ahrisen
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Dream log & pensieri
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ahrisen · 9 months ago
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21.02.24
Io e il mio fidanzato che andiamo a trovare la mia famiglia. Un paesino sperduto, passando per la strada di S.B. Imbarazzo
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ahrisen · 9 months ago
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19.02.24
Una gabbia, una foresta. Fra i rami, tra cui mi muovo agilmente, ci sono oggetti che mi interessano. Prevalentemente cancelleria. Li raccolgo, si, ma non capisco perché sono li. Mi guardo intorno e vedo un gruppo di persone, a terra. Scendo.
Sono degli scienziati. Fra di loro c’è un’anziana che mi dice di scrivere dei numeri alla lavagna. In effetti c’è una lavagna, è un gessetto molto consumato. Appena una punta. Provo a scrivere, ma tosta. Ci riesco anche se con fatica.
Gli scienziati esclamano sorpresi. La signora scienziata anziana tra tutti dice:
<< No, non è possibile. Non puoi fare così altrimenti dimostri che il virus si è adattato. Sei uno scherzo della natura. >>
<< Senti intanto di calmi, che dici?>> Le sbotto.
Mi guardano tre punti peggio, come se nemmeno si aspettassero che potessi parlare.
<< Chiariamo che il pianeta lo avete rovinato voi boomer del cazzo. La mia generazione fa quel che può dopo che l’avete resa un branco di scimmie mongolizzate. Io qua che vuoi che ti dica? Il problema non lo potete risolvere, sprecate tempo. Bisogna integrare ed evolvere. Quindi vedi di smetterla di combattere sto virus è piuttosto procura un gessetto decente. Ma nviri no poco tu, sta qua. >>
-
In un altro contesto ero a lavoro come animatore, ma turns out che era il mio ultimo giorno come cameriera mc e quindi riesco a scamparmela dall’Indossare un vecchio costume non lavato in stile life. Un misto insomma. Ciaone cretini.
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ahrisen · 9 months ago
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14.03.24
Ero in una sorta di Accademia, ma dell’occulto? C’erano esseri non umani, e magici. Demoni, eldritch, streghe, e così via. Io non dovrei essere lì (Ho la sensazione che è così, non ne conosco il motivo). Una donna, o qualcosa dall’aspetto di una donna, mi sfida a duello. Dalla reazione dei presenti deve essere una cosa insolita, sfidare un nuovo arrivato. O un umano. Non so, fatto sta che non voglio combattere. La donna però dice che devo “Dimostrarle di appartenere a quel posto”. Non mi sento nemmeno di dimostrare niente a nessuno. Tuttavia, aggiunge “Che se non lo dimostro, verrò rimandata indietro.”. L’idea di tornare “indietro” inteso come alla “Noiosa mondanità di questo mondo” mi disgusta. Quindi accetto. Combattiamo:
Siamo in una sorta di Arena sotterranea. La donna controlla qualcosa simile a un campo di forza, ma appare di più come un vortice di energia del vuoto che schiaccia tutto quello che entra al suo interno. Ha un barlume nero e violaceo e c’è un occhio occulto che lo catalizza dall’iride gialla è innaturale. Io cerco di concentrarmi sull’osservazione e schivata degli attacchi. Ho come la sensazione che mi stia davvero mettendo alla prova, anche se non ne capisco il motivo. Quel che so è che se mi prende è la fine, non c’e modo di uscirne da quella roba. E non c’è modo nemmeno di vincere per sfiancamento, anzi: Se continua così, penso, sarò io a stancarmi e a non riuscire più a proseguire il combattimento.
Dunque racchiudo le energie per imitare, in modo molto banale in verità, la sua magia. Nello specifico sfrutto la gravità per accelerare il mio corpo, e gli spazi stretti delle colonne sotterranee per “rimbalzare” e darmi spinta nell’attacco. Riesco a creare una sorta di raffica iniziale, dato che i due moti (la mia magia accelerativa e la spinta delle colonne) mi permette di non restare bloccata nel campo gravitazionale.
Tutto questo è stancante, si, ma raccolgo le forza per un colpo a sorpresa sfruttando non una delle colonne rocciose bensì il soffitto per scaraventarmi su di lei, e allontanarmi con un ultimo disperato sforzo.
Mi metto a riparo dietro una delle colonne. Vedo che si tocca il volto. Nonostante tutto il mio impegno, ha solo un graffio. Eppure sembra sorpresa. Soddisfatta, persino. Io invece sono a pezzi, confusa, e sconfortata. Come vinco uno scontro del genere? Letteralmente, le ho fatto solo un graffio. E a stento. Non posso, semplicemente.
