#film per studenti
Explore tagged Tumblr posts
Text
Andrea Loddo porta il docu-film "Radici di Bronzo" nelle scuole di tutta la Sardegna
Un viaggio nel cuore della Civiltà Nuragica, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado: un progetto culturale e archeologico per gli studenti sardi.
Un viaggio nel cuore della Civiltà Nuragica, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado: un progetto culturale e archeologico per gli studenti sardi. Andrea Loddo, regista e produttore cinematografico, ha intrapreso un importante progetto educativo con il docu-film “Radici di Bronzo”, un’opera audiovisiva che racconta le radici storiche e culturali della Sardegna. Il progetto è stato inviato a…
#1274 a.C.#Andrea Loddo#Archeologia#cinema e scuola#cinema e storia#cinema educativo#Civiltà Nuragica#cultura nuragica#cultura sarda#Dan Principe guerriero#didattica museale#Docenti#docu-film#educazione al patrimonio#educazione scolastica#film per studenti#film storico#identità sarda#Patrimonio archeologico#patrimonio culturale#progetti culturali#progetto interdisciplinare#progetto scolastico#proiezione film scuola#Radici di Bronzo#Sardegna#scuole della Sardegna#scuole medie#scuole superiori#storia della Sardegna
0 notes
Text
Vendetta treeeeeeeemenda vendettaaaaaa
Cassie vive con due genitori che le rinfacciano di continuo di aver mollato la facoltà di medicina. Sì, perché lei di giorno lavora in una caffetteria. Mentre di notte gira per i locali fingendosi ubriaca persa. E se qualche stronzo cerca di approfittarsi di lei, lo gonfia come un tacchino imbottito. La ragione di questo comportamento da Giustiziere della notte 2.0 è presto detta. Una sua carissima amica è stata violentata mentre era ubriaca. Ed è stato uno degli studenti che frequentavano la sua stessa facoltà. Quando viene a sapere che costui sta per sposarsi, Cassie rompe ogni indugio. La pratica va chiusa. In via definitiva. Una donna promettente è un film basato sulla Vendetta. Al femminile, però. La protagonista è bravissima. E la vicenda viene raccontata con una misticanza di crudeltà, ironia e sarcasmo. L'abilità della regista sta anche nel rivelare molto per gradi le radici di tanto risentimento. Si comincia infatti a intuire qualcosa solo dopo circa una quarantina di minuti. Il colpo di scena principale era tutto sommato intuibile (ci sono arrivato perfino io). E il finale lascia un retrogusto amarognolo in bocca. Ma è decisamente nello stile di Cassie. Anche se io ne avrei preferito un altro.
23 notes
·
View notes
Text
Sugarcane è un documentario diretto da Julian Brave NoiseCat ed Emily Kassie, incentrato sulle indagini sugli abusi e sulla scomparsa di bambini in una scuola residenziale in Canada; questo film mette in luce la resilienza delle comunità indigene mentre affrontano traumi storici e cercano giustizia; è stato presentato in anteprima al Sundance ed è stato descritto come un'esplorazione toccante degli impatti intergenerazionali sui popoli nativi.
A partire dal 1894, il governo canadese costrinse i bambini indigeni a frequentare collegi segregati.
Le scuole furono progettate per "liberarsi del problema indiano"; la maggior parte erano gestite dalla chiesa cattolica.
Per anni, gli studenti riferirono di abusi e di compagni scomparsi.
#Sugarcane#Emily Kassie#Julian Brave NoiseCat#Canada#documentary#missing children#Native peoples#St. Joseph Mission#Sundance Film Festival 2024#Disney+#Directing Award#Political Film Award#Filmfest Hamburg#abusi storici nelle scuole residenziali per nativi americani#chiesa cattolica#1894#governo canadese
11 notes
·
View notes
Text
Maledetti, maledetti sfruttatori classisti.
DA LEGGERE: Lettera su Il Fatto Quotidiano
“Sono una 24enne studentessa universitaria, lavoratrice occasionale. E sono figlia di un padre di 59 anni, invalido, che ha ricevuto l’sms della sospensione del Rdc. Scrivere questa email è umiliante, ma vorrei chiarire le idee a chi forse non le ha chiare su chi siano le famiglie che in questi 4 anni sono riuscite ad andare avanti grazie a questo sussidio.
Vengo da una famiglia molto povera e sin dalle elementari ho avvertito il senso di inferiorità rispetto alle mie compagne. Non ho mai potuto fare sport, ricevuto regali come libri, mangiare fuori con la mia famiglia. Alle medie non avevo un euro per il panino, se non per qualche giorno quando mio padre riceveva il suo misero stipendio, ancora ringrazio la mia compagna Lucia che mi dava un pezzo del suo senza farmelo mai pesare. Non ho mai potuto fare gite di classe, legare davvero con le mie compagne: sapevano che stavo un gradino più in basso, non avevo argomenti, spesso piangevo perché mi sentivo abbandonata a me stessa e molte volte mi chiedevo se avrei mai potuto sentirmi “normale” come loro. Quando i soldi c’erano, erano per la casa, le bollette, per riempire frigo e freezer. Quando le cose andavano male, si rompeva un elettrodomestico, era anche peggio, bisognava decidere se mangiare o non lavarsi per una settimana. Più di tutto mi è pesato dover sempre scegliere la cosa che meno poteva impattare su tutti. A volte mi sembra di non aver vissuto, di non aver ricordi della mia infanzia/adolescenza, se non quelli passati a piangere chiedendomi che cosa avessi fatto di male per essere capitata in una famiglia così povera.
La povertà in Italia è una colpa, è un continuo fare la guerra alle persone che per definizione sono solo scansafatiche. Perché se sei povero, puoi solo essere questo. Non puoi studiare, oppure puoi studiare, senza libri, senza risorse, senza Internet, senza dispositivi, puoi adattarti agli orari delle biblioteche, appoggiarti sulle borse di studio regionali, quelle per cui devi avere il 90% di crediti dell’anno in corso. Ma avete una vaga idea di quanto possa essere difficile rimanere in corso senza una famiglia che ti sostenga alle spalle? L’università premia i bravi studenti, ma non i poveri studenti. E cosa c’entra con il Rdc?
