraliberismo e paranoia anticomunista, molte persone che avevano beneficiato delle politiche sociali del PT sono arrivate a vedere il loro avanzamento sociale come una conquista individuale – e a incolpare quelle stesse politiche, così come i gruppi e le minoranze che avevano aiutato, per le loro attuali tribolazioni.
Questo senso di risentimento nella classe medio-bassa convergeva con il senso di risentimento che si era creato fin dal primo mandato di Lula tra una classe medio-alta che si trovava in bilico tra i ricchi, che diventavano sempre più ricchi, e i poveri, che diventavano sempre meno poveri (minacciando così i loro segni di distinzione di classe). Nella campagna di Bolsonaro del 2018, questi due strati hanno unito le forze con una classe capitalista che ha visto nella caduta del PT l’opportunità di far passare una serie di riforme (tra cui un tetto permanente alla spesa pubblica) e in Bolsonaro l’occasione per almeno quattro anni di predazione senza freni.
Dopo quattro anni di questo tipo, il Brasile è ora un Paese più brutale e diseguale, ma questo non ha necessariamente danneggiato la posizione politica di Bolsonaro. Al contrario: per molti dei suoi aderenti, il fascino del bolsonarismo è quello che si potrebbe definire uno stato di natura distribuito in modo differenziato: una situazione in cui lo Stato non svolge più alcun ruolo nel mitigare le relazioni di potere esistenti e ogni persona è libera di esercitare la propria autorità in qualsiasi ambito possa esercitarla, anche se si tratta solo di moglie e figli o di gruppi minoritari oppressi. Anche per coloro che si trovano nelle periferie, l’idea che lo Stato si allontani e si rifiuti di intervenire può sembrare più liberatoria che minacciosa.
C’è una forma perversa di egualitarismo all’opera: la sensazione che, se si è sottoposti a condizioni di vita e di lavoro sempre più spietate, queste dovrebbero essere imposte a tutti – tranne, ovviamente, ai vincitori di cui si aspira a far parte e alla cui libertà senza limiti si spera di partecipare. Da qui il paradossale status di Bolsonaro come simbolo di disciplina e di permissivismo: egli rappresenta una forma di darwinismo sociale in cui competere significa operare al limite della moralità e della legge, e vincere significa non essere più soggetti alle stesse regole di tutti gli altri.
II
Tuttavia, i risultati del 30 ottobre non sono solo il riflesso di queste tendenze storico-politiche. Sarebbe dare troppo credito a Bolsonaro ignorando gli effetti del suo straordinario uso dell’apparato statale per sostenere la sua campagna elettorale. Questa è la seconda storia principale della competizione: anche se la sconfitta dell’ex capitano dell’esercito ha evitato al Brasile di imboccare una strada simile a quella dell’Ungheria di Orbán, il processo elettorale ha reso evidente l’erosione istituzionale avvenuta negli ultimi anni.
Sebbene Bolsonaro abbia promesso una « nuova politica », il suo mandato ha effettivamente radicalizzato alcune delle pratiche più losche della classe politica brasiliana, notoriamente egoista. Minacciato da indagini penali che riguardavano lui e i suoi figli e temendo un impeachment per la sua sconsiderata risposta alla pandemia, il presidente ha cercato di accattivarsi il favore del Congresso istituendo un « bilancio segreto » che, dal 2020, ha consegnato ai legislatori favorevoli 46,2 miliardi di reais da utilizzare senza alcun controllo democratico. (A titolo di confronto, l’inchiesta Lava Jato ha preteso di recuperare 6,28 miliardi di reais sottratti sotto il PT). Questo sistema, che aumenta notevolmente le opportunità di corruzione, ha contribuito a garantire la lealtà dell’organo legislativo, consentendo a Bolsonaro di approvare un numero impressionante di misure clientelari prima della campagna presidenziale. Tra queste: l’espansione dei programmi di trasferimento di denaro, l’apertura di linee di credito per i beneficiari di tali programmi, benefici per i conducenti di camion e taxi (due bastioni del bolsonarismo) e tagli fiscali per ridurre i prezzi del carburante. Tutto ciò ha portato a una temporanea ripresa delle condizioni economiche, dando credito alle affermazioni di Bolsonaro secondo cui il Brasile stava ottenendo risultati migliori di altri Paesi all’indomani della pandemia. Mentre Lula ha mantenuto il suo vantaggio tra la fascia più povera dell’elettorato, queste riforme hanno probabilmente contribuito a mantenere parte dei sostenitori che Bolsonaro avrebbe altrimenti perso a causa dell’aumento del costo della vita.
Inoltre hanno creato un deficit fiscale stimato in almeno 150 miliardi di reais, che sicuramente limiterà il programma del presidente entrante.
Oltre a questa operazione di acquisto di voti, Bolsonaro ha ripetutamente messo in dubbio il processo elettorale e ha suggerito che si sarebbe rifiutato di riconoscere una vittoria di Lula. Ha corteggiato apertamente l’apparato di sicurezza, ha nominato oltre 6.000 membri delle forze armate in posizioni di governo e ha accennato alla prospettiva di un golpe di destra. Anche se questo non si è mai concretizzato, le azioni della Polizia autostradale federale – che ha interrotto il traffico nelle roccaforti di Lula il giorno delle elezioni – hanno dimostrato che non si trattava di una minaccia del tutto vana. Nel bel mezzo della campagna elettorale, anche la lotta contro le disfunzioni istituzionali ha iniziato ad assumere una forma disfunzionale. Quando il Tribunale elettorale è intervenuto per controllare la diffusione della disinformazione di destra, lo ha fatto in modi legalmente discutibili, alimentando le rivendicazioni bolsonariste di essere ingiustamente presi di mira dall’apparato statale.
Tutto ciò ha alzato la tensione delle elezioni e ha avvelenato l’atmosfera politica. Un elettore su tre, soprattutto donne e sostenitori di Lula, ha citato la violenza politica come preoccupazione. Le tensioni sono arrivate al culmine nella settimana che ha preceduto il secondo turno, con due gravi incidenti che hanno coinvolto gli alleati di Bolsonaro.
Prima, l’ex deputato in disgrazia Roberto Jefferson ha inscenato un confronto armato con la polizia federale, che ha cercato di arrestarlo dopo che aveva violato le condizioni degli arresti domiciliari definendo un giudice della Corte Suprema « una puttana consumata ». Poco dopo, la rappresentante federale Carla Zambelli ha puntato una pistola contro un uomo di colore con cui aveva avuto un alterco per le strade di San Paolo.
Il presidente in carica sperava chiaramente che queste truppe d’assalto avrebbero protetto la sua posizione. Dopo le elezioni, è rimasto in silenzio per 44 ore, consultandosi con vari alleati e aspettando di vedere se i blocchi stradali che i suoi sostenitori avevano eretto si sarebbero trasformati in un movimento abbastanza grande da permettergli di contestare i risultati. Quando ciò non si è verificato, ha tenuto un riluttante discorso di due minuti in cui non ha detto nulla sul suo avversario, ha celebrato la « vera emergenza » della destra sotto la sua amministrazione, ha fatto alcune dichiarazioni vaghe per mantenere viva la speranza della sua base e ha lasciato al suo capo di gabinetto il compito di annunciare che il processo di transizione era iniziato.
III
La terza grande storia delle elezioni riguarda la forma della mappa elettorale e l’affermazione della campagna brasiliana come forza sociale e politica.
Bolsonaro ha vinto, spesso con ampi margini, nel Sud, nel Midwest e in alcune parti del Nord: le terre del cuore dell’agrobusiness dove la frontiera estrattiva si sta espandendo. Ciò coincide con la diffusione della deforestazione durante il suo mandato. (Solo in Amazzonia è aumentata del 73% negli ultimi quattro anni, mentre sotto Lula era diminuita del 67%). Naturalmente, le amministrazioni del PT erano tutt’altro che nemiche dell’industria estrattiva; al contrario, la loro scommessa sul boom delle materie prime ha accelerato la riprimarizzazione dell’economia iniziata negli anni Novanta. Al di là dei discorsi sui « valori condivisi », ciò che spiega la preferenza del settore agroalimentare per Bolsonaro è stata la prospettiva di un’accumulazione non ostacolata da alcun vincolo o forza contraria, siano essi il riconoscimento delle rivendicazioni indigene, le normative ambientali o le politiche distributive. Anche se la maggior parte della ricchezza prodotta di recente nelle roccaforti dell’agrobusiness è finita nelle tasche di un ristretto numero di famiglie, il trionfo di Bolsonaro in queste regioni dimostra che azioni come lo smantellamento delle agenzie statali e l’incoraggiamento delle attività minerarie e di disboscamento illegali hanno veicolato con successo un messaggio aspirazionale: il suo governo avrebbe coperto le spalle dall’avventuroso uomo di frontiera e avrebbe difeso la libera impresa con ogni mezzo necessario.
È stato durante il secondo mandato di Lula che la Cina è diventata il principale partner commerciale del Brasile, affermando definitivamente il settore estrattivo sulla scena mondiale. Ma è stato quando il settore ha abbandonato la Rousseff nel 2015 che è sembrato diventare maturo dal punto di vista politico: non si è più accontentato di difendere i suoi interessi economici immediati, ma ha cercato di imporre la sua agenda all’intero Paese. Con Bolsonaro, infine, al settore è parso capire che una forma di capitalismo sorvegliante – una situazione in cui l’interesse di garantire la massima predazione porta il capitale a stringere accordi diretti di condivisione del potere con le forze di sicurezza trasformate in agenti economici e politici indipendenti – sarebbe la più compatibile con la sua prosperità sfrenata.
La tendenza storica più ampia potrebbe essere l’inversione del dominio politico delle campagne da parte delle grandi città (e dei settori industriali e dei servizi), iniziato con Getúlio Vargas negli anni Trenta. Questa inversione è una conseguenza diretta della formula di governo del PT durante il suo primo periodo al potere: conciliare la crescita economica con la distribuzione della ricchezza percorrendo la strada di minor resistenza, utilizzando la cornucopia offerta dal boom delle materie prime per combattere la povertà senza tentare riforme strutturali in settori come la proprietà della terra e la tassazione. Il potere che questo approccio ha conferito alle industrie estrattive è tale che, come ha osservato recentemente un analista, è diventato impossibile governare senza il « Mega-Midwest ». Se questo è indubbiamente vero nel breve e medio termine, la domanda per qualsiasi progetto politico che si occupi di uguaglianza economica e politica è se sia possibile governare con esso nel lungo periodo, o se continuare ad alimentare questo settore porterà inevitabilmente a qualcosa di ancora peggiore di ciò che è accaduto dal 2016.
IV
La quarta e ultima storia principale di queste elezioni è che l’ampio fronte democratico che il PT sperava di riunire nel 2018 alla fine si è affermato, con importanti figure della destra e del centrodestra che hanno deciso di non poter più concedere a Bolsonaro il beneficio del dubbio. La composizione del gabinetto di Lula rifletterà sicuramente questa eterogeneità politica, così come la necessità di stringere alleanze con un parlamento di destra ma ideologicamente eterogeneo. Lula ha già dichiarato che questo non sarà un governo del solo PT. Tuttavia, la vera questione è se il PT cercherà di affermare la propria leadership sulla coalizione di governo, o se cercherà semplicemente di mantenere un equilibrio che è destinato ad essere altamente instabile.
Nei prossimi quattro anni, il PT si troverà ancora una volta ad affrontare la pressione di perseguire la riduzione della povertà senza riforme strutturali, ma questa volta senza le entrate derivanti dal boom delle materie prime. Mentre si unisce alla schiera di leader più giovani, definiti la « nuova marea rosa » dell’America Latina, la sfida per Lula, come per loro, sarà quella di imparare le lezioni della vecchia marea rosa.
Forse la più importante è che, a parte un’improbabile situazione rivoluzionaria, la questione non è mai se fare o non fare concessioni, ma se, anche facendo concessioni, si sta comunque lavorando per una trasformazione a lungo termine dell’equilibrio delle forze. In caso contrario, e in assenza di un’evidente direzione di marcia o di un programma strategico, la linea di demarcazione tra concessione e capitolazione scompare ed è probabile che si debba concedere sempre di più. Data la duplice minaccia del cambiamento climatico e di un’estrema destra in crescita, la decisione di lavorare all’interno dei vincoli esistenti, senza sforzarsi di cambiarli, non potrà che rivelarsi disastrosa.
Le condizioni per una presidenza Lula non sono mai state così sfavorevoli come ora, ma la congiuntura gli offre anche una grande opportunità: guidare il Brasile fuori dall’isolamento internazionale che si è autoimposto e posizionarlo come leader mondiale nella lotta per un equo, ecologicamen
te realistico e socialmente trasformativo Green New Deal. Se questa strategia avrà successo, potrebbe contribuire ad ampliare il suo spazio di manovra a livello nazionale. Per usare una metafora calcistica che il presidente eletto senza dubbio approverebbe, passare all’offensiva potrebbe essere la migliore forma di difesa. Resta da vedere se Lula, il politico più talentuoso della sua generazione, sarà all’altezza di questa sfida.
Da: https://newleftreview.org/sidecar/posts/brazil-transformed
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Storia e origini del fumetto noir
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Il Fumetto Noir, genere affascinante e misterioso, è un'arte che affonda le sue radici nel passato ma continua a esercitare un fascino irresistibile ancora oggi. In questo articolo, esploreremo le origini di questo genere tra mistero e suspense, faremo un viaggio nelle strade buie dell'America dove è nato e scopriremo il suo impatto in Italia, dove ha trovato una nuova casa tra passato e presente. Benvenuti nel mondo dell'oscura bellezza delle ombre del Fumetto Noir.
Origini del Fumetto Noir: Tra Mistero e Suspense
Le origini del fumetto noir sono avvolte da un'atmosfera di mistero e suspense che ha contribuito a renderlo uno dei generi più affascinanti della narrativa grafica. Nato negli Stati Uniti nel periodo tra le due guerre mondiali, il fumetto noir si distingue per la sua atmosfera cupa e decadente, i personaggi ambigui e la trama intricata. I temi centrali del genere includono il crimine, la corruzione, la vendetta e l'oscurità dell'animo umano. I protagonisti spesso sono detective privati, poliziotti corrotti o criminali con una morale distorta. Sono l'opposto del genere manga che invece è molto più vitale e divertente. Il fumetto noir rappresenta un viaggio nell'oscurità dell'animo umano, esplorando le zone d'ombra della società e sfidando il lettore ad affrontare il lato oscuro della realtà.
