#leopardi cristiano
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I grossolani errori che gli antichi ebbero intorno alla Divinità, dovrebbono esser bastanti a sollevare ogni saggio contro i malaugurati pregiudizj dei popoli. Compresi più da timore, che da un trasporto secreto verso quell'Essere, che non si può conoscere senza amare, e non si può vivere senza conoscere, i nostri avi fecero di quel culto, che appaga sì abbondantemente i cuori ragionevoli e sensibili, un oggetto di esecrazione e di sacrilegio. Negarono alla Divinità ciò che gli apparteneva, e gli attribuirono quello di cui il più abbietto degli uomini avrebbe arrossito. Ersero altari alle passioni, divinizzarono le infamie, offrirono sacrifizj ai bruti più vili.
La voluttà, la libidine, il pallore, la febbre, la tempesta, ebbero tempj ed incensi.
[...]
Splendida testimonianza in favore della unità di Dio diè Sofocle in quei memorabili versi […]:
Un solo invero è il Dio, che i cieli, e questa, Che calchiamo co' piè, spaziosa terra, Che l'azzurra del mar palude immensa Solo compose , e diede ai venti il soffio. Ma noi mortali ahimè! da error guidati, Statue femmo agli Dei di sasso, e legno, O d'eburneo lavóro, o d'or vestite: E a queste allor che con incensi e feste Tributo offriam di largo sangue e d'inni, Stolti ! crediam pei Dei nutrir pietade.
[...]
Massimo Madaurense, vecchio Idolatra, scriveva a Sant'Agostino: 《In verità chi può mai essere assai debole di mente, e assai pazzo, per non considerare come certissima verità, che avvi un solo Dio, sommo, senza principio, senza prole, Padre massimo, per dir così, e magnificentissimo della natura? Noi invochiamo con differenti vocaboli gl'influssi di quest'Essere, sparsi per tutto il mondo, perchè il suo proprio e vero nome ci è ignoto.》
#dio#dei#monoteismo#paganesimo#saggio sopra gli errori popolari degli antichi#leopardi cristiano#l'adolescenza è un periodo difficile#il nome di dio#sofocle#sant'agostino
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Brano tratto da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
TEMPO LINEARE E TEMPO CICLICO
Nella visione giudaico-cristiana, il tempo è vissuto come evento e come attesa: è un tempo "progressivo", quindi lineare. Agostino d'Ippona, in Occidente, pose a margine la tradizione antica del tempo "ciclico", quell'eterno ritorno rievocato da Nietzsche nella seconda metà del XIX secolo. Nulla di misterioso: ciclico è il tempo delle stagioni come ciclico è il movimento degli astri e dell'universo, nel quale tutto muta ma nulla scompare, nella prospettiva di una conservazione che duri "ab aeterno". Ma il tempo che siamo chiamati a vivere, per il credente, è solo un episodio di quell'eternità dell'origine: è il tempo della conversione, il tempo dell'Apocalisse che annuncia l'estrema vittoria del male fino al compimento del secondo e definitivo avvento, la "parousía", Cristo che riappare per instaurare il regno di Dio: «Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere.» Sembra chiaro. Infatti prosegue: «Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.». Nel mondo ebraico il "Messia" è ancora un'attesa. In quello cristiano, l'attesa è quella del giudizio finale. L'Occidente storicizza. Eppure. Se nulla perisce, ogni essente è destinato al ritorno. La celebrazione liturgica è un ciclico riapparire. La memoria della nascita di Gesù è una ricorrente rinascita. Poiché tutto s'inscrive in un'eternità. Rammento il Leopardi delle "Operette morali": «la materia stessa niuno incominciamento ebbe, cioè a dire che ella è per sua propria forza ab eterno». Dunque, la nascita è già morte. E resurrezione. La nascita è già compimento. E la morte diviene nascita. Al centro, il simbolo del sacrificio: il bue rosso. Destinato a ripetersi. Tutto è quando era. Chiamato ad essere mentre sarà. Tempo senza tempo. Come in un cerchio bianco di luce. Come in una fiaba.
Marc Chagall (1887-1985): "Natività"/"Crocifissione" 1941
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Stiamo facendo peggio dei Romani il cui Impero finì quando concessero la cittadinanza a tutti i sudditi e spalancarono le frontiere allo straniero. La Storia non ci ha insegnato nulla
Cari amici, dobbiamo ammettere che la Storia non ci insegna nulla. Stiamo ripetendo gli stessi errori dei romani nella fase della decadenza dell’Impero Romano d’Occidente, che rappresentava il mondo globalizzato dell’epoca. A fronte del calo demografico dovuto alle guerre, alle epidemie e alla denatalità, i Romani decisero di concedere la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’Impero e di spalancare le frontiere allo straniero. Fu l’Imperatore Antonino Caracalla, figlio di Lucio Settimio Severo di origini puniche e berbere, a emanare nel 212 la “Constitutio Antoniniana”, un editto che concesse la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’Impero. Insieme ad altre concause, il venir meno dei valori e delle regole e una crisi economica strutturale, nel 476 finì l’Impero Romano d’Occidente. Non per la forza dei barbari, il cui generale Odoacre depose l’ultimo Imperatore Romolo Augusto, ma per la fragilità dei romani. Non fu un omicidio, ma un suicidio. Ed è lo stesso suicidio che si sta verificando nella nostra Europa e nella nostra Italia. Già Giacomo Leopardi (1798-1837) nello “Zibaldone” descrisse in modo magistrale la fine dell’Impero Romano d’Occidente a causa della concessione della cittadinanza a tutti i sudditi dell’Impero: “Quando tutto il mondo fu cittadino romano, Roma non ebbe più cittadini; e quando cittadino romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò né Roma né il mondo: l’amor patrio di Roma divenuto cosmopolita, divenne indifferente, inattivo e nullo: e quando Roma fu lo stesso che il mondo, non fu più Patria di nessuno, e i cittadini romani, avendo per Patria il mondo, non ebbero nessuna Patria, e lo mostrarono col fatto”. Cari amici, chi ci governa oggi sta facendo ancora peggio dei Romani, perché siamo noi stessi che promuoviamo l’invasione andando a prendere gli stranieri dall’Africa e dall’Asia, così come concediamo la cittadinanza anche a chi non sa una sola parola della nostra lingua, non apprezza la nostra cultura, non ama la nostra Patria, vuole sovvertire la nostra civiltà per sottometterci e schiavizzarci. Dobbiamo al più presto insorgere, salvaguardare la nostra civiltà, riscattare il nostro legittimo diritto a essere pienamente noi stessi a casa nostra. Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.
#italia#impero romano#caduta dell'impero romano#magdi cristiano allam#immigrazione incontrollata#immigrazione illegale#immigrazione irregolare#immigrati illegali#immigrati irregolari
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Oggi Leopardi compie gli anni. Insieme agli auguri, sveliamo l’autore che il divo Giacomo ha “plagiato” per scrivere “L’infinito”. Ovvero, modesta proposta per una storia della letteratura italiana alternativa
Senza Amore, sottotitolo L’ultimo capitolo della letteratura italiana, è l’ultimo testo scritto da Andrea Sciffo, insegnante di liceo, poeta, novellista e saggista, edito dalla rivista digitale sui generis Il Covile, cui l’autore monzese contribuisce regolarmente con meditazioni che hanno in due viennesi, Hofmannsthal e Illich, in due lombardi, Corti e Quadrelli, e in Simone Weil, i puntelli di un pensiero radicalmente altro – cristiano, cattolico, dunque fedele all’intuizione poundiana per cui il sentire (per esempio: il potere della musica) unisce, col cuore, nella carne, mentre il pensare (per esempio: il vuoto cerebralismo) divide, nella mente, nelle idee, o meglio nelle ideologie, quindi negli ideologismi, nonché all’et-et asburgico, tardobarocco e antimoderno – insomma controcorrente rispetto alla letteratura e alla critica gnostica, e a-gnostica, del XX e XXI secolo.
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Lui è Andrea Sciffo
Senza Amore, sottotitolo L’ultimo capitolo della letteratura italiana, perché tale è secondo la sua tesi la storia delle patrie lettere, da intendersi come letteratura post-unitaria (l’equazione di base è proprio questa e vale a dire che tutto ciò che è post-unitario si colloca in un ambiente decisamente post-amoroso) ossia della falsa patria di nome “Italia” e non delle sue singole parti – le quali soffrono tuttavia di una falsa “identità” che si fonda appunto sulla totale mancanza d’amore, da cui deriva, e che deriva, da una storia anch’essa “senza amore” che abbraccia – o meglio strangola –, soffocandola in una stretta mortale tutta la letteratura italiana – o meglio italofona –, a partire dal cronologismo (“la crudeltà di Chronos”, ovvero “il male radicale”, scriveva il leibniziano Gilles Deleuze a proposito del naturalismo di Émile Zola) che limita le scuole e la scuola.
Si tratta ovviamente dello storicismo e dello scuolismo dei Tiraboschi prima e poi dei De Sanctis, dei Croce, e infine dei Ferroni, dei Sapegno, contro i quali Sciffo scrive in quello che si direbbe un piccolo pamphlet, non fosse che quello pamphlettario è un tono che non appartiene alle sue sue corde, cor–cordis, al suo cuore, libero dal grottesco gioco delle parti di cui è vittima un paese preso tra Commedia dantesca (cf. Inf.) e quotidiana commedia farsesca – “senza amore”.
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“Se esiste una definizione sintetica che possa abbracciare la letteratura italiana nella sua interezza, […] è proprio questa endiadi che consta delle due sole parole che non andrebbero mai accostate. Se è senza amore la storia delle patrie lettere, a maggior ragione lo sono anche le storie individuali dei singoli che popolano la cultura italica, cresciuti nel suo cono d’ombra come tanti arlecchini senza arte né parte”.