Mi ha permesso di non scegliere, di avere i libri di cui avevo bisogno nell’immediato, di pagare le tasse (nonostante rientrassi in fascia 1), di vivere senza preoccuparmi mentre studiavo, di sentirmi normale, di non sentirmi in colpa per soldi in penne, quaderni, pranzi al sacco all’università. Mi ha consentito di vedere la mia famiglia felice per una spesa che ti assicura dei pasti decenti per 2-3 settimane. Mi ha privato della vergogna di dover chiedere aiuti alla chiesa o ai vicini. Di andare dal dentista quando stavo male, di comprare le lenti a contatto e non usare le mensili per 6 mesi. Mi ha permesso di vivere dignitosamente. Mi preoccupa tornare a come eravamo anni fa, quando i litigi in casa erano all’ordine del giorno, in un clima in cui è difficile studiare.
Ripongo nella mia carriera le speranze che un giorno la mia famiglia non vivrà tutto questo, che potrò raccontare ai miei figli ridendo di essere stata aggredita dalla mia professoressa per non avere 10 euro per il diario scolastico. La carriera da medico non mi farà dimenticare che cosa significa essere povera e vivere nella sfortuna, sarò presente nella vita di chi ha bisogno come me, ricordandomi di chi ha aiutato la mia famiglia quando più ne aveva bisogno. Nanni Moretti diceva: “Io non parlo di cose che non conosco”, perciò voi italiani, che puntate il dito, che avete visto la povertà solo nei film, che leggete della delinquenza sui giornali e la attribuite a noi, mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi se siete consapevoli abbastanza per poterne parlare.”
78 notes
·
View notes
Note
Ciao!
Sono una studentessa spagnola che ha 10 giorni per imparare l'italiano prima di partire per l'eramus. Avete qualche raccomandazione per buoni libri di grammatica online e gratuiti? (ho già iniziato a studiare e sto ascoltando i podcast, ma ho bisogno di qualcosa di intensivo hahaha)
Ciao!
Tutte le risorse di cui sono a conoscenza per studiare la lingua italiana sono nel masterpost delle risorse qui (libri anche per studiare, etc). Invece la grammatica la trovi qui. In generale ti suggerisco questo post (i vari vocabulary/words list che trovi su @sayitalianohome possono aiutarti nel capire e nello scrivere parole simili tra loro per esempio)!
Se qualcuno dei miei followers vuole suggerire qualcosa di specifico, si faccia pure avanti nei commenti o mandi un ask!
Mi sembri già a un ottimo livello comunque, non mi preoccuperei troppo della grammatica fossi in te (non la conosciamo così bene nemmeno noi... sicuro non la pretendiamo perfetta dagli stranieri)! Continua a scrivere (qualsiasi cosa), pensare/parlare con te stessa o altri e ad ascoltare musica/podcast/film/serie tv (ciò che preferisci) in italiano giusto per sfizio e andrai alla grande ;)
P.S. L'unica cosa che posso dirti è: dammi pure del tu! Come mi hai scritto "ciao" usa pure il verbo "hai *tu*" e non "avete *voi*" (a meno che tu non volessi rivolgerti a tutti gli italiani e studenti che leggeranno la tua domanda! In questo caso, tutto perfetto! in caso contrario il "voi" non si usa più molto nel linguaggio formale, al massimo si dà del "lei" -ma troverai tutto nei link che ti ho messo sopra). Voglio darti lo stesso suggerimento che darei alla me che stava "studiacchiando" spagnolo un po' di anni fa: i verbi sono il vero problema, non li lasciare da parte (cosa che ho fatto purtroppo, e ne pago le "conseguenze" ora ahaha -nulla di grave ovvio, ma li devo rivedere tutti ogni santa volta). Suerte!
10 notes
·
View notes
Text
COMME UCCIDERE UN POPOLO
Una lettera sul il "Fatto Quotidiano" di oggi
Sono una 24enne studentessa universitaria, lavoratrice occasionale. E sono figlia di un padre di 59 anni, invalido, che ha ricevuto l’sms della sospensione del Rdc. Scrivere questa email è umiliante, ma vorrei chiarire le idee a chi forse non le ha chiare su chi siano le famiglie che in questi 4 anni sono riuscite ad andare avanti grazie a questo sussidio.
Vengo da una famiglia molto povera e sin dalle elementari ho avvertito il senso di inferiorità rispetto alle mie compagne. Non ho mai potuto fare sport, ricevuto regali come libri, mangiare fuori con la mia famiglia. Alle medie non avevo un euro per il panino, se non per qualche giorno quando mio padre riceveva il suo misero stipendio, ancora ringrazio la mia compagna Lucia che mi dava un pezzo del suo senza farmelo mai pesare. Non ho mai potuto fare gite di classe, legare davvero con le mie compagne: sapevano che stavo un gradino più in basso, non avevo argomenti, spesso piangevo perché mi sentivo abbandonata a me stessa e molte volte mi chiedevo se avrei mai potuto sentirmi “normale” come loro. Quando i soldi c’erano, erano per la casa, le bollette, per riempire frigo e freezer. Quando le cose andavano male, si rompeva un elettrodomestico, era anche peggio, bisognava decidere se mangiare o non lavarsi per una settimana. Più di tutto mi è pesato dover sempre scegliere la cosa che meno poteva impattare su tutti. A volte mi sembra di non aver vissuto, di non aver ricordi della mia infanzia/adolescenza, se non quelli passati a piangere chiedendomi che cosa avessi fatto di male per essere capitata in una famiglia così povera.
La povertà in Italia è una colpa, è un continuo fare la guerra alle persone che per definizione sono solo scansafatiche. Perché se sei povero, puoi solo essere questo. Non puoi studiare, oppure puoi studiare, senza libri, senza risorse, senza Internet, senza dispositivi, puoi adattarti agli orari delle biblioteche, appoggiarti sulle borse di studio regionali, quelle per cui devi avere il 90% di crediti dell’anno in corso. Ma avete una vaga idea di quanto possa essere difficile rimanere in corso senza una famiglia che ti sostenga alle spalle? L’università premia i bravi studenti, ma non i poveri studenti. E cosa c’entra con il Rdc?
