#forza dei legami
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pier-carlo-universe · 10 days ago
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"Sei il corallo che fiorisce in mare" di Rosetta Sacchi – Un canto di bellezza e profondità emotiva. Recensione di Alessandria today
La poesia Sei il corallo che fiorisce in mare di Rosetta Sacchi è un’ode alla presenza luminosa dell’amore, un viaggio tra immagini poetiche delicate e intense, dove il legame con l’altro si esprime attraverso la forza della natura, i simboli della vita e il fluire dei sentimenti.
La poesia Sei il corallo che fiorisce in mare di Rosetta Sacchi è un’ode alla presenza luminosa dell’amore, un viaggio tra immagini poetiche delicate e intense, dove il legame con l’altro si esprime attraverso la forza della natura, i simboli della vita e il fluire dei sentimenti. Attraverso versi dal ritmo armonioso e dalla profonda musicalità, l’autrice dipinge il volto di una persona amata,…
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raccontidialiantis · 3 months ago
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Ciò che ho amato di lei
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La trovai qualche anno fa, senza neppure cercarla. In panetteria. Come capita con tutte le cose veramente importanti delle nostre vite: scelgono loro dove trovarti e quando, perché semplicemente ti devono arrivare. Fu, la nostra, una storia qualsiasi. Tra due anime a caso su sette miliardi. In questo emisfero terrestre, nello stesso quartiere. Si sviluppò da subito una fortissima e magnetica attrazione, tra noi. Ne apprezzavo la discrezione e i sorrisi imbarazzati, sottintesi.
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I modi controllati e assolutamente raffinati. Pian piano, l’aiutai a liberare in lei la sua versione più istintuale, soffocata e ingabbiata. Dai pregiudizi e dal bisogno di essere accettata dai suoi genitori, dai suoi modelli di vita. A Lucia ho insegnato che non deve nulla a nessuno, tranne che forse alla sua vera natura e ai suoi desideri. Che tutte le voglie sono lecite, sacrosante e vanno soddisfatte, a meno che non siano dannose per qualcuno.
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E quindi giù domande:
-e allora l’amore? Se poi improvvisamente amo qualcun altro e poi tu soffri?
-fallo: lasciami. Capirò.
-ma che dici, scemo… e la lealtà, la coerenza, il rispetto…
-tutte cazzate messe su carta da chi non ha mai amato. L’amore è l’unica variabile caleidoscopica, imprevedibile e spietata nelle nostre vite. Nessuno che se ne sia mai lamentato, però…
-la gratitudine?
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-certo: la gratitudine deve essere ovvia, ma non può trasformarsi in una invisibile ma pesante catena che ti condizioni nelle scelte, nei gusti; qualcosa che ti impedisca di vivere da donna libera, che ti faccia sentire vincolata a chi ti ha fatto del bene. Aiutare, fare del bene significano infatti semplicemente rendere libero qualcuno; nel corpo e nella mente. Solo questo. Altrimenti non è fare del bene: è mettere delle ipoteche sul cuore e sulla vita di quella persona. Pretendendo poi di riscuotere di continuo dei dividendi. Potremmo chiamarlo strozzinaggio dell’anima, direi. Ecco, si! Quindi, anche se si tratta di forzare la tua natura gentile, alla fine se proprio devi, per tagliare i legami tossici della mente sentiti pure libera di alzare il dito medio a chi ti ha ingabbiata nella sua rete di follia mentale. Credendo magari di farlo “per il tuo bene” e addirittura in buona fede.
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Mi ascoltava e beveva le mie parole. “Un uomo è già mezzo innamorato di una donna che lo ascolti.” Certo: è proprio vero, giuro. E io quindi l’amavo ogni giorno di più. Crebbe anche sessualmente. Moltissimo. Sapeva fare cose che neanche una contorsionista innamorata... Lasciai il mio monolocale e mi trasferii da lei, nel suo appartamento più grande del mio, per vivere insieme. Iniziai a sentirmi sempre meno il maestro e ogni giorno di più l’allievo.
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Era divenuta esperta nella stimolazione erotica: visiva e sensoriale in genere. Mi insegnava cose incredibili. Mi faceva godere da matti. Si dice che ogni uomo cerchi solo una donna bella e che voglia fare tanto sesso, fino a quando… non la trova! Comunque, posso dire che ci siamo amati senza barriere, limiti, pregiudizi o gelosie. Non volevo che lei.
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Non cercavo che il suo corpo. Non amavo altre cose che non fossero il suo odore, le sue forme. Il suo seno poi era per me una vera fissazione. Lucia lo sapeva e ogni tanto, a tradimento e con la scusa di dover prendere qualcosa, mi sfiorava coi capezzoli turgidi il petto, il viso o la schiena. Questo dava regolarmente inizio a una mia incontenibile eccitazione. Non c’era pomeriggio in cui non finissimo a letto per amarci prima di cena. Anche quando avevamo avuto di che discutere. Anzi: quello dava più sapore all’amore.
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Quella donna era un raro compendio di grazia, bellezza, forza e infine fiera, conscia sottomissione. La donna perfetta. Per me che sono pieno di difetti, fisse e debolezze atroci che mi mangiano da dentro. Durò fino a quando due anni fa per l’università non venne a vivere con noi Elena, sua sorella minore. Fui stoico: resistetti fino a che mi fu possibile. Ma quella ragazza era attraente nell'anima, oltre che nel corpo; mi prese il cuore da subito e pian piano me lo accartocciò.
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Con un semplice sguardo mi passava da parte a parte. E lo sapeva, la piccola maliziosa. Mi fece a pezzi i ventricoli, dopo avermeli virtualmente leccati a lungo. Ogni tanto, se eravamo soli, si scopriva il seno, poi apriva la bocca e cacciava tutta la lingua fuori, nella posizione di ricevimento del seme per dieci secondi. E mi guardava fisso negli occhi. Oppure mi faceva vedere le sue grazie in trasparenza. Una dolce tortura. Restavo senza fiato e lei si divertiva. 'Ma io scherzavo', diceva. Per me lei invece costituiva un'inversione dei poli dell’asse terrestre.
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Elena era fidanzata, al paesello. In città perciò si sentiva più libera. In breve, divenni segretamente cotto di lei. Be’, tra noi in ogni caso ci fu solo un bacio; languido e dolcissimo. Me lo diede lei a tradimento, in un pomeriggio in cui probabilmente sentiva un po’ più di trasporto verso di me. Io non riuscii a fare nulla per impedirlo. Non che l’avrei voluto, devo dire. Poi sorrise e come se avesse semplicemente bevuto un bicchier d’acqua se ne andò al cinema con gli amici. Io rimasi con un incendio nella mente e nell’anima. S’era prodotta una crepa, nel cemento armato che sino a quel momento mi univa a Lucia, la mia donna.
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Cercavo di nasconderla. Maldestramente. Lei però se ne accorse immediatamente. Le confessai che amavo quella giovane Venere, che quella cerbiatta incosciente mi teneva in pugno senza forse neanche immaginare che uragano aveva scatenato in me. Un amore improbabile, disperato e impossibile. Destinato a squagliarsi, alla fine: te lo giuro! Ma lei niente.
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Mi si negò da subito. Iniziò a darsi piacere da sola, per farmi morire di passione. Lo faceva piangendo, nel nostro letto. La sentivo, gemeva ma non mi consentiva neanche di toccarla. Per me era una vera tortura guardarla spogliarsi, averla vicina ogni sera più bella della precedente, calda e non poterla neppure sfiorare. Sentivo il suo odore trovare le mie narici e arrivare al centro esatto del mio desiderio.
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Sentivo l’aroma meraviglioso della sua pelle di seta e dormendo spesso me la sognavo. Soffrimmo entrambi da cani. Il calvario durò solo sei giorni e poi tra me e la sorella infine Lucia non ebbe esitazioni: scelse quest’ultima. Mi buttò fuori senza tanti complimenti. Pur non avendo io fatto nulla di concreto. L’amore esce fuori dai tuoi pori.
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Se ne accorgono tutti. Più è impossibile, scorretto e proibito, più ti cresce dentro. I limiti, le imposizioni e i divieti sono proprio ciò che lo fa lievitare maggiormente. Amare è il vero pane quotidiano degli esseri umani. A volte è un pane amaro ed è protetto da una spessa vetrina di convenzioni. O da un chiaro “non ti voglio più.” E allora sono guai.
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RDA
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yellowinter · 10 months ago
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voglio persone sincere nella mia vita, vere, che sappiamo amare e comunicare, che abbiano voglia di condividere idee, passioni, sentimenti, che vogliano creare legami profondi, che vogliano andare oltre alle apparenze e alla superficialità di questa società... sognatori, in grande, che ricercano la libertà, l'avventura e la follia, senza giudizi, senza schemi, senza paura di mostrare le proprie emozioni... artisti, creativi, innovatori, pionieri dei pensieri, gente che fa ciò che dice, piena di passione, che abbia capito che la vera forza sta nella gentilezza.
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ballata · 4 months ago
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Soffiano venti di Guerra? Russia Ucraina e la situazione critica nel Medio Oriente, combinati con l'instabilità profonda nell'africa subsahariana, le tensioni sempre maggiori nell' Indopacifico, mettono in luce un quadro con prospettive cupe. Ci davanti scenari estremamente fluidi e instabili. Anche se può sembrare che questi conflitti siano geograficamente distanti, sono direttamente collegati a noi con dinamiche profonde e interconnesse. In questo contesto riconosciamo una matrice comune, ossia uno scontro tra due visioni del mondo fortemente incompatibili.
L'ordine globale è minacciato da un nuovo acronimo, CRINK che racchiude le iniziali dei regimi coinvolti nelle crisi Cina, Russia, Iran, Corea del nord. I 4 costringono la Nato a rafforzare le relazioni con gli stati dell'Indo-Pacifico che condividono gli stessi timori. Australia, Nuova Zelanda, Corea del sud e Giappone hanno preso parte per la 1 volta ad un incontro a Bruxelles. Tuttavia, la Nato non è unita nell'espandere i legami con l'est. La Francia è stata la forza trainante nel bloccare il progetto della Nato per l'istituzione di un nuovo ufficio a Tokio, insistendo sul fatto che l'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico si concentri sulla sua regione d'origine.
I Paesi dell'Europa centrale confinanti con la Russia vogliono che la Nato si concentri sul preparare la loro regione ad un'eventuale guerra con Mosca - e che lasci l'Indo-Pacifico agli Stati Uniti. La Cina, intanto, da anni avverte l'Alleanza di non avvicinarsi troppo alle 4 demi razie dell'Indo-Pacifico.
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ambrenoir · 6 months ago
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IL KARMA NELLE RELAZIONI
“Mai confondere una relazione basata sulle dinamiche psicologiche con una relazione basata sull'amore e sulla condivisione.
Condividendo, il proprio amore lo si amplifica, perché ciò che senti è roba tua; ciò che provi, viene da te, non dall'altro.”
Questo so che interessa a molte persone:
Come si distinguono le relazioni karmiche dalle altre relazioni?
Se devo spiegarlo da un punto di vista oggettivo, la verità è che tutte le persone con cui entri in contatto (che non sia un semplice incrocio di sguardi per strada ovviamente), ma con tutte le persone con cui hai a che fare o interagisci, conservano del karma.
Perché, da un punto di vista che spiegano i maestri, il caso non esiste.
Tu non incontrerai mai quella persona in Cina, in Giappone, in America se non avete instaurato una connessione karmica precedente.
Questo significa che alle volte puoi incontrare persone, magari anche solo per una serata e non vedervi mai più, ma neanche quello sarà frutto del caso:
vi siete incontrati con persone con cui hai già avuto un contatto.
Ecco, lì si parla di karma neutro o karma piacevole, dove non c’è un gran positivo ma neanche negativo.
Ma essenzialmente non esiste un incontro che non sia karmico, in un modo o nell’altro.
In gergo, più che altro, per karmico intendiamo karmico negativo, karmico pesante, ma non dimentichiamo che c’è anche il karma positivo, e che quindi esistono relazioni dove si è fatto un percorso di vita, di amore, di condivisione, anche di crescita assieme, per cui prima o poi ci si rincontra, non per forza come amanti, alle volte, (spiegano i maestri, ma ho anche avuto modo di verificare attraverso varie metodologie), anche come figli, genitori, parenti e amicizie in cui eravamo in altri tipi di legami.
Quello che conta è che ci si rincontra per continuare il nostro percorso.
Una volta eri uomo, una volta eri donna, una volta eri figlio, una volta eri padre, una volta eri amico, una volta amante, non ha importanza.
Quello che conta è che ci si rincontra nella nostra grande famiglia spirituale, quello che accennavo nell’ultima lezione.
Ciò che crea più sofferenza invece sono le relazioni karmiche negative, quelle sono più urgenti da sciogliere.
Ed esistono tantissime relazioni di karma da trasformare.
Il che vuol dire che abbiamo dei debiti karmici.
Cosa significa debito karmico?
Significa che dentro di noi c’è una parte di memoria in cui è rimasto bloccato qualche cosa che non abbiamo risolto, chiarito e che è rimasto lì.
Facendo un esempio molto pratico, ipotizziamo che al momento di lasciare il corpo io lo lasci pieno di rabbia, risentimento verso una persona.
Una delle leggi karmiche (simili alle leggi dell’entropia) non accetta che ci siano troppi pieni e troppi vuoti a livello energetico, cioè il karma vuole che tu riporti il tuo sistema energetico in perfetto equilibrio, per una sorta di legge dell’entropia karmica.
Il karma è molto simile alle leggi della chimica e della fisica, non accetta grossi pieni e grossi vuoti, vuole un equilibrio naturale – dinamico ma pur sempre equilibrio. Ci deve essere movimento, ma non squilibrio.
Quindi, se io mi porto dietro una grande rabbia, un grande risentimento, succede che attirerò un partner che mi tirerà fuori proprio queste caratteristiche, perché sono dentro di me, ben nascoste, molto in profondità, ma ci sono.
