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Il nodo gordiano che aprirà spazi alla sinistra del Pci
La storiografia che recentemente si è occupata di ricostruire la storia politica degli anni Settanta ha prevalentemente individuato le origini della nuova sinistra nella reazione di alcuni intellettuali dopo la svolta del 1956 <5.Un’interpretazione di questo genere, se ha giustamente nobilitato l’elemento disgregante che soprattutto la critica allo stalinismo provocò sulle intelligenze di…

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#1944#1945#1946#1956#Albertina Vittoria#Andrea Bertini#astuzia#Chrušcëv#Congresso#Democrazia#impossibilità#insurrezione#legalità#Palmiro Togliatti#PCI#Pcus#progressiva#rapporto#Resistenza#rivoluzione#Salerno#segreto#sinistra#stalinismo#Statuto#svolta#tattica#V#VIII#XX
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Il nodo gordiano che aprirà spazi alla sinistra del Pci
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Il nodo gordiano che aprirà spazi alla sinistra del Pci
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2 dicembre 1941, vittoria per gli Alpini nella battaglia di Pljevlja
Il 25 marzo 1941, Il timore che, se Hitler avesse attaccato la Jugoslavia, la Gran Bretagna non sarebbe stata nelle condizioni di aiutare la nazione, spinse il Principe Paolo a far aderire il Regno di Jugoslavia al Patto Tripartito, patto firmato il 27 settembre 1940 fra i Governi di Germania, Italia e Giappone. Solo due giorni dopo, Pietro II, salito al trono nel 1934 dopo l’assassinio del padre…
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#2 dicembre 1941#6 aprile 1941#Alpini#Campagna di Jugoslavia#Controguerrigilia#Divisione Alpina Pusteria#Divisione italiana partigiana "Garibaldi"#Generale Alessandro Pirzio Biroli#Generale Giovanni Esposito#Generale Arso Jovanović#Insurrezione del Montenegro#Jugoslavia#Montenegro#Ordine dell&039;Eroe popolare#Partigiani jugoslavi#Progetto Grande Italia#Regno del Montenegro#Serafino Mazzolini
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25 Aprile, 80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, e la Resistenza, guerra patriottica per l’indipendenza dell’Italia di Angela Casilli
Mai, come adesso, tempo di gran temperie, il termine di resistenza è attuale, come quella lontana difesa della libertà e momento di rivendicazione di un’identità nazionale che sembrava perduta per sempre e portò, invece, alla rinascita del nostro Paese. Gli Alleati avrebbero voluto una Resistenza diversa, fatta di semplici“colpi di mano, sabotaggi, attentati”ad opera di piccoli gruppi,…
#25 Aprile#Alcide De Gasperi#Alessandria today#alleati seconda guerra mondiale#Angela Casilli#anniversario liberazione#antifascismo#articolo 11#CLNAI#Comitato di Liberazione Nazionale#Costituzione Italiana#democrazia italiana#Difesa Europea#Europa unita#Ferruccio Parri#Festa della Liberazione#Google News#guerra di Liberazione#guerra patriottica#Identità Nazionale#insurrezione nazionale#italianewsmedia.com#Lava#liberazione d’Italia#linea gotica#lotta partigiana#Luigi Longo#Memoria storica#militarismo#Nazifascismo
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E niente, viviamo nel multiverso dove i media sminuiscono il pericolo, le minacce e le puttanate di trump. Dove molti di quelli che lo avevano criticato adesso gli baciano letteralmente il culo (tra cui diversi dem, bill gates e anche snoop dogg mannaggiacristo), dove gibson dice che suoi tre amici sono guariti dal cancro con un antiparassitario per cavalli, dove il probabile futuro responsabile alla sanità aveva sabotato la campagna vaccinale per guadagno personale, dove i broligarchi si sono inginocchiati al potere per averne una fetta rigettando principi di equità e rispetto delle diversità, dove il futuro presidente degli USA ha racimolato enormi cifre di denaro lanciando una criptovaluta a schema ponzi (tenendo per sé l'80% della stessa) il giorno prima di giurare sulla costituzione quattro anni dopo aver cercato di sovvertire l'ordine democratico guidando una insurrezione.
