#facciamo sopra i 40
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Chi era quel filosofo che sosteneva che sopra i 50 anni chiunque dovrebbe essere sottoposto ad eutanasia forzata? Perché comincio a comprendere il suo punto di vista...
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luglio col bene che ti voglio
Luglio per me è un brutto mese. Di solito luglio è quel mese in cui cedo alle tristezze, qualunque esse siano al momento. Fa caldo, io soffro moltissimo di pressione bassa e circolazione, inizia a farmi male il corpo, gambe soprattutto e arriva quel languore interiore che immagino sia dovuto ad alcuni transiti stagionali introspettivi che mi fanno vivere le cose che accadono con più dramma, nervosismo e frustrazione. Adesso, vista forse anche la stanchezza, la sensazione è più di pre depressione che tristezza, sono giù di tono, demotivata, indolente. Tutto quello che accade non mi va bene, faccio cose che in altri momenti mi avrebbero riempito di energie e contentezza, mentre adesso preferirei starmene sul divano a scollare tiktok, è nettuno che s’è messo di traverso, sicuro, ma anche che luglio mi ammazza l’anima. Io, però, che mi conosco e conosco la depressione, cerco di spingere la notte più in là forzandomi in attività che so che normalmente mi tirerebbero su di morale, quindi vado in giro, in bici, faccio sport, mangio frutta, metto lavatrici, guardo bellissimi panorami e faccio bagni rinfrescanti dove posso. Circa un paio di settimane fa ero seduta a bordo piscina, era una di quelle domeniche in città in cui avresti mille cose da fare, ma non hai voglia e allora decidi di buttarti in piscina e fare la gara di scivoli, io e luca lo facciamo, proviamo varie posizioni sugli scivoli per vedere quale è più veloce in base alle diverse variabili fisiche. Ero seduta a bordo piscina e mi sono resa conto dopo di aver avuto un momento di dissociazione perché guardavo l’acqua, quel blu tipico delle piscine cittadine, con le tipiche ondine in superficie della gente che si muove e pensavo a quando a luglio era estate davvero, l’estate della gente di mare negli anni ‘90, di quel periodo in cui non hai niente da fare e noi degli anni ’80 eravamo ancora comitive densissime di ragazzi figli di famiglie numerose, minimo due figli di età vicina, a volte tre, al sud anche quattro. La mia comitiva eravamo tipo 40 persone d’estate, ragazzi che vivevamo lì, altri che venivano dal nord e restavano per tipo due mesi chè i genitori lavoravano e loro venivano dai nonni, dagli zii, nessuno o pochi facevano le vacanze all’estero, i voli low cost non esistevano ancora e le famiglie erano troppo numerose, coppie senza figli ve n’erano poche e allora le vacanze estive duravano mesi interi e avevi tempo di farti l’abitudine e la vita diventava diversa per un tempo che all’epoca era lunghissimo. Arrivava l’estate, le mie spiagge venivano invase, arrivava quel tipo che ti piaceva che era cambiato e c’era il fratello più piccolo che intanto era cresciuto, ma anche la cugina nell’arco dell’anno trascorso s’era fatta una ragazza e quindi una concorrente in più o forse alla fine della stagione anche un’amica, tutto poteva succedere. Noi bramavamo quelli che arrivavano, loro desideravano noi che eravamo esotici e abbronzati già a maggio, noi restavamo a vivere anche l’inverno del mare grigio e solitario e loro ci invidiavano, loro se ne andavano nelle città con i cinema e noi li invidiavamo. Mia cugina veniva che era fidanzata col solito di sempre e dopo due giorni lo mollava dalla cabina telefonica per poi riprenderselo a settembre. I giri in motorino, il gregge di ombrelloni, le partite a beach volley fino le nove, i nostri genitori che sanno che siamo al mare, tanto telefonini non ce n’erano e quindi dovevi vivere a fidarti per forza. Le prima canne sotto ai ponti della ferrovia, la ferrovia che passava direttamente sopra la spiaggia. Il mettersi d’accordo giorno per giorno su dove vedersi e fare la conta di chi manca. Chi scende per primo fa lo squillo a casa. Il primo bacio dietro casa di zia che faceva un caldo torrido e dovevamo rubarle la legna per il falò, tu che mi vomiti addosso durante il falò. Prendiamo il pedalò tanto lo so che poi i maschi giocano a tirarci giù e noi urliamo come se non sapessimo nuotare, tanto chi ti crede sei nato qui, nuotare è la seconda cosa che hai imparato dopo camminare. Le partite a biliardino. I bagni di notte.
Poi man mano le giornate si accorciano, i primi temporali estivi, arrivano i giorni delle partenze, qualcuno parte presto, nemmeno metà agosto, altri tirano fino poco prima dell’inizio delle scuole, conti i giorni che mancano, inizi a fare i ritrovi per i saluti, domani parte Tommaso, giovedì parte Silvia e Roberta e Carmelo quando vanno? Inizia quel treno di malinconia di un pezzo di vita che finisce, quando vivi in un posto di mare ti abitui a dare la scadenza a qualcosa fin da piccolo. Devi fare i conti con questa cosa che la spensieratezza esiste, ma cambia, ritorna e poi cambia, impari a salutare e riabituarti. Riabituarti è doloroso, io lo soffro ancora. Noi avevamo un rituale per decretare la fine dell’estate, appena anche l’ultimo turista era andato via facevamo una pigiama part a casa di uno di noi, ci ritrovavamo una notte intera a raccontarci le cose e rivivere dei momenti e piangere e confessare i segreti, Poi finisce davvero le case si svuotano e sembrano abbandonate, ti riabitui alla vita lenta del mare d’inverno, ricominci con i tuoi ritmi, il gruppo dei soliti, le giornate più corte e le tue intimità e di nuovo quando arriva l’estate con un’onda violenta trascina via quello che conosci e pulisce tutto, ti porta novità e tu devi ripartire, ancora. Tutto questo è finito, il gregge di ombrelloni sulla spiaggia non c’è più e le estati sono sempre più corte. Le cose continuano a finire e ricominciare.
La malinconia della vita di mare è dentro di me, luglio mi uccide, per me è un mese di resa dei conti, finisce una vita e ne inizia un’altra, nel disegno del mio calendario interiore è un punto di rottura prima di agosto, che si trova da solo, come un’anomalia, mese senza spazio né tempo, luglio invece è traguardo prima del nuovo inizio.
Mese di depressione e speranza. Certe volte voglio buttarmi dal balcone, certe volte me ne vado al mare.
Così.
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Sacher Torte 💯🥂
100k! non so neanche bene il significato numerico ma riconosco quello della magia!❤️
🟢 𝚂𝙰𝙻𝚅𝙰
🎶 𝙲𝙰𝙽𝚃𝙰 &
🍳 𝙲𝚄𝙲𝙸𝙽𝙰!