Questo lo vedremo meglio dopo, ma per avere un assaggio, devi sapere che non possiedi solo la memoria a breve termine e quella a lungo termine, hai anche una memoria molto molto più profonda, chiamata memoria esserica o memoria karmica.
Qui conservi un magazzino di memoria karmica dove ci sono tutte le cose rimaste in sospeso da sciogliere, che prima o poi, in qualche corpo-vita dovrai affrontare.
Quindi noi incontriamo persone, in parte per continuare un percorso, in parte perché dobbiamo sciogliere dei nodi, rivivere delle situazioni già vissute, con le solite dinamiche che portano sofferenza.
Ecco perché abbiamo parlato precedentemente delle cinque ferite karmiche, per studiarle ma anche perché sono connesse poi ad altre ferite e ad altre ancora.
Ma non ci interessa tanto far raccolta di ferite, quanto capire i meccanismi e come lavorarci sopra, ovviamente.
Stiamo tutti recitando il nostro ruolo karmico
Ora voglio illustrarti un po’ cosa avviene quando il karma si intromette nelle relazioni o nelle semplici interazioni che hai con le persone.
Qualsiasi persona: Tuo marito, tua moglie, tua madre, tuo figlio, il carabiniere che ti ferma per strada, il tuo collega al lavoro, il tuo superiore al lavoro, il tuo migliore amico, l’uomo che hai appena conosciuto al bar…
Apriamo il sipario.
Perché non ti accorgi, ma nella vita insceniamo continuamente atti teatrali.
“Teatro? Io non recito, io sono me stesso!”
Vero?
Sbagliato.
Noi recitiamo eccome.
Siamo attori-marionette, mossi dai fili invisibili del karma.
Cioè da tutto il materiale inconscio al nostro interno.
E ogni relazione non diventa più un piacevole scambio, una condivisione spinta dalla spontaneità del cuore, ma una dinamica.
Un gioco di potere, in cui ognuno ha un ruolo da interpretare e cerca di rispettare il suo copione per ottenere qualcosa dall’altro.
Inconsapevoli del proprio potere personale interiore, le persone cercano di conquistarlo al di fuori di loro. Con la manipolazione e la forza. A volte dirette e ben visibili, a volte più nascoste e subdole.
E noi non abbiamo alcun tipo di controllo su questi giochi di ruolo.
È il karma che ci fa recitare in modo automatico questi personaggi.
Personaggi che alterniamo in base alle situazioni e alle persone che abbiamo di fronte.
Tengo a precisare che il gioco dei ruoli richiede almeno due persone.
Di solito con una tematica in comune.
Proviamo a scoprirne qualcuno. Vedi se hai mai avuto a che fare con questi personaggi o se li hai interpretati tu stesso…
Il dominatore e la vittima.
Questi sono i classici ruoli in cui uno si abbassa e uno si alza. Li abbiamo ben descritti nella ferita del carnefice e della vittima. E qui abbiamo un uso completamente sbagliato del terzo chakra. Il chakra del nostro potere personale.
Il giudice.
Cosa fa un giudice? Semplice, lui sputa sentenze. Questo personaggio tenta di darsi un tono e controllare tutti grazie alla sua arma preferita: il giudizio. Invece di costruirsi una vita felice e soddisfacente per se stesso, si dedica a svalutare quella degli altri. “Se abbasso gli altri, io sarò sempre più alto ai loro occhi.”
Il colpevole.
Il colpevole si nutre di pane e senso di colpa. Un po’ perché si sente sbagliato davvero, un po’ perché così può suscitare qualche forma di pietà da parte degli altri. E chi si sente sempre sbagliato e in colpa, troverà sempre qualcuno che continuerà a sminuirlo e a punirlo. A volte lui stesso, a volte un bel giudice magari…
Il manipolatore.
Il manipolatore non ha il coraggio di esporsi e tenta di ottenere quello che vuole con mezzi indiretti. Mezzi più subdoli.
Spesso facendo passare l’altra persona per il carnefice. Non conosce altri modi. Questa persona ha un grave problema a esporre i suoi bisogni.
Il malato.
Altro stratagemma per avere potere o attenzione sugli altri passando per vittima.
Mi viene in mente l’esempio di alcune mamme che appena il figlio tentava di andare via di casa si ammalavano di colpo. Spesso qui c’è una somatizzazione, di solito dell’ansia.
Il mendicante.
Colui che elemosina e pretende attenzioni, affetto e sostegno. Anche se sa che non è carino, non riesce a farne a meno. “Mi ami? Vado bene?”. Lo fa anche in maniera più abusiva, attaccando e tormentando l’altro “Non mi porti mai lì, non mi chiami mai, non fai mai questo e quello”... Sempre forme di elemosina perché hanno grandi buchi d’amore che non sanno come zittire.
Il dipendente.
Il dipendente si appoggia. Non vive bene senza l’altro o senza quello che l’altro gli dà. Non sa stare in piedi sulle sue gambe, non si ama e non si conosce. E spera che l’altro non cada o cadrà anche lui di conseguenza.
L’anti-dipendente.
L’opposto della medaglia. Colui che non ha bisogno mai di niente e di nessuno. Fa tutto da solo, sta bene da solo, le emozioni sono solo debolezze. Questa persona, in realtà, ha più bisogno d’amore degli altri. Indossa un’armatura e non capisce che la vita è uno scambio, che l’amore e l’intimità sono importanti. È fondamentale diventare inter-dipendenti, non chiudersi pur di non dipendere da nessuno.
Il non meritevole.
Si autosabota, si autopuinsce proprio perché in fondo è sicuro di non meritare felicità e amore. È condizionato dal senso del dovere. Arriva a strafare e va oltre i suoi limiti, per dimostrare di essersi meritato anche lui qualcosa dopotutto.
Il salvatore, il guru, il prete.
Colui che vuole salvare tutti. Colui che spesso lo fa controllando le persone. Si crede il detentore della verità assoluta. Pensa di fare del bene e di essere d’aiuto agli altri con il suo controllo, ma non è altro che uno stratagemma per avere potere e influenza su tutti, spacciandosi per buono.
L’altruista, il soccorritore.
Questo è il classico ruolo di crocerossina. Mi viene in mente la classica donna che di solito attira a sé sempre uomini con problemi seri, come l’alcool, la droga ecc.. O l’uomo che attira sempre donne drammatiche, depresse e in crisi. Qui a volte non c’è sempre una ricerca di un potere subdolo, ma più di un sentirsi utili e necessari, così da garantirsi attenzione e sostegno reciproco.
Il buffone, lo sciocco del villaggio.
L’hanno etichettato da piccolo così e non avendo altri modi per essere visto o accettato, non riuscendo a farsi riconoscere in positivo, accetta di farsi riconoscere in negativo. E qui c’è una persona che vorrebbe appunto farsi accettare per quella che è e fa quello che sembra aver funzionato: sminuirsi e umiliarsi.
“Con me si divertono, mi vedono. Meglio che niente”.
Il martire.
Colui che si sacrifica per gli altri per poi segnare sul suo taccuino chi gli deve un favore di ritorno. ”Ho fatto tanto per te, quindi ora tocca te, me lo devi…”
Anche questo è un atteggiamento da abusatore che tenta di farsi passare per vittima. Più dai dal cuore , meno ti importa cosa ricevi in cambio. Ti senti libero e di solito ti ritorna il doppio.
Chi dà per ricevere, chi dà e si lamenta perché non riceve, sta comprando l’affetto di qualcuno. Ha ancora un buco d’amore da colmare.
Il rinunciatario.
Il classico “vorrei ma non posso”. Questa persona ha sempre una scusa a ogni soluzione che trovi. Nega continuamente l’evidenza. “Si tu hai ragione, sì è vero, ma…” Qui c’è tanta confusione mentale. Ci si è radicati talmente tanto nelle proprie convinzioni e fissazioni mentali che la persona boicotta se stesso e ogni tua risposta, con la scusa del “e se invece fosse così?”. Nemmeno si dà il tempo di vedere cosa gli stai dicendo. Non vuole cambiare perché ne ha paura. L’ignoto lo terrorizza.
Il vagabondo.
È quello che salta da una parte all’altra e non si ferma mai. Fa un corso, poi ne fa un altro, poi un altro ancora. Continua a cambiare e non va mai fino in fondo. Non conclude mai nulla. Non riesce a costruire niente. E questo perché ha paura di entrare in profondità.
Il fanatico, il rigido.
Quello che va avanti per dogmi e regole. Ha ragione solo lui e gli altri non capiscono niente. Anche qui si cerca di darsi un tono in qualche modo, con le proprie conoscenze o la propria moralità. E allo stesso tempo ci si nasconde dietro a tutti questi preconcetti, sempre per paura di cambiare.
Il caotico.
Lui ovunque va crea confusione. Crea confusione nei rapporti, la crea nel lavoro ed è convinto di avere tutto sotto controllo. “Io sono chiaro e preciso.”
“E allora perché è tutto un caos qui?”
“Ovviamente sono i miei colleghi che non sanno fare il loro lavoro. Anzi hai ragione li ho già cambiati 3 volte in questo trimestre, ma evidentemente non ho ancora trovato quelli giusti”.
Il padre/la madre di tutti.
Sono diversi dal guru, perché non si ergono sopra tutti, non siedono sul trono. Semplicemente interferiscono nella vita degli altri.
Pensano di avere più esperienza e dicono agli altri come devono vivere. Hanno la mania di consigliare, gli altri sono tutti bambini per loro. “Non capisco perché non vengono mai a trovarmi, io li voglio solo aiutare”.
È un atto d’amore programmare la vita di tutti…
Ce ne sono moltissimi, ma questi sono i più frequenti.
Attenzione perché non sono dinamiche psicologiche, ma psichiche.
Cioè hanno a che fare con l’energia di un individuo. Avvengono a livello profondo, inconscio, come meccanismo di difesa al risveglio.
Sono ruoli che ci lasciano automatici, nel sonno, altamente reattivi, inconsapevoli e pericolosi e ovviamente creano sofferenza.
Il bello è che noi non ci accorgiamo di nulla. Assolutamente nulla.
Siamo subito pronti a dare la colpa agli altri per come ci trattano e per le loro mancanze nei nostri confronti e non osserviamo mai come ci siamo posti noi.
Non vediamo che abbiamo semplicemente messo in atto una bella scenetta teatrale che ormai conosciamo a menadito.
Rileggendo questi ruoli ti è capitato di ritrovarti in uno di loro?
Ti sei rivisto?
Hai rivisto altre persone che interpretano questi personaggi?
Bisogna essere onesti e non nascondersi. E nemmeno sentirsi in colpa e giudicarsi. Altrimenti si riconferma che siamo di nuovo nei panni di uno di quei personaggi che non conoscono amore e gioia.
Accettare con amore, perdonarsi, sono passi fondamentali del risveglio per una buona vita.
Per sganciarsi da questi ruoli è necessario liberarsi dentro.
E anche se l’altro tenta di riportarti lì, tu non ci caschi più; la tua anima è troppo forte, molto più forte del karma.
ROBERTO POTOCNIAK
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intotheclash · 1 year ago
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L'inizio
“A poco a poco devi creare intorno a te una nebbia; devi cancellare tutto ciò che ti circonda, finché non si possa dare più nulla per scontato, finché più nulla è certo o reale…”
Questa frase, giunta chissà da dove, gli trapanò la testa in un nanosecondo e invase il suo cervello a ranghi compatti, come una falange dell’antica Roma.
Fortunatamente il foro prodotto permise anche alla musica, che proveniva dal potente impianto stereo poggiato sulla libreria, di entrare e ricamarsi il suo spazio, con un subitaneo effetto benefico.
“C’è un tempo per andare dritti giù all’inferno, c’è un tempo per tornare a saldare il conto…”
La musica e le parole che gli fecero drizzare i peli delle braccia e allargare il cuore, erano quelle della Gang, uno dei suoi gruppi preferiti. Il migliore nella vasta costellazione delle band italiane. Li aveva sempre amati, fin dal loro esordio, oramai molti anni prima. Li aveva ascoltati crescere, passo dopo passo, aveva approvato e condiviso senza riserve la scelta di passare dall’inglese all’italiano per la scrittura dei testi, anche se, lo sapeva con certezza, non sarebbero comunque mai arrivati a tutti con la dovuta forza. Peccato. E peccato anche non averli mai incontrati di persona. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Chissà!
“Quando un uomo decide di fare una determinata cosa, deve andare fino in fondo, ma deve prendersi la responsabilità di quello che fa. Qualunque cosa faccia, deve prima sapere perché lo fa e poi deve andare avanti con le sue azioni senza dubbi o rimorsi…”
Queste invece erano le parole del Libro. Dischi e libri insieme. Mescolati tra loro, impastati col suo stesso sangue, a formare un unico corpo con la consistenza del cemento armato e l’elasticità di una tela di ragno.
A ciò stava pensando l’uomo intento a radersi, ben piantato di fronte allo specchio del bagno. E radersi, per lui, non era una semplice operazione quotidiana di pulizia, che so, come lavarsi i denti o farsi la doccia,ma un vero e proprio momento catartico, una pulizia, vero, ma quasi più interiore che esteriore. Del resto anche la stanza da bagno somigliava più ad un luogo di meditazione e purificazione, piuttosto che al luogo che tutti conosciamo e vogliamo che rimanga. Era amplissima e luminosa, bianca, completamente bianca, muri, maioliche, sanitari, cornice dello specchio e la lunga mensola che correva su tre lati delle pareti: tutto rigorosamente bianco. Le uniche concessioni al colore e che davano carattere al luogo erano: la sedia a dondolo in bambù ed una stampa raffigurante l’Urlo di Munch; poste una di fronte all’altra.
“Bruciami l’anima, fammi ridere il sangue nel cuore, bruciami l’anima…”
Questo era il disco.
“C’è di male che una volta che ti conoscono, tu sei una cosa data per scontata e, da quel momento in avanti, non sarai più capace di rompere i legami dei loro pensieri. Io personalmente amo la libertà ultima di essere sconosciuto…”
Questo invece era il libro.
“E passala sta cazzo de palla, Salvato'! E’ vero che l’hai portata tu, ma ci dobbiamo giocare tutti! Cazzo!”