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A OGNI COSTO

"Aldo dice 26 x 1". Era questo il messaggio in codice diramato il 24 aprile 1945 dal CLNAI con l'ordine di insurrezione generale. L'ora X fu fissata per l'una di notte del 26 aprile. Già il 10 del mese il Comando delle Brigate Garibaldi aveva messo in allerta tutti i combattenti per prepararsi all'insurrezione del nord Italia e precedere l'arrivo degli Alleati. L'insurrezione era da effettuarsi a ogni costo, senza accettare accordi o tregue con il nemico. Furono stesi piani per entrare nelle città, per salvaguardare le fabbriche e impedire la fuga dei nazifascisti. Così, le brigate partigiane di montagna scesero in pianura e marciarono sui centri principali, mentre in città iniziarono gli scioperi e l'occupazione dei palazzi principali con i reparti GAP e SAP a coordinare la lotta popolare. Iniziava così la Liberazione d'Italia.
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Sollevo fino agli spasmi l’orgasmo che dall’Anima fende nelle tue viscere… la mente e le dita dei piedi vibrano senza distanze…
I tuoi pertugi mi appartengono senza insurrezione…
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TRINITY BLOOD
REBORN ON THE MARS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol. 1 - La Stella di Lacrime
LA CITTÀ SANGUINARIA - CAPITOLO DUE
Traduzione italiana di jadarnr basata sui volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨

Anche se il tramonto era già passato da un po’ di tempo, ci sarebbero dovuti essere ancora alcuni treni in arrivo. Normalmente la stazione sarebbe stata piena di viaggiatori in partenza o in arrivo da lontano.
Tuttavia, quando il treno senza finestrini arrivò al binario, con un suono di frenata che sembrava l’artiglio di un demone che graffiava l’aria notturna, all’interno della stazione erano scomparsi non solo i viaggiatori, ma anche il personale. Al loro posto, allineato sulla banchina, c’era un gruppo di soldati in uniforme blu scuro con i fucili sulle spalle. I volti sotto i berretti militari non si muovevano di un millimetro, sembravano più bambole che esseri umani.
- Presentate le armi!
In risposta al comando, i fucili si alzarono in alto. La luce delle lampade a gas si rifletteva nitidamente sulle baionette. Nel velo di vapore che saliva dalla locomotiva davanti a loro, le ombre dei soldati, che esalavano respiri bianchi nell’aria notturna, si stagliavano grandi sul binario.
- Bentornato Signore
L’immenso corpo del gigante si inchinò all’unico passeggero che scendeva la scaletta, senza lasciare traccia dell’arroganza mostrata prima. Il suo berretto militare quasi toccava il suolo mentre si inchinava profondamente.
- È stato un lungo viaggio, dovrete esser stanco Lord Gyula
- Grazie per l’accoglienza, Colonnello
Radcon fu ringraziato da un bel giovane dal viso dalla pelle chiara, incorniciato da capelli neri, con il corpo alto e ben proporzionato coperto da un lungo mantello. La malinconia che mostrava sul volto sembrava adattarsi perfettamente a quella città grigia. Tuttavia, quegli occhi che in qualche modo ricordavano quelli di un cane lupo, dalle iridi grigie leggermente pigmentate e le pupille scure, brillavano più cupamente della sera, provocando inquietudine in chiunque li osservasse. Forse perché, da quando era sceso dal treno, non aveva mai battuto le palpebre.
Sollevando il colletto del suo mantello, il nobile giovane chiese, con una voce ricca e corposa che ricordava un cognac di alta qualità:
- È successo qualcosa ad Istvan durante la mia assenza?
- Sì, i Partigiani hanno causato qualche problema, ma li abbiamo già repressi. I principali cospiratori sono detenuti nella Valle di Sangue, quindi non c’è da preoccuparsi
L’atteggiamento del gigante era più simile a quello di un cane addomesticato che a quello di un vassallo. Il giovane signore si limitò ad annuire leggermente a quella risposta quasi sottomessa, prima di iniziare a risalire il binario con passi agili. Intorno a lui, i soldati formavano un muro con i loro corpi.
- A proposito, come va nell’Impero, Lord Gyula?
- Sono testardi, come al solito. In ogni caso sembra non abbiano nessuna intenzione di sostenere la nostra insurrezione. Non sono nemmeno riuscito ad incontrare Sua Maestà, l’Imperatrice Augusta… Ma quando vedranno il potere di quella cosa, le loro reazioni cambieranno di sicuro
Il giovane nobile curvò leggermente le labbra, guardando dritto davanti a sé. Quell’espressione fece calate sulla sua bellezza un’atmosfera di estrema freddezza. O forse era a causa dei canini che apparivano dagli angoli delle sue labbra?