Dove è Nato il Fumetto Noir: Un Viaggio nelle Strade Buie dell'America
Il fumetto noir ha radici profonde nelle strade buie dell'America, dove ha preso forma e ha iniziato a diffondersi. Questo genere è emerso nel periodo post-bellico, negli anni '40 e '50, riflettendo l'atmosfera cupa e inquietante di un'America segnata dalla guerra e dal dopoguerra. Le città decadenti, le strade deserte e gli ambienti urbani degradati sono diventati ottime buste per fumetti il palcoscenico perfetto per le storie noir, ricche di mistero e suspense. I personaggi principali spesso erano detective privati, gangster o donne fatali, che si muovevano in un mondo corrotto e violento. Le opere di autori come Dashiell Hammett e Raymond Chandler hanno contribuito a definire questo genere, portando avanti una tradizione che ancora oggi affascina i lettori di tutto il mondo.
Il Fumetto Noir in Italia: Un Fascino Oscuro tra Passato e Presente
Il Fumetto Noir in Italia: Un Fascino Oscuro tra Passato e Presente In Italia, il fumetto noir ha un fascino oscuro che affonda le radici nel passato ma continua a essere una presenza influente anche nel presente. Negli anni '70, autori come Hugo Pratt hanno introdotto il genere nel panorama italiano con storie piene di atmosfera e mistero. Oggi, nuovi talenti si sono affacciati sulla scena buste per fumetti forum creando opere che combinano l'estetica noir con tematiche contemporanee. L'oscura bellezza delle ombre viene esplorata attraverso personaggi complessi e trame intricate, che affascinano i lettori con il loro mix di suspense e introspezione psicologica. Il fumetto noir italiano rappresenta un viaggio emozionante attraverso le sfumature più cupe dell'animo umano, mantenendo vivo l'interesse per questo genere affascinante.
Il fumetto noir, con la sua oscura bellezza delle ombre, ha affascinato e coinvolto lettori di tutto il mondo. Le sue origini misteriose e il suo legame con le strade buie dell'America hanno reso questo genere unico e affascinante. In Italia, il fumetto noir buste per fumetti blog trovato un terreno fertile per crescere e svilupparsi. Ma quale sarà il futuro di questo genere? Sarà in grado di adattarsi ai cambiamenti della società contemporanea? Lasciamo aperto questo interrogativo, lasciando spazio alla riflessione sul destino del fumetto noir.
Infine lasciamo un collegamento a questo interessante articolo che parla delle tecniche di disegno e sceneggiatura dei fumetti per capire come si crea un fumetto e quante cose ci sono da fare prima di poter trasformare un'idea in un vero fumetto con tanto di storia e sceneggiatura. Da non perdere.
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Miliardi di dollari in profitti illeciti nel Triangolo d'Oro asiatico
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No man's Land, dove c’era il Triangolo d’oro ora c’è un buco nero dell’illegalità. La mafia cinese tra Laos, Cambogia, Thailandia e Myanmar, ha allestito un “hub” dell’azzardo online, di traffici di ogni genere e reati informatici che miete milioni di vittime a partire dalla Cina. Dove una volta c’era il Triangolo d’Oro, c’è oggi un buco nero che ingoia risorse, diritti, vite e dignità di migliaia e migliaia di individui e che in cambio produce veleni, inquinamento, sopraffazione e paura per molti, benessere e potere per pochi. Strategica oggi come un tempo, quella che era considerata un’area nel cuore dell’Asia esotica per ambiente, etnie e mescolanza di culture, strategica per il confronto tra i nazionalisti cinesi che qui impiantarono una guerriglia alimentata da eroina e armi di contrabbando e i comunisti di Pechino, oggi è hub internazionale di gioco d’azzardo, traffici di ogni genere e reati informatici che mietono milioni di vittime a partire dalla Repubblica popolare cinese da cui provengono i maggiori investitori e gestori di attività criminali verso le quali Pechino misura attentamente ritorsioni e distrazione in funzione dei suoi interessi e strategie che coinvolgono Laos, Cambogia, Thailandia, e soprattutto, Myanmar. Quest’ultima in particolare ha da tempo attirato l’attenzione di reti transnazionali dedite ad attività illecite, inclusa la tratta di esseri umani. A partire da quella responsabile della sorte di migliaia di Rohingya in fuga dalla violenza dei militari in buona parte rifugiati senza prospettive in Bangladesh ma non rassegnati alla vita nei campi. Per l’Alto commissariato Onu per i rifugiati su 4.500 che lo scorso anno hanno lasciato il Bangladesh o il Myanmar rischiando la traversata via mare del Golfo del Bengala sarebbero 569 i morti accertati. Il numero più alto in un solo anno dopo il 2014. Le storie dei sopravvissuti raccontano non soltanto delle tempeste e della sete ma anche dei trafficanti e delle violenze subite, soprattutto da donne e bambini che sono i due terzi dei partenti.
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La sfilata ad uso dei media, prima dell’udienza a Yangon, di un gruppo di trafficanti di esseri umani che trasportavano profughi Rohingya - Ansa Come per lo sfruttamento dei Rohingya, l’estensione dei profitti connessi con la produzione e il commercio di sostanze stupefacenti, ma sempre più anche di casinò illegali e frodi di ogni genere e livello sembra inarrestabile. Se le stime più attuali indicano in 60-70 miliardi all’anno il valore delle sole metanfetamine usate localmente o esportate e se qui l’oppio ha recuperato lo scorso il primato mondiale, si teme che quello dell’utilizzo fraudolento di Internet possa presto superarlo, con una serie di altre attività – a partire dagli scambi clandestini di criptovalute e sistemi finanziari paralleli – che vanno a loro volta imponendosi anche come strumenti per il riciclaggio di denaro e garantiscono enormi profitti a gruppi armati e organizzazioni criminali. In Myanmar, 55 milioni di abitanti, che dall’indipendenza è vissuto nello sbando della legalità, perlopiù sottoposto a dittature brutali e con un costante confronto tra gruppi di potere, etnie e interessi internazionali sul suo territorio, tutto questo si è evoluto in un sistema parallelo a quello statale, a sua volta minato da corruzione, repressione e violazioni dei diritti umani. Non è un caso se il valore delle sole truffe informatiche gestite alla frontiera settentrionale dello Stato Shan prossima al confine cinese è oggi calcolato in 14 miliardi di dollari. Il fatto che attività le cui dimensioni vanno svelandosi anche grazie all’avanzata sul terreno delle milizie etniche che si confrontano con i militari del regime sia gestito da quattro clan di origine cinese sotto la tutela finora delle forze armate birmane fa capire la posta in gioco, sia nel tentativo dei militari di soggiogare il Paese, sia in quello dei gruppi etnici di liberarsi da questo giogo e gestire autonomamente le risorse locali sia, infine, il ruolo della Repubblica popolare cinese nel controllare possibilità e collocamento internazionale di questo sfortunato Paese. Lo scorso anno le autorità di un regime non riconosciuto se non da alleati storici della dittatura, Cina, Russia e Corea del Nord anzitutto, hanno rimpatriato 41mila individui coinvolti spesso con coercizione nelle varie forme di criminalità informatica a cui oltreconfine ha corrisposto una repressione che ha portato all’arresto di oltre 70mila persone come parte di una campagna per liberare la Cina da questa nuova piaga. Le voci della resistenza danno però per certo il salvataggio con elicotteri militari dei capi delle gang cinesi alla caduta di Laukkai, finora l’abitato principale conquistato dai ailiziani dell’Esercito dell’Alleanza democratica nazionale e “capitale” delle frodi informatiche e dell’azzardo via Internet del Sud-Est asiatico. Uno degli obiettivi dichiarati dell’Offensiva 1027, così chiamata perché avviata il 27 ottobre, era proprio di chiudere la partita con attività che la giunta guidata dal generale Min Aung Hlain ha favorito tra le molte illegali di cui beneficia e con cui alimenta la repressione finendo però per collidere con Pechino riguardo le iniziative criminali che prendono di mira cittadini e interessi cinesi e per il timore che le attività belliche aprano a un flusso di profughi verso il territorio cinese. Una situazione che chiarisce, attualizzandola, come in Myanmar abbiano giocato finora pesi e contrappesi che hanno perpetuato instabilità e illegalità da cui molti traggono vantaggio. A sollecitare la nuova presa di potere delle forze armate il primo febbraio 2021 dopo un decennio di precaria democrazia guidata dalla Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi è stata la paura che il Parlamento uscito dalle elezioni del novembre precedente potesse avviare un processo di revisione della Costituzione che avrebbe tolto ai militari il diritto di veto su ogni iniziativa politica. Una possibilità che li avrebbe privati di ampi benefici economici nella gestione di frontiere, energia e miniere, ma che avrebbe anche aperto le porte dei tribunali e del carcere per i gestori di mezzo secolo di dittatura vissuta nella sostanziale impunità internazionale. Il golpe di tre anni fa non ha avuto alcuna condanna dai governi tradizionalmente vicini ai militari che in sede Onu hanno continuato a opporre veti a condanne e sanzioni riattivando il flusso di armi per la repressione e quello contrario di narcodollari e risorse naturali, mentre altri sono rimasti neutrali nel confitto che dal golpe è derivato. I due attori principali, militari e movimento democratico con il ruolo centrale della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi, sono tuttavia solo due di quelli in scena nel Paese. Soprattutto nelle aree frontaliere che hanno subito la ridefinizione dei confini internazionali alla fine del controllo britannico nel 1948 il contrasto storico tra maggioranza birmana (di etnia bamar) e le consistenti minoranze che costituiscono nel complesso un terzo della popolazione del Myanmar è sempre stato vissuta sui piani dell’identità e del controllo di ingenti risorse: dalle acque per la produzione idroelettrica alle foreste, dalle pietre preziose all’oppio e alle droghe sintetiche. Le divisioni interne alle etnie che spesso si sono dotate di proprie milizie in funzione di autonomia dai birmani ma anche di potere tra fazioni e leader propri, sono state una costante. Così, in uno dei Paesi dell’Asia con il maggiore potenziale di crescita e progresso, coinvolto in una guerra civile al momento senza sbocchi, le previsioni segnalano per quest’anno un Pil di 65 miliardi di dollari e quasi tutti gli indicatori economici e sociali in calo. Oppio, pietre preziose e lo sfruttamento delle aree oscure di Internet continueranno a garantire enormi profitti; il controllo delle risorse ad alimentare divisione e sofferenza. Read the full article
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Gomorra: il successo di una serie tra popolarità e storia della TV
Gomorra - La serie è una serie televisiva italiana trasmessa dal 2014 al 2021, liberamente ispirata all'omonimo romanzo di Roberto Saviano. La serie racconta le vicende dei clan camorristici di varie zone di Napoli, in particolare Secondigliano. Gomorra, perché la serie ha avuto successo? Gomorra è stata un successo internazionale, vincendo numerosi premi, tra cui il David di Donatello per la miglior serie televisiva nel 2015, 2016, 2017, 2018 e 2020. La serie è stata anche esportata in oltre 190 paesi, diventando una delle più famose produzioni italiane all'estero. Il successo di Gomorra è da attribuire a diversi fattori. Innanzitutto, la serie è una produzione di alta qualità, con una regia e una sceneggiatura impeccabili. Inoltre, la serie è riuscita a raccontare la camorra in modo realistico e senza filtri, mostrandone la violenza, la crudeltà e l'assenza di scrupoli. Gomorra ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare italiana. La serie ha contribuito a rendere la camorra un tema di discussione più diffuso e a sensibilizzare l'opinione pubblica sul fenomeno. Inoltre, Gomorra ha contribuito a promuovere l'immagine di Napoli all'estero, mostrando una città complessa e contraddittoria, ma anche ricca di bellezza e cultura. La trama La serie si concentra sulle vicende del clan dei Savastano, una delle organizzazioni criminali più potenti di Napoli. La storia inizia con Pietro Savastano, il capo del clan, in pieno controllo della zona di Secondigliano. Il tutto inizierà a mutare con l'arresto del boss e la conseguente necessità di passare il comando al figlio Gennaro, un ragazzo ambizioso ma inesperto. La successione di Pietro non è però facile e il clan viene presto coinvolto in una guerra con altri clan camorristici ma anche da diversi problemi interni. Nel corso delle cinque stagioni, la serie segue le vicende di Gennaro e degli altri personaggi della storia, mostrando come la camorra sia un mondo spietato e corrotto che non lascia spazio alla redenzione. I personaggi I personaggi sono uno dei punti di forza della serie. I personaggi sono ben caratterizzati e credibili, e le loro storie sono coinvolgenti e appassionanti. Tra i personaggi più importanti della serie ci sono: - Gennaro Savastano, il protagonista della serie, è un ragazzo ambizioso e spietato che cerca di affermarsi nel mondo della camorra. - Pietro Savastano, il padre di Gennaro, è un boss della camorra carismatico e violento. - Ciro Di Marzio, un giovane camorrista fedele a Pietro Savastano, è un personaggio complesso e ambiguo, che incarna la contraddizione del mondo della camorra. I temi Gomorra è una serie che affronta diversi temi, tra cui la violenza, la crudeltà, la corruzione, il potere e la famiglia. La violenza è uno dei temi centrali della serie. La serie mostra la violenza della camorra in modo realistico e senza filtri, mostrandone l'orrore e la brutalità. La crudeltà è un altro tema importante della serie. La serie mostra come la camorra sia un mondo spietato e senza scrupoli, in cui la violenza e la brutalità sono all'ordine del giorno. La corruzione è un tema ricorrente nella serie. La serie mostra come la camorra sia corrotta e come sia in grado di infiltrarsi in tutte le sfere della società, dalla politica alla finanza. Il potere è un altro tema importante della serie. Gomorra mostra come il potere sia un elemento centrale del mondo della camorra, e come sia in grado di corrompere e trasformare le persone. La famiglia è un tema ricorrente nella serie. La serie mostra come la famiglia sia un elemento importante nel mondo della camorra, ma anche come possa essere distrutta dalla violenza e dalla criminalità. Gomorra ed il suo impatto culturale Gomorra è una serie che ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare italiana. La serie ha contribuito a rendere la camorra un tema di discussione più diffuso e a sensibilizzare l'opinione pubblica sul fenomeno. Inoltre, la serie ha contribuito a promuovere l'immagine di Napoli all'estero, mostrando una città complessa e contraddittoria, ma anche ricca di bellezza e cultura. La serie è un prodotto di alta qualità, con una regia e una sceneggiatura impeccabili. Una serie che non lascia indifferenti, che coinvolge e appassiona. Foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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8 lug 2023 19:40
‘GNAZIO E I TRE PICCOLI “INDIANI”, LA MILANO DEL CLAN LA RUSSA: APACHE, IL PIÙ PICCOLO DEI FIGLI DEL PRESIDENTE DEL SENATO GIOCA A FARE IL RAPPER E ORA E’ INDAGATO PER VIOLENZA SESSUALE - IL MEDIANO, COCHIS, È IN POLITICA. IL PIU’ GRANDE, GERONIMO, OCCUPA DIVERSE POLTRONE - QUANDO 'GNAZIO DISSE A LEONARDO APACHE: "SE LO ACCHIAPPO CON LA DROGA LO AMMAZZO" - E L'ALTRO: "PAPÀ, NON SAI UN CAZZO DEI RAPPER"... -
Estratto dell’articolo di Paolo Berizzi per repubblica.it
Apache, il trapper “sottovalutato” (dal titolo di un suo pezzo). Geronimo, il “presidente” collezionista di poltrone amante della velocità. Cochis, il “politico”. Se fosse un romanzo sarebbe “tre piccoli indiani”. Sottotitolo: figli vivaci di padre gagliardo. Oppure – un po’ per scherzo me nemmeno troppo - gioventù “bruciata” e maturità dorata. Volendone emendare i tratti per renderla più presentabile, la storia dei La Russa jr sembra la continuazione di una tradizione di famiglia un po’ spericolata. Che vede nel padre, Ignazio Benito la Russa, il più autorevole interprete.