Questa era una voce nuova! E non proveniva né dal libro, né dal disco.
L’uomo terminò di radersi, si risciacquò il viso con abbondante acqua fresca e si affacciò sul vicolo sottostante. Un gruppo di una decina di ragazzini stava giocando al calcio in strada. Era una partita vera, cinque contro cinque, chi arriva prima ai dieci goal segnati, e i maglioni gettati in terra erano le porte regolamentari. La scena lo commosse e lo riportò indietro nel tempo, in un’altra galassia. Anche lui, secoli prima, era stato uno di quei monelli e si era battuto come un leone con i suoi coetanei, nei vicoli del suo paese, così simili a quelle vie della vecchia Roma che, in senso lato, erano diventate la sua nuova dimora.
Ma non aveva tempo per affogare nel miele dei ricordi. Con uno schiocco della lingua li ricacciò indietro e tornò alle sue faccende. Ammirò per l’ultima volta allo specchio il suo lavoro, approvò con un accenno di sorriso il disegno perfetto del pizzetto e si passò ripetutamente il palmo della mano sui corti capelli neri a spazzola. Gli sarebbe piaciuto rasarli a zero, lo aveva anche fatto tempo prima, molto tempo prima, ma si era accorto che dava troppo nell’occhio. Troppe persone lo notavano e non poteva permetterselo; così aveva optato per quel taglio anonimo.
Era vero che, negli ultimi due o tre anni, i pelati erano tornati di moda ed erano cresciuti in maniera esponenziale. E anche se le teste rasate erano ancora ben lungi dal raggiungere il numero delle teste di cazzo, si poteva tranquillamente affermare che la forbice si era ristretta.
Andò in camera ed iniziò a vestirsi. Erano le otto di sera di un bel sabato di fine settembre. L’aria era fresca e pulita e lui aveva un appuntamento cui non poteva mancare. Indossò il suo impeccabile vestito nero, comode ed eleganti scarpe di pelle, anch’esse nere, infilò la pattada sarda nella tasca interna della giacca e fece poi scivolare la sua trentotto special nella fondina ascellare perfettamente nascosta dal taglio dei suoi abiti. Infine spense la luce ed uscì in strada. Il lupo era sceso dalla montagna. La caccia era iniziata.
“Il mondo è un luogo misterioso. Specialmente al tramonto.”
Era di nuovo il libro a far udire la propria voce.
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susieporta · 3 months ago
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Sette di Spade
"La risoluzione dei Patti Esoterici".
Questa Energia dirompente frantuma le Antiche Alleanze.
Non solo "Umane". Ma anche "Esoteriche".
Annulla i "sortilegi" delle precedenti catene dimensionali. Spazza via i legami dell'oscura notte buia dell'Anima. Irrompe e deflagra millenni di "storia strutturale interiore".
Complesso definire i contorni di questo "sacro passaggio".
Difficile esprimere a parole la potenza esplosiva e "resettante" che si sta scatenando dalla "Vibrazione di Do".
Un Suono così gutturale e intenso non era mai stato percettibile prima d'ora dal nostro sistema psichico, sensoriale ed emotivo profondo.
Esso proviene dalle Stelle, dal Cosmo, dall'incontro dell'Energia Cristallina con il nucleo viscerale della Terra.
Questa Sacra Unione, purifica, pulisce, libera, strappa dalla pelle ancestrali patti d'Anima. Porta a risoluzione intere generazioni dell'Albero, siano esse viventi o orbitanti nel Campo Energetico della Coscienza.
Una vera Rivoluzione.
Le relazioni tra l'Energia del Maschile e quella del Femminile si posizionano al centro della "risoluzione evolutiva".
Aria e Fuoco si incontrano e divampano. Bruciano, riducono in cenere le catene del dolore e della schiavitù, si riappropriano dei ruoli e dei doni propri della loro Energia primordiale.
Nel Rispetto. Nella Presenza. Nell'Amore.
Questi potenti movimenti potrebbero al momento prefigurarsi come "non processabili" a livello raffigurativo-mentale.
Non li vediamo.
Potrebbero non essere traducibili dall'antico linguaggio "comunemente condiviso".
Non riusciamo ad esprimerli verbalmente.
Ma si sentono, si percepiscono, entrano nella Carne e nel Cuore, sconvolgono le viscere, l'intestino, le vertebre, gli assetti posturali, gli strati epidermici profondi.
Sono "tanta intensità, tutta assieme", per alcuni "troppa e troppo impattante".
L'Emotivo scatena la sua forza liberatoria. Il passaggio esoterico e di iniziazione alla fusione tra Spirito e Materia, si risolve in un gesto umile di Resa profonda dell'Umana condizione. Una sorta di atto genuflesso, di inchino regale, di omaggio alla potenza dello Spirito che risuona espansa dentro di noi, attraverso il potente battito del Cuore Cristallino.
Dicembre è straordinario. E' magico.
E' sacro ed esoterico insieme. E' improvviso. E' riconciliatorio.
E' Ombra e Luce. E' Verità e Giustizia.
E' la spaesante sensazione di aver già visto e vissuto tutto, ma di non averlo mai potuto esprimere nella "piena libertà dell'Umano", attraverso il suo respiro più profondo e autentico, il suo battito più potente, la sua pelle più sensibile.
Saranno giorni intensi. Il passaggio di questa Vibrazione ha appena accennato il suo maestoso compito.
Ne usciremo totalmente trasformati dai movimenti sconquassanti delle prossime due settimane.
"Melodia nuova" proveniente dalle Galassie, si propaga nell'Etere, si insinua nel campo magnetico, vibra potente e amplificata e si sintetizza dentro di noi attraverso i nuovi sensori interiori del nostro campo dimensionale di Coscienza.
Preparate l'espressione di stupore più bella che mai potreste immaginare.
Perché, se all'apparenza là fuori tutto sembra ancora "Vecchio", il germe del "Nuovo" sta per sconvolgere le vostre Vite. Per sempre.
Tenetevi forte.
Si decolla.
Mirtilla Esmeralda
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levysoft · 4 months ago
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Guarda il video dei primi tre secondi del Big Bang
Che ci crediate o no, i fisici stanno ancora cercando di capire l’universo quando aveva solo una manciata di secondi. E anche se abbiamo fatto progressi significativi sul Big Bang nel secolo scorso, la situazione è molto complessa. Quello che sappiamo è che circa 13,8 miliardi di anni fa il nostro universo era incredibilmente caldo (con temperature oltre il quadrilione di gradi) e incredibilmente piccolo (le dimensioni di una pesca, per capirci). Gli astronomi sospettano che il cosmo abbia attraversato un periodo di espansione improvvisa quando aveva meno di un secondo di vita. È l’inflazione, di cui abbiamo parlato più approfonditamente qui.
Come tutto ha avuto inizio: il Big Bang
In meno di un battito di ciglia, l’universo è diventato molto più grande (di almeno 1052). Quando questa rapida fase di espansione si concluse, qualunque cosa abbia causato l’inflazione è decaduta, inondando l’universo di materia e radiazioni (ma non sappiamo come). Pochi minuti dopo, sono comparsi i primi elementi. Prima di quel momento l’universo era troppo caldo e denso perché si potesse formare qualcosa di stabile. Era un gigantesco miscuglio di quark (i mattoni fondamentali dei nuclei atomici) e gluoni (i vettori della forza nucleare forte). E una volta che l’universo aveva una dozzina di minuti, si era già espanso e raffreddato abbastanza da permettere ai quark di legarsi insieme, formando i primi protoni e neutroni. Quei legami hanno poi prodotto i primi atomi di idrogeno ed elio, che dopo centinaia di milioni di anni hanno dato vita alle prime stelle e galassie.
La materia oscura
Tra le cose che non sappiamo sul Big Bang c’è tutto il discorso sulla materia oscura. Non l’abbiamo mai vista, ma sappiamo che è responsabile di oltre l’80% della materia che compone l’universo. Sappiamo per certo come la materia “ordinaria” abbia avuto origine in quella zuppa calda e densa che era il cosmo primordiale, ma non abbiamo idea di come e quando la materia oscura sia apparsa sulla scena. Poi c’è l’inflazione stessa. Non sappiamo cosa abbia fornito tutta l’energia necessaria per l’improvvisa espansione, non sappiamo nemmeno perché sia durata così tanto e cosa l’abbia fermata.
Asimmetria fra materia e antimateria
Altra questione irrisolta è l’asimmetria fra materia e antimateria. Dagli esperimenti negli acceleratori di particelle, vediamo che per ogni particella di materia ce n’è una di antimateria. Quando ci guardiamo intorno nel cosmo, però, vediamo solo mucchi e mucchi di materia normale e non una goccia di antimateria. Qualcosa di terribile dev’essere accaduto nei primi secondi dell’universo per sbilanciare questo equilibrio, ma non ne sappiamo granché. E c’è anche la possibilità che dopo il Big Bang ci fossero una marea di piccoli buchi neri. Quelli che ci sono nel cosmo attuale sono tutti prodotti dalla morte di stelle massicce. Sono gli unici luoghi in cui la densità della materia può raggiungere le soglie necessarie per innescare la formazione di nuovi buchi neri. Ma nell’universo primordiale, alcune zone del cosmo potrebbero aver raggiunto una densità sufficiente da creare buchi neri senza dover prima passare attraverso il ciclo di vita stellare. Forse.
Per i dettagli:
Leggo l’articolo “What was the universe’s first second like? These particles can tell us” su NewScientist
(via Guarda il video dei primi tre secondi del Big Bang: la simulazione è da pelle d’oca | Passione Astronomia)
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gregor-samsung · 1 year ago
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" Hamas divenne un attore significativo sul campo anche grazie alla politica israeliana di appoggio alla costruzione di un’infrastruttura educativa islamica a Gaza, che intendeva bilanciare la presa del movimento laico Fatah sulla popolazione locale. Nel 2009 Avner Cohen, che aveva prestato servizio nella Striscia di Gaza nel periodo in cui, alla fine degli anni ’80, Hamas iniziò a prendere il potere, ed era responsabile degli affari religiosi nei Territori occupati, dichiarò al «Wall Street Journal»: «Hamas, con mio grande rammarico, è una creazione di Israele». Cohen spiega come Israele abbia aiutato l’organizzazione benefica al-Mujama al-Islamiya (il «Centro islamico»), fondato da Sheikh Ahmed Yassin nel 1979, a diventare un potente movimento politico, da cui emerse Hamas nel 1987. Sheikh Yassin, un religioso islamico disabile e semi-cieco, fondò Hamas e ne fu il leader spirituale fino al suo assassinio nel 2004. Originariamente venne avvicinato da Israele con un’offerta di aiuto e la promessa del benestare governativo all’espansione della sua organizzazione. Gli israeliani speravano che, attraverso la sua opera di beneficenza e le sue attività educative, questo leader carismatico avrebbe fatto da contrappeso al potere di Fatah nella Striscia di Gaza e altrove. È interessante notare che alla fine degli anni ’70 Israele, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna vedevano nei movimenti nazionali laici (di cui oggi lamentano l’assenza) il peggior nemico dell’Occidente.
Nel suo libro To Know the Hamas, il giornalista israeliano Shlomi Eldar racconta una storia affine sui forti legami tra Yassin e Israele. Con la benedizione e il sostegno di Israele il Centro islamico aprì un’università nel 1979, un sistema scolastico indipendente e una rete di circoli e moschee. Nel 2014 il «Washington Post» trasse conclusioni molto simili sulla stretta relazione tra Israele e il Centro islamico fino alla nascita di Hamas nel 1988. Nel 1993 Hamas divenne il principale oppositore degli accordi di Oslo. Mentre c’era ancora chi appoggiava Oslo la sua popolarità diminuì, ma non appena Israele cominciò a rinnegare quasi tutti gli impegni assunti durante i negoziati il supporto verso Hamas crebbe, dando nuova linfa vitale al movimento. La politica di insediamento di Israele e il suo uso eccessivo della forza contro la popolazione civile nei Territori giocarono sicuramente un ruolo importante. La popolarità di Hamas tra i palestinesi non dipendeva però unicamente dal successo o dal fallimento degli accordi di Oslo, ma anche dal fatto che l’organizzazione avesse effettivamente conquistato i cuori e le menti di molti musulmani (che sono la maggioranza nei Territori occupati) per via dell’incapacità dei movimenti laici nel trovare soluzioni all’occupazione. Come per altri gruppi politici islamici in tutto il mondo arabo, il fallimento dei movimenti laici nel creare posti di lavoro e nel garantire benessere economico e sicurezza sociale spinse molte persone a tornare alla religione, che offriva conforto e reti stabili di supporto e solidarietà. Nell’intero Medio Oriente, come nel mondo in generale, la modernizzazione e la secolarizzazione hanno giovato a pochi e hanno lasciato molti infelici, poveri e amareggiati. La religione sembrava una panacea, oltre che un’opzione politica. "
Ilan Pappé, Dieci miti su Israele, traduzione di Federica Stagni, postfazione di Chiara Cruciati, Tamu editore, 2022. [Libro elettronico]
[Edizione originale: Ten Myths About Israel, New York: Verso, 2017]
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caffeina71 · 2 months ago
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Era passato un anno. Un anno da quella notte che Alden Parker e Jane Tennant non avrebbero mai potuto dimenticare. Un anno che aveva cambiato tutto, ma che non aveva cancellato il ricordo vivido e travolgente di ciò che avevano condiviso: una passione che era andata oltre il semplice desiderio, trasformandosi in una connessione che nessuno dei due aveva mai sperato di trovare. Eppure, nonostante la forza di quell’incontro, la vita aveva preso un’altra piega, non solo a causa della lontananza, ma complicata da eventi che Alden non avrebbe mai potuto prevedere.
La violenza del passato, che sembrava essersi placata, era tornata a irrompere nella sua vita in una forma che Alden non avrebbe mai immaginato: il Corvo. Un uomo enigmatico, misterioso e crudele, che aveva scelto Viv, l’ex moglie di Alden, come pedina per una vendetta che si estendeva lungo la storia tra lui e Parker. L’odio che il Corvo nutriva per Alden aveva preso una piega ancora più oscura quando Viv era stata rapita, e Alden si era trovato coinvolto in un gioco di ombre, false prove e accuse che avevano minacciato di distruggerlo.