- L’hardware è stato quasi del tutto ripristinato. Ora non resta che completare il controllo del software e passare ai test di accensione… E quello chi è?
Con l’espressione di chi ha appena trovato un animaletto sconosciuto nella propria casa dopo un lungo periodo di assenza, Gyula indicò con il mento un angolo del binario. Circondato dai soldati e legato strettamente c’era un uomo dai capelli d’argento dall’aria stanca.
- Si tratta di un sospetto che abbiamo fermato poco fa all’interno della stazione. Poiché ha fatto commenti ed azioni ostili nei confronti della Polizia Militare, lo stiamo portando via per interrogarlo
Gyula stava per procedere oltre, ma all’improvviso tornò sui suoi passi. Si voltò rapidamente e si diresse verso l’uomo dai capelli d’argento.
- Mi scusi, qual’è il suo nome?
- Abel… Abel Nightroad
Rispose l’uomo, muovendo debolmente le labbra spaccate. Aveva lividi su tutto il viso, probabilmente era stato picchiato duramente.
- Vengo da Roma. Sono stato appena assegnato a questa città dal Vati…
- Smettila di blaterare!
I bottoni del cappotto di Abel saltarono via aprendosi con un unico suono, mentre il braccio gigantesco di Radcon gli afferrava il colletto.
- Rispondi solo alle domande che ti vengono fatte!
- Aspetti Colonnello
Radcon, che stava urlando con una furia tale che sembrava in procinto di mangiarsi il suo avversario, venne fermato con garbo da Gyula. Dal colletto strappato del cappotto del giovane, si potevano vedere i vestiti che portava sotto, così come il crocefisso che brillava sul suo petto.
- Un rosario e una veste… siete per caso un prete?
- S..sì. Sono il prete assegnato alla chiesa di San Mathias qui a Istvan
Abel contorse il viso per il dolore, mentre Radcon continuava a stringergli il colletto.
- Ecco…Io non ho fatto nulla di male…
- Ti ho detto che devi chiudere quella boccaccia!
- È lei che dovrebbe fare silenzio, Colonnello. Liberi le mani del prete
- Ma… ma... Vostra Eccellenza!
- Le ho detto di lasciarlo andare, non mi ha sentito?
Sussurrò Gyula dopo aver lanciato una breve occhiata al gigante con la bocca aperta. Non era un tono aggressivo, tuttavia lo sguardo fisso sul volto di Radcon, l’espressione bruscamente mutata, aveva la freddezza del ghiaccio secco.
- Non mi interessa come o in che modo trattate i vostri simili… o forse è meglio dire che non ci presto attenzione. Ma la mia natura non tollera i cani addestrati che non si comportano bene… Capisce cosa intendo?
- Le chiedo di perdonarmi
Gyula ignorò completamente Radcon che scrollava il suo enorme corpo e chinava il capo, e si rivolse ad Abel, facendo un cortese inchino al sacerdote che si stava massaggiando il collo con un’espressione sofferente.
- Le chiedo di scusarmi. Il mio nome è Gyula Kadar, sono la persona che gestisce gli affari di questa città. Sono profondamente dispiaciuto, credo proprio che abbiano commesso un grosso errore. A nome di tutti i cittadini di Istvan, le porgo le mie sentite scuse
- Ah, è molto cortese da parte sua, grazie
Il prete chinò il capo umilmente, come imbarazzato. Era esageratamente alto, ed il suo viso, con i capelli d’argento e gli occhi azzurri, era ragionevolmente armonioso, ma i suoi lineamenti erano quelli di un normale giovane che si poteva incontrare ovunque. Tuttavia, mentre osservava quel volto cercando di non mancargli di rispetto, Gyula sentiva qualcosa assillarlo in fondo alla mente. Aveva per caso già visto quell’uomo da qualche parte?
- Mi scusi Padre… ci siamo forse già incontrati prima d’ora?
- No credo proprio che sia la prima volta che ci incontriamo. Comunque è la prima volta che vengo in questa città
- Capisco… Beh rispetto a Roma questa è una zona noiosa, ma potrete approfittarne per rilassarvi
Sorridendo elegantemente, il giovane nobile gli tese la mano. A quanto pare era solo un semplice prete. Gli strinse la mano con garbo ma con indifferenza, e concluse l’incontro con una serie di convenevoli neutri ed innocui.
