#il signor cravatta
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Altre cose (è un periodo così, frammentato)
Una piccola percentuale di miei contatti in un noto sistema di messagistica telefonica ha come immagine di profilo delle foto in déshabillé estivo che tipicamente nella stagione calda non noto ma d'inverno se capita di smessaggiare li guardo e penso "soccia, ma non hanno freddo?" (certo, potremmo fare anche delle considerazioni di buongusto ma se avessi a cuore il buongusto nelle autorappresentazioni digitali mi toccherebbe togliermi gli occhi col cavatappi ogni due giorni - e poi fare seppuku per colpe mie)
Vicino a dove lavoro c'è la sede di una ditta di consulenza che sembra particolarmente importante, di quelli con un acronimo che sembra scelto da un gatto che passato una tastiera, e che ogni mattina ha la processione di gente elegantissima con zainetti da portatile nerissimi e facce tristissime che entra in uffici illuminatissimi. Ogni volta che vedo questa processione penso che se per disgrazia uno finisce a fare un lavoro in cui gli tocca di mettersi in tiro tutti i giorni, apparentemente gli uomini se la cavano con un'uniforme fatta da completi bluscuri e camicie bianchine lasciando come unica attività decisionale il colore della cravatta e la ricerca delle scarpe più brutte possibili da associare al completo. Le donne se da un lato hanno più scelta, dall'altro vuole pure dire che se vuoi vestirti da ufficio elegante ti tocca inventarti qualcosa dall'aspetto moderatamente costoso ogni due giorni, che è un po' la mia definizione di incubo.
È incredibile quanto possa stupirti la gente quando non ti aspetti un cazz tappo. Ma è incredibilmente difficile non aspettarsi mai un cazz tappo.
Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve schiaccia l'anima che geme nel suo tedio infinito, e in un unico cerchio stringendo l'orizzonte fa del giorno una tristezza più nera della notte; ecco, qui il signor Baudelaire a sua insaputa non stava descrivendo lo spleen ma la stagione fredda. Io non so quando l'ha scritta ma di sicuro non era d'estate. Fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle santalucialanottepiùungachecisia ma l'epifania è dietro l'angolo e dopo si apriranno almeno altri due o tre mesi di freddo odioso resi meno sopportabili dall'assenza di feste comandate e di mandarini decenti.
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Alla fine ruota tutto intorno alla classe sociale da cui si proviene.
Un operaio rimmarrà sempre un numero e uno strumento di cui il signore con la giacca e la cravatta potrà mortificare ed eliminare a suo piacimento. Non importa operaio, quanto impegno ci metti in quello che fai o quanta fatica devi investire. Il signore con la cravatta verrà sempre piú ammirato e rispettato di te. A lui sarà tutto dovuto. E non sarà mai contento di te. Sarai inferiore e ti guarderà con gli occhi di chi si sente Dio Onnipotente. Tu operaio indossa la tua maschera fatta di pazienza e tolleranza. Non farti intimidire da chi ti considera piccolo solo perchè hai le mani sporche e con i calli del lavoro. La società di oggi basa tutto sulla grandezza e le dimensioni: cellulari sempre piú grandi, tv enormi, macchine che sembrano navi da crocera. Ma tu rimani grande nella tua umiltà e lascia che chi soffre di complessi di superiorità affoghi nelle sue grandi stronzate che dice e nelle sue cravatte firmate.
Giusi Marinaccio
#frasi belle#solitudine#tristezza#citazioni#cuore#dolore#frasi libri#lacrime#leggere#mi manchi#umiltà#lavoro#giusimarinaccio_autrice
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31 mag 2024 18:16
GLI 80 ANNI DI SABELLI FIORETTI – APRE LE VALVOLE DELLA MEMORIA UNO DEI GRANDI DEL GIORNALISMO, DIRETTORE DI CINQUE GIORNALI, CHE HA INVENTATO UN INEGUAGLIABILE GENERE DI INTERVISTE, IL CORPO A CORPO - “ALAIN ELKANN, A METÀ INTERVISTA, DISSE “BASTA”. AVEVO DOMANDATO DEI FIGLI: “NON TI DÀ FASTIDIO ESSERE MENO RICCO E MENO FAMOSO DI LORO?” – PENNACCHI IMPUBBLICABILE: HA RIPETUTO SOLO “STRONZO, VAFFANCULO E CAZZO”; POI MI PORTÒ IN UN RISTORANTE PIENO DI BUSTI DI MUSSOLINI - BERLUSCONI A ‘’UN GIORNO DA PECORA’’. GLI HO CHIESTO SE ERA FROCIO E LUI MI HA RISPOSTO CHIEDENDOMI SE ERO SICURO NON FOSSI UN PERVERTITO; MENTRE GIORGIO LAURO GLI HA MESSO LE MANETTE: “TANTI ITALIANI VORREBBERO”. E BERLUSCONI HA RETTO LA SCENA IN MANIERA PAZZESCA” -
Estratto dell'articolo di Alessandro Ferrucci per “il Fatto quotidiano”
(Claudio Sabelli Fioretti compie 80 anni il 18 aprile. È uno dei grandi del giornalismo, ha diretto cinque giornali “non sempre bene, mi hanno pure cacciato”. Ha condotto trasmissioni come Un giorno da pecora, con il presidente Cossiga complice fisso. Ha inventato un genere di interviste, il corpo a corpo: “Ho superato le 600. Poi mi sono un po’ rotto le palle”). [...]
Una carriera fulminante.
A Panorama sono diventato in poco tempo redattore capo; da lì mi offrirono di diventare direttore di ABC. Guadagnavo un casino di soldi.
Ti eri montato la testa?
Un pochino; (ride) ero stato assunto da uno scimpanzé.
Anche qui: metafora?
Mi invita a pranzo Francesco Cardella, editore di ABC, sposato con Raffaella Savinelli, la figlia del re delle pipe. Andammo da Giacomo, uno dei migliori ristoranti di Brera. Lui si presentò con Bobo, una scimmia vestita con giacca e cravatta. Bobo si sedette di fronte a me.
Altro che Caligola.
Bobo perché Cardella era molto legato a Craxi.
E al ristorante?
Cardella serio: “Ti voglio ad ABC, ti pago il doppio di Panorama”. “Forse accetto, ma non voglio cenare con una scimmia”. Bobo uscì con la moglie di Cardella, ma la ritrovai nelle riunioni di redazione.
Tuo padre cosa pensava della tua carriera?
Era contento; una volta fu veramente dolce: “Oggi un signore mi ha chiesto se sono tuo parente”. Quando in teoria doveva essere il contrario.
Le tue doti.
Curioso in maniera totale. Quando da bambino andavo alle feste, aprivo tutti i cassetti del padrone di casa.
Hai mai rinunciato a una notizia?
Ho una carriera strana, mi sono occupato di radio, giornali, televisione...
E... ?
Ho realizzato circa 600 interviste, con qualcuno ho litigato.
Chi?
Uno scrittore.
Pennacchi.
Con lui no, piuttosto mi ha rilasciato un’intervista impubblicabile: per tutto il tempo ha ripetuto solo “stronzo, vaffanculo e cazzo”; poi mi portò in un ristorante pieno di busti di Mussolini e altri gingilli del Ventennio. Uno schifo.
Insomma, lo scrittore?
Ruggero Guarini. Mi scrisse un telegramma: “La diffido dal pubblicare l’intervista di cui mi ha mandato copia perché mutila e tendenziosa e comunque non mi ci riconosco”.
Pubblicata?
Sì, mutila e tendenziosa. Gli risposi che probabilmente l’infingardo Panasonic e il tendenzioso Sony mi avevano ingannato.
Due registratori.
Sempre con me; (sorride) oltre a Guarini pure l’attrice Ida Di Benedetto. Lei telefonò addirittura a Cesare Romiti per bloccare l’intervista.
E Romiti?
Mi chiamò: “Claudio, ma che vole questa?”.
Altre liti.
Alain Elkann: a metà intervista disse di aver cambiato idea. E io: “Va bene, ciao”.
Perché?
Eravamo al ministero della Cultura, c’era Sgarbi, invidioso, che entrava e usciva per dargli noia, poi avevo iniziato a domandargli dei figli: “Non ti dà fastidio essere meno ricco e meno famoso di loro?”.
Povero Elkann.
A quel punto disse “basta”. E dopo un po’: “Sei arrabbiato?”. “No, ma a questo punto corro via, ho il treno”. “No, sei arrabbiato”. “ Ti assicuro di no! Ciao, perdo il treno”.
Si convinse?
Mi chiamò pure quando oramai stavo in stazione: “Sei arrabbiato?”.
Hai intervistato più volte Gigliola Guerinoni, la mantide di Cairo Montenotte. Qualcuno supponeva che avevate una storia.
Avevano ragione.
Lo ammetti, quindi?
No. Ero appena arrivato a Il Secolo XIX e venni scaraventato in provincia. Seguii il processo per l’omicidio di Cesare Brin e la Guerinoni passava per essere una strafiga. A me però non piaceva. Ma ottenevo tanti scoop.
Per forza, avevate una storia.
No, ero bravo. Quando a pranzo tutti i giornalisti andavano a magna’, io restavo in aula, lei pure. E mi raccontava molte storie.
Amici.