#𝘳𝘪𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯𝘢 𝘵𝘰𝘳𝘵𝘢 𝘥𝘢 24𝘤𝘮
👇 𝕀ℕ𝔾ℝ𝔼𝔻𝕀𝔼ℕ𝕋𝕀 👇
➡️ PER L’IMPASTO:
☺︎ 125 g di burro morbido;
☺︎ 25 g di zucchero a velo;
☺︎ un pizzico di sale;
☺︎ 150 g di cioccolato fondente 50%;
☺︎ 100 g di zucchero semolato;
☺︎ 5 tuorli (90/100 g);
☺︎ 5 albumi (190/200 g);
☺︎ 125 g di farina 00;
☺︎ 15 g di cacao amaro;
➡️ PER LA FARCITURA:
☺︎ 300 g di marmellata di albicocche;
➡️ PER LA COPERTURA:
☺︎ 300 g di cioccolato fondente 50%;
☺︎ 270 g di panna fresca;
☺︎ 50 g di glucosio;
☺︎ 40 g di olio di semi;
👇 ℙℝ𝕆ℂ𝔼𝔻𝕀𝕄𝔼ℕ𝕋𝕆 👇
1. Facciamo la base: sciogliamo a bagnomaria il cioccolato;
2. Montiamo a neve gli albumi con lo zucchero;
3. Frulliamo il burro con lo zucchero a velo;
4. Aggiungiamo i tuoli;
5. Il cioccolato fuso lasciato raffreddare;
6. Gli albumi con calma dal basso verso l’alto;
7. Infine la farina e il cacao setacciati;
8. Ungiamo una teglia per dolci da 24 cm e infariniamo;
9. Cuociamo a 170° statico per 35 minuti e prova stecchino;
10. Cotta, la sforniamo e la mettiamo a raffreddare su una retina;
11. Una volta fredda, la tagliamo a metà e ci mettiamo la metà della marmellata di albicocche;
12. Chiudiamo la torta e con la restante marmellata spanciughiamo tutta la superficie, sopra e ai lati, poi mettiamo in frigorifero;
13. Prepariamo la copertura: con il coltello facciamo il cioccolato a scaglie;
14. Scaldiamo la panna con il glucosio;
15. Quando bolle, la versiamo nel cioccolato e giriamo per farlo sciogliere;
16. Aggiungiamo l’olio e lo mescoliamo fino ad incorporarlo;
17. Versiamo la salsa sulla torta appoggiata sulla gradella, aspettiamo che si raffreddi un po’ e con l’aiuto di 2 spatole la mettiamo nel piatto da portata; poi la mettiamo in frigorifero 3/4 ore prima di servirla;
Ormai per le feste il mio unico mentore è @_lucake_ al quale va il mio grazie e a tutti voi instagrammiani dico: VI AMOOOOO!!!
𝘙𝘪𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘪𝘯 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘳𝘦𝘻𝘻𝘢. 𝘋𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘰𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪𝘵𝘢̀.
𝘌̀ 𝘱𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘴𝘢, 𝘮𝘢𝘯𝘦𝘨𝘨𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘤𝘶𝘳𝘢 🤗
_________😉❤️👩🍳💋________
#elisacuorecucinaechiacchiere #elisaccc #popolofelice #leggerezza #buonumore #racconti #risate #ricette #cucinaitaliana #torta #festa #100k #grazie #sacher #sachertorte #tortasacher #cioccolato #dolce #sweet #instagood #food #foodblog #foodblogger #foodlover #cucina #passione
.....
Eu traduzo para as #pessoasfelizes! 😂:
Sacher Torte 🥂
100k! Eu nem sei o significado numérico mas reconheço o da magia! ❤️
🟢 𝚂𝙰𝙻𝚅𝙰𝚁
🎶 𝙲𝙰𝙽𝚃𝙰𝚁 &
🍳 𝙲𝙾𝚉𝙸𝙽𝙷𝙾𝚄!
#𝘳𝘦𝘤𝘦𝘪𝘵𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘢 𝘶𝘮 𝘣𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘦 24𝘤𝘮
👇 𝕀ℕ𝔾ℝ𝔼𝔻𝕀𝔼ℕ𝕋𝔼𝕊 👇
➡️ PARA A MASSA:
☺︎ 125 g de manteiga amolecida;
☺︎ 25 g de açúcar em pó;
☺︎ uma pitada de sal;
☺︎ 150 g de chocolate amargo 50%;
☺︎ 100 g de açúcar semolado;
☺︎ 5 gemas (90/100g);
☺︎ 5 claras de ovo (190/200 g);
☺︎ 125g de farinha 00;
☺︎ 15g de cacau amargo;
➡️ PARA O RECHEIO:
☺︎ 300 g de geléia de damasco;
➡️ PARA COBERTURA:
☺︎ 300 g de chocolate amargo 50%;
☺︎ 270 g de natas frescas;
☺︎ 50g de glicose;
☺︎ 40 g de óleo de semente;
👇 𝕄𝔼́𝕋𝕆𝔻𝕆 👇
1. Vamos fazer a base: derreta o chocolate em banho-maria;
2. Bata as claras com o açúcar até ficarem firmes;
3. Bata a manteiga com o açúcar de confeiteiro;
4. Vamos adicionar as gemas;
5. Deixe o chocolate derretido esfriar;
6. Claras de ovos lentamente de baixo para cima;
7. Por fim a farinha e o cacau peneirados;
8. Unte uma forma de bolo inglês de 24 cm e enfarinhe;
9. Cozinhamos a 170° estático por 35 minutos e fazemos o teste do palito;
10. Depois de cozidos tiramos do forno e deixamos arrefecer sobre uma retina;
11. Depois de frio, cortamos ao meio e colocamos metade da geléia de damasco;
12. Fechamos o bolo e espalhamos toda a superfície com o restante do doce, por cima e nas laterais, depois colocamos na geladeira;
13. Vamos preparar a cobertura: com a faca fazemos os flocos de chocolate;
14. Aquecemos as natas com a glucose;
15. Quando ferver, despejamos no chocolate e mexemos para derreter;
16. Adicione o óleo e misture até incorporar;
17. Despeje a calda sobre o bolo descansando sobre a grelha, espere esfriar um pouco e com o auxílio de 2 espátulas coloque no prato de servir; depois colocamos na geladeira por 3/4 horas antes de servir;
Agora para as férias meu único mentor é @lucake a quem meus agradecimentos e a todos vocês instagrammians eu digo: EU TE AMO!!!
𝘙𝘦𝘤𝘦𝘪𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘮 𝘭𝘦𝘷𝘦𝘻𝘢. 𝘕ã𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘶𝘯𝘥𝘪𝘳 𝘤𝘰𝘮 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪𝘥𝘢𝘥𝘦.