- Benvenuto ad Istvan Padre Nightroad. Siamo contenti di avervi qui
- Ah, la ringrazio molto
Il sacerdote, ora anch’esso tranquillo, rispose stringendogli la mano e chinando il capo, ma quando lo sollevò nuovamente verso volto di Gyula, la sua espressione impallidì improvvisamente.
Avrò stretto troppo?
Fu il pensiero di Gyula per un attimo, ma poi si rese conto che lo sguardo del prete era fisso oltre la sua spalla. In quel momento, con una forza straordinaria che non corrispondeva alle braccia sottili dell’uomo, il giovane nobile fu sbattuto a terra.
- Cosa stai facendo, insolente?
Riecheggiò l’urlo rabbioso di Radcon. Cercò di correre verso il suo padrone ed il prete che lo aveva fatto cadere, tuttavia qualcosa che emetteva un suono terribile squarciò l’aria notturna proprio davanti al suo naso.
Qualcosa che aveva attraversato lo spazio dove un attimo prima c’era la testa di Gyula, si conficcò nel corpo del treno con un forte suono metallico. Si trattava di un’asta d’acciaio, dello spessore di un dito, dotata di piccole ali.
- Ma questa è… una freccia da balestra!
Il soldato che aveva cercato di dare l’allarme cadde violentemente a terra, stringendosi la spalla da dove ora spuntava un oggetto simile. Accanto a lui un altro soldato, mentre cercava di imbracciare il fucile, era stato colpito all’addome ed era caduto.
E poi, nell’istante successivo, la notte esplose.
Sopra i binari e nella sala di attesa deserta iniziarono a scoppiare lampi inquietanti e a sentirsi rumori di spari. Non appena le scie di fuoco dorate si concentrarono senza sosta sul binario, alcuni soldati caddero senza nemmeno rendersi conto di ciò che gli era accaduto.
- Un… un attacco nemico! Sono i Partigiani!!
Ma dove si nascondevano? Uomini mascherati, con passamontagna e maschere che coprivano i loro volti, apparvero da tutte le parti. Non si trattava di un concorso in maschera, come era evidente dalle armi da fuoco che avevano in mano e che sputavano rapidamente fiamme.
- Sparpagliatevi! Sparpagliatevi e contrattaccate individualmente!
Il grido di Radcon riecheggiò inutilmente. I proiettili venivano chiaramente sparati a un ritmo calcolato. Le molotov, che volavano in archi dorati, si frantumavano, la benzina che si spargeva prendeva fuoco rapidamente, coprendo tutto con fiamme danzanti e frenetiche. In mezzo al fuoco, il binario brillava come il palcoscenico di un teatro.
- Tutti voi, non preoccupatevi dei pesci piccoli! Catturate Gyula!
Un urlo acuto riecheggiò dall'oscurità, seguito da un proiettile proveniente dalla stessa direzione della freccia precedente. L'arma mortale sfiorò il volto di Abel, che rimase immobile per la sorpresa, e si conficcò alla base in uno dei pilastri alle sue spalle. Poco dopo, un fetore nauseabondo si diffuse nell'aria; a quanto pare, qualche tipo di acido o sostanza chimica era stata impregnata nell'asta della freccia.
- Ah, ah, ah! Giusto, ho una pistola! Ho una pistola da qualche parte….
- Padre, stia giù per piacere
Nonostante la situazione, il sacerdote cominciò a frugarsi nelle tasche e all'interno dei vestiti. Gyula abbassò la testa. Poi si tolse il mantello e, scuotendolo come un torero, abbatté uno ad uno i dardi della balestra che volavano verso di lui. La sua tecnica era impressionante. Tuttavia, la precisione dei colpi indicava che anche l'abilità del tiratore nemico era insolita.
Guardando l’ultima carrozza del treno che si trovava sul binario opposto, Guyla fece un leggero sorriso: era da lì provenivano le pallottole.
- Una buona mira, ma… Colonnello!
- Sissignore!
Anche se erano stati presi alla sprovvista, erano pur sempre un esercito. Dopo il primo momento di confusione, i soldati della Polizia Militare avevano cominciato a trovare una copertura e a rispondere al fuoco. Anche coloro che li attaccavano continuarono a sparare senza sosta, ma non avevano più l’effetto sorpresa dell’imboscata. Anche le molotov che venivano lanciate in aria di tanto in tanto rivelavano le ombre delle persone nascoste dietro di loro.
- A quanto pare i nemici sono poco numerosi. Mandate una decina di uomini sul fianco sinistro e circondateli
- Sì! Maggiore Iqus! Fianco sinistro, accerchiateli!
