#impotenza
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ilfascinodelvago · 1 year ago
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... un tempo tutto mi faceva ridere, oggi tutto mi annoia, o mi fa rabbia. E la rabbia ti avvelena i pensieri. Non si può metabolizzare la rabbia. Il dolore sì. La paura anche. La rabbia ti si aggruma intorno al cuore come un catarro che ti impedisce il respiro, a lungo andare.
Viola Ardone, Grande Meraviglia
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valentina-lauricella · 5 months ago
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Ri-conoscenza
Il battesimo delle cose vedute nell'infanzia per la seconda volta e la visione doppia leopardiana; il valore delle cose in quanto simbolo di ciò che sta oltre le cose; il tempo mitologico dell'individuo, quello dell'umanità e la sovrapposizione (sdoppiamento/unificazione) di essi attraverso la letteratura; l'arte non ricerca il bello, ma il sacro. Sono tanti e così profondi gli spunti offerti dal diario pavesiano, che ricordarne le pur prorompenti e gustose frasi "misogine", è un po' considerare le pulci piuttosto che il cane...
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caffeacolazione · 7 months ago
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via delle Mantellate 14, artisti davanti carcere..
artiste devant prison
artists before prison
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dallapartedegliultimi-last · 10 months ago
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Non so se ancora devo metabolizzare bene il tutto da non rendermi conto dell'accaduto o se sono tanto incazzato con la vita che da solo batoste.
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serenamatroia · 1 year ago
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ilmondodishioren · 2 years ago
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Domani sarà tutto finito.
Sto letteralmente contando le ore che mi separano dalla fine del bombardamento mediatico che ogni anno mi tocca subire in questo periodo. Quale? Quello relativo la festa della mamma. Per carità, non è che avendo perso mia madre, il resto del mondo non deve omaggiare le proprie, ma ci sono ferite che anche a distanza di anni sanguinano e questo genere di pubblicità continuativa, soprattutto…
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lospalatoredinuvole · 2 years ago
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Mi sento come se fossi stato privato della mia vita, come se appartenesse a qualcun altro.
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wingedwizardnacho · 2 years ago
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Evento primo
Premetto che, da bambina e poi da adolescente, ho subito episodi di bullismo. Queste situazioni hanno contribuito a rendermi piuttosto suscettibile alle piccole cattiverie e meschinità degli altri. D'altra parte, ho imparato a tenere sempre più privata, se non secretata, la mia vita.
L'altro giorno ho deciso di farmi coraggio e fare una passeggiata con la persona con cui ho una relazione da qualche mese, incurante del fatto che, nella nostra piccola città, anche se pochi ci avessero visto, molti ne avrebbero poi parlato. Allora non immaginavo come la situazione potesse incrinarsi drasticamente.
Verso la fine della serata, quando ormai le strade erano vuote e noi stavamo facendo rientro a casa, vediamo una macchina passarci accanto ed il passeggero davanti strabuzzare gli occhi. Lo conoscevamo, ma, in fondo, lo avevamo messo in conto. Non avevamo messo in conto che, dopo qualche minuto, la stessa macchina, avrebbe rifatto lo stesso giro e la stessa persona che strabuzzava gli occhi, ci avrebbe guardato con un ghigno in faccia ed il telefono puntato verso di noi per riprenderci. Sono abbastanza sicura che, qualunque cosa quel telefono abbia ripreso, sia stato oggetto di scherno per un pò.
A volte mi sento impotente di fronte a quello che mi succede e vorrei solo chiudermi ancora di più nella mia solitudine. Per ogni passo verso il mondo che provo faticosamente a fare, sembra si nasconda una situazione che mi faccia stare male, che va oltre quanto io possa minimamente immaginare.
E voi?
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primepaginequotidiani · 3 months ago
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PRIMA PAGINA La Provincia di Oggi domenica, 06 ottobre 2024
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abedabun-moema · 7 months ago
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E mi ritrovo sempre qui. Ad avere bisogno di qualcuno e alla fine mai nessuno è disponibile quando ho bisogno. Ho pochi amici, li cerco solo io e sono sempre impegnati. Ormai non mi sembra di essere priorità per nessuno, ma che dico.. Mica bisogna essere una priorità per trovare del tempo. Ci mancherebbe. Vabbè non sono neanche dopo le priorità a quanto pare.
Non chiedo aiuto mai a nessuno, davvero. Capita così di rado, invece, che arrivino quei giorni in cui l'unica cosa di cui ho bisogno è sentire la voce amica di qualcuno dei miei amici, i pochi e soli rimasti.. Ma non riesco neanche a ottenere quello...