É 𝘱𝘳𝘦𝘤𝘪𝘰𝘴𝘰, 𝘮𝘢𝘯𝘶𝘴𝘦𝘪𝘦 𝘤𝘰𝘮 𝘤𝘶𝘪𝘥𝘢𝘥𝘰 🤗
_________😉❤️👩🍳💋________
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Elezioni regionali Lombardia e Lazio, considerazioni in libertà
Elezioni regionali Lombardia e Lazio, facciamo qualche considerazione insieme in totale libertà dopo il risultato che ha portato alla riconferma di Attilio Fontana della Lega alla Presidenza della Regione Lombardia e Francesco Rocca di Fratelli d'Italia alla presidenza della Regione Lazio realizzando l'ennesima vittoria delle destre dopo l'arrivo di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio. Vittorie nette in entrambi i casi con i candidati dei sinistra e terzo polo sbaragliati in lungo ed in largo ad ogni latitudine. Vittorie con percentuali abbondantemente al di sopra del fatidico 50% più uno necessario per legge per sconfiggere i rivali, visto l'assenza della possibilità di ballottaggio nelle leggi elettorali. ANSA"Il dato più clamoroso che emerge da queste consultazioni è l'astensionismo perché vota appena il 40% degli elettori" Si, alla fine il dato che, però, salta maggiormente all'occhio è quello dell'astensionismo che sale vertiginosamente "assumendo la maggioranza assoluta". Solo quattro elettori aventi diritto su dieci si sono decisi ad andare ad esprimere il proprio voto nella cabina elettorale. Quattro su dieci, cioè siamo arrivati ad una percentuale di astensionismo che sfiora il 60%. Sono numeri che non solo devono far riflettere ma devono proprio dare la sensazione netta della paura che la nostra democrazia stia diventando sempre più qualcos'altro: una sorta di governo di pochi per pochi. La rappresentatività che possono avere i politici eletti così è tutta da definire. Questo che diciamo non inganni non vogliamo minimamente sminuire il risultato conseguito da chi ha vinto e, anzi, magari la nostra è una richiesta di mea culpa (e non solo un atto spurio ma con conseguenze palesi) da parte di chi è stato capace di perdere anche questa tornata elettorale e lasciare il passo agli avversari. La sinistra dov'è? Non pervenuta, direbbero gli amici delle previsioni del tempo. Read the full article
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Copro ogni punto tranne uno, importantissimo, quindi niente da fare, i nostri destini si incrociano e si separano qui. Ma andiamo nel dettaglio:
Oggetti inanimati - Una volta i coinquilini hanno rapito Sotti, l'orsetto peluche che ho da quando avevo un anno, e mi mandavano foto random di lui in giro per la città; io ho pianto tantissimo finché non me lo hanno ridato.
Se si dimentica di dirmi che sta con un altro – Sono distratta ma uso molti post-it.
Posto agli anziani sul bus o sul treno - Lo lascio anche a chi dall'espressione sembra più stanco di me.
Condividere la cioccolata - Beh sì, sono una personcina educata.
Discorsi ascetici dell'amarsi senza dimostrare amore - No no sono siciliana, io trabocco dimostrazioni.
Drogarsi - Ogni tanto prendo l'Imodium.
Il sesso per controllare - Non saprei nemmeno recitare la parte.
L'assenza di sesso per controllare - Vedi sopra.
Se fuma - No.
Se non ha almeno perso una cosa importante nella vita - Ho perso cose e persone.
Se sorride troppo in foto - No, faccio la bocca a piccola mezzaluna tipo fototessera.
Se è troppo fotogenica - Vai sereno.
Se non ha almeno una dozzina di segreti – Mah, ne avrò... tre, quattro? Spero bastino.
Se ha un sacco di soldi – Vai serenissimo.
Se non è in grado di stare per i fatti propri – Non sono in grado di stare meno per i fatti miei.
Se tratta male i piccioni per strada – Nutro ogni mattina due tortorelle di nome Franz e Sissi più la loro corte di otto piccioni grassi.
Se sogna di andare a Eurodisney o Disneyland – Ti prego sì.
Ah se le piacciono i Minions – Banana!
Se tifa Juve o segue il calcio in generale – Ma figurarsi.
Se non ha senso dell'umorismo – Ho senso del tragicomico, va bene uguale?
Se ha difficoltà a esprimere quello che prova con parole semplici – Ho difficoltà ad esprimere quello che provo soltanto con parole semplici, ne uso fin troppe.
Se non ha mai avuto a che fare con la malattia – Avuto, avuto.
Se lascia cibo nel piatto quando cucino io – Io non lascio cibo nei piatti, mai.
Se non mangia dolci – Dovrai strappare l'ultima fetta di torta dal mio freddo cadavere.
Se non beve caffè – Due tazze massimo però.
Se non ha nemmeno un vizio – Così al momento me ne vengono in mente quarantasei.
Se cerca una figura paterna – Mio padre è un tipo a posto, non ho issues.
Se parla durante i film e guarda solo film doppiati in italiano – No e no.
Se fa il quadro astrale – No, ma a volte leggo l'oroscopo di nascosto vergognandomi molto, e non lo dico a nessuno.
Se non le piacciono le liste – E altrimenti che ci faccio qui.
Se manda messaggi audio più lunghi di 40 secondi – L'audio è la mia ultima risorsa, mi piace scrivere.
Se limona mio fratello per farmi ingelosire – No, la mia tecnica è auto inviarmi commenti flirt sui social con account falsi.
Se non si commuove quando le mando una foto di Ernesto – Awwwwwwww.
Se desidera essere intrattenuta e basta – No, facciamo a turno col costume da saltimbanco, ho un sacco di esperienza.
Se manda le emoji. Troppe emoji - ^_^
Se guarda Sanremo o altre cose trash – Ne ho visto mezz'ora quest'anno perché ero con i miei in soggiorno ed era la stanza più calda della casa. Mio padre ha indicato lo schermo e detto “ora è il turno di ROSA VIOLET”.
Se non le piace la pizza napoletana e dice che le altre varianti sono migliori – Questo è l'unico punto dolente della lista, a cui non posso mettere il check completo. La pizza napoletana mi piace, ma la romana mi piace di più. Rispetto la gerarchia dell'autenticità, ma la classifica del mio cuore è diversa.
Se rompe il cazzo con De André – De Andrè bravissimo, ma ne parlo poco e lo suono soltanto quando sono da sola.
Se si annoia a leggere tutti sti punti – Vedi voce: se non le piacciono le liste.
Se non è stata almeno 6 mesi da sola – AHAHAHAHAHAH tu non hai idea.
Se non è stata almeno 6 mesi in terapia – AHAHAHAHAHAH tu non hai idea.
Quali sono le tue Red flag?
Ci ho pensato un po' perché non capisco se ti riferisci alle mie inteso come quelle che ho imparato essere parte di me e che compromettono i miei rapporti, o quelle degli altri e che dovrei riconoscere onde evitare di ricadere in errori passati. Facciamo che è la seconda e allora parto con la lista, perché a me piace sempre dilungarmi.
Se non prova sentimenti verso oggetti inanimati ecco quello è da evitare, tipo non cerca di salvare delle banane abbandonate nel reparto sbagliato del supermercato da qualcuno che se ne è sbarazzato perché ci ha ripensato ecco questo no, ma anche se non saluta per l'ultima volta dei pantaloni usati prima di buttarli via.
Se tipo si dimentica di dirmi che sta con un altro, quello è un segnale che non gradisco. Mi piace che mi vengano raccontate palle costruite bene non errori di distrazione.
Se non lascia il posto agli anziani sul bus o sul treno.
Se non condivide la cioccolata, ricordo questa ragazza a cui portai una barretta in regalo e lei ne mangiò un bel pezzo e poi la mise via in borsetta e io ero lì che la guardavo grondando saliva e questa niente, "beh me l'hai regalata perché devo offrirtela?".
Se se ne viene fuori con discorsi ascetici dell'amarsi senza dover dimostrare amore ecco, quella è una cosa enorme e scintillante.
Se nella lista delle priorità al primo posto c'è drogarsi anche non va bene, soprattutto se non offre, come la tizia della cioccolata, ma in generale è un bel "no grazie".
Se con troppa facilità utilizza il sesso per controllarmi ecco non ci siamo, ma perché io per tutte queste cose reagisco come con la cioccolata di prima, sono davvero un banale esempio di maschio etero bianco che ti serve davvero un niente per fargli fare ciò che vuoi, allora ho imparato che è meglio restare casti.
Stessa cosa ma al contrario, se controlla l'assenza del sesso proprio per farmi sentire in colpa per la facilità con cui mi lascio andare alle passioni carnali, uguale: meglio da solo.