- Affermativo
Il giovane ufficiale annuì inespressivo ed iniziò a muoversi lungo il binario assieme ai soldati. Sembrava che il nemico si fosse accorto della loro presenza perché la linea di fuoco si indebolì temporaneamente.
- Non riuscirete a fuggire, Partigiani!
Leccandosi le labbra, Radcon estrasse il suo grosso revolver. Forse con l’intenzione di coprire la ritirata dei suoi alleati, il tiratore della balestra continuava a sparare raffiche con la stessa intensità di sempre. Senza nemmeno prendere la mira, il gigante dalla faccia torva sparò una raffica di colpi in quella direzione.
Si udì un piccolo grido. Una figura bassa, che impugnava una balestra a fuoco automatico si accovacciò, premendosi la spalla. Vedendo ciò, uno dei Partigiani gridò.
- State bene Stella?
Con il fucile artigianale in una mano, il Partigiano corse verso il balestriere e si accorse che sarebbe stato impossibile continuare il combattimento.
- L’operazione è fallita! Ti coprirò, quindi ora corri, Stella! - Gridò.
La piccola figura, con il volto nascosto dal passamontagna, sembrò rispondere qualcosa, ma non si udì a causa degli spari che riecheggiavano tutt’intorno. Il combattente gridò di nuovo.
- Stupido! Cosa succederebbe se il nostro leader morisse? Li terrò impegnati. Tu prendi gli altri e scappa!
Nel frattempo la potenza di fuoco della Polizia Militare continuava ad aumentare. Una squadra separata, che era in attesa fuori dalla stazione, aveva notato che qualcosa non andava ed era accorsa a dare supporto.
Il balestriere chiamato ‘Stella’ rimase in silenzio per un momento, ma quando l’uomo gridò di nuovo, annuì come se si stesse liberando di qualcosa ed emise un fischio vigoroso con le dita. A quel segnale, gli attaccanti cominciarono a ritirarsi contemporaneamente nell’oscurità.
- Tu! Non pensare che ti lascerò andare via assieme a tutti gli altri terroristi!
Radcon puntò la canna del fucile alla schiena della piccola figura. Il gigante, come una iena che aveva individuato la sua preda, strinse gli occhi e prese la mira con cura.
- Và all’inferno!
- Ah, trovata!
In quel momento si levò come un grido di gioia. Proprio allora il prete, che si stava agitando inquieto, aveva estratto dalla tasca interna del suo abito un revolver a percussione esageratamente antiquato.
L’armò con uno scatto secco e, con un movimento pericolosamente maldestro, premette il grilletto.
- Ah ah ah! Con questo ora ho la forza di cento uomini! Non ti lascerò scappare terrorista! …Ma cosa?
Con un suono insulso ed ovattato, si alzò una spettacolare nuvola di fumo bianco.
L’antico revolver a percussione era un’arma dotata di un meccanismo che sparava proiettili accendendo la polvere da sparo sigillata all’interno di un cilindro rotante, senza utilizzare cartucce metalliche. A quanto pareva, la polvere da sparo nel tamburo era umida ed aveva impedito lo sparo. Il fumo denso che si diffuse intorno bloccò la visibilità all’istante.
- Cof cof! Ma cosa… cosa diavolo sarebbe quello?!
- Mi scusi, mi scusi, mi scusiiiii!
- È colpa tua, fottuto prete!
- Ehi, la ‘Stella’ sta scappando!
Approfittando dell’attimo di confusione, la ‘Stella’ si era voltata e la sua piccola schiena scomparve oltre la linea di fuoco della copertura. Alcuni soldati aprirono il fuoco, ma i loro colpi furono ostacolati dal fumo e dall’oscurità e andarono a trapassare l’aria notturna.
A quel punto la battaglia era ormai finita.
I corpi dei morti e dei feriti erano sparsi ovunque e prima che se ne accorgessero, gli unici spari che provenivano dall’interno e dall’esterno della stazione erano quelli della Polizia.
- Verificate i danni!
- Affrettate l’evacuazione dei feriti!
- Non uccidete i prigionieri. Catturateli ed interrogateli
- Lei Padre sta bene?
Il trambusto di quella sera sembrava volgere al termine. Tra le grida che si scambiavano i soldati, Gyula tese la mano al sacerdote che stava tossendo con gli occhi pieni di lacrime.