Non solo Viv era stata presa in ostaggio, ma il Corvo aveva anche architettato un piano diabolico per incastrare Alden nell’omicidio del rapitore. Tutto sembrava essere contro di lui, costringendolo a fuggire. La sua squadra – Nick, Tim e Night – era stata fondamentale nel cercare di scagionarlo, lavorando instancabilmente per scoprire la verità. E in questo labirinto di inganni, Jane, dall’altra parte dell’oceano, aveva dato un contributo decisivo, mettendo in gioco le risorse della sua agenzia alle Hawaii.
Ma mentre il caos si dipanava attorno a lui, Alden non riusciva a fare a meno di pensare a quella notte con Jane. La passione, la connessione, il desiderio che li aveva legati sembravano ormai un ricordo lontano, inghiottito dalle ombre di una vita che, forse, non gli avrebbe mai più permesso di essere veramente felice. Eppure, c’era Viv, che, a distanza di tempo, sembrava voler ancora qualcosa che Alden non era sicuro di essere più disposto a dare.
Viv, con il suo sorriso velato e gli occhi pieni di rimorsi, si era fatta strada nuovamente nella sua vita. Era fuggita dal rapimento del Corvo, ma ora sembrava voler riaccendere una fiamma che Alden aveva cercato di spegnere una volta per tutte. Ogni incontro con lei diventava sempre più difficile, una battaglia interiore tra il ricordo di ciò che erano stati e la consapevolezza che quella parte di lui fosse ormai chiusa. Eppure, quando erano fuggiti insieme, il desiderio tra di loro si era acceso come una scintilla che non riuscivano a controllare. Quella notte, più di una semplice fuga, aveva riportato alla luce una passione che Alden pensava ormai sepolta. Per lui, tuttavia, era stato solo un momento, che aveva confermato quanto fosse cambiato. Non c’era più nulla da recuperare tra loro.
Viv, però, non la pensava allo stesso modo. Per lei, quella notte era stata un ritorno a un’intimità che l’aveva sempre coinvolta profondamente. Il sesso con Parker era sempre stato idilliaco, e l’incredibile intensità con cui si erano ritrovati le aveva fatto capire quanto lo volesse ancora, quanto fosse incapace di lasciarlo andare. Ogni incontro successivo con Alden riempiva Viv di speranza, un’illusione che forse lui avrebbe ceduto, che avrebbero potuto ricominciare da dove avevano lasciato.
Nel frattempo, Jane Tennant continuava a farsi strada nei pensieri di Alden, non come una distrazione, ma come una forza che lo ancorava. La sua intelligenza, il suo spirito forte, la sua affascinante indipendenza avevano dato a Alden un’idea di cosa avrebbe potuto essere un futuro diverso. Un futuro senza i legami del passato, senza il peso di un amore che non c’era più. Jane non era solo una collega. Non era solo una donna con cui aveva condiviso una notte memorabile. No. Per Alden, Jane rappresentava l’opportunità di un nuovo inizio. Ma c’era una decisione che non riusciva a prendere. Se Viv, il suo passato, si fosse messa di traverso, sarebbe riuscito a vivere il presente con Jane? O avrebbe ceduto, come sempre, ai fantasmi della sua vecchia vita?
Alden non lo sapeva ancora, ma quella notte, mentre si trovava di fronte a Viv, avrebbe trovato la risposta.
“Devi scegliere, Alden,” disse Viv, con quella determinazione e praticità che l’avevano sempre contraddistinta e che Alden aveva sempre amato. “C’è ancora tempo per sistemare le cose tra di noi. Lo so che non è stato facile, ma possiamo riprendere da dove avevamo lasciato.” Il suo tono, pur velato da una supplica, nascondeva anche la forza di chi sapeva che, se Alden avesse fatto il passo giusto, lei sarebbe stata pronta a riprendere in mano la sua vita.
Alden si fermò, fissandola negli occhi, sentendo il peso di quelle parole. Il tempo sembrava essersi fermato tra loro due, come se fosse tornato a quel momento, tanto tempo fa, in cui tutto sembrava possibile. Ma la sua mente si spostò immediatamente a Jane, a quelle notti indimenticabili che li avevano legati, e alla paura di fare un passo falso.
“Viv,” rispose con voce ferma, “non posso tornare indietro. Non possiamo tornare indietro.”
Una lacrima scivolò lungo la guancia di Viv, ma non disse altro. Si alzò e si diresse verso la porta, lasciando Alden immerso in un mare di dubbi. Era davvero finita? Oppure Viv sarebbe continuata a presentarsi come una tentazione, un legame con il passato che non riusciva a spezzare?
In quel momento, il telefono di Alden squillò. Era un messaggio da parte di Nick, che non perdeva occasione di essere pratico, anche nei momenti più difficili:
“Abbiamo un caso. Jane ha bisogno di te. Il Corvo sta facendo di nuovo parlare di sé, e stavolta la cosa si fa davvero pericolosa. È tempo di prendere una decisione.”
Quella notizia fu come un colpo al cuore. Il Corvo era ancora in gioco. Non solo Viv, ma anche l’intera situazione che lo stava travolgendo. Alden si rese conto che il futuro non poteva aspettare. Forse non avrebbe mai avuto una risposta chiara sulla sua vita con Jane, ma non c’era più tempo per rimandare. Doveva proteggere chi amava e, in qualche modo, trovare un modo per affrontare il suo passato.
E, mentre si preparava ad affrontare l’ennesima tempesta, Alden sapeva una cosa con certezza: il destino gli avrebbe riservato una scelta ben più difficile.
Capitolo 3
La squadra di Alden Parker era pronta. La decisione era stata presa: l’avventura alle Hawaii non avrebbe più potuto aspettare. La minaccia del Corvo, e la spirale di inganni che si era scatenata, li aveva costretti a unire le forze con Jane Tennant e la sua squadra alle Hawaii. Si sarebbero messi alla caccia di un uomo oscuro, un nemico enigmatico e imprevedibile, e stavano per affrontare un viaggio che nessuno di loro avrebbe mai dimenticato.
Nick, Tim e Night si erano preparati con la precisione che li contraddistingueva. Ogni passo, ogni mossa, tutto era stato pianificato. Alden, però, non riusciva a distogliere il pensiero da ciò che stava lasciando alle spalle. Non era solo il caso che lo preoccupava, ma la presenza di Viv nella sua vita. La donna che aveva amato, ma che ormai sembrava appartenere al passato. Eppure, nonostante la sua determinazione a chiudere quella pagina, Viv era lì, in qualche modo, pronta a riscrivere una storia che Alden aveva cercato di archiviare.
Mentre la squadra si preparava a partire, Alden ricevette un messaggio da Jane. “Siamo pronti. Ti aspetto alle Hawaii. Ci serve tutto il supporto che possiamo avere.” Ogni parola che scriveva sembrava radicarlo più saldamente nella realtà di ciò che stavano per affrontare. Ma, mentre il volo si avvicinava, una nuova e devastante notizia li colpì.
Un’informazione arrivata da Nick, che parlava al telefono in modo concitato, fece tremare Alden fino nelle ossa. “Alden, è Viv. È stata ferita gravemente. Un uomo del Corvo l’ha attaccata mentre era nella tua auto.
Un brivido gelido attraversò la schiena di Alden. Si sentì come se la terra sotto i suoi piedi fosse improvvisamente crollata. La voce di Nick continuava a risuonare nell’auricolare. “L’hanno trovata in un vicolo. Stava cercando di fermarli, ma…”
Le parole di Nick divennero un mormorio lontano. Il volto di Viv gli riempì la mente, l’immagine di lei che si faceva avanti con quella sua solita determinazione, l’idea che stesse ancora combattendo per lui. Si sentiva come se tutto fosse improvvisamente diventato più complicato. La sua squadra era pronta a partire, ma lui non riusciva a immaginare di lasciare Viv così, sola e in pericolo.
Mi occuperò di Viv. Tu e il team proseguite. Fate quel che serve per catturarlo. Ho fiducia in voi.” La sua voce era ferma, ma l’ansia, la preoccupazione, erano lì, tangibili, nonostante la sua determinazione.
Tim lo guardò con uno sguardo serio, comprensivo. “Alden, stai facendo la cosa giusta.”
Con un ultimo sguardo alla squadra, Alden si preparò a lasciare l’aeroporto di Washington. Non sarebbe stato facile, ma la sua priorità ora era Viv. Doveva assicurarsi che fosse al sicuro, che avesse la possibilità di riprendersi, e poi, solo allora, avrebbe potuto pensare al Corvo, alla caccia e, forse, al futuro con Jane. Ma quel futuro sembrava ora più incerto che mai. Il viaggio verso l’ospedale non sembrò mai finire.
Alden si sedette accanto a Viv, il suo respiro affannoso ma forte, il corpo immobile sotto le bende. Le sue ferite erano gravi, ma non mortali, per fortuna. Tuttavia, ogni istante che passava, Alden sentiva il peso della sua presenza come un legame con il passato che non riusciva a spezzare.
Viv, svegliandosi tra un colpo di tosse, guardò Alden con quegli occhi che avevano visto tanto dolore, ma che portavano con sé anche una speranza che sembrava non voler morire. “Non dovevi venire, Alden. Non devi mettere in pericolo la tua vita per me,” disse con un filo di voce, ma la determinazione era ancora lì.
“Non ti lascio sola,” rispose Alden con una calma che mascherava la tempesta dentro di sé. “Non ti lascerò mai più sola. Sei stata una parte della mia vita. Non c’è niente che mi impedisca di essere qui.”
Le parole sembrarono raggiungere Viv, ma un sorriso triste si dipinse sul suo volto. “Lo so. Lo so che hai sempre fatto di tutto per proteggermi. Ma ti sto mettendo in una posizione difficile, Alden. E non voglio che tu perda tutto per una vecchia storia. Sei con Jane, ora. Lei è la tua opportunità di…”
Alden la fermò con uno sguardo deciso. “Non voglio parlare di Jane. Voglio che tu stia bene. Non posso concentrarmi su altro.”
Nonostante il dolore, Viv cercò di sollevarsi un po’, prendendo la sua mano. “Lo so… lo so quanto ti stai impegnando per chiudere il passato. Ma non dimenticare mai, Alden, che a volte siamo più forti insieme. Non lasciarmi andare. Non lasciarmi scomparire come se non avessi mai avuto un ruolo nella tua vita.”
Alden non rispose, ma il peso delle sue parole lo colpì profondamente. Come poteva farlo? Come poteva andare avanti senza sentirsi schiacciato dal passato che aveva condiviso con Viv, e allo stesso tempo, da un futuro che sentiva sempre più distante con Jane?
Nel frattempo, il resto della squadra si preparava alle Hawaii, senza fermarsi nemmeno per un istante. Nick e Tim erano in contatto con Jane, che li guidava nelle mosse da fare, mettendo insieme tutte le risorse necessarie per stanare il Corvo. La situazione era tesa, ogni secondo sembrava pesare di più. Ma la missione doveva proseguire. Non c’era più tempo da perdere.
“La priorità ora è prenderlo,” aveva detto Jane con determinazione. “Alden si occuperà di Viv. Noi facciamo il nostro lavoro.”
E mentre la squadra si muoveva con precisione e concentrazione, Alden si trovava nel bel mezzo di un incubo. Lottava tra il suo senso del dovere e il suo cuore, che lo spingeva a stare vicino a Viv. Ma sapeva che la battaglia era solo all’inizio, e che non avrebbe potuto fuggire dalle sue scelte, né dal passato che lo stava inghiottendo.
Alden sapeva che la tempesta che si stava preparando avrebbe determinato tutto.
Capitolo 4
La tensione tra Alden Parker e Jane Tennant era ormai un’ombra che aleggiava su di loro, ma entrambi sapevano che quella notte, nonostante l’intensità e la connessione che avevano condiviso, non significava l’inizio di qualcosa di duraturo. Quella che era stata un’avventura travolgente, piena di passione e di un’intesa che li aveva sorpresi, si era dissolta nei confini della sfera privata, con la consapevolezza che le loro vite professionali troppo lontane e i vincoli delle loro esistenze non avrebbero mai permesso che si sviluppasse qualcosa di più. Alden era il direttore dell’agenzia di Washington, Jane quella alle Hawaii. Le distanze, sia fisiche che professionali, li separavano, ma nonostante tutto, non riuscivano a smettere di pensare l’uno all’altra. Ogni pensiero li portava inevitabilmente a riflettere su quella notte che li aveva uniti in modo travolgente, ma che ora sembrava destinata a rimanere solo un ricordo irraggiungibile.
Nel frattempo, il successo della cattura del “Corvo” era stata possibile grazie a un’intuizione brillante di Alden che durante una riunione strategica, aveva notato un piccolo dettaglio che nessun altro aveva colto: un movimento sospetto nei trasporti che indicava un punto vulnerabile nella rete di sicurezza. Dopo aver condiviso questa intuizione con Jane, la sua squadra alle Hawaii aveva messo in atto un piano impeccabile, riuscendo a fermare il Corvo prima che potesse causare ulteriori danni. La collaborazione tra le agenzie aveva cementato il rispetto che entrambi nutrivano per le capacità professionali dell’altro, ma entrambi sapevano bene che il legame che li univa era quello del lavoro, non di un futuro insieme.
Alden si sforzava di distrarsi dalla crescente infatuazione che provava per Jane, ma una nuova dinamica stava prendendo forma nel suo ambiente di lavoro. Durante una videoconferenza di routine, Parker aveva conosciuto Ethan Drake, un consulente esterno che collaborava con la squadra di Jane. Ethan era un esperto di sicurezza cibernetica, un uomo giovane, affabile, sorridente, con una carica di energia che non poteva passare inosservata. Sebbene il suo atteggiamento fosse altamente professionale, Alden non poté fare a meno di notare la sintonia evidente tra Ethan e Jane, una chimica che sembrava emergere ogni volta che i due interagivano.