Così esordisce Sciffo puntellandosi, o meglio, come scrive egli stesso facendo eco a una massima apocrifa metà anni Cinquanta di Noventa, che denunciava come tutta la cultura ufficiale italiana fosse fondata sugli errori della scuola torinese, e così la scuola di Stato, lo stato delle cose delle stantie scuole “scuolastiche” ancora e sempre deamicisiane (Cuore) basate a loro volta sulla continua coscrizione degli studenti e cittadini (senza amore e ormai senza civitas) e sul disamore quale condizione forse irrimediabile in assenza della parola-chiave che è summa di tutti gli affetti e aspetti (eros, agàpe, filìa, storghé, dilectio) del sommo affetto – per rilanciare poi l’idea di un apprendimento più libero – non meno impegnato – con mezzi propri – magari più essenziale �� anche in povertà – anarcronistico nel senso di libero dal potere del tempo – come Pinocchio.
“[…] E poi verrebbe la grande amorosa agnizione, un ritrovarsi in armonia con l’altro da sé, una catarsi purificatrice del gran difetto del soggetto moderno: l’ipocrisia. La vecchia pagliacciata sarebbe finita e soltanto i suoi estremi attori fingerebbero di non accorgersene: il trucco scivolato dalle guance e i costumi logori; le battute del copione prevedibili e comunque i guitti ne dimenticano ogni volta una o due”.
Come Pinocchio con un libro trovato quasi per caso, o con la convivialità, tema fondamentale del pensiero di Illich, oppure nella natura, o nello spazio rurale, come fece la Weil, due ambiti quasi del tutto assenti tra gli autori “italiani” del XIX e XX secolo – certo con qualche eco nella Brianza di Manzoni, nella Padanìa della Scapigliatura, nel Veneto di Comisso, di Zanzotto, ma di norma declinati in senso atrocemente negativo come sul Vesuvio di Leopardi, nella Sicilia di Pirandello, di Verga, in Cristo si è fermato a Eboli, e nella Roma di Moravia, di Pasolini, tanto per citare degli esempi d’altri universi etnici e letterari.
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Senza Amore, sottotitolo L’ultimo capitolo della letteratura italiana, e le ultime pagine sono proprio quelle di Manzoni, e soprattutto di Leopardi, alle quali non è corrisposto secondo Sciffo nessun rinascimento – essendo stato il cosiddetto risorgimento politico la fine, – quanto un trionfo – sancito dalle istituzioni, dagli scuolismi, e dalla scuola, – di una serie d’istanze tipicamente leopardiane come il senso del dolore e della noia, tra erudizione e freddezza, e della figura del “letterato” denunciato dalla Weil, proprio a proposito del poeta recanatese cui Sciffo oppone il dalmata Tommaseo, che considera ben superiore.
Dietro c’è una vera e propria censura, ovvero l’ostilità verso tutta la letteratura del Seicento, parallela a quella ancor più dichiarata dei Savoia e di tutto il risorgimento nei confronti del Barocco, del Tardo-Barocco, con la sua Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte “totale” che va dalla figurazione pittorica alla parola alla musica alle figure architettoniche che negli esiti del movimento controriformista trovò un altro ultimo capitolo (nel 1866 nel monastero cretese di Arkadi, unico esempio greco ortodosso di Barocco, dava rifugio a dei martiri resistenti agli ottomani – nel mentre da cinque anni gli “italiani” inneggiavano al fatto di essersi cinti il capo con l’elmo pagano appartenuto a Scipione l’Africano)… – e nelle lettere autori come Filicaia, Magalotti, Maggi, Menzini, Redi, Salvini… – e De Lemene, che secondo Sciffo fu plagiato proprio dal poeta de L’infinito…
“Riempie il tutto, e se fingendo io penso / oltre al confin de’ vasti spazij, e veri, / deserti imaginati…”.
Questi versi sono tratti da una raccolta di poesie sacre edita a fine Seicento, e che per Sciffo “quasi certamente Leopardi plagiò per poi rifonderli forse inconsciamente nel più celebre dei suo i Canti”. Così come nel libro Sette giornate del mondo creato (1686) “per esempio […] le due terzine con cui Giuseppe Girolamo Semenzi immortalò Il passero solitario [sic]”, con queste melodiose parole: “Sto poetando al ciel ne l’erma cella / talora e far godo la vita anch’io / selvaggia quanto più, tanto più bella, // Passero solitario è detto pio. / Gloria però del solitario è quella, / onde un bruto non è ma quasi un Dio”.
Come si può evincere dalla lettura del volume Arcadia edificante, edito da ESI a Napoli nel 1969 e curato da Carmine Di Biase, prima di Leopardi e della letteratura unitaria ovvero “senza amore” l’universo italofono era ben altro, dal “controcanto” lombardo a quello partenopeo con poeti che cantano il Creatore, le Creature, la loro creaturalità, e infatti un terzo esempio che egli cita è una strofa – “strofa che espone il legame psicobiologico del poeta tardobarocco con la ‘natura’ sentita come simbiotico altro-da-sé con cui però è inevitabile la pulsione fusionale: in un processo di integrazione tra organico e inorganico che mi pare di una limpidezza mai più ottenuta in tempi recenti, per la quale il ‘creante’ viene chiamato ‘autore’ delle cose che un individuo sente come maggiormente intime e personali”.
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L’entità chiamata “Italia” – come ha fatto con la cultura di alcune sue regioni – come ha fatto recidendo l’albero che costituivano – che tali erano sotto occupazioni non più estranee – come sotto quelle cristiane spagnole e austriache – ha annichilito, annullato, o meglio emarginato, questo suo possibile “controcanto” che dice di un mondo del tutto differente, radicato nella creaturalità, d’uomini connessi col Creato come lo sono i passeri, e gli alberi, e in cui l’autore, il poeta, non canta soltanto del suo dolore, della sua noia, ma anche e soprattutto della sua “comunione” con Dio, per tramite di ciò che è “altro-da-sé”.
In questo Sciffo è allievo della scuola-non-scuola della Weil, di Quadrelli, e dunque erede della vera tradizione, quella del Cristianesimo, della poesia di Hölderlin, del Tardo-Barocco, e della censurata “Arcadia edificante” di cui ha voluto testimoniare: non senza ma con amore.
Marco Settimini
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1. My favourite place is piazza Navona (Rome), it's in my city and I have a lot of beautiful memories connected to it. It's a place where present and the past of baroque Rome, full of life and history.
2. I love traveling abroad bc I'm fascinated by foreigner languages and I want to experience new cultures.
3. It's a peninsula lmao
4. Parmigiana (A southern Italian dish made from aubergines baked with tomato sauce and Parmesan cheese) and Tiramisù (meaning "cheer me up" , it's made of ladyfingers dipped in coffee layered with a whipped mixture of eggs, sugar, and mascarpone cheese, flavoured with cocoa)
5. Le tasche piene di sassi by Jovanotti (tr: pokets full of stones)
6. 7 Miliardi by Massimo Pericolo......I just hated that song so much
7. stella (star), marmo (marble), aurora (dawn)
8. Usually Italians are mistaken for Spanish and French bc our countries are close and our languages are similar.
9. I'm in love with France, so I'd go to France absolutely
10. Li mortacci tua (your despicable dead relatives)
11. Leopardi (poet)
12. I feel sorry for non Italian speaker that can't read the original text
13. We make the sign of horns with our hand to ward off bad luck 🤘🏽
14. Sometimes, but I can't wait to watch Il Traditore, I will tell you if it's worthy the hype
15. actually there are A LOT, this is another reason why I feel sorry for non Italians. A classic is "No, Maria io esco", my favourite one of 2019 is Mark Caltagirone
16. We. Don't. Speak. like you think we do and we don't do the ItalianTM hand gesture ALL. THE. TIME. That gesture means wtf. And we don't say "mamma mia" all the time, actually I never say mamma mia unless I'm singing an ABBA song.
But I agree with the stereotype that says we're loud.
17. Yeah, it's a lot of stuff, I mean it's not boring, a lot of dead people, crimes and crazy stuff.
18. We mix standard Italian and dialect, some people put more dialect and others less (like me). And I do have an accent, people from other parts of Italy thinks the accent of Rome is charming.
19. I like them both
20. Soccer absolutely
21. a book of recipes and a book of art history
22. I'm proud of our great history, art and cuisine, I'm proud of our friendliness and sense of humor. I'm ashamed of our "menefreghismo" which is the couldn't-give-a-damn attitude, this laziness that ruins my country in every way and leads it to a never ending downfall.
23. wine
24. French people lmao, idk it's just that we're frenemies
25. There are a lot of problems here, the economic crisis and the fact that this country is slowing dying ( I mean it feels like everything around me is dead, static and old)...but I love Italy, it has a lot of great things and I'm proud to be Italian.
26. ............Hollywood has a VERY distored vision of Italy....But I mean USA is the country where people think they're Italian bc their great grandmother was.... Italian-americans are NOT Italians, they are Americans and it shows A LOT.
27. Cristiano Malgioio my icon
28. A LOT OF THEM, I can't choose honestly
29. nah, but all Italians agree that Molise doesn't exist.... ah I was about to forget that Rome has a rivalry with Milan. Rome is the capital but every foreigner celebrity goes to Milan ugh, Milan thinks they're superior.
30. My parents are Peruvian, but I feel no attachment to Peru, I don't recognise myself with their culture....Ik it's sad but this is it
“hi, I’m not from the US” ask set
given how Americanized this site is, it’s important to celebrate all our countries and nationalities - with all their quirks and vices and ridiculousness, and all that might seem strange to outsiders.