Per il processo di Appello la prendevo in auto la mattina e la portavo in tribunale.
Sarai stato simpatico ai colleghi….
Sono stato più sulle palle ai giudici, ho perso un casino di soldi.
Che hai combinato?
Colpa della mia scrittura un po' ironica; li prendevo per il culo. E s'incazzavano.
Esempio?
Di un giudice scrissi che l'ultimo giorno si era presentato in aula con ombrellone, ciambella e pinne. Doveva partire per le ferie.
Anche da direttore di Cuore hai perso qualche causa…
Mazzolato.
Quanto?
Diversi milioni di lire, molti di questi a Vincenzo Muccioli e al suo gruppo; eppure pubblicavamo cose vere, denunciavamo malefatte.
A Cuore eravate tosti.
Ho scritto cose tremende, a volte esagerate. Quando Muccioli stava per morire, titolammo: "Tutto pronto all'inferno per l'arrivo di Muccioli"
All'epoca eri coraggioso o spregiudicato?
Il Cuore di Serra era molto più bello del mio. Però era più attento, non gli arrivavano querele. Noi scapestrati. A monsignor Bettazzi facemmo confessare di essersi innamorato da giovane, e a quel tempo era una rivelazione enorme.
Con l'allora ministro Guidi non siete stati teneri.
Quando sono entrato a Cuore la redazione non mi voleva, erano innamorati di Serra; poi si sono innamorati pure di me.
E Guidi?
Appena nominato, c'era la Festa di Cuore a Montecchio e pubblicammo in copertina fotomontaggi di Guidi mentre stava alle parallele, si arrampicava e andava in bicicletta con il titolo: "Si finge disabile per ottenere una poltrona da ministro".
Non molto politically correct.
A Cuore erano tutti politicamente corretti. Quindi venni contestato, anche dai fan della festa di Montecchio, ma fortunatamente mi chiamò lo stesso Guidi e lo misi in diretta: "Claudio, sei il primo ad avermi trattato da persona normale".
La sinistra perbenista.
Venivo da Lotta Continua, nel 1974 parte della liquidazione da Panorama l'ho data a loro.
Estremista.
Quando sono arrivato a Panorama ero democristiano, ma quello era un covo di comunisti. Piano piano li ho scavalcati a sinistra. Ripeto, era il 1968
Canne?
In mia vita ne avrò fumate tre, sempre in serate alternative dove ci mettevamo seduti in circolo, a terra, e passava quest'oggetto bavoso che mi suscitava un po' schifo. E poi ogni volta mi ha causato la stessa reazione
Stordito?
No, andavo in bagno; mi scappava la cacca.
E le serate radical chic milanesi?
Frequentavo tutti, da Inge Feltrinelli a Ornella Vanoni. Ma in realtà i miei amici erano i giovani di Panorama, tipo Chiara Beria, Gianni Farneti, Marco Giovannini, Maria Luisa Agnese, Stella Pende, Valeria Gandus. Ancora ci vediamo.
Ieri (il 6 aprile) Eugenio Scalfari avrebbe compiuto 100 anni. Con te il rapporto non è stato idilliaco.
Ero disoccupato da ABC, chiuso dopo una copertina con scritto "Carabinieri assassini". Andai a Repubblica grazie a Lamberto Sechi, quando Repubblica doveva ancora uscire e ricordo Scalfari che veniva da me a mostrarmi il giornale che stava creando. Il mio ego era estasiato. "Tu sarai il capo dello sport".
Perfetto.
Non so quanti numeri zero abbiamo realizzato, forse venti, ed era imbarazzante perché erano numeri veri, ma con servizi e interviste che poi non uscivano; (sorride) le riunioni con Scalfari erano pazzesche, lui gigione recitava una sorta di messa laica e, nel frattempo, si faceva chiamare da Craxi o da De Mita. Lui li redarguiva e li consigliava.
Ne eri affascinato?
Un pochino; aveva un vizio: quando parlava oscillava la testa da destra a sinistra. Iniziai pure io, e non ero il solo: dopo un po' oscillavamo un po' tutti.
Quando hai smesso di oscillare?
Feci una cazzata; (sorride e torna a prima) la mattina spesso scoprivamo che il numero zero, chiuso la sera precedente, era cambiato.
Come mai?
(Imita la voce di Scalfari) "Sai caro, siamo andati a casa di Marta e Marta ha detto che non andava bene". Marta era la Marzotto. E la stessa Marzotto gli consigliò di togliere lo sport, perché volgare.
Insomma, la cazzata?
Decisero di riaprire lo sport; insomma c'era molta contusione ma non capii che era normale: Repubblica era un giornale allo stato nascente. Non ressi. E me ne andai a Tempo illustrato. Ma quelli di Tempo erano veri matti.
Soluzione?
Chiamai il redattore capo di Repubblica: "Puoi dire a Scalfari che mi cospargo il capo di cenere e mi inginocchio sui ceci? Chiedo scusa. Voglio tornare". E il mio amico, un ottimista, un generoso: "Non ti preoccupare, considera la cosa fatta. Resta al telefono". Dopo poco è tornato: "Ha risposto: nemmeno morto". Me la sono legata al dito.
Ci hai mai fatto pace?
Non lo so, non ci ho più parlato
In comune con Scalfari hai una passione per Spadolini. Hai scritto un libro sull’ex presidente del Consiglio.
Fu un litigio clamoroso. Quando l’editore gli mandò le bozze, decise di sopprimere il capitolo dedicato alla polemica con Capanna che gli contestava di aver scritto per giornali fascisti.
E tu?
Dissi all’editore di non azzardarsi; Spadolini mi telefonò e gli sbattei il telefono in faccia. Ero uno scapestrato.
Con Cossiga due libri-intervista.
È stata la mia passione, potevo chiedergli di tutto: accettava; soprattutto ai tempi di Un giorno da pecora: quando veniva in trasmissione si presentava con una bottiglia di whisky. “Presidente non si può, sono le regole della Rai”. “Me lo vengano a dire”. La volta dopo si fece accompagnare dal direttore generale della Rai.
Rapporto stretto.
Per uno dei libri mi volle in vacanza: “Porta pure tua moglie”. La mattina ci presentiamo a casa sua e troviamo un corteo di sei macchine: mi sono cagato sotto.
Addirittura?
Erano organizzati con modalità anti terrorismo, correvano come folli, fino a quando davanti a una chiesa hanno inchiodato: si doveva confessare. “Presidente è chiusa, non c’è il prete”. Poco dopo hanno trovato il prete.
In vacanza con Cossiga.
La mattina andavo in camera sua. Dormiva con l’assistente. Non sopportava restare solo. Si alzava ma non si vestiva. E ogni mattina lo intervistavo in mutande.
Hai rallentato con le interviste.
Per colpa di Teresa Bellanova, quando era ministro: secondo me ha capito che mi stava sulle palle e per un anno ha rimandato l’appuntamento. Fino a quando ho pensato: ma posso passare la vita appresso a una rompicoglioni? Mi ha fatto passare la voglia.
A Valeria Marini ne hai dedicate tre...
Mi ha dato sempre grandi soddisfazioni: si metteva il rossetto e poi baciava il quaderno dei miei appunti. Baci stellari.
Gianni Boncompagni altro tuo “cliente”.
Uomo divertente, non ti lasciava mai deluso. “Gianni, ma non puoi metterti con una della tua età?”. “Sono tutte morte”.
Su chi hai sbagliato?
In un paio di occasioni sono stato prevenuto, e invece ne sono uscito estasiato.
Nomi.
Il primo è Sandro Bondi: grande umanità, era un po’ patetico, quasi piangeva quando parlava di Berlusconi.
L’altro?
Il generale Vannacci.
Ti piacciono perché offrono un buon titolo.
Anche per quello.
Chi ti ha deluso?
Sergio Japino. Una volta davanti a lui mi sono reso conto di aver dimenticato a casa le domande, e non sapevo cosa chiedergli, non ho memoria, E lui rispondeva a monosillabi.
Tu chiudi le interviste con il gioco della torre. Quindi tra Scalfari e Mieli?
Scalfari, mi ricorda un mio errore e una sua cattiveria. Mentre Mieli mi è sempre stato vicino.
Gruber-Berlinguer.
Con la Gruber ho un buon rapporto, ma ha rifiutato di farsi intervistare. Per me è un peccato mortale, posso odiare per molto meno. Salvo la Berlinguer.
Giletti-Fazio.
Fazio è un altro che non mi ha dato l’intervista; Giletti lo vedo una volta l’anno al premio Nonino, e l’ultima volta ballava vergognosamente in canottiera. Una scena penosa.
Ricci-Bonolis.
Di Ricci ho un ricordo drammatico: a causa sua ho iniziato a girare con due o tre registratori.
Che è successo?
Lo intervistai ma il registratore non aveva funzionato e non gli potevo rivelare l’errore. Ho fatto finta di niente e lui non mi ha chiesto nulla.
Pier Silvio o Marina Berlusconi.
Ho circuito la famiglia Berlusconi, mi sono prestato a situazioni vergognose. Ma per un’intervista sono pronto a qualunque bugia. Se uno mi rivela “tifo per la Salernitana”, rilancio con “anche io!”.
Allora...?