Era difficile ignorare l’intesa che traspariva tra loro, non solo nelle parole scambiate, ma anche nei sorrisi rapidi, nei piccoli gesti che suggerivano qualcosa di più. Jane lo rispettava, certamente, ma con Ethan c’era qualcosa di diverso. Le sue risposte erano più morbide, il sorriso più spontaneo. Alden, che solitamente era attento a ogni dettaglio, si trovò a fissare l’interazione tra i due con un’inquietudine che non riusciva a reprimere. Qualcosa gli diceva che tra Jane e Ethan non c’era solo una connessione professionale.
“Parker?” la voce di Tim lo scosse dai suoi pensieri. “Sei ancora con noi?”
Alden, riportato alla realtà, annuì distrattamente. “Sì, scusa. Un momento di distrazione.”
Era evidente che la sua mente fosse altrove, ma Tim non insistette. Alden provò a concentrarsi sul lavoro, ma il suo pensiero tornava sempre a Ethan e Jane, alla chimica che sembrava crescere tra di loro. Quel tipo di complicità che, a lui, sembrava più di un’amicizia.
Il giorno dopo, Alden ricevette un messaggio da Jane. Non erano parole di cortesia formale, ma qualcosa che colpì Alden come un piccolo segno di connessione tra loro: “Non pensavo che sarebbe stato così difficile lasciarsi andare. Spero tu stia bene, Alden.” La frase, pur innocente, fece crescere un nodo nella sua pancia. Quella comunicazione sembrava essere un segno che, anche se i loro mondi erano troppo distanti per permettere una relazione, c’era ancora qualcosa che li legava.
Ma Alden cercò di non darvi troppo peso. Aveva già vissuto troppe situazioni complicate con le donne, e il pensiero che Jane potesse essere ormai fuori dalla sua portata, complicato anche dalla crescente intesa con Ethan, lo spingeva a riflettere. Non poteva permettere che i suoi sentimenti interferissero con il lavoro, specialmente ora che la cattura del Corvo aveva consolidato il loro successo professionale.
Nel frattempo, Jane si trovava a fare i conti con la sua crescente consapevolezza: tra Ethan e lei c’era qualcosa. Un’attrazione che non aveva mai preso forma in modo chiaro, ma che ora sembrava emergere sempre più. Ethan, con il suo modo di guardarla, di parlare con lei, la metteva a suo agio. Ma allo stesso tempo, la faceva riflettere su ciò che voleva veramente.
Forse era troppo presto per dirlo, ma la sintonia che avevano durante le missioni, le lunghe ore passate a discutere di lavoro, quella connessione che sembrava andare oltre il semplice rispetto professionale, non poteva essere ignorata. Jane si trovava a pensare a Ethan nei momenti più inaspettati. Tuttavia, come Alden, sapeva che il lavoro non ammetteva distrazioni.
Un pomeriggio, durante una sessione di analisi a distanza con la squadra di Washington, Jane si trovò di nuovo a confrontarsi con Alden. Lui aveva una domanda urgente riguardo a una nuova minaccia. Jane, sempre pronta a rispondere, si preparò a discutere il caso. Ma quando si scambiarono alcune battute, un silenzio strano si creò tra di loro. Un’energia tesa, come se una conversazione non detta stesse aleggiando nell’aria.
“Mi chiedevo…” iniziò Alden, ma poi esitò. “Cosa pensi di Ethan? Sta facendo un buon lavoro, ma…” si interruppe, incapace di formulare il resto della domanda.
Jane lo guardò, interpretando subito la domanda non detta. “Ethan è molto bravo. Abbiamo lavorato insieme a lungo, e sa quando spingersi oltre il limite. Perché me lo chiedi?” rispose, mantenendo il tono professionale.
Alden sorrise debolmente, cercando di nascondere la sua frustrazione. “Solo per capire. Sembrava… che ci fosse una buona sintonia tra di voi, e volevo sapere cosa ne pensavi.”
Jane si trattenne un attimo, forse cercando la risposta giusta. Poi, decise di rispondere senza mezzi termini, ma con una punta di leggerezza. “Lo rispetto molto. È un professionista. Non c’è nulla tra di noi, se è quello che stai cercando di capire.” Poi, per cambiare argomento, aggiunse: “La tua ex moglie come sta?” La sua voce suonò sincera, ma Alden non poté fare a meno di notare la sottile evasività nel suo tono.
Alden si rilassò, ma il suo cuore non smetteva di battere più forte. “Capisco,” rispose con un sorriso forzato, ma nel suo intimo sentiva che qualcosa non quadrava. La conversazione si concluse, ma entrambi si ritrovarono a riflettere sulle parole non dette e sulla crescente tensione tra di loro. Nonostante la distanza fisica e professionale, la connessione che avevano condiviso, così intensa e sfuggente, sembrava legarli in modi che non riuscivano ancora a definire.
Capitolo 5
Qualche anno prima, durante una riunione delle agenzie a Washington, Alden Parker e Jane Tennant avevano vissuto un’intensa storia di pochi giorni, una relazione che aveva avuto il sapore di un’illusione: un’attrazione travolgente che si era tradotta in sesso senza alcun impegno, ma che aveva lasciato entrambi con una sensazione persistente, come se qualcosa di più fosse nascosto sotto la superficie.
Per Jane, quella relazione aveva avuto un impatto più profondo di quanto avesse voluto ammettere. Il modo in cui Alden la faceva sentire — tanto desiderata quanto unica — le aveva fatto credere che non avrebbe mai trovato un altro uomo in grado di risvegliare in lei quella passione, quella connessione così bruciante. Nonostante le sue relazioni successive, nessuno sembrava all’altezza di Alden. Ogni volta che si trovava tra le braccia di qualcun altro, c’era una parte di lei che rimpiangeva quei giorni con lui, un’assenza che non riusciva a colmare.
Anche Alden, purtroppo, non aveva trovato nulla di simile. Le sue avventure, e persino le relazioni più significative, gli avevano fatto sentire la stessa solitudine. Nonostante fosse circondato da donne che lo ammiravano, nessuna riusciva a scuoterlo come Jane. Nessuna riusciva a fargli provare quella miscela di desiderio e rispetto che lui aveva provato con lei. La sua mente tornava costantemente a quella breve, ma memorabile, avventura. Quando pensava a Jane, pensava alla sua energia, alla sua intelligenza e alla passione che avevano condiviso. Si era convinto che, se solo le circostanze fossero state diverse, le cose sarebbero potute andare diversamente tra di loro.
Ora, un anno dopo, i due si preparavano a rivedersi. Il pensionamento del direttore dell’agenzia di Los Angeles li avrebbe portati nella stessa città per l’evento, e il pensiero di rivedersi suscitava in entrambi un mix di eccitazione e nervosismo. Ogni pensiero che avevano sulla riunione sembrava far riaffiorare le emozioni e i desideri di quella breve storia, ma entrambi si trovarono a riflettere sul tempo che era passato, sulle persone che avevano incontrato nel frattempo e sulle relazioni che avevano avuto.
Ma la domanda che li tormentava non era tanto se avrebbero provato di nuovo la stessa chimica, ma come sarebbe stato farlo dopo aver vissuto altre storie, altre esperienze. Avrebbero potuto rivivere quella connessione pura e intensa? Sarebbe stato solo sesso, oppure sarebbe tornato qualcosa di più profondo?
Nel frattempo, le loro rispettive relazioni non avevano evitato di sollevare gelosia. Alden, che aveva avuto brevi storie con altre donne, non poteva fare a meno di pensare alla possibilità che Jane avesse avuto altre relazioni significative, e questo pensiero lo turbava più di quanto avrebbe voluto ammettere. D’altra parte, Jane non riusciva a liberarsi del pensiero che Alden, con il suo fascino e la sua esperienza, avesse sicuramente avuto altre donne dopo di lei. La sua mente si era spesso concentrata su quel dettaglio, immaginando lui con altre donne, con lui che toccava le altre donne come aveva toccato e baciato lei, se aveva fatto sesso con le altre con la stessa intensità che aveva fatto con lei e quel pensiero provocava una strana miscela di desiderio e gelosia che non riusciva a reprimere.
Arrivati al momento dell’incontro, la tensione tra loro era palpabile. Quando si videro per la prima volta, c’era un istante in cui entrambi si studiarono, cercando di capire se l’attrazione fosse ancora viva o se il tempo avesse spento qualcosa. Ma non appena si avvicinarono, qualcosa scattò. Lo sguardo che si scambiarono era diverso da quello di un anno prima, carico di un’inquietudine mista a curiosità, come se entrambi stessero cercando di misurare cosa fosse rimasto di quella connessione.
Forse era l’alcol, o forse il fatto che nessuno dei due riuscisse a resistere all’attrazione, ma quella sera si trovarono nuovamente a condividere una stanza. Il loro corpo si trovava in sintonia come se non fosse passato un solo giorno da quando si erano visti. Tuttavia, le emozioni che avevano cercato di reprimere riaffiorarono. C’era gelosia, ma anche un senso di liberazione. Entrambi avevano vissuto altre storie, ma nessuna di queste era riuscita a farli sentire come l’uno con l’altra.
Il sesso che seguirà non sarà solo fisico. Quello che scivola tra le lenzuola è una miscela di emozioni che si mescola con il desiderio. Sarà più selvaggio, più urgente, come se ogni bacio, ogni tocco fosse un modo per esplorare non solo i loro corpi, ma anche il terreno sconosciuto che avevano evitato di attraversare. La gelosia che li ha tormentati si trasformerà in qualcosa di più primitivo, una voglia di possesso che li renderà ancora più intensi. Non si trattava solo di rivivere il passato; si trattava di prendere tutto quello che avevano represso e dare spazio a una passione che non avevano mai smesso di desiderare, il sesso quella sera sarà sia egoista che con la voglia di soddisfare l’altro e fare in modo che l’altro non si dimentichi di quei momenti. Entrambi cercheranno di restare imporre nella mente dell’altro quella notte.
Forse non avrebbero mai trovato una risposta chiara alla domanda di cosa fosse stato quel legame tra di loro, ma quella notte avrebbe dato loro una risposta diversa: che l’intensità di ciò che avevano provato non era finita, e che, per quanto i loro percorsi fossero diversi, quella chimica era ancora lì, viva e indomabile.
Capitolo 6: Il Gala di Natale
Alden Parker e Jane Tennant si conoscevano da anni. Entrambi dirigevano le rispettive agenzie NCIS: lui a Washington, lei alle Hawaii. La loro prima “avventura” era iniziata durante una di quelle riunioni di lavoro, quando le agenzie si incrociano e collaborano su casi comuni. Quella storia, che si era sviluppata in poche notti, aveva avuto il sapore di un’illusione, ma il ricordo era rimasto inciso nei loro corpi e nelle loro menti. La chimica che avevano condiviso in quei giorni li aveva legati in un modo che nessun’altra relazione era riuscita a eguagliare.
Le loro vite personali erano cambiate nel corso degli anni. Entrambi avevano avuto diverse relazioni, ma nessuna era riuscita a suscitare lo stesso desiderio e la stessa passione di quando erano insieme. Ogni nuovo incontro sembrava insipido, come una pallida imitazione di ciò che avevano provato l’uno con l’altra. Nonostante ciò, Alden e Jane avevano imparato a convivere con la distanza, consapevoli che la loro connessione, così unica e intensa, sarebbe rimasta un segreto custodito nei loro cuori.
Ora, un altro incontro era in programma: il tradizionale gala di Natale delle agenzie NCIS, un evento che si svolgeva ogni anno per celebrare i successi e il lavoro svolto. Entrambi erano stati invitati a partecipare, e le loro agenzie si sarebbero incontrate ancora una volta. La serata sarebbe stata elegante, raffinata, e prevedeva che tutti i partecipanti dovessero venire accompagnati da un partner. Questa volta, tuttavia, la partecipazione doveva essere in coppia. Non appena la notizia dell’invito si era diffusa, un’inquietudine si era insinuata nelle loro menti. Sapevano cosa sarebbe successo, cosa avrebbe scatenato il semplice pensiero di rivedersi.
Alden aveva una nuova compagna, ma non riusciva a fare a meno di paragonarla a Jane, in ogni senso. Jane, da parte sua, aveva iniziato una relazione con un collega delle Hawaii, ma niente di serio, o almeno niente che potesse eguagliare il legame che aveva con Alden. Entrambi, però, si sentivano turbatissimi all’idea di dover partecipare al gala, ognuno con la propria compagna o compagno, ma con la mente inevitabilmente rivolta all’altro.
Le ore precedenti all’evento furono un turbine di emozioni. Alden cercava di concentrarsi sul suo lavoro, ma la mente gli tornava continuamente a Jane, a quel sorriso che non riusciva mai a dimenticare, a come il suo corpo si adattasse perfettamente al suo, come se fossero stati progettati l’uno per l’altra. Anche Jane non riusciva a distogliere i pensieri da Alden. Si immaginava già con lui, la sua pelle, il suo respiro vicino al suo. Sapeva che sarebbe stata una lotta contro la passione, ma non voleva ammettere a se stessa quanto fosse intensa quella voglia di rivederlo.
Quando finalmente arrivò la sera del gala, Alden e Jane si trovarono di fronte alla sala decorata con luci scintillanti e un maestoso albero di Natale, circondati da centinaia di colleghi e superiori. Ma per quanto cercassero di concentrarsi su tutto il resto, entrambi si trovarono a cercarsi con lo sguardo, come se quella distanza non fosse mai esistita. Si scambiarono una rapida occhiata, e in quel momento tutto il resto del mondo sembrò sfocare.
Alden era con la sua compagna, ma il suo corpo era teso, come se ogni fibra fosse in attesa di qualcosa. Jane stava ridendo con il suo compagno, ma la sua mente non era lì. Era lontana, a pochi passi da Alden. I loro sguardi si incrociarono ancora una volta e, nonostante la presenza degli altri, si capirono subito. Nessuna parola, solo la consapevolezza che tra di loro qualcosa stava accadendo. Un’attrazione che non si poteva nascondere, che nemmeno le altre persone, i sorrisi forzati e i bicchieri alzati in segno di brindisi, potevano dissimulare.