Mi ha permesso di non scegliere, di avere i libri di cui avevo bisogno nell’immediato, di pagare le tasse (nonostante rientrassi in fascia 1), di vivere senza preoccuparmi mentre studiavo, di sentirmi normale, di non sentirmi in colpa per soldi in penne, quaderni, pranzi al sacco all’università. Mi ha consentito di vedere la mia famiglia felice per una spesa che ti assicura dei pasti decenti per 2-3 settimane. Mi ha privato della vergogna di dover chiedere aiuti alla chiesa o ai vicini. Di andare dal dentista quando stavo male, di comprare le lenti a contatto e non usare le mensili per 6 mesi. Mi ha permesso di vivere dignitosamente. Mi preoccupa tornare a come eravamo anni fa, quando i litigi in casa erano all’ordine del giorno, in un clima in cui è difficile studiare.
Ripongo nella mia carriera le speranze che un giorno la mia famiglia non vivrà tutto questo, che potrò raccontare ai miei figli ridendo di essere stata aggredita dalla mia professoressa per non avere 10 euro per il diario scolastico. La carriera da medico non mi farà dimenticare che cosa significa essere povera e vivere nella sfortuna, sarò presente nella vita di chi ha bisogno come me, ricordandomi di chi ha aiutato la mia famiglia quando più ne aveva bisogno. Nanni Moretti diceva: “Io non parlo di cose che non conosco”, perciò voi italiani, che puntate il dito, che avete visto la povertà solo nei film, che leggete della delinquenza sui giornali e la attribuite a noi, mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi se siete consapevoli abbastanza per poterne parlare.
34 notes
·
View notes
Text
High and Low The Worst Episode 0 + High and Low the Worst
Il nemico del mio nemico è mio amico
Sono tornati. E più belli che mai.
Non mentirò: fino a quando non ho ripreso in mano la Saga di High and Low non avevo idea di tutti questi nuovi drama/film.
D'altronde dopo High and Low: the story of SWORD, High and Low 2, Road to High&Low, High&Low The Movie e High&Low The Red Rain e gli ultimi due film High & Low: End Of Sky e The Final Mission, uno pensa che finiranno ad una certa!
Ero rimasta alla fine di High and Low e la vittoria dei Nostri contro i cattivi e sapevo che mi mancava solo la serie DTC per chiudere il cerchio di tutta la storia. Certo, avevo adocchiato anche la presenza di The Worst - sia drama che film - ma l'avevo preso più come uno spin-off di High and Low, facilmente saltabile poiché non si parlava più delle vicende dello SWORD.
La mia presa di posizione era centrata In virtù anche del fattore emotivo: nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Cobra, Rocky, HYUGA... sono personaggi così amati e così entrati nel profondo del mio cuore che pensare di poter affezionarmi ad altri personaggi, ad un altra storia, pareva pura utopia.
Pareva.
Perché dopo la serie ad a metà del film successivo, mi sono ritrovata a commentare sorridendo:- " alla fine ti ci affezioni a questi piccoli mostri."
Ma andiamo con ordine:
La serie - tra i due prodotti - è quella che mi è piaciuta meno. Fondamentalmente è una presentazione dei ragazzi che andranno poi ad essere i futuri protagonisti della storia ( esattamente come la prima stagione di HIGH and LOW presentava i propri componenti e basta!) e che almeno qui, non mi hanno fatto morire, onestamente.
Nota a margine per Todoroki, gemma che splende tra la bigiotteria tutta uguale.
Questo infatti è stato il mio problema con i personaggi presentati: mi sembravano tutti uguali. Nessuna particolarità, mania o caratterizzazione che potesse distinguerlo dalla massa di ragazzini intenti a conquistare la posizione di leader.
In High and Low, ogni gruppo aveva delle particolarità che li differenziava dagli altri: I Rude Boy praticavano parkur e proteggevano la loro baraccopoli, i White Rascal si vestivano tutti di bianco e proteggevano le donne ed i bambini e così via... erano talmente diversificati che li inquadravi subito.
In The Worst invece, oltre all'ambizione di conquistare la vetta dell'Oya, di questi personaggi poco si è parlato.
Ed ecco che allora Todoroki splende. Un po' perché l'ho visto leggere un libro - oggetto mistico al pari del Santo Graal - ed un po' perché la sua determinazione a sconfiggere Murayama e prenderle sempre, era davvero ammirevole.
Ho apprezzato come la sua forza non significasse necessariamente la sua posizione di leader - come ci ricorda Murayama - ma è necessario il carisma per conquistare tutti gli studenti e che questo, lo stesso Todoroki lo capisca nel finale, quando accetta Fujio come capo.
Tra questi baldi giovani alla conquista del trono, vanno notati Tsukasa e Fujio. Se il primo - uno dei più belli, esteticamente parlando - si mostra "dormiente" per gran parte della serie, il secondo passa il tempo con il nonno, facendoci sì vedere il suo buon cuore e l'essere un bravo guaglione ma d'altra parte togliendolo dall'azione per tutta la storia. Infatti Fujio entrerà in scena solo nel film.
Tsukasa poi è quello che mi ha lasciata più perplessa: chiaramente si era iscritto all'Oya per conquistare la vetta al fianco dell'amico ed è bello che si sia "fatto da parte" per amicizia accettando un ruolo "secondario." La perplessità nasce quando lo vedo andare a far a botte con Fujio per superare i propri limiti ed ho pensato che alla fine volesse anche lui partecipare alla corsa per il trono.
Ed invece no.
E la scazzottata allora? che ci siamo andati a fare?!
Va bene, non importa.
Ho visto così tante botte in testa, sediate nei reni e cazzotti in faccia che una rissa in più o una in meno ormai non mi sconvolge manco più.
E finisce così la serie di The Worst, con questi ragazzi che si presentano nelle classi, distruggendo porte, sedie, facce... mentre si urlano addosso imprecazioni ed intanto progettano la conquista del trono.
Ma.
Ma se c'è un trono vuol dire che c'è un RE.
E mi spiace per tutti loro, ma L'UNICO VERO RE è e sarà per sempre Murayama. #stacce
tutta la sua sobrietà in questa gif XD
Che qui, con questa serie e film si conferma uno dei personaggi più belli ed il mio migliore dell'intera saga.