Se fuma (cosa che non sopporto) e non si prende cura di dove riporre i mozziconi e li lancia in giro, che odio.
Uh se non ha almeno perso una cosa importante nella vita.
Se sorride troppo in foto, perché è chiaro che io non riuscirò mai a tenere alto l'umore a questi livelli e allora entrerei in un loop di ansia totale.
Se è troppo fotogenica, perché io vengo sempre di merda e mica mi sta bene che poi magari ci si fa una foto insieme e io sembro Shrek e lei un umano normale.
Se non ha almeno una dozzina di segreti che custodisce con cura senza rompere per i miei trecentomila.
Se ha un sacco di soldi, ecco quello proprio non va, cioè io ho bisogno di sofferenza e dolore e rivalsa e combattere il capitalismo insieme.
Se non è in grado di stare per i fatti propri, in solitudine, come protezione e cura verso se stessa.
Se tratta male i piccioni per strada.
Se sogna di andare a Eurodisney o Disneyland.
Ah se le piacciono i Minions.
Se tifa Juve o segue il calcio in generale perché a me il calcio fa cagare e non ne voglio sentire parlare mai e comunque Forza Napoli sempre.
Se non ha senso dell'umorismo e una volta sono uscito con una che ha detto "esco con te perché mi fai ridere dato che io non so cosa siano l'ironia e il sarcasmo" e io ho pensato vabbè chissenefrega con quelle tette mica è necessario e invece alla fine vai a scoprire che non serve a molto uscire con qualcuno con cui non puoi ridere ma ha una quarta abbondante.
Se ha difficoltà a esprimere quello che prova con parole semplici, non me la prendo se i discorsi non sono il tuo forte eh, ma ad esempio una volta mi sono frequentato con una viennese per alcuni mesi e io insomma ci stavo per cascare ma lei diceva sempre "non dire romanticherie che non le voglio sentire" e dovevo trattenermi finché un giorno disse "oggi abbiamo passato un bel pomeriggio" e quello fu la sua massima capacità di comunicare quello che provava, io speravo in un "ti trovo molto bello e mi piace stare con te" e invece no, quindi magari una via di mezzo non sarebbe male, o almeno dirmi prima che non si va da nessuna parte così io mica faccio quella cazzata dell'innamorarmi.
Se non ha mai avuto a che fare con la malattia, non voglio rovinare la sua vita fantastica arrivando io con il mio carico di visite in ospedale. Ma questa non è una red flag è solo forse, credo, invidia e amore verso il prossimo.
Se lascia cibo nel piatto quando cucino io.
Se non mangia dolci.
Se non beve caffè.
Se non ha nemmeno un vizio.
Se mi sostituisce con il padre perché cerca una figura paterna.
Se parla durante i film e guarda solo film doppiati in italiano (ok su questa posso trovare un compromesso).
Se viene a chiedermi data e ora e luogo di nascita e poi fa il quadro astrale, questa è da correre via a gambe levate.
Se non le piacciono le liste.
Se manda messaggi audio più lunghi di 40 secondi.
Se limona mio fratello per farmi ingelosire.
Se non si commuove quando le mando una foto di Ernesto (il mio gatto) in una posizione carina.
Se desidera essere intrattenuta e basta, perché io ho questo problema di voler sempre far ridere e intrattenere e alla fine vengo largamente sfruttato ma so che è colpa mia ahimé.
Se manda le emoji. Troppe emoji.
Se guarda Sanremo o altre cose trash.
Se non le piace la pizza napoletana e dice che le altre varianti (che non sono pizze bensì banali focacce) sono migliori.
Se rompe il cazzo con De André.
Se si annoia a leggere tutti sti punti.
Se non è stata almeno 6 mesi da sola.
Se non è stata almeno 6 mesi in terapia.
Boh penso di aver perso di vista la domanda iniziale arrivato a questo punto però credo sia chiaro che sono un grande rompicoglioni. È che invecchiando (unica cosa in cui sono davvero bravo) e accumulando un sacco di esperienze (altra cosa in cui eccello mio malgrado) ho creato dei segnali di pericolo che, seppur minimi, mi aiutano ad evitare di sprecare il poco tempo a disposizione. Non perché io stia morendo eh, non più del normale, tutti ogni secondo che passa ci avviciniamo al momento della nostra dipartita, ma perché il mio tempo a me piace passarlo largamente facendomi gli affari miei. Quindi per rispondere alla domanda inversa, quali sono le mie red flag inteso come mie proprie di me stesso, mi piace fin troppo farmi gli affari miei, il che è davvero brutto quando altri umani vogliono interagire.
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ma puoi essere cosi scema mi chiedo io? di sicuro il make up di una palette che costa 80 € è di qualità tanto quanto uno che costa 15 €. di sicuro. e poi hai il coraggio di parlare di fast fashion ahaha ma come si fa
Qui, nel raggio di cinque chilometri–mi racconta Ancorotti–, produciamo un terzo del mercato mondiale dei cosmetici.» Un terzo? «Eh, sì. Le grandi multinazionali delegano la metà della produzione ad aziende esterne come la mia. Di quella metà, a livello mondiale, l’Italia copre il 65 per cento. Faccia lei i conti, ma è un terzo.» In effetti, i conti tornano e, a pensarci bene, anche l’appellativo regale. Il castello di Ancorotti è un’azienda di ventunomila metri quadrati, trecentoventi dipendenti e un fatturato che è passato dai 43 milioni di euro del 2015, ai 72 del 2016 ai 100 del 2017. Poco più in là c’è una delle sedi di Intercos, l’azienda fondata da Dario Ferrari, da cui tutto il distretto della bellezza è partito. Intercos, che oggi è a sua volta una multinazionale, ha sedi in tutto il mondo e un fatturato cinque volte quello di Ancorotti. In Italia le aziende cosmetiche sono circa cinquecento, esportano in tutta Europa, «Francia compresa» ci tiene a specificare con orgoglio Ancorotti, Stati Uniti e Asia, per un mercato che porta in cassa circa 10 miliardi, l’equivalente dell’intero mercato del vino. Mentre sbircio nella sala dei campioni, quella in cui sono esposti tutti i prodotti confezionati negli stabilimenti della Ancorotti, vedo anche quell’altro mascara, quello che per la beauty blogger era diversissimo dal primo. A vederli lì uno vicino all’altro nella stessa stanza sembrano molto simili, nonostante le differenze di prezzo, e il dubbio che lo siano davvero sorge spontaneo. «Dipende» mi spiega Ancorotti. «Per il mascara la formula cambia in funzione del contenitore, dello spazzolino e del riduttore» che sarebbe l’anello che «strizza» lo spazzolino e regola la quantità di mascara che vi rimane sopra. Ma, dicevamo, il mascara è un prodotto difficile e necessita di più accortezze. «Non stravolgiamo la formula ogni volta. Abbiamo delle ricette di base che adattiamo alle diverse situazioni e, per alcuni clienti, studiamo formule dedicate, ma si tratta di variazioni minime.» Che, deduco io, significa che quei due mascara proprio diversissimi non possono essere, con buona pace della beauty blogger. Per rossetti e ombretti le cose sono ancora più semplici. «Di un rossetto possiamo anche solo cambiare lo stampo ottenendo così due prodotti diversi, idem per gli ombretti.». La trasmissione Patti chiari, della televisione svizzera, ha fatto un po’ di conti. Nella puntata del 4 marzo 2016, intervistando proprio Ancorotti, è riuscita a risalire al prezzo medio di vendita del mascara alle aziende clienti: 25 euro al chilo. «Considerando che un mascara mediamente contiene dodici grammi di prodotto–argomentavano i giornalisti–, il singolo pezzo all’azienda costa circa 3 centesimi.» 2 «Questo prodotto–proseguiva Ancorotti–può essere poi venduto ai consumatori a un prezzo che va dai 5 ai 40 euro.». Per farmi toccare con mano la differenza, Ancorotti mi mostra due ombretti che saranno a breve in commercio, uno che si posizionerà nella categoria lusso, l’altro che invece starà nella categoria dei prodotti che generalmente compro io, quelli che gli addetti definiscono «masstige» giocando sull’assonanza con prestige, ma a basso costo, per le masse. In un caso, il contenitore scelto per gli ombretti è di cartone decorato con motivi astratti dorati, nell’altro è di plastica anonima. Nel primo, i singoli ombretti presentano il marchio dell’azienda che li venderà, nell’altro sono piatti, senza personalizzazione. «Il prodotto è lo stesso?» si chiede retoricamente Ancorotti. «Da un certo punto di vista sì, ma cambia tutto.» Cambia l’esperienza del prodotto. Se le cose stanno così, come facciamo a districarci? Per esempio, come faccio a sapere che quei due ombretti sono prodotti nello stesso stabilimento, con la stessa formula e danno quindi lo stesso risultato? Non posso. Chiaramente le multinazionali non hanno interesse a far sapere che il mascara o l’ombretto che mettono in vendita è prodotto da aziende terze che producono anche per altri a costi, tutto sommato, simili.