1. favourite place in your country?
2. do you prefer spending your holidays in your country or travel abroad?
3. does your country have access to sea?
4. favourite dish specific for your country?
5. favourite song in your native language?
6. most hated song in your native language?
7. three words from your native language that you like the most?
8. do you get confused with other nationalities? if so, which ones and by whom?
9. which of your neighbouring countries would you like to visit most/know best?
10. most enjoyable swear word in your native language?
11. favourite native writer/poet?
12. what do you think about English translations of your favourite native prose/poem?
13. does your country (or family) have any specific superstitions or traditions that might seem strange to outsiders?
14. do you enjoy your country’s cinema and/or TV?
15. a saying, joke, or hermetic meme that only people from your country will get?
16. which stereotype about your country you hate the most and which one you somewhat agree with?
17. are you interested in your country’s history?
18. do you speak with a dialect of your native language?
19. do you like your country’s flag and/or emblem? what about the national anthem?
20. which sport is The Sport in your country?
21. if you could send two things from your country into space, what would they be?
22. what makes you proud about your country? what makes you ashamed?
23. which alcoholic beverage is the favoured one in your country?
24. what other nation is joked about most often in your country?
25. would you like to come from another place, be born in another country?
26. does your nationality get portrayed in Hollywood/American media? what do you think about the portrayal?
27. favourite national celebrity?
28. does your country have a lot of lakes, mountains, rivers? do you have favourites?
29. does your region/city have a beef with another place in your country?
30. do you have people of different nationalities in your family?
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Intervista ad Alex Parisi, Pittore di Collegno
Nome completo e professione Mi chiamo Alex Parisi. Dopo anni di praticantato legale, ho deciso di svolgere la professione del venditore di caffè e dei prodotti da bar. Da dove vieni? Da Collegno, la famosa cittadina dello Smemorato interpretato da Totò, alle porte di Torino Come, quando e perché è iniziato il tuo amore per l'arte? Nel 2007, dopo il liceo artistico, sono rimasto folgorato dalle opere di due torinesi: Felice Casorati e Corrado Porchietti. Poi, grazie al mio professore di pittura al liceo: osservare il suo studio, ingombro di tele, barattoli, poesie di Baudelaire e qualche "Loreto impagliato", dimenticato qua e là tra la polvere, è stato una fonte di ispirazione costante. Mi ha molto impressionato anche l'autobiografia di Giorgio De Chirico, il quale decantava il "mestiere antico". Per lui Raffaello oggi avrebbe comprato un foglio, un làpis temperato e avrebbe disegnato. Ho quindi scoperto Pietro Annigoni, Mario Donizetti, Vespignani e altri pittori che hanno osservato la modernità nel cantuccio del loro studio, saldamente ancorati alla tradizione o al tramonto delle idee. Cosa hai studiato e dove? Dopo il liceo artistico ho studiato per mio conto e da auto-didatta, fatte salve alcune puntate a Milano tra il 2012 e il 2014, presso maestri d'arte di solido mestiere, come fanno tutti coloro che si dilettano con passione. Mi ritengo infatti un appassionato dilettante. Come studente, qual è stata la lezione più importante che hai imparato? Quella dell'osservazione dal vero o dagli antichi. In questi due poli non è compresa la fotografia: copiare una foto non è un male, ma osservare il caleidoscopio del vero e il modo in cui gli antichi hanno còlto la realtà è per me il massimo. Come artista, cosa vuoi condividere con il mondo? Tengo a precisare di essere un dilettante o, ancora meglio, un uomo che disegna e dipinge. Amo la figurazione, in tutti i suoi aspetti: per quanto mi riguarda, non c'è separazione tra un quadro di storia, una scena biblica, un paesaggio o una natura morta (anzi, preferisco la parola "vita silente", che traduce come gli inglesi e i tedeschi definiscono il genere della natura morta), purché si ponga grande attenzione alla composizione, all'equilibrio delle parti nell'insieme. Secondo te, da dove viene l'ispirazione? In quanto cristiano evangelico, sono persuaso che l'ispirazione venga da Dio: è dunque un dono, ma anche - e soprattutto - una responsabilità. Penso che la migliore ispirazione sia quella che non mette in luce il pittore, ma la verità di quello che rappresenta. Da qui il mio particolare interesse verso gli oggetti rappresentati e la tradizione figurativa. Qual è l’elemento iniziale che innesca il processo creativo? E cosa ritieni sia più importante? Il concetto, l’idea espressa, o il risultato estetico e percettivo dell’opera? Rispondere a questa domanda è difficile, ma non voglio rinunciarvi. Anni fa ho frequentato un convegno tenuto dal compianto Fratel Enrico Trisoglio, noto grecista e studioso della patristica antica torinese. Era un uomo capace di raffinate e dignitose citazioni, di quelle che riscaldano l'uditore. Tra una lettura e l'altra di Dante e Leopardi, espose una propria immagine: tale era la descrizione di due betulle garbate e sinuose, dolcemente attraversate da brezze primaverili. Come non rimanere colpiti dalla sinuosità degli alberi e dal loro maestoso portamento, spesso valorizzato dagli antichi che hanno dipinto campagne romane o rovine? Posso dire che questa immagine, e ciò che evoca, è il mio elemento iniziale che innesca il processo creativo.
Studio di una mano dal manuale di Bargue
Studio di scultura dell’Accademia Albertina di Torino
Studio per un quadro con armenti Quale fase dell'arte ti colpisce di più? Quella relativa al disegno e alla preparazione della sotto-pittura. Per chi conosce la musica barocca, queste fasi del lavoro sono equiparabili al "basso continuo", conferendo solidità e maestosità all'opera. Perché hai scelto le arti visuali? Le arti visuali comprendono diversi aspetti della realtà e forniscono diverse chiavi di lettura. Le buone figurazioni, in particolare, possono stupire e, al contempo, suscitare interrogativi. Cosa si prova a manipolare la materia per creare un’opera visiva? La sensazione che prova un artigiano quando utilizza i mezzi di cui dispone per realizzare, nel modo più onesto possibile, un'opera. È difficile discorrere d’arte senza parlare di sé. Quanto c’è della tua storia, dei tuoi ricordi, della tua vita intima, nelle opere che realizzi? A mio avviso molto poco. Credo che lo studio perseverante del vero e delle maniere degli antichi maestri aiuti a superare le proprie vicissitudini. Ancora una volta, credo che l'interesse sia da spostare sull'opera, più che sull'autore. Qual è l'importanza di trasmettere la conoscenza artistica alle nuove generazioni? Massima: la società occidentale è bombardata da moltissime immagini, ma non sa inventarne di nuove. Inoltre, manca la tradizione, un pilastro che rimane intatto tra una moda e l'altra. Secondo te qual è la funzione sociale dell'Arte? Non saprei rispondere a questa domanda. Più che di funzione sociale, parlerei di funzione "civile", ricordando chi siamo stati nel Rinascimento, per non lasciare spazio all'oblio e alle barbarie Siamo la civiltà che ha prodotto il prodigio della musica partenopea del XVIII secolo, da lì vengono Bellini, Donizetti, Rossini e Verdi; anche quest'ultimo parlava di "ricerca del vero" nelle proprie opere. Ecco, che ciascuno di noi lo ricerchi, senza esitazione... Cosa dicono le tue opere? Quali messaggi vogliono comunicare? Sono felice quando viene affermato che ricerco il vero e lo rappresento con un forte equilibrio tra maniera e realtà. Parlino gli oggetti e le figure, sospesi nel silenzio e sottratti al tempo. Quale messaggio personale vorresti lasciarci? Quello di amare profondamente il vero impresso nelle cose. Osservatelo, coglietene le forme armoniose e raffiguratele, con la maggiore onestà possibile. Amate le forme eleganti, maestose e sinuose racchiuse in ogni oggetto: dalla foglia al quadro di storia, sempre vi può essere la motivazione per disegnare e dipingere con dedizione. Grazie Alex Read the full article
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31 DIC 2019 18:30
ISOTTA IN LODE DI SCIASCIA: “E’ UN GRANDE A CUI AVREBBERO DOVUTO DARE IL NOBEL. UN SOMMO PESSIMISTA DIVORATO DAL DUBBIO: COSÌ AVEVA POTUTO ESSER STATO COMUNISTA, SOCIALISTA, RADICALE, POI NULLA - SCIASCIA ERA ANDATO PIÙ VICINO DI TUTTI ALLA COMPRENSIONE DEL DELITTO MORO - UNA VOLTA MI AIUTÒ ANCHE LA SUA IRONIA: "OGGI E' DIFFICILE INCONTRARE UN INTELLIGENTE CHE NON SIA CRETINO...”
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Paolo Isotta per “Libero quotidiano”
Ho confessato più volte che se la musica è la mia passione, il mio vizio è la lettura. Nulla mi piace quanto passare il pomeriggio a letto insieme col bassotto Ochs a leggere in due. Or, pochi giorni fa, rievocando il trentennale della morte di Georges Simenon, ho scritto che nel Novecento i sommi ai quali non è stato conferito il Nobel sono Céline, Borges e Simenon. Dimenticavo Leonardo Sciascia, del quale pure quest' anno cade il trentennale della scomparsa.
Le opere complete di Leonardo Sciascia le tengo sempre a portata di mano; sebbene i libri che ho sempre con me siano Lucrezio, Virgilio, Orazio, Leopardi, Manzoni, Flaubert: un anno I promessi sposi, un altro la prima versione, da lui rifiutata, convenzionalmente denominata Fermo e Lucia. Giovanni Macchia la giudica superiore e, certo, basterebbe l'atroce romanzo nel romanzo dedicato alla Monaca di Monza a farci gioire che tale versione non sia stata distrutta e sia stata ritrovata.