- Devo ringraziarla, mi ha salvato la vita
- Ah no, non c’è bisogno davvero… piuttosto chi erano quelle persone? Li avete chiamati ‘Partigiani’ giusto?
- Sono dei terroristi crudeli che vivono in questa città!
Disse Radcon con il il volto irritato per essersi lasciato sfuggire il pesce grosso.
- Guidati da colui che chiamano ‘Stella’ hanno assassinato persone importanti, danneggiato strutture pubbliche ed ogni altra sorta di crimine. Sono una dannata feccia!
- Forza, muoviti!
Con le mani giunte sulla testa, un ‘Partigiano’ ferito stava venendo portato via con la forza dai soldati, che lo stavano spingendo violentemente lungo il binario. Si trattava del mitragliere che aveva cercato di aiutare il loro capo a fuggire.
- Salve, buonasera, signor terrorista
Fu Gyula a parlare con tono calmo al volto imbrattato di sangue e fango, guardando con un sorriso gentile l’uomo che era stato trascinato e gettato ai suoi piedi.
- Sono veramente onorato del vostro benvenuto. È bello sapere che siete di buonumore come sempre
- Sei un mostro!
La voce del terrorista sembrò riecheggiare da qualche parte dell’inferno. Con le labbra grottescamente gonfie sputava odio e rabbia, mentre nei suoi occhi non si rifletteva altro che il bel viso di Gyula.
- Mostro maledetto che hai fatto della nostra città la tua tana! Per colpa tua, questa città… ugh
- Contieniti, insolente!
Il terrorista contorse il viso in agonia quando Radcon lo colpì con un calcio nel plesso solare. Un liquido rosso e giallo sgorgò dalla sua bocca ed andò a formare una pozza sul cemento.
- Che mancanza di rispetto nei confronti di Lord Gyula!
- La smetta Colonnello, è ferito
Ancora prima che il sacerdote con i capelli d’argento potesse dire qualcosa, fu la voce di Gyula a risuonare, interrompendo il gigante.
- Se lo colpisce ancora non potrà più dirci molto… Ed inoltre, qualcuno faccia da scorta al prete. Accompagnatelo in chiesa prima che diventi troppo tardi
- Eh? Ah, no, per piacere, non si preoccupi per me…
Mentre Abel scuoteva nervosamente la testa da una parte all’altra in segno di diniego, Gyula alzò la mano di fronte a lui ed ignorò risolutamente le sue parole.
- Non accetterò un rifiuto. Lei è l’uomo che mi ha salvato la vita. Maggiore Iqus, accompagnatelo voi. Fate preparare un’auto
- Affermativo. Da questa parte, Padre Nightroad
- Ah…uhm… mi spiace darvi questo disturbo…
Il sacerdote stava per lasciare il binario seguendo l’inespressivo ufficiale che lo precedeva, quando una voce risuonò alle sue spalle.
- Ah, a proposito Padre…
Il giovane con i capelli neri parlò come se si fosse appena ricordato di qualcosa.
- Volevo chiederle una cosa… prima di essere trasferito qui, che tipo di lavoro faceva a Roma?
- Beh… ero il sacerdote di una chiesa in una zona povera della città, ma l’altro ieri ho ricevuto improvvisamente un’ordine di trasferimento. Non mi hanno nemmeno spiegato il perché sono finito qui… Ah! Cos’avrò fatto di male? Forse c’entra col fatto che mi sono ubriacato e sono stato sorpreso da un mio superiore mentre facevo un sermone ad un tavolo…
- Capisco
Nessuno si doveva essere accorto che prima di rispondere aveva fatto una breve pausa. Gyula, con la stessa calma di sempre, annuì e si inchinò leggermente, come se si stesse scusando per la sua mancanza di cortesia.
- Sono stato scortese a chiedere ad una persona appena sconosciuta qualcosa di così indiscreto. Ora la riaccompagneranno alla chiesa, e mi raccomando, riposi bene stanotte
- Sì, con permesso
Anche dopo che il prete se ne fu andato con un cortese inchino, Gyula continuò a rimanere in piedi sulla banchina del binario, osservando con attenzione le spalle alte che si allontanavano. Solo dopo che la figura di Abel fu completamente scomparsa fuori dall’edificio della stazione, abbassò gli occhi sul terrorista ancora inginocchiato ai suoi piedi.
- Ah, ora che mi sovviene… Non ho ancora udito la tua storia, non é vero?