-Il trucco c'è e si vede: Inganni e bugie sui cosmetici. E i consigli per difendersi by Beatrice Mautino
Basta leggere un attimo e informarsi, ma soprattutto avere la curiosità di informarsi e di chiedersi cosa ci sta dietro quello che compriamo. Quindi sì probabilmente la palette che compri da Kiko potrebbe essere uguale a quella che ti compri da Sephora, cambia il marketing e come si posiziona l’azienda. Anche perché un conto è parlare di vestiti, un conto è parlare di ombretti, mascara, creme etc etc che devono rispondere a delle regole e delle formulazioni ben precise. Ovviamente anche quando parliamo di vestiti bisogna fare attenzione, visto i materiali di cui sono fatti e da dove derivano, ma molta di più viene fatta nella cosmetica.
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Qualche aneddoto nuovo sui clienti?
PIÙ DI QUANTI TU POSSA IMMAGINARE e anche più di quanti me ne possa ricordare, perché davvero ne succedono così tante e così di seguito che mentre succede la cosa penso già di volerla raccontare a qualcuno ma poi ne succede un'altra e un'altra e me le dimentico (soprattutto se ci sono molti avventori di fila ((quanto mi piace la parola avventori, volevo proprio usarla))). Ok vado con un po' di aneddoti a caso
- una tizia ieri voleva delle rosette e mi fa, un po' sottovoce ma comunque davanti agli occhi della titolare, con sguardo d'intesa: "ma non è che sono... di gomma, vero?"
- la prof di mate delle superiori che, sempre davanti alla titolare, mi chiede se mi trovo bene a lavorare lì, lmao anche se la risposta fosse no come farei a dirtelooo?
- questa qua invece era una vecchia della mattina, voleva delle michette "ben cotte" (aka bruciate), inizio a sceglierle, dopodiché mi guarda e fa: "ma queste... non è che le cuocete e poi le rimettete nel forno per farle bruciacchiare?" (che anche se fosse così, te lo posso mai dire?)
- sempre clienti della mattina, successo più di una volta "ma questo pane è di oggi?" ma ti pare che vediamo il pane di ieriiii, dopo 24h all'aria è già bello che duro (non è in italiano 'sta frase lo so ma facciamo finta di sì)
Ma sì, continuiamo con i clienti della mattina, che io pensavo quelli della sera fossero rincoglioniti, invece devo riconoscere che non c'è davvero limite al peggio
- UNA CHE HO ODIATO TANTO, sempre una mezza vecchia, a parte altri casini che mi ha fatto fare prima, super indecisa, prende mezza focaccia divisa in tre e mi fa. incartare. ogni. singolo. pezzo. separatamente. Perché la doveva dare ai suoi nipoti. E i nipoti sono tre. Quindi tre incarti. Capito? No, perché me le sta mettendo tutte insieme (*mentre peso*) ho detto separate, le voglio separate. Io invece volevo colpirla ripetutamente (poi è tornata un altro giorno e mi ha fatto incartare cinque pezzi di focaccia separatamente:'))
Poi davvero una maleducazione unica, specialmente da parte dey vecchy, esatto, proprio quelli che si lamentano della maleducazione dei giovani, ma come sarà possibile mai
- "avete del pane casereccio?" *insistentemente* (mi sto ancora chiedendo il significato; sei in un panificio... tutto?? il pane è fatto a mano???)
- "avete del pane cotto nel forno?" Effettivamente con 40°C all'ombra il dubbio che per risparmiare cuociamo il pane al sole può venire, è lecito.
- "voglio una focaccia, una ruota intera" *guarda alla mezza ruota che avevo ancora sul bancone e che stavo per portar via* "però non darmi quella" qua non ho saputo trattenermi e siccome me le aveva proprio fatte girare gli ho detto che per forza di cose non potevo dargli quella, siccome non ho ancora imparato a moltiplicare le focacce :))
Ok passiamo alle tipologie di clienti
- il tipo chiamata erotica: sì buonasera vorrei ordinare una focaccia *con voce sensuale* ma una focaccia, bella, sottile, croccante, con i pomodorini sopra, bella profumata *pausa di piacere* gustosa, non doppia proprio... sottile SÌ OK IN QUANTI PEZZI LA VUOI TAGLIARE, CARTA O CARTONE?!??????
- l'indeciso: "pane c'è?" sì, qui, dietro di me "e cosa avete?" *procedo con l'elenco e le caratteristiche di tutto il pane e/o panini che son rimasti* no vabbè dammi quello *indica il pane che prende puntualmente ogni singola volta*
- la melensa: non la conosci, non ti conosce, ma ogni volta che ti rivolge la parola, caschi il mondo, deve chiamarti amore o tesoro (ma chi ti conosce)
- il taccagno: vuole un sacchetto? "no" *rigorosamente dopo aver pagato* "ehh mi può dare una bustina?"