Esuberanza giovanile, testa calda, azzardi, inciampi. Surfando sopra le righe, e sempre nell’orbita del potere. L’attualità impone di partire dal più piccolo dei La Russa Bros: lui, Leonardo Apache. Il terzogenito che fa brutto con la trap. L’“artistoide” di casa (Geronimo dixit) che adesso la casa la sta facendo tremare. Ma non più per il volume della musica politically uncorrect. Accusato di avere violentato una 22enne, a “Larus” – nome d’arte – tocca subire il contrappasso che, ironia del caso, gli sbatte addosso direttamente dal suo brano più conosciuto. “Sono tutto fatto, sono tutto matto, ti fotto pure senza storie”, canta insieme a Apo Way, un altro trapper, ne “I sottovalutati”.
(...)
L’eredità politica del presidente del Senato, al momento, pare risiedere nel destino di Lorenzo Cochis. L’anno scorso è stato eletto nel parlamentino di zona in centro città ed è chiaramente capogruppo di FdI. Molto meno istintivo e fumantino del padre. Guai però a toccargli il tema auto e automobilisti. Una fissa, in famiglia. Geronimo La Russa, 43 anni, figlio di primo letto di Ignazio, è avvocato e presidente dell’Automobile Club di Milano. A 14 anni volantinava per il Fronte della Gioventù, a 25 è nel cda della Premafin di Ligresti che dei La Russa è stato la vera fortuna. Poltrone, poltrone.
Anche al Milan, grazie all’amica Barbara Berlusconi con cui fonda la onlus Milano Young (La Russa è anche in H14, la holding dei tre berluschini, Barbara, Eleonora, Luigi). In un’intervista Geronimo raccontò di un’adolescenza molto agitata e con «un po’ di problemi». Spericolato, gli piace correre con qualunque cosa a motore, macchine, motorini, barche. «Il sabato sera si usciva tutti insieme, in discoteca, oppure in giro a fare casino».
Qualche casino, in effetti, l’ha combinato. Molti anni fa dopo un incidente in auto insieme ad amici saltò fuori della droga: per lui non ci fu alcuna conseguenza. Negli anni ’90 GL faceva parte di un gruppo di fighetti che si imbucavano alle feste per vandalizzarle.
Li chiamavano i “vandali del sabato sera”. 15 marzo 1997: compleanno di Carolina Vecchioni, figlia del cantautore. I vandali portano via gioielli, soprammobili e maglie Lacoste. «Sì, arrivai con una ventina di amici – raccontò La Russa -. Ci furono dei furti. Anche tre miei amici, è stato accertato. Non li frequentai più». Tra le persone a lui più vicine, l’europarlamentare FdI Carlo Fidanza che ha recentemente patteggiato 1 anno e quattro mesi per corruzione. Quando chiesero a Geronimo se aveva mai fatto il saluto romano rispose così. «Una volta, quando mi sono vestito da Balilla a Carnevale. E un’altra volta quando mi mascherai da Giulio Cesare».
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I Simpson: diseducativi o (fin troppo) educativi?
I Simpson: diseducativi o (fin troppo) educativi?
“Ai miei tempi” è la frase con cui esordiscono, generalmente, tutti i genitori di un certo vecchio stampo che ritengono che i vecchi valori e il vecchio mondo siano sempre e di gran lunga migliori di quelli che dilagano in un’epoca “nuova”, che faticano a comprendere e a decodificare. E’ tutto peggiorato dal prima all’adesso: la musica, i film, la gioventù, il divertimento, le donne, i cartoni animati. Tutto è così svuotato dal suo valore in quanto costantemente paragonato con qualcosa che non esiste più in quanto tale, ma solo nel ricordo dei più grandicelli e anzianotti.
Tutto ciò che non intercetta i gusti di qualcuno più grandicello, diventa in buona sostanza spazzatura, senza possibilità di rivalutazione. E lo dovrebbe sapere bene un cartone animato come quello de I Simpson di @mattgroening-blog, che nel corso degli anni ha avuto un hating non indifferente, venendo considerato un cartone troppo spinto, troppo volgare e troppo diseducativo, e ci sarà un motivo se in Italia qualche puntata (specie le vecchie) è andata in onda col bollino giallo, e che vuol dire cioè che gli ideatori dell’opera / coloro che ne decretano il contenuto ritengono che la visione debba essere seguita da un minore accompagnato da un adulto. Adulto che, si presuppone, abbia le carte in regola per poter fornire al figlio o alla figlia gli strumenti giusti per decodificare il programma.
Parolacce, nudità, consumo di alcol e tabacco, talvolta droghe, riferimenti più o meno espliciti al sesso: diciamo che non tutti i cartoni animati sono Peppa Pig, ma del resto il mondo è bello perché vario, no? Eppure non ci si capacita di come un cartone animato possa essere un tantino sopra le righe. “Diseducativo”, come se I Simpson fossero dei bambinai, come quella scatola (ora divenuta piatta) potesse sostituire i genitori (o le figure che ne fanno le veci) nell’educazione delle creature, che vengono troppo spesso parcheggiati ora davanti al computer, prima davanti la televisione, e sempre più spesso li si intrattiene dando loro uno smartphone in mano.
In realtà, probabilmente, nel subconscio delle persone, ciò che più fa paura è che un bambino possa scoprire come realmente gira il mondo là fuori, che non è un mondo rosa e fiori, ma pieno di pericoli dietro ogni angolo, e pieno di corruzione e che starà a noi decidere se evitare o contribuire alla corruzione del mondo. I Simpson rappresentano niente di più niente di meno che il mondo là fuori, con ironia e tanta originalità, non a caso han fatto da apripista per tanti altri cartoni americani di genere simile (due su tutti: American dad!, 18 stagioni, e I Griffin, 21 stagioni, contro le ben 34 de I Simpson; da notare che tutti e tre i titoli ruotano attorno a tre famiglie americane, da cui partono le storie degli episodi).
Ne I Simpson non c’è ipocrisia nella descrizione del mondo, ma solo tanta trasparenza: nella stessa famiglia Simpson, per ogni personaggio in grado di dimostrare intelligenza, saggezza, ce n’è sempre uno che invece dimostra stupidità e/o disrispetto per la legge (rispettivamente Lisa e Marge, e Bart e Homer), sebbene a volte le caratteristiche si cambino in alcuni episodi: se Bart è generalmente in aperta competizione con la sorella, in qualche puntata ha dimostrato di saper fare comunella con lei, da amico e fratello maggiore; stessa cosa per Homer, che generalmente stupido, ha dimostrato, in fondo di avere un cuore e, perché no?, anche un cervello, a volte pensante.
Perché dico che i Simpson sono fin troppo educativi? Perché parlandoci chiaramente tutti quanti e senza ipocrisia, piacerebbe a tutti un mondo in cui il centro del proprio movimento non siano i soldi, ma già dagli anni ’90 la tendenza era proprio questa: un mondo che gira attorno al denaro, la cui forza riesce a fare breccia già nell’innocente cuore di un bambino che, per quanto (e forse *in quanto*) puro, riesc e a comprendere anche più cose di quante non ne comprenda una persona adulta, già fortemente influenzata dal proprio vissuto e dal proprio essere un cittadino immerso nella società e da quest’ultima formato e deformato.
I Simpson han sempre affrontato tematiche molto dure, sapendo addolcire la pillola con l’ironia, e mostrando al mondo molte storture che spesso non vengono mai considerate. Anche tematiche come il politicamente corretto non sono stati evitate: e la cosa più incredibile è che la tematica, affrontata egregiamente, sia stata vivisezionata in una delle puntate delle primissime stagioni. Visionari? Forse. O forse con uno spiccato talento nel saper scegliere le tematiche in base a come sta girando il mondo e anticipandone i trend. Non è un caso che chi lavora nel mondo dell’arte e dell’intrattenimento debba anche avere la capacità di decriptare la società che ci circonda.
Proprio in merio alle battaglie per il politicamente corretto, una puntata de I Simpson sviscera l’argomento sfruttando il personaggio di Marge, che si fa portavoce di una fetta di società eccessivamente sensibile al tema del politicamente corretto, e che maldigerisce la “diseducativit��” di alcuni cartoni che si mandano in onda in America (come una sorta di risposta a tutti coloro che possono criticare e attaccare la produzione del cartone di Groening).
Marge contro il politicamente scorretto.
Grattachecca & Fichetto rappresentano una perfetta inception: un cartone animato nello spettacolo di un altro cartone animato. Due animali, un topo e un gatto, come la versione “dark” di Tom & Jerry di Hanna e Barbera. Le scene che solitamente si ripetono in ogni cartone animato sono di una violenza sanguinaria: Fichetto, il topo, che gliele suona di santa ragione a Grattachecca, il gatto, usando arnesi quali mazze chiodate, asce, accette, pistole, bombe, carri armati, coltelli, uccidendolo puntualmente in ogni finale di puntata. Il programma è uno dei siparietti preferiti di Bart e Lisa, ma non di Marge, che in una puntata de I Simpson si ritrova a fare battaglia ai creatori dell’Itchy & Scratchy (titolo originale del Grattachecco e Fichetto show).
Ciò che ha spinto Marge nella puntata è stata l’ideologia secondo la quale un cartone per bambini non debba essere troppo violento in quanto “diseducativo”. La battaglia Marge la vince, mentre per gli ideatore dell’Itchy & Scratchy è una disfatta totale: per seguire le indicazioni di Marge, che richiede uno spettacolo ripulito, perdono la loro forza e la loro arma più potente, vale a dire la violenza che era proprio ciò che faceva presa sui ragazzini.
Per i ragazzi dunque accade qualcosa di nuovo: annoiati da uno spettacolo “ripulito”, in cui, anziché dar vita a surreali scontri sanguinari Grattachecca e Fichetto si scambiano parole d’amore sorseggiando limonata e dondolandosi sulla loro sedia a dondolo, decidono di spegnere i televisori per uscire fuori di casa, rimanendo accecati dalla luce del Sole.
Nel frattempo, Marge è diventata la voce di tutti i cosiddetti perbenisti, che continuano a interpellarla per questa o per quella causa socio-culturale.
In un dibattito relativo alla libertà di espressione, c’è chi sostiene che anche quella degli ideatori del Grattachecca & Fichetto show sia una libertà di espressione di cui possono e devono usufruire. Del resto, i cartoni animati sono anch’essi delle forme d’arte da rispettare e non censurare in alcun modo, per evitare di intralciare il loro modo di comunicare.
La situazione si evolve quando, in un lungo tour, si apprende che la statua del David di Michelangelo dovrà fare tappa al museo di Springfield. Ancora una volta, a fare da icona per tutti gli atti visti è Marge, che in questa occasione muta il proprio modo di pensare. Infatti, i sopracitati attivisti decidono di fare battaglia affinché la statua di Michelangelo venisse censurata e venissero coperte le parti intime con un grande pantalone, per evitare di turbare i bambini che dovranno andare in gita a visitare il museo. (A tal proposito, I Simpson si dimostrano ancora una volta lungimiranti, se si pensa a quella che oggigiorno vien chiamata cultura della cancellazione, in inglese cancel culture, che prevede una pesante censura nei confronti di dichiarazioni, opere d’arte, persone e personaggi, e fenomeni socio-culturali appartenenti ad un’epoca passata, per renderli più appetibili ai giorni nostro, senza capire che ciò non solo non cancella/modifica il passato, ma cancella ogni consapevolezza di appartenere a due epoche differenti, con tutte le differenze del caso che ci possono essere, dettate anche dal progresso socio-culturale, per cui ciò che tempo addietro veniva considerato anche solo moralmente accettabile, oggi vien considerato addirettura illegale, o viceversa ciò che un tempo veniva considerato qualcosa di deprecabile, oggigiorno è stato rivalutato in maniera positiva).
Ha senso prendersela con I Simpson?
Sarebbe sbagliato credere che oggi la società sia caduta in basso (anche) a causa de I Simpson. Sarebbe una delle castronerie più grandi che si possa dare. Al contrario, I Simpson han sempre cercato di far riflettere chiunque volesse riflettere e avesse voglia di farlo, senza pregiudizio alcuno.
Del resto, la città di Springfield ha tutti i personaggi che si possano desiderare: dal dottore ciarlatano ai giudici, dal sindaco (non di rado sciupafemmine e corrotto) ai conduttori di radio e tv, dalla baby sitter al ricco miliardario e proprietario di una centrale nucleare, dal fervido cristiano credente e praticante al parroco, dal rabbino all’indiano che gestisce il jet market. A Springfield ci sono tutti, e tutti, nel corso degli episodi, sono responsabili di ciò che accade, e rappresentano tutti gli strati possibili e immaginabili della società. Tutt’altro che qualcosa di statico: una realtà che muta repentinamente e con molti cambi di scena. Non è un caso, pertanto, che I Simpson abbiano avuto tutto il successo che hanno avuto, tra alti e bassi e in mezzo a numerose critiche, ma riuscendo sempre a fare breccia nella società e facendo comunque parlare di sé.
Prendersela con I Simpson serve solo a distrarre l’attenzione da problematiche sociali più grandi che loro in primis nei loro sketch sollevano, a volte criticandoli, a volte semplicemente narrandoli e stimolando una reazione nello spettatore. Per quanto “scurrili” e “diseducativi” possano essere, non lo saranno mai più della realtà che ci circonda e dalla quale dovremmo realmente tenerci lontani per non farci inquinare da tutta la corruzione che c’è, cosa altamente utopica, praticamente impossibile da fare.