Se l’intervistato aveva qualche contatto con Silvio Berlusconi, ogni volta gli mandavo un biglietto, una frase, qualunque aggancio pur di arrivare a lui.
Fino a quando è venuto ospite a Un giorno da pecora. Puntata storica.
Gli ho toccato i capelli, “sono veri?”, poi gli ho chiesto se era frocio e lui mi ha risposto chiedendomi se ero sicuro non fossi un pervertito; mentre Giorgio Lauro gli ha messo le manette: “Tanti italiani vorrebbero”. E Berlusconi ha retto la scena in maniera pazzesca.
Pier Silvio o Marina?
Salvo Pier Silvio.
Moretti-Sordi.
Amo Sordi. Anche se con Moretti abbiamo in comune Salina.
Che combini a Salina?
Ci vivo sei mesi l’anno, quando non sono a Lavarone per imbottigliare spumante.
Ti occupi di vino?
Come D’alema e Vespa, però il mio è un vino buono.
Come festeggi gli 80 anni? Odio i festeggiamenti. Tu chi sei?
Sono uno molto turbato dall’idea di avere 80 anni e sono molto contento quando le persone mi dicono che ne dimostro 60; sono scontento dall’idea di dover morire: non è giusto. Ho in testa tanti progetti. Con tanta gente che deve morire, perché proprio io?
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[✎ TESTO ♫ ITA] 2 Cool 4 Skool - BTS⠸ ❛ Skit : Circle Room Talk ❜⠸ 12.06.13
[✎ TESTO ♫ ITA] BTS
❛ Skit : Circle Room Talk ❜
⟭⟬ Sketch : Chiacchiere in Cerchio ⟭⟬
__💿2 Cool 4 Skool , 12. 06. 2013
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SUGA: Quel periodo era pazzesco, credetemi
JungKook: È ciò che ho sentito dire anche io
SUGA: “Fly” [degli Epik High] era così...
RM: Il video musicale era fantastico
SUGA: La camicia bianca con la cravatta rossa, avete idea di quanto fossi in fissa con quel look, quando ero alle medie, grazie a quel video?
Jimin: Ah, però non-
V: Non ti si addice, hyung, però..?
Jin: Hey, la campanella – andiamo!
J-Hope: Ah, perché menzionare la campanella, oggi saltiamo [lezione]
Jimin: Perché fai così? Dài!
V: Ah, proprio quando si stava creando una bella atmosfera!
SUGA / J-Hope: Saltiamo, possiamo tagliare!
V: Io non ho intenzione di andare!
SUGA: Beh, e quindi? Rap Mon, continua con ciò che stavi dicendo degli Epik High!
RM: Sì. Quindi, non appena ho sentito quella traccia, ho iniziato a rappare. Cioè, letteralmente, con “Fly” mi sembrava di volare!
SUGA: Anche questo vostro Suga-nim ha iniziato a rappare dopo aver ascoltato quel brano ~
RM: Proprio nello stesso modo. È stato così per tutti, sul serio!
SUGA: Ad ogni modo, in quel periodo andava così per tutti ~
RM: E mentre noi ascoltavamo “Fly”, che cosa faceva il nostro Hope-y Hope?
J-Hope: A differenza dei nostri rapper, io andavo matto per il ballo!
Jimin: Ovviamente ~
J-Hope / RM: Nato col ballo nel sangue-
J-Hope: Sono nato per essere un ballerino. Scommetto che era lo stesso anche per Jimin!
Jimin: Ovvio che sì. C'è nessun altro, tra noi, che sognava di imparare la danza classica?
RM / J-Hope / V: Nessuno!
V: No, nessuno, (*ironico) va via!
RM: Quell'istante di silenzio [dopo la tua domanda] non ti ha detto nulla?
Jimin: Nemmeno uno di voi?
RM: Non sapevamo bene come risponderti
Jimin: Sì ma è stato proprio solo un istante di silenzio
J-Hope: E Taehyung, qual era il tuo sogno?
V: Ho studiato il sassofono per tre anni
J-Hope: E perché non lo suoni più?
JungKook: Il sassofono?
V: Ah... Perché mi fa(ceva) male la bocca
SUGA: Ah, perché ti fa(ceva) male la bocca? Aww.. ti fa(ceva) tanto male?
RM: Suoni molto falso, lo sai, sì?
V: Sì, perché mi fa(ceva) male la bocca
SUGA: Doveva farti proprio tanto male (*sarcastico)
Jimin: (*ironico) Hai una bocca incredibile
RM: Mi fa male il cuore [*a sentire questa battuta]
J-Hope: E il nostro Jin hyung? Qual era il tuo sogno?
Jin: Io? Beh, il mio sogno era vivere come mio padre: uscire di casa alle 7 del mattino e rientrare alle 6 di sera [dopo lavoro] e mangiare la cena preparata da mia moglie
J-Hope: Oh, davvero il massimo ~
V: Wow, sul serio, è-
RM: Sì, anche io. C'è stato un periodo [della mia vita] in cui pensavo quello fosse il massimo possibile.
SUGA: Beh, a me sembra questo [*fare musica / stare insieme] il massimo
RM: Non l'hip-hop o cose simili
Jimin: Incredibile
RM: A cosa serve l'hip-hop, quando quello [*una vita da impiegato regolare] è il massimo [che si possa desiderare]?
Jimin: Ma non puoi disfarti dell'hip-hop così, hyung!
SUGA: L'ha buttato sotto il tram senza esitazioni!
RM: Hey, così è come se insultaste mio padre! [*per converso, dicendogli di non svalutare l'hip-hop]
Jimin: Perché te ne stai disfando così?
RM: Hey, no! Non insultate mio padre!
SUGA: JungKook, qual era il tuo sogno?
JungKook: Io? Ah... Non me lo ricordo...
Insegnante: Razza di ragazzacci, cosa pensate di fare? Non andate a lezione?!
RM / SUGA / V: Ah, quanto urla!
Insegnante: Ah, dovrei veramente fare qualcosa, sciogliere questo club. Razza di impertinenti!
Jimin / J-Hope: Stiamo andando [a lezione]
Insegnante:Andate!
BTS: Ora andiamo, ora andiamo! / Ci scusi ~ / Sì signore! / D'accordo
Jin: Visto? Ve l'avevo detto che dovevamo andare!
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS | eng: © BTS_Trans⠸
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Lei voleva divertirsi
una sera come tante, appuntamento al bar.
Arrivo ma non ci sei, sento la tua voce, stai arrivando dal parcheggio ma non sei sola.
Mi guardi e capisco, vuoi giocare, vuoi provocare e sentirti potente, ma sei mia e le regole le conosci.
Chi è lui, fortunato o sfortunato, che gentilmente ti cede il passo come gesto galante, e mentre gli passi davanti la sua mano sfiora il vestito che cade perfettamente sulle tue curve, sul tuo sedere.
vi siete seduti abbastanza vicino a me anche se in quello squallido bar non c'era nessun altro.
Faccio finta di leggere una rivista, non ricordo nemmeno il titolo, foto di viaggi, un giornale banale.
Vi spio, sorrisi, battute e le sue mani che corrono lungo le tue gambe.
E sulla tua schiena.
Seduto a fianco a te ti dà un bacio sulla spalla, e so bene cosa sta sentendo perché conosco il tuo odore e la tua pelle meglio di chiunque altro.
Il gioco continua, ti offre da bere.
Io leggo
Il tuo sguardo nascosto verso di me mi fa capire che lo stai usando, è un giocattolo per provocarmi, e lo sai che ci stai riuscendo molto bene.
Sono eccitato.
Molto eccitato
Hai le gambe accavallate ma le affianchi e inizi piano piano a sentirti calda.
Bagnata.
Rovente.
Ti senti pronta.
Gli sussurri qualcosa all'orecchio, lui annuisce.
Mi guardi, sembri chiedere il permesso.
Ok baby, sei libera.
Vai pure, ti aspetto.
Ti aspetto.
Poi si avvicina a me, vuole che mi unisca al gioco.
Ce ne andiamo.
Motel dice lui, tanto sarà lui ad aprire il portafoglio.
Tu ci precedi, sali e apri la porta.
Stiamo entrando, fuori c'è ancora un po'di luce mentre dentro sono soffuse.
Ha scelto un bel posto quel signore, gliene devo dare atto.
Tu prendi il telefono dalla borsa, fai partire la musica e ti muovi sinuosamente tra di noi.
Lui si spoglia.
Sotto a quel vestito in giacca e cravatta un fisico robusto ma molle, di chi lo sport lo ha visto solo in televisione, o forse neanche.
È molto eccitato.
Tu balli e io faccio in modo che le tue spalline cadano per fare scivolare il vestito a terra.
Ora tocca a me.
Mi spoglio mentre le vostre mani cercano di conoscere il corpo dell'altro...
Mi avvicino e tu mi baci appassionatamente!
Ti amo.
Mi guardi
E i tuoi occhi mi dicono che è tempo di giocare, di fare cadere le inibizioni.
Siamo in piedi intorno a te e le tue mani che preparano i giochi.
Lo fai sedere sul letto, ti fai baciare poi mi prendi e mi metti di fronte a lui.
Adesso capisco tutto il gioco, quell'uomo è il giocattolo per entrambi.
Ci sto, ma lo sapevi già.
Di fronte a lui.