- il taccagno pt.2: *focaccia bollente appena sfornata, ne prende una intera* siccome è molto bollente, preferisce metterla in un contenitore pizza, così tiene meglio? *pensoso* "si paga a parte?" si, 30centesimi *immediatamente schivo* "no no, in carta va bene"
- quello segnato da anni di delusioni relazionali: le serve/do una bustina? "Eh, se me la vuoi dare" (Jokes aside questi li odio doppio perché mi ricordano mio padre che risponde sempre in questo modo di merda quando es a tavola madre gli chiede se voglia qualcosa)
- lo stronzo: lascia la macchina in mezzo alla strada per entrare in panificio, perciò ti costringe a servirlo super di fretta e magari chiede anche un sacco di cose. 9 volte su dieci inveisce contro gli altri automobilisti che si lamentano di non riuscire a passare
Eeeee basta, adesso pubblico anche senza rileggere perché questa risposta ce l'ho nelle bozze da almeno due settimane. Here, enjoy
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Capolavoro politico di Renzi? Ma quando mai, lui farebbe fallire pure i funerali Di Selvaggia Lucarelli Un capolavoro. Lezione di politica. Chapeau. Così descrive qualcuno la spregiudicata operazione di Matteo Renzi, l’emissario del Caos, colui che in mancanza di voti si accontenta dei veti, in mancanza di consensi si accontenta di compensi (possibilmente da riscuotere in Paesi che si affaccino sul Golfo Persico), in mancanza di ruolo si accontenta del dolo, dell’inganno con cui nasconde le sue intenzioni per poi rivelarle quando è il momento di “uccidere” il rivale. Non lo sopportava Giuseppe Conte, Matteo Renzi. Non sopportava l’ombra a cui lo aveva costretto la pandemia. Quella posizione defilata, quel posto in ultima fila mentre il Paese e il suo governo affrontavano uno dei più grandi eventi della storia lo stavano logorando. Lui, costretto dai Dpcm di Conte a fare jogging sul tapis roulant come tutti noi, aveva resistito in silenzio fino agli ultimi giorni di aprile. Poi, appena il bollettino dei morti diventava più rassicurante, si riprendeva già la scena. “Riapriamo, noi abbiamo avuto il lockdown più duro di tutti! Mandiamo i ragazzi a scuola, facciamo uscire di casa gli anziani dopo i giovani!” e così via, una frase ad effetto dopo l’altra, entrando in competizione col Coronavirus per chi dei due si guadagnasse più titoli sui giornali, trovando di nuovo il suo palcoscenico. Interviste, tv, giornali, il ruolo del cinico che vuole riaprire tutto già ad aprile e un dissenso quasi unanime che nella sua testa di narcisista irrecuperabile, l’ha illuminato definitivamente: se non posso uccidere Conte e rimanere illeso, sarà omicidio- suicidio. E così ha proseguito con il suo piano limpido, feroce e grandioso, quello dei grandi vanagloriosi, che non accettano la loro fine se non contempla anche quella di chi odiano. Ha mosso bene gli scacchi, certo. Ha mangiato le “sue” ministre e iniziato una guerra di nervi che avrebbe infiacchito qualunque avversario, ha proposto la patta fingendo che convenisse a tutti, ha atteso le mosse dell’avversario avendo già uno schema preciso in testa. Sapeva che Conte avrebbe accettato qualche compromesso, che sarebbe passato sopra qualche moto d’arroganza, ma non sotto le forche caudine. Ha alzato l’asticella delle pretese come i grandi artisti quando non vogliono chiudere un concerto e allora chiedono cachet milionari e camerini col wc in oro zecchino finché non gli dicono “no”, ha chiesto tutto, dal Mes alla Meb a cui affibbiare un ministero, ha preteso la testa di Bonafede su un vassoio come una Salomè un po’ meno sensuale, ha mostrato i denti appuntiti in Senato e la lingua felpata in Arabia, ha costretto Zingaretti a fingersi vivo, ha infine disarcionato Conte, lasciandosi travolgere dal suo cavallo scosso. Che si è poi tramutato nella figura epica del Drago. Una fine mitologica, a raccontarla così, che invece non ha nulla di epico. Nessun capolavoro, nessun genio, nessun favore al paese. Solo un tatticismo arido e brutale, da cui tutti escono sconfitti, Renzi compreso. Renzi che ormai avrà per sempre la gita in Arabia e un governo fatto cadere in pandemia appiccicati addosso, Renzi che “Conte ha giocato male, non è un politico e si vede”, lo stesso Renzi che disse “Letta è un incapace” e che si ritiene sempre il migliore, nonostante quel 40 per cento trasformato in 2 per cento in sei anni. Roba che non hanno vita così breve neppure le api operaie. Renzi che poteva contare sulla memoria corta del paese, che poteva forse ricostruire, negli anni, quello che aveva distrutto e che invece ha urgenza di esistere, di vincere le battaglie sapendo che la guerra- col suo ego impellente- non può più vincerla, che non si accontenta di neppure di far fallire le feste – come qualcuno ha detto citando Jep Gambardella – ma è ormai oltre: fa fallire i funerali. Perché è lì, che è ancora, il Paese. Con troppi morti ancora da seppellire, un crisi economica e politica da non dormire la notte e un ego che non trova pace, se non nella guerra.
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Le false dicotomie
C'è quel paradosso della scelta - o così lo chiamo io - dove ti dicono "se dovessi scegliere tra x e y cosa sceglieresti?" che nella grandissima maggiorparte dei casi dà l'idea che la scelta è per forza quella. Che uno può dire "sì ok, è una domanda così, per giocare, per ridere, per vedere cosa preferisci" ciononostante, dà quell'idea che non c'è altra scelta; se lo facciamo tra albicocca e banana ok ma se x è fascismo e y è nazismo allora la questione diventa diversa.
Questo piccolo appunto mi porta a vedere una certa situazione odierna che va avanti da qualche settimana ormai attraverso articoli di giornali di merda - come sempre giornalisti terroristi - e anche servizi in tv: parlo della mancanza dei lavoratori stagionali. O meglio, dei lavoratori stagionali e del reddito di cittadinza. Perché questo è. Il giornalista porta sempre la prima notizia corredata al RdC creando appunto la falsa dicotomia di cui sopra. Non lo stesso caso ma a me sembra lo stesso effetto. "Mancano i lavoratoro → preferiscono il reddito di cittadinanza" è ovviamente falso, il giornalista dovrebbe appunto spiegare anche qeusto, qual è ol motivo per cui mancano i lavoratori. Per quanto è vero che il RdC è un buon motivo per non accettare lavori da schiavo - incredibilmente sta facendo un minimo il suo lavoro - esso non è mai visto in questo modo ma come metodo per portare l'opinione pubblica ad andargli contro, a far pensare che sono tutti sfaticati così che al governo possono poi levarlo senza problemi.