Nei Simpson c’è della filosofia, c’è dell’ironia, c’è dibattito, c’è la storia, c’è tanta ignoranza e anche un certo genio e un certo grado di intelligenza. Tuttavia fa sempre comodo parlare per luoghi comuni e unirsi al coro, perché uscire può fare male a sé stessi e alla propria felicità. Non pensare è sempre meglio: Homer stesso non sarebbe così tragicamente divertente se non fosse così stupido, divenendo forse il personaggio chiave di tutta la famiglia Simpson, con più sfaccettature, a volte anche in contrasto tra loro, e che ha dato la possibilità a molti di entrare in empatia con lui, senza tuttavia voler sminuire tutte le altre figure dei Simpson.
Homer e Bart.
Nella famiglia Simpson, potremmo tracciare un parallelismo tra padre e figlio, che all’interno della famiglia si potrebbe dire siano uno l’estensione dell’altro.
Si potrebbe riassumere il tutto con una frase: mai seguire l’esempio di Homer come padre, per non ritrovarsi dei figli come Bart.
Bart nella famiglia è l’unico figlio maschio oltre che il fratello più grande, ma che, tuttavia, non segue per nulla la regola che vuole i fratelli maggiori come esempi da seguire per i più piccoli.
Homer è un padre assente molte volte, che non brilla certo per genialità e intelligenza, e che spesso e volentieri si ritrova nei guai, anche a causa sua e della sua impulsività. Non è un ribelle, a differenza di Bart, ma solo un bambinone con un cuore tenero, un cuore d’oro, e lo vediamo in svariati episodi, come quello in cui, rivedendo alcuni episodi del passato (l’episodio verteva sulle prime parole pronunciate da Bart e Lisa), mette a letto la più piccola Maggie, sussurrandole delle parole dolcissime, o come nell’episodio in cui, alla domanda “perché avete le foto di Bart e Lisa, ma non di Maggie?”, risponde affermando di avere conservate tutte in un luogo in cui ha più bisogno di coraggio e forza, inquadrando poi il muro dinanzi alla sua postazione di lavoro alla centrale nucleare, nell’episodio visto come un luogo di grossi sacrifici e tante rinunce.
Bart invece è un ragazzo molto sveglio, non cattivo, ma costantemente alla ricerca di una bricconata da portare a termine, a volte affiancato dall’amico Milhouse.
A scuola Bart non rende, a differenza della sorella Lisa, e sono rari gli episodi in cui Homer e Marge decidano di imporre pugno duro nei confronti del figlio. In particolare, in un episodio delle prime stagioni, Bart, messo sotto torchio dal padre, riesce sempre a raggirare quest’ultimo.
Tuttavia, anche al di là dell’aria da duro, pure Bart, come Homer, dimostra più volte di avere dei sentimenti, che esterna in famiglia e non solo, come nell’episodio in cui, innamoratosi della figlioccia del reverendo, si assume (ingiustamente) le colpe per un furto commesso dall’amata.
Un attaccamento particolare tra i due emerge chiaramente anche nel film uscito nel 2007: dalle sfide che Homer propone a Bart (e viceversa) fino al litigio tra i due, dovuto all’idiozia di Homer, che Bart non di rado chiama per nome. Il litigio stesso si conclude positivamente, con la proposta, da parte di Homer, di compiere un’acrobazia folle in moto facendo tenere la bomba al figlio, da lanciare fuori dalla cupola sotto la quale la città di Springfield era stata rinchiusa dalla epa (ente protezione ambientale). Proprio qui Bart, dopo un lungo periodo di rinnegazione del padre, e dopo aver trascorso molto del suo tempo con Ned Flanders, perdona il padre con un’esclamazione felice: “quest’uomo mi conosce!”.
Marge e Lisa.
Un’altra coppia/connessione che è possibile descrivere è quello delle donne di famiglia: Marge e Lisa, la parte più razionale e propositiva della famiglia.
Le differenze tra madre e figlia tuttavia son tante. Per esempio, se Lisa tende sempre a esprimere la propria opinione, anche se dolorosa e negativa, nei confronti di fatti o persone, ma sempre con molta diplomazia e senza infierire, Marge al contrario, per principio tende a nascondere ogni opinione negativa, nella speranza che anche quella forma di supporto possa migliorare o, comunque non avere cali di autostima. In una puntata Marge sottolinea che questo è un modo d’essere intrinseco della sua natura.
Entrambe sono donne combattive però, ricche di ideali che emergono nel corso delle puntate, al di là che si sia d’accordo o meno. Marge, ad esempio, l’abbiamo già vista nella puntata relativa al politicamente corretto.
Spesso Marge e Lisa hanno cercato di riportare sulla corretta strada rispettivamente Homer e Bart, anche a costo di alzare la voce con loro.
Non di rado Marge ha momenti di crisi col marito, così come con la famiglia, portandola ad allontanarsi da essa, seppur temporaneamente, o ad allontanare Homer di casa, che è puntualmente riuscito a riconquistare con i suoi buffi e grotteschi modi di fare.
Lisa, invece, è il genio della famiglia: voti alti, a differenza del fratello, in tutte le materie (o quasi: in un episodio Lisa ha un’insufficienza in educazione motoria, e viene obbligata a scegliere uno sport da praticare), e mostra di avere un particolare interesse per la musica jazz, essendo anche sassofonista. Ciò che non tollera, tuttavia, è di essere seconda a qualcuno, quasi come ossessionata da un ideale di perfezione che non esiste.
Come detto, ad accomunare le due donne sono i forti ideali che hanno, e il fatto che ancora abbiano degli ideali è già una grande vittoria, se si considera quanta rozzezza dilaga nel mondo circostante a loro, e quanto poco ci sia di spirituale, e quanto ci sia di materialistico e futile che, per quanto più concreto di un ideale, se non sfruttato con coscienza può certamente portare all’autodistruzione del genere umano.
Homer e Marge.
In alcuni episodi, c’è stato modo di entrare anche nella famiglia Simpson prima della nascita dei pargoletti, mostrando come si siano conosciuti Marge e Homer, oltre a conoscere le famiglie dei due coniugi. Lui figlio di un padre solo, che in alcune puntate è stato raccontato come una specie di sciupafemmine; lei figlia di una madre conservatrice in una casa di sole donne in una famiglia che oggi potremmo dire “disfunzionale” in cui tanto la mamma, quanto le sorelle di Marge (le gemelle Patty e Selma) non di rado criticano acidamente e demoliscono le scelte di Marge, a partire dalla scelta di mettersi con Homer.
Homer stesso, al di là della sua stupidità, malsopporta le sorelle di Marge, che non hanno mai favorito o promosso la possibilità di instaurare un dialogo equo, sano, pacifico e privo di veleno. A fare da paciere è sempre Marge… O almeno ci prova.
In genere è proprio Marge a dover ingoiare tanti rospi nella vita coniugale, per le marachelle che combina il marito, ritornando tuttavia sempre tra le sue braccia. Un amore che non conosce fine, diremmo.
Non sempre il loro modo di essere genitori coincide: ciò è dovuto proprio al loro carattere individuale. Da una parte il quasi totale menefreghismo di Homer, e dall’altra parte Marge, che riesce ad imporre quel minimo di autorità in più, che il marito invece non riesce a imporre sulla famiglia.
Nelle prime stagioni, la storia d’amore di Marge non era con Homer, ma con .Arty, studente della scuola dove studiavano tutti e tre. Arty era invaghito di Marge, tanto quanto Homer, e sebbene Marge abbia pure provato a frequentarsi con .Arty, alla fine ha deciso di scegliere Homer, sempliciotto, ma sinceramente interessato alla propria amata, e sicuramente, per paradosso, meno strampalato e meno impacciato (e meno “molesto”) del suo rivale in amore.
E il coronamento del loro amore è stato proprio l’arrivo dei loro tre figli, con Maggie nata in un periodo di crisi familiare, e arrivata in maniera imprevista, tanto che la stessa Marge è stata inizialmente reticente nel dare la lieta novella ad Homer, che la apprende solo in seguito ad una bastardata organizzata dalle sorelle di Marge, che nonostante abbia chiesto loro di non far sapere nulla al marito, attuano un piano per fargli arrivare la notizia semplicemente comunicando la notizia alle due persone che a Springfield di più chiacchierano e diffondono chiacchiere e notizie.
Sebbene all’interno della coppia sia un genere Marge a dover recuperare Homer da sé stesso, talvolta capita il contrario, ovvero che sia Homer a dover ri-condurre Marge alla lucidità mentale, come nell’episodio in cui Homer, a bordo della macchina del commissario Winchester, si ritrova coinvolto in un inseguimento in cui ad essere inseguite sono un’amica di Marge e la stessa Marge al fianco, portata a fare compagnia ad una criminale per il suo grande bisogno di avere un rapporto di amicizia con persone al di fuori del nucleo familiare.
Bart e Lisa.
Anche Bart e Lisa sono un’altra coppia iconica nella famiglia: i classici fratello e sorella, spesso in conflitto tra loro, come accade in numerosissime famiglie, separati anche dalle loro anime, fortemente diversi: Bart ribelle, Lisa valorosa e idealista. Eppure, nonostante ciò, sono molti gli episodi in cui fanno prevalere il loro senso di fratellanza: dove non arriva la follia e la durezza di Bart, arriva la saggezza e la lungimiranza di Lisa; e viceversa, dove non può, Lisa, contrastare gli eventi con la sua perspicacia e con il suo equilibrio, ci pensa il fratello maggiore.
Bart e Lisa rispecchiano in pieno i ragazzi impopolari a scuola, quelli “senza infamia, né lode”: se Lisa colleziona tutti bei voti a scuola, avendo ben pochi rivali, dall’altra si ritrova sempre sola, chiusa nel suo mondo che poco si concilia coi valori del mondo circostante, col quale spesso si trova in conflitto, stessa cosa ma all’inverso vale per Bart, che non spicca di certo a scuola, collezionando una lunga serie di insufficienze, ma avendo ugualmente pochi amici, forse solo uno, Milhouse, con cui condivide molto del suo divertimento. Anche gli episodi di bullismo sono un’altra cosa che condividono: infatti, sia Bart che Lisa vengono tormentati in svariati episodi dai bulli e compagni di scuola. Scarpe appese all’albero, essere gettati nei bidoni dell’immondizia, pestaggi e “semplici” sfottò: è proprio così che i due fratelli diventano l’esempio di figli di una famiglia media non inseriti in alcun giro preciso.
Un episodio in particolare vede Lisa e Bart unirsi in un abbraccio fraterno: si tratta di Lisa sul ghiaccio, in cui gli ideatori mostrano una Lisa che, per far salire i suoi voti scolastici in educazione fisica, si ritrova a dover scegliere uno sport da praticare, che ricade su hockey su ghiaccio, nel ruolo di portiere. Così Lisa e Bart si ritrovano a praticare lo stesso sport ma in ruoli e squadre rivali: Lisa in porta e Bart come attaccante. Durante una partita in cui si ritrovano ad essere rivali, le due squadre sono ad un punteggio pari, 3-3. Quando il tempo sta per finire, Bart ha il dischetto davanti la mazza e deve solo concentrarsi a tirare per segnare. Tuttavia, dopo un’agguerrita partita passata a farsi guerra, i due pongono fine alla sfida ricordandosi di tutti i momenti in cui sono stati di aiuto l’uno per l’altra, e viceversa, concludendo la partita con un toccante abbraccio, tra i fischi del pubblico che sperava nel sangue fino alla fine della gara.
Le critiche alle ultime stagioni de I Simpson.
Nonostante I Simpson siano stati rinnovati fino al 2025, avviandosi verso i 1000 episodi totali (seppur molto lentamente, rimane pertanto una cifra molto lontana), sono molti a criticare le ultime stagioni, incolpando la serie di una serie di cambiamenti che hanno snaturato l’anima del programma.
Senza dubbio c’è la questione relativa al politically correct, che col tempo avrebbe avuto la meglio su quella scorrettezza degli albori, su quel linguaggio scurrile, irriverente, senza padroni delle prime stagioni. Un linguaggio che col tempo era già quasi estinto dopo le prime due o tre stagioni, pur rimanendo una serie irriverente, pungentemente critica nello spirito e nell’invenzione delle storie.
Anche le trame sono al centro delle critiche dei fan / delle persone, che sarebbero diventate troppo piatte e monotone, ripetitive e carenti di emotività, cose che si riscontravano maggiormente nelle prime stagioni.
Tuttavia, si tratta di critiche ricorrenti e costanti che accomunano tutte le produzioni seriali che si ripetono nel tempo, e poco importa se si tratti di critiche veritiere o no. Le persone infatti, generalmente, tendono ad affezionarsi alle cose con molta più facilità di quanto non facciano gli stessi creatori e ideatori, e ciò porta per conseguenza i fan a scongiurare qualsiasi tipo di cambiamento seppur minimo. Inoltre, specie se si interiorizzano certe cose da giovani, si associano automaticamente queste cose ai periodi di spensieratezza e leggerezza della propria vita, riempiendo di valore e di significato ciò che vediamo e sentiamo.
I Simpson dunque, checché se ne dica, sono numeri e successo, genio e sregolatezza, ma al contempo e per paradosso anche molto educativi alla vita di tutti i giorni. Ma qual è il vostro episodio preferito de
I Simpson
? Cosa ti ha colpito di più di questa serie televisiva? Fallo sapere con un commento!
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GUIDA OBEY ME: personaggi, Lucifer.
“Il sadico perfettamente impeccabile ma malizioso.
Il potente primogenito.”
"Conosciuto nel Devildom per essere l'amico intimo e il braccio destro di Diavolo. È il più vecchio dei 7 fratelli demoni"
allert: questa descrizione contiene degli spoiler! man mano verrà aggiornata a seconda degli eventi e della storia.
Lucifer è l'Avatar dell'orgoglio ed è il più anziano tra i sette fratelli demoni. È uno dei personaggi principali di Obey Me! Un maestro che li governa. Tutto ciò che è coinvolto anche nel sistema di intimità del gioco, quindi, gli utenti possono interagire e aumentare il loro rapporto con lui.
APPARENZA
Lucifero è il secondo più alto dei sette fratelli, raggiungendo quasi l'altezza di Belzebù. Ha i capelli neri con punte colorate di bianco che sono divise sul lato destro del viso e occhi neri con una sfumatura rossa verso l'esterno.
Come tutti i fratelli demoni, indossa lo smalto per unghie del colore rosso.
FORMA DEMONIACA
Nella sua forma demoniaca, Lucifer rivela due grandi corna che si arricciano fuori dai lati della sua testa e quattro ali nere da angeli caduto. Una voglia di diamante nero appare sulla sua fronte. Indossa un cappotto a coda di colletto alto con motivi di piume di pavone rosso e oro. Sotto, indossa un gilet nero con riflessi rossi. Ha un ciondolo decorato con piume di pavone nere e rosse infilate nel colletto del panciotto. Indossa semplici pantaloni neri e scarpe di cuoio, con due catene d'argento vaganti che pendono da un ornamento alla cintura. Contrariamente ai suoi soliti guanti neri, indossa guanti rossi nella sua forma demoniaca.