La serata si sviluppò tra convenevoli e chiacchiere. Alden e Jane si avvicinarono più volte, sempre mantenendo una distanza formale, ma il desiderio era palpabile. Erano entrambi consci delle loro attuali relazioni, ma il corpo e la mente sembravano rispondere a un richiamo più potente, un richiamo che non potevano ignorare. La gelosia dei rispettivi compagni era evidente, ma nessuno dei due era disposto a lasciare che quella notte passasse senza fare qualcosa.
Quando arrivò il momento della danza, Alden si avvicinò a Jane con un sorriso enigmatico. “Vuoi ballare?” chiese, con un tono che nascondeva più di quanto lasciasse intendere. Jane, senza nemmeno pensarci troppo, annuì. Si staccò dal suo compagno e si avvicinò a lui, sentendo il battito del suo cuore accelerare mentre si avvicinava. I loro corpi si toccarono, e in quel momento tutto il resto sparì. Il mondo intorno a loro si dissolveva, lasciando solo l’intensità di quel contatto, quella connessione che non avevano mai smesso di sentire.
La danza fu lenta, ma carica di tensione. Ogni passo, ogni movimento, sembrava segnare un nuovo passo verso qualcosa che non potevano più evitare. La gelosia e il desiderio si mescolavano in un cocktail esplosivo. Ogni volta che Alden la toccava, Jane sentiva una fitta di passione crescere dentro di lei. Ma non poteva dimenticare chi c’era al suo fianco. Così come lui non poteva ignorare la sua compagna, che lo osservava da lontano con occhi pieni di domande.
La serata proseguì, ma il desiderio di Alden e Jane non accennava a diminuire. La tensione tra loro cresceva, alimentata dai sorrisi forzati e dagli sguardi furtivi. Eppure, entrambi sapevano che quella notte non sarebbe finita senza che qualcosa accadesse. Se avessero resistito ancora a lungo, la passione che avevano nascosto sarebbe esplosa in maniera incontrollabile.
La domanda rimase nell’aria: quanto sarebbero riusciti a resistere prima di cedere alla passione che non avevano mai smesso di desiderare?
Capitolo 7: L’Ultima Notte
Il suono della musica dal gala divenne sempre più distante mentre Alden e Jane camminavano silenziosamente lungo il corridoio che li conduceva all’uscita, cercando di non farsi notare. Ma i loro occhi si parlavano più di mille parole. Il desiderio, denso nell’aria, era palpabile, e entrambi sapevano che non potevano lasciarlo lì, sospeso.
Jane strinse le mani nel suo elegante vestito, cercando di mascherare il tremore che sentiva crescere dentro di lei. Non si trattava solo di attrazione fisica; era qualcosa di più profondo, un legame che li aveva sempre uniti, anche quando le loro vite si erano separate. Alden si avvicinò, il suo respiro più affannato del solito, come se anche lui faticasse a tenere a freno i propri sentimenti.
“Vieni con me,” disse Alden, con la voce bassa, quasi impercettibile. Non ci fu bisogno di aggiungere altro. La risposta nei suoi occhi era chiara, e Jane non si tirò indietro. Camminarono insieme fuori dalla sala, cercando di mantenere la calma, ma le mani che si sfioravano tradivano la tensione che li consumava.
I corridoi dell’albergo dove si teneva il gala sembravano infiniti, ma in realtà entrambi avevano il cuore che batteva forte, come se ogni singolo secondo che passava fosse un passo verso un abisso che non volevano evitare. Quando arrivarono, la porta della camera si chiuse dietro di loro con un peso che sembrava definitivo. Nessuna parola, nessun commento. I corpi parlavano per loro, la tensione era esplosiva. Alden prese il viso di Jane nelle sue mani, e lei, senza pensarci troppo, si sollevò su di lui e lo baciò con urgenza, con quella passione che avevano nascosto per troppo tempo.
Era come tornare indietro nel tempo. Nessuna delle loro attuali relazioni esisteva più in quel momento, solo loro due e quella chimica che non aveva mai smesso di esistere, che li legava da sempre. Alden la sollevò senza fatica, portandola verso il letto, e in un attimo si trovarono abbracciati, nudi, come se non ci fosse mai stato nulla tra di loro, pronti a far esplodere quella passione.
Ogni contatto tra di loro sembrava confermare che quella connessione non fosse solo sessuale, ma anche emotiva. Ogni carezza, ogni bacio, sembrava dire la stessa cosa: “Ti voglio”. Jane non riusciva a pensare ad altro. I suoi pensieri erano completamente dominati dal corpo di Alden, dalla sensazione che si stava riprendendo ciò che era suo e che le mancava da troppo tempo.
Quando finalmente si fermarono, entrambi esausti, ma con una soddisfazione che andava oltre l’orgasmo fisico, si stesero l’uno accanto all’altra. Nessuna parola fu pronunciata, ma entrambi sapevano che quella notte era un’illusione, un’ultima tregua in un gioco che avevano già scelto di non giocare più. Jane appoggiò la testa sul petto di Alden, il cuore che batteva più forte di quanto avrebbe dovuto.
“Non voglio che finisca,” sussurrò Jane, la voce tremante. Non riusciva a nascondere la vulnerabilità che sentiva. Il pensiero di separarsi, di dover tornare alle proprie vite, la consumava.
Alden la strinse più forte. “Lo so,” disse, e il tono della sua voce tradiva un sentimento che non aveva mai espresso a voce alta, ma che entrambi sapevano esserci. Quella connessione, quella passione che avevano condiviso, li legava in un modo che nessun’altra relazione avrebbe mai potuto fare.
Ma la realtà li stava già aspettando. Nessuno dei due voleva dirlo, ma entrambi sapevano che era la verità: dovevano tornare alle rispettive vite, ai rispettivi compagni, alle rispettive distanze.
La dolcezza di quel momento non bastava a cancellare la consapevolezza che avrebbero dovuto salutarsi. Entrambi erano cambiati, ma c’era ancora qualcosa di irrisolto tra di loro. Non si dissero nulla per qualche istante, ma entrambi sapevano che quella sarebbe stata un’altra separazione, un altro “arrivederci” che sembrava troppo difficile da dire.
“Devo andare,” disse Jane finalmente, la voce bassa, ma ferma. Non poteva restare. Aveva una vita che la aspettava alle Hawaii, un compagno, ma dentro di sé il pensiero di Alden non la lasciava mai davvero sola.
Alden annuì, ma non parlò. Si alzò, vestendosi con la solita precisione, ma senza fretta. Ogni movimento sembrava carico di un dolore che entrambi cercavano di nascondere. Quando fu pronto, si avvicinò a Jane e le sfiorò la guancia con una mano. “Ti penserò,” disse, più per se stesso che per lei. Non c’era bisogno di aggiungere altro. I loro corpi ricordavano tutto.
Jane si alzò lentamente, indossò il suo abito e si sistemò i capelli. Poi si girò verso Alden e gli regalò un sorriso triste, ma carico di significato. “Anch’io,” rispose, e sapevano entrambi che quelle parole erano più di un semplice addio. Erano un promemoria del legame che avevano, un legame che non avrebbe mai smesso di esistere, nonostante la distanza.
Si scambiarono un ultimo bacio, breve ma intenso, e poi Jane si diresse verso la porta. Quando la chiuse dietro di sé, sentì un peso sollevarsi dal suo cuore, ma allo stesso tempo un vuoto profondo. La vita li avrebbe separati di nuovo, ma quella notte sarebbe rimasta con loro. Un ricordo che nessuna delle loro vite future avrebbe potuto cancellare.
Capitolo 8: ciao
Jane Tennant non riusciva a liberarsi del pensiero di Alden. Era tornata alle Hawaii, ma le immagini di quella notte al gala si ripetevano nella sua mente come un loop che non smetteva mai di girare. Ogni dettaglio, ogni tocco, ogni sguardo. Nonostante fosse con il suo compagno, una relazione che sembrava sempre più un pallido riflesso di quella passione condivisa con Alden, ogni momento passato con lui la faceva sentire vuota. Non c’era nulla che potesse eguagliare la chimica che li aveva uniti, quella connessione che li aveva legati in modo così profondo e irrisolvibile.
Ogni giorno, il ricordo di Alden la tormentava. I suoi capelli argentati, la sua pelle calda, quelle mani che le avevano fatto sentire viva come mai prima. E poi, quella sensazione che solo lui sapeva darle: quando, dopo aver fatto l’amore, la stringeva forte, come se avesse paura di perderla. Come se non fosse mai stato abbastanza. La distanza che li separava sembrava insostenibile, ma, allo stesso tempo, era qualcosa da cui non riuscivano a fuggire.
Dopo il gala, Jane aveva lasciato il suo compagno. Non riusciva più a stare con qualcuno che non le suscitava le stesse emozioni, lo stesso desiderio che aveva provato con Alden. Si sentiva come se avesse tradito se stessa restando in quella relazione, come se il suo cuore fosse altrove. E altrove, nel profondo di sé, c’era solo Alden Parker. Aveva chiuso gli occhi quella notte e aveva immaginato di restare per sempre nelle sue braccia. Ma al risveglio, aveva capito che non era possibile.
Anche Alden, da parte sua, aveva affrontato il suo inferno personale dopo la notte al gala. Era tornato a Washington e la relazione con la sua compagna era giunta al capolinea. Non importava quanto lei avesse cercato di capire dove fosse scomparso, o perché si fosse allontanato improvvisamente. La verità era che Alden non aveva mai smesso di pensare a Jane. La sua mente tornava continuamente a quella notte, a come il corpo di Jane si adattava al suo, come si accoccolava a lui dopo il sesso, come se non ci fosse nulla al mondo che potesse separarlo da lei. Ma c’era. E il dolore di quella separazione lo consumava.
Avevano cercato di ricostruire la loro vita, entrambi, con nuove persone, nuove abitudini. Ma il legame che avevano era qualcosa che nessun’altra relazione avrebbe mai potuto emulare. Era un desiderio senza tempo, una passione che non avrebbe mai smesso di bruciare.
Un giorno, dopo settimane di pensieri turbolenti, Alden si ritrovò davanti alla finestra del suo ufficio, guardando la neve che cadeva fuori. Non sapeva se avrebbe mai avuto il coraggio di chiamarla, di cercarla. Non sapeva nemmeno se avesse senso farlo. Ma il suo cuore gli diceva qualcosa di diverso. E Jane, ovunque fosse, doveva saperlo. Doveva sapere che non era mai stato in grado di lasciarla andare.
Anche Jane, alle Hawaii, continuava a combattere con se stessa. Ogni mattina si svegliava con il desiderio di scrivere un messaggio, di chiamarlo, ma poi la realtà la richiamava alla sua vita quotidiana. Non poteva più cedere a quella passione che la consumava. Aveva preso una decisione. Ma ogni volta che pensava a lui, un nodo le si stringeva nel petto. Non c’era pace in lei. Aveva lasciato il compagno, ma non riusciva a lasciare Alden. Non sapeva più dove finisse lui e dove iniziasse la sua solitudine.
Un giorno, mentre camminava lungo la spiaggia al tramonto, il suo telefono vibrò nella tasca del vestito. Era un messaggio da un numero sconosciuto, ma il cuore le saltò nel petto. Lo sapeva. Era lui.
Alden: “Ciao, Sto pensando a te. Non riesco a smettere di farlo. Ti va di parlare?”
Il cuore di Jane accelerò, e in un attimo tutto il resto sembrò svanire. Si fermò, guardando il mare che si infrangeva sulla riva. Il vento le accarezzava i capelli mentre il suo pensiero volava subito a quella notte. La sua risposta non fu una riflessione, ma un impulso del cuore.
Jane: “Anche io. E non posso più ignorarlo.”
Quella notte, quando il sole scomparve all’orizzonte, entrambi si ritrovarono, più consapevoli che mai che non c’era spazio per nessun altro tra di loro. Non c’erano parole per spiegare cosa fosse accaduto, cosa fosse cambiato. Ma la verità era che, nonostante le distanze, le relazioni passate, e il tempo che sembrava essere passato, quella passione, quella chimica, non era mai finita. Non si era mai veramente spenta.
E ora, più che mai, sentivano che dovevano vivere con essa, senza più negarla. Il destino li aveva separati tante volte, ma non per sempre. Perché il legame che avevano era più forte di ogni distanza. Più forte di ogni paura.
Fine.
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pier-carlo-universe · 28 days ago
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Luce dei miei occhi di Giulia Beyman. Un thriller emotivo tra suspense e legami familiari. Recensione di Alessandria today
Giulia Beyman è una delle scrittrici italiane più amate, famosa per la serie bestseller Nora Cooper, caratterizzata da un sapiente intreccio di mistero, emozioni e temi universali
Biografia dell’autrice Giulia Beyman è una delle scrittrici italiane più amate, famosa per la serie bestseller Nora Cooper, caratterizzata da un sapiente intreccio di mistero, emozioni e temi universali. Dopo una carriera nel giornalismo, Beyman ha conquistato i lettori con il suo stile unico, capace di fondere suspense e introspezione psicologica. Con oltre dieci romanzi pubblicati, è un punto…
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raccontidialiantis · 4 months ago
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Lo amava, lo voleva
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Da timida vicina di casa e moglie esemplare e virtuosa, si era completamente trasformata. Nel giro di un solo anno, da quando nella palazzina era arrivato il nuovo inquilino. Il desiderio intimo nasce e può fare anche questo. Non l'avrebbe mai potuto neppure immaginare lontanamente, dopo quattro anni di matrimonio tranquillo e consolidato. All'inizio lui le stava oggettivamente e irrimediabilmente antipatico: troppo sicuro di sé. Le sembrava suonare falso, nei suoi frequenti complimenti e poi aveva un sorriso evidentemente ingannatore. Perché lei non si sbagliava mai.