Il RdC è il primo passo per portare ad avere dei salari decenti, per permettere di valorizzare la persona e invece viene buttato nella falsa dicotomia del Reddito = Sfaticato. Dico falsa dicotomia perché primo il reddito va al solo capo famiglia quindi una persona di 30 ma molto più probabilmente 40 o 50 anni con figli che del lavoro stagionale se ne sbatte, non ci fa nulla, secondo perché il lavoro stagionale è svolto al più da persone giovani, maggiormente studenti universitari che hanno bisogno di arrotondare soprattutto se fuori sede. Ora con il lockdown queste figure sono state a casa, gli affitti non devono pagarli né li hanno pagati e dopo un anno in casa col cazzo che fai lo schiavo senza vita sociale. Eppure questa piccola analisi che magari è sbagliata non l'ha fatta nessuno, nessun articolo che spiega perchè mancano questi lavoratori. Nessuno che dice ai datori di lavoro che ai centri dell'impiego trovano chiunque pronto. Dunque, voi siete per il lavoro e mettervi in gioco e fare gli sfaticati col reddito di cittadinanza? Come? Per un lavoro decente, non fare gli schiavi e una paga per vivere? Ma va va, l'Italia è fondata sul lavoro mica sul lavoratore né tanto meno sulla persona e quindi il lavoro schiavo va bene
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Heaven in a Wild Flower
MANTENETE LA CALMA E ABBIATE FIDUCIA IN GEOVA
LA SCRITTURA DELL ANNO 2021 E’: ‘’LA VOSTRA FORZA STARA’ NEL MANTENERE LA CALMA E AVERE FIDUCIA’’ (ISAIA 30:15)
QUESTO E’ INFATTI CIO’ CHE HA DETTO IL SOVRANO SIGNORE GEOVA,IL SANTO D’ISRAELE : ‘’SE TORNERETE DA ME E RESTERETE TRANQUILLI, SARETE SALVATI. LA VOSTRA FORZA STARA’ NEL MANTENERE LA CALMA E AVERE FIDUCIA’’. MA VOI NON AVETE VOLUTO. ( ISAIA 30:15)
FINO A QUANDO VIVRO’ NELL’ ANGOSCIA, CON IL CUORE IN PENA GIORNO DOPO GIORNO? FINO A QUANDO IL MIO NEMICO AVRA’ LA MEGLIO SU DI ME? ( SALMO 13:2)
POSSIBILI CAUSE D’ ANSIA
QUANTO A QUELLO SEMINATO FRA LE SPINE, QUESTO E’ COLUI CHE ODE LA PAROLA,MA LE PREOCCUPAZIONI DI QUESTO SISTEMA DICOSE E IL FASCINO INGANNEVOLE DELLE RICCHEZZE SOFFOCANO LA PAROLA,E QUESTA DIVENTA INFRUTTUOSA. ( MATTEO 13:22)
NON SAPPIAMO CHE ABBIAMO ORIGINE DA DIO, MA TUTTO IL MONDO E’ IN POTERE DEL MALVAGIO. ( 1 GIOVANNI 5:19)
‘’PERCIO VI DICO:SMETTETE DI ESSERE ANSIOSI PER LA VOSTRA VITA, RIGUARDO A QUELLO CHE MANGERETE O CHE BERRETE,O PER IL VOSTRO CORPO,RIGUARDO A QUELLO CHE INDOSSERETE.LA VITA NON VALE FORSE PIU’ DEL CIBO E IL CORPO PIU’ DEL VESTITO? ( MATTEO 6:25)
SI ADDESTRO’ NEL DESERTO PER UN GIORNO DI CAMMINO ,POI’ ANDO’’ A SEDERSI SOTTO UNA GINESTRA. E CHIESE DI MORIRE,DCENDO: ‘’ORA BASTA! O GEOVA,TOGLIMI LA VITA, PERCHE’ NON SONO MIGLIORE DEI MIE ANTENATI’’. ( 1RE 19:4)
O GEOVA,SONO SCOSSO, E TI CHIEDO:’’FINO A QUANDO?’’ ( SALMO 6:3)
SEI MODI PER MANTENERE LA CALMA
MENTRE GETTATE SU DI LUI TUTTE LE VOSTRE PREOCCUPAZIONI, PERCHE’ EGLI HA CURA DI VOI. ( 1 PIETRO 5:7)
NON SIATE IN ANSIA PER NESSUNA COSA, MA IN OGNI COSA LE VOSTRE RICHIESTE SIANO RESE NOTE A DIO CON PREGHIERE E SUPPLICHE ACCOMPAGNATE DA RINGRAZIAMENTI ; ELA PACE DI DIO CHE E’ AL DI LA’ DI OGNI COMPRESSIONE CUSTODIA’ IL VOSTRO CUORE E LE VOSTRE FACOLTÀ’ MENTALI MEDIANTE CRISTO GESU’. ( FILIPPESI 4:6,7)
INVECE IL FRUTTO DELLO SPIRITO E’ AMORE. GIOIA,PACE,PAZIENZA, BENIGNITÀ’, BONTA’, FEDE, ( GALATI 5:22)
IO VI DICO:SE NIN BASTERÀ’ LALORO AMICIZIA A FARLO ALZARE,DI SICURO SARA’ PER L’INSISTENZA DELL’ AMICO CHE ALLA FINE SI ALZERA’ PER DARGLI CIO’ CHE GLI OCCORE. PERCIO’ VI DICO: CONTINUATE A CHIEDERE E VI SARA’ DATO, CONTINUATE A CERCARE E TROVERETE, CONTINUATE A BUSSARE E VI SARA’ APERTO, PERCHE’ CHIUNQUE CHIEDE RICEVE,E CHI CERCA TROVA,E A CHI BUSSA SARA’ APERTO. (LUCA 11:8-10)
APPENA VIDERO GIO’SAFAT,I COMANDANTI DEI CARRI SI DISSERO:’’QUELLO E’ IL RE D’ISRAELE’’. SI VOLTARONO DUNQUE PER COMBATTERE CONTRO DI LUI. GIO’SAFAT INVOCO’ AIUTO,E GEOVA LO AIUTO’; DIO SUBITO LI ALLONTANO’ DA LUI. ( 2 CRONACHE 18:31)
ALLO STESSO MODO ANCHE LO SPIRITO VIENE IN AIUTO DELLA NOSTRA DEBOLEZZA; INFATTI A VOLTE NON SAPPIAMO PER COSA DOBBIAMO PREGARE,MA LO SPIRITO STESSO INTERCEDE PER NOI CON GEMITI INESPRESSI. ( ROMANI 8:26)
‘’GUAI AI FIGLI OSTINATI’’, DICHIARA GEOVA, ‘’CHE METTONO IN ATTO PIANI CHE NON SONO MIEI, CHE STRINGONO ALLEANZE NON DETTATE DAL MIO SPIRITO, COSI’ DA AGGIUNGERE PECCATO A PECCATO! SCENDONO IN EGITTO SENZA CONSULTARMI, PERMETTERSI SOTTO LA PROTEZIONE DEL FARAONE E PER RIFUGIARSI ALL’ OMBRA DELL’ EGITTO. ( ISAIA 30:1,2)
L’ AIUTO DELL’ EGITTO,INFATTI ME’ DEL TUTTO INUTILE. PER QUESTO L’HO CHIAMATO ‘’RA’AB, QUELLO CHE SE NE STA IMMOBILE’’. ( ISAIA 30:7)
QUESTO E’ DUNQUE CIO’ CHE DICE IL SANTO D’’ISRAELE: ‘’’VISTO CHE RESPINGETE QUESTO MESSAGGIO E CONFIDATE NELLA FALSITÀ’ E NELL’ INGANNO E VI FATE AFFIDAMENTO , QUESTA COLPA SARA’ PER VOI COME UN MURO PIENO DI CREPE, CROLLERÀ’ ALL IMPROVVISO,IN UN ISTANTE. (ISAIA 30:12,13)