RAD UNIFORM
Lucifer indossa l'uniforme RAD standard nel modo corretto. A differenza di altri studenti, la sua uniforme è visibilmente più lunga, abbastanza da coprire le ginocchia. Sotto di essa, indossa una camicia nera con un colletto alla coreana sovrapposto e sette bottoni (uno nero, uno rosso e cinque neri) visibili. Indossa anche un paio di guanti neri.
VESTITI CASUAL
Nel suo abbigliamento casual, Lucifero indossa un gilet rosso e nero con bottoni bianchi, con una lunga cravatta rossa infilata dentro. Le sue lunghe maniche grigie sono ammanettate in bianco con bottoni neri, e indossa un paio di guanti neri. Indossa semplici pantaloni neri con una cintura a catena d'oro e scarpe di pelle marroni. In cima, completa l'outfit con un cappotto nero con collo alto foderato di pelliccia, il cui interno è a rombi grigi, indossato drammaticamente sulle spalle.
PERSONALITÀ
essendo il maggiore dei fratelli è il capo della famiglia, Lucifero si presenta come una persona calma, composta e intimidatoria. I suoi fratelli commentano spesso quanto può essere spaventoso Lucifero. È un demone molto severo e spietato e non esita quando distribuisce punizioni ai suoi fratelli minori. Il suo sadismo è evidente nelle sue punizioni. Tuttavia, nonostante sia così nervoso, fa ancora lo sforzo di scherzare con i suoi fratelli, specialmente quando si tratta di prendere in giro Mammon - per il quale gli altri fratelli dicono che abbia un debole.
In qualità di Avatar of Pride, mostra un tremendo senso di orgoglio. Diversi esempi lo dimostrano, come quando, intrappolato nel corpo di Satana, si rifiutò di lasciare che suo fratello tenesse il discorso nel suo corpo perché era preoccupato che Satana potesse rovinare la sua reputazione, ed era scontento del fatto che avesse bisogno di Satana (nel corpo di Lucifero) in ordine di viaggiare nel mondo umano poiché non poteva passare attraverso il sigillo. Un esempio è che ha tenuto segreta la reincarnazione di Lilith ai suoi fratelli perché sentiva che solo lui avrebbe dovuto assumersi la responsabilità. Un altro è stato quando ha maledetto l'attico, era sicuro che MC non sarebbe stato in grado di vedere Belphegor.
Lucifero ha giurato la massima lealtà a Diavolo, il futuro re del Devildom e il suo più caro amico, migliaia di anni fa. I fratelli demoni, in particolare Satana, spesso sottolineano che a Lucifero non gli importa altro che Diavolo e che mantiene la buona immagine e reputazione di Diavolo.
Essendo il più anziano, Lucifero è anche il più forte dei fratelli demoni. Ciò è stato dimostrato durante la lotta con i cuscini nel Castello dei Demoni, quando, dopo aver perso la calma, ha praticato un buco in uno dei letti gettando un cuscino. Nella lezione 9, quando Satana e Lucifero si scambiano corpo, Lucifero (nel corpo di Satana) colpisce Mammon. Tuttavia, Mammon ride e commenta che a causa della presenza di Lucifero nel corpo di Satana, la sua forza è stata ridotta a quella di Satana. Satana implica anche che i fratelli siano stati messi in ordine dal più vecchio al più giovane dalla forza e dal potere piuttosto che dall'età biologica, il più vecchio è il più potente.
Lucifero tende anche a essere sottilmente iperprotettivo nei confronti dei suoi fratelli, dimostrando a modo suo che si prende cura di loro. Nella lezione 10, vede che Satana è in pericolo dato che sta per venire attaccato da Cerbero, e Luciferer immediatamente minaccia Cerbero, dicendo che farà cose non specificate se un dito viene messo su Satana. Tuttavia, la sua natura iperprotettiva è spesso percepita come più soffocante e controllante, piuttosto che confortante. Mammon si lamenta spesso di questo atteggiamento di Lucifero nei confronti di MC e degli altri. Nonostante tutto, Lucifero vuole solo il meglio per i suoi fratelli.
Come angelo, parlava in modo abbastanza ruvido se non scortese, ma era molto diretto con i suoi sentimenti.
ALCUNE CURIOSITÁ GENERALI
Il suo animale simbolico è un pavone, che simboleggia l'orgoglio, la bellezza e la fiducia.
Il suo palcoscenico di danza ha una mazza. I pipistrelli sono comunemente associati ai diavoli e all'oscurità nella tradizione biblica.
Il suo nome su Devilgram è "Lucifero". È l'unico personaggio che ha il suo vero nome e non un soprannome o un gioco di parole.
La copertina del suo D.D.D. è nera.
Nell'evento di Natale 2019, ha regalato a MC una rosa di un genere completamente nuovo che ha incrociato lui stesso, usando la magia in modo che la rosa non appassisca per un anno.
Nel capitolo 20, se MC trascorre l'ultima notte nel Devildom con lui, Lucifer la prenderà in giro dicendo che MC gli appartiene
Nel fandom TSL, il Signore della Corruzione è basato su di lui.
Ha affermato che il suo tipo è qualcuno di "puro, genuino e degno di rispetto", sebbene abbia scherzosamente descritto un'anima invece di una persona.
Secondo Little D. No. 2, è abile nel sollevare maledizioni. Ha anche talento nel lanciare incantesimi complessi come quando ha rinchiuso Belphegor in soffitta e l'ha reso invisibile a chiunque tranne che ai demoni, e ha lanciato un incantesimo sulla tromba delle scale della soffitta che ha impedito ai demoni di entrare.
Lucifero ha anche una forte immunità alle pozioni rispetto agli altri suoi fratelli, ma lo sciroppo di tritone d'oro infernale ha avuto un effetto così forte su di lui che era difficile controllare il suo desiderio di MC.
Lucifero ama la musica classica, specialmente quelle maledette, e spesso le ascolta sui dischi; in effetti, questo suo vizio è stato usato da MC per distrarlo in modo da poter entrare in soffitta.
Il dipinto nella sua stanza era la rappresentazione di Simon Bisley di Lucifero che cade dal cielo. Il dipinto è cambiato in astratto nel maggio 2020 perché è protetto da copyright.
STORIE SU DEVILGRAM
Come angelo, una volta aveva sei ali - questo è menzionato da Satana in The Search for Self / Devilgram e anche da Luke nella storia principale. Ha perso un paio di ali nella Grande Guerra Celeste.
Da Satan's Be You Devilgram, Lucifero rivela che la sua più grande paura è morire e ascendere al Regno Celeste.
Nel suo Seven Rulers of Hell Devilgram viene rivelato che è molto appassionato di teatro e dopo una buona commedia non riesce a smettere di divagare e di citare le sue parti preferite anche se il suo interlocutore non condivide l'eccitazione.
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La mia personale classifica dei romanzi storici di Lavyrle Spencer
Quando un’autrice mi piace, da vera lettrice compulsiva, a volte tento di leggere tutti o quasi i romanzi che ha scritto (a meno che non siano troppo numerosi). Ho deciso di provarci con l’autrice Lavyrle Spencer, che in tutta la sua carriera ha scritto solo 22 romanzi, prima di ritirarsi.
Inviò il suo primo romanzo intorno al 1978 a Kathleen Woodiwiss di cui era grande fan, questa lo lesse e lo inviò alla sua agente letteraria perchè secondo lei meritava di essere pubblicato e così fu. Lavyrle iniziò così una fulgida carriera che durò fino al 1997, quando decise che aveva guadagnato abbastanza per andare in pensione e smise di scrivere per dedicarsi alla famiglia e ad altre passioni tra cui la musica.
Da quattro dei suoi libri vennero tratti anche film per la televisione, tra cui Morning glory, con protagonista Christopher Reeve. E scusate se è poco (potete recuperare il film su youtube).
Siccome molti dei suoi romanzi contemporanei sono molto brevi e scritti per le collane da edicola della Avon, ho deciso di leggere invece le sue opere maggiori, cioè i suoi romanzi storici che in tutto sono 10.
Tra questi ho deciso di non leggere The Fulfillment, perchè la trama non è nelle mie corde, anzi ha uno dei tipi di trama che odio di più, perciò già sapevo avrei odiato il libro indipendentemente dallo stile.
Dei restanti 9 ho stilato una personale classifica dei miei preferiti, partendo da quelli che mi sono piaciuti di più e finendo con quelli che ho apprezzato meno.
Noterete che al primo posto, tra i miei preferiti ho messo a parimerito tre romanzi, perchè mi era impossibile scegliere tra loro. Li ho amati tutti e tre per ragioni diverse e sono tutti e tre bellissimi.
Parimenti anche tra quelli che non mi sono piaciuti ho tre parimerito al quinto posto, perchè non mi sono piaciuti in egual modo ma per motivi diversi.
Ecco la mia lista:
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1) Giocare d’’azzardo (The gamble) di LaVyrle Spencer
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Trama: Kansas, 1888. In una piccola cittadina è in atto una guerra senza esclusione di colpi. Da un lato abbiamo i proprietari dei Saloon e delle Sale da gioco, dall'altro le donne del paese, mogli e madri stanche di vedere i loro uomini ubriacarsi e perdere soldi sui tavoli da gioco. Coinvolti nella guerra due personaggi interessanti. Agata, la proprietaria di un negozio da modista. Zitella di oltre trent'anni a causa di una gamba ferita che la fa zoppicare e le rende difficile interagire con gli altri. Soffre di un'acuta solitudine e sogna di poter ballare, di poter avere dei figli e un marito, ma non osa cercare di far avverare i suoi sogni, crede siano irrangiungibili. Poi abbiamo Scott proprietario di un nuovo Sallloon , che viene dal profondo Sud. Affascinante ma segnato dalla Guerra civile e dalle grave perdite subite da anni viaggi senza meta,mantenendosi col gioco d'azzardo. Sembra che queste due persone non abbiamo nulla in comune, invece non è così. Entrambi dietro la corazza che presentano al mondo hanno un cuore d'oro e aiutano il prossimo ogni volta che possono. Un piccolo orfano li avvicinerà l'uno all'altra e forse entrambi potranno guarire se sapranno ascoltare il loro cuore……
La mia opinione: Bello bello bello. E’ un romance corposo, non breve. Eppure avrei voluto l'autrice andasse avanti a raccontare poichè l'autrice si interrompe proprio sul più bello. Voglio sapere cosa succede dopo ai due protagonisti. Due personaggi veramente belli e ben ponderati. Costruiti talmente bene da sembrare reali, con una complessità rara da trovare eppure semplici al tempo stesso. E anche i personaggi secondari non sono da meno. Abbiamo persino una storia d'amore secondaria. Insomma un libro che consiglio veramente. Abbiamo manifestanti urlanti, bottiglie pallottole e coltelli che volano. Ballerine di can can, una antica piantagione di cotone e persino un fantasma e una stupenda macchina da cucire. Non manca nulla a questo romanzo. La parte che ho prefrito credo siano stati i dialoghi.
1) A Braccia Aperte (Forgiving) di LaVyrle Spencer
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Trama:1876: Sarah Merritt arriva a Deadwood, nel Dakota, decisa a fondare il primo giornale della cittadina. È però anche sulle tracce della sorella minore, Addie fuggita di casa cinque anni prima, per portarle la triste notizia della morte del padre. Alta, compassata, l'aria austera nonostante i venticinque anni, Sarah deve combattere l'atteggiamento ostile dell'intera comunità, soprattutto quello dello sceriffo Noah Campbell.
Uomo testardo e impetuoso, dai baffi ramati e dai sardonici occhi verdi, costui non esita ad arrestare la donna. Inizia così una guerra tra due forti personalità, che riescono ad allearsi solo in nome di un comune obiettivo: ritrovare al più presto Addie e ricondurla sulla retta via.
La ragazza, infatti, non lavora come domestica presso la "famiglia" Hossiter, come ha sempre fatto credere. Una spirale di vizio e corruzione l'ha intrappolata... Che cosa può averla trasformata tanto e in che modo Sarah la persuaderà a cambiare vita, a ritornare la dolce fanciulla di una volta?
La mia opinione: Ricco di personaggi indimenticabili e delineati con grande sensibilità, una trama avvincente intrecciata a fatti storici realmente accaduti. Due storie d’amore, due sorelle, diverse ma unite da affetto sincero e gli uomini che lotteranno per loro. Una storia di perdono verso gli altri e verso se stessi. Super consigliato.
Nota: tutti i romanzi della Specer sono molto casti, questo forse è l’unico che ha un livello di sensualità leggermente più alto.
1) Una scuola nella prateria (Years)
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Trama: Linnea, giovane maestra elementare, all'apparenza esile e delicata, è invece forte, decisa e coraggiosa. Parte per Alamo dove insegnerà in una scuola nella prateria e sarà ospitata da una famiglia del paese, i Westgaard. L'arrivo della bella maestrina, la sua vivacità, il suo entusiasmo portano una ventata di giovinezza e di allegria.
Theodore, 34 anni, fisico atletico e forte, è vedovo con un figlio già adolescente. Primogenito dei Westgaard, una numerosa famiglia di agricoltori, è onesto, semplice e leale. Pur essendo fortemente attratto da Linnea, cerca in tutti i modi di reagire ai propri sentimenti ripetendosi che sarebbe follia rivelare l'amore che sta provando per una donna molto più giovane di lui.
Un uomo e una donna del Nord Dakota, lontani per età e cultura, mentre in Europa si combatte la Prima Guerra Mondiale, vengono travolti da eventi destinati a cambiare il volto del mondo e da un sentimento forte e generoso che li terrà uniti per tutta la vita.
La mia opinione: Se amo The gamble per i dialoghi, e Forgiving per la trama e la storia dei protagonisti, sicuramente amo Years per i personaggi veramente approfonditi in modo magistrale. Mentre leggevo mi sembarva di vivere con loro e conoscerli da sempre. Qui non ci sono scontri o avventure, è una semplice storia d’amore, che però di semplice non ha nulla. La protagonista mi ha ricordato Anna dai capelli rossi da adulta. Un libro toccante e totalmente realistico che racconta le tragedie quotidiane di un agrande famiglia e l’amore di coppia che sboccerà e durerà nonostante le avversità. toccante.
Nota: tutti i romanzi della Specer sono molto casti, questo forse è l’unico che ha un livello di sensualità leggermente più alto, insieme a Forgiving, ma molto leggermente.
