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Casale Monferrato. Premiazione per i giovani lettori: celebrazione della passione per la lettura
Un evento dedicato ai bambini e ragazzi che hanno reso la lettura protagonista del 2024.
Un evento dedicato ai bambini e ragazzi che hanno reso la lettura protagonista del 2024. Il prossimo giovedì 19 dicembre 2024, alle ore 17:30, la Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi “E. Luzzati” di Casale Monferrato ospiterà un momento speciale dedicato ai giovani lettori. Nella suggestiva “Stanza delle Letture”, avrà luogo la cerimonia di premiazione dell’iniziativa “Appuntamento con la��
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Non ci pensiamo più, siamo oramai grandi, ci lamentiamo sempre ma sempre per cose che riguardano egoisticamente noi, il noi è l'unico limitatissimo universo che ci rimane.
Oggi mentre tornavo a casa in bici ero in pieno centro e ho visto una scolaresca di bambini che rientravano a scuola e mi è venuta in mente una cosa, ma a questi bambini abbiamo tolto una delle cose più belle di quando ti portavano a spasso ed erano i negozi di giocattoli. Non esiste più un negozio di giocattoli, erano magici, luoghi simili alla grotta di Ali Babà, spiaccicati davanti alle vetrine a vedere le uniche cose davvero interessanti, uno dei pilastri fondamentali nel mondo dei più piccoli.
Adesso li devi portare nei centri commerciali, in mezzo ai surgelati, prodotti per l'igiene personale, bevande gassate e altro senza fantasia.
Abbiamo creato un mondo di problemi senza poesia.
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Fante di Coppe
"La Verità del Cuore".
Idealizzare è un processo della Mente.
E' un meccanismo di difesa.
Da bambini è un processo vitale per la sopravvivenza affettiva ed emotiva qualora la figura adulta di riferimento risulti deficitaria o assente nelle cure parentali.
Il bambino idealizza per non morire di dolore.
Da adulti impariamo ad affrontare l'Altro con lo stesso schema distorsivo.
Creiamo un'immagine fantasiosa del legame. Qualcosa che non esiste. Ricamiamo sull'Altro un immagine finta e distante dalla realtà.
Siamo i maghi del convincimento: tratteniamo dentro di noi l'immagine dell'Altro fino alle estreme evidenze, anche quando le maschere cadono e producono un tonfo al Cuore inimmaginabile.
Principi e principesse con cui intratteniamo anni della nostra vita, perdendoci nel gioco dell'illusione, giustificando ogni comportamento lesivo in nome di un Sentimento che non esiste, inventato, qualificato dalla svalutazione e dalla finzione.
Il piedistallo ad un certo punto crolla.
E le macerie ci sommergono.
"Io credevo che mi amasse".
Il crollo dell'immagine dei Genitori è qualcosa di immensamente doloroso. Molto più doloroso e impattante della destrutturazione di un rapporto di coppia.
Non essersi sentiti amati e accolti nell'Amore e nell'Accettazione fa male.
Ma la Verità è che molti individui, a loro volta traumatizzati o violentati nelle cure parentali, non provano nulla dentro di loro. Hanno il Cuore completamente asserragliato e congelato.
Non amano.
Non ne sono capaci.
E il bambino lo sente. Ma deve sopravvivere. Non può morire. E si inventa ogni stratagemma di compensazione interiore. Si inventa le storie. Si offre alla fantasia e alla creatività per costruire madri e padri che in realtà in fondo in fondo gli vogliono bene. Ma non riescono ad esprimerlo.
E da grandi si raccontano le medesime bugie.
E i castelli di onnipotenza genitoriale, diventano castelli di rabbia e frustrazione.
La principessa diventa una strega e il principe un ranocchio.
Idealizzare l'Altro nasconde una ferita profondissima.
Metterlo sul piedistallo e adorarlo, onorarlo, divinizzarlo è una "forma di oggettivazione".
E guai uscire da quello spazio di idealizzazione. Guai se l'Altro si sottrae al copione e "si presenta per quello che è".
L'Altro è costretto a stare forzatamente dentro a quell'idealizzazione. Altrimenti deve prepararsi ad essere accusato di "alto tradimento".
Ma l'Altro non sarà mai all'altezza dell'idealizzazione. E' un essere umano in carne e ossa. E' reale. E' emozione vera. E se ha compiuto un percorso di Verità interiore, non può fermarsi ad adempiere al bisogno dell'Altro di aspettativa irrealistica di rapporto.
La Relazione è Cuore.
E il Cuore non idealizza. Sente.
Sente se c'è purezza, se c'è gentilezza, se c'è Verità nei gesti, nelle parole, negli sguardi, nella stretta di mano.
L'Altro non è uno "strumento di compensazione". E se è radicato nella sua Autenticità, non potrà mai esserlo. Sarebbe pura finzione.
E prima o poi giungerà il fatidico momento in cui l'Altro, conscio della "condizione di strumento", deluderà l'aspettativa e se ne andrà. Ed allora verrà sminuito, svalutato e scartato.
Essere veri, radicati, presenti, onesti con noi stessi e l'Altro è il primo presupposto per intrattenere una relazione sana.
Lasciamo cadere le idealizzazioni e sentiamo a Cuore aperto la Verità.
Spalanchiamo gli occhi e le orecchie e guardiamo i "fatti".
Non ci sono giustificazioni o castelli da costruire. Ci sono "fatti".
Non ci sono promesse che tengano.
C'è la Verità.
Impariamo a seguirla.
Piedi ben radicati a terra e Cuore aperto alla Vita. Così si prosegue. Così si può generare Amore e riceverne in abbondanza.
L'Autunno spoglia gli alberi dalle foglie ingiallite. E anche le illusioni.
Per lasciare spazio alla nudità, alla rigidità dell'Inverno. Che all'interno custodisce una Forza generatrice tutta nuova.
Un Amore nuovo.
Una Vita nuova.
Un nuovo Cammino.
Mirtilla Esmeralda
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Alberto Angela: Un divulgatore nell'Antica Roma
(Spunto per un racconto di fantasia)
Immaginatevi se Alberto Angela, con la sua solita passione e il suo inconfondibile stile, si trovasse catapultato indietro nel tempo, nell'antica Roma. In quell'epoca del passato che tanto lo affascina e rapisce.
Immaginiamo il nostro amato divulgatore cortese, con la sua barba curata e i capelli con quel disordine ordinato, in mezzo ai Fori Imperiali, ma invece di spiegare ai telespettatori, di ritrovarsi a dover interagire con i romani dell'epoca.
Tutto inizia quando, durante la ripresa per una nuova puntata di Stanotte sul Grande Raccordo Anulare, Alberto si avvicina troppo a una strana macchina del tempo nascosta che sbuca dal terreno, dopo l'ennesima ricognizione archeologica in merito ai lavori della nuova metropolitana, la Linea Legio XV.
Alberto inavvertitamente calpesta la parte appena sporgente, un bagliore improvviso e... ecco fatto! Si ritrova in toga, con i capelli raccolti in un elegante nodo, e una pergamena in mano invece degli appunti di Stanotte a.
"Salve, cittadino romano!" - lo saluta un centurione, guardandolo con aria perplessa.
Alberto, pur cercando di mantenere la calma, non può fare a meno di balbettare - "Ehm... salve! Io sono... Alberto Angela, un umile studioso del vostro tempo".
Il centurione lo osserva attentamente, poi esclama - "Un umile studioso? E cosa mai studierai, cittadino? Forse la filosofia? O forse la retorica?"
Alberto, con un sorriso imbarazzato, risponde - "Beh, diciamo che studio un po' di tutto dalla storia all'archeologia, passando per la paleontologia".
Il centurione, con gli occhi spalancati, lo interrompe - "Paleontologia? Ma chi è mai questa paleontologia? Forse una nuova divinità?"
Il centurione trovando alquanto strano questo Albertus Angelus (io quando ero in Spagna negli anni '80 parlavo in italiano mettendo sempre la "s" finale, così come con il latino metto "us" e vado da dio... anzi da Giove) decide di portarlo in Senato.
Da quel momento in poi, Alberto davanti ai senatori, cercherà di spiegare cosa sia un documentario ma viene scambiato per un mago; tenta di analizzare un reperto archeologico con una lente d'ingrandimento ma viene accusato di spiare; per non parlare del momento in cui cerca di spiegare la teoria dell'evoluzione.