QUESTO E0′ INFATTI CIO’ CHE HA DETTO IL SOVRANO SIGNORE GEOVA,IL SANTO D’ISRAELE : ‘’SE TORNERETE DA ME E RESTERETE TRANQUILLI ,SARETE SALVATI. LA VOSTRA FORZA STARA’0 NEL MANTENERE LA CALMA E AVERE FIDUCIA’’. MA VOINON AVETE VOLUTO .( ISAIA 30:15)
‘’CONTINUATE DUNQUE A CERCARE PRIMA IL REGNO E LA GIUSTIZIA DI DIO,E TUTTE QUESTE ALTRE COSE VI SARANNO DATE IN AGGIUNTA. (MATTEO 6:33)
CHI VUOLE PIU’ BENE A SUO PADRE O A SUA MADRE CHE A ME NON E’ DEGNO DI ME, E CHI VUOLE PIU’ BENE A SUO FIGLIO O A SUA FIGLIA CHE A ME NON E’ DEGNO DI ME. ( MATTEO 10:37)
LA MOGLIE E’ LEGATA AL MARITO FINCHE LUI VIVE. SE PERO’ IL MARITO SI ADDORMENTA NELLA MORTE E’ LIBERA’ DI SPOSARE CHI VUOLE,MA SOLO NEL SIGNORE. ( 1 CORINTI 7:39)
ALLORA PIETRO E GLI ALTRI APOSTOLI RISPOSERO: ‘’DOBBIAMO UBBIDIRE A DIO QUALE GOVERNANTE ANZICHÉ’ AGLI UOMINI. ( ATTI 5:29)
ALLORA GLI DIEDERO RETTA. RICHIAMARONO GLI APOSTOLI ,LI FUSTIGARONO E ORDINARONO LORO DI SMETTERE DI PARLARE NEL NOME DI GESU’;POI’ LI LASCIARONO ANDARE . COSI’ LORO SE NE ANDARONO DAL SINEDRIO ,RALLEGRANDOSI PERCHE’ ERANO STATI RITENUTI DEGNI DI ESSERE DISONORATI PER IL SUO NOME. E OGNI GIORNO,NEL TEMPIO E DI CASA IN CASA, CONTINUAVANO INSTANCABILMENTE A INSEGNARE E A DICHIARARE LA BUONA NOTIZIA INTORNO AL CRISTO,GESU’. ( ATTI 5:40-42)
E AIZZARONO IL POPOLO ,GLI ANZIANI E GLI SCRIBI; QUINDI GLI PIOMBARONO ADDOSSO,LO PRESERO CON LA FORZA E LO PORTARONO DAVANTI AL SINEDRIO . PRESENTARONO FALSI TESTIMONI ,CHE DISSERO:’’QUEST’ UOMO NON SMETTE DI DIRE COSE CONTRO QUESTO LUOGO E CONTRO LA LEGGE. PER ESEMPIO,LO ABBIAMO SENTITO DIRE CHE QUESTO GESU’ IL NAZARENO ABBATTERÀ’ QUESTO LUOGO E CAMBIERÀ′ LE USANZE CHE MOSE’ CI HA TRAMANDATO’’. MENTRE TUTTI QUELLI SEDUTI NEL SINEDRIO LO FISSAVANO,VIDERO CJHE LA SUA FACCIA ERA COME QUELLA DI UN ANGELO. ( ATTI 6:12-15)
E ANCHE SE DOVESTE SOFFRIRE AMORE DELLA GIUSTIZIA,FELICI VOI! COMUNQUE,NON TEMETE QUELLO CHE LORO TEMONO E NON AGITATEVI ( 1PIETRO 3:14)
SE VENITE INSULTATI PER IL NOME DI CRISTO, FELICI VOI, PERCHE’ LO SPIRITO DELLA GLORIA,LO SPIRITO DI DIO, RIPOSA SU DI VOI. ( 1PIETRO 4:14)
INOLTRE ,MEDIANTE LE MANI DEGLI APOSTOLI AVVENIVANO MOLTI SEGNI E PRODIGI FRA IL POPOLO; E SI RITROVAVANO TUTTI INSIEME SOTTO IL PORTICO DI SALOMONE. NESSUNO DEGLI ALTRI AVEVA IL CORAGGIO DI UNIRSI A LORO; TUTTAVIA IL POPOLO NE PARLAVA MOLTO BENE.E CONTINUAVANO AD AGGIUNGERSI CREDENTI NEL SIGNORE,UN GRAN NUMERO DI UO0PMINI E DONNE. LA GENTE PORTAVA I MALATI NELLE STRADE PRINCIPALI E LI METTEVA SOPRA LETTINI E STUOIE COSI CHE, MENTRE PIETRO PASSAVA, ALCUNI DI LORO POTESSERO ESSERE TOCCATI ALMENO DALLA SUA OMBRA. ANCHE DALLE CITTA’ INTORNO A GERUSALEMME ACCORREVANO FOLLE CHE PORTAVANO MALATI E PERSONE TORMENTATE DA SPIRITI IMPURI, E TUTTI VENIVANO GUARITI. ( ATTI 5:12-16)
ORA STEFANO ,PIENO DI FAVORE DIVINO E POTENZA,COMPIVA GRANDI PRODIGI E SEGNI IN MEZZO AL POPOLO. ( ATTI 6:8)
E ANCHE SE DOVESTE SOFFRIRE PER AMORE DELLA GIUSTIZIA,FELICI VOI! COMUNQUE,NON TEMETE QUELO CHE LORO TEMONO E NON AGITATEVI. ( 1PIETRO 3:14)
SE VENITE INSULTATI PER IL NOME DI CRISTO, FELICI VOI, PERCHE0′ LO SPIRITO DELLA GLORIA ,LO SPIRITO DI DIO, RIPOSA DSU DI VOI. ( 1PIETRO 4:14)
‘’MA PRIMA CHGE ACCADANO TUTTE QUESTE COSE, METTERANNO LE MANI SU DI VOI E VI PERSEGUITERANNO , CONSEGNANDOVI ALLE SINAGOGHE E GETTANDOVI IN PRIGIONE. SARETE PORTATI DAVANTI A RE E GOVERNATORI A CAUSA DEL MIO NOME. QUESTO VI DARA0′ MODO DI RENDERE TESTIMONIANZA DECIDETE QUINDI NEL VOS TRO CUORE DINON PREPARARE IN ANTICIPO QUELLO CHE DIRETE IN VOSTRA DIFESA, PERCHE’ IO VI DARO’ PAROLE E SAPIENZA CHE TUTTI I VOSTRI OPPOSITORI INSIEME NON POTRANNO NE’ CONTRASTARE NE’ CONTRADDIRE. INOLTRE SARETE CONSEGNATI PERFINO DA GENITORI , FRATELLI, PARENTI E AMICI; ALCUNI DI VOI VERRANNO MESSI A MORTE, E SARETE ODIATI DA TUTTI A CAUSA DEL MIO NOME. EPPURE NEMMENO UN CAPELLO DELLA VOSTRA TESTA ANDRA’ PERDUTO. CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LA VOSTRA VITA. ( LUCA 21:12-19)
IN SEGUITO ZERA L’ETIOPE MOSSE CONTRO DI LORO CON UN ESERCIZIO DI 1.000.000 DI UOMINI E 300 CARRI. QUANDO ZERA RAGGIUNSE MARE’SA,ASA USCI’ CONTRO DI LUI ,E SI SCHIERARONO IN FORMAZIONE DI BATTAGLIA NELLA VALLE DI ZEFA’TA A MARE’SA. ASA INVOCO’ QUINDI GEOVA SUO DIO DICENDO:’’O GEOVA,A TE NON IMPORTA SE QUELLI CHE AIUTI SONO FORTI O DEBOLI. AIUTACI ,O GEOVA NOSTRO DIO, PERCHÉ’ FACCIAMO AFFIDAMENTO SU DI TE E NEL TUO NOME SIAMO VENUTI CONTRO QUESTA FOLLA. O GEOVA,TU SEI IL NOSTRO DIO. NON PERMETTERE CHE UN UOMO MORTALE PREVALGA SU DI TE’’. ALLORA GEOVA SCONFISSE GLI ETIOPI DAVANTI AD ESA E DAVANTI A GIUDA,E GLI ETIOPI SI DIEDERO ALLA FUGA. ( 2 CRONACHE 14:9-12)
NEL 36 ANNO DEL REGNO DI