Penso, e ripenso, in cerca di un modo. E non ne trovo assolutamente nessuno. Nel frattempo lei si avvicina, camminando. Pacata. Tranquillissima. Mi innervosisce ancora di più questo atteggiamento. È come se persino lei sapesse che non posso vincere. Ma allora, perché sfidarmi? Non era una dimostrazione, ma un massacro così! Non capisco, non capisco, dannazione non capisco…
Alzo lo sguardo che è ormai a pochi passi da me. Ferma, a fissarmi. Non mi guarda male. Si, non percepisco nemmeno aggressività da parte sua. In verità mi guarda e basta, come se aspettasse.
<< Io… Non voglio tornare… Non posso. >> Mormoro. << Ma nemmeno posso batterti. Io… Non ci riesco. A capirti. A batterti. Giuro che ci ho provato, io… >>
Cerco di trattenermi. Non mi va di sembrare ancor più paretica di così. È chiaro che qualsiasi cosa sia questa donna, è a tutt’altro livello. Non mi resta che arrendermi. E così, lo dico ad alta voce.
Lo scenario cambia.
Sono in uno studio. Sembra antico, ci sono mobili in legno scuro, teche, e librerie. Molto bello. Io sono seduta davanti a una scrivania. Dall’altro lato c’è quella stessa donna. In mano ha dai fogli. Me li passa.
<< Che cos’è?>> Le chiedo.
<< Un contratto.>> Risponde.
Ah. Dannazione, odio la burocrazia. E perché mi ritrovo qui a farla?
<<Non capisco.>> Scuoto il capo. <<Cos’è questo… “Sequenza di validazione”… cosa stiamo validando?>>
<< Sono dei numeri. Scegline quattro, e scrivili su entrambi i fogli. Servono a dimostrare la loro sincronicità. >>
<<Uh… Sincronicità? Nel senso che sono stati firmati allo stesso momento?>>
Non c’è un luogo e una data per questo? Scrivo i numeri.
<< Nel senso che sono stati firmati nella stessa dimensione. >> Replica, tendendo la mano per riavere i fogli. Glieli passo. Lei conferma, e procede con altri documenti.
<< La stessa dimensione… Okay, si, credo di capire. >> Non sono sicura di farlo, ma per assurdo se le date si assicurano che non sbagliamo giorno magari può essere vero che quei numeri si assicurino che non sbagliamo dimensione. Chissà, forse potrebbero esistere tanti universi quante sono le combinazioni di quattro numeri che potrei mettere su un foglio?
Lei mi passa altri fogli. Leggo.
<< Questi non sono moduli per rimandami indietro…>> Realizzo.
<< No. >> Conferma lei. << Fra i pochi che riescono ora raggiungere la biblioteca al confine, nessuno torna indietro. Specialmente un mortale. >>
Biblioteca? Di che genere? Confine? Di cosa? Dove? Ma sopratutto… << Che fine fanno allora? >>
<< Vengono divorati. >>
Ah. AH. Oh cazzo. Sbianco peggio dei fogli che tengo in mano. Ma tutto quel che riesco a dire è un flebile << Oh. >>
<< Oh? >> Fa eco la donna.
Non ho molto da dire, penso: Sono nella merda, no? Eppure qualcosa non torna.
<< Non capisco allora che senso ha avuto combattere… >> Lo dico con un sussurro, perché davvero mi sento scoraggiata.
<< Non c’è modo migliore di conoscere un animo se non sfidandolo. È nel momento in cui ci si ritrova ad affrontare le difficoltà che la vera indole si rivela. >>
Mi sembrano parole sagge. Ma sul momento, non mi bastano. Onesto, si può sapere che sta succedendo?
<< Sarà. Forse. Io… Non lo so, senti. Che senso ha conoscerete un animo se alla fine vuoi mangiartelo? >>
Lei resta in silenzio. Di tanto in tanto parti del suo corpo cambiano aspetto. Sembrano contorcersi, sotto forme mostruose o… Difficili da comprendere. Forse luce. Non so definirlo, ma di base mi aiuta a ricordare che per quanto io mi riferisca a lei come donna di fatto non lo è del tutto. Quel posto è assurdo,
<< Divorarti non mi interessa. Non in quel senso. >>
Dice, ma la sua voce viene dalle mie spalle. Mi volto ed eccola lì. In piedi dietro di me.