Lo guardo dall'alto, mi prende il cazzo in bocca, con una mano mi masturba e con l'altra masturba te.
È ora di giocare.
Lo faccio sdraiare e ti ordino di salire sulla sua faccia.
Non te lo fai dire due volte.
Un cunnilingus molto profondo, dolce e rude.
mentre io decido di succhiarglielo, tu mi guardi e sei eccitatissima, tanto da colargli gli umori in gola e lui assetato beve.
Lui è sdraiato.
Ti alzi, ti giri verso di me, e ti siedi sopra.il suo bacino guardandomi.
So cosa devo fare, sarò io a guidarlo dentro di te.
Muovi il bacino mentre mi guardi e mi baci dando a lui la schiena.
È un giocattolo.
Lui è dentro e adesso vuoi me in gola.
Brava schiavetta!
Ma adesso tocca a me.
Mettiti in ginocchio sul letto baby.
Muoviti.
Lui è nudo sul letto, fermo, inconsciamente sa che deve attendere istruzioni.
Gli dico di scoparti in quella posizione e di stare chino su di te.
E adesso sono io dietro di lui.
Lui lo sperava, forse, lo immaginava, forse...
Baby la tua saliva mi ha lubrificato bene, e adesso lo inculo.
gli faccio colare altra saliva sull'ano, mi appoggio e con poca delicatezza lo penetro.
Lui dentro di te, io dentro di lui
Quel giocattolo si è appena trasformato in un preservativo umano.
I movimenti li detto io e tu stai godendo..
Sta venendo, e ti sta scopando passivamente perché sono io a dare il ritmo delle sue penetrazioni dentro di te e tu lo sai molto bene.
Lui è un profilattico. Nient'altro.
Ma sta venendo dentro di te e io dentro di lui.
Il bugiardino della scatola di Durex è chiara su come si smaltisce, lo si annoda dopo si che si butta nel cestino. E così facciamo con lui.
È lì in un angolo e tu sei mia.
Mi butto sopra di te... ti bacio, ti accarezzo, ti guardo, e poi le tue mani che mi spingono giù a ripulire.
Lo faccio.
Con amore per la mia schiava!
Ti amo!
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Riprendo a mentire con grazia,
mi chino rispettoso allo specchio
che riflette il mio collo e la cravatta.
Credo d’essere questo signore che esce
tutti i giorni alle nove.
Gli dei sono morti uno a uno in lunghe file
di carta e cartone.
Niente mi manca, neppure tu
mi manchi. Sento un buco, però è facile
un tamburo: pelle ai due lati.
A volte torni la sera, quando leggo
cose che tranquillizzano: bollettini,
il dollaro e la sterlina, i dibattiti
delle Nazioni Unite. Mi sembra
che la tua mano mi pettini. Non sento la tua mancanza!
Solo cose minute all’improvviso mi mancano
e vorrei ricercarle: la contentezza
e il sorriso, questo animaletto furtivo
che ormai non vive più fra le mie labbra.
Julio Cortázar
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9 Marzo 2023
Questo lo scrivo solo perché mi ha rovinato il mood per una giornata intera btw.
Ero nella mia stanza malata. Ma la stanza era al piano terra e fuori dalla finestra vedevo in un’auto mia madre e un uomo. L’auto era bianca ma sapevo essere un taxi (Strano perché li immagino apertamente gialli, da sempre). Il taxi era stato chiamato per me perché dovevo andare a Milano a fare un operazione. Credo riguardasse qualcosa in petto. Cuore? Anyways, la notizia è improvvisa. Chiedo dove alloggio, il biglietto come faccio, i soldi, e… Non frega un cazzo a nessuno. Dicono solo ecco il taxi, via dai coglioni. ///Cosa molto in tema con la mia famiglia anche irl///
Anyways credo di aver fatto una borsa a volo con le cose più essenziali dentro e poi i soldi con cui comprare tutto una volta arrivata. Mi ricordo però che stavo dimenticando il caricabatterie e l’ho preso pensando “Non mi deve morire il telefono altrimenti come faccio a prenotare i biglietti per il volo.”
Entro nel taxi. Dietro. C’è una sbarra di ferro sul sedile, la sposto per accomodarmici. Mia madre non c’è più. Il ragazzo alla guida fa “Potevi anche metterti davanti” e gli rispondo “Non so come funzionano i taxi. È la prima volta che lo prendo, onesto. Nei film americani li vedo sempre sedersi dietro e quindi non ci ho pensato. Ormai andata così però, sto bene anche qui grazie.”
Non ricordo bene cosa succede ma arriviamo su una strada dove c’è un bar e ci fermiamo a fare colazione. Anche qui non ricordo che succede ma in altro ragazzo si unisce a noi, sono entrambi autisti di taxi. Ritorniamo in macchina. L’autista è l’amico dell’autista stanno davanti e io dietro. Sono vestiti però non come tassisti ma in modo elegante. Camicia bianca giacca e pantalone nero come la cravatta.
Prenoto un biglietto pensando “Come farò per l’alloggio? Dovrei chiamare D.? Ah. Non mi parlò più con D. Potrei approfittarne per chiarire? Nah. Non c’è niente da chiarire, è un coglione. Ma un coglione che potrebbe tornare utile in questa situazione”. Alla fine non lo chiamo e penso “Vero mi tornerebbe utile, ma non è questo il tipo di persona che sono. Resto coerente a me stessa.”
Non so che succede ma ricordo poi di arrivare in una sorta di pensione. Una casa con stanze in affitto. Ricordo signore molto vecchie e arcigne che mi mostravano la stanza e i coinquilini chiassosi. Poi parlavamo. Non ricordo di cosa ma ricordo il modo in cui lo facevo. Calmo. Educato. Formale.
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BELLISSIMA... per riflettere
A volte li vedi penseriosi fare la spesa e guardare il display della bilancia quando pesa ciò che di più economico sta nel banco salumi. Guardano i vassoi già preincartati di carne e scelgono il meno costoso. Prendono il latte in offerta senza guardare la marca e così la pasta. Arrivano alla cassa con i soldi contati e qualche volta,per la vergogna ,dicono che pensavano che avessero preso più soldi,ma ,in realtà,di soldi ne hanno ben pochi e hanno sbagliato i calcoli che fanno a mente mentre si dirigono alla cassa e, vergognandosi,rossi in volto,per 27centesimi devono lasciare qualcosa. Allora è lì che le bugie non contano. Fa bene dirle se è giusto lo scopo. Non va punita quella piccola non verità. " Signora,scusi,le è caduta la 10€. La signora sembra sorpresa. Guarda a terra e vede una banconota da 10€. Non sa che fare. È troppo onesta per dire che è sua. Ha 70anni e non ha mai rubato nulla. Ha le mani piene di calli e i vestiti non alla moda, consumati ma firmati di lavoro onesto e profumati di pulito. Mi piego e raccolgo i soldi . Mento anch'io perché oggi voglio trasgredire. Mio figlio mi guarda senza parole. " Signora,le sono cadute quando ha preso gli altri soldi". Mi guarda felice. Paga e uscendo ci sorride. L' uomo che ho accanto mi guarda e dice: "grazie". Lo guardo e sorrido. Mio figlio ha capito. Quelle 10€ le ha fatte scivolare a terra quel signore in giacca e cravatta. Poteva dire "pago io ciò che manca alla signora". Invece ha dimostrato di avere a cuore la sua dignità. Grazie Signore per averci fatto diversi. Mi vergogno di essere italiana davanti a politici che sprecano soldi senza fregarsene di tanta povertà..
-- Sonia Panico (fb)
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“ «Pentola di fagioli, ecco cosa sei!». Quel giorno la maestra Balbuzzi era più nervosa del solito. Non era né la prima né l’ultima volta che mi chiamava così. Non amava che i suoi allievi chiacchierassero durante la lezione, ma non ce n’era uno che non le disubbidisse. Eppure ero solo io la privilegiata che veniva relegata quotidianamente nel corridoio esterno, buio e senza finestre. Così le mie lezioni giornaliere finivano sempre per essere le urla oscene dell’insegnante di quinta elementare o le bestemmie del bidello che passava lo straccio. Ma quel giorno fui spedita fuori dalla classe prima del solito. Addirittura prima dell’intervallo, battendo così il mio record personale. Al suono della campanella ogni singola porta si spalancò, vomitando luce e bambini selvaggi. Che in pochi secondi assediarono il mio banco. «Guardatela, la negretta che abita in fabbrica. Ma non hai vergogna?». « o-pe-ra-ia! o-pe-ra-ia! », cantilenarono in coro. L’unico motivo per cui sopravvissi all’intervallo, fu che l’ora successiva era la mia preferita di tutta la settimana: disegno e pittura. Invece un signore in giacca e cravatta fece ingresso nella nostra aula senza nemmeno salutare. La classe piombò in un silenzio tombale, mentre lui scaricava cataste di fogli sulla cattedra, producendo un tonfo assordante. Annunciò che avremmo speso il resto della mattinata eseguendo un test sul nostro quoziente intellettivo, come se avessimo idea di che cavolo parlasse. Io e Latte ci scambiammo uno sguardo perplesso. Disorientata, afferrai la penna e attaccai con la prima domanda: Descrivi la tua casa . Non avevo la più pallida idea di dove cominciare. E invece delle parole, presi a disegnare: ciminiere, catrame, le sbarre alle finestre, l’autostrada. Guadagnando sempre più slancio e ispirazione, mischiai evidenziatori e pastelli. Così risposi a ogni singola domanda, riempiendo fronte e retro di ciascuna pagina con immagini e colori. Visto che le ore di arte mi erano state negate, me le sarei riprese io, creando come meglio credevo. I risultati arrivarono a distanza di mesi. Mi ero piazzata ultima, subito dopo Latte. «Ritardata borderline», fu ciò che lessi sulla riga all’altezza del mio nome. “
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020.