Mentre cerca di spiegare il concetto di "evoluzione" ai senatori romani, Alberto si ritrova a disegnare un albero genealogico che parte da un pesce e arriva fino all'uomo moderno. L'assemblea scoppia in una risata fragorosa - "Un pesce che diventa un uomo? Cittadino, forse hai bevuto troppo vino!"- esclama un senatore con aria di sufficienza.
Per nulla sconfortato, Alberto cerca un modo per dimostrare le sue teorie e decide di organizzare una sorta di "lezione pratica" nei Fori Imperiali. Raduna un gruppo di bambini romani, i quali si dimostrano entusiasti della novità, iniziando a mostrare loro fossili e reperti archeologici. Ma le cose non vanno come previsto, un bambino affascinato da un teschio, lo scambia per una maschera e inizia a usarlo per giocare.
Nel frattempo, a palazzo imperiale, l'imperatore Tito, incuriosito dalle strane voci che circolano sulla presenza di un "mago" che parla di pesci che diventano uomini, decide di incontrare personalmente Alberto.
Alberto viene invitato a una cena sontuosa e, durante il banchetto, l'imperatore gli chiede di eseguire una dimostrazione delle sue capacità. Alberto, ricordandosi i consigli di Paco Lanciano, improvvisa una sorta di "esperimento scientifico" con del vino, dell'acqua e un uovo sodo, cercando di simulare la formazione della Terra.
L'imperatore, pur non capendo nulla, rimane affascinato e lo nomina "mago ufficiale" della corte.
Ma l'avventura non finisce qui. Alberto infatti verrà da prima coinvolto in una rissa tra gladiatori, poi tenterà di introdurre l'uso della carta igienica nel mondo romano e, per sbaglio, attiverà un meccanismo all'interno del Colosseo, facendo uscire tutte le fiere ingabbiate nei sotterranei dell'anfiteatro.
Per rabbonirle e permettere la loro cattura, Alberto imposterà la voce come quando narra i documentari della BBC durante Noos. I felini così incantati, con tanto di fusa, rientreranno docilmente nelle gabbie.
Alla fine, esausto ma felice, Alberto riuscirà a tornare nel presente, portando con sé un'esperienza unica. Con tanti spunti per scrivere un nuovo libro: Magus Scriptor - Come si divulgava cultura nell'antica Roma. Prossimamente solo nella libreria di casa mia.
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The Hunt I

Scheda informativa
Titolo completo: The Hunt I - Che la caccia abbia inizio Autore: Charlie Moon Editore: Sonzogno Prima edizione: giugno 2023 Pagine: 234 Prezzo: € 18,90
Trama
Builth Wells, Galles. A prima vista, sembrerebbe un ordinario ballo d’inverno: adolescenti in abiti eleganti, musica di dubbio gusto e l’atteso lento da condividere con la crush di turno. Charlie vorrebbe evitare tutto ciò, non sapendo come confessare a Tom che non potrà mai innamorarsi di lui, né recuperare il rapporto con Lance e Jake, un tempo suoi migliori amici, ora quasi estranei. Ma quando, al ballo, Charlie incontra per caso Hailee, tutti i ricordi riaffiorano e il suo cuore torna a battere per lei. E proprio quando le incomprensioni e le tensioni irrisolte sono sul punto di esplodere, succede il peggio: tre misteriosi sconosciuti tentano di rapire Jasmine, la sorella di Jake. Nell’impeto della lotta per cercare di salvarla, uno dei ragazzi scopre di potersi trasformare in un animale totem, acquisendo straordinarie capacità sensoriali. Ma da dove derivano questi poteri? Per risalire all’unicità, Charlie e i suoi amici dovranno scavare nel loro passato per imparare a conoscersi e ad accettarsi, preparandosi così ad affrontare una battaglia che affonda le radici nella notte dei tempi e li riguarda molto da vicino.
Recensione
È il secondo libro uscito, e che leggo, della content creator Charlie Moon, che “nata” nel mondo YouTube gaming ha sempre dimostrato una grande passione per il raccontare storie: chi era lì allora, a guardare i suoi video di Minecraft, può ben ricordare che il suo giocare sul gioco a cubetti della Mojang andava oltre il semplice “giocare”. Charlie Moon costruiva mondi, e ne viveva avventure al loro interno.
Ed è quello che ha fatto anche con il primo volume di questa trilogia fresca di scrittura, che racconta di un periodo invernale facendo il possibile per rinfrescare il lettore nella calda estate della sua uscita. È un libro che va oltre la sua trama, narrando temi attuali e di dibattito pubblico, dalla lotta per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQIAPK+ — su cui il primo libro di Charlie Moon, Dicono di noi, è incentrato — ai temi di rispetto e sostenibilità ambientale.
Così come la natura ci ha creato, allo stesso modo ci distruggerà.
La natura è al centro della narrazione di The Hunt I fin dalle prime pagine del libro, dove i sei protagonisti — Charlie, Jasmine, Jake, Tom, Lance e Hailee — si ritrovano a giocare insieme durante l’estate, in quella che è un’infanzia fatta di fantasia e magia come tutti i bambini dovrebbero avere.
[...] Sorrido di rimando, pensando che non ha idea di cosa mi stia passando per la testa in questo momento. Mentre lo guardo uscire dalla biblioteca, penso che nemmeno io so cosa gli stia passando per la testa. [...] O forse vuole semplicemente smetterla di cercare di essere la persona che gli altri si aspettano che sia. [...] Chissà se agli altri capita mai di sentirsi come la neve a settembre. [...] Noi esseri umani viviamo nella convinzione che esista solo ciò che vediamo. Ci è stato insegnato che è la luce che dà forma al mondo. Nonostante tutto, ci interroghiamo spesso su cosa si nasconda nel buio. [...]
È una storia in cui emerge l’interrogazione dell’essere umano rispetto a quello che fa e a quello che pensa, aprendo il libro dei perché senza però trovare le risposte alle numerose domande che, prima o poi, tutti si fanno. È, però, anche l’introduzione a tutte le risposte che, molto probabilmente, seguiranno nei prossimi due libri della trilogia, che daranno un’interpretazione, un punto di vista, una visione del mondo per rispondere alle tante domande che l’essere umano si pone. Perché esistiamo? Perché siamo al mondo? Qual è il nostro scopo?
The Hunt I è anche un libro di crescita personale. La protagonista, un’adolescente, è alla ricerca della sua strada. Nel libro la crescita personale è posta sotto una chiave magica, con una trasformazione alla lettera: ma chi può negare che, nella vita, le persone si trasformano per davvero? Charlie, in questo primo capitolo della sua avventura, se ne rende conto: passando per le difficoltà, e per il timore di non essere utile, si interroga sul modo giusto di reagire quando la vita prende una piega che va oltre tutto quello che è stato sempre insegnato. E non è forse il capire che, crescere, è una cosa bella? Che non riguarda solo l’avere sempre più responsabilità?
Ed è anche una storia di amicizia. Di come le amicizie, a volte, possono disfarsi con il tempo, ma anche di come le stesse amicizie possono sopravvivere a lungo, anche se ci si perde di vista per lungo tempo.
Dal punto di vista della scrittura, c’è da considerare che scrivere un buon fantasy è difficile, in quanto è complessa la creazione di un mondo che riesce a stare in piedi. Il fatto che si tratti anche di un urban ha facilitato l’autorə nel non creare un mondo da zero, posizionandosi in una località gallese, ricca di leggende druidiche, che ben si adatta alla realtà del suo libro. Ottima è la ricerca sulle capacità degli animali, e come queste sono diventate i superpoteri dei sei protagonisti. Ben fatto, anche se abbastanza superficiale, probabilmente dovuto a una visione “da esternə”, è l’inserimento di elementi che richiamano la popolazione studentesca e la cultura nerd della reale Builth Wells. Seppure parla a ragazzə giovanə nel loro stesso linguaggio, non è invece ottimale l’utilizzo dei numerosi intercalari volgari usati dai personaggi come espressioni di rabbia o stupore, dimostrando una poca ricercatezza nel lessico utilizzato.
Questo non significa che l’ignoranza sia da condannare.
La trama si svolge abbastanza linearmente, anche se è possibile intuire prima della conclusione chi è l’eroe, chi è la principessa da salvare e chi è il cattivo. È ottima, inoltre, la cura dei dettagli nelle scene di combattimento. In alcuni punti, invece, non ci si trova del tutto coerenti con il tempo cronologico degli avvenimenti, un errore comunque comune tra gli autori di fantasy, e che un autorə urban fantasy alle prime armi può solo migliorare con l’esperienza.