<< Lo stesso non posso dire per i parassiti di questo piano. La sfida era solo un pretesto. >>
<< Un… pretesto per cosa?>>
<< Per prenderti in possesso. >>
Eeeeh?
La mia faccia sul momento deve aver lasciato trasparire il livello di confusione, perché poi ha proseguito spiegando qualcosa che cercherò di riassumere al meglio delle mie capacità senza sembrare uscita da un manicomio.
In pratica, la donna dice che su diversi piani ci sono diverse entità, ma di base tutte reagiscono a precisi elementi e nello specifico fra questi il più raro è la “Corporeità”. Detta in termini terra terra: Se qualcosa ha un corpo, a quel che è spirito fa gola. Quelli come me (umani) dotati di entrambi in una dimensione praticamente piena di corporeità, fanno molta gola. Letteralmente. Entità del genere ci vedono come nuggets di pollo in svendita al mc Donald, santo dio. Le entità più deboli fanno da parassita: Si legano di modo che possano sperimentare con un tramite la corporeità, e hanno diversi livelli di manifestazione. Si nutrono di particolari energie, che vengono emanate in particolari stati di coscienza. Le entità più forti generalmente si limitano o a divorare per intero la parte spirituale, lasciando così un guscio fisico vuoto. Alcuni si divertono a occuparlo, persino.
Al termine di questa spiegazione in verità mi sorge spontanea la domanda: Con chi sto parlando, allora? E cosa vuole da me?
<< A prescindere… Da tutto questo. >> Le dico. << Mi dispiace ma davvero non posso. Non ho intenzione di diventare proprietà proprio di nessuno, io. >>
<< Non hai una scelta. È l’universo che funziona in un modo, e tu non puoi fare a meno che funzionare di conseguenza. >>
<< L’universo può rispettosamente andare a… Senti, okay. Ascolta. Tutto questo perché, ho perso quel duello? La sfida? È questo, che vuoi dire?>>
<< Avanzare una sfida è avanzare un diritto. Venendo qui, senza protezione, senza patrono: Assurdo. Non mi restava che rendere ancor più assurda l’idea di avanzare pretese su qualcosa di mio. >>
<< Non mi piace. >>
<< Cosa. >>
<< “Cosa” >> Faccio eco io in tono irritato.
<< Cosa vuoi che ti dica? Grazie? Grazie per avermi fatto un culo così prima che potessero farmelo gli altri? Non lo so! Io… >>
Scuoto il capo cercando le parole per esprimermi senza piangere.
<< Io… Da dove vengo io, ho vissuto un intera vita come prigioniera. Non voglio più, mai più, sentirmi… Così. No. >>
Le prendo una mano. Lei non oppone resistenza. conduco la mano sul mio petto. Proseguo.
<< Quel che sta succedendo, nel complesso non lo capisco ancora. Tu… Nemmeno te capisco ancora. Prima combatti come se volessi uccidermi, poi mi parli come se volessi salvarmi. Mi dispiace davvero. Non mi fido di te. Eppure…>>
Oh cavolo, no. Non piangere. Tieni duro, penso.
<< Eppure se davvero hai almeno un briciolo di pietà e benevolenza nei miei confronti, allora ti prego: Uccidimi ora, adesso, subito. Piuttosto. Ti prego… Mangiami, se vuoi. Tutto. Ma non le catene. Mai più. Mai più… >>
E niente. Piantino wins.
La donna sembra cambiare atteggiamento. Non so bene come leggere l’emozione ma credo sia impanicata.
<< Va tutto bene. Permettimi di ribadire e rassicurarti circa la mia mancanza di interesse nel farti male. Guardami. Guardami per favore. >>
Non voglio, e non lo faccio. Ho vergogna a guardare qualcuno quando piango.
La donna mi porge dei fogli. Sono gli stessi di prima, ma qualcosa è cambiato. Le condizioni del contratto. Non riesco a leggerle.
<< Le lettere… Cambiano… In continuo…>>
Oh cavolo. Aspetta. Ma è un sogno? Certo. Che stupida. Eppure… Sembra così reale, che dire.
<< La fluttuazione emotiva ti sta riallineando al tuo piano. Non ci resta molto tempo, quindi guardami. >>
Esito. Ma la guardo. È… non so cos’è, ma non è umano.