Potrei scrivere un ode su questo personaggio, facendo notare come abbia preso un liceo di ragazzini e l'abbia trasformato in un gruppo capace di stare sullo stesso piano dello SWORD, di poter sedersi allo stesso tavolo con "i grandi " della città. Come ci ricorda la voce narrante nell'intro " Il Liceo Oya contribuisce alla forza dello SWORD".
Oppure potrei parlare della sua evoluzione da tizio forte che sa solo menar le mani a leader capace sotto i consigli di Cobra. Trasformazione che trova il suo apice sul finire di questa serie, quando Murayama nega agli studenti del tempo pieno la partecipazione agli affari dello SWORD. Capolavoro.
Ed infine potrei parlare della sua maturità sul finale del film, quando ormai diventato uomo, lascia il Liceo per diventare finalmente "grande" ed andare avanti con la sua vita, lasciando il passo alla generazione che verrà.
Perché High and Low, tra botte e amicizia, parla anche di cambiamento e crescita e nessuno più di Murayama ha saputo racchiudere questa tematica.
VOTO: 7+
E poi c'è il film.
Solo dopo averlo visto si capisce l'intento della serie precedente: un conto è vedere un centinaio di ragazzi sconosciuti che se la suonano di santa ragione. Un altro è vedere i ragazzi a cui un minimo ti sei affezionata, vederli spaccarsi teste, rotule e ginocchi in maxi risse sotto i ponti.
Ed in effetti, funziona. Funziona perché ho onestamente seguito con attenzione questi combattimenti, preoccupandomi un po' per tutti, riconoscendoli e facendo il tifo per ognuno di loro.
Il film segue diversi filoni che si riuniscono poi nel finale:
Mentre lo SWORD è in guerra con i Doubt e la yakuza, gli studenti a tempo pieno della Oya High sono combattuti tra la guerra delle fazioni all'interno della scuola, il conflitto con la Housen Academy e il tentativo di sconfiggere Kidra, una banda di spacciatori che stanno cercando di infiltrarsi nelle scuole locali.
(la vita impegnatissima degli studenti dell'Oya. E' per questo che non studiano. C'hanno da fa'!)
Murayama, che è il leader della Oya High, trova la sua posizione messa alla prova da un gruppo di ambiziosi nuovi arrivati, soprattutto lo studente trasferito Hanaoka Fujio. ( fonte mydramalist)
Ora, questa è un po' una cazzata perché tranne Todoroki, NESSUNO di questi pretendenti al trono ha mai avuto le palle di sfidare in combattimento Murayama. XD
Ovviamente i più attenti hanno già rizzato le orecchie perché leggendo questa trama c'è una parola che immediatamente dovrebbe far alzare in piedi la gente a festeggiare gasata come un furetto sotto steroidi.
Housen.
La Housen.
Ma io infatti vedevo questi ragazzi pelati con l'uniforme e pensavo:-" io questi lo ho già visti. Ma dove? sto nome non mi è nuovo."
Crows Zero docet.
Ed infatti sono proprio loro: la scuola che nel secondo film di Crows Zero si scontrò contro il Suzuran in un epica guerriglia fatta di pugni, calci, risse e mani in faccia.
Aggiungo che vengono presentati con una delle OST più belle e azzeccate di sempre. Appena ascoltata la loro canzone mi sono precipitata a scaricarla!
In questo film si presentano in una veste nuova, con nuovi attori ovviamente, ma sempre ordinati e preparati come piccoli soldatini super efficienti. e ovviamente pelati
Ma c'è di più: se nel film di Crows Zero, loro erano i "cattivi", i rivali da abbattere, questa volta sono dalla "parte nostra" ... nostri alleati. Ed è un piacere conoscerli in questa veste.
Ho dato il mio cuore a Odajima Yuken, sappiatelo. Con l'addio di Murayama ho trovato una nuova fonte di gioia.
I ragazzi dell'Housen si dimostrano dei delinquenti dal cuore d'oro ( più o meno). Degli specchi dei nostri Oya e vederli combattere tutti assieme è una gioia per gli occhi. Il film infatti, ne approfitta per delinearli e caratterizzarli un po', prima come avversari e poi come alleati.
Tra l'altro, mentre vedevo i ragazzi dell'Housen assaltare un palazzo con delle scale, dopo averle usate a mo' di scudo, pensavo:-" ed io che mi sono emozionata per la battaglia la Fosso di Helm! Guarda questi che stanno a fa'!!! "
Nota di merito poi per Fujio che finalmente viene messo in primo piano ed in relazione con gli altri: come prevedibile risulta avere quel carisma necessario ad unire l'Oya ed in più - per diversificarlo da Murayama - ha quella vena di pazzia ingenua dei bambini che ti lascia piacevolmente sbigottita.
Perché andare sotto casa del Suzuran per spiarne i ragazzi e vedere quanto sono forti è follia.
Mi ricorda un personaggio come Rufy di One Piece: quella sconsideratezza gioiosa che porta il sorriso ovunque vada.
Ma se con l'Housen di toccano i cuori degli amanti di questo genere di drama/film, è con il nome Suzuran che The Worst tocca l'epicità. Prima solo nominato - con riverenza - e poi fattaci vedere solo l'entrata, il film ti alza l'hype a livelli atomici facendoti supporre uno scontro/ sfida / incontro futuro contro i ragazzi del Suzuran.
E ma qui giochi troppo facile! mi sono gasata peggio dei bambini!
Ed infatti andando ai trailer dei prossimi drama/film di High and Low, indovina chi ci sta?!
Tornano i ragazzi della scuola più malfamata del circondario! E l'effetto nostalgia vola altissimo. Io ero anche convinta che non avrei visto più prodotti di High and Low! Ma non si può dir di no all'Housen e al Suzuran.
Tornando al film in questione, due sono le cose che mi hanno lasciata invece più freddina: la prima è la questione di Arata.
L'amico di Fujio che spaccia droga per pagare le spese ospedialiere della madre e tutto il contorno degli amici che si conoscono da bambini è idealmente molto bello. Ma devi farmelo vedere.
Il film e la serie prima ci dicono che Fujio e Takeshi ad esempio sono amicissimi, tanto che il secondo fa da braccio destro al primo, ma non viene mai mostrata questa grande amicizia nata a quanto pare in passato.