[ Libro elettronico ]
#Marilena Umuhoza Delli#Negretta. Baci razzisti#libri#letture#citazioni letterarie#razzismo#leggere#dignità#Lombardia#letteratura italiana contemporanea#discriminazione#immigrati#narrativa italiana contemporanea#Bergamo#Italia#insegnanti#maleducazione#scuola#test psicologici#disprezzo#bambini#traumi#stigma#proletariato#proletari#ricordi d'infanzia
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MONDELLO
Ho fatto di corsa, ero di passaggio. Ho preso l’autobus e sono andato a Mondello. Mi sono levato la giacca, la cravatta e le scarpe e mi sono avventurato sulla sabbia calda. I bagnanti mi guardavano stupiti. Qualcuno preoccupato che vestito in quel modo fossi qualcuno delle tasse venuto a vedere cosa facevano, quanto spendevano o con chi erano. Sono arrivato fino al bagnasciuga e ho fatto il filmato. A lato a me un signore con una grande pancia e un costume in stile hawaiano mi guardava serio e preoccupato. Quando i nostri occhi si sono incontrati gli ho detto imbarazzato.
“E’ per un mio amico ... uno di Mondello che abita lontano...”
“Luntanu a unni?”
chiese l’uomo dal costume Hawaiano
“ nta Merica “
Lui allora alzò la testa come a dire che aveva capito perchè me ne ero sceso fin li vestito come uno delle pompe funebre per fare pochi secondi di filmato. Gli era tutto chiaro.
“Ci avi addiri chi Mondello è megghiu da Merica! Ci l’avi diri chiaru chiaru”
“ u sapi ...., pi chistu ci mannu u fimmi ... iddu ... u sapi “
MONDELLO
I ran, I was passing by.in Palermo, I took the bus and went to Mondello. I took off my jacket, tie and shoes and went out on the hot sand. The bathers looked at me in amazement. Someone worried that dressed like that was someone from the taxes came to see what they were doing, how much they were spending or who they were with. I got to the water's edge and made the film. Beside me a gentleman with a big belly and a Hawaiian-style swimming dress, was looking at me serious and worried. When our eyes met I said embarrassed.
"It's for a friend of mine ... someone from Mondello who lives far away ..."
"Far where?"
asked the man in the Hawaiian dress
"In US"
He then raised his head as if to say that he understood why I had come down there dressed alike an undertaker to make a few seconds of video. It was all clear to him.
“Tell him that Mondello is better than US! You must tell him very clear "
“He knows ...., for this reason I’ll send the movie ... he ... knows it.
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CAFALDO
Ho sempre mal sopportato le giornate afose che ci regalava l'anticiclone delle Azzorre. Quei dieci o quindici giorni al massimo nel mese di luglio.
Da qualche anno il caro Azzorrino, carino lui, è stato spodestato malamente dai vari Lucifero, Caronte e Stoccaldo.Ieri sono uscito in giardino con del mais in un contenitore metallico, dopo cinque minuti i pop corn erano pronti.Non oso pensare i coltivatori di mais, me li immagino cantare Battisti che ne sai tu di un campo di pop corn, che scoppietta mentre lo prendi in mano.
Avevo un appuntamento di lavoro a Milano, "mettiti in giacca e cravatta" mi dissero, dannazione... appuntamento all'Hotel Armani, passando per la Via Monte Napoleone a piedi con l'abito in tiro sono entrato nei seguenti negozi: Bulgari, Louis Vuitton, Moncler, Dolce & Gabbana, Gucci, Prada e Valentino.Come entravo la solita domanda: "Buongiorno signore e benvenuto, in cosa posso servirla?"; le mie risposte uguali: "Guardi in realtà mi servono due o tre boccate di aria condizionata".
Devo dire che ho trovato delle commesse molto comprensive, mi sorridevano tutte. Credo che qualcuna si sia anche messa a ridere nascondendosi dietro una mano. Ho avuto anche sguardi di comprensione, o forse compassione, da parte degli energumeni che stanno in abito completo sulla porta, come sicurezza.
Fa talmente caldo che sto rivalutando gli odiati centri commerciali, tutto d'un tratto diventano un'oasi. Un concentrato di aria condizionata e gnagna. Incredibile.
Il caldo afoso africano è il più grande eccitante seduttore, mai nessuno come lui ci fa bagnare. Gli anticicloni africani potrebbero chiamarli Rodolfo Valentino, Cleopatra o Casanova a questo punto anziché con nomi infernali.Vedo gente che gioisce di questo caldo, devo ricredermi sulla teoria dei rettiliani. Solo se sono lucertole possono gioire. Siete dei serpenti sappiatelo.Sogno, con questo caldo, di essere intervistato da un inviato di Studio Aperto quando "scendo i cani", già mi immagino il botta e risposta:
- Signore, ma porta i cani fuori? - Eh si. - Ma con questo caldo? - Si, li scendo e li piscio lo stesso. Perché?
Chiusura servizio in diretta frettoloso con sigla finale del TG.
Ho deciso che riscriverò, rivisitandole e aggiornandole, la fiabe per i bambini. Adeguandole al clima che viviamo. Devono comprendere fin da piccoli cosa li aspetterà da grandi.Quindi spazio a:
- La principessa sul ghiacciolo - Cenerantola (quando non respiri per l'afa) - Cappuccetto Cotto - Biancaneve sciolta in sette vasi - Il Gatto con gli infradito - Polliclinico (storia di un bambino ricoverato per una botta di caldo) - La bella rinfrescata nel bosco - Hitachi & Daikin nella casa di marzapane - Le ancelle sudate della regina - La piccola fiammiferaia ha preso fuoco (storia di un'autocombustione) - Climastronzolo - La regina della neve artificiale - Il ventilatore magico - Il piccolo principe disidratato
Alcuni dicono “muoio dal caldo”, poi come sempre deludono le aspettative e non muoiono mai.
Nel frattempo che tornino temperature gradevoli mi trasferisco a vivere nel frigorifero. Addio.
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Nel giorno del voto per il Quirinale, la figura del Presidente uscente Sergio Mattarella si staglia come quella di un gigante in questo scoraggiante clima politico. Resterà, di questi sette anni: - La rinuncia alla pensione da professore universitario, per dare un segnale di moderazione. - La sua prima visita da Presidente alle Fosse Ardeatine, il giorno della sua elezione, come cifra inequivocabile del suo Settennato. - La Giornata della Memoria del 2018 in cui smentì (formalmente e definitivamente) il delirio secondo cui “Mussolini fece anche cose buone”. - Il gran rifiuto nei confronti del ministro Savona per le sue posizioni apertamente anti-euro. - La classe, e il silenzio, con cui ha gestito le improvvide richieste di impeachment. - La sua camminata solitaria all’Altare della Patria durante il lockdown, come se si caricasse sulle spalle il peso e il dolore di un’intera nazione. - La sua visita a Codogno tra due ali di folla. - L’autorevolezza internazionale con cui ha risposto a Christine Lagarde e a Boris Johnson per difendere l’Italia. - L’immagine di lui, mano nella mano con il Presidente della Slovenia Pahor, davanti alla foiba di Basovizza. - La sua attesa paziente della prima dose, in coda come qualunque cittadino. - I suoi richiami continui, inflessibili, a tratti severi, a favore della Scienza, nel pieno della più grave ondata antiscientifica della storia recente. - La sua esultanza a Wembley per l’Italia campione. - La sua ironia col cameraman sui capelli e il barbiere prima di uno dei suoi discorsi. La cravatta storta come marchio di fabbrica. - I sei minuti di applausi con cui è stato salutato alla “Prima” della Scala. Rimpiangeremo il grande politico, il fine costituzionalista, il signore che è e continuerà ad essere. Mancherà a tanti di noi Presidente. E grazie di tutto. Lorenzo Tosa
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GUIDA OBEY ME: personaggi, Lucifer.
“Il sadico perfettamente impeccabile ma malizioso.
Il potente primogenito.”
"Conosciuto nel Devildom per essere l'amico intimo e il braccio destro di Diavolo. È il più vecchio dei 7 fratelli demoni"
allert: questa descrizione contiene degli spoiler! man mano verrà aggiornata a seconda degli eventi e della storia.
Lucifer è l'Avatar dell'orgoglio ed è il più anziano tra i sette fratelli demoni. È uno dei personaggi principali di Obey Me! Un maestro che li governa. Tutto ciò che è coinvolto anche nel sistema di intimità del gioco, quindi, gli utenti possono interagire e aumentare il loro rapporto con lui.