Manzoni e Leopardi sul cuore umano, sulla politica, sulla massa, hanno, con Flaubert, scritto le cose più rivelatrici di ogni tempo. Sciascia è un manzoniano e su Manzoni gli si debbono ricerche erudite che, come tutte le sue opere storiche, sono fra le perle della sua creazione. È un seguace di Manzoni nell' indagare il cuore umano e il suo indurirsi in rapacità e abiezione. Adorava le petites histoires, che spesso nascondono macigni. Nessuno come lui è capace di trarre da un piccolo fatto, che pare insignificante, una storia terribile o grottesca.
Lo studio che il grande Racalmutano fa dell'uomo parte sempre dalla Sicilia, sebbene s'allarghi in senso universale. L'attaccamento dei siciliani di ogni tempo alla roba, che si fa addirittura una metafisica della roba, non è dell'italiano tutto, se non dell' uomo assolutamente? E qui va osservato l'attaccamento alla roba proprio dei preti. Certo, di tutti; ma il clero siciliano, col suo particolarismo, la sua autonomia, ne è un emblema. Anche per l'essere il popolo siciliano, secondo Leonardo, superstizioso, sì, ma soprattutto irreligioso, a-cristiano se non ateo.
In questo di alta meditazione è la ricerca storica Morte dell' inquisitore, la storia di un monaco secentesco detenuto e torturato dall' Inquisizione il quale, prima del rogo, riesce colle manette a strangolare l'Inquisitore palermitano. Sempre sul tema, di acre ironia è la Recitazione della controversia liparitana; e di deliziosa ironia Il Consiglio d' Egitto. L'avesse scritto un Francese, si definirebbe uno dei capolavori del romanzo neo-volterrano, insomma uno dei capolavori del romanzo del Novecento.
IL PREMIO MANCATO
Perché a Sciascia non hanno offerto il Nobel, che avrebbe onorato questo premio sempre più spento? Ma perché dalle opere dei premiati deve scaturire una rappresentazione del mondo ottimistica, basata sul concetto che l'uomo sia fondamentalmente buono e capace di redenzione. Fosse esistito nel Settecento, l'avrebbero dato a piene mani a uno degli scrittori che più disprezzo e più mi è antipatico, Jaen-Jacques Rousseau. Di Voltaire avrebbero detto: «Ma che vuole, costui?» Sciascia era un sommo pessimista, ed era divorato dal tarlo del dubbio.
Inoltre, e questo suscita diffidenza, in lui è spesso difficile distinguere la narrazione pura (appunto, alla Simenon) dalla narrazione mista col saggio, come nel suo, e mio, Pirandello. Aveva risolto indagini storiche memorabili: una storia terribile, di tortura e rogo, suggeritagli da quel "chilo agro e stentato" che il Vicario di Provvisione stava facendo durante la rivolta dei forni, nel capo XIII dei Promessi sposi. Il dubbio e la ricerca della verità: Così aveva potuto esser stato comunista, poi socialista, poi radicale, poi nulla. Uno dei casi più clamorosi. Sciascia era (è) andato più vicino di quasi tutti alla comprensione del mistero del rapimento e del delitto Moro.
C' era una verità ufficiale che faceva comodo a tutti: le "Brigate rosse", ai comunisti, ai democristiani, ai Tedeschi, agli Americani. Renato Guttuso, un pittore di grande talento che spesso tale talento ha sprecato, era parlamentare del Pci. Si allineò vilmente a tale "verità". Di Sciascia del troppo intelligente scrittore isolato alla Camera, complice Guttuso, il pittore si vide recapitare un pacco da un commesso. Erano stati grandi amici. Il pacco conteneva un prezioso dipinto di Guttuso che anni prima aveva donato allo scrittore. Pacco e quadro: senza una parola.
Negli ultimi anni doveva chiedere ospitalità ai quotidiani; e chissà se lo compensavano. Era un bibliofilo e un esperto di ceramiche. E riusciva sempre a scoprire quel ch' è nascosto sotto un verso, una frase, una storia.
Alla mafia Sciascia si è dedicato con passione e lungimiranza: lo narrano Il giorno della civetta e A ciascuno il suo. Il bel libro recentissimo di Nando Dalla Chiesa ''Una strage semplice'' rievoca l' assassinio di Paolo Borsellino e mette in luce come tuttora esso, tra mandanti e coperture e depistaggi, sia avvolto dal buio; e sebbene Sciascia su Borsellino abbia fatto il suo solo errore, subito emendato, questa storia a me pare eminentemente sciasciana, quasi la realtà, ancora una volta, si sia sulla creazione artistica modellata. Ma questa creazione artistica partiva, nel caso di specie, da un' analisi della realtà effettuale.
L'IRONIA
L' ho frequentato, sia pur brevemente. Ora è come se fossimo intimi. A Milano colla moglie, Mimmo Porzio lo invitava sempre a cena. Una boccata di fumo tra un boccone e l'altro; taciturno, uno sguardo di pazienza insondabile e disperata. La sua pagina è per me, oltre che modello stilistico, soccorso al disagio del vivere. La disperazione, se si fa arte, aiuta. Una volta mi aiutò anche la sua ironia.
Avevo scritto che il rock (oggi aggiungerei il rap: pensate a Fedez e agli affari della sua "compagna") è uno strumento di consenso sociale, giacché gli sventurati sfogano consumandolo ogni carica di rivendicazione ed eversione. Mi attaccò su "Repubblica" un intrattenitore televisivo, un certo Beniamino Placido. Chissà quale pensione percepiva costui, ex funzionario parlamentare.
Scriveva che gli aristocratici napoletani non possono abbassarsi a capire niente. Risposi con una citazione di Nero su nero: «È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino. Oh i bei cretini d' una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l' olio e il vino dei contadini.»
Se fosse ancora con noi, dialogherebbe con Manzoni, Baudelaire, Serpotta, la Tragedia greca, Lucrezio e Virgilio. Non aprirebbe nemmeno il giornale. Allora si diceva di lui: "il bravo scrittore e romanziere". Oggi si potrebbe definire solo un gigante. A volte accade persino: veritas filia temporis.
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"Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro" (Umberto Eco) Due presentazioni di Libri in 3 giorni, entrambi due argomenti scottanti, di cui sarebbe bene non parlare. L'islamismo visto da Magdi Cristiano Allam, ex islamico (ora cattolico), giornalista ed ex politco. Argomento nazionale di cui si dovrebbe tacere secondo i radical chic L'ex comunità montana,argomento locale, su cui c'è un omertà abbastanza diffusa. La politica montana e nazionale non può passare sopra questi argomenti su cui bisogna esprimere la propria opinione. Nascondere la testa sotto la sabbia non serve a niente. #marcopoli #maiarrendersi #avantiadognicosto #unicoeinimitabile #primalamontagna #montagna #montagnapistoiese #sanmarcellopiteglio #comunitàmontana #islamismo https://www.instagram.com/p/B4Ixq67iIq1MR6Ra-trM57Jn3Hj9dRXEaRBojQ0/?igshid=1xc3svvn5mw9v
#marcopoli#maiarrendersi#avantiadognicosto#unicoeinimitabile#primalamontagna#montagna#montagnapistoiese#sanmarcellopiteglio#comunitàmontana#islamismo
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FERMO – La marchigianizzazione dell’Italia è iniziata”. Scherza, ma forse nemmeno tanto, Piero Massimo Macchini: l’attore fermano rappresenta le Marche in “Comici Tipici”, la terza stagione della web serie “Casa CRAI”, della nota catena di supermercati.
L’episodio dedicato alla nostra regione è on line da qualche settimana, pubblicato sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di CRAI. I padroni di casa sono Pino Insegno e Roberto Ciufoli: impegnati a selezionare personale per il supermercato, si trovano di fronte Macchini, un candidato molto particolare che racconterà loro tutte le peculiarità di questa regione al plurale e dei suoi abitanti.
Inoltre, a Ciufoli, nei panni dello chef Iacopo Leopardi, Macchini spiegherà anche la ricetta dei vincisgrassi e soprattutto perché sono così buoni.
“Mi ha fatto davvero piacere essere selezionato per Casa CRAI – commenta l’attore fermano – soprattutto perché a fare la differenza è stato il mio grande repertorio sulla marchigianità. E pensare che mi sono candidato per caso: Cristiano Virgili, che si occupa del mio management e del booking, mi ha iscritto a mia insaputa e così mi sono ritrovato una sera di ottobre, a mezzanotte, ad inviare il provino video. Abbiamo girato in un CRAI alle porte di Roma ed è stata buona la prima”.
Fermo, il dialetto, la pensione di mamma, nel colloquio del “comico tipico” Macchini i pezzi forti del Provincialotto ci sono tutti, ma il candidato verrà irrimediabilmente respinto: “Il video ha ottenuto ottimi risultati in termini di visualizzazioni e condivisioni sia sui social che su YouTube. Marchigianizzare l’Italia è il mio obiettivo e, dopo il riconoscimento da parte di Lonely Planet, direi che siamo sulla strada giusta”, scherza Piero Massimo Macchini che, con il progetto MarcheTube, ha fatto della valorizzazione della nostra regione un concept amato e molto seguito in rete.
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Con un po' di fantasia, ecco la meravigliosa coppia Leopardi+Ranieri. Almeno, Leonardo Maltese è pettinato come nel ritratto di Domenico Morelli realizzato sulla maschera funeraria del poeta e secondo le indicazioni di Ranieri, che però avrebbe voluto "l'apertura degli occhi più grande". E Cristiano Caccamo ha la fisicità giusta per interpretare l'atletico e piacente esule napoletano, quantunque, ricordiamo, egli fosse biondo.