<< Finchè non stabilirai un contratto, avrai un debito. Non oseranno cacciare qualcosa che ha un conto in sospeso con me. Questo ti darà tempo. Ma non sarà molto: Bada. >>
<< Non sei reale… >>
<< Verrai a cercarmi, eventualmente. Io ti aspetterò. A quel punto non ci sarà modo di temporeggiare. Capirai che non tutti i legami sono catene, e che io posso servire te tanto quanto tu puoi servire me. Ricordalo.>>
(mi sveglio)
(Wow la febbre fa delirare)
(Doppia dose di Tachipirina e si vola)
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ahrisen · 10 months ago
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27.01.24
Monte S. Angelo, ma in versione cimitero. Un monumento grande e centrale in esso. Al di sotto rovine e piazze a mo’ di anfiteatro. E in basso a tutto, una porta. Entro. C’è Marta V. che parla di esami e università.
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ahrisen · 10 months ago
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23.01.24
I.
Dovevo andare in aeroporto. Ho con me una borsa. Un borsone da viaggio per la precisione. Dell’esercito militare.
Prendendo l’autobus, metto il borsone nel vano apposito prima di salire. E si parte. La strada mi ə familiare. E anche l’aeroporto. Li ho già visti in un altro sogno ( Quello dove ero senza promozione. Infatti anche stavolta ero a secco, senza chiamate e messaggi).
Scendo. Non prendo la borsa, la dimentico. Il pullman parte e io entro in questo giardino bellissimo. Sembra quello di una università prestigiosa, e antica. Mi faccio strada su una scalinata che porta dentro ai gate. Ma è li che realizzo che mi manca la borsa. Mi giro. L’autobus è andato. Come si fa? Noto un braccialetto sul mio polso sinistro. È piccolo e di gomma. Ci sono due numeri separati da una linea. Nove… e qualcosa?
Comunque, questo affarino sembra essere la versione cinese e bambinesca di sotto marca di uno smartwatch. E in quando tale è in grado di fare chiamate. Molto bene dato che, appunto, sono senza promozione. Dunque uso questo affarino e vedo che l’unica cosa che posso fare è chiamare l’assistenza valigie. Deduco che sia un gadget proprio della compagnia del bus. Chiamo.
La prima chiamata mi risponde un signore. Deduco un “capo” del pullman. Sembra anziano o comunque un omaccione. Mi fa dire che pullman era, e come era la valigia. Descrivo. Mi fa che non trova niente e in caso farà sapere. Chiude.
Mi trovo in questa specie di labirintico pianerottolo di un hotel vuoto. E non mi do’ per vinta. Ho bisogno della mia valigia. Ci tengo, quel borsone lo rivoglio indietro. Come ho fatto a dimenticarmene. Insomma, afflitto da sto pensiero richiamo. E stavolta risponde una donna. Una signorina, forse una segretaria. Che appunto dice che non è stata trovata.
Sembra però che menta. Si sente come la voce di un uomo mentre parla, dietro, che le suggerisce le parole. Ipotizzo si l’uomo di prima. Magari ne parla per fottermi, magari si vuole tenere lui la borsa. Che ne so.
So che da lì partono venti sogni diversi alla ricerca di sta borsa. Non me li ricordo tutti bene sul momento quindi passiamo a uno degli ultimi frammenti
?.
Ero sulla salita delle scuole medie, quella della casa di Mario. (La sogno spesso sta cazzo di salita. Il perche non lo so. È una strada di passaggio. Non ha nulla di speciale. Forse questo simboleggia, il passaggio? Boh. Anyways) e ci sono due signore con due cani.
Un cane è piccolo e L’altro è grande, enorme. Entrambi sono in giro per la tipica passeggiata. Fanno i loro bisogni, una cacca. Il grande la fa per strada. Il piccolo nella boscaglia. Io proseguo lungo la discesa è svolto a destra.
Li dove nella vita reale non c’è molto. Una strada con as destra un tempio della madonna r un venditore di mangimi. Nel sogno c’è una piazzetta piena di sgherri e la strada semplicemente un vicolo cieco.
Chi sgherri sono appostati davanti questa torre dell’orologio. Io mi alzo una sciarpa e me la avvolgo, a mo’ di maschera. Gli sgherri che provano a mettersi in mezzo li rispondo in malo modo in dialetto, e loro si scansano. Arrivo alla porta e busso.
Apre questo signore che è il capo degli sgherri. Ma appena appena. Apre ma la porta è socchiusa e lui si nasconde dentro.