APPARENZA
Lucifero è il secondo più alto dei sette fratelli, raggiungendo quasi l'altezza di Belzebù. Ha i capelli neri con punte colorate di bianco che sono divise sul lato destro del viso e occhi neri con una sfumatura rossa verso l'esterno.
Come tutti i fratelli demoni, indossa lo smalto per unghie del colore rosso.
FORMA DEMONIACA
Nella sua forma demoniaca, Lucifer rivela due grandi corna che si arricciano fuori dai lati della sua testa e quattro ali nere da angeli caduto. Una voglia di diamante nero appare sulla sua fronte. Indossa un cappotto a coda di colletto alto con motivi di piume di pavone rosso e oro. Sotto, indossa un gilet nero con riflessi rossi. Ha un ciondolo decorato con piume di pavone nere e rosse infilate nel colletto del panciotto. Indossa semplici pantaloni neri e scarpe di cuoio, con due catene d'argento vaganti che pendono da un ornamento alla cintura. Contrariamente ai suoi soliti guanti neri, indossa guanti rossi nella sua forma demoniaca.
RAD UNIFORM
Lucifer indossa l'uniforme RAD standard nel modo corretto. A differenza di altri studenti, la sua uniforme è visibilmente più lunga, abbastanza da coprire le ginocchia. Sotto di essa, indossa una camicia nera con un colletto alla coreana sovrapposto e sette bottoni (uno nero, uno rosso e cinque neri) visibili. Indossa anche un paio di guanti neri.
VESTITI CASUAL
Nel suo abbigliamento casual, Lucifero indossa un gilet rosso e nero con bottoni bianchi, con una lunga cravatta rossa infilata dentro. Le sue lunghe maniche grigie sono ammanettate in bianco con bottoni neri, e indossa un paio di guanti neri. Indossa semplici pantaloni neri con una cintura a catena d'oro e scarpe di pelle marroni. In cima, completa l'outfit con un cappotto nero con collo alto foderato di pelliccia, il cui interno è a rombi grigi, indossato drammaticamente sulle spalle.
PERSONALITÀ
essendo il maggiore dei fratelli è il capo della famiglia, Lucifero si presenta come una persona calma, composta e intimidatoria. I suoi fratelli commentano spesso quanto può essere spaventoso Lucifero. È un demone molto severo e spietato e non esita quando distribuisce punizioni ai suoi fratelli minori. Il suo sadismo è evidente nelle sue punizioni. Tuttavia, nonostante sia così nervoso, fa ancora lo sforzo di scherzare con i suoi fratelli, specialmente quando si tratta di prendere in giro Mammon - per il quale gli altri fratelli dicono che abbia un debole.
In qualità di Avatar of Pride, mostra un tremendo senso di orgoglio. Diversi esempi lo dimostrano, come quando, intrappolato nel corpo di Satana, si rifiutò di lasciare che suo fratello tenesse il discorso nel suo corpo perché era preoccupato che Satana potesse rovinare la sua reputazione, ed era scontento del fatto che avesse bisogno di Satana (nel corpo di Lucifero) in ordine di viaggiare nel mondo umano poiché non poteva passare attraverso il sigillo. Un esempio è che ha tenuto segreta la reincarnazione di Lilith ai suoi fratelli perché sentiva che solo lui avrebbe dovuto assumersi la responsabilità. Un altro è stato quando ha maledetto l'attico, era sicuro che MC non sarebbe stato in grado di vedere Belphegor.
Lucifero ha giurato la massima lealtà a Diavolo, il futuro re del Devildom e il suo più caro amico, migliaia di anni fa. I fratelli demoni, in particolare Satana, spesso sottolineano che a Lucifero non gli importa altro che Diavolo e che mantiene la buona immagine e reputazione di Diavolo.
Essendo il più anziano, Lucifero è anche il più forte dei fratelli demoni. Ciò è stato dimostrato durante la lotta con i cuscini nel Castello dei Demoni, quando, dopo aver perso la calma, ha praticato un buco in uno dei letti gettando un cuscino. Nella lezione 9, quando Satana e Lucifero si scambiano corpo, Lucifero (nel corpo di Satana) colpisce Mammon. Tuttavia, Mammon ride e commenta che a causa della presenza di Lucifero nel corpo di Satana, la sua forza è stata ridotta a quella di Satana. Satana implica anche che i fratelli siano stati messi in ordine dal più vecchio al più giovane dalla forza e dal potere piuttosto che dall'età biologica, il più vecchio è il più potente.
Lucifero tende anche a essere sottilmente iperprotettivo nei confronti dei suoi fratelli, dimostrando a modo suo che si prende cura di loro. Nella lezione 10, vede che Satana è in pericolo dato che sta per venire attaccato da Cerbero, e Luciferer immediatamente minaccia Cerbero, dicendo che farà cose non specificate se un dito viene messo su Satana. Tuttavia, la sua natura iperprotettiva è spesso percepita come più soffocante e controllante, piuttosto che confortante. Mammon si lamenta spesso di questo atteggiamento di Lucifero nei confronti di MC e degli altri. Nonostante tutto, Lucifero vuole solo il meglio per i suoi fratelli.
Come angelo, parlava in modo abbastanza ruvido se non scortese, ma era molto diretto con i suoi sentimenti.
ALCUNE CURIOSITÁ GENERALI
Il suo animale simbolico è un pavone, che simboleggia l'orgoglio, la bellezza e la fiducia.
Il suo palcoscenico di danza ha una mazza. I pipistrelli sono comunemente associati ai diavoli e all'oscurità nella tradizione biblica.
Il suo nome su Devilgram è "Lucifero". È l'unico personaggio che ha il suo vero nome e non un soprannome o un gioco di parole.
La copertina del suo D.D.D. è nera.
Nell'evento di Natale 2019, ha regalato a MC una rosa di un genere completamente nuovo che ha incrociato lui stesso, usando la magia in modo che la rosa non appassisca per un anno.
Nel capitolo 20, se MC trascorre l'ultima notte nel Devildom con lui, Lucifer la prenderà in giro dicendo che MC gli appartiene
Nel fandom TSL, il Signore della Corruzione è basato su di lui.
Ha affermato che il suo tipo è qualcuno di "puro, genuino e degno di rispetto", sebbene abbia scherzosamente descritto un'anima invece di una persona.
Secondo Little D. No. 2, è abile nel sollevare maledizioni. Ha anche talento nel lanciare incantesimi complessi come quando ha rinchiuso Belphegor in soffitta e l'ha reso invisibile a chiunque tranne che ai demoni, e ha lanciato un incantesimo sulla tromba delle scale della soffitta che ha impedito ai demoni di entrare.
Lucifero ha anche una forte immunità alle pozioni rispetto agli altri suoi fratelli, ma lo sciroppo di tritone d'oro infernale ha avuto un effetto così forte su di lui che era difficile controllare il suo desiderio di MC.
Lucifero ama la musica classica, specialmente quelle maledette, e spesso le ascolta sui dischi; in effetti, questo suo vizio è stato usato da MC per distrarlo in modo da poter entrare in soffitta.
Il dipinto nella sua stanza era la rappresentazione di Simon Bisley di Lucifero che cade dal cielo. Il dipinto è cambiato in astratto nel maggio 2020 perché è protetto da copyright.
STORIE SU DEVILGRAM
Come angelo, una volta aveva sei ali - questo è menzionato da Satana in The Search for Self / Devilgram e anche da Luke nella storia principale. Ha perso un paio di ali nella Grande Guerra Celeste.
Da Satan's Be You Devilgram, Lucifero rivela che la sua più grande paura è morire e ascendere al Regno Celeste.
Nel suo Seven Rulers of Hell Devilgram viene rivelato che è molto appassionato di teatro e dopo una buona commedia non riesce a smettere di divagare e di citare le sue parti preferite anche se il suo interlocutore non condivide l'eccitazione.