Ho sempre pensato che se avessi avuto degli amici più presenti e vicini, molti incubi della mia vita non mi avrebbero distrutta a tal punto. Ma pazienza, effettivamente io non sono in grado di creare e mantenere ormai legami validi.
Non mi interessa più conoscere nuove persone e creare un rapporto.
Non ho più interesse a nulla.
La gente pensa che io stia meglio, che stia migliorando, invece noto che è tutto l'opposto. In modo silenzioso tutto sta diventando più piatto e privo di significato per me. Le poche cose a cui tengo, che sono ben poche, ormai mi fanno stare male, quando dovrebbe essere il contrario.
Sempre più, nelle mie fantasie, vedo me sola dentro la mia casa di famiglia a bruciare in mezzo a tutte le mie sofferenze, mancanze, solitudine e ricordi. Tutto via insieme a me.
Mi diventa sempre più difficile pensare a un futuro.
Mi viene sempre più difficile pensare che possa esserci qualcosa di bello nel futuro che mi dia la spinta a impegnarmi in questa vita.
La verità è che se non ci fossero i miei genitori, sarei sola. Completamente sola, con alcune persone che dicono di tenerci ma alla fine io sono qui e accanto non vedo realmente nessuno.
Penso di star perdendo anche il mio ragazzo, pensavo che le relazioni intime fossero le uniche in cui sapevo cavarmela. Ma no. Secondo me non è così. Perderò anche quelle, con un bel corredo di umiliazione e senso di inutilità.
Non riesco più a guardarmi allo specchio. Provo solo ribrezzo e pena.
Non vedo neanche più me stessa in quel riflesso.
La vera me è scomparsa, chissà da quanto tempo, e non riesco più a recuperarla.
Addio, sempre nella speranza di rivederci.
Addio.
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alesoggiu · 10 months ago
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Mi fa schifo pensare di essere l’unica a non voler più respirare
Prima di poterti abbracciare di nuovo
Mentre tu mi tradivi con lo sguardo
E credevi che scappare fosse la scelta più saggia
Ora che mi ha tagliato le gambe
Ti chiedi perché io reagisca così
Mi dici che sono egoista, falsa
Che non hai alcuna onta o colpa
Solo perché io credevo ancora in te
E tu invece non credevi più in me
Mi dimenerò fino allo sfinimento
Fino a che non rimarrà più una lacrima nel mio corpo
Fino a che l’emozione alimentata da una sola fiamma
non venga soffocata dalle mie mani
Fino a che essa non diventi blu, viola, gialla
La monotonia che tu vedevi
Spero che tu la viva per sempre
Per aver deciso
Senza che io potessi prendere parte
Difendermi
Aprire bocca
E se mai decidessi di tornare
Troveresti solo un mucchio di cenere
Di un focolaio antico
Senza più legna da ardere
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aaquilas-blog · 10 months ago
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Hic et nunc per sopravvivere alle turbolenze del mondo.
Non ricordo esattamente da quando ho iniziato a vivere la mia vita seguendo il principio dell’hic et nunc, ma so che questo concetto è diventato una parte così intrinseca del mio essere che lo trovavo naturale condividerlo con i miei alunni. Spesso, di fronte alle loro lamentele su ciò che era accaduto nel passato, li incoraggiavo a concentrarsi sul presente, sul qui e ora. Oggi, mentre ci…
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downtobaker · 2 years ago
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La distruzione di Nino
di Giulio Iovine Quando vidi Nino per la prima volta, qualcosa nel suo sguardo mi avvertì subito che c’era una punizione nell’aria. Aveva occhi sottili e ciglia lunghe da ragazza, il nasino alla francese un po’ all’insù, il facciotto tondo e un orecchino d’argento, la bocca sottile sempre aperta in un ghigno. Pareva che ti prendesse in giro anche quando ti chiedeva un bicchiere d’acqua. Era…
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pettirosso1959 · 3 months ago
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Quando CHI DEVE non fa il proprio dovere (non faccio nomi, altrimenti i suoi "piccoli fans" si offendono e mi danno del kompagno) , allora può capitare che il GIUSTIZIERE DELLA NOTTE che si può annidare nel nostro subconscio , quello di ognuno di noi, salta fuori all'improvviso, cappello e giubbotto nero, baffetto e pistola in tasca, e reagisce, si riprende il suo con gli interessi e si vendica.
Oggi Viareggio è migliore.
I residenti respireranno senz'altro un'aria più pulita, più salubre, perché un sacchetto della spazzatura è finito finalmente in un inceneritore , liberando la città dal suo disgustoso olezzo.
E questo è quanto, senza emotività, senza pietà, perché la spazzatura non ne merita.