Perché finché ci sarà una luna a cui ululare, nessuno scriverà la parola fine.
Questo primo volume della trilogia The Hunt, dunque, si conclude mettendo le basi per lo svolgimento dell’avventura sovrannaturale dei sei protagonisti, lasciando nella mente del lettore una sola domanda: e ora?
La parola scoiattolo è contenuta 12 volte all’interno del primo volume. Seguite lo scoiattolo!
Valutazione
★★★☆☆ 3/5
Dellə stessə autricə
Dicono di noi, Sonzogno, 2019
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Il perché dei bambini.
Il dove e il quando, il come e il perché.
Aveva un modo particolare di dire grazie, pronunciato flebile, pudico sommesso. Come lo pronuncerebbe chi crede di non meritare tanto. Il suono di quel ringraziare ricorda una carezza, di cui si può fare a meno, ma che si accetta con il pruriginoso desiderio di volersi scansare. In quel suo pronunciarlo, c'era il mondo di un bambino che ha fatto i conti con certe durezze della vita troppo presto; c'era un bambino a cui il fascismo, e la guerra e le sue fatiche, hanno levato l'infanzia. Avete fatto caso alla curiosità e verità dei bambini? Chiedono il perché di ogni cosa. Marcello era quello stesso bambino, che si chiedeva il perchè ma poi ha smesso. Da adulto non ha mai amato ricordare la sua infanzia, ritornare nei luoghi d'origine gli costava emotivamente troppa fatica; voleva separare l'oggi, dal quel passato. Da bambini però, si ha la capacità di trasformare le cose con il super potere della fantasia. Quando scattava l'allarme dei bombardamenti, e bisognava correre al rifugio, quel momento di terrore, in un attimo, con la forza della fantasia che solo i bambini hanno, diventava un gioco. Giocare, jouer, è stato il suo riscatto. Lo ha fatto anche da adulto. Sempre. Sosteneva che recitare lo fosse. Recitare gli permetteva di essere eternamente bambino, gli lasciava il lusso di vivere mille infanzie possibili, non vissute, ma sentite. Fare l'attore, era la maniera di non scostarsi da quella carezza che si faticava a ricevere, era vincere la timidezza, lasciarsi andare al gioco della fantasia non ancora del tutto consumata, e poterlo fare da adulto che chiede ancora il perché.
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Io sono un ragazzo, e sono attratto dagli hentai shota, ovviamente immedesimandomi nei ragazzi
questa cosa mi fa sentire in colpa, ma al tempo stesso mi eccita da morire...
L'idea di essere introdotto nel mondo del sesso da una ragazza più grande mi fa sognare...
Ma dicono che sia moralmente discutibile...
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi
a mio parere tutto ciò che è fantasia è lecito.
"essere introdotto nel mondo del sesso da una ragazza più grande"... dove sta il problema? sopra i 14 anni, se c'è consenso, la cosa è lecita (parlo di azioni concrete).
se mi parli di "bambini" introdotti al sesso, la cosa non è più lecita nel mondo reale (e anche giustamente).
pare anche che le rappresentazioni grafiche di queste situazioni (disegni, computergrafica) siano illegali (anche se internet ne è pieno, compreso gli hentai shota).
leggerò volentieri anche i pareri di altri lettori.
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Il monte Prinzera
"Oggi sappiamo che non vi è nulla di soprannaturale, che ciò che in passato veniva così definito era soltanto qualcosa che ancora non si conosceva. Non sembra affatto irragionevole che mente e materia, sulle quali in fondo sappiamo ancora ben poco, possano esistere in forme che ci sono completamente ignote. Dopo tutto, esseri con corpi e personalità diverse dalle nostre potrebbero anche popolare il mondo invisibile che ci circonda.... forse davvero il Piccolo Popolo canta e danza di notte a Colby Glen. Evitiamo di dire che tutto ciò è impossibile."

>>> vedi la raccolta fotografica sul monte Prinzera >>>
Quando materia e spirito si incontrano nell'uomo
L'interazione tra geologia e psicologia
Il monte Prinzera è un magnifico balcone naturale su tutta la pianura parmense e non solo, dalle sue pendici lo sguardo spazia tranquillamente fino alle alpi e al monte Baldo, e nelle giornate di nebbia in pianura offre uno spettacolo assicurato che riempie gli occhi di bellezza ed il cuore di grandezza. Quando vengo qui, so di andare a colpo sicuro, sempre! Ricordo che da bambino, ammiravo da lontano il profilo azzurrognolo di questa montagna, e fantasticavo: un giorno andrò su quella montagna! I bambini di oggi hanno altri sogni, sempre che li abbiano ancora. Sinceramente, non vorrei mai tornare indietro nel tempo.
Il Prinzera è un'imponente rupe di roccia ofiolitica che si erge bruscamente sulle colline circostanti, ed in questa foto se ne apprezza molto bene la mole e la verticalità. Alla sua base transita la statale della Cisa e la vetta è raggiungibile in circa mezz'oretta di cammino. Nelle sere d'estate, anche in quelle più afose, lassù in prossimità della vetta spira sovente un vento fortissimo e molto freddo, e la vista sulla pianura tutta illuminata è impagabile, come lo sono i panorami sulle vallate circostanti quando il mare di nebbia trasforma le montagne in isole e penisole di fantasia. Nelle ore prossime al tramonto poi, le rocce assumono tonalità rosso infuocato che stridono con le tonalità fredde del circondario, ed il luogo diventa di minuto in minuto sempre più magico.
Le rocce ofiolitiche sono rocce di origine vulcanica, sono lave eruttate non da vulcani come li immaginiamo, gli inconfondibili coni con il pennacchio fumante, ma lave fuoriuscite da spaccature sottomarine e poi solidificate molto rapidamente a contatto con le acque profonde di antichi fondali marini. Gli affioramenti e le vette ofiolitiche che troviamo nel nostro appennino, non si sono originate qui dove oggi le troviamo, sono rocce alloctone, ovvero originatesi in luoghi lontani e poi letteralmente trasportate dove oggi le vediamo dai movimenti e dagli sconvolgimenti della crosta terrestre, avvenuti nel corso dei millenni. Praticamente il blocco sommitale del monte Prinzera è come un enorme scoglio galleggiante sopra un mare di rocce argillose sottostanti che lo hanno trasportato. E così per tutti gli affioramenti di questo tipo di rocce, gli agenti atmosferici hanno poi dato il tocco finale, cesellando al meglio e mettendo a nudo queste rocce, che essendo più dure ed ostinate, si stagliano ed emergono vistosamente dalle rocce circostanti che le inglobano, creando paesaggi molto particolari e suggestivi.
Sono rocce che trattengono e conservano il calore del sole, d'estate diventano caldissime e sono soggette a forti contrasti termici, ma nei periodi freddi cedono lentamente calore creando sulla loro superficie dei microclimi molto particolari; questo, unito alla chimica di queste rocce, molto acide e ricche di elementi come silicio, ferro, magnesio e magnetite, che sono veleni per molte specie vegetali, permettono di ospitare una vegetazione decisamente particolare, consentendo anche alla nostra latitudine la sopravvivenza di specie botaniche di origine africana.
Naturalmente queste sono considerazioni di massima, visto che il termine stesso "rocce ofiolitiche" comprende tutta una serie di magmi e tutta una serie di varianti originatesi per effetto dell'interazione di diversi fattori come elevate temperature, pression inimmaginabilii e contatto con rocce di altra natura, dando origine ad una gran varietà di materiali metamorfici.
Spuntoni e "denti" di rocce ofiolitiche si trovano poi sparsi tutt'attorno nei boschi e nei declivi circostanti, nel versante che si affaccia sulla Val Taro. Molto suggestivo è anche il vicino monte Zirone e gli affioramenti alla base poco prima di Citerna Taro.
Una nota di folklore racconta che in un periodo storico non ben precisato si era diffusa la voce di ritrovamenti di oro sulle pendici del Prinzera, e questo aveva scatenato una piccola corsa all'oro su questa montagna, ma presto tutto l'entusiasmo si spense e tutto cadde nell'oblio, e non si seppe più nulla sull'oro del Prinzera, ne se alcuno vi avesse trovato fortuna, questo secondo i resoconti del Capitano Boccia.

Il paesaggio è uno stato d'animo
Ognuno ha i suoi paesaggi preferiti, chi ama il mare, chi il lago, chi le cime rocciose, chi i boschi ed i prati in fiore, io li amo tutti, purché selvaggi ed autentici. Ci sono luoghi particolari in cui ciascuno di noi si stente particolarmente a proprio agio, sente come risuonare qualcosa dentro, come se avesse ritrovato qualcosa che aveva perduto, una pace che cercava, un significato, una visione.