<<Che vuoi>> mi fa scazzato
Io so che sto cercando la valigia. Ma li per li non so che cut scene mentale si trigghera e gli inizio a fare delle suppliche affinche mi ridia indietro… Un happy meal…. (Dio santo ma che cazzo)
E lui dice di no e che deve darlo s sua figlia. Allora io insisto e lo seguo dentro. Dicendogli che dentro quell’haooy meal c’è qualcosa che mi aveva dato mia madre. E che se lui consegnerà quell’happy meal alla figlia, consegnerà l’ultimo regalo che una donna morta ha lasciato per me a lei.
Lui scassato e disgustato si decide dicendomi di prendere solo sto regalo e lasciare il resto. Mi avvicina la scatola. Non c’è nulla. Cioè, c’è una patatina regular. Forse un panino. Dei fazzoletti. Un gioco. Ma… dove è quello che cercavo. Forse una collana? No?
Non lo so cOsa ho visto. O cosa c’era.
So che poi girandomi ho visto questa ragazza di forse 30 anni sdraiata su una branda senza sensi. Era lei la figlia dell’uomo. Era forse in coma?
E l’uomo mi fa di si. Che stava male. Me ne dispiaccio.
L’uomo le da l’happy meal. Io prendo uno skate a tema eso (wtf) li in giro e vado via alla ricerca di sta cazzo di borsa
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ahrisen · 11 months ago
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13.01.2024
Donna bionda, anche lei pazienza materna. Mi porta del cibo (Credo un tasty basket del mc?) mentre lavoro a qualcosa (una sorta di album di scrittura o disegno?)
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ahrisen · 11 months ago
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11.01.2024
Una donna dai capelli bianchi, vestita di bianco, a capo di un gruppo di ragazzi. Ne è una sorta di guida e insegnante. Una dei ragazzi ero io, ma avevo i capelli rossi. Ognuno di noi ha un talento. Il mio è quello di controllare il fuoco. In una lezione siamo costretti ad esplorare e spingerci oltre al nostro talento. Io dal fuoco inizio a creare e controllare oscurità. La donna dai capelli bianchi riappare, ma con i capelli neri e un aria soddisfatta. Dice che solo lei sa farlo in tutto l’universo, almeno fino al momento in cui gli ho mostrato il contrario, quindi se riesco anche io vuol dire che io sono sua figlia. È fiera. Io però ho paura. (Ricordo che tutto ciò che mi si è posto davanti come figura materna ha finito con l’abbandonarmi, e mi sveglio. Ma resta la sensazione, fra sonno è veglia, che lei non mi avrebbe lasciato invece.)
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ahrisen · 11 months ago
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06.01.2024
Ero forse con mia nonna sul limitare di un bosco. La mia forse nonna era in auto e stava facendo qualcosa, nel mentre io mi allontano. C’è questa apertura nella foresta che mostra un sentiero battuto, e io lo seguo. Sul sentiero però ci sono tante, tantissime, fosse piene di pelli di orso. Non sono sporche di sangue come se fossero appena state strappate. Ma non sono nemmeno lavorate come se fossero pellicce. Sono semplicemente, pelli senza dentro gli orsi. Taaaaante. È come se qualcosa li avesse Messi in trappola (La fossa) e poi li avesse prosciugati per nutrirsene, lasciando solo le pelli. (Una sorta di chubacapra ma per gli orsi?). I conti davvero non tornano quindi proseguo sul percorso per scoprire cosa sta succedendo finché non si giunge a un vicolo cieco: il muro di un garage di una casa. È chiuso, credo. Non ci sto a perdere troppo tempo per cercare di forzarlo. A destra c’è un muretto, e fra il muretto e la casa c’è un piccolo angusto spazio in cui mi infilo con agilità a mo’ di gatto. Strisciando di pancia da sopra al muretto. Dall’altro l’ato intravedo una casa… Credo ancora in costruzione, fosse il garage? Con due… Scatole? Tricicli? Cos’era, li buttato? È davvero strano ma sopratutto senso che è davvero sbagliato. Che io non dovrei essere lì. Che qualcuno non vuole che io sia li. Dunque, così come ci sono arrivata, striscio per tornare indietro. E nel farlo suo muretto trovo un animale bellissimo. È un gatto dal pelo nero come la notte e gli occhi gialli così intensi da sembrare