Cinzia dal Pino è apparentemente passata e ripassata su quel sacchetto per schiacciarlo ben bene, prima che finisse nell'inceneritore.
Poi è semplicemente scesa dall'auto , si è ripresa la sua borsa che il rifiuto solido urbano le aveva scippato, e se ne è andata.
E poi, solo poi, forse, mentre guidava per tornare a casa, il Charles Bronson/Dottor Paul Kersey che era in lei se ne è tornato a cuccia, è rientrato, finalmente appagato, nei labirintici meandri della mente umana, e la Signora si è resa conto di cosa avesse fatto.
Ma era sconvolta.
Era fuori di sé, arrabbiata, umiliata , spaventata.
Magari, dopo aver investito il sacchetto, invece di ingranare la retromarcia ha ingranato più volte la prima, che non ci capiva più nulla, presa da quel RAPTUS di cui i giornali tanto hanno parlato, per tentare di giustificare l'assassino pigmentato di Sharon Verzeni.
"Momentaneamente incapace di intendere e volere", insomma, a causa del TRAUMA che il Tale e Quale le aveva cagionato.
Mi sembra di poter affermare che la Signora quindi è assolutamente innocente , immacolata direi, per le nostre coscienze di vittime sacrificali dell'altrui tradimento ed infamità, perché solo degli infami e dei traditori, possono consentire, governando una Nazione, che essa venga continuamente riempita di spazzatura senza muovere un dito, né mai svuotare il cestino.
Ma a Viareggio , oggi, grazie a lei, si cammina un po' più tranquilli per strada.
Buona Fortuna , Signora Cinzia, siamo tutti con Lei!
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alonewolfr · 5 months ago
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E’ quando non c’è niente di divertente che si deve ridere. E si deve ridere di cosa? Della propria abilità, della propria ignoranza, della propria impotenza e della propria idiozia. In effetti ci sono molte ragioni per ridere.
|| Ondine Khayat - Le stanze di lavanda
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papesatan · 7 months ago
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Trovo che nulla parli di noi come le nostre lacrime. Di conseguenza, ho deciso di trascrivere qui una lista di eventi e situazioni che mi fanno piangere inconsolabilmente:
le lettere scritte da mia madre e nascoste in un vecchio diario di scuola, quando andavo ancora alle medie. Le ho scoperte soltanto pochi mesi fa, riaprendolo casualmente, e sono scoppiato a piangere,
il finale di Mary Poppins, quando dopo essere stato licenziato, il signor Banks torna a casa con l’aquilone finalmente riparato e comincia a giocare coi figli, correndo fuori con loro per farlo volare nel parco (scena tuttora inguardabile per me senza cominciare a frignare),
gli abbracci alla stazione,
l’episodio di Doraemon in cui Nobita vorrebbe ringraziare la persona che, durante una gita all’asilo, lo aiutò a rialzarsi, scacciando i bruchi pelosi che lo ricoprivano. Tuttavia, Nobita non riesce a ricordare il suo volto, così Doraemon gli offre l’opportunità d’incontrare chiunque voglia nella Stanza del Rivedersi,
la perduta innocenza,
il finale dell’Uomo dei Sogni, quando Ray incontra suo padre, morto da tempo, e prima che questi svanisca gli chiede: “Ehi papà, vuoi giocare un po’ con me?” (tema a quanto pare ricorrente, dovrei forse dedurne qualcosa?),
l’inesorabile decadimento fisico e psichico dei miei genitori, ormai pressoché anziani,
la tenerezza del mio cagnolino e la consapevolezza della sua ineluttabile caducità, 
questo mio talento letterario negletto e sprecato, gettato ormai ad appassire come giardino incolto,
il finale della terza stagione di Person of Interest, quando Samaritan sembra aver ormai vinto, ma il monologo di Root ci ricorda che nonostante tutto il male che ci opprime, non dobbiamo mai smettere di sperare,
Exit music for a film dei Radiohead, dal minuto 2:50, ovvero lo smanioso desiderio di rivalsa che da sempre m’avvampa e mi corrode animo e viscere dopo ogni mortificante derisione, al pensiero che sì, un giorno tutti sapranno, e allora, beh, gliela farò vedere io… (me ne rendo conto, di solito è così che nascono i serial killer). Questa parte, ad ogni modo, mi emoziona a tal punto da avermi spinto a scrivere il finale della mia storia: “Un ventoso mattino di settembre, i servi del marchese  avrebbero forzato le porte dello studio, ove il misero scrittore soleva rinchiudersi di notte, e lo avrebbero trovato morto, riverso fra le sue carte in una pozza di vomito. Spalancate le finestre a lutto, i poveri disgraziati sarebbero stati travolti allora dall'empia ferocia di quegli astiosi fogli sdegnati dal tempo e, così finalmente libere, pagine e pagine d'inchiostro si sarebbero riversate in strada, pronte a prender d'assalto case e negozi, scuole e caserme, mulinando burrascose sulla città, fra le strida dei borghesi impazziti e le urla dei bambini accalcati contro i vetri, fino a seppellire il mondo, terra e cielo, sotto cumuli di scritti dissotterati dal fuoco e dagli abissi”,
la morte di Due Calzini in Balla coi lupi (e il tema ad esso collegato), quando il lupo segue fedelmente Dunbar ormai prigioniero e i soldati gli sparano addosso per dimostrare la loro tonitruante possenza di coraggiosissimi esseri umani supercazzuti, finché non l’ammazzano senza pietà. 