Spesso il mio stato d'animo mi spinge a ricercare un determinato paesaggio, o una certa situazione: se sono triste o introspettivo e fuori c'è la nebbia, mi sento a mio agio, e vado a passeggiare volentieri tra i vapori ed i confini indistinti, mi ci ritrovo, sono in sintonia. Se invece c'è nebbia ed io mi sento più euforico, allora salgo su qualche montagna, con la speranza di "forare" la cappa e ritrovare il sole ottimistico, la luce ed i colori. Ma fino a che punto la mia malinconica introspezione sia un "mio" stato interiore piuttosto che un umore indotto dalla nebbia stessa, questo è molto aleatorio.
C'è quasi un dialogo tra le mie emozioni ed il paesaggio, e risulta molto incerta la differenza tra "il mio stato d'animo influenza il mio modo di vedere il paesaggio" e "il paesaggio influenza il mio stato d'animo", ogni luogo irradia energie e noi, che siamo antenne viventi, ci sintonizziamo con queste energie, e nel nostro profondo interagiamo con queste. Pertanto le due affermazioni sono entrambe vere, Il paesaggio quindi non è solo un oggetto materiale inerte e indifferente, tutt'altro, il paesaggio è un "soggetto" in grado di modificare i nostri stati emotivi, i nostri processi mentali ed anche le nostre stesse energie fisiche e la nostra salute. Di questo gli antichi ne erano ben consapevoli, molto più di noi che abbiamo perso la connessione con la Terra e, in definitiva, con noi stessi. Noi moderni ci preoccupiamo troppo per la connessione Wi-Fi, mentre dovremmo preoccupare per ben altre connessioni!
In tutte le culture di ogni parte del mondo, le grandi montagne sono sempre dimora di dèi o di spiriti, o sono esse stesse dèi o spiriti. Possiamo prendere tutto alla lettera, o possiamo pensare in modo empatico, metaforico, e pensare allora che quando saliamo su una grande montagna, siamo noi lo spirito della montagna, perchè ne veniamo assorbiti, posseduti, inondati dalla grande energia che sprigiona e ne diveniamo parte, diventiamo recettori della grande energia di questi luoghi, ci carichiamo, entriamo in intima comunione con lo spirito o il dio della montagna. Quando discendiamo, per quanto stanchi fisicamente possiamo essere, siamo sempre ricaricati, pieni di energia e di entusiasmo, rinnovati e purificati in un certo senso.
Ma capisco che non sia così per tutti, un'interessante osservazione di Walter Evans-Wenz nel suo studio sulla fede celtica nelle fate, avanza l'ipotesi che ciascuno di noi porti dentro di sé, ben celato nel subconscio, emozioni, pensieri e "ricordi" molto arcaici, ancestrali. Parafrasando, nella mente degli uomini deve essere già presente un concetto originario di sacralità, una spiritualità, una concezione di dio, degli dèi o degli spiriti, affinché l'ambiente possa influenzarlo e plasmarlo. Senza un oggetto su cui agire, l'ambiente non può fare nulla, questo è evidente.
Il paesaggio, in particolare certi luoghi, avrebbero quindi si la capacità di evocare questi sedimenti sepolti nell'animo e nella psiche umana, ma solamente a patto se ci siano già, ovviamente. Se non c'è nulla dentro di noi da disseppellire, niente di antico da ricordare, nulla di intimo da riscoprire, il paesaggio allora, per quanto bello e paradisiaco possa essere, rimarrà per noi una semplice cartolina, o una palestra a cielo aperto.
Siamo tutti apparentemente simili, anatomicamente, ma nella nostra interiorità siamo tutti assolutamente diversi, come esistono razze diverse a livello fisico e genetico, esistono razze diverse a livello di interiorità, a livello animico, e forse in modo ancor più evidente che non a livello fisico. Abbiamo tutti storie diverse, radici diverse, origini diverse, pertanto ognuno di noi vedrà e vivrà in modo diverso ogni paesaggio, e non esiste scienza geologica, chimica, ecologica o psicologica che sia, che possa definirlo e spiegarlo in maniera esaustiva per ciascuno di noi. Le nostre scienze sono tremendamente parziali e specialistiche, divisive. Il paesaggio è un'estensione di noi stessi, una nostra proiezione come sostengono alcuni esoteristi, e per dirla sempre con le parole di Evans-Wentz, "il soggetto più appropriato di studio per l'uomo, è l'uomo" !

Le rocce nel folklore celtico
I paesaggi delle rocce ofiolitiche hanno caratteristiche spesso assai strane, fiabesche, o meglio sembrano per alcuni versi paesaggi infernali, forse per la provenienza stessa delle rocce, dalle profondità del nostro pianeta, furono magmi incandescenti rossi come il fuoco, e di queste caratteristiche ne serbano una vivida sembianza, un incancellabile ricordo.
Anche quando guardiamo formazioni di materia così densa ed impenetrabile come la roccia, non dobbiamo dimenticarci che anche quell'oscurità è comunque pura energia condensata e che, seppur in una minima frazione, la coscienza che permea il cosmo vive anche in quella materia così apparentemente inerte. Una forma di energia, uno spirito, un essere senza corpo materiale, può penetrarla, attraversarla e fors'anche dimorare in essa. Non sottovalutiamo mai le infinite possibilità della Natura, e soprattutto non escludiamo a priori solo giudicando sul metro dei nostri assai limitati strumenti sensoriali.
Per riprendere le parole del citato ricercatore Walter Evans-Wenz, quando gli angeli caduti furono scacciati dal cielo, Dio ordinò loro: "Andrete a prendere dimora nei crepacci, nel sottosuolo, nelle colline, nel terreno, nelle rocce." E in base a tale comando sono stati condannati ad abitare in quei luoghi per un certo periodo di tempo, e quando sarà scaduto, prima della fine del mondo, saranno visti più numerosi che mai. Quelli che avevano abbandonato il Cielo... erano talmente numerosi che, vedendoli andar via, San Michele avvisò Cristo che il trono celeste si stava rapidamente svuotando, e quando Cristo vide quello che stava succedendo ordinò che le porte del Cielo venissero immediatamente chiuse, proclamando "Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro". E le fate sono tanto numerose oggi come lo erano prima che il mondo avesse inizio. Stirpe sventurata! Persero il Paradiso andando dietro all'Angelo Superbo, quando il Padre ordinò di serrare le porte le fate, prese in mezzo, non ebbero altra scelta che infilarsi nelle cavità della terra.
Oggi noi sorridiamo di queste antiche credenze, sicuri e certi delle nostre sicurezze scientifiche che ci autorizzano a guardare con senso di superiorità le mentalità antiche, convinti come siamo che il tempo sia come una freccia rettilinea scagliata verso un inesorabile progresso, ma in natura il tempo non è lineare, il tempo è circolare, ciclico. Basterebbe ricordare che queste "credenze" sono nate in un'epoca dove le persone avevano grande rispetto per la natura e con essa, cone le sue manifestazioni e le sue forze vivevano in armonia, traendone energia, vitalità e serenità, oltre che sostentamento. In altre parole ne traevano significato, profondità e mistero, ovvero senso della vita e compiutezza di sé stessi. Tutti bisogni profondi che la nostra modernità non riesce a soddisfare. Noi viviamo prevalentemente di stordimento, di evasione di illusione.
Concludo questa divagazione con queste bellissime parole: ... se sorgevano delle liti tra noi bambini, come sempre è stato e sempre sarà, la mia cara madre ci faceva subito danzare. Lei stessa, o una delle altre donne del villaggio, intonavano a voce un motivetto. E noi danzavamo finché non eravamo sette volte stanchi. Ci fermavamo solo quando eravamo zuppi di sudore, piccoli monellacci tozzi e capelluti che eravamo! Ormai tutto questo non succede più! Non succede più da nessuna parte! La gente a quei tempi era piena di musica, di storie per danzare e di tradizioni. I preti hanno fatto scomparire tutto ciò.Venga loro un accidente! E che cosa ci hanno dato invece? Fede nei credi e dispute su chiese e denominazioni! Sono loro che hanno messo la croce intorno alla testa della gente e le briglie ai loro piedi.
Oggi nessuno di noi moderni ha mai visto nulla del genere, mai visto nulla di così bello !