Idem per i ragazzi del bar della Nonna. Non basta farmeli vedere da bambini mangiare tutti assieme una volta per farmi percepire la grande amicizia che dovrebbe legarli. Soprattutto se poi ognuno di loro è andato e va per la sua strada.
L'altro problema è lo stesso che riscontro sempre nei drama di High and Low: i villain sono piatti come tavole da surf. Cattivi perché sì, senza nessuna introspezione o profondità che fanno cose malvagie perché gli va. Sono tutti uguali, tanto che da Ranmaru alla yakuza, per passare ai Dubt e adesso a questi Kidra, se ci metti dei cartonati al loro posto, sarebbe uguale.
Detto questo, The Worst è un bel film per chi piace veder menar le mani in modo coreografico:
ha un buon ritmo, una storia un po' contorta per gli standard di questo genere ma che poi si semplifica verso il finale, due grandi ritorni che toccano il cuore dei nostalgici come me e belle scene d'azione.
Il combattimento contro l'Housen prima e il Kidra poi è spettacolare: musiche, inquadrature, montaggio... una bella visione che non può non emozionare gli amanti delle scazzottate.
Con questo film, High and Low di apre a nuovi protagonisti che hanno un ardua missione: non far rimpiangere le colonne portanti di High and Low. Ci riusciranno? Per me è ancora troppo presto per giudicare, avendo visto solo un drama e un film ma voglio dargli fiducia.
Il pezzo forte di High and Low, oltre alle botte e ai bei messaggi d'amicizia, erano i personaggi, le loro personalità e le loro introspezioni.
Fujio può essere un buon protagonista, diverso da tutti gli altri dello SWORD. Todoroki può interpretare il freddo ma costante contraltare del leader, così come Tsukasa e Jamuo possono diventare interessanti.
Va capito se anche gli altri prodotti di The Worst prenderanno i ragazzi dell'Housen come "protagonisti" o li lasceranno in secondo piano. Ricordo che in High and Low, la serie era iniziata con Cobra ed i suoi amici come protagonisti, per poi virare sugli altri leader dello SWORD, fino ad arrivare ad approfondire Murayama, per dire. Faranno una cosa simile anche per questa storia?
Oh, a me, se mi mettono l'Housen come "protagonisti" mi va benissimo, eh!
Ed infine l'ultima cosa che ci tengo a dire:
per quanto io ami alla follia le storie di ragazzi - di cui il 99% ha superato l'adolescenza da anni - che si gonfiano per diventare il capo della scuola e le storie di scuole VS scuole, onestamente non vorrei vedere di nuovo questa dinamica.
In Crow Zero assistevamo alla scalata di Genji e nel secondo film alla battaglia del Suzuran contro l'Housen. In High and Low The Worst episode 0, seppure in misura minore, abbiamo avuto lotte per la conquista della vetta e con il film, una lotta contro un altra scuola.
Qua si è differenziato con le scuole che si univano contro gli spacciatori ed ho apprezzato il cambio di mood e vorrei che rimanesse così.
Ho un po' paura infatti, di vedere sempre la stessa dinamica sapendo già che la versione di Crow Zero rimarrà imbattibile.
Vedremo cosa accadrà.
Anche perché risulterebbe inevitabile. Con la divisione dei ragazzi dell'Oya in studenti a tempo pieno e part-time, questi ultimi non possono più partecipare agli affari dello SWORD. Ciò significa che se anche i ragazzi di High And Low si trovassero ad affrontare nemici da ogni parte, Fujio e compagnia non potrebbero essere presenti.
Ed ecco quindi che per loro, l'unica possibilità di scontro è con le altre scuole.
Boh, vedremo...
Per adesso...
VOTO: 8
#high and low the worst episode 0#high and low the worst#high and low#jdrama#japan drama#suzuran#housen#todoroki yosuke#murayama yoshiki#oya high#hanaoka fujio#takajo tsukasa#odajima yuken#housen academy#suzuran high#high&low
8 notes
·
View notes
Text
Ora è partito lo scandalo per le manganellate ai ragazzi, ma...
Chi s'indigna a geometria variabile non ha capito il senso di quello che è successo e che vogliono far passare. Questi studenti sono stati mandati apposta da dei furbi (i soliti che lanciano il sasso e nascondono la mano) per essere menati e poi creare "il caso".
Adesso devono ridare fiato alle trombe del "fascismo in Italia" (un film già visto mille volte). Guarda caso, quando gli stessi celerini menavano di brutto chi protestava contro le assurde misure discriminatorie per "contenere la pandemia" nessun "caso" veniva sollevato. E perché? Perché c'erano il Pd e quell'altra sua costola camuffata dei grullini.
Il problema è che siamo in una colonia dove due bande sono messe lì apposta per dare l'idea della "competizione" politica. Ma entrambe eseguono gli ordini, a seconda degli interessi del momento del padrone.
Oltretutto la stragrande maggioranza degli "studenti medi" per ben tre anni s'è adeguata alle misure repressive e discriminatore nei confronti della minoranza rappresentata dai loro compagni di classe non benedetti dal sacro siero.
Tutti questi studenti che la sinistra ha sempre usato non hanno fatto una, dicasi una, manifestazione in tre anni. Erano proni alla linea del governo, alla quale, a loro volta, erano proni i loro docenti "politicizzati". O, sarebbe più corretto dire, in servizio permanente effettivo nella missione del Pd e del suo pagliaccesco e funzionale "antifascismo".
Paolo Mauceri (A.L.I.)
2 notes
·
View notes
Text
[...]
Le foibe sono un crimine di guerra, su questo non ci possono essere dubbi. Uccidere nemici inermi, dopo la cattura, al di fuori del combattimento e senza un giusto processo (come è spesso avvenuto in quelle circostanze) è sempre un crimine. Specie se ciò avviene alla fine di una guerra, quando si suppone che ci sia il tempo per giudicare i responsabili di reati commessi in precedenza, come avvenuto infatti a Norimberga, ma non (vale la pena ricordarlo) per i criminali di guerra italiani. Tuttavia, come sanno tutti gli storici, le vittime delle foibe non state uccise «solo perché italiane», a differenza di ciò che viene ossessivamente ripetuto nella vulgata politico-mediatica. Decine di migliaia di italiani combattevano nelle file dell’esercito partigiano jugoslavo, ovvero dalla parte di chi ha commesso quei crimini, e non hanno subito, ovviamente, alcuna violenza. Inoltre fra le vittime della resa dei conti condotta dalle forze jugoslave a fine guerra, gli italiani rappresentano tra il 3 e il 5%; gli altri sono jugoslavi (serbi, croati, sloveni, ecc.): tutti uccisi perché ritenuti fascisti, nazisti, spie, collaborazionisti o contrari alla conquista del potere da parte delle forze partigiane. I liberatori jugoslavi dunque se la prendono contro specifici nemici identificati in base all’appartenenza politica e militare, non nazionale.