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BUON NATALE con: SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
TEMPO LINEARE E TEMPO CICLICO
Nella visione giudaico-cristiana, il tempo è vissuto come evento e come attesa: è un tempo "progressivo", quindi lineare.
Agostino d'Ippona, in Occidente, pose a margine la tradizione antica del tempo "ciclico", quell'eterno ritorno rievocato da Nietzsche nella seconda metà del XIX secolo.
Nulla di misterioso: ciclico è il tempo delle stagioni come ciclico è il movimento degli astri e dell'universo, nel quale tutto muta ma nulla scompare, nella prospettiva di una conservazione che duri "ab aeterno".
Ma il tempo che siamo chiamati a vivere, per il credente, è solo un'episodio di quell'eternità dell'origine: è il tempo della conversione, il tempo dell'Apocalisse che annuncia l'estrema vittoria del male fino al compimento del secondo e definitivo avvento, la "parousía", Cristo che riappare per instaurare il regno di Dio: «Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere.»
Sembra chiaro.
Infatti prosegue: «Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.».
Nel mondo ebraico il "Messia" è ancora un'attesa.
In quello cristiano, l'attesa è quella del giudizio finale.
L'Occidente storicizza.
Eppure.
Se nulla perisce, ogni essente è destinato al ritorno.
La celebrazione liturgica è un ciclico riapparire.
La memoria della nascita di Gesù è una ricorrente rinascita.
Poiché tutto s'inscrive in un'eternità.
Rammento il Leopardi delle "Operette morali": «la materia stessa niuno incominciamento ebbe, cioè a dire che ella è per sua propria forza ab eterno».
Dunque, la nascita è già morte.
E resurrezione.
La nascita è già compimento.
E la morte diviene nascita.
Al centro, il simbolo del sacrificio: il bue rosso.
Destinato a ripetersi.
Tutto è quando era.
Chiamato ad essere mentre sarà.
Tempo senza tempo.
Come in un cerchio bianco di luce.
Come in una fiaba.
- Marc Chagall (1887-1985): "Natività"/"Crocifissione" 1941
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Made In PoP™ ǁ eventi Rock in Veneto dal 22 al 28 Febbraio 2018 ǁ stagione 15
Ciao Made-In-PoPpers, questo venerdì, 23 Febbraio, torna M'ILLUMINO DI MENO, giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, vi invitiamo ad aderire e sostenere http://caterpillar.blog.rai.it/2017/10/18/millumino-di-meno-2018/
CHECcO & LoRIS
«Sostenete la Musica, Andate ai Concerti»
►SETTIMANA ◄ ►GIOVED�� 22 Febbraio ᴥ CA'SANA Cibo Arte e Cultura via SS. Fabiano e Sebastiano 13 PADOVA cantautorato elettroacustico per la brava MEGÀLE. ᴥ ROAD 16 via Nazionale 150 STANGHELLA (Pd) serata Dimora Records che ospita il cantautore PANAMA, in apertura Alberto NEMO. ᴥ Cantina CENCI vicolo dei Pini 1 TARXO (Tv) jazz d'avanguardia e sperimentale con il combo a stelle e strisce BIG SATAN con i musicisti Tom Rainey, Marc Ducret e Tim Berne. ᴥ COMARÒ via F.M.Preti 26 CASTELFRANCO Veneto (Tv) We//Net ospita la brava cantautrice TETI CORTESE. ᴥ POMOPERO Osteria Musicale via Castelletto 84 BREGANZE (Vi) afrobeat folk'n'roll per gi inglesi TIME for T. ᴥ CASSAN riviera bar via Marconi 89 San GIOVANNI Lupatoto (Vr) qui il coinvolgente live delle KILL The MAYOR punk'n'roll al femminile.
► VENERDÌ 23 Febbraio ᴥ Chiesetta della Barchessa FINI via Roma 54 LIMENA (Pd) ultimo appuntamento per SUONI IN PESCHERIA organizzato dai ragazzi del PORTO VECCHIO Festival, suonerà il duo piemontese DOPPELGÄNGER ᴥ AL BUSCAGLIONE via Marsala 50 PADOVA showcase acustico ed emozionante per il grande KRANO cantautorato folk per il già Vermillion Sand/Movie Star Junkies. ᴥ CA'SANA Cibo Arte e Cultura via SS. Fabiano e Sebastiano 13 PADOVA dalle 20.30 evento legato a M'ILLUMINO DI MENO con cena a lume di candela su prenotazione e a seguire concerto acustico del SKYLARD trio (jazz). ᴥ LIMERICK Libreria via Tiziano Aspetti 13 PADOVA dalle 20 evento legato a M'ILLUMINO DI MENO concerto a lume di candela per Chiara PETRONELLA e Elisa ERIN Bonomo. ᴥ FISHMARKET via Frà Paolo Sarpi 37 PADOVA in collaborazione con IGUANA Eventi da Bologna il collettivo indietronico Mr. EVERETT a seguire djset CASTE & ORDINARY NOISE (Last Nite Party). ᴥ Circolo NADIR piazza Gasparotto 10 PADOVA prima delle due serate dedicata alla presentazione album "Fear on the Corner" per i grandissimi MAMUTHONES capostipiti della scena Italian Occult Psychedelia. ᴥ LABORATORIO I’M via Brustolon 3 ABANO Terme (Pd) in collaborazione con EveryWhereGigs con ospite i BELIZE indiepop, in apertura ARIA su MARTE. ᴥ BISTROCK via Rometta 13 San MARTINO di Lupari (Pd) a presentare il recente album "Palude" saranno qui ZAGREB alternative rock. ᴥ TOTO Bar via Piave 46 TORRESELLE di Piombino Dese (Pd) qui il cantautore folk MATT "the DRIFTER". ᴥ RICKY’s Pub via Commerciale 12 ABBAZIA PISANI Villa del Conte (Pd) combact folk per il collettivo DAUSHASHA. ᴥ Cso PEDRO via Ticino 5 PADOVA postpunk synht wave per LINDUSTRIA supergruppo patavino a seguire djset MOMOStock. ᴥ Radio GAMMA 5 frequenza 94 Mhz oppure http://www.radiogammacinque.it/ dalle 21 appuntamento con MUSICA ATTIVA che sonda la musica nuova dell'underground veneto, stasera ospite il progetto indietronico YOOP (Vicenza). ᴥ LA PIAVE in CAMMINO via del Passo SALETTO di Breda di Piave (Tv) evento legato a M'ILLUMINO DI MENO dalle 18:30 camminata notturno lungo il Piave e pic nic a km zero, letture, poeti e concerto voodoo blues con Mr. WOB & the CANES completamente acustico. ᴥ SENZA CORRENTE 2018 c/o SEMPREQUEO winebar piazza Foro Boario 13 VITTORIO Veneto (Tv) sei eventi in sei location differenti, seconda serata con esibizioni per Filippo LAZZER, i FUROI ONDA e il bravissimo CHARLES WALLACE, in collaborazione con ROCK4AIL Festival. ᴥ CATEN Pub via San Pio X 208 CASTELFRANCO Veneto (Tv) evento WAV Women Against Violence con i concerti acustici delle brave Cristina SYBELL Spadotto e da Milano ALTERIA. ᴥ DIRTMOR via Pisa 13 TREVISO ai piedi della grande torre ospiti, con la loro musica d'avanguardia, i giramondo trevigiani JOOKLO DUO e la danese METTE RASMUSSEN. ᴥ CA'San BARTO via Boscalto 50 RESANA (Tv) pura energia rock/pysch/blues con il live per The WILD SCREAM + Hell-Ass-you hard/boogie djset. ᴥ EDEN Cafè via XV Luglio TREVISO da Israele electro-soul per il duo PHOTOTAXIS, in giro a presentare il nuovo Ep. ᴥ LA STAZIONETTA via Borgo Pieve 109 CASTELFRANCO Veneto (Tv) Sweet Noise presenta in versione acustica l'esibizione dei BLOODY MILLIONAIRE alt/rock. ᴥ OUTSIDER pub via San Cassiano 72 QUINTO di Treviso (Tv) a presentare il loro nuvo disco saranno qui i NICESPARE alternative rock con ex-ESTRA. ᴥ ARG0 16 Arci Club via delle Industrie 27 MARGHERA (Ve) in collaborazione con DEESA JOE grande evento punkrock con ospiti i mitici DWARVES, tra le cui fila milita NICK OLIVIERI, che suonerà pure con i suoi DEATH ELECTRIC, in apertura i russo/milanesi SVETLANAS. ᴥ NOVAK Via Castellana 59 SCORZÈ (Ve) una nottata di pesante metallo con live per HIEROPHANT (Ra) GRIME (Ts) e CIORAN (Pd). ᴥ Laboratorio MORION salizada San Francesco del a Vigna VENEZIA cucina a km zero, libreria antagonista e il live dei B-WOPS rhythm'n'rollin'. ᴥ PUNTA della DOGANA campo San Samuele 3231 Dorsoduro VENEZIA ore 20:30 presso gli spazi di Palazzo GRASSI prima serata del SET UP Festival, suoneranno OOOPOPOIOOO, LAUREL HALO e in duo show version gli storici MOUSE ON MARS. ᴥ REVOLVER Club via JF Kennedy 39 S.DONÀ di Piave (Ve) con il suo ombroso folk, si esibirà qui ROME (Jerome Reuter/Lussemburgo). ᴥ VINILE Club via Capitano Alessio 92 ROSÀ (Vi) AfterParty rassegna di band emergenti dalle 21, suoneranno BOSKOVIC, Fabiana MATTUZZI, EPIGRAFI, We Are NO SUPERMEN, JASIFE, La LIBERTÀ in OFFERTA, FEUERKORPS. ᴥ MAMO Bar via Carlo Porta 4 LONIGO (Vi) evento legato a M'ILLUMINO DI MENO live a lume di candela e senza energia elettrica per il bravo Leonardo Maria FRATTINI. ᴥ BOCCIODROMO via A.Rossi 198 VICENZA il ritorno sulle scene della storica band alternative rock dei novanta RITMO TRIBALE, in apertura i locals VIRGO e SOUL's FIRE. ᴥ LUCA's Bar via Jolanda 122 STROPPARI di Tezze sul Brenta (Vi) qui il giovane cantante ELYA ZAMBOLIN. ᴥ CICLONE Cafè viale Martiri Libertà 20 CASALEONE (Vr) folkrock nella bassa coni DRIVEWHEEL. ᴥ COHEN Pub via Scarsellini 9 VERONA le primordiali radici stilistiche di BLACK SNAKE MOAN atipico one/man/band. ᴥ Bar The BROTHERS via Olimpia 1 GREZZANA (Vr) scatenatevi con il rock'n'roll di ROBERTA e i suoi NEGRONI. ᴥ FABemolle borgo Madonna di Pol PASTRENGO (Vr) Lose Your Head night con i concerti per SHELTER of LEECH rock metalloso e KRASHAH alternative metal. ᴥ Colorificio KROEN via Pacinotti 19 Zai VERONA grande festa di chiusura tour "Nuova Speranza" per i mitici C+C=MAXIGROSS con molto ospiti ALIOUNE SLYSAJAH (Senegal) MILES COOPER SEATON (Akron/Family, Us) e altro ancora. ᴥ JACK the RIPPER via Nuova 9 RONCÀ (Vr) eccezionale serata di rock psychedelico con i bravissimi MOTHER ISLAND, presentazione di nuovo materiale.