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Poi col tempo ha imparato man mano ad apprezzarlo e a conoscerne la sofferta storia personale, piena di dolore e sacrificio. Forse era proprio tutto questo fardello ciò che aveva stemperato ogni sua possibile negatività e lo aveva reso infine un tipo semplice, genuino. Ottimista e spontaneo nei modi e nelle scelte personali, nei legami. E che gli conferiva infine un innegabile fascino. Doveva ammetterlo. A volte, basta un particolare al momento giusto a far invertire il senso di marcia del tuo sentimento. Non saprebbe dire esattamente cosa fu che la stregò: se le fossette sulle sue guance quando le sorrideva, forse lo sguardo che sembrava spogliarla ogni volta che la osservava, o il suo profumo forte di maschio.
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Comunque, un giorno si sorprese a spiarlo, a desiderarlo, ad attenderne il ritorno dal lavoro trepidante. Tutto in barba ai giusti codici di comportamento, alla sacralità del suo vincolo coniugale, alla correttezza, alla fedeltà nei confronti del brav'uomo che aveva sposato. Quando la passione bussa forte, non c'è nulla da fare: tu apri. Una sera che il marito era fuori città per qualche giorno a causa del suo lavoro, lo invitò a cena. Lui accettò entusiasta e dopo mangiato si ritrovarono a guardare un film sul divano. Quasi subito lei poggiò il capo sul suo petto e percepì il suo irrigidimento imbarazzato. Improvvisa, si girò e incollò le labbra alle sue, egli la staccò da sé con fermezza e le disse: “ma… che cosa fai? Ferma…non si può, non è una bella cosa… ora devo andare…”
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Riuscì a trattenerlo, scusandosi in lacrime come solo una donna sa fare, quando vuole ottenere qualcosa. Tornarono a guardare il film, ma lei notò il rigonfiamento anteriore nei pantaloni. Quello è un sicuro indice di desiderio, al di là delle parole e di ogni possibile diniego. Le era chiarissimo: era arrapato per lei. La voleva. Certe cose non le nascondi. Si mise di fianco a lui in ginocchio sul divano, rivolta verso il suo profilo. Gli prese la mano e guardandolo fisso se la infilò nella parte posteriore dei suoi leggins, spingendola così che il medio potesse infilarsi nel solco tra le natiche, sino a penetrarle una delle porte del piacere proibito.
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Si sbottonò la camicetta elasticizzata, che subito fece fuoriuscire i suoi seni dai capezzoli freschi, turgidi, innocenti, assassini e dolcissimi. Una donna che ti desideri e ti si offra è in ogni caso una tentazione irresistibile per chiunque. L'uomo non ne potette più: la mano nei leggins già l'aveva e il medio ormai era affondato nel suo ano. La tirò a sé. La prese e la scopò con forza, con molta foga e ancor più passione. Tutta la notte e nel talamo coniugale. Ora lei divide il suo godimento intimo tra il nuovo amante e il coniuge. Al marito riserva il suo lato più romantico, delicato. E continuano insieme la bellissima e semplice storia d'amore iniziata anni fa, condita da sano e frequente sesso tradizionale: nulla che vada mai al di fuori del prevedibile e del seminato. Parlano finalmente di fare un figlio.
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E la domenica mattina in chiesa sempre assieme, per rinnovare tacitamente la promessa. Amore coniugale indissolubile. A quell'uomo nuovo invece la belva oscena e scatenata, immorale che è in lei riserva la sua parte più sporca e trasgressiva: gli concede qualsiasi cosa egli gradisca e quando lui lo ritenga più opportuno. A suo piacere ella si china, apre le natiche, la passera o la bocca a seconda di quanto ordinato. Riceve il suo seme, ingoia quale sacra comunione delle anime ed è felice di sentirsi usata, maltrattata. Si scatena letteralmente. Godendo come una pazza. Gli ha confessato in modo esplicito che solo e soltanto con lui si sente la femmina posseduta dal maschio della specie umana. È solo con lui che lei diventa una vera schiava di piacere, l'ancella amorevole raccoglitrice del prezioso liquido seminale maschile. In sostanza, per quell'ossessione virile nella sua mente è fiera di essere un semplice oggetto, che egli potrà usare a piacimento quando ha l'esigenza di svuotarsi.
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E quindi ora egli la prende senza riguardi ogni volta che ha desiderio e che il marito non c'è, ovviamente. Fanno le cose con discrezione, in assoluto silenzio, così che nessuno dei vicini sospetti nulla. Solo il letto e le pareti assorbono i loro gemiti, le urla soffocate e le parole oscene proibite sussurrate: la colonna sonora perfetta di questo amore torrido, illegale, traditore e segreto. Bellissimo e irrinunciabile. Lei, devota, quando lui è un po’ giù osa addirittura prendere l'iniziativa: avida e lesta, adatta bocca e gola al suo uccello, si muove con esperienza. Lo fa venire e lo beve fino all'ultima goccia, riuscendo a restituirgli il sorriso e la serenità. Lo cerca. Lo vuole. Lo brama. Lui la usa spesso e per questo la adora. L'amore a volte è il triangolo di un desiderio proibito e imperfetto nella sua realizzazione. Ogni tanto il marito, ignaro di tutto e felice di poter sfoggiare una mogliettina devota e bellissima che lo adora, lo invita a cena.
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RDA
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dilebe06 · 3 months ago
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Faithful
"C'è giustizia a questo mondo."
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Si chiude l'anno con un commento ad una piccola perla.
Scovato - non mi ricordo dove - e messo in lista in attesa di essere nel mood giusto per vederlo, Faithful ha trovato la sua occasione di brillare in questi ultimi giorni. E meno male che l'ha fatto: sono felicissima di averlo visto.
Inizierò citando un commento letto su Mydramalist riguardo a questa serie: Faithful non arriverà mai al grande pubblico. Non sarà mai una serie di quelle blasonate e pubblicizzate in ogni luogo... quel drama che tutti conoscono.
Ed è vero. Per i temi portati su schermo e per come vengono trattati, per il fatto che non è romantico - ma anzi presenta relazioni sentimentali tossiche - per la sua serietà delle vicende, difficilmente può attrarre lo spettatore. a me è piaciuto per questo
Ma andiamo alla trama:
La storia di svolge nel passato, dove Ru Lan è una giovane, spensierata ed ottimista studentessa dell'Accademia di Ricamo. Accanto a lei c'è la sua migliore amica Mu Wang: più riflessiva, composta e realista. Assieme passano i giorni ad imparare a ricamare, giocare e vivere quella vita da giovani e libere donne sognando un futuro pieno di speranze e sogni.
Centro dell'Accademia del Ricamo è il Maestro Wu, elegante uomo che insegna alle fanciulle l'arte di cui è padrone. Ammanicato con i Signori della città, ricco da far schifo e con legami stretti con i personaggi più influenti del circondario, Il Maestro Wu pare l'uomo perfetto.
Quest'uomo incredibile è ovviamente il centro del desiderio di decine di allieve che bramano la sua attenzione, tra cui proprio Ru Lan che riesce ad iniziare una storia d'amore con quest'uomo, sognando un vita felice e romantica al suo fianco.
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Ma tutto crolla per la ragazza quando, dopo la notte d'amore insieme, il Maestro Wu si dimostra scostante e freddo nei suoi confronti. Il motivo Ru Lan lo scoprirà presto: non è infatti l'unica a cui l'uomo ha dimostrato affetto e - per dirla volgare - non è l'unica che si è portato a letto. Compiacenti o meno. E chi capisce, capisce.
Una di quest'ultime è proprio Meng Wan, l'amica di Ru Lan. Lei si è opposta alle avances del Maestro ma è stato inutile: l'ha presa con la forza. E così decine e decine di giovani allieve. Premetto che nella serie i personaggi hanno 18/19 anni. Nel romanzo sono quattordicenni.
Scoperta dunque la verità, Ru Lan decide di denunciare l'uomo per stupro. Le altre ragazze staranno zitte e magari non vogliono rimembrare l'abuso subito...ma non lo farà lei. Nonostante TUTTI le dicano di lasciar perdere, che è inutile cercare di ottenere giustizia da un uomo che ha troppi collegamenti con persone importanti perché venga punito, Ru Lan non perde la sua fede nella giustizia. Lei è la vittima...perché dovrebbe tacere?
Ma ahimè la voce di Ru Lan non solo non viene ascoltata ma infangata in ogni modo possibile. Il Maestro Wu usa tutto il suo potere ed influenza per far crollare la ragazza, non disdegnando molestie sessuali, corruzione, fabbricazione di prove false...
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Alla fine dei salmi è Ru Lan stessa che viene tacciata di "promiscuità": è lei, secondo le voci che il Maestro ha messo in giro, ad averlo avvicinato e averci provato con lui. E' lei quella lasciva. E a Ru Lan tocca pure l'onore della prova di essere innocente.
Alcune persone tentano di aiutare la ragazza, che sia nel testimoniare a suo favore o salvarla quando è in difficoltà...ma tutto sembra vano. Il Maestro Wu è troppo potente, troppo amato dalla gente, troppo rispettabile agli occhi della città perché le persone credano davvero che sia uno stupratore.
Ru Lan, che aveva iniziato questa serie piena di vita e di speranza, allegra e solare, all'inizio della denuncia è decisa e combattiva nell'ottenere giustizia. Solo dopo tutte le angherie subite dal suo ex amato si "rassegna" ad alzare bandiera bianca: lei ha perso ed il Maestro Wu continuerà a violentare ragazzine su ragazzine nell'omertà generale.
Non solo: con il clamore della denuncia ormai Ru Lan ha perso anche rispettabilità e nessun uomo la vuole più sposare. Nessuno tranne il Maestro Wu il suo violentatore che spera di chiudere questa vicenda facendo della ragazza la sua concubina.
La giovane accetta il matrimonio ma solo per suicidarsi la prima notte di nozze nel suo ultimo e disperato tentativo di provare la sua innocenza. Siamo partiti con la denuncia per stupro al Maestro Wu per arrivare a dover stabilire l'innocenza di Ru Lan.
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E Meng Wan? L' amica di Ru Lan?
Vittima anche lei del Maestro Wu - con l'aggravante che a lei manco piaceva quest'uomo - inizialmente cerca di fermare Ru Lan dal denunciare l'uomo ma successivamente fa di tutto per starle accanto, supportandola e cercando di aiutarla meglio che può.
Ed è proprio lei, la vera protagonista di questo drama. Faithful infatti è strutturato con un episodio che si svolge durante le vicende di Ru Lan e quello successivo spostato 7 anni dopo. Meng Wan è ormai una donna cresciuta e sposata con un nobile che non ha mai dimenticato l'amica morta precedentemente. Se Ru Lan anni prima non è riuscita ad ottenere giustizia, ci penserà lei 7 anni dopo, riunendo attorno a sé uomini e donne che per un motivo o per un altro, hanno conti in sospeso con il Maestro Wu.
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Come si evince dalla trama, la storia è delicata. Si parla di stupro, vergogna, omertà. Di reputazione perduta e principi morali. Si prende una ragazza che denuncia una violenza sessuale e la si fa passare come una poco di buono, per "una che se l'è cercata."
Cosa straordinaria è l'attualità di queste tematiche: pur essendo ambientata in un epoca antica, certe cose orribili non invecchiano mai. Ed ho davvero apprezzato sia l'argomento sia come esso è stato trasposto.
Grande importanza poi la serie la riserva alle vittime e come esse vivono tale abuso: se Ru Lan urlava al cielo la violenza afflittagli, Meng Wang si portava tutto dentro, vergognandosi e nascondendo il suo dolore. E non solo lei. Preoccupate da ciò che la gente avrebbe detto di loro, della reputazione perduta, molte delle ragazze rimangono silenti ed in disparte.
E' una delle ultime vittime che, parlando con Meng Wang, rivela allo spettatore cosa molte di queste ragazze pensassero:
" ...sapevo che dovevo stare lontana dal Maestro Wu ma pensavo di essere più intelligente delle altre e che non sarebbe perciò toccato a me. E quando è successo mi sono detta che era stata colpa mia. "
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La cosa che ho quindi apprezzato è la delicatezza con cui la serie ha sviscerato le reazioni delle vittime: la stessa Meng Wang si trova in difficoltà nel portare avanti il suo piano di giustizia quando si rende conto che così facendo potrebbe portare dolore a queste vittime che magari non vogliono più nemmeno pensare al dolore subito.
Faithful non è una serie dove gruppi di ragazze abusate superano il loro trauma e si uniscono tutte assieme per sconfiggere il cattivo. E di nuovo, l'ho amato per questo.
Questo drama presenta inoltre personaggi tridimensionali, veri. Non ci sono eroi in calzamaglia bianca, perfetti e super positivi ma anzi... egoisti, opportunisti, falsi, bugiardi. Uno dei miei preferiti tra questi è l'Ufficiale Luo.
L'ufficiale Luo è stato il primo a cui Ru Lan si è rivolta per la sua denuncia ma ahimè inutilmente poiché l'uomo - oltre ad essere un corrotto - era al soldo del Prefetto che a sua volta era ammanicato con il Maestro Wu. Nel tentativo di convincerlo ad aiutarla, Ru Lan gli regala la forcina che gli diede sua madre per la maggiore età, con la promessa che avrebbe cercato di darle una mano.
L'ufficiale un po' ci prova ma proprio per questo, viene punito e mandato in galera per 7 anni con una falsa accusa di furto. E una gamba rotta che lo riducono ad essere uno zoppo.
Uscito di galera, Meng Wanf lo arruola per il suo piano di giustizia e al di là di farla pagare al Maestro Wu per la gamba ormai andata a puttane, è la promessa fatta a Ru Lan a muovere Liu. Può essere stato un corrotto e può essere stato in galera...ma è ancora un uomo d'onore.
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Ancor più bella la sua relazione d'amicizia con Sanning, la cortigiana. Non ci sono molte - se non nessuna perché io non l'ho ma trovata - storie d'amicizia uomo/donna che rimangono amicizia e non sfociano nel romanticismo. Faithful ce l'ha. E l'ho adorata. Questi due chiacchierano, bevono assieme, si prendono in giro a vicenda, affrontano avventure, si scambiano regali o si confidano uno all'altro sulle rispettive vite come veri e solo amici.