[...]
Da circa vent’anni sono state istituite due giornate commemorative, quella della Memoria dei crimini nazisti e quella del Ricordo delle foibe. Tali celebrazioni sono simili nella denominazione, vicine nel tempo (27 gennaio e 10 febbraio) e hanno lo stesso identico peso formale. Ripeto per essere più chiaro: i crimini contro l’umanità commessi dai nazisti nelle logiche che sono state ricordate, e che hanno ucciso 10 milioni di persone, sono commemorati alla stessa stregua delle violenze condotte dai partigiani jugoslavi contro 5.000 persone, molti dei quali condividevano il campo nazista.
Nei discorsi istituzionali e nella propaganda mediatica sulle foibe si parla di «pulizia etnica», si afferma che le vittime sarebbero state uccise «solo perché italiane» e si ribadisce il paragone con la Shoah, ignorando al tempo stesso i crimini fascisti e nazisti commessi in precedenza in quello stesso territorio. Come credo sia ormai chiaro, tutto ciò è assurdo, offensivo, umiliante, di fatto «negazionista» o almeno enormemente «riduzionista» nei confronti della Shoah e dei crimini nazisti e fascisti. Per di più negli ultimi anni il giorno del Ricordo ha acquisito un’importanza politica addirittura maggiore rispetto a quello della Memoria. La Rai ha prodotto due film sul tema, se ne interessano programmi televisivi di ogni genere, se ne parla addirittura a Sanremo durante il festival dei fiori; politici di tutti gli schieramenti ne strumentalizzano la vicenda, enti pubblici di ogni livello intitolano strade, piazze, parchi, monumenti a Norma Cossetto o ai «martiri delle foibe»; il Ministero dell’Istruzione dirama circolari-fiume sul tema («Linee guida» di ben 90 pagine), i prefetti di tutta Italia chiedono alle scuole di insegnare la falsa «pulizia etnica» ai loro studenti e il Parlamento ha da poco approvato lo stanziamento di milioni di euro per incentivare la propaganda antistorica delle associazioni nostalgiche, finanziando «viaggi del ricordo» scolastici al confine orientale.
Non ci possono essere dubbi: nella nostra memoria pubblica le violenze dei partigiani a fine guerra hanno acquisito un peso molto maggiore dei crimini nazisti, e sono probabilmente oggi più conosciute e ritenute più rilevanti dall’opinione pubblica. Può sembrare assurdo e paradossale, ma è così. Eppure manca ancora un tassello, la beffa oltre al danno.
Che fine hanno fatto i crimini fascisti? Su questo semplicemente non esiste una memoria pubblica. Chi davvero uccideva intere popolazioni solo per la propria appartenenza, chi ha davvero ucciso «etiopi solo perché etiopi» e «jugoslavi solo perché jugoslavi», non viene nemmeno menzionato sui libri di scuola, non merita film, vie, parchi, lapidi né uno straccio di dichiarazione pubblica di condanna.
E dunque, in definitiva: si mente sulle reali motivazioni del crimine delle foibe per cercare di farlo passare come un crimine fascista; e intanto si ignorano i veri e propri crimini del fascismo, finendo per far passare i fascisti come innocenti e anzi vittime dei partigiani. Si dedicano energie politiche e risorse economiche straordinarie per diffondere tali falsità e si cerca in questo modo di fare percepire all’opinione pubblica le foibe come addirittura più gravi dei crimini nazisti e della Shoah.
[...]
4 notes
·
View notes
Photo
Storia Di Musica #276 - AA.VV., Pretty In Pink (o.s.t.), 1986
John Hughes non suona famosissimo oggi, ma per 15 anni, dal 1980 al 1995 è stato una sorta di gallina dalle uova d’oro per un genere cinematografico, i film per i ragazzi, collezionando successi che ancora oggi ricordiamo: basta dire che è lo sceneggiatore di Mamma Ho Perso L’Aereo e Beethoven. Ma prima ancora fu anche regista, a metà degli anni ‘80, di una serie di film sugli adolescenti che hanno segnato un certo tipo di immaginario, come Una Pazza Giornata Di Vacanza del 1986 (che la Biblioteca del Congresso USA ha deciso di inserire nella lista dei film da preservare per i valore artistico, culturale o estetico del lavoro) e una serie di film con protagonista una giovane attrice, Molly Ringwald, che con i suoi capelli rossi e il broncio naturale fece innamorare una generazione intera di ragazzi. Tra i film, Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare del 1984, The Breakfast Club del 1985 (un culto, anch’esso nel Registro di conservazione della Biblioteca del Congresso) e il film di oggi, Pretty In Pink (in italiano Bella in Rosa) del 1986. La trama è semplice:, Andie Walsh (la Ringwald) è una studentessa che lavora part-time in un negozio di dischi, gira su una macchina rosa e vive con il padre disoccupato non ancora ripresosi dall'abbandono della moglie. Grazie a una borsa di studio, ha l'occasione di frequentare una facoltosa scuola frequentata da ricchi e snob figli di papà: sentendosi inadeguata all’ambiente e per l’astio degli altri studenti viene presa in giro dai suoi compagni ed è costretta a cucirsi gli abiti per apparire sempre diversa. L'amico d'infanzia Duckie (Jon Cryer, con lei anche in The Breakfast Club) è da sempre innamorato di lei e la corteggia, ma Andie si innamora di Blane (Andrew McCarthy) , ragazzo di buona famiglia che la ricambia, invitandola al ballo scolastico, tirandosi però indietro dopo le pressioni di amici e genitori, che per lui sognano un futuro promettente al fianco di una ragazza di ben altro ceto sociale. Nonostante il rifiuto di Blane, Andie non si scoraggia e, confezionato un bellissimo abito rosa, chiede all'amico Duckie di accompagnarla al ballo, dove Blane, senza tenere in conto dei pareri contrari di coloro che lo circondano, dichiara il suo amore ad Andie. Duckie rendendosi conto di fare la cosa giusta si mette da parte, permettendo l'amore tra Andie e Blane. Il film fu un successo al botteghino, decuplicando i costi di produzione, e tra i meriti c’era anche una favolosa colonna sonora, che racchiude il meglio della new wave del tempo, con canzoni quasi tutte scritte appositamente per il film. Tra l’altro, Pretty In Pink prende spunto