L’uomo non ebbe nemmeno il tempo di aprire la bocca quando una mano aggraziata si protese delicatamente verso di lui, afferrando saldamente il suo mento e sollevandolo in aria.
- Cosa stavi cercando di dirmi? Se ricordo bene, mi hai chiamato ‘mostro’ o qualcosa di simile
Aveva una forza straordinaria. Con un solo braccio aveva sollevato un uomo, dimostrando un potere chiaramente sovrumano. Tuttavia, negli occhi spalancati dell’uomo appeso in aria non c’era stupore, ma un’inconfondibile paura. Erano gli occhi di un condannato a morte che sapeva esattamente cosa stava per accadergli.
Le labbra del nobile si aprirono lentamente e tra loro emerse una lingua leggermente appuntita e zanne lucenti, troppo lunghe per essere solo canini. Gyula appoggiò delicatamente il suo viso al collo dell’uomo, come se stesse per assaporare un bicchiere di vino.
- F… fermati…
Ma il grido dell’uomo si interruppe improvvisamente, come se fosse stato reciso.
Un suono nauseabondo riecheggiò sul binario, e prima che potesse rendersene conto, il suo corpo si irrigidì e gli arti si tesero, come se fosse stato colpito da una scossa elettrica. Anche se le mani ed i piedi rigidi continuavano a muoversi violentemente, Gyula mantenne il viso vicino al collo dell’uomo. Ma la sua gola pallida si muoveva in modo inquietante e le gocce che colavano dall’angolo delle sue labbra formavano una pozzanghera rossa sul pavimento.
Emettendo un grido soddisfatto e soffocato, il giovane nobile alzò finalmente il viso. I bulbi oculari del terrorista stavano come uscendo dalle loro orbite, e non c’era più un briciolo di vita sul suo volto, che ora somigliava alla calce viva. Non appena Gyula sciolse la presa, crollò a terra come una bambola di carta e non si alzò più.
- Sicuramente il sangue era abbondante, ma il sapore lasciava a desiderare… La ‘Stella’ invece? La prossima volta farò un confronto fra i vostri due sapori
Sussurrò Gyula dolcemente all’uomo a terra, che continuava a contorcersi leggermente nella pozza del suo sangue, ma ovviamente non ottenne alcuna risposta.
- Mph, maledetto Terran inferiore. La ‘nostra città’? Non farmi ridere. Questa è la ‘mia città’. Colonnello!
- Sissignore!
I soldati, i cui volti erano coperti di sudore, non riuscivano a nascondere le loro espressioni di paura. Tra loro, un uomo enorme si precipitò in avanti, confuso. Gyula, pulendosi le labbra, diede un ordine.
- Dica ai nostri informatori di indagare immediatamente su quel prete. Quell’uomo mi preoccupa per qualche motivo
- Signorsì!
Radcon sembrò voler dire qualcos’altro, ma si inchinò rispettosamente e nascose la sua espressione. Dietro di lui, i soldati stavano raccogliendo i cadaveri che giacevano a terra. Ignorando completamente la paura ed il disgusto sui loro volti, Gyula si voltò e si incamminò a passo spedito lungo il binario.
Dannato Vaticano! Avranno capito qualcosa?
Non gli risultava ci fossero posti vacanti nell’unica chiesa della città, la Chiesa di San Mathias. Ed inoltre, l’arrivo di un nuovo prete da Roma proprio quando tutto era pronto per l’ ‘evento’ era troppo sospetto.
- Il Vaticano non è in grado di fermarmi… Detto questo, è comunque meglio eliminare il prima possibile qualsiasi elemento di disturbo
Probabilmente sarebbe stato meglio avvertire anche l’informatore, per sicurezza. Se davvero quel prete era un cane del Vaticano…
Beh, se fosse vero, allora così sia. Non ha importanza.
Gli era sembrato davvero un uomo gustoso.
Le labbra del nobile si schiusero e per un attimo apparve una lingua appuntita.
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Questo è il gesto della svolta. La speaker dems della camera Pelosi nomen omen straccia il discorso del presidente in carica prima che lo legga.
La svolta fu LASCIARGLIELO IMPUNEMENTE FARE. Non ti piace? Dillo pure, ci mancherebbe, ma poi taci. Stracciarlo pubblicamente è vilipendio e insurrezione, oltre che infantile.
ANDAVA ARRESTATA, POI IMPICCATA. Spiaze ma a gesto simbolico, gesto simbolico e mezzo.