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Il corsivo è tratto dal volume FATE, UNA FEDE CELTICA di Walter Y. Evans-Wentz - Londra / New York 1911
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🌍 **Educazione al Riciclo: Dare Nuova Vita ai Materiali!** ♻️





Insegno ai bambini nei miei laboratori l'importanza del riciclo, aiutandoli a dare nuova vita a materiali che non servono più. Ogni oggetto ha una storia e una possibilità di rinascita! Attraverso il riciclo, insegno loro il rispetto per le cose e l'amore per l'ambiente.
Un esempio divertente? I rotoli di cartoncino! Con un po' di creatività, possono diventare simpatici portapenne o originali decorazioni. La fantasia non ha limiti!
Insieme possiamo costruire un futuro più sostenibile e colorato! 🌈
Per info e prenotazioni sui miei laboratori a Montegiorgio, contattami al 3663790494.
#educazionecreativa#sostenibilità#montessori#montegiorgio#riciclare#laboratoriocreativo#educazionealriciclo
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Città di LEGO, di Luca Petraglia

Tempo fa, alimentando la vostra curiosità, noi di Vortici.it, ci siamo occupati del meraviglioso mondo dei Lego, i famosissimi mattoncini colorati, svelandovi anche dei piccoli segreti, in quest’articolo che potete rileggere cliccando qui. Questa volta, decidiamo di aggiungere un ulteriore tassello made in Italy, parlandovi di una persona speciale che ha molto a che fare con questo mondo che stimola da sempre la fantasia di bambini e adulti.In più, recuperiamo per voi un video-servizio speciale della nostra Vortici TV, sempre dedicato al SET di LEGO, considerato tra i più esclusivi al mondo...Guarda il video di Vortici TV... Il suo nome è Luca Petraglia, classe 1991, milanese, uno dei maggiori esperti nella riproduzione di monumenti italiani con i celebri mattoncini LEGO; autore di opere realizzate minuziosamente in scala, con pazienza, grande cura nei dettagli e della qualità, persino una Città di LEGO. Sono dei veri e propri progetti, che l’hanno reso un protagonista riconosciuto di una serie di esposizioni internazionali di successo. La sua passione per i Lego nasce nel 1995, all’età di quattro anni, con la sua prima confezione di mattoncini. Un amore a prima vista che l’ha portato a mettere in piedi costruzioni sempre più grandi e complesse come il tram e il Duomo di Milano. Le persone che riescono a trasformare la loro passione in lavoro meritano senza dubbio un pò della nostra genuina invidia, specialmente se la loro passione la portano con sé fin dall’infanzia. Luca vende vere e proprie opere d’arte. Il suo è un amore a prima vista che lo porta nel corso del tempo, a mettere in piedi costruzioni sempre più grandi e complesse. “A cinque anni già monopolizzava il salotto con le sue infinite città Lego”. È complicato, però il business è così, occorre fatturare. Nel suo caso, sono disponibili diverse scelte. Principalmente ci sono i lavori su commissione che spaziano dalla creazione di modellini architettonici a dei semplici loghi in 3d per le aziende. Poi ci sono le mostre, le fiere, gli eventi. Qui trovate un breve video: https://youtube.com/shorts/k8HVQQUkN58?si=jMUoQvc8-4WuL8Wc Immagine di copertina: Pixabay Read the full article
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Florence Mary Anderson è stata un'artista e illustratrice attiva all'inizio del XX secolo, nota per il suo lavoro nei libri per bambini. Nel 1916 creò illustrazioni per una versione di “Cenerentola” che avrebbe rispecchiato il suo stile stravagante e delicato, spesso caratterizzato dall'uso di penna, inchiostro e acquerello1. Le sue illustrazioni di quel periodo erano caratterizzate da una caratteristica qualità fiabesca, fondendo la fantasia con un'influenza Art Nouveau. Se sei interessato al suo lavoro, potresti trovare piuttosto incantevoli anche le sue illustrazioni per altre fiabe e storie, come la versione sudamericana di "La principessa nera" intitolata "Chrysantheme". Riepilogo: Il testo selezionato si riferisce alle illustrazioni di Florence Mary Anderson per "Cenerentola" create nel 1916, mostrando il suo stile artistico unico che affascina il pubblico da oltre un secolo.
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L'AI e l'ispirazione artistica
Quando un artista crea un'opera dentro ci mette tutti gli artisti che ha amato, tutto il suo vissuto e la sua personalità creando così un suo stile.
Uno stile è quindi qualcosa di intimo che si evolve col tempo.
Un AI in teoria non ha una personalità, almeno che un artista non crei un AI e la alleni solo ed esclusivamente con le sue opere, prodotte da lui stesso negli anni, in questo modo le opere create con l'AI sarebbero coerenti con quelle dell'artista che l'ha creata, ma senza evoluzione.
Se l'AI fosse allenata con le opere di un artista a sua insaputa, questo sarebbe un plagio.
Un AI non è in grado di rielaborare e creare uno stile nuovo, può però produrre opere che potrebbero stimolare la fantasia degli artisti per quella illogicità tipica del suo procedimento di produzione di immagini, è un po' come la genialità nei disegni di quasi tutti i bambini piccoli.
Nell'immagine un quadro di Millet reinterpretato da Vangogh
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Se Cristo s'è fermato ad Eboli, a Padova c'è morto.
Padova, la città della Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto, e che ora è diventata l'ultima roccaforte comunista in Veneto.
A Padova, Gesù non c'è più.
E' stato sostituito da Cucù.
Così è stato deciso dal "concilio" delle streghe.
Vale a dire delle insegnanti di una locale scuola elementare, precisamente ad Agna, la Edmondo De Amicis.
E così, nella recita di Natale dei bambini, Gesù non c'è più.
E manco San Giuseppe e la Madonna, gli angeli e compagnia bella.
C'è Cucù, nei canti e nelle poesie.
Un personaggio di fantasia ideato per NON OFFENDERE i bambini musulmani presenti nella scuola (e il loro tolleranti genitori, direi, soprattutto, perché i bambini sono bambini e non si offendono per queste cose, si offendono solo se li tratti una merda).
Ma che bello.
Cucù, è morto Gesù, adesso ci sto io.
Persino a me, che ormai guardo i preti come Peter gli Zombi in Dawn of the Dead, persino a me che, più mi avvicino alla fine e più i precetti religiosi mi suscitano dubbi orribili e paure indescrivibili, persino a me, sempre ormai più agnostico e sfiduciato, questo Gesù inizia a fare una pena sempre più insopportabile e non tanto e non solo per il supplizio della Croce.
Ma per come è stato abbandonato, di nuovo, e tradito dalla Sua stessa Chiesa, dai Suoi stessi credenti, che non hanno più il coraggio di difenderlo e lo abiurano ormai, massa di vigliacchi e venduti.
Cucù, Gesù non c'è quaggiù, così il marocchino non s'offende più.
Ma io, così agnostico ormai da essere quasi ateo, sono nato Cristiano.
Ho ricevuto i sacramenti, conosco il Vangelo, ho nutrito e nutro ancora profonda ammirazione per quell'uomo, figlio di Dio o NON figlio di Dio.
E so benissimo di un Gesù misericordioso ma anche umano, molto umano e pure incazzoso.
Gesù che prende a calci i mercanti del Tempio, che gli urla contro.
E mi ci voglio immedesimare.
E allora mi immagino mentre prendo a calci in culo quelle fottute idiote, quelle STRONZE, cacciandole fuori dal portone della scuola.
E mi immagino mentre gli urlo in faccia i peggiori insulti, mamme e sorelle loro incluse nel pacchetto, le mamme, soprattutto, che l'hanno partorite, mettendo al mondo tali canaglie.
E mi immagino nel mentre prendo a calci, parimenti, qualsiasi stramaledetto straniero che abbia mezza parola da dire.
Ti offendi ? E allora vaffanculo al paese tuo.
Che se vengo in Algeria, in Libia, in Nigeria, in Pakistan, per i figli miei, Cristiani, di certo alle vostre tradizioni e usanze, soprattutto religiose, non rinunciate e se m'offendo mi pestate a sangue e mi schiaffate pure in carcere.
Mi immagino così, insomma, Angelo Vendicatore del Povero Gesù, un angelo dalla pedata e dalla parolaccia facile, che caccia i farisei dalle scuole italiane, e ci godo.
Un Angelo che urla :
" Viva Gesù, vaffanculo Tu, e Cucù" !
Giuseppe Sabatino.