la lettera di Valerie da V per Vendetta, (credo non occorrano spiegazioni né commenti qui),
la mia sciagurata impotenza dinanzi al dolore degli amici,
la morte del commissario Ginz ne Il dottor Živago: “Soldati armati di fucili lo seguivano. ‘Cosa vorranno?’ pensò Ginz e accelerò il passo. Lo stesso fecero i suoi inseguitori. [...] Dalla stazione gli facevano segno di entrare, lo avrebbero messo in salvo. Ma di nuovo il senso dell’onore, educato attraverso generazioni, [...] gli sbarrò la via della salvezza. Con uno sforzo sovrumano cercò di calmare il tremito del cuore in tumulto. Pensò: ‘Bisognerebbe gridargli: - Fratelli, tornate in voi, come volete che sia una spia! - Qualcosa di sincero, capace di svelenirli, di fermarli.’ [...] Davanti all’ingresso della stazione si trovava un’alta botte chiusa da un coperchio. Ginz vi balzò sopra e rivolse ai soldati alcune parole sconvolgenti, fuori dell’umano. Il folle ardire del suo appello, a due passi dalle porte della stazione, dove avrebbe potuto rifugiarsi, sbigottì gli inseguitori. I soldati abbassarono i fucili. Ma Ginz si spostò sull’orlo del coperchio della botte e lo ribaltò. Una gamba gli scivolò nell’acqua, l’altra rimase penzoloni fuori della botte. [...] I soldati accolsero la sua goffa caduta con uno scroscio di risate: il primo lo colpì al collo, uccidendolo. Gli altri gli si gettarono sopra per trafiggere il morto a baionettate”. Non riesco a dire come questa fine mi commuova, ma credo abbia a che fare con goffaggine, spietatezza e umiliazione, cose che mi colpiscono tutte enormemente,
l’episodio de La casa nella prateria, in cui il signor Ingalls realizza una scarpa speciale per la piccola Olga che zoppica a causa di un’asimmetria nelle gambe. Il padre però non vuole che giochi con le altre bambine perché teme possano deriderla o che, ancor peggio, possa farsi male. Aggredisce così il signor Ingalls per essersi intromesso, ma all’improvviso vedendo la figlia giocare felice in cortile, muta espressione commuovendosi profondamente, ed io con lui. È la gioia d’un padre che comprende che sua figlia è finalmente felice. 
la vittoria dell’Italia alle olimpiadi di Torino 2006 nel pattinaggio di velocità, inseguimento a squadre maschile. Avevo 17 anni, avevo finito da poco i compiti e non so perché, restai paralizzato di fronte alla tv ad ammirare l’impresa di Enrico Fabris e compagni, esplodendo poi in un inspiegabile pianto liberatorio che ancora oggi sa per me d’imponderabile (disciplina mai più seguita, che quel giorno però mi regalò un’emozione eguagliata solo dall’oro di Jacobs nel ‘21 - senza lacrime),
la canzone Ave Maria, donna dell’attesa: dal matrimonio di mia sorella ad oggi son passati sette mesi, eppure questa canzone mi fa ancora lo stesso perturbante effetto, scuotendomi ogni santa volta.
Isengard Unleashed dalla colonna sonora del Signore degli Anelli, in particolare, il momento coincidente con la marcia degli Ent (vedi sogni di furiosa rivalsa), dal minuto 2:18,
la comprensione altrui,
ogniqualvolta ho dovuto accompagnare qualcuno all’Eterna Porta e dirgli addio in Spiritfarer,
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trovare ricci spiaccicati sulla strada,
gli immarcescibili sensi di colpa per la morte del gattino Figaro, quando avevo cinque anni,
le storie di grandi insegnanti, capaci di lasciare tracce di sé nei loro alunni.
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