Colpiscine una per educarne cento. E' il torto che do' ai Berlusconi e ai Trump. Non cambia mai niente se lasciate fare impunemente ai lanciatori di duomi di marmo piuttosto che alle adolescenti in menopausa. Qualcuno deve farsene carico.
Il mondo sarebbe molto diverso se avessero agito: i gen. Vannacci sarebbero normali innocui parassiti statali che contano gli anni alla pensione, gli Zan organizzerebbero le loro sagre gay di piazza senza scontrini e fregando i fornitori, ma senza rompere i coglioni.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
A cura di Pietro Cappellari
DA VITTORIO VENETO ALLA MARCIA
Il centenario della rivoluzione f***
Volume 4
Con l’istituzione del “Comitato pro Centenario 1918-1922” si è inteso ripercorrere, passo dopo passo, il quadriennio rivoluzionario che caratterizzò l’Italia all’indomani della fine della Grande Guerra.
Questo volume – il quarto in ordine di uscita – chiude la tetralogia più completa in commercio. Un lavoro monumentale, libero da ogni condizionamento politico, che si pone l’obiettivo di fornire nuove chiavi di interpretazione e fare luce – finalmente – sui tantissimi episodi storici dimenticati o mistificati.
Il 1922 passerà alla storia come l’anno della insurrezione di Ottobre. Un percorso che parte da lontano e che porta con sé un pesante tributo di sangue. Sconfitto il sovversivismo, viene data l’ultima spallata al sistema liberaldemocratico italiano, nel nome di una rivoluzione nazional-popolare che voleva essere politica, culturale e spirituale al tempo stesso.
Più che i programmi, contò il mito: quello della Vittoria mutilata, della Grande Italia, di Fiume, della lotta al bolscevismo. In quei mesi, smantellate le ultime roccaforti rosse, si registrarono le famose occupazioni delle città, con migliaia e migliaia di uomini perfettamente inquadrati. Quando Roma venne cinta d’assedio, l’esito era già scritto.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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Il dissidente non è necessariamente un rivoltoso. La sua insurrezione è, innanzitutto, mentale ed estetica. Essa lo colloca necessariamente ai margini. Non può esimersi dal rifiutare.
-D. Venner
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Il “25 Aprile” del Veneto impiega almeno tre giorni per arrivare. I giornali continuano a nascondere la verità: “I sovietici ricacciati in contrattacco”, titola il Gazzettino del 25. Cadono le bombe su Santa Maria di Sala, Chioggia e Pellestrina. Il giorno dopo spazio ai “riti per San Marco nella Basilica d’oro”. E al cinema Santa Margherita “Il perduto amore, grande film a colori”, commedia tedesca con l’italiana Germana Paolieri: lei ama lui ma sposa l’altro, quando il primo ritorna il marito la lascia libera, ma lei si accorge di amare il marito che intanto muore! Soltanto il 27 aprile s’incomincia a capire qualcosa, quando in prima pagina compare l’annuncio del Comando tedesco alla popolazione di Venezia: “Qualora i combattimenti attualmente in corso dovessero avvicinarsi alla città di Venezia, e il nemico non porterà la lotta in città e la popolazione si comporterà in maniera assolutamente tranquilla, le FF. AA. germaniche non svolgeranno alcuna azione bellica e non eseguiranno distruzioni”. Il 28 aprile si capisce tutto. Esce il numero straordinario “Fratelli d’Italia-Il Gazzettino” firmato dal Comitato di Liberazione Nazionale che “dichiara iniziata anche nella provincia di Venezia la insurrezione nazionale per la liberazione del Paese dal giogo degli invasori tedeschi e dei traditori fascisti”. Il giornale dà anche altre notizie sorprendenti: “Mussolini Farinacci Pavolini e Graziani sono stati arrestati dai Volontari della Libertà”. [...]
Il Gazzettino di Padova 25/4/15

Padova 30/04/1945
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Fecero la scelta giusta: la Polizia di Stato racconta il coraggio nella Shoah
La Polizia di Stato, giovedì 13 febbraio, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, alla presenza del Presidente della Repubblica, ha presentato il progetto intitolato "Fecero la scelta giusta".
La Polizia di Stato, giovedì 13 febbraio, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, alla presenza del Presidente della Repubblica, ha presentato il progetto intitolato “Fecero la scelta giusta” L’opera, articolata in due volumi, racconta le storie di poliziotti che, nella Lotta di Liberazione, si distinsero per il salvataggio di persone perseguitate durante la Shoah. Un tributo al…
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