2) Giorni di gloria (Morning Glory) di LaVyrle Spencer
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Trama: Elly, vedova con due figli e in attesa di un terzo, è una donna forte e coraggiosa, ma tutti la considerano pazza a causa della sua ritrosia, conseguenza di una terribile infanzia. Figlia illegittima, è stata tenuta dai nonni, fanatici religiosi, rinchiusa in casa per anni e anni. Will, attraente, onesto, intelligente e gran lavoratore, ha avuto una vita difficile. A Whitney, una cittadina della Georgia, spera di gettarsi alle spalle il passato. E’ rimasto orfano piccolissimo ed è convinto che nessuno potrà mai amarlo davvero. Un uomo e una donna, con i quali la vita non è stata generosa, portano con sé ricordi angosciosi, timori e insicurezze che sembrano offuscare la serenità della loro unione. L'amore che nutrono l'uno per l'altro, però, è talmente forte che li aiuterà a superare ogni difficoltà.
La mia opinione: questo è un poco struggente per il passato dei protagonisti, ma poi è semplicemente romantico (ma con una vena malinconica) perchè non puoi non fare il tifo per loro. Certo non è la trama più innovativa di questo mondo. Avrò letto almeno dieci romance simili ambientati nell’America di inizi 1900, ma questo è scritto molto ma molto bene.
3) La sposa di Boston (The endearment)
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Trama: Un fratello di tredici anni ed un cumulo di menzogne è tutta la dote che Anna Reardon porta a Karl Lindstrom, l'uomo che ha ordinato una moglie per posta. Ridotta alla disperazione da una vita di stenti e di squallore, Anna lascia Boston diretta nel lontano Minnesota, dove l'attende il suo futuro marito.
Anche se la giovane non corrisponde affatto alla donna matura ed efficiente che Karl aveva richiesto, tra i due scocca la scintilla di un amore tenero e appassionato. Il generoso Karl perdona alla moglie i tanti inganni, ma c'è ancora un segreto che lei gli nasconde e che il suo orgoglio d'uomo non può accettare...
La mia opinione: libro dalla trama semplicissima, e con personaggi altrettanto semplici perchè veramente molto giovani. Però scritto veramente bene e molto più lungo degli altri.
4) Un’estate per cambiare (That Camden summer)
Trama: Siamo agli inizi del Novecento e Roberta, divorziata con tre figlie, torna nel Maine, nella cittadina natale, dove scopre con amarezza che una donna nella sua condizione è considerata quasi una poco di buono. Ma lei non si perde d'animo e, sfidando le convenzioni, si trova un impiego, impara a guidare e acquista perfino un'auto. Sugli uomini non si fa più molte illusioni, ma quando incontra l'affascinante Gabriel comincia a cambiare idea, anche se le prove che aspettano entrambi si riveleranno difficili e drammatiche.
La mia opinione: la trama di per sè sarebbe carina e interessante, una donna avanti per la sua epoca e molto coraggiosa, ma lo stile di scrittura è molto ripetitivo e prolisso e i personaggi poco approfonditi.
5) La sposa promessa (Vows)
Trama: Emily, occhi azzurri e lunghi capelli neri, è veramente molto bella. Fiera, orgogliosa, indipendente, lavora come stalliere per suo padre e segue per corrispondenza un corso di veterinaria, cosa assai strana, specialmente per una donna, nel 1888.Prima di sposarsi desidera concludere gli studi, ma è fidanzata con un uomo molto tradizionalista che vuole formare, appena possibile, una famiglia.Tom, alto e atletico, terribilmente attraente giunge nella città in cui Emily abita, dove apre un'officina di fabbro e si dedica all'allevamento di cavalli.Leale, sincero, con un grande senso dell'onore, vive come una maledizione l'amore che nutre nei confronti della fidanzata del suo migliore amico.
La mia opinione: In questa classifica personale il quinto è l’lutimo posto, ed è un parimerito tra tre libri. Questo in particolare non mi è piaciuto per la trama, che prevede un tradimento intrinseco, e quindi una cosa che io personalemte odio, poi è anche scritto un poco frettolosamente senza molto approfondimento dei personaggi che non si capisce perchè si piacciano tanto e non riescano a resistere l’uno all’altra.
5) Then came heaven
Inedito in italiano
Trama: Una suora che sta già avendo dei dubbi riguardo la sua vocazione, soffre nel non poter consolare e mostrare affetto verso due bambine rimaste orfane al’improvviso e verso il loro padre. Questo la spingerà finalmente a prendere una decisione sul suo futuro.
La mia opinione: romanzo lunghissimo e prolisso, quando la trama non ne avrebbe affatto bisogno. E’ chiaro fin dall’inizio cosa sceglierà la protagonista che già da tempo non sopporta più le restrizioni della vita monacale e che non ha scelto questa vita per se stessa ma è stata scelta per lei dalla nonna fin da piccola. quindi non c’è ragione per cui servano ben trecento pagine di pensieri per giungere a una decisione.
5) The humminbird
Inedito in italiano
Trama: Una zitella con problemi economici e un grande decoro, decide di aiutare il medico del paese ad accudire due feriti: un uomo che ha tentato una rapina su un treno e colui che l’ha fermato.
La mia opinione: Lo stile di scrittura è molto buono, all’altezza dei migliori romanzi della Spencer, ma i dialoghi e il protagonista maschile non funzionano. Lui non è realistico è solo maleducato dall’inizio fino alla fine del libro, anche quando non avrebbe ragione di esserlo. E questo rovina tutto il libro purtroppo.
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Ciao a tutti! Ecco un post su un libro quasi perfetto. Buona lettura!
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Titolo: Falce
Autore: Neal Shusterman
Casa editrice: Mondadori (Oscar Vault)
Anno di pubblicazione: 2020
Valutazione in stelline: ****, 1/2
Pagine: 348
Trama:
L’uomo ha sconfitto la malattia, l’invecchiamento, la povertà, l’inquinamento; in sostanza, la morte. Il mondo è governato dal Thunderhead, un’evoluta intelligenza artificiale pensata per essere efficace e impeccabile per ogni bisogno dell’uomo e per evitare i soprusi e la corruzione del potere in mano ad esseri umani. L’unica cosa al di sopra del controllo del Thunderhead è la Compagnia delle Falci, un’associazione con lo scopo di tenere a bada l’inevitabile aumento demografico causato dall’immortalità uccidendo ogni anno un certo numero di persone.
Il maestro Faraday, distruggendo tutte le aspettative dei giovani Citra e Rowan di avere una vita normale, prenderà i due sotto la sua ala per prepararli al ruolo di falci. Solo uno di loro è destinato a portare a termine il proprio apprendistato, ma entrambi si mostrano riluttanti a seguire questa strada: non hanno alcuna intenzione di uccidere e questo potrebbe renderli falci potenzialmente perfette.
Purtroppo, non tutte le falci sono immuni al piacere di uccidere e questo mette in serio pericolo l’integrità e le buone intenzioni della Compagnia che, impunita e superiore al Thunderhead, si fa sempre più contagiare dagli unici virus che l’uomo non è ancora riuscito a sconfiggere: corruzione, tentazione, slealtà ed egoismo.
Cosa ne penso:
“Falce” è una delle storie più potenti che abbia letto nell’ultimo periodo: i temi trattati sono estremamente forti e a volte anche difficili da digerire. Sicuramente è un libro che fa riflettere molto, sul tema della morte, certo, ma anche su molti argomenti altrettanto importanti, come l’abuso di potere, la violenza e la corruzione.
Un dettaglio che personalmente ho apprezzato molto, ma che potrebbe dar fastidio ad altre persone, è la semplicità dello stile di scrittura che per me è stata una mossa intelligente in quanto è stato utile a controbilanciare la pesantezza dei temi affrontati. In questo modo il libro può essere letto facilmente e apprezzato come merita.
La pecca di questo romanzo, che per me aveva tutte le premesse per essere perfetto, sono i personaggi piatti e mal caratterizzati: di certo non è una storia portata avanti dai personaggi ed è chiaro che il non soffermarsi su di essi è più una scelta che un errore, ma la godibilità del libro ne ha risentito non indifferentemente e credo che, per un libro così breve, una cinquantina di pagine in più, adibite a dar voce e personalità almeno ai protagonisti, non sarebbero andate sprecate. Anche la relazione tra due personaggi credo non sia stata costruita al meglio e, a mio parere, poteva benissimo essere tralasciata, magari a favore di una migliore caratterizzazione dei personaggi.
In conclusione, questo è un libro che io ho amato e che mi ha fatto commuovere e riflettere in più di un’occasione, ma che non consiglierei a chi nei libri ha bisogno di entrare in empatia con i personaggi o di molto spazio dedicato alla caratterizzazione di questi ultimi.
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Il Club di Mezzanotte – James Patterson: Un thriller oscuro tra potere, vendetta e segreti. Recensione di Alessandria today
Una rete di criminali senza volto, un detective che ha perso tutto e un desiderio di vendetta che brucia nel profondo: Il Club di Mezzanotte, firmato da James Patterson, è un thriller che affonda le radici in un mondo di corruzione e potere assoluto.
Una rete di criminali senza volto, un detective che ha perso tutto e un desiderio di vendetta che brucia nel profondo: Il Club di Mezzanotte, firmato da James Patterson, è un thriller che affonda le radici in un mondo di corruzione e potere assoluto. Al centro della storia c’è il tenente John Stefanovitch, un poliziotto di New York che ha visto la sua vita distrutta dal Club di Mezzanotte,…
#Alessandria today#bestseller thriller#criminalità e politica#Criminalità organizzata#detective story#gialli moderni#giochi di potere#giornalismo investigativo#giustizia personale#Google News#Il Club di Mezzanotte#intrighi e mistero#Investigazioni#italianewsmedia.com#James Patterson#libri consigliati#libri di investigazione#narrativa americana#narrativa d’azione#narrativa di James Patterson#narrativa moderna#narrativa noir#narrativa thriller#Pier Carlo Lava#poliziesco#Potere e corruzione#romanzi bestseller#romanzi crime#Romanzi da leggere#romanzi da non perdere
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Paragoni
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#Teamuncleweek2019 day 2
Realizzato ad acquarello, ma la foto non è di buona qualità quindi smorza un po’ i colori. Lo pubblico un giorno di ritardo perché non l'avevo ancora inserito nel computer.
Precisazione. Questo disegno l'avevo iniziato già da un bel po', da quando mi sono totalmente immersa nelle letture di Batman e Robin (Dick Grayson) trovando con il tempo diverse analogie con due personaggi della Disney, ovvero Scrooge e Donald. Il loro rapporto complesso raccontato da più autori, non è tanto diverso dai due paperi.
Quindi mi è venuto spontaneo fare una sorta di cosplay (e non solo perché Dick e Donald sono i miei personaggi preferiti XD), anche se non mi è venuto esattamente come l'avevo immaginato.
Arrivando poi la settimana del Team Uncle, questo disegno mi sembrava avvicinarsi al concetto di uno dei temi: teasing. Si prendono in giro provando i costumi di Batman e Nightwing.
Qui di seguito elencherò una serie di punti che possono coincidere con entrambi i personaggi. L'elenco dovrebbe essere più lungo a mio parere, perché c'è molto di più, ma al momento lascerò così. Magari li inserirò man mano che mi verranno in mente.
Ma andando nel dettaglio...
Bruce Wayne / Scrooge McDuck:
- Solitudine. Entrambi sono personaggi solitari e dal passato oscuro, prima dell'arrivo di Dick / Donald nella loro vita. Prima di quel momento evitavano di affezionarsi a qualcuno.
- Status. Sono richiesti nell'alta società, sono straricchi, sono famosi, tutti li conoscono.
- Maggiordomo. Hanno un fedele maggiordomo che li assiste in quasi tutto e che mantengono il silenzio sui loro segreti. Alfred era presente alla nascita del supereroe Batman, e Battista era presente quando Scrooge si è reinventato come supereroe (durato solo in una o due storie). Pacati e consiglieri, non rifiutano ogni tanto accompagnare il proprio padrone in qualche missione.
- Genitori. Hanno perso i genitori. Bruce in seguito a una sparatoia, Scrooge per colpa della sua ossessione per il denaro.
- Sentimenti. È difficile per loro esprimere i sentimenti, come la gratitudine e l'affetto, per lo più mostrano più facilmente rabbia e odio. È più semplice venire alle mani, piuttosto che confidarsi. Esprimere i propri sentimenti, equivale a mostrarsi debole e vulnerabile, sia con i nemici che con la famiglia. Solo in occasioni davvero tragiche, come la morte di una cara persona, mostrano la loro sofferenza e rimorso.
- Amore. Hanno in passato avuto una relazione di amore e odio. Bruce con Catwoman e Scrooge con Goldie. Entrambe le donne si sono rivelate dannose e (tossiche) problematiche per i loro partner visto che per le due la ricchezza era più importante. Ciononostante sia Bruce che Scrooge provano ancora qualcosa per le donne, anche se sanno che non potrebbe mai esserci un futuro come coppia perché le donne continueranno a ingannarli. Seppur segretamente le due donne siano ancora legate ai loro ex partner, preferiscono nasconderlo o negarlo.
- Famiglia. Bruce non ha più un parente in vita. Ha il maggiordomo Alfred che considera quasi come un padre e i vari Robin come figli acquisiti (discorso a parte per Damian che è il figlio biologico). Da quanto fanno intendere nelle storie, Scrooge non ha più la sua famiglia, anche la sorella Matilda apparsa in una occasione scompare poi dalla vita di Scrooge. L'unico legame più stretto che gli è rimasto, è il figlio della sorella Hortense, Donald, e i figli di Della. Inoltre ha tanti parenti acquisiti dal matrimonio di Hortense e Quackmore.
- Eredità. Anche se ha avuto tanti assistenti e un figlio legittimo, Bruce dimostra in più occasioni che per lui è Dick quello che considera più come suo figlio e degno erede del costume di Batman. Scrooge ha una famiglia molto allargata e tanti nipoti, ma mostra in più occasioni che è Donald quello che più stima, il suo nipote preferito e che considera il vero erede delle sue ricchezze.
- Obiettivo. Per Batman è combattere contro il crimine. Per Scrooge è accumulare ricchezza. Per ottenere il loro scopo, sono disposti a tutto, anche a volte fare qualcosa di poco corretto.
- Dick / Donald. Sono il motivo per cui Bruce e Scrooge cambiano la loro prospettiva sulla vita. Sono la loro voce della ragione, le persone che li riportano nella retta via ogni volta che si perdono nell'oscurità.
Dick Grayson / Donald Duck:
- Positività. Entrambi sono personaggi allegri e positivi, e spesso peccano di fiducia. Hanno la parola pronta per ribattere e usano il sarcasmo per sdrammatizzare, anche durante un combattimento. Sono spensierati e danno l'impressione di essere delle semplici persone.