► SABATO 24 Febbraio ᴥ Circolo NADIR piazza Gasparotto 10 PADOVA seconda serata dedicata alla presentazione album "Fear on the Corner" per i grandissimi MAMUTHONES capostipiti della scena Italian Occult Psychedelia. ᴥ BAHNHOF Live via Sant'Antonio 34 MONTAGNANA (Pd) serata di Next-Big-Thing con le giovanissime formazioni dei FREEZ (psych/surf VI) e degli HUND (psych/pop VE) in apertura il cantautore SWANZ the Lonely Cat + djset a seguire. ᴥ LA STANZA Associazione Culturale via Leopardi 25 San MARTINO di Lupari (Pd) con il suo folk rock dal respiro brit sarà qui la cantautrice marchigiana SERENA ABRAMI. ᴥ SPAZIO 35 via Altinate 71 PADOVA dalle 18 all'Arcella aperitivo con SOTTERRANEI Dischi che ospitano lo showcase di JESSEtheFACCIO cantutorato folk lo-fi. ᴥ ROUTE66 via Monte Ricco 44 ABANO Terme (Pd) poppunk festaiolo con i FORGET-IT che festeggiano il genetliaco della loro bassista. ᴥ GREENWICH Pub via Marconi 104 FONTANIVA (Pd) serata acustica con protagonisti Benedetta MUNARI (Ro) KAS Band (Pd) e i ROXWOOD (Vi) ᴥ MAME Club via Frà Paolo Sarpi 48 PADOVA serata PARKLIFE con protagonista sul palco CRISTIANO GODANO celebre cantante dei Marlene Kuntz, aftershow con i cugggini Niki & Albi SOUNDPARK. ᴥ LOVAT libreria via Newton 32 LANCENIGO di Villorba (Tv) dalle 18:00 presentazione del libro "La Storia del Punk" scritto e presentato dall'ottimo Stefano GILARDINO, introdotto da una leggenda del punk veneto Arrigo BERNARDI + djset Ale Tragicz. ᴥ BINARIO 1 piazzale Duca d'Aosta 7 TREVISO serata 2 per l'evento di 999 che ospiterà su questo palco la brava cantautrice trentina di base a Bologna MARIA DEVIGLI e l'interessante combo vicentino DUVALIER blues desertico e psychedelico. ᴥ BENICIO Live Gigs via E.Porcu 63 GIAVERA del Montello (Tv) torna ad esibirsi la PAOLINO PAPERINO Band e il suo ironico e demenziale punkrock, in apertura i GOOFY HEAD. ᴥ ALTROQUANDO Osteria Musicale via Corniani 32 SANT'ALBERTO di Zero Branco (Tv) serata heavy/stoner/doom/ rock con le band JAHBULONG (Vr) MONGOOSE (Vr) e i potenti The BRAIN WASHING MACHINE (Pd). ᴥ LE MASCHERE Art Cafè via Garibaldi 81 VITTORIO Veneto (Tv) a presentare in anteprima il loro nuovo album saranno qui gli ottimi DEM BREAKS garage-Funk postpunk. ᴥ PIPER 70 via borgo Treviso 44 CASTELFRANCO Veneto (Tv) elettroacustico per il duo ORANGO BIANCO che presenta il primo album "Paleocene". ᴥ CA'San BARTO via Boscalto 50 RESANA (Tv) gradito ospite l'ex-Timoria SASHA TORRISI e il suo live rock acustico, in apertura il cantabarista ONE MAN PIER. ᴥ NASTY BOYS via Pellicciaio 4 TREVISO sul palco dalla Svizzera/Germania JOHNNY TROUBLE & Band country'n'roll. ᴥ GOTHIKA fiera di Santa LUCIA di Piave (Tv) fiera dello steampunk, fantasy e gothic con stand espositivi tematici e musica dal vivo, per un weekend in un mondo fantastico. ᴥ MATTOROSSO via Piave 108 MONTEBELLUNA (Tv) da Londra il punk gitano dei TANKUS the HENGE guidati dal carismatico Jaz Delorean. ᴥ PUNTA della DOGANA campo San Samuele 3231 Dorsoduro VENEZIA ore 20:30 presso gli spazi di Palazzo GRASSI performance live dello storico gruppo industrial sloveno LAIBACH, inoltre SEQUOYAH TIGER e CHRIS IMLER. ᴥ Bar COMPANY via Are 34 SANDRIGO (Vi) ore 21 tornano i live all'Astichello, due band feroci, ZËNE metal/punx e CUORE MATTO blues/punk. ᴥ VINILE Club via Capitano Alessio 92 ROSÀ (Vi) evento Night Breeze dedicato alle sonorità oscure, wave dark, in concerto i locals YOOP e da Los Angeles gli acclamati DRAB MAJESTY goth wave shoegaze afterparty con EMY dj, Dj B e Whipping Boy. ᴥ ARCADIA Csa via Lago di Tovel 18 SCHIO (Vi) serata di eccezionalità locali, con GASTÒN cantore d'origin argentina che presenta il suo Ep e il fantastico trio femminile KALAHYSTERI con Miss Chain, Elli De Mon e Giusi Pesenti. ᴥ CENTRO STABILE di CULTURA via Leogra 4 San VITO di Leguzzano (Vi) gipsy balkan night con il live degli AJDE ZORA seguire djset BimBumBalaton. ᴥ Circolo MESA via L.Da Vinci 50 MONTECCHIO Maggiore (Vi) serata di alternative/hard rock con le band HI-FI STACEY e REESE, prima che partano per la Russia in tour. ᴥ RED ZONE Art Cafè piazza delle Pieve 15 San GIORGIO di Sant'Ambrogio di VALPOLICELLA (Vr) alternative indie postrock per i GRETA NARVIK. ᴥ Club IL GIARDINO via Cao di Prà 82 LUGAGNANO di Sona (Vr) serata southern rock con MONGOOSE e SMOKEY FINGERS. ᴥ FABemolle borgo Madonna di Pol PASTRENGO (Vr) scanzonati ritmi in levare per i divertenti GENGI SKA. ᴥ COHEN Pub via Scarsellini 9 VERONA in versione duo la grandissima cantante ANGELA BARALDI.