luci innaturali. Il gatto sembra approvare il fatto che io sia entrata a curiosare è il come lo abbia fatto, imitando la sua destrezza felina. Ma io non ho molto tempo per stare a reagire o pensare al gatto presa dalla sensazione che qualcuno sia incazzato per la mia visita. Quindi scendo dal muretto e iniziò a percorrere il percorso all’inverso per tornare all’auto (e forse, mia nonna). Camminando nel sentiero stavolta a passo veloce penso di notare delle buche vuote. Ero di fretta. Quel che so è che la cosa mi fa insospettire, e ancor di più mi fa insospettire il fatto che il gatto (Da non so quanto) abbia preso a parlarmi. Più che altro si complimentava della mia scappatella e blaterava di qualcosa a cui non prestavo davvero attenzione. almeno finché, con fare preoccupato, si stizza e mi incita di girarmi e stare attenta. Lo ascolto, ma non faccio in tempo a sfuggire a questa persona vestita di nero con casco da motociclista che mi afferra e trascina via. Provo a liberarmi ma inutile. La presa si fa più forte. Provo ad urlare ma inutile. La persona mi mette una mano sulla bocca. Allora mi guardo intorno e noto che da quella parte alta del sentiero su cui ci troviamo si intravede una macchina (Blu?). Penso che devo provare ad urlare anche se in quelle condizioni (La voce non esce bene con la sua mano sopra la mia bocca) perché anche i rantoli soffocati potrebbero essere sentiti a quella distanza. Così prendo ad urlare più forte. (Mi sveglio urlando) (<<Aiuto nonna, no!>>)
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ahrisen · 11 months ago
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05.01.2024
1.
Ero su un lettino da sdraio a prendere il sole con mia zia, o mia madre. Ci stavamo rilassando molto.
<<Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che io mi sia rilassata così>> dico. <<Quest’estate è stato tutto un corri corri e la piscina l’ho vista solo per lavorarci dentro. Sono davvero felici di avere finalmente un attimo per godermela come adesso>>
Mia madre (?) tira fuori dei dolci. Kinder bueno e bueno white. Li mangio con tracotanza. Di tanto in tanto sento un alito cattivo e cerco di capire da dove proviene (Nota: Era il mio compagno che dormiva a bocca aperta accanto a me mentre sognavo, sant’Iddio) odorando in giro asciugamani, mia madre, l’aria.
Ad un certo punto assaggio delle palline al caramello e una tira l’altra. Mia madre le va a prendere da un congelatore e mangio, mangio… Mangio. (Finché non ricordo che o’ ddoce è ngann. Allora mi sveglio.)
2.
Una insenatura costiera vista nell’arco di secoli, se non millenni. All’inizio era una fiorente civiltà. Poi rovine. Infine praticamente natura selvaggia.
Alcuni barbari, stranieri, o quel che sia attraccano. Hanno difficoltà a destreggiarsi con i mostri selvatici dell’area. Io sono in acqua e nuoto, chill.
3.
(Un sogno in stile nuvola di fantozzi) Era accaduto qualcosa di cui mi stavo con veemenza lamentando nell’autobus. Più mi lamento più le persone scendono alla prima occasione che possono finché non resto solo io. Poi accade qualcos’altro, e l’autobus non c’è più. Scendo in strada. Chiedo un passaggio forse? Le auto… Poi accade altro, e le auto sono giù da una scogliera: in fiamme alcune in acqua altre.
<<Ma che cazzo>>
Dico. Provo a salvare i conducenti ma accade altro. E poi altro. E altro. Insomma non ne va mai bene una.
<<Ma occherè pasqualino passa uaj… Ah no aspe>>
(Dico, realizzando che non è che da sveglia sono tutto sto gran elogio di quadrifoglio. Capisco la similarità, ricordo a cosa è simile -La realtà- e dunque capisco che è un sogno. Mi sveglio)
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ahrisen · 11 months ago
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04.01.2024
Un locale molto fancy, di notte, a tema esoterismo. La proprietaria è questa anziana ma arzilla signora. Prova a vendermi delle carte, e contrattiamo sul prezzo di un mazzo di tarocchi dai disegni carini.
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ahrisen · 11 months ago
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03.01.24
1.