Ed a proposito di Sanning. Vera Queen di questa storia. Anche lei è stata approcciata dal Maestro Wu ma alle sue molestie, lei aveva risposto tirandogli una bottigliata in testa e andandosene dall' Accademia come una vera star. E' lei la prima e unica testimone di Ru Lan ma essendo una cortigiana, la sua deposizione non era stata ritenuta credibile.
Ma la bellezza di Sanning è la sua "noncuranza". Se ne frega di cosa pensino di lei ed è interessata solo a vivere la sua vita in libertà, facendo ciò che vuole, con chi vuole e dove vuole. La sua storyline è legata a quella del suo Maestro, l'uomo che l'ha addestrata e gli ha insegnato musica, arte, danza... senza mai toccarla con un dito anche se avrebbe potuto farlo. E' il grande rispetto e ammirazione che Sanning ha per quest'uomo che tocca le corde della mia sensibilità:
Dopo la testimonianza di Sanning, il Maestro Wu si vendica su di lei, attaccando il suo Maestro che perde la casa, il lavoro, le ricchezze ed anche la sanità mentale. Sette anni dopo quella deposizione, Sanning è straziata nel rivedere l'uomo pazzo mendicare un pezzo di pane in strada. E quando si rincontrano lui la saluta felicemente chiedendole come sta e implorandola di smettere di piangere.
Avrebbe potuto arrabbiarsi. Per colpa di Sanning quest'uomo ha perso tutto. E invece...
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Ma tutti i personaggi di Faithful sono belli ed hanno belle storie. Dalla moglie del Maestro Wu al fratello di Ru Lan.
Anche le dinamiche del gruppetto riunitosi attorno a Meng Wan sono carine e divertenti: persone diverse con vite e storie diverse che si sono unite e lavorano assieme per ottenere giustizia.
Mi è anche piaciuta Meng Wan. Essendo stata violentata prima di Ru Lan avrebbe potuto avvertirla ma non l'ha fatto. Ha cercato di farsi perdonare stando vicina all'amica durante la denuncia ma non è bastato e Ru Lan si è ammazzata con il suo nome infangato. Per sette lunghi anni progetta questo piano per abbattere il Maestro Wu e ristabilire il suo nome ma i suoi progetti non sempre vanno in porto. Non è infallibile, non è perfetta. Né come persona né come stratega. Chi ha visto drama di vendetta o di riscatto sa che certe volte i piani dei protagonisti positivi vanno sempre lisci come l'olio. In Faithful no. E questo mi è piaciuto perché dona quel tratto di realisticità che tanto mi piace.
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E adesso che ho parlato delle cose positive della serie, due parole su cosa invece non mi ha del tutto convinto: il finale.
Purtroppo l'ho trovato frettoloso e poco soddisfacente. Il Maestro Wu che per 23 puntate ribatteva colpo su colpo ai piani di Meng Wan si ritrova nel giro di un episodio arrestato e sbattuto in galera. Per uno che ha sempre avuto una via di fuga, un escamotage, un modo da parte della serie di farlo scampare alle sue responsabilità, all'improvviso si ritrova inerme da parte di una sceneggiatura che ha deciso che il drama doveva finire e che non gli ha dato scampo.
Questa fretta poi, si ripercuote sul valore della soddisfazione: dopo 23 puntate in cui gli ho augurato ogni male possibile e dove volevo vederlo soffrire lentamente, nel giro di 20 minuti viene messo in gattabuia, frustato e muore. E ciao.
Persino il Prefetto da lui corrotto viene unicamente retrocesso dal lavoro quando abbiamo visto tutti i suoi crimini che son ben più gravi di una misera retrocessione.
Onestamente per questo finale mi aspettavo di più per quanto riguarda la fine dei villain. Ma va bene, mi accontenterò.
Chiudo con l'episodio finale che è molto strano: una puntata what if dove vediamo le vite dei nostri personaggi in un mondo dove il Maestro Wu non è mai stato uno stupratore e dove tutto va bene: i personaggi sono vivi e felici, le storie d'amore secondarie e principali sono sbocciate e tutti vivono serenamente e senza problemi.
Un episodio che lascia aperti molti significati:
è semplicemente un qualcosa fatto come contentino per risollevare l'umore degli spettatori dopo tutto quello che ha passato e visto fino a mo'. Una specie di happy ending alternativo insomma.
oppure è un episodio che vuole mettere l'accento su come mostri non si nasca, ma lo si diventa. Il Maestro Wu inserito in un contesto familiare sereno e pieno d'amore, non diventa mai lo stupratore che conosciamo. La stessa Meng Wan diventa quello che ha sempre voluto essere: una donna indipendente e proattiva dopo che sua madre divorzia dal marito ubriacane e violento.
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Onestamente non so che significato dargli se non pensare che ognuno di noi può vederci quello che vuole.
In un commento ho letto che questo episodio "rovina" la serie poiché mostra come tutti i personaggi sarebbero stati felici senza farsi impelagare da questa storia e buttando al macero dunque, tutti gli sforzi ed i sacrifici fatti per ottenere giustizia.
Alla fine del drama infatti, nessuno è propriamente felice: i personaggi hanno perso tanto, rischiato ancor di più e alcuni sono addirittura morti. C'è soddisfazione per la giustizia ottenuta ma nessuna vera festa: d'altronde Ru Lan è ancora morta. Le violenze sono ancora state fatte e le persone hanno ancora sofferto. Nessuna punizione potrà riportare tutto a posto.
Tuttavia non sono d'accordo con questa visione dell'episodio. Che nessuno faccia feste ecc ecc è perfettamente in linea con la serietà della serie e degli eventi accaduti, rispettando dunque le vittime e la delicatezza del tema trattato. Inoltre, non si cerca giustizia per essere felici ma lo si fa perché è giusto farlo. Meng Wan non ha cercato di buttar giù il Maestro Wu per trovare soddisfazione personale, una gioia per sé. E così gli altri personaggi che le ruotavano attorno: hanno aiutato Meng Wan perché era giusto farlo ed è questo quello che mi sembra la cosa più encomiabile.
Detto questo...concludo: drama serio e delicato, da vedere assolutamente se si cerca qualcosa di profondo e che ti faccia riflettere. Ottimi i personaggi e la loro tridimensionalità che li rende tutti credibili e realistici. Unica pecca appunto il finale che mi ha lasciato un po' insoddisfatta ma nel complesso, drama promosso a pieni voti.
Voto: 8.4
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curiositasmundi · 4 months ago
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Palermo torna a pullulare di mafiosi responsabili di efferati omicidi, che sempre più spesso hanno accesso a benefici penitenziari pur non avendo mai aperto bocca sui loro pesanti trascorsi criminali. Nelle ultime settimane, a ottenere la semilibertà sono stati infatti lo “strangolatore” dell’Acquasanta Raffaele Galatolo e lo spietato killer di mafia Paolo Alfano, mentre sono stati elargiti permessi premio allo storico reggente del mandamento di Santa Maria di Gesù, Ignazio Pullarà, nonché ad altri importanti mafiosi come Franco Bonura, Gaetano Savoca e Tommaso Lo Presti. Alla rimpatriata palermitana manca solo Giovanni Formoso, punito con l’ergastolo per aver caricato l’autobomba utilizzata nell’attentato di via Palestro a Milano, il 27 luglio 1993, che causò 5 morti. Anche lui ha ottenuto la semilibertà – è la prima volta per un boss mafioso condannato per strage e mai pentitosi –, ma, almeno per ora, ha il divieto di tornare in Sicilia.
Il caso di Giovanni Formoso è sicuramente quello più altisonante. Il boss è stato infatti condannato all’ergastolo tra gli esecutori materiali della strage di via Palestro, uno degli attentati che, nel 1993, insanguinarono l’Italia nella cornice di una “strategia eversiva” che vide Cosa Nostra in prima linea. Esplodendo nei pressi del Padiglione di Arte Contemporanea, l’autobomba causò la morte di cinque persone. Formoso era uomo dei fratelli Graviano, registi della stagione delle stragi del ’93, nonché organizzatori dell’attentato in via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino insieme ai membri della sua scorta. Anche Raffaele Galatolo, tornato a Palermo, è un profilo di peso: fu uno dei membri di spicco della nota “camera della morte” di Vicolo Pipitone, dove all’inizio degli anni Ottanta venivano uccisi i nemici mafiosi del capo di Cosa Nostra Totò Riina. Centro nevralgico delle attività di Cosa Nostra, il luogo – come emerso dalle testimonianze di molti pentiti – sarebbe stato il punto di incontro tra i mafiosi e vari esponenti dei servizi segreti, tra cui Bruno Contrada, Arnaldo La Barbera e Giovanni Aiello, alias “Faccia da Mostro”. Un altro nome autorevole tra quelli dei mafiosi che hanno ottenuto benefici penitenziari è quello di Ignazio Pullarà, che sarebbe il custode dei segreti sui legami tra l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi e i boss di Cosa Nostra. Nella sentenza con cui la Corte d’Appello di Palermo condannò il braccio destro dell’ex premier per concorso esterno in associazione mafiosa, si legge infatti che Vittorio Mangano – il famoso “stalliere” della villa di Arcore, boss mafioso della famiglia di Porta Nuova – fra il 1988 e il 1989 aveva manifestato lamentele a un altro mafioso per il «comportamento, che aveva giudicato scorretto, tenuto nei suoi confronti da parte di Ignazio Pullarà, reggente della famiglia di Santa Maria di Gesù, che si era appropriato delle somme che erano state versate da Berlusconi e che Mangano riteneva spettassero a lui». Altro mafioso ergastolano che è potuto rientrare nel capoluogo siciliano è poi Paolo Alfano. Condannato a 17 anni di carcere al Maxiprocesso e successivamente all’ergastolo per due omicidi, era ritenuto da Falcone e Borsellino «uno dei killer più fidati e spietati della famiglia di corso dei Mille».
Questo scenario trae origine da un approccio giurisprudenziale molto più permissivo rispetto al passato per i mafiosi che non si pentono, segnato da dirimenti sentenze da parte della Corte Europea dei Diritti Umani e della Corte Costituzionale. Nel 2019, la Corte Europea dei Diritti Umani ha infatti affermato che l’Italia dovesse «riformare la legge sull’ergastolo ostativo, che impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia». Nello specifico, l’ergastolo ostativo – introdotto in seguito alle stragi di Capaci e Via D’Amelio – consiste in un particolare regime carcerario, delineato dall’art. 4 Bis dell’Ordinamento Penitenziario, che esclude dalla possibilità di godere dei benefici penitenziari coloro che hanno subito condanne all’ergastolo per reati particolarmente gravi, tra cui l’associazione mafiosa e il terrorismo. La Consulta si è subito adeguata alla pronuncia della CEDU, sancendo che anche i mafiosi possono accedere ai permessi premio «pure in assenza di collaborazione con la giustizia». Nonostante il decreto con cui il governo Meloni è intervenuto sulla materia abbia eretto dei paletti molto “stringenti” per la concessione dei benefici penitenziari, la strada è segnata: come dimostrano le cronache, infatti, il divieto di permessi premio e libertà condizionale per la mancata collaborazione con la giustizia non è più assoluto, dovendo invece i Tribunali di Sorveglianza valutare caso per caso. Per i mafiosi, dunque, collaborare con la giustizia è sempre meno conveniente.
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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Sono i legami dell’anima che sono importanti, le connessioni del cuore, quelle che attraversano i secoli e ci accompagnano ad ogni rinascita. La natura, come le connessioni e l’amore sono forze potenti, santuari sacri dove ritornare e rinfrancarsi per le fatiche di ogni viaggio, ritrovandosi cosí di nuovo mano nella mano per portarsi insieme ancora un po’ più in là. I legami resistono indenni al tempo, alle tempeste e alla forza dei venti contrari. Eppure ad ogni vita i ricordi del cuore divengono inaccessibili per volontà sovrana, come racchiusi in uno scrigno di alabastro, pronto ad essere divelto solo dalla forza di un nuovo e ritrovato coraggio. Itumelele.
tizianacerra.com
(foto Artem, unsplash)
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ma-come-mai · 8 months ago
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Sapete dove potete trovare la parola d’amore più bella di tutte? Ecco, in italiano c’è «l’io» e c’è il «noi». Nel greco antico no, c’era una forma che non esiste in nessun’altra lingua: il duale! Non significa «noi» ma «noi due insieme».
Il duale è il numero dell’intesa assoluta, dei legami. I greci usavano il duale per nominare due persone, due amici, due cose uniti da un legame indissolubile: due occhi che guardano nella stessa direzione, due braccia che si tendono in un abbraccio, due mani che si stringono. Due metà che si completano. Amore e Psiche, Orfeo ed Euridice, Achille e Patroclo, venivano sempre nominati al duale.
Ecco, un giorno una mia alunna mi chiese: a che scopo studiare qualcosa che gli stessi greci usavano molto, molto raramente? Ma vedete il duale è qualcosa di più di un numero, esprime qualcosa che noi abbiamo perduto, il senso delle relazioni tra le cose e tra le persone. La forza del «noi». Naturale che oggi fatichiamo a comprendere il senso e il perché del duale in un mondo dove ci sono rapporti ma non relazioni, conoscenti ma non amici, innamoramenti ma non amori! Viviamo in una società che sa dire soltanto «io» e non ha più tempo per il «noi». Sappiamo troppo e sentiamo troppo poco!
Ecco a cosa serve il duale: gli antichi greci ci ricordano che le cose più belle della vita non vengono e non nascono nell’Io ma hanno bisogno del «noi»! Ci ricordano che non esistono posti perfetti o momenti perfetti! Perché non sono le cose o i luoghi a rendere speciali la vita ma le persone. E ai ragazzi che si domandano a cosa serva il duale, perché fare lo sforzo per impararlo, voglio rispondere così: l’Uno divide, separa, interrompe, è come una campana di vetro, ti isola da tutto ciò che conta e ha valore, il Due quando diventa «Noi» è un ponte, una finestra, stringe i cuori, rende vicine le anime, le mette in relazione. Perché non ha senso vivere senza questo. E se vogliamo salvarci: abbiamo bisogno di tornare a dire noi!
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
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