- Giustizia. Credono nella giustizia. Nei giusti valori che gli sono stati insegnati da bambini e a non uccidere. Nightwing ci tiene a tenere fede a questi ideali anche quando si scontra con temibili avversari. Paperinik altrettanto si batte con gli stessi ideali, combattendo le ingiustizie e corruzione.
- Ispirazione. Dick da ragazzo si è ispirato a Robin Hood che si batteva per togliere ai ricchi e dare ai poveri, e da adulto si è ispirato a un personaggio chiamato Nightwing. Donald si è ispirato a Fantomius, che anche lui rubava ai ricchi.
- Combattimento. Dick è un ragazzo prodigio già da ragazzino, e grazie agli insegnamenti di Bruce e altri insegnanti diventa un combattente completo, all'altezza di qualsiasi criminale o super criminale. Donald ha acquisito agilità e forza per combattere grazie ai viaggi con Scrooge e le altre sue identità (supereroe e agente segreto). Sia Dick che Donald potrebbero superare i loro mentori in una lotta con un po' più d'impegno, ma nessuno dei due è interessato ad andarci pesante nel combattimento.
- Potere. Non posseggono nessun potere particolare, sono dei comuni esseri umani, ma usano l'intelligenza e l'astuzia per agire e sfruttare tutte le loro capacità.
- Sincerità. Non hanno problemi di dire ai loro mentori quando qualcosa non va, anche a costo di litigare. Se si tratta di salvaguardare la loro sicurezza, sono disposti anche a essere visti come nemici.
- Agilità. Dick è un atleta dalla nascita e quindi ha molta agilità, inoltre Batman lo ha addestrato per renderlo forte. Donald ha acquisito agilità per evitare i tiri mancini della sfortuna e per districarsi dai pericoli dei viaggi con Scrooge.
- Legame. Bruce non è il vero padre di Dick, così come Scrooge non è il padre di Donald, eppure per loro non è mai stato un problema. Li considerano come dei padri a cui voler bene. Per entrambi, Bruce e Scrooge rappresentano i loro mentori/padri, e per questo gli sono molto legati, anche se per via del brusco carattere di Bruce e Scrooge li è difficile confessarlo.
- Viaggiare. Spesso sono in viaggio o in qualche missione affidata dal padre adottivo / zio.
- Origine. La nascita della loro identità da supereroe è nata da una vendetta. Robin voleva vendicarsi per chi aveva assassinato i suoi genitori. Donald voleva vendicarsi di tutte quelle persone (parenti compresi) che lo maltrattavano e deridevano. Entrambi però abbandonano poi la loro idea di vendetta e usano le proprie capacità per fare del bene.
- Famiglia. La famiglia è importante. Robin mostra sia da giovane che da adulto quanto tenga alla nuova famiglia adottiva: la bat-family. Infatti Dick è il cardine che unisce i vari Robin alla figura oscura di Batman. Si dimostra come un fratello per Jason e Tim, e in seguito come un padre per Damian. È un eccellente figlio per Bruce e Alfred. Donald accoglie in casa i tre figli della sorella e nonostante gli alti e bassi, se ne prende cura come un padre. È sempre disponibile a dare una mano ai suoi parenti, anche se a volte gli altri non se lo meritino. È il cardine che unisce i componenti della famiglia con lo scontroso Scrooge.
- Comprensione. Nonostante qualche discussione e incomprensioni, Dick e Donald sono le persone che riescono a comprendere a fondo Batman e Scrooge, talvolta anche a scherzarci su senza temere le conseguenze. Sono i primi ad accorrere in caso di necessità.
- Indipendenza. Quando Dick diventa un supereroe indipendente, si fa carico di proteggere la città Blüdhaven senza l'appoggio di Batman e combatte da solo contro nuovi acerrimi nemici. Il più delle volte svolge delle missioni senza tenere informato Batman. Inoltre non fa più affidamento sui soldi Bruce e cerca di mantenersi da solo. Donald come Paperinik si fa carico di proteggere da solo Duckburg affrontando nemici di ogni tipo, anche alieni. Scrooge è ignaro di questa doppia vita di Donald. Donald è spesso indebitato con Scrooge, ma cerca in ogni modo di mantenersi da solo facendo svariati lavori.
- Ricchezza. Nè a Dick, nè a Donald, ha mai importato il denaro. Entrambi cercano di sopravvivere con le proprie forze e lavorando per mantenersi, ma mai con lo scopo di arricchirsi.
- Identità. Non usano maschere per celare la loro identità di supereroe, ma solo delle mascherine. Entrambi hanno un lungo mantello (per Dick solo quando era Robin). Nei panni di Nightwing, Dick ha un nuovo costume aderente senza mantello e con un tessuto tecnologico. Anche la tuta che gli progetta il Custode Omega a Pikappa è senza mantello e fatto di fibre nanoelettriche.
- Incomprensione. Spesso e volentieri Dick e Donald provano sentimenti di inferiorità nelle loro abilità. Sentono che i loro mentori non li giudicano alla loro altezza e che li rilegano a incarichi banali. Sentono che non sono abbastanza importanti o che vengono ignorati. E questo crea del distacco e incomprensione.
- Carisma. Entrambi hanno una buona dose di carisma, grazie alla quale riescono facilmente a simpatizzare con le persone, e talvolta anche con i nemici. Infatti sono in grado in caso di necessità di tenere unito il gruppo e convincere i propri acerrimi nemici a collaborare.
- Collaborazione. Sia quando Dick era un ragazzino a quando era adulto, ha mantenuto uno stretto rapporto di amicizia con Bruce, collaborando spesso e volentieri con Batman tutte le volte che aveva bisogno di lui. Donald nonostante gli alti e bassi con lo zio, è il primo ad accorrere quando viene chiamato da Scrooge, il primo ad avvicinarsi quando lui è in difficoltà, creandosi con il tempo una lunga collaborazione tra di loro.
- Infanzia. Fin da piccoli erano entrambi molto movimentati e con voglia di scoprire di più, alla ricerca di nuove avventure e divertendosi in quello che facevano.
- Famiglia. Dick perde i suoi genitori in un incidente al circo. Della sorte dei genitori di Donald non si sa molto, ma molte storie fanno intendere che non ci siano più, rendendolo quindi orfano. Alfred e Elvira Coot rappresentano la parte dolce e premurosa della famiglia, quasi come una seconda madre, al contrario Bruce e Scrooge rappresentano più un padre severo e rigido.
- Identità segrete. Dick non solo è stato un supereroe, ma ha anche lavorato come spia. Stessa cosa Donald ha assunto l'identità sia di Paperinik l'eroe, che Doubleduck la spia.
- Fascino. Inutile dirlo, ma entrambi hanno un modo di fare che conquista (sia femmine che maschi). Sarà il loro sorriso o la simpatia o gli abiti da supereroe, ma grazie a questo fascino riescono a fare breccia nel cuore dei loro fans.
- Rifiuto. Dick non vuole essere come Batman, per quanto sia grato a Bruce per averlo adottato, non accetta i suoi modi per combattere il crimine. Non vuole allontanare tutte le persone a lui care per dare la caccia ai criminali, non vuole diventare un uomo solo e vendicativo, non vuole rintanarsi in un luogo oscuro controllando tutto e tutti. Preferisce pattugliare la città e vivere la caccia alla criminalità con più serenità, e vivere momenti di allegria con amici e persone care. Per questo decide di allontanarsi da Batman e cercare la propria identità, diventando Nightwing. Donald non vuole essere Scrooge. Nonostante lo zio lo sproni a seguire le sue orme, Donald non accetta i suoi modi di concludere gli affari, non gli piace la sua ossessione all'oro e non condividere le proprie ricchezze. Donald preferisce vivere serenamente la vita giorno dopo giorno, godendosi ogni momento con la sua famiglia e condividendo quel poco che ha. Per ottenere la ricchezza, Scrooge ha sacrificato la sua infanzia e la sua famiglia, sacrificio che Donald non vuole e non è pronto a fare.
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Speaker: Dicono che l'anima, ritrova sempre la strada di casa. Non importa quanto tempo è passato, non conta se il momento è quello giusto. L'anima torna. Ma quello che mi chiedo è quale è la sua casa? Questa città? Questa gente? Siamo davvero noi la casa dell'anima o piuttosto la sua gabbia? E questi pensieri che ci girano in testa forse sono le sue catene? Speaker: Volete sapere la mia sull'anima? L'anima non invecchia. E' questa la fregatura, che a una certa età ti ritrovi ancora smanioso, non stai più nella pelle ma devi aspettare di tirare le cuoia per ricominciare! Siamo nella ruota della vita amici! Speaker: Siamo nel circolo vizioso della morte e della rinascita! Ci siamo dentro da secoli e non riusciamo proprio a venirne fuori! Sempre le stesse anime riciclate in mille sacchetti diversi, viviamo mille volte e mille volte siamo da buttare. Ah, se almeno potessimo ricordare ciò che siamo già stati!!! Antonia: Facciamo così, mi porti in un posto che le piace. Anzi, in un posto che le ricordi qualcosa! Sergio: Ma lei davvero non ha una meta? Antonia: Ho solo una grande confusione in testa e un grande vuoto. Sergio: E allora siamo in due. Speaker: Non c'è più tempo per l'ordinario, per i giorni che si danno il cambio senza che cambi niente. Ecco cosa, i giorni sono la nostra gabbia! Antonia: Preferisco farmi guidare, ho già fatto troppe scelte sbagliate. Alfredo: Tu non smettere di suonare, mi raccomando. Sergio: Lo sai che non mi piace suonare da solo, mi mette tristezza. Alfredo: Ci sono tanti musicisti anche più in gamba di me, lo sai benissimo! Quindi non cercare giustificazioni. Non piangerti addosso. Sergio: Sei uno stronzo. Questo viaggio non ha senso, torna a casa tua. Alfredo: Se scopro che hai preso la licenza di tassista da zio Luciano, mi incazzo davvero. Non buttare il tuo talento, fratellino! Sergio: Se si tratta della mia vita, faccio quello che mi pare. Speaker: Se abbiamo già vissuto mille vite, se è già da così tanto tempo che siamo al mondo, allora vuol dire che ci conosciamo già da un bel pezzo! Ci conosciamo tutti! Se siamo sempre gli stessi a popolare questo mondo, svegliamoci! Rallegriamoci! Abbracciamoci! Alfredo: Non è facile da spiegare, però è una cosa importante. E' importante per me. Alfredo: Sergio!!! Sto cercando di comunicarti una cosa importante, una mia esigenza! Sergio: E io invece ho bisogno di fare musica! Ho bisogno di buona musica intorno a me e tu invece mi passi cattive vibrazioni! Alfredo: Ma va, va! La buona musica allora è solo quello che piace sentire a te! Sergio: Esatto!!! Esatto!!! Alfredo: Beh ascolta quello che ti dico allora, se avere orecchio per la musica vuol dire essere sordo a tutto il resto, allora io ho chiuso con la musica. Nando: Me ne capitassero a me di occasioni così! Sergio: Ma tu non sei sposato? Nando: Eh si, ma perché quella è l'unica occasione che ho avuto! Che facevo, me la lasciavo scappare?! Alfredo: Insomma ora sei un tassista. E la musica? Sergio: E' nell'anima. Alfredo: Cerca di fare quello che più ti rende felice. Robert Thurman: Il karma è un concetto biologico, non è solo un principio mistico. E' un concetto biologico molto importante, perché secondo il karma abbiamo tre geni non solo due. Tre tipi di geni: quelli di nostra madre, quelli di nostro padre e quelli della nostra vita precedente. E proseguiamo verso la prossima vita, non come anime statiche e immortali, ma come un continuum come "geni spirituali" come dicono i buddisti. Questo significa che quello che facciamo, tutto quello che facciamo, è per sempre. Come nell'idea di Nietzsche, per esempio. Il concetto di Eterno Ritorno, secondo il quale ripetiamo le stesse cose in eterno e non dovremmo fare qualcosa che non siamo disposti a ripetere per sempre. Luciano: A me già l'odore di muffa delle Chiese, per non parlare dell'incenso, mi fanno venire il nervoso. Ma come si puo' concepire la Casa del Signore così inospitale! Un luogo così tetro con tutte quelle immagini angoscianti. Come puo' una pecorella smarrita ritrovarsi inmezzo a tutti quei fronzoli barocchi! Sergio: Zio Luciano, è che io non ricordo più chi sono. Luciano: Che vuol dire "Non ricordo"? E' come se uno chiedesse "Scusi, si ricorda che ora è?" Siamo qui! Siamo ora! Siamo quello che possiamo, quello che ci riesce meglio! Sergio: E si vede che la cosa che mi riesce meglio è ricordare. Questi ricordi mi ossessionano, ma sono tutto quello che mi resta. Gallerista: Il punto è questo, la gente cerca sempre cose nuove e butta via quelle vecchie. Ma se la felicità fosse questa, ci troveremmo presto senza più un soldo e seppelliti dalla monnezza. Pinotta: Tutti salutisti so diventati. Ma io mica voglio morire in salute! Pinotta: Quelli volevano solo i miei soldi, ma i soldi sono tutto quello che mi resta di mio marito. Mica glieli do' a loro i miei soldi. Pinotta: Crescere da soli è come giocare a pallavolo contro il muro. Speaker: Il senso delle cose sta tornando. E noi torneremo a capire! Ma, il punto è, ci piacerà quello che capiremo? Sergio: Sono confuso perché ci vedo chiaro. Erika: Ecco. Queste sono parole di un uomo confuso. Sergio: Erika, cosa vuoi? Perché sei ancora qui? Erika: Voglio capire, almeno! Sergio: Chi vuol capire tace, perché non provi anche tu. Erika: Le persone normali domandano, quando vogliono capire! Antonia: Non riporre alcuna aspettativa è una buona alternativa, per evitare delusioni. Sergio: Vi siete chiesti chi cazzo sono io??? Ditemi! Cosa me ne frega a me delle vostre storie, se poi ognuno se ne va per i cazzi suoi. Che cazzo mi venite a raccontare gli affaracci vostri se poi mi dovete lasciare solo!!! Sergio: Vaffanculo a quelli che si sfogano con me e poi di me non gliene frega un cazzo. Vaffanculo a tutti quelli che si curano solo del loro fottutissimo orticello e poi mi vengono a fare discorsi sull'umanità malata!!! Voi siete l'umanità malata!!! Sergio: Vi lamentate di quello che la gente, lo Stato, il mondo non vi dà. Mettete la vostra famiglia sopra ad ogni altra cosa, come se fosse davvero un valore. La famigghia! La corruzione, le raccomandazioni non vi stanno bene, ma se si tratta dei vostri figli però eh! Saresti disposti pure a farmi un buco in fronte. Ci sputo sui vostri figli che vi destano tanta preoccupazione, perché cresceranno più brutti di voi grazie a voi! Speaker: C'è gente che ha talento in giro e sta per strada ad elemosinare. O chiusa in casa a piangersi addosso, oppure in giro a leccare il culo da anni a un vecchio professore universitario aspettando che crepi. Ma in questo paese i vecchi, anche quando crepano, restano incollati alle poltrone. Io non so come facciano! Questo è un mondo per vecchi, amico. Un migliaio di vecchiacci avidi e decrepiti sparsi per il mondo hanno in mano tutto il capitale, tutto il potere, non hanno una cazzo di idea di cosa sia il futuro dell'umanità. E nemmeno gliene frega più tanto. Ci dobbiamo svegliare, mi dico. Ma non ci sveglieremo. Speaker: Sto solo cercando di capire, se si puo' essere felici anche senza un futuro. Sergio: E si puo'? Speaker: Si puo' essere felici col pensiero che più nessun'altro sorriderà dopo di te? La gente ha perso la speranza. E' rassegnata, chiedi in giro. Sono tutti convinti che domani andrà peggio di oggi. Parlano come se loro non c'entrassero niente, come se il mondo non gli appartenesse e neppure il futuro. E il punto è che è così. La strada è dritta e punta verso il baratro. Chi di noi singolarmente, puo' cambiare davvero qualcosa? Chi puo' invertire la rotta? Sergio: Non pensi che, a un certo punto, qualcuno si ribellerà? Speaker: Solo se qualcun'altro gli toglie i telefilm. Sergio: E insomma, come va a finire l'ultima puntata della storia dell'umanità? Speaker: Finisce così. Staremo seguendo la nostra serie preferita alla TV, nella nostra gabbia dorata. E l'infelicità ci coglierà e sarà tardi capire perché siamo infelici. Perché il problema dell'infelicità è che non ha ragioni, non ha motivi, non ha proprio niente da dire l'infelicità. Speaker: Finché i musicisti non scendono dai taxi, finché i poeti servono ai tavoli, finché gli uomini migliori lavorano al soldo di quelli peggiori, la strada corre dritta verso l'Apocalisse. Papà: Io ti capisco, ti sarò sembrato sempre un po' distante come se non avessi nessuna considerazione di te. Ma il punto è che tu mi stupivi, è qualcosa che non mi è familiare. Sei più di quello che ti ho dato, più di quello che conosco. Magari qualche volta avrai pensato che la mia fosse diffidenza, ma non è così. Io ero ammirato per ciò che eri, ma non era merito mio. Sergio: Io capisco tutto Pà, ma non per questo la pioggia smette di cadere. Io li capisco i vostri discorsi, siete tutti così logici, ragionevoli. "Ne convengo", "Senz'altro", "Ma bisogna considerare che", "La vita è fatta così", "...è fatta colì". Bravi. Siete tutti così vicini al vero, che la realtà non si scosta di un centimetro dai vostri discorsi. Ma il punto, è che i vostri discorsi non spostano la realtà di un centimetro! Amo mille volte di più le menzogne, le cazzate, i buffoni, i ciarlatani, le favole per i bambini, le promesse da marinaio! Amo quelli che non si conformano, quelli che le vostre ovvietà non le tollerano! Perché io non voglio vederle. Io non l'ho votata questa realtà. Io voglio pensare le cose che non si sono mai pensate! Voglio vivere cose mai vissute! Vedere cose mai viste! Voglio la musica!!! La musica giusta al momento giusto!!! Voglio l'impossibile, l'improbabile!!! Alfredo: La verità è un'altra, perché la menzogna è un'altra. Alfredo: I pensieri sono fatti della stessa materia dei sogni. Un pensiero felice vale come un pensiero triste. La tristezza te la danno per poco, ma pure la felicità non costa nulla! Allora tu che scegli? Quando rovisto nel passato trovo dolore e morte. Quando cerco nel futuro ansia e illusioni. Ma quando frugo nel presente, trovo questo presente. Questo qui.