Un cane grande e un lupo piccolo. Entrambi mi inseguono e danno la caccia. Io combatto fuggendo. Era notte, ed eravamo in vicoli antichi come quelli della Pigna di San Remo per intenderci. Arriviamo a un punto in cui capisco che il cane grande è quello che esita di più, quindi lo afferro e lo immobilizzo atterra. Questo non reagisce. Si lascia picchiare e alla fine si fa pipì addosso. Lo lascio così andare. Patetico. Il cane grande così prende a seguirmi e a stare dalla mia parte mentre affronto il piccolo. Il lupo piccolo è una furia. Pura rabbia. Spaventoso. Vale lui da solo per un branco intero. Punta alla gola. Si nasconde tra le ombre pronto a colpire. È il cane grande che, abbaiando, mi avverte degli attacchi del piccolo. Questa lotta nel portarsi si sposta in un luogo chiuso, dentro casa di mia nonna materna. ad una certa, nella mia vecchia stanza (che poi è diventata quella della mia bisnonna, e poi ancora quella di mio nonno) nel buio il cane grande e il lupo piccolo si afferrano e iniziano a lottare tra di loro. Io mi metto in mezzo per difendere il cane grande. Mi sveglio mugugnando urla (Contro il lupo piccolo) e agitata per lo scontro.
2.
Erano vicoli tortuosi di un meccanismo. Come un videogioco, bisognava scendere. Li c’era una leva che, una volta bloccata, avrebbe fatto abbassare un ponte e distrutto io meccanismo. Io ero un elfo scuro maschio nightblade, un assassino. E combattevo con altre persone. Una di queste era una Elfa alta simile a un mio personaggio su un videogioco, ma con vestiti diversi. Farmiamo insieme cercando di progredire ma è davvero difficile.
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ahrisen · 11 months ago
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02.01.2024
1.
Ero sott’acqua con un gruppo, non respiravo bene dalla bombola. Chiedo al l’istruttore di controllare. Capisco che è un sogno e mi sveglio con il sangue dal naso (Soffocavo).
2.
Siamo in un luogo chiuso, forse una casa o un bar, con delle persone. Sono giovani. Riconosco il mio fidanzato e il fidanzato di un’amica del mio fidanzato. Il mio fidanzato esclama che offre una pizza a tutti. Io esito. Mi chiede perché. Gli dico non abbiamo soldi per offrire. (Siamo in un periodo economicamente di magra)
3.
Sono in cucina a casa di mia nonna al sud, e al tavolo sono sedute varie persone. Tra cui mia nonna che tempesta di domande il mio fidanzato come se fosse un inquisitore. Io entro ascoltando la conversazione. In mano ho una sorta di oggetto simile a un incrocio fra un cacciavite, una chiave, una lampadina, è un taser. Per comodità mi riferirò a questo oggetto come “La bacchetta”. Mentre loro parlano armeggio con la bacchetta e riesco a capire di poter a comando accendere e spegnere la luce nella stanza come se fosse un telecomando. Mentre lo faccio però i presenti si innervosiscono perché vogliono finire il dialogo. Dialogo che, in conclusione, vede il mio fidanzato come un inetto. Mia nonna dice “Che senso ha stare con uno così, che uomo è? Tornatene giù. Tanto vale.”
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ahrisen · 1 year ago
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30.10.2023
Una… Struttura per metà sommersa. Una caverna? Un buco, illuminato di rosa. O giallo? Entrata e uscita, solo tramite nuoto. Dentro è un passaggio sommerso. Fuori sono isole nella notte. Sorvolo le isole e ritorno alla caverna. Le acque sono rapide, c’è corrente.
In un luogo… scale, e qualcuno che insegue mentre qualcun altro viene inseguito. Chi sono io fra loro?
Un uomo o qualcosa di vagamente simile, alieno. Due membri da una forma strana. Intimità. E infine normalità.
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ahrisen · 1 year ago
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Una torre che sprofondava, in stile sabbie mobili.
Io potevo salvare solo uno fra due oggetti: Un’agenda e un libro. Ho salvato il libro. Era “laws of human nature di Robert greene”
Ricordo poco della torre se non che c’erano altre persone con me. Stavamo continuamente cercando di salire.
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Una macchina sotto casa di nonna, io esco da questa insieme a credo mia madre, mia sorella, e il cane. Mi concentro sul cane. Quanto mi è mancato. Gioco con lui.
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ahrisen · 1 year ago
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Penso sia importante quindi cerco di prenderne nota.
Qualche giorno fa ho sognato di combattere contro un enorme elefante meccanico, in puro stile macchina di horizon (Il titolo videoludico). Cercavo di puntare al piede, colpendo li con giavellotti e frecce nella speranza di fargli perdere l’equilibrio. Non credo di esserci riuscita, ma anche se fosse il punto centrale della questione non era introno a lui. Era un ostacolo. Esattamente come una muraglia da scalare. Lascio stare l’elefante e con alcune persone inizio la scalata. Sono agile, ci sono pezzi di metallo taglienti. Mentre scalo, gli altri che sono con me mi fanno il tifo. In particolare mi ha colpito quello detto da una di loro:
“Sei una sopravvissuta!”