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Le origini misteriose di Halloween: Una breve storia delle festività dell'orrore

Halloween è una festa che si celebra la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, in occasione della vigilia di Ognissanti. È una festa popolare, caratterizzata da costumi spaventosi, zucche intagliate, dolcetti o scherzetti e falò. Ma quali sono le origini di questa festa? Le origini di Halloween sono misteriose e controverse. La teoria più accreditata è che Halloween derivi dall'antica festa celtica di Samhain, che si celebrava il 1º novembre. Samhain era il capodanno celtico, che segnava la fine dell'estate e l'inizio dell'inverno. In questa notte, secondo le credenze celtiche, il mondo dei vivi e quello dei morti si incontravano, e gli spiriti dei defunti potevano tornare sulla terra. In occasione di Samhain, i Celti accendevano falò per allontanare gli spiriti maligni e indossavano costumi spaventosi per camuffarsi da loro. Si dice che in questa notte i druidi, i sacerdoti celtici, raccogliessero le anime dei defunti in una borsa di pelle di capra. Nel corso dei secoli, le tradizioni di Samhain si sono mescolate con elementi cristiani, dando vita a Halloween. La Chiesa cattolica istituì la festa di Ognissanti nel 731 d.C., in occasione della quale si celebravano tutti i santi e i martiri. La vigilia di Ognissanti, chiamata All Hallows' Eve, divenne gradualmente Halloween. Nel XIX secolo, gli immigrati irlandesi portarono Halloween negli Stati Uniti, dove la festa iniziò a diffondersi rapidamente. Negli anni '50, Halloween divenne una festa popolare anche in altri paesi del mondo. Le tradizioni di Halloween Halloween è una festa ricca di tradizioni, che variano da paese a paese. In Italia, le tradizioni più comuni includono: Costumi spaventosi: i bambini si vestono da streghe, fantasmi, zombie e altri personaggi dell'orrore. Zucche intagliate: le zucche vengono intagliate per creare facce spaventose, chiamate jack-o'-lantern. Dolcetto o scherzetto: i bambini vanno di casa in casa a chiedere dolcetti, minacciando di fare uno scherzo se non vengono accontentati. Falò: in alcune località vengono accesi falò per allontanare gli spiriti maligni. Halloween nel mondo Halloween è una festa celebrata in tutto il mondo, con tradizioni che variano da paese a paese. In Irlanda, Halloween è una festa molto importante, che viene celebrata con grande entusiasmo. Le tradizioni più comuni includono: Samhain: una cena tradizionale a base di carne, patate e pane nero. Candles in the Dark: una passeggiata notturna nei boschi, illuminata solo da candele. Fortune telling: la lettura della fortuna con le nocciole o con le foglie di tè. Negli Stati Uniti, Halloween è una festa commerciale molto importante. Le tradizioni più comuni includono: Trick-or-treating: i bambini vanno di casa in casa a chiedere dolcetti, minacciando di fare uno scherzo se non vengono accontentati. Costumi spaventosi: i bambini e gli adulti si vestono da streghe, fantasmi, zombie e altri personaggi dell'orrore. Partite a palloncini d'acqua: le persone si lanciano addosso palloncini pieni d'acqua. In Giappone, Halloween è una festa relativamente recente, che è stata introdotta negli anni '70. Le tradizioni più comuni includono: Costumi spaventosi: i bambini e gli adulti si vestono da personaggi dell'orrore, ma anche da personaggi di anime e manga. Dolcetto o scherzetto: i bambini vanno di casa in casa a chiedere dolcetti, ma non c'è la minaccia di scherzi. Halloween cakes: torte decorate a tema Halloween. Halloween: una festa tra orrore e divertimento Halloween è una festa che celebra l'occulto e l'orrore, ma è anche una festa divertente e allegra. È una festa che permette di esprimere la propria fantasia e creatività, e di passare una serata in compagnia di amici e familiari. Fonti: Wikipedia: Halloween FocusJunior: Come nasce Halloween Irlandando: Samhain Foto di Alexa Read the full article
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IL LIBRO CHE IL VATICANO VORREBBE CENSURARE
IN VENDITA SU AMAZON
digitando titolo o nome dell’autore.
“LE CAREZZE DEL DEMONIO”
Questo romanzo/inchiesta non è solo il frutto della fantasia dell’autore e di un’attenta ricerca, ma è l’impellente necessità di raccontare con una storia inventata, quello che in realtà si cela dietro ognuna di quelle realmente accadute. Storie autentiche con vittime reali in carne e ossa. Quest’opera non ha la pretesa di sostituirsi alla verità, ma piuttosto, far comprendere in che modo sia stato possibile, arrivare ad accertare quella oramai diffusa e svelata.
In ogni pagina l’autore ha raccontato con abilità narrativa e crudo realismo, il modo in cui molti bambini, anzi troppi, siano caduti nelle trappole di seduttori malvagi e ingannevoli, in abito talare.
Il libro raccontando la vita del protagonista, ripercorre anche quella del nostro paese appena uscito dalla guerra, per giungere fino ai giorni nostri. La storia di una nazione romantica e provinciale, mossa da ideali sani, principi sacri e una profonda fede cattolica.
Come ha scritto nella magnifica prefazione di questo libro il prof Alessandro Meluzzi, e come nell’elogio di Vittorio Sgarbi in TV, l’autore tratta il tema delicatissimo della pedofilia in ambiente clericale, senza riserva alcuna. Indossando i guanti di velluto nei confronti delle vittime e sferrando il pugno di ferro contro i carnefici, com’è giusto che sia.
Ricostruendo nello stesso tempo con dovizia di particolari, fatti di cronaca realmente accaduti. Ci sono libri che mentre li leggi ti graffiano l’anima, questo certamente lascerà un segno in quella di ognuno di Voi.
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Good Omens Ficlet /// V
°°°
In retrospettiva, avrebbe dovuto aspettarsi di trovare Aziraphale nel centro dei singolari eventi di quella primavera.
Crowley, che in quel momento si trovava a Roma, aveva cominciato ad interessarsi alla vicenda per via degli accenni sempre più fitti che comparivano fra la corrispondenza vaticana.
(La visita agli archivi della cancelleria papale era per Crowley una tappa fissa nelle occupazioni della settimana: ne usciva portandosi dietro pacchi di lettere provenienti da ogni angolo del mondo, che poi sfogliava pigramente stravaccato in riva al Tevere, sorbendo vino all'ombra dei platani. All'epoca, rappresentavano la sua fonte preferita per comporre i rapporti da inoltrare Di Sotto, nonché per i pettegolezzi).
Lungi dall'interessare solo le segreterie di corte, però, la storia della ragazzina che in nome di Dio aveva preso le armi per il Re di Francia accendeva la fantasia di tutti; voci sempre più inverosimili si rincorrevano nelle osterie e sui sagrati, fra i monelli nei vicoli e le donne nei mercati.
"Una pischella a comandare l'esercito. Ha! Se butta male, dal re ci mando mi' socera!"
"C'è poco da ridere. Un fatto del genere, contro la legge, contro il buonsenso e la consuetudine fomenterà ribellione e caos. Se davvero la manda Dio, è per punire l'arroganza dei Francesi."
"Eppure l'hanno interrogata, sai? Esaminata e messa alla prova in tutti i modi, e non gli è riuscito di prenderla in castagna."
"Avrà un diavoletto a bisbigliarle all'orecchio."
"Quella povera famiglia. Che vergogna. Dicono che si è tagliata i capelli, che racconta di parlare con gli angeli."
In capo a un paio di settimane, Crowley aveva ceduto alla curiosità ed era partito alla volta del regno di Francia. O di quel che ne restava.
°°°
Da quando Crowley aveva messo piede in territorio francese, le voci, anziché quietarsi, erano aumentate; e per quanto si affrettasse verso Nord, gli eventi sembravano susseguirsi più veloci di quanto fosse possibile raccontarli.
La fanciulla conduceva l'esercito verso la città assediata di Orléans, no, l'aveva liberata; era stata trapassata da una freccia, no, era sopravvissuta a un colpo mortale a Jargeau e già guidava l'avanzata su Beaugency, sventolando lo stendardo bianco come un vessillo angelico. Era un'adolescente esile come un giunco, portava le armi e cavalcava come un soldato; era una contadina ignorante, teneva testa ai teologi perché Dio ha un libro che nessun dotto ha mai letto; brandiva la spada, non aveva mai versato sangue, piangeva confortando i nemici morenti, scriveva al re d'Inghilterra lettere di fuoco.
Quando finalmente raggiunse l'esercito accampato, Crowley aveva pressoché la certezza di trovarci il proprio nemico ereditario.