► DOMENICA 25 Febbraio ᴥ PUNKY REGGAE Pub via Barbarigo 15 LIEDOLO di San Zenone degli Ezzelini (Tv) dalle 17 aperitivo psychedelico con i salentini MUFFX pscyh/art/stoner rock e i locals ELEVATE prog-rock. ᴥ BOSTON SQUARE viale Brenta 70 TEZZE sul Brenta (Vi) domenica grind dalle 17, suoneranno SCAVENGER death, SWALLOW old-hc, MANO ARMATA Grind Congrega, ENDEMIC death e headliner GORE NAH metal-grind. ᴥ LIGHTHOUSE PUB via Noalese Sud NOALE (Ve) dalle 17:30 RocKonnection organizza l'aperitivo con i FLAT FIFTY ultra/indie/pop e Un GIORNO di ORDINARIA FOLLIA rock/hard/spaccaossa. ᴥ GOTO STORTO via Villanova 8 TREBASELEGHE (Pd) doppio appuntamento e doppio live, alle 19:00 e alle 21:00 suoneranno HITS4HEAD elettrorock e SOMMOSSArock alternative. ᴥ Filanda MOTTA via chiesa Campocroce 4 MOGLIANO Veneto (Tv) dalle 18 aperitivo in compagnia del cantante SWANZ the LONELY CAT, già frontman dei Dead Cat in a Bag. ᴥ RADIO GOLDEN Bar paizza San Martino 13 CONEGLIANO (Tv) alle 18 sarà qui la bravissima MARIAN TRAPASSI supportata dai musicisti Antonio MAGRINI, Franco GIAMPIETRO e Nicola BARBON. ᴥ ARG0 16 Arci Club via delle Industrie 27 MARGHERA (Ve) Power Acoustic Sunday dalle 19 con performance per LES CHAMPS MAGNETIQUES + 2xZ duo + SURREALIMPRO. ᴥ GROOVE via Martiri della Libertà LUGO di Vicenza (Vi) aperitivo acoustic sunday con il giovane cantautore icentino Francesco BALASSO. ᴥ Osteria AL CASTELLO via Rossi A. 15 CHIUPPANO (Vi) aperitivo con il fresco progetto MONTMARTRE MEMORIES indietronica. ᴥ REVOLVER Club via JF Kennedy 39 San DONÀ di Piave (Ve) dalle 19 EXARSIS thrash dalla Grecia e dagli States arrivano TERRORIZER grind e NILE death metal. ᴥ Bar The BROTHERS via Olimpia 1 GREZZANA (Vr) questa sera l'ensemble statunitense US RAILS folk west coast. ᴥ BOCCIODROMO via A.Rossi 198 VICENZA concerto serale con presenazione del disco "Unlike Here" per i SYNCAGE sound psycoemezionale. ᴥ DUMP galleria Bailo 7 TREVISO stasera qui la giovane cantautrice chitarrista MARTÆ. ᴥ EDEN Cafè via XV Luglio TREVISO in collaborazione con SISMA si esibirà qui stasera MATT ELLIOTT da Bristol l'ex membro dei Third Eye Foundation.
► LUNEDÌ 26 Febbraio ᴥ MANOLO's HOLE via Coronelli 6/A PADOVA alla casa delle lanterne rosse arrivano dalla Germania i SICK TIMES punk-hc e poi BUG ATTACK one/man/band in apertura i locals ZEROMILA. ᴥ Colorificio KROEN via Pacinotti 19 Zai VERONA da Bristol in versione cantautore sad folk arriva MATT ELLIOTT ex Third Eye Foundation, in apertura SACRAMONTE musicista spagnolo che fa base a Berlino.
► MARTEDÌ 27 Febbraio ᴥ solo però.
► MERCOLEDÌ 28 Febbraio ᴥ SHERWOOD OPEN LIVE vicolo Pontecorvo PADOVA il classico appuntamento del mercoledì con ospite il grande EGLE SOMMACAL (Massimo Volume) folk strumentale fingerpicking.
��� https://telegram.me/madeinpop/ • https://www.facebook.com/Shyrec/ • https://www.facebook.com/threeblackbirdsfree/ • https://www.facebook.com/NewsletterMadeinpop/ • http://shyrec.bandcamp.com/
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Capisco che trovare un attore la cui bellezza eguagli, o anche solo si avvicini, a quella stratosferica e fuori dal mondo di Leopardi sia impossibile.
In compenso, Ranieri e Fanny sono più "boni" degli originali (Cristiano Caccamo, Giusy Buscemi). Anche Monaldo è degnamente rappresentato, sebbene l'originale avesse tratti più dolci e uno sguardo innocente da bambino cresciuto.
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Cominciare la giornata molestando una professoressa
Seguo una prof letteralmente innamorata di Leopardi sia su Facebook che su Wordpress. Lei ha pubblicato questo estratto dell'Epistolario, io ho risposto con un commento di chiaro stampo kantiano e cattolico (o almeno cristiano, religioso o che dir si voglia). Ho usato i puntini sospensivi perché negli scritti di questa prof sono spesso presenti e il mio istinto mi dice che se voglio molestare profondamente qualcuno, devo entrarvi in sintonia...
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Bestie che urlano nella pietra. San Leopardo, i martiri, un sarcofago romano tradotto in altare, la vita contro la morte. Un capolavoro nella cattedrale di Osimo
La massa che emerge dalla pietra mi sorprende (più tardi mi accorgerò del massacro). Uomini e bestie intrecciati a tal punto da potersi confondere, come se uno fosse il completamento, la compilazione dell’altro. Come se dentro ogni uomo abitasse una bestia, non ancora esaudita. Che la pietra possa essere così viva, possa parlare, urlare, avviare un creato. Ai miei occhi, emerge, con forza energumena, la figura sulla destra. Un uomo sembra cavalcare un cervo, impennato, maneggia le corna della bestia come fossero un timone. Testimonianza del tempo in cui tra cervi e uomini era istituito un patto, e i cervi fungevano da cavalcatura, al posto dei cavalli, mi dico. Immagino un re che cavalca un cervo dal palco enorme e riccamente istoriato con motivi simbolici – l’immagine, chissà perché, rimanda alla mente la cometa. Tuttavia, la lingua che pende dalla bocca del cervo – questa pietra sbava, è stretta tra fame e terrore, in una movimentata eternità – mi fa capire, subito, che il cervo non è domestico, è una preda.
*
Un particolare: Giona nel corpo della Balena
La cattedrale di Osimo è intitolata a San Leopardo: di questo santo, il primo vescovo della città, vissuto forse nel V secolo, onorato dal X, non si sa nulla. Che un santo si chiami come un predatore mi incuriosisce – d’altronde, i Leopardi di Recanati non sono lontani da qui. Immagino il santo assiso sul tetto della chiesa, oppure nella foresta di archi e navate, prediletto delle ombre, come un felino. Nella chiesa non ci sono immagini di leopardi, ma uno dei portoni laterali è sottolineato da due serpenti dalla coda arrotolata, che s’incontrano all’apice della porta, mordendo qualcosa, un uovo, forse, forse si baciano. La ‘bestialità’, pur ridimensionata a simbolo, è suggestiva.
*
L’oggetto scultoreo che mi ha affascinato è nella cripta. È un sarcofago romano del IV secolo, ora usato come altare. I segni non vengono distorti, ma ampliati: dove si ergeva il tempo a Igea e a Esculapio, divinità della salute, c’è una cattedrale; il sarcofago non narra la morte ma la vita eterna, non è oggetto di presunta memoria ma luogo su cui si effettua il rito che vince la morte. Il sarcofago raffigura una scena di caccia, violenta: nella parte superiore uomini a cavallo inseguono un branco di cervi. Di questi soltanto uno, con la barba – sapienza nell’intuire l’animale e i suoi interregni – ha afferrato il cervo, sembra poterlo ribaltare con la sola forza delle mani. A sinistra, un cinghiale si divincola da una turba di cani addestrati, che lo azzannano ovunque. I cani sono piccoli e muscolosi, come dardi. L’azione, nel complesso, è di voluminosa, violenta nobiltà.
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Il pio scultore cristiano ha aggiunto, sopra la scena di caccia, una lastra orizzontale, istoriata imitando lo stile dell’artigiano romano. Le scene, in una specie di ‘fumettone’ ingenuo, senza discontinuità, raffigurano i magi che portano doni alla Madonna in trono con Bambino (dalle fattezze stilizzate, da dea d’Occidente, pagana: la madre che ostenta il figlio re, divinizzato) e altri tre momenti tutti legati all’acqua: San Pietro che fa scaturire una fonte dalla roccia, Noè nell’arca/zattera che afferra la colomba dopo il diluvio, Giona che dorme, un poco scocciato, nel corpo del Leviatano. Sembra che l’acqua, ovunque, segno del battesimo, della vita nuova, pulisca i massacri che accadono nella scena sottostante – dove il sangue, altra acqua, è intuito, ovunque.
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Sopra il sarcofago, l’occhio verticale della finestra, un proiettile di luce, un’ostia fosforescente. Il Medioevo non si concepisce come un’era nuova, ma in continuità con l’epoca antica. Non distrugge, medita, risignifica.
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Nel sarcofago, leggo, sono custoditi i corpi dei “martiri Osimani”: si chiamavano Fiorenzo, Sisinio, Diocleziano: predicavano Cristo in quelle zone, furono lapidati nel 304, l’11 maggio, perché ostili ai sacerdoti del tempo, del tempio. L’opera mi pare inequivocabile: il sarcofago è tradotto in altare, non è distrutto, benché pagano, ma imitato – l’ipnosi del bello. Usarlo come tomba per i martiri ne modifica il senso profondo: la scena di caccia non riproduce più il probabile hobby del caro, ricco estinto, ma, per allegoria, il metodo dei Romani nel cacciare e ammazzare gli avversari, i cristiani. I martiri, insomma, sono i cinghiali falciati dai cani, i cervi inseguiti, braccati fino agli altri mondi, macellati. La morte è un dono, tuttavia, è come andare sott’acqua – ma la bestia è lì, per sempre, scatta fino a spaccare il sepolcro. (d.b.)
L'articolo Bestie che urlano nella pietra. San Leopardo, i martiri, un sarcofago romano tradotto in altare, la vita contro la morte. Un capolavoro nella cattedrale di Osimo proviene da Pangea.
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“Se non avessi trovato la letteratura sarei diventato un rapinatore a mano armata”. Dialogo con Aurelio Picca
Io i romanzi li soffro, li pago con tutto il corpo. “Ora mi sono pure messo a dieta, ho cominciato a dare pugni al sacco, mi sono sfasciato”, mi dice, concitato, non lo freni, “no, perché io i romanzi li soffro, li pago con tutto il corpo, ci metto tutto, mi segnano”. Lo capisco. Nel corpo di uno scrittore è rispecchiato e vissuto, come un circo di cicatrici, il corpus, l’opera.