da una canzone degli Psychedelic Furs del 1981, Pretty In Pink appunto, dall’album Talk Talk Talk. Hughes, che aveva una certa passione per la musica, riuscì a farsi scrivere dei pezzi clamorosi: Orchestral Manoeuvres In The Dark per la prima versione della scena finale, dove Duckie bacia Andie che non va più da Blane, offrirono Goddess Of Love, ma una visione privata del film fece decidere il cambio del finale, e la band scrisse per questo momento If You Leave che divenne una hit internazionale. Suzanne Vega è accompagnata al piano da Joe Jackson nell’altrettanto famosa Left Of The Center. Hughes pesca Jesse Johnson, che fu uno dei co-protagonisti di Purple Rain di Prince, e gli fa cantare in pieno stile folletto di Minneapolis Get To Know Ya. Michael Hutchens scrisse il testo di Do Wot You Do (che per un errore di stampa non era il corretto What) su un foglietto di carta di un bar, e gli INXS non la pubblicarono che su una raccolta di rarità solo molti anni dopo. I New Order scrissero Shellshock, che addirittura comparirà prima nella colonna sonora che come singolo ufficiale (nel film verrà usata anche la b-side del singolo, Thievies Like Us che però non compare nella compilation), altro brano che arriverà nelle posizioni di classifica alte in mezzo mondo. Gli Echo And Bunnymen ri-registrarono per il film una nuova versione di una loro canzone, Bring On the Dancing Horses, che appariva in una loro compilation del 1985, Songs To Learn & Sing. Nel film appaiono anche tre canzoni simbolo del decennio: Round, Round di Belouis Some, anch’essa scritta apposta, e poi due miti degli anni ‘80, Wouldn't It Be Good di Nik Kershaw, dall’album Human Racing del 1984 (che aveva copertina e videoclip curati da Storm Thorgerson) e soprattutto quel capolavoro in meno di due minuti che è Please, Please, Please, Let Me Get What I Want dei The Smiths, dove Morrisey e Johnny Marr racchiudono la grazia e la potenza della liberazione da un dolore in meno di due minuti, con finale affidato al mandolino suonato dal produttore John Porter. Per il successo del film e dei brani, per la riuscita amalgama dei brani con le scene del film e per il fatto che molte canzoni divennero famosissime, la colonna sonora è considerata una delle migliori di tutti i tempi. Nel film un cameo lo ebbe pure Dweezil Zappa, che all’epoca era un volto famoso di MTV America, che ebbe anche una storia d’amore con Molly Ringwald, divenendo invidiatissimo da un’intera generazione di ragazzi innamorati di quella rossa dal broncio irresistibile.
17 notes
·
View notes
Text
Faccio la premessa che in seconda liceo io e S facevamo un po' le 'fancazziste' in alcune ore di lezione (principalmente quelle di storia dell'arte). Contavamo ogni cosa presente nella scuola, dalle scale alle cassettiere, stavamo dalle macchinette a parlare, giravamo per i piani: insomma, poche volte eravamo in classe con quella professoressa.
Un pomeriggio ero con S e altre persone e stavamo andando al cinema. Per me era stata una giornata di merda, ma di merda davvero, e sono scoppiata a piangere nel parchetto lì davanti: gli altri sono entrati a guardare il film, lei è rimasta con me a cercare di consolarmi. Ecco, lì è avvenuto un incontro inaspettato che ha fatto prendere una piega diversa a quel pomeriggio. Un monaco hare krishna vedendomi piangere si è seduto vicino a noi e abbiamo iniziato a conversare. Abbiamo passato le due ore successive a parlare con lui della vita e ha detto alcune cose molto interessanti.
Tornando alla mia premessa, dopo l'incontro con il monaco abbiamo iniziato a sfruttare le ore di storia dell'arte in modo diverso e abbiamo chiesto a buona parte degli studenti, insegnanti e bidelli quale fosse secondo loro il senso della vita. Tutti ci han dato le loro risposte, alcune scherzose (l'erba, ad esempio), alcune romantiche, altre molto serie, altre ancora più filosofiche. Siamo rimaste sorprese perché le persone più inaspettate ci han dato risposte e argomentazioni che hanno colpito entrambe. Ancora ripenso allo sfogo del professore di figurativo, che tutti pensavamo fosse un coglione... e invece da quel giorno l'ho guardato in modo diverso.
Comunque, io e S ci annotavamo tutte le risposte su un quaderno. E io son qui a chiedermi che fine abbia fatto quel quaderno.
In questo momento vorrei poterlo rileggere, solo per vedere che per tutte quelle persone esiste davvero un senso, qualunque esso sia: vorrei aggrapparmi con tutte le mie forze ad ognuna di quelle risposte, anche quelle stupide, non importa. Ne ho un bisogno viscerale.
2 notes
·
View notes
Text
Violenza sulle donne: ad Alessandria un evento per combattere l’apartheid di genere
Il 25 novembre, una giornata di sensibilizzazione tra cinema, arte e riflessioni per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne.
Il 25 novembre, una giornata di sensibilizzazione tra cinema, arte e riflessioni per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Alessandria, 25 novembre 2024 – In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Terzo Settore e il Comune di Alessandria uniscono le forze per un evento straordinario: “La resistenza è un muro a…
#Alessandria cultura#Alessandria eventi#Alessandria today#apartheid di genere#Aps me.dea#arte come rivoluzione#arte per il cambiamento#centri antiviolenza Alessandria#cinema e diritti#Cultura e Sviluppo Alessandria#denuncia sociale arte#Diritti delle donne#diritti umani donne#donne e arte#eventi antiviolenza#evento Alessandria 25 novembre#femminismo afghano#femminismo internazionale#film Osama#flashmob studenti#Fulvia Maldini#Giornata internazionale violenza donne#Google News#italianewsmedia.com#mostra Shamsia Hassani#ONU diritti umani#partecipazione studenti Alessandria#Pier Carlo Lava#resilienza femminile#Resistenza femminile
0 notes
Text
Toni Cade Bambara
Toni Cade Bambara, scrittrice, accademica, documentarista e attivista, importante protagonista del Black Arts Movement degli anni Sessanta, ha apportato un enorme contribuito al femminismo nero.