Si trattava dell'accampamento militare più bizzarro del mondo, pieno di donne con i bambini in collo e risuonante di inni sacri; nell'aria aleggiava una tale devozione che Crowley quasi ne aveva l'orticaria.
Ed eccolo lì Aziraphale, mescolato al nugolo di ecclesiastici che accompagnavano la Pucelle come un coro angelico. Portava un saio monacale; ma in mezzo a tante figure identiche spiccava l'aureola dei suoi capelli impossibilmente biondi, illuminata dal sole radente del tramonto.
Crowley aveva appena posato gli occhi su di lui che Aziraphale alzò lo sguardo a propria volta, come si fosse sentito chiamare; e nel vedere il demone il suo viso si illuminò.
Gli corse incontro con tale slancio che Crowley si fermò, confuso, sui propri passi.
"Non posso crederci, stavo pensando a te," rise l'angelo senza fiato, appena lo raggiunse; e gli occhi gli brillavano di una tale luce che, per un momento, anche il respiro di Crowley inciampò in un improvviso affanno.
Durò appena un istante, prima che Aziraphale abbassasse lo sguardo, nascondendo le mani nel saio. "Naturalmente," proseguì, rivolgendo a Crowley un sorriso più misurato e tinto da un leggero imbarazzo, "immagino che avrai i tuoi motivi per essere venuto fin qui."
Crowley si riscosse e farfugliò qualcosa di indistinto, prima di riuscire ad articolare, "No! No; pura, oziosa curiosità. Nessun obiettivo particolare."
Qualcosa di simile al sollievo rischiarò di nuovo il viso di Aziraphale. "Oh. In questo caso." Mosse una mano verso gli attendamenti poco lontani. "Ho una piccola ma gradevolissima scorta di vino della zona da farti assaggiare, mentre ti aggiorno sui fatti."
"...quando la metti così, angelo," rispose Crowley, raffazzonando un sorriso.
°°°
L'intuizione di Crowley si rivelò corretta: Aziraphale non era stato un semplice testimone degli avvenimenti, ma aveva accompagnato Jeanne fin da quando era bambina.
Davanti alla corte come sul campo di battaglia l'aveva protetta come una chioccia i suoi pulcini, e ora ne parlava con l'orgoglio entusiasta di un insegnante per l'allievo favorito.
"Non vedevo tanta audacia dai tempi di Alessandro il Grande, una fede così ardente dalla morte di Caterina," disse animatamente, tornando a riempire il bicchiere di Crowley.
Parlavano ormai da ore, ma Aziraphale era così di buonumore che non permetteva alla bottiglia di vuotarsi.
"Ed è anche spiritosa, sai? Brillante e vispa come una gazza."
"E pestifera. Non è scappata di casa?" fece Crowley alzando un sopracciglio.
"Molte volte!" rise Aziraphale. "Ha anche schiacciato in tribunale il malcapitato che voleva sposarla. Trova sempre il modo di fare le cose a modo suo."
"Ti sei proprio innamorato, Aziraphale," ridacchiò Crowley sotto i baffi; l'angelo gli gettò un'occhiata in cui un sorriso si mascherava da indulgente rimprovero. Scosse la testa, considerando il fondo del proprio bicchiere.
"Oh, è testarda, e curiosa. E ha una certa lingua affilata..! Mi ricorda così tanto..." Si interruppe, alzando su Crowley i grandi occhi chiari. "Mi è molto cara," disse piano.
Per un breve momento, Crowley non riuscì a rispondere. Poi il senso lieve di turbamento prese una sfumatura più amara.
"Aziraphale," disse a voce bassa, "sai che il mondo non è gentile con chi fa di testa propria."
Lo sguardo di Aziraphale si soffuse di una luce più dolce e più dolorosa allo stesso tempo.
"Oh, Crowley," sospirò; e il demone non riuscì a capire se per rimprovero, rassegnazione o rimpianto. "Lo so," proseguì Aziraphale, tornando a sedere con più compostezza. "Ma questa volta sarà diverso. Dio l'ha chiamata. Dio la proteggerà."
"Se lo dici tu, angelo, sarà vero," mormorò Crowley, senza però riuscire a guardarlo in viso.
°°°
Un'altra cosa che, in retrospettiva, Crowley avrebbe dovuto immaginare era che si sarebbe lasciato trascinare da Aziraphale nel mezzo di tutto quel nonsense guerresco.
Non c'era una singola buona ragione per trovarsi nel bosco nel freddo umido dell'alba, con le ginocchia nella terra ed ogni speranza di mimetizzarsi annullata dalla strenua opposizione del biancospino sotto cui era nascosto. L'albero gli aveva conficcato le proprie spine ovunque e ora rifiutava di lasciarlo andare senza combattere.
La squadra di esploratori francesi lo oltrepassò lanciandogli occhiate in tralice, prima di scomparire alla vista scivolando silenziosamente nel sottobosco. Erano in cerca di un qualsiasi segnale che rivelasse la posizione dell'accampamento inglese; l'armata di Jeanne aveva bisogno di un vantaggio, e in fretta.
Crowley imprecò sottovoce, dando uno strattone che fece fremere l'intera pianta fino alla cima; quando riuscì finalmente a estrarsi dalla spinosa stretta del biancospino, trovò che gli esploratori lo avevano distanziato, che l'alba era ormai prossima, e che nella radura ammantata di foschia aveva fatto la sua apparizione un cervo dai palchi enormi, che lo studiava ruminando altezzoso.
"Che c'è?" sbottò Crowley, spazzando via le foglie che gli si erano impigliate fra i capelli. "Se fossero fatti per strisciare, questi corpi non avrebbero le gambe."
Un sonoro clack dalle sue articolazioni inferiori gli fece sibilare fra i denti un'imprecazione particolarmente colorita; il cervo continuò a osservarlo, senza apparire particolarmente impressionato.
"Oh, non fare il gradasso solo perché non hai le ginocchia, tu," borbottò Crowley.
I cervi hanno le ginocchia? si chiese poi mentre annusava nervosamente l'aria cercando di rintracciare i soldati francesi. Se le avevano, allora erano montate al contrario. No, dovevano avere le ginocchia; altrimenti come avrebbero fatto a correre?
"Oh!"
Crowley fu solleticato da un'idea improvvisa. Un largo sorriso gli scopr�� i denti.
"Di' un po'," si rivolse al cervo, "avresti voglia di farti due risate?"
°°°
La battaglia di Patay fu la prima combattuta in campo aperto dall'esercito di Jeanne e fu coronata da una clamorosa vittoria.
Fu anche caratterizzata da una incredibile concatenazione di casi fortuiti, a partire da quando i soldati inglesi rivelarono le proprie posizioni per gettarsi all'inseguimento di un cervo che passò correndo nei pressi del loro accampamento.
Scoperta la posizione del nemico, l'esercito francese poté attaccare prima che gli Inglesi avessero avuto il tempo di erigere le palizzate difensive e schierare i micidiali arcieri.
Da lì in poi, i soldati inglesi furono vittime di una tale sequela di errori, malintesi e fatali coincidenze che nessuno dubitò che Dio stesso avesse posato la propria mano sul Re di Francia, e che avesse preso la forma gentile di una mano di fanciulla.
°°°
Un mese dopo, la città di Reims divenne per un giorno il centro dell'universo.
Nel sole sfolgorante di luglio, fra una folla oceanica giunta da tutto il Paese in un delirio di gioia, nel mezzo del risuonare a stormo delle campane della cattedrale cui fecero eco tutte le chiese dei dintorni, Carlo VII fu finalmente incoronato Re di Francia, sotto lo sguardo (presunto) di Dio e quello (reale e commosso) di Jeanne la Pucelle.
Naturalmente, Crowley non poté entrare nella cattedrale per assistere alla cerimonia. Mentre se ne stava a braccia conserte all'ombra di un vicolo nelle vicinanze, si disse che non gli importava affatto. L'intera messinscena durava da ore, anticipata da un corteo senza fine di dame e cavalieri che pareva la cornice miniata di un libro d'ore; da dentro la chiesa provenivano musica e squilli di trombe; sembrava che dal cielo piovessero fiori.
Ah, al diavolo. Crowley si decise a staccarsi dal muro, per andare alla ricerca di una bettola qualsiasi in cui si servisse vino fresco; ma era appena uscito dal vicolo che Aziraphale gli piombò quasi fra le braccia.