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Sono nato classico, cosa posso farci? Accade raramente, ma di solito accade così. Dal libro risalgo all’autore – per capire la coincidenza (o l’esiziale distanza) tra scrittore e scrittura. Ho letto Il più grande criminale di Roma è stato amico mio (Bompiani, 2020), ne ho scritto, e sono asceso ad Aurelio Picca, scrittore che non scopro certo io (cito alcuni romanzi piuttosto noti: Tuttestelle, Sacrocuore, Un giorno di gioia, Arsenale di Roma Distrutta). “Vedi, io inizio con i racconti, ero tutto lì, in quel libro, La schiuma, l’aveva pubblicato Gremese e avevo fatto un miracolo, ho messo d’accordo tutti, la neoavanguardia e la tradizione, ricordo che ne scrissero Geno Pampaloni e Angelo Guglielmi, per dire. Sono nato classico, cosa posso farci?”. Di certo, il tuo è un romanzo ‘italiano’, si sente, c’è quella lingua spessa e imperfetta, imperiosa, azzardata, con corpi e vento, senza sconti né riserve. “Non ho altra ambizione. Sono l’ultimo scrittore della tradizione e della scrittura italiana… ma te non sai che vita ho fatto…”.
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Me ne vado al Bernabéu senza sapere nulla dei Mondiali. No, non lo so. “Ho fatto sette, otto anni di studio matto, un corpo a corpo con le parole, vivevo fuori dalla realtà. Ero inabissato in una specie di ricerca interiore, non sapevo nulla oltre a quello che leggevo. Ti dico solo questa. Era il 1982, entro al bar, un gruppo di amici mi ferma: vuoi venire con noi al Bernabéu, a Madrid, c’è la finale? Non sapevo niente neanche dei Mondiali, non conoscevo i nomi dei giocatori della Nazionale. Ma sono andato”.
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Punisco me… per punire voi! C’è un anniversario. Aurelio Picca fa il suo esordio alla letteratura nel 1990, trent’anni fa. Con una raccolta di versi, editi da Rotundo. La raccolta si intitola Per punizione. “Volevo provocare e punirmi, pensavo alla letteratura come ad una assoluta assunzione di responsabilità. Così, viene fuori Per punizione. Punisco me… per punire voi”. Cosa leggevi di poesia? “Ho letto molto, di tutto, i classici, la poesia del Novecento. Pascoli, Ungaretti, Leopardi, Foscolo, Caproni… Sono stato amico dei padri, di Domenico Rea, di Amelia Rosselli. Ho amato l’Ortis, quella maniera appassionata di dire l’Italia in frantumi, l’esistenza in corpo, la misura di prosa e poesia. Fu importante”.
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Laudavino De Sanctis, “Lallo lo Zoppo”, il capo della Banda delle Belve. Il romanzo di Picca ha il candore di ciò che ti assassina, è una specie di Kaputt degli anni Settanta e Ottanta, di quell’Italia romana, putrefatta. Tutto comincia con un articolo. Lo pubblica “il Giornale”, il primo marzo del 2015. “Parcheggio di fronte al Caffè Palombini per raccontare le feroci gesta di Laudavino De Sanctis detto Lallo lo Zoppo, colui che, poliomielitico, fuggì appeso a corde e lenzuola due volte da Regina Coeli e una dal carcere di Pisa. Il criminale a capo della Banda delle Belve, quello che lavorò con il Clan dei Marsigliesi; quel Lallo, zoppo come Moravia, il quale vestiva con giacche a due taschini e spacchi e che, già nei primissimi Settanta, si «faceva» le gioiellerie e posava le chiappe sulle meglio automobili”, leggo. “In realtà, ho pensato a come costruire il libro dal 2012, appena terminato Addio. Quell’articolo fu una svolta nel giro simmetrico invisibile del fato. Ho conosciuto la figlia di Lallo, ho accumulato materiale. 4mila fogli di carte processuali. Eppure, non m’importava scrivere un romanzo storico né la biografia di un criminale – il libro doveva essere ineccepibile, ma raccontare qualcosa di più potente”. C’è un’atmosfera, nel libro, vivida, livida, come una spirale di lucertole, ti morde. “Beh, non puoi scrivere ciò che ignori, la penso così. Da ragazzo sono stato ‘signorino’ ma anche ‘ragazzo di vita’, uno che faceva la sua ricerca spirituale e che correva sulle macchine, ero nella contraddizione totale. Sapevo di uno che si era buttato già da Regina Coeli e s’era azzoppato… mi serviva questo specchio, questo interlocutore per la storia di un uomo esistenzialista. Amo le storie di uomini che non sono moralisti né corretti, che fanno i conti con la propria vita, senza maschere, anzi, tentando di strapparsele tutte, le maschere”.
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Era un posto selvaggio, puro. Ora è tutto una merda. I luoghi hanno una possanza primordiale, fin da subito. Vulcani, crateri, macelli. Vita che si erge sull’ultima erma del sangue. “Penso che il cono del vulcano stia risucchiando acqua. Una specie di gola arsa che si disseta… Per me il lago Albano è la morte. Eppure ci vivo. Forse perché mi offre gli ultimi anni che merito o rubo a me stesso”, dice il protagonista del libro, Alfredo Braschi, nella prima pagina. “Questi sono luoghi arcani, pazzeschi: James Frazer ha scritto Il ramo d’oro intorno a Nemi, sul Monte Cavo sorgeva il tempio di Giove, il più importante della latinità, da sempre, da secoli, fanno pellegrinaggi lassù – ci fanno anche le messe nere. Tra quei crateri sono nato io”. Sacrifici, responsi ambigui, epica inumana e troppo umana. Nel romanzo c’è il sacro, “la via Sacra, la stessa che calcavano i pellegrini oltre duemila anni fa”, e l’assassinio profano, la criminalità, l’epigrafe e il volgare. “Non hai idea di cosa fossero i Castelli Romani, a quell’epoca… potevi incontrare Gianni Agnelli in un ristorante e nello stesso posto una banda di ragazzi che ti diceva, così, senza conoscerti, ‘senti, stasera andiamo a farci una villa, sei dei nostri?’, conosco quelle atmosfere, quelle storie, quel sangue… Era un posto selvaggio, puro. Ora, tutto è diventato una merda”.
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Ho cominciato a scrivere perché avevo bisogno di una legge. Alla fine del romanzo, denunci una poetica. “Nella vita ogni nodo viene al pettine. E se non decidi tu, ci pensa lei. Non credo nella fortuna, né alle scorciatoie. Sono stato un bambino orfano. La mia ferita era talmente bianca che già allora l’anima tagliava e illuminava il corpo. Forse sono diventato uno scrittore per sostituire, attraverso le parole, la legge del padre e poi di un nonno che fu per me patriarca”. Spiegati. “Con gli anni ho scoperto che la mia cultura è cristiano-pagana. Mia madre era una donna di grande interiorità, un po’ levantina; mio nonno, che mi ha allevato, questa specie di padre mitico, era repubblicano e anticlericale, contro ogni Stato, foscolianamente. In seconde nozze, mia madre sposa un comunista togliattiano, pensa te. Quando è morto mio nonno, avevo 19 anni, ho scoperto la letteratura e mi sono fatto l’idea che scrivere mi serviva perché avevo bisogno di una legge. Se non avessi trovato la letteratura sarei diventato un rapinatore a mano armata”.
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Preferisco Fenoglio, Calvino ha distrutto la tradizione della lingua italiana. Ma… cosa leggi, piuttosto, cosa hai letto? “Sono passato da Guy de Maupassant a Domenico Rea, attraverso Giovanni Verga, che ha scritto i più grandi racconti italiani di sempre. Ho attraversato il Tasso e Tozzi, i provinciali furenti; sono stato contagiato dai francesi, quelli tra le due guerre, Drieu e André Malraux, soprattutto, ho amato la biografia deragliata del Foscolo, ogni anno vado in pellegrinaggio sui Colli Euganei. I francesi mi hanno insegnato che se c’è una lingua, allora l’esistenza può entrare nella letteratura. Poi, è chiaro, preferisco Beppe Fenoglio a Italo Calvino, che ha distrutto la tradizione della lingua italiana. A vent’anni amavo Pierre Klossowski; naturalmente, ho adorato Céline, ma ora lo citano un po’ tutti per questo dico: Puskin”.
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Io sto coi papi che impugnano la spada. Ricalco altre due frasi dalla tua poetica, dalla tua confessione. “Questo romanzo è un viaggio che ha Cristo sepolto in petto”. E poi: “Credo che la perfezione stia pure nella caduta”. Dimmi. “Vedi… sono uno scrittore verticale, amo Maupassant, sono uno che taglia con l’ascia. Ho dentro di me lo stupore dei bambini, quella meraviglia che è anche ferocia, che è pagana ed è parte del cristianesimo. Il Cristo l’ho sentito a trent’anni, con la potenza di Grünewald. Dobbiamo ricordarci che Cristo è un uomo che muore, sulla croce. Cristo era uomo quando è morto, mica Dio, e questo è sconvolgente. Il cristianesimo è pietà e combattimento. Come si può capire, io sto con i papi che impugnano la spada”.
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Se Dio mi darà la forza. E ora, che scrivi? “Niente”. E cosa scriverai? “Vorrei scrivere un libro grandissimo, vasto, s’intitola ‘Romanzo dell’eternità’. La trama riguarda la storia di un bambino, da quando è un feto agli 11 o 12 anni, l’età in cui si diventa, prepotentemente, adolescenti. Questo bambino abita da solo, in un palazzo abbandonato, e prepara un presepe. Il presepe gli viene distrutto d’estate dalle rondini, d’inverno dai topi. Lo scriverò, se Dio mi darà la forza”. Che Dio ti dia la forza, Aurelio. (d.b.)
*In copertina: Aurelio Picca in un ritratto fotografico di Maurizio Valdarini
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