Poi, altro sogno.
Eravamo in una stanza di ospedale che però somigliava alla vecchia camera che avevo da piccola da nonna. Spaziosa, in cartongesso. Con due lettini. Io ero su uno di questi, sull’altro c’era mia madre. E attorno a noi, suore. Mi trattavano come se fossi appena nata, nei modi e nella delicatezza. Una di queste suore però sento che è la mia vera madre. Mi domando:
<<Perchè non ammette di essere mia madre?>>
La suora è severa ma sensibile. Austerità che cela affetto. Pragmatica, continua a essere distaccata. Glielo chiedo. Lei nega di essere mia madre, ma soffrendo. Mi sento triste. Rialzo lo sguardo e lei non ha più il… Velo? Insomma, quel copricapo da suora. Il suo volto, nella realtà, non l’ho mai visto prima. Penso somigli tantissimo a me, ma invecchiata. Almeno credo? Lei mi dice
<<È per il tuo bene, starai meglio con questa donna che con me.>>
Riferendosi a mia madre irl, che ripeto in tutto ciò è sull’altro lettino a far finta di niente anzi dando per scontato che io andrò con lei e la suora si toglierà dai coglioni.
<<Ma io non voglio stare con lei.>>
Dico.
<<Io voglio stare con mia madre. La mia vera, madre.>>
La suora sembra commuoversi ma non dura più di qualche istante l’espressione di fragilità. Si riveste con il “velo” e ripete che è meglio così. Poi da’ ordini alle altre e il sogno riprende a scorrere. Ma io sono infinitamente triste. Quindi, mi sveglio.
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ahrisen · 2 years ago
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Non l’ho scritto ma qualche giorno fa sognai, chiamiamolo, Smigol e sua madre. Vivevano in una sorta di piano superiore a quella che ricordo fosse casa effettivamente loro nella realtà. Questo piano irl non esiste, ma nel sogno era un grande quadrato. Al centro il salone e la cucina. Ai lati altre stanze. In una di queste, la stanza in basso al lato destro del quadrato, c’era la stanza da letto. Per qualche strano motivo siamo finiti a dormire insieme. La madre da un lato, lui dall’altro, io al centro.
Mai successa una cosa del genere irl quindi non saprei il significato. So però che ho sempre ammirato il rapporto madre-figlio di quei due quindi potrebbe essere un inizio.
Ad ogni modo ultimo dettaglio: sopra al letto al risveglio o prima, non ben ricordo, noto che ci sono dei… Ragni? È confuso ma c’è qualcosa, otto ragni forse, però sistemati in un modo preciso. Non ricordo bene quale. Alcuni avevano le zampe che puntavano verso me, altri fuori. Era una sorta di schema per indicare qualcosa e ricordo nel sogno lo decifravo e aveva senso ma ora… Mistero.
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ahrisen · 2 years ago
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Basically una sorta di graven deep con Nuc e Ghost, solo che c’erano degli umanoidi Marini abbastanza aggressivi. Mer cattivi, chiamiamoli. Questi mer tuttavia non mi facevano del male. Più che altro mi “proteggevano” e mi intimavano a lasciargli fare il loro lavoro. Io mi abbandono e lentamente affondo ma è confortevole, sicuro. Una volta sul fondo la mia scorta di mer mi porta altrove.
Altro sogno.
Lavoro in un bar con una ragazza. Ha i capelli lunghi e castani chiaro. Parlando, durante una pausa di sorta, mi mostra delle foto o dei video di lei prima. Aveva i capelli corti e biondi. Un vero tomboy lesbian, proprio il mio tipo caspita. Dice che è cambiata molto dopo la malattia. Non so a cosa si riferisca.
Riprendiamo il turno. Il negozio va preparato per una manifestazione che deve passare di lì. I manifestanti rischiano di essere violenti e sfondare il bar, che non ha mura ma solo vetrate grandi e trasparenti. Allora insegno un trucco con lo scotch sui vetri. Nel sogno aveva senso, nella vita reale mai sentito. In pratica mettendo lo scotch in determinati punti il vetro non si sarebbe spaccato facilmente. Una sorta di fissante de punto di rottura, questo il principio. Mettiamo sto scotch, poi altro che non ricordo
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