"Eccoti!" rise, splendente come il sole del mattino sui tetti di Reims, prendendo di slancio le mani di Crowley fra le proprie; e Crowley si trovò ad afferrarle senza volerlo, sperando che il tremito che gli attraversò i polsi restasse inosservato.
"Là ne avranno ancora per un pezzo," disse Aziraphale accennando con il capo alla cattedrale, "una cosa magnifica, dozzine di musici e cantori, cento stendardi, e così tanta gente che i padri tengono i bambini sulle spalle per permettere loro di vedere - "
"Mgf. Già," borbottò Crowley, senza osare muovere un muscolo. "Ma, uhm, così non ti perderai i festeggiamenti, angelo?"
"Non mi sembra festa, se non ci sei tu," fu la risposta leggera di Aziraphale, e il petto di Crowley fece qualcosa come un'ostrica che venga aperta da dita golose.
Annaspò un istante, prima di farfugliare, "Stavo andando - verresti a bere qualcosa?" Non osò aggiungere con me, perché le sue mani erano ancora in quelle di Aziraphale ed era già un grave sforzo non stringerle più di così, non muovere le dita per imprimersene tutti i particolari nella memoria.
Aziraphale aveva sorriso; ed erano sfuggiti insieme alla calca e al sole cocente per rimanere insieme fino all'alba del giorno dopo, a bere e ridere e parlare. Aziraphale era così raggiante da dimenticare ogni prudenza e ogni timore; gli sedeva così vicino che Crowley poteva sentire l'odore della sua pelle, mescolato a quello dell'incenso e della polvere; e guardava il demone di sotto in su con occhi luminosi, che restavano in quelli di Crowley senza fuggire.
E Crowley aveva dimenticato cosa di preciso si fossero detti, mentre non riusciva a staccare lo sguardo da Aziraphale e si lasciava ubriacare dal vino, dalla vicinanza dell'angelo e dall'afflato di inusitata speranza che si era impadronito di entrambi: la sensazione eccitante che tutto fosse possibile, in un mondo che sembrava pronto a cambiare in un solo colpo d'ala, ad aprirsi oltre il velo squarciato da una sola anima ribelle.
°°°
Alcuni mesi dopo l'incoronazione di Reims, quando ormai le cose sembravano volgere al meglio per il regno di Francia, Aziraphale aveva ricevuto l'ordine di trasferirsi in Medio Oriente.
Solo a quel punto anche Crowley smise di indugiare in territorio francese; aveva la vaga idea di trascorrere qualche tempo vagabondando fra le isole greche, al calore del Mediterraneo.
La notizia lo raggiunse troppo tardi, e troppo lontano.
Quando arrivò a Rouen ormai tutto si era compiuto da tempo. Tuttavia era certo che, anche questa volta, avrebbe incontrato Aziraphale.
Non osò pensare che l'angelo lo stesse aspettando; ma quando Crowley lo trovò, assorto a guardare l'orizzonte dall'alto delle mura cittadine, il suo sguardo sperduto si aggrappò a quello del demone con desolato abbandono.
Crowley gli si avvicinò in silenzio, restando al suo fianco mentre senza parlare guardavano rincorrersi nuvole lontane.
"...Non aveva ancora compiuto vent'anni," mormorò infine Aziraphale, senza staccare lo sguardo dall'orizzonte.
La sua voce non tradiva alcuna emozione; ma a Crowley non sfuggì la stretta troppo immobile, quasi spasmodica, delle sue mani allacciate in grembo, le spalle incurvate come sotto una pioggia battente.
"Mi dispiace, Aziraphale," mormorò Crowley. Un'impotenza amara gli legava la voce.
Aziraphale era pallido contro il cielo grigio. "Continuo a pensare..." Lasciò morire la frase, stringendo le labbra, come se le parole gli sfuggissero e non gli riuscisse di raggiungerle. Levò in alto uno sguardo inquieto, come spiando l'arrivo di una tempesta. "...ci dev'essere qualcosa che non riesco a capire," disse, tornando finalmente a guardare Crowley in viso.
Così smarrito e fragile, sembrava allo stesso tempo troppo giovane e troppo vecchio. "...deve esserci un errore," mormorò come una supplica, come un'accusa, "di sicuro devo aver sbagliato-"
"Non è stata colpa tua," sibilò Crowley scattandogli vicino, nel disperato impulso di gettarsi fra lui e il cielo, di fargli da scudo, di forzare la morsa di quella pena come le sbarre di una prigione; con tanta più angoscia in quanto sapeva che non era del tutto vero. Aziraphale aveva contribuito a mettere in moto gli eventi. Aveva tenuto per mano Jeanne e poi l'aveva abbandonata sulla strada che l'aveva condotta al rogo. Soltanto in obbedienza agli ordini, certamente. Ma questo era mai stato di qualche sollievo?
Se la ragazza non avesse mai lasciato il suo paesino, se non avesse mai imbracciato le armi, se fosse rimasta una semplice contadina...
Tutto questo era scritto negli occhi di Aziraphale, nel suo minuto curvarsi sotto un peso invisibile; e il petto di Crowley si struggeva di amarezza. Non è giusto.
"Forse è successo perché mi sono immischiato," gli uscì di bocca. "Sono un demone, Aziraphale. Forse venendo qui ho contaminato... Ho rovinato..."
Aziraphale gli afferrò una mano e la strinse con impeto, una luce feroce negli occhi chiari. "Non dirlo," lo ammonì con voce soffocata. "Non è così, Crowley." Il cuore di Crowley batteva a colpi così forti da fare male. Dovette sforzarsi per non trattenere la mano di Aziraphale quando egli, dopo qualche momento di intensità dolorosa, lasciò andare la sua. "...ma ti ringrazio," sussurrò l'angelo abbassando gli occhi. "Tu mi avevi avvertito. Ricordi?"
"Aziraphale..." Perché lasci ancora che ti facciano questo.
"Forse è un errore cercare di capire," mormorò l'angelo con una contrazione incredula delle sopracciglia. "Forse..." e di nuovo tacque, serrando le labbra; e forse stai pensando che a loro non importa, che a nessun altro importa, angelo, ma a te importa, oh, io so che a te importa.
Crowley si morse la lingua e strinse i pugni per costringersi a tacere; abbassò lo sguardo, lo lasciò vagare sulla campagna davanti a loro, sulla città alle loro spalle. Rimasero in silenzio, uno accanto all'altro, sotto un cielo che si faceva sempre più nero.
"Andiamo a ripararci, prima che diluvi," mormorò Crowley; l'odore della pioggia imminente gli permeava le narici.
Aziraphale sembrò non averlo udito, lo sguardo ancora perso nell'orizzonte; quando si rivolse di nuovo al demone, la sua voce tradiva un fremito. "Accetteresti una promessa da me, Crowley?" Nei suoi occhi c'era qualcosa di fragile, luminoso e inflessibile come vetro. "Voglio farla a te, perché ho paura di non essere capace di mantenerla, se la facessi a me stesso," spiegò timidamente; per poi proseguire, con un'inflessione di scuse, "e non mi basta il coraggio per farla...ad altri."
Quasi soffocato dal batticuore, Crowley riuscì solo ad annuire in silenzio. Aziraphale si lasciò andare a un lungo sospiro. Raddrizzò la schiena, sollevò il mento. Nell'aria umida, Crowley avrebbe potuto indovinare il profilo delle sue ali.
"Qualsiasi cosa accada da oggi in poi," disse Aziraphale con voce limpida, "voglio esserci fino in fondo. Non lascerò le cose a metà. Non volterò le spalle."
Crowley attese un istante, sforzandosi di ignorare il battito del proprio cuore. Non voleva che la voce lo tradisse.
"...ti ho udito, Aziraphale," rispose infine. Aveva la sensazione di aver appena suggellato qualcosa di solenne. Il sorriso che gli rivolse Aziraphale conteneva troppe cose. "Grazie, Crowley," sussurrò.
Il momento passò al cadere delle prime gocce di pioggia.
Aziraphale si riscosse. "Sono uno sciocco," esclamò, coprendosi con il cappuccio della veste monastica, "ti ho trattenuto qui fuori all'addiaccio, quando c'è un posticino delizioso proprio ai piedi del Gros Horloge..!"
Crowley inspirò a fondo l'odore della pioggia, cercando di scacciare il bizzarro intreccio di déja-vu e trepidazione, la vertigine che a volte ancora gli dava la loro strana esistenza a metà di innumerevoli crocevia.
"Andiamo, angelo," annuì; e si incamminò insieme ad Aziraphale, mentre la pioggia cadeva lieve.
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