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La cosa più divertente della terapia è osservare gli altri pazienti matti come me. Esistono due tipi di matti: i matti veri e propri e quelli che si prendono cura dei matti (l'analista, il terapeuta, lo psicologo e lo psichiatra). Sì, perché solo uno veramente folle si mette ad ascoltare discorsi allucinati di altri sei o sette matti tutti i giorni, tutti i mesi, tutti gli anni. Se non era pazzo prima lo è diventato dopo. Per quaranta anni li ho evitati accuratamente..Ahimè, adesso sono finito davanti a un matto, a raccontare le mie follie accumulate nel tempo. Lo confesso, da matto dichiarato confesso che adoro essere matto una volta alla settimana. La cosa più divertente della terapia è arrivare con qualche minuto di anticipo ed osservare gli altri pazienti matti come me nella sala d'attesa. Nell'ambulatorio dove faccio terapia ci sono otto analisti fuori di testa. Per cui nella sala d'attesa ce ne sono sempre quattro o cinque, in ansia, pensando alle cose folli che racconteranno di lì a poco. Nessuno guarda in faccia nessuno. C'è un silenzio pazzesco. Ed io, da scrittore, adoro osservare le persone: immaginare i nomi, la professione, quanti figli hanno, se appartengono al Rotary o al Lions, se tifano Corinthias o San Paolo. Penso che ogni scrittore adori questo gioco che definirei quanto meno creativo. E la sala d'attesa di "un ambulatorio medico", come dice la segretaria assolutamente normale (solo una persona normale come lei può leggere così tanto Paulo Coelho), è un piatto ricco per uno scrittore matto come me. Ecco, vediamo. (1) L'ultimo mercoledì c'erano: Io Un ragazzino mulatto vestito molto bene Un signore sulla cinquantina Una signora bassa e grassa Chiaramente, ho iniziato subito ad immaginare quale fosse il problema di ognuno di loro. Non è stato difficile perché, io partivo dal presupposto che tutti fossero pazzi come me. Altrimenti non sarebbero rimasti così a testa bassa e persi nei loro pensieri. (2) Il ragazzino nero, per esempio: chiaro che il colore della sua pelle, in un paese razzista come il nostro, deve aver contribuito non poco a portarlo fino a quella poltrona di vimini. Deve piacergli una tipa bianca, i genitori di lei non approvano il fidanzamento e lui non è riuscito ad entrare nel club esclusivo dell' 'Armonia del Samba'. Un problema di arrampicata sociale, senza dubbio. Il suo sguardo era triste, stanco. Iniziava a farmi pena. Poi ho notato che aveva una borsa. Poteva esserci dentro il corpo fatto a pezzi della fidanzata. Forse, solo la testa. Doveva essere un assassino, o un candidato suicida, come minimo. Poteva anche esserci un'arma là dentro.poteva essere pericoloso. Con la mia sedia mi sono allontanato un pochino da lui. Dava delle occhiate furtive a quella borsa da assassino. (3) E il signore vestito con un completo nero, cravatta nera, calze e scarpe nere? Come doveva soffrire, poveraccio! Faceva finta di niente, ma mi sono accorto che aveva un piccolo tic all'occhio sinistro. Corna di sicuro. E contento. I cornuti e contenti hanno sempre un tic. L'avete notato? Osservo le sue mani. Si mangiava le unghie. Insicuro come pochi, paura di vivere. Figlio drogato? Molto probabile. Come era infelice questo mio personaggio! Ad un certo punto prese un fazzoletto ed io aspettavo già le sue lacrime quando si soffiò il naso fragorosamente, interrompendo il Paulo Coelho dell'altra. Gli mancava un bottone alla camicia. Certo, abbandonato dalla moglie, doveva vivere in un appartamento che pagava caro, doveva avere debiti astronomici. Omosessuale? Penso di no. Nessuno bacerebbe in bocca un uomo con dei baffi simili. Tinti. (4) Ma il pezzo forte, la più matta di tutti, era la signora bassa e grassa. Che sedere immenso. Come soffriva, mio Dio! Bastava guardarla in faccia. Non doveva fare l'amore da più di trent'anni. Sarà che si masturbava? Sarà che era quello il suo problema? Un'incallita praticante di autoerotismo? No! Prese un rosario dalla borsa e si mise a pregare. Oddio, il caso era molto più grave di quanto pensassi. Era alla quinta sigaretta in dieci minuti. Tesa. Poverina. Che fine avranno fatto i figli? Penso che i figli non pranzassero da lei da decine e decine di domeniche. Aveva anche il viso di chi mente all'analista. Mia madre reciterebbe per lei un Salve o Regina, se la conoscesse. E' finito il tempo della mia attesa e devo andare a parlare con il mio psicanalista. Gli racconto il "trip" nella sala d'attesa. Lui ride.ride un sacco e mi dice: Ditinho è il nostro ragazzo tuttofare. Quello in completo nero è un informatore scientifico di una multinazionale farmaceutica di Ipiranga e passa di qui una volta al mese con le novità. La donna grassa è la signora Dirce, mia madre. E quanto a lei, ne passerà di tempo prima di ottenere qualche risultato.
Luis Fernando Verissimo - Cronaca di una giornata da matti
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SAO Alicization: War of Underworld - Ep. 1 - Nelle terre del nord
In Italia l’anime è disponibile sulla piattaforma gratuita Vvvvid! Supportiamola! --->��https://www.vvvvid.it/show/892/sword-art-online-alicization-war-of-underworld/1005/541010/nelle-terre-del-nord
L'insegna della confusione sta sopra a questo episodio, ma penso proprio che sia una cosa voluta. Le cose infatti ci vengono raccontate senza un preambolo nè premessa di quello che è successo appena dopo l'ultimo episodio dello scorso arco narrativo. Alice è passata da cavaliera a contadina, almeno il cibo non le manca. Dopo aver raccolto gli ingredienti per la zuppa getta uno sguardo preoccupato alla finestra di casa, ed è così che vediamo nonno Kirito, sulla sedia a rotelle e lo scialle di lana sulle gambe, in attesa della pensione. Alice viene raggiunta da sua sorella Selka, che nel frattempo si è scurita i capelli o è impressione mia? boh, in ogni caso Selka chiede alla sorella se è possibile fare una passeggiata vista la bella giornata, ed Alice acconsente. Si porta dientro nonno Kirito, che sembra attaccato alla sua spada e a quella di Eugeo tanto da non volersene separare nemmeno per la passeggiata, metti caso che entrano i ladri in casa e si fregano le spade, oggigiorno son cose che costano. E vabene, accontentiamo il nonnino.
Durante la passeggiata ci viene finalmente concesso un piccolo flashback, che ci riporta al momento subito dopo che Quinella ci ha salutato e si è tolta dalle scatole. La fluctlight di Kirito, molto probabilmente per l'attacco in corso alla Ocean Turtle, ha subito qualcosa come una disconnessione, ed adesso conserva poco più di un barlume di coscienza nel proprio corpo. Dopo ciò è stato arrestato, anche se in stato di coma non può andare poi così lontano, ed i cavalieri superati dal dinamico duo hanno tenuto una riunione dove decidono di lasciar perdere per il momento la sua punizione per concentrarsi nell'addestramento di nuove forze militari, metti caso il Dark Territory voglia sferrare un attacco. Alice tuttavia vede che c'è rancore nei confronti di Kirito, poichè a nessuno è stato detto che in realtà quella simpaticona di Quinella voleva trasformare la popolazione in armi da dare in dotazione all'esercito, quella vecchia burlona (e gli esperimenti di resurrezione effettuati sui bambini ce li siamo scordati?). Dunque Alice comprende che la Central Cathedral non è un luogo sicuro per Kirito, e nottetempo lo riporta a Rulid, sperando di venire accolti anche se lei non ricorda nulla del suo tempo in questo villaggio.
Arrivati nel villaggio vengono accolti con occhiate di disprezzo ed il padre di Alice la caccia visto che non ha espiato le sue colpe, complimenti paparino; ma poi aveva sfiorato il Dark Territory col dito per sbaglio, se rubava una mela al mercato la decapitavate e probabilmente tu facevi il boia giusto? bah. Ad ogni modo grazie a Selka però ci viene spiegato che ad Alice è stato concesso di vivere nella campagne circostanti al villaggio in cambio di alcuni servizi come ad esempio il giardinaggio; è richiesta infatti dal signor Barbossa, che stanco di solcare i mari in veste di pirata ha deciso di fare...il proprietario terriero? non si capisce, sta di fatto che chiede ad Alice di tagliare un albero che dieci uomini grandi e grossi con le loro asce non erano riusciti nemmeno a scalfire. Bravo capitan Barbossa, potere alle donne. Ed Alice ce la fa usando la spada di Kirito che ha chiesto gentilmente in prestito, occhio che bisogna portare rispetto al nonno. Fa poi la bulla con degli omuncoli che se lo meritavano perchè avevano preso la spada di Eugeo a Kirito, e questo era caduto dalla sedia per riaverla. Quelli se la fanno sotto e le ridanno la spada. Ma davvero, si chiede Alice, abbiamo combattuto fino ad ora per queste persone?
Tornata a casa dopo un tenero scambio con la propria draghessa Alice riceve la visita di niente meno che del proprio sottoposto, il viola cavaliere che si era fatto valere eccome mentre le prendeva di santa ragione da Kirito e Eugeo evasi di prigione. Costui rivela ad Alice che c'è scompiglio fra i cavalieri a causa del pericolo costituito dal Dark Territory, che pare sempre più prossimo ad un attacco, anche lui era stato mandato a controllare le caverne agli angoli del regno che gli orchi ed i goblin stavano scavando, ma le ha trovate crollate come da programma, dunque per il momento nessuna emergenza. Il cavaliere afferma di non capire perchè Alice sia scappata dalla capitale ed ora spenda il suo tempo con il nonnino e si offre di ucciderlo così da toglierle il ruolo di badante ma naturalmente Alice, che non vuole rinunciare allo stipendio gli dice di andarsene a cuccia perchè non può lontanamente pensare di uccidere il protagonista, ma stiamo scherzando, che se si riscuote dal coma questo fa il sedere a strisce a tutti quanti.
E' ora di andare a dormire, ma Kirito non ne vuole sapere, e con un infarto spinge Alice a correre fuori casa perchè il cielo si tinge di rosso. Che sia in opera un attacco del Dark Territory? e da dove si sarebbero infiltrati? Il villaggio di Rulid è dunque distrutto? Ma soprattutto Kirito continuerà a fare il nonno mentre Alice diventa la protagonista o succederà qualcosa alla Ocean Turtle per cui ripristineranno la sua fluctliht com'era? Ed in tutto questo, siamo proprio sicuri che Eugeo sia morto così? Speriamo di trovare risposta nel prossimo episodio.