La sua scrittura si muove attraverso la cultura afroamericana, incorporando il dialetto di strada, le tradizioni orali e tecniche riconducibili al jazz come modello strutturale ed estetico per le forme scritte. I suoi personaggi, luoghi e atmosfere sviluppano situazioni non lineari costruite come improvvisazioni su una melodia.
Nata Miltona Mirkin Cade a New York, il 25 marzo 1939, è cresciuta con suo fratello e sua madre Helen Henderson che, influenzata dal Black Harlem Renaissance, la incoraggiava a studiare, scrivere e approfondire la storia afroamericana.
Aveva sei anni quando ha cambiato il suo nome in Toni a cui, nel 1970, ha aggiunto l’appellativo Bambara, relativo al gruppo etnico dell’Africa Occidentale di cui la sua bisnonna faceva parte.
Frequentando il Queens College, dove era una delle pochissime studenti nere, ha iniziato a utilizzare la scrittura come strumento per entrare in contatto con sé stessa e la propria identità.
A spingerla a scrivere era stato il desiderio di dare spazio a quelle idee che non trovavano posto nello schema fisso del componimento inglese, cercando di rendere giustizia a un altro punto di vista.
All’università si è interessata di danza, lavorato a teatro e partecipato alla rivalutazione del canto popolare e del suo messaggio politico.
Si è laureata in arti teatrali e letteratura inglese nel 1959. Successivamente, è andata a studiare mimo a Parigi.
Ha conseguito un master in narrativa africana al City College nel 1964 dove ha iniziato a insegnare, l’anno successivo, al Theater of the Black Experience. Si era impegnata a rendere più inclusiva l’istituzione con l’aggiunta di un corso di nutrizione e cultura africana. Auspicava la creazione di un’accademia in cui si dedicasse maggior attenzione all’apprendimento di temi politici e sociali.
Ha fatto parte del programma SEEK – Search for Education, Elevation, Knowledge e contribuito enormemente al suo sviluppo.
È stata professoressa associata alla Rutgers University nel 1969.
La sua antologia The Black Woman del 1970, è stata la prima raccolta femminista di autrici nere.
È stata direttrice del programma della Colony Settlement House a Brooklyn, lavorato per i servizi sociali di New York e come direttrice ricreativa nel reparto psichiatrico del Metropolitan Hospital.
Negli anni Settanta è stata a Cuba per studiarne le organizzazioni politiche femminili. Ha messo in pratica queste esperienze quando si è trasferita con la figlia Karma Bene ad Atlanta, dove ha co-fondato il Southern Collective of African American Writers.
Ha insegnato in diverse università, è stata professoressa ospite di studi afroamericani alla Emory University e all’Università di Atlanta, dove ha anche insegnato alla School of Social Work.
È stata artista residente al Neighborhood Arts Center, allo Stephens College della Columbia e allo Spelman College di Atlanta.
Nel 1981, ha scritto l’introduzione di un’altra innovativa antologia femminista nera, This Bridge Called My Back.
Dal 1986, ha insegnato sceneggiatura cinematografica allo Scribe Video Center di Philadelphia e tenuto lezioni alla Biblioteca del Congresso e allo Smithsonian Institution.
La sua prima raccolta di racconti è stata Gorilla, My Love, del 1972. Tra le storie incluse ci sono Blues Ain’t No Mockin Bird, Raymond’s Run e The Lesson, che compaiono in tutte le antologie di letteratura afroamericana e in alcuni testi scolastici.
Nel 1980 il suo romanzo The Salt Eaters ha vinto l’American Book Awards.
Per tutti gli anni Ottanta si è dedicata alla produzione cinematografica e televisiva. Ha scritto la sceneggiatura per The Bombing of Osage Avenue, film incentrato sull’assalto della polizia al quartier generale di Philadelphia del gruppo di liberazione nera MOVE il 13 maggio 1985. Ha contribuito anche alla serie di documentari American Experience con l’episodio “Midnight Ramble”: Oscar Micheauz and the Story of Race Movies e al documentario W.E.B. Du Bois: A Biography in Four Voices.
Si è spenta il 9 dicembre 1995 a Philadelphia a causa di un cancro al colon.
Il romanzo sulla scomparsa e l’omicidio di quaranta bambini neri ad Atlanta tra il 1979 e il 1981, Those bones Are Not My Child (originariamente intitolato If Blessing Come), è stato pubblicato postumo nel 1999 a cura di Toni Morrison, che lo considerava il suo capolavoro e che aveva già raccolto i suoi scritti in un volume dal titolo Deep Sightings & Rescue Missions: Ficrion: Essays & Conservations, pubblicato nel 1996.
0 notes
Text
"La Pellicola d’Oro" al Cinema Adriano I professionisti dei titoli di coda inc... #associazione #auditorium #cinemaadriano #enzodecamillis #giorgioferrero #lapellicoladoro #laziofilmcommission #parcodellamusica #professionisti #sascinema #titolidicoda https://agrpress.it/la-pellicola-doro-al-cinema-adriano/?feed_id=7396&_unique_id=670eb90b27610
0 notes
Text
"Creativity takes connection" - a Forlì torna LAPIX (11-13 ottobre), l'evento 16Corto dedicato all'industria digitale: aree networking, nuovi spazi interattivi, ampia offerta formativa, portfolio review e zona PlayTest
LAPIX è l’evento del Sedicicorto Film Festival dedicato all’industria del cinema d’animazione e dei videogiochi, aperto a tutti gli operatori del settore. Nato nel 2022 per mettere in contatto professionisti, studenti e accademie, gitalecon l’obiettivo di creare un terreno fertile per nuove collaborazioni e idee che possano incentivare e innovare il mercato italiano, realizzerà con questa…
0 notes