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TIJUANA, Messico - Nella speranza di convincere gli ufficiali dell’immigrazione americana che la sua vita è in pericolo, Selvin Alvarado scorre le fotografie degli uomini di cui dice che hanno minacciato di ucciderlo.
Alvarado ha dichiarato di essere fuggito dall’Honduras lo scorso autunno, dopo aver denunciato la corruzione nella sua città, e di essere stato seguito fino in Messico da una banda armata. Dopo aver raggiunto gli USA, credeva di essere al sicuro - anche se ciò significava essere in detenzione in attesa di asilo.
“Preferisco mille volte essere in prigione che essere morto”, ha detto la settimana scorsa in un ricovero a sud del confine con gli USA.
Invece, in linea con la politica dell’amministrazione Trump, recentemente ampliata, Alvarado, 29 anni e padre di due figli, è stato rispedito in Messico. Sono settimane che aspetta di essere convocato ad un’udienza per la sua richiesta di asilo in California.
Si prevede che centinaia di richiedenti asilo ogni giorno non otterranno il permesso di aspettare negli Stati Uniti, secondo la cosiddetta politica “Remain in Mexico”, che i funzionari americani descrivono come un deterrente all’immigrazione clandestina.
Photo credit: John Francis Peters per The New York Times
Selvin Alvarado, 29 anni, con uno dei suoi figli in un dormitorio a Tijuana. Alvarado ha detto che sta considerando l’ipotesi di entrare di nascosto negli Stati Uniti se la decisione sulla sua richiesta d’asilo sarà ulteriormente rimandata.
Funzionari del Department of Homeland Security hanno dichiarato che questa politica mira anche a dare sollievo alle affollatissime strutture di detenzione, che devono far fronte ad un aumento vertiginoso dei migranti sul confine sud-occidentale. La norma in questione è al momento contesa presso il Tribunale Federale.
“La crisi ai nostri confini si sta intensificando, e il DHS farà qualsiasi cosa in suo potere per porle fine”, ha detto il segretario per la sicurezza nazionale Kirstjen Nielsen questa settimana.
Giovedì, un funzionario del ministero degli esteri messicano ha dichiarato che non è chiaro quanti richiedenti asilo possano essere respinti dagli Stati Uniti secondo la nuova politica, che a suo parere è stata ampliata dall’amministrazione Trump senza aver consultato il ministero. Il funzionario ha voluto rimanere anonimo per discutere di questa delicata questione diplomatica.
Circa 633 richiedenti asilo centroamericani sono stati respinti da gennaio, poiché non hanno saputo provare sufficientemente il loro timore di essere torturati e perseguitati in Messico. Ciò rappresenta un cambiamento rispetto alle precedenti linee guida, che permettevano ai migranti di rimanere negli USA mentre le loro richieste venivano esaminate, qualora questi riuscissero a convincere le autorità di avere un fondato timore di tornare nei loro paesi.
Photo credit: John Francis Peters per The New York Times
Un rifugio per migranti in Mexicali, Messico. Oltre alle 20 strutture di Tijuana, ce ne sono altre 11 a Mexicali. Una di queste ospita circa 370 migranti
Le storie di fughe da violenza, estorsione e corruzione nei loro paesi di origine non sono sufficienti per i nuovi standard. In più, molti migranti non riescono a ottenere degli avvocati che li rappresentino in tribunale senza prima incontrarli negli Stati Uniti.
Alvarado ha detto che sta considerando l’ipotesi di entrare di nascosto negli USA se la decisione sulla sua richiesta di asilo sarà ulteriormente rimandata.
“Sarò costretto a farlo illegalmente”, ha detto Alvarado, che tiene in mano fotografie degli uomini che lo hanno inseguito dall’Honduras, attraverso il Guatemala e fino a Tapachula, in Messico. “Dovrò rinunciare a tutto.”
In generale, la nuova politica è stata implementata lentamente e senza clamore. Quando è entrata in vigore per la prima volta al punto di accesso di San Ysidro in California, verso la fine di gennaio, solo gli uomini arrivati da soli dal Centroamerica sono stati costretti ad aspettare in Messico mentre le loro richieste di asilo si facevano strada tra i meandri del sistema giudiziario americano. La politica è stata ampliata da allora, fino a fermare intere famiglie, anche se i minori non accompagnati e i cittadini messicani saranno comunque autorizzati ad entrare.
La norma è attualmente in vigore nei posti di frontiera di Calexico, in California, dove il presidente Trump si è recato lo scorso venerdì per un tour della zona di confine, e El Paso. La Nielsen ha dato istruzioni al suo ministero di estendere il sistema ad altri punti di ingresso dal Messico.
Photo credit: John Francis Peters per The New York Times
A Daniel Nunez è stato detto che la sua udienza di asilo si sarebbe tenuta a San Ysidro, in California, a quasi tre ore di distanza da Mexicali, dove lui si trova
Il numero di ingressi non arriva neppure lontanamente ai livelli dei primi anni duemila, quando fino a 220.000 migranti al mese attraversavano il confine. Il mese scorso, Nielsen ha calcolato che i funzionari di frontiera hanno fermato circa 100.000 migranti a marzo, un aumento rispetto ai 76.000 di febbraio.
Una relazione del Dipartimento di Stato pubblicata il mese scorso riconosce la possibilità che i migranti rimasti in Messico non siano più al sicuro dalle gang che li minacciavano in Centroamerica rispetto a quando si trovavano nei loro paesi di origine.
Questo è un pensiero fisso nella mente di Daniel Nunez, che lavorava come guardia di sicurezza in Honduras lo scorso ottobre, quando i membri di una gang hanno iniziato uno scontro a fuoco che ha gravemente ferito vari suoi colleghi.
Nunez è fuggito al confine con gli USA e ha chiesto asilo a Calexico, ma di recente è stato rispedito nella città messicana di Mexicali per aspettare la sua udienza. Il tribunale dell’immigrazione più vicino si trova a 30 minuti di distanza, ma Nunez è stato convocato per la sua udienza a San Ysidro, a circa tre ore di auto.
Photo credit: John Francis Peters per The New York Times
Denis Rostran, un migrante proveniente dall’Honduras, ha passato alcune notti per le strade di Tijuana nell’attesa della sua udienza. È stato rapinato due volte.
Nunez non ha un’auto, dorme in un ricovero con circa 370 altre persone, e sta cercando di trovare un modo per arrivare a San Yisidro. “Ci sto pensando”, ha detto la scorsa settimana, grattandosi la testa. “Sto pensando a come fare.”
In un’azione legale presentata a febbraio presso il tribunale federale di San Francisco, l’Unione Americana per le Libertà Civili ha accusato il governo di violare la legge sull’immigrazione rispendendo i richiedenti asilo in Messico. L’amministrazione Trump sostiene di avere ampia discrezione in merito alle procedure di espulsione.
Jacqueline Brown Scott, un avvocato, rappresenta uno dei querelanti del caso, che nei documenti presentati al tribunale è identificato solo come Howard Doe, per proteggere la sua identità. Doe sostiene di essere fuggito da un cartello della droga honduregno, per poi essere rapito da un altro cartello in Messico. È scappato dopo 15 giorni ed è andato al confine con gli USA per chiedere asilo.
Le autorità dell’Immigrazione lo hanno rilocato a Tijuana. La settimana scorsa è comparso davanti al tribunale per l’immigrazione di San Diego, dove la Scott ha sostenuto che ha timore di essere perseguitato in Messico. È stato comunque rispedito indietro.
“Gli ho raccontato tutto, ma non sembrava che gli importasse”: questo è il contenuto di un messaggio spedito dal migrante e visionato dal New York Times, che non farà il suo nome per ragioni di sicurezza.
Photo credit: John Francis Peters per The New York Times
Un dormitorio in una delle strutture per migranti a Mexicali. “Bisogna capire che questi sono dormitori, non hotel, e non esiste una città o uno stato che abbia risorse sufficienti per essere preparato a questo”, ha detto Gustavo Magallanes Cortés, il direttore dell’ufficio migrazione di Baja California.
Alcuni migranti devono affrontare ulteriori ritardi a causa di giudici che insistono affinché trovino assistenza legale prima che i loro casi possano andare avanti. Denis Rostran, dall’Honduras, dice di aver chiamato 10 avvocati elencati in un documento che gli è stato dato dai funzionari del Department of Homeland Security quando lo hanno rimandato a Tijuana. Nessuno ha risposto. Rostran dice di aver passato diverse notti in strada e di essere stato rapinato due volte.
Un funzionario del Department of Homeland Security ha dichiarato di essere determinato ad assicurarsi che i migranti abbiano assistenza legale a costo zero per il governo. Lo stesso funzionario ha anche dichiarato che il dipartimento non sta costringendo migranti che potrebbero “con buona probabilità” essere perseguitati o torturati a tornare in Messico.
Venti tra chiese e ricoveri a Tijuana ospitano circa tremila migranti, e sono quasi al limite delle capacità, dice Esmeralda Siu, coordinatrice esecutiva della Migrant Defense Coalition, nello stato messicano di Baja California. Molti dei migranti stanno aspettando le loro udienze, dice, e non credono che se ne andranno presto. Questo significa che i nuovi arrivati e coloro che arriveranno in seguito avranno poche o nessuna opzione per trovare una sistemazione.
“Non esiste una città o uno stato che abbia risorse sufficienti per essere preparato a questo”, ha detto Gustavo Magallanes Cortés, direttore dell’ufficio migrazione di Baja California. “Hanno permesso a queste persone di tornare, ma hanno tagliato i fondi per i migranti, il che ha prodotto caos. Ogni giorno un ricovero mi chiama e mi dice che non hanno più cibo.”
Ma molti dei migranti in attesa mantengono ostinatamente le speranze.
“Molti dicono che stanno facendo questo solo perché così ci stancheremo e rinunceremo ai nostri casi”, dice Daniela Diaz, 19 anni, che racconta di aver lasciato El Salvador dopo che un membro della gang MS-13 ha minacciato di stuprarla e ucciderla. Vive in un ricovero a Tijuana da fine gennaio.
È frustrata: seguire le regole e chiedere asilo ad un punto di ingresso legale, invece che introdursi illegalmente negli Stati Uniti, l’hanno portata in questo purgatorio.
“Ci sono un sacco di persone che si buttano al di là del muro”, dice la Diaz, “mentre noi stiamo seguendo la strada giusta.”
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Kill Creek di Scott Thomas: la casa infestata ed il potere evocativo della parola
Kill Creek di Scott Thomas: la casa infestata ed il potere evocativo della parola
Nel genere horror, nella ghost story, una situazione classica lega a un fatto cruento la presenza dell’elemento soprannaturale in un luogo, quasi che il sangue sancisca un patto tra il mondo visibile e quello invisibile, per una corruzione endogena. Kill Creek di Scott Thomas Kill Creek (Rizzoli, 2019, pp. 505, trad. di Roberto Serrai) è un romanzo horror con venature gotiche in cui Scott Thomas…
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