Un ultimo appunto però voglio farlo sulla opening, che ci dice innanzitutto quanto sarà centrale la figura di Alice in questo arco narrativo, forse più di quella di Kirito. Si profila all'orizzonte una battaglia che vede il fronte del Dark Territory e quello di Underwold, ma in questa battaglia si scontrano anche figure del mondo reale, si vedono infatti gli avatar di tutti i personaggi delle scorse stagioni, da Sinon a Sugua a tutti gli altri, compresa Yui. A queste figure si affiancano antagonisti in giacca e cravatta intenti a giocare partite a scacchi o a digitare su grosse tastiere, dunque è probabile che la battaglia nell'Underworld sia pilotata e portata avanti da entità esterne a questa realtà e che ancora non conosciamo, e ciò che viene da chiedersi è cosa possano mai guadagnare questi loschi figuri da una battaglia portata avanti in una realtà virtuale; okay che il piano originale era creare coscienze senza corpo da impiantare poi in robot in modo da sostituire i soldati del mondo reale, ma qui ho l'impressione che ci sia un altro scopo. Ritroviamo poi anche se per poco la figura di Eugeo, cosa che non può assicurarci del fatto che sia vivo, perchè è possibile che continui ad essere presente nei ricordi dei protagonisti. Chiudo, al prossimo commentone! -sand-
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PAROLA D’ORDINE
Parola d’ordine:impazzire.
Era ciò che voleva. Conosceva bene i suoi gusti quindi ha uscito dall’armadio tutto ciò che le era necessario per fargli capire che quella sera il suo corpo sarebbe stato piatto unico della sua cena.Corpetto con reggicalze,autoreggenti e perizoma,il tutto tassativamente nero con sfaccettature rosse come piace a lui. Decise di indossare il vestitino comprato alla fiera della moda a Milano,scollatura evidente e leggermente a campana ,con spalline sottili. E le scarpe? Potevano non mancare le sue preferite tacco 12 cm? No!
Le aveva promesso di andare in quel famoso locale a Cefalù,il suo preferito,tra gli scogli,con vista sul mare.
Era il giorno del suo compleanno e non c’era migliore occasione per sfruttare il momento.
Alle 19 in punto messaggino su WhatsApp.
“Scendi ,sono giù”
Sorrise.
Prese tutto ma stava dimenticando una cosa importante:indossare il plug.
Era tardissimo ,lo prese dal cassetto e ,per accorciare i tempi,decise di lubrificarlo non con il gel ma con qualcosa di più naturale.Quindi lo immerse nel suo sesso già umido.
Abbassò le mutandine ,si chinò un po’ e con una leggera pressione il plug fu dentro.
Quella sensazione fredda le provocò un brivido ma non sarebbe mai stato più piacevole di ciò che avrebbe provato dopo cena.
Salì in auto ,il suo sorriso meraviglioso confermava quanto fosse felice di vederla o forse il solo pensiero di averla tra le braccia da lì a poco lo rendeva semplicemente immenso nel suo piacere,il piacere di una mente perversa.
Si avviarono in paese ,autostrada quasi deserta ,la luna illuminava impavida il mare,lei che non smetteva di raccontare le varie telefonate di auguri ricevuti durante la giornata.
Lui era totalmente distratto,ma sorrideva.
D’un tratto le posò la mano sulla gamba ,scorrendola verso l’alto, affondando due dita dentro la vagina .
Riportò le dita umide in bocca e chiuse per un attimo gli occhi.
Quell’odore inebriante invase i suoi sensi.
“Solleva e girati,devo vedere una cosa”.
Ordinò con voce severa.
Senza dire una parola eseguì l’ordine e lui allargò le natiche.
“Brava la mia bambina”.
Durante la cena poche parole,ma lui non smetteva di fissarla ed era quasi imbarazzante rimanere ferma divorata dalla sua voglia di possederla anche subito,facendo spazio tra i tavoli,sotto gli occhi di tutti.
Ma lei rimase composta ,ogni tanto mordeva il labbro, ogni tanto giocava con la lingua,proprio mentre la sua mano scivolava giù per sfiorare la sua erezione .
Senza nemmeno mangiare il dolce,pagò il conto e andarono via,dirigendosi in quella meravigliosa villa che lui aveva affittato per una notte.
La vista da quel terrazzo era meravigliosa.
Si poteva ammirare tutta la Conca d’Oro e le luci in lontananza delle Isole Eolie.
Ma più da vicino lui ammirava lei,che splendeva di luce propria ,estasiata nel guardare tutto quello splendore.
Si mise dietro lei e le baciò il collo socchiudendo gli occhi.
Le prese la mano portandola in villa dove li attendevano due calici di champagne e dei costumi nuovi fiammanti per fare un tuffo in piscina.
Lei non smetteva di sorridere.
Si spogliò in un istante e si tuffò in acqua.
“Tu pensi che possa indossare un costume per fare il bagno?” Disse lei.
Cominciò a nuotare come una sirena mentre lui la continuava a guardare .
Era veramente splendida.
A quel punto non gli rimase altro che spogliarsi senza l’imbarazzo della tua verga marmorea.
Lui non poteva fare a meno di toccarla ,baciarla,stringerla.
Era pazzo di lei,era sempre stato pazzo di lei.
Eppure di donne ne aveva avute,ma sapeva che lei aveva qualcosa che non avrebbe potuto mai trovare nelle altre.
Cominciarono a giocare,cominciarono a stuzzicarsi,i suoi capezzoli sempre più duri e lui che continuava a pizzicare.
Piccoli gemiti sussurrati all’orecchio, accesero la sua perversione e la sollevò poggiandola a bordo piscina ,le allargò le gambe per iniziarla a leccare ma non gli venne difficile dal momento che la sua disponibilità era palese .
Era vogliosa, aperta ,eccitata ,una puttana pronta a tutto.
Quei colpetti di lingua erano per lei come vibrazioni .
Non avrebbe potuto mai spiegare a parole cosa provava perché ormai era persa nel piacere,la sua mente immersa nella lussuria di quel momento.
Il suo corpo gli donava voglie malizia e dolcezza ,avrebbe voluto fare di lei cose mai fatte,provava sensazioni mai vissute.Lei era la perfezione.
La lingua prendeva campo ovunque,la cominciò a penetrarla raccogliendo i suoi piaceri,non lasciò neanche un goccio.
La girò e tolse quel plug ormai imbrattato di umori,approfittando della posizione e entrò senza chiedere permesso,dolcemente cominciò a baciarle la schiena mentre si faceva spazio tra le sue natiche.
Non era una donna facile da governare ma lei ,da brava bambina,gli permetteva tutto.
Ormai il membro era completamente dentro e lei godeva emettendo gemiti che sfondavano il cervello.
Lei si tolse sorridendo – “Pensi che io possa stare ferma e subire?”
Il suo corpo da dea si sollevò e prese la cravatta ,lo bendò chiedendogli solamente di stare fermo ,l’unica cosa che doveva fare era subire.
Cominciò a leccargli il collo nonostante avesse sapore di cloro,non piacevole al gusto,ma sicuramente piacevole al contatto col la sua verga bagnata.Non poteva osservare i suoi occhi,ma ogni sua espressione era visibile nonostante fosse bendato.Leccava tutto,succhiava persino le palle lisce,senza nemmeno un pelo.Il suo corpo ben curato e scultoreo era davanti a lei che lo coccolava tra baci e carezze,leccare la punta scappellata era il suo cavallo di battaglia.A dire il vero era la masturbazione con la bocca il suo punto forte.Lui si dimenava ma non poteva sfuggire,sollevava la testa ma non poteva guardarla,sollevava il bacino per indicarle di metterlo tutto in bocca.C’era saliva ovunque,era un pompino salivoso ,come piaceva a lui,come voleva lei.Il suo corpo era tela sul quale dipingere la sua opera ,unica e irripetibile,tracce di saliva ovunque,marchiare il terreno lasciando i suoi umori strisciandosi su lui.Nessuno doveva toccare ciò che ormai era suo.
Non potè più aspettare ,tolse la cravatta dagli occhi e la divorò in un istante .
La sua verga la travolse, portando una gambe verso il suo fianco così era aperta,era libera di accoglierlo.I suoi polsi bloccati ,sottomessa al suo unico signore,padrone del suo corpo e della sua mente,che piano piano conquistò pure il suo cuore.
I loro corpi ormai erano fusi,si gettarono in acqua giocando, toccandosi, godevano e i loro gemiti erano sempre più forti.Due delle sue dita entrarono nella vagina e si muovevano a ritmi più veloci fino a farla gridare.Ansimavano,godevano,due corpi che emergevano dall’acqua .
Insieme erano la perfezione.
Erano assetati l’uno dell’altro,lui aveva bevuto da lei,lei era pronta ad assaporare il suo miele.La mise sul lettino,cominciò a muovere la sua mano in maniera veloce ,fino ad esplodere sui suoi enormi seni.
Non contenta ne prese un po’ e lo mise sul clitoride.
Pochi minuti dopo l’ennesimo orgasmo.
Continuarono così fino all’alba.
Giochi erotici e coccole regnarono sui loro corpi e nelle loro anime.
Parola d’ordine:impazzire.
E così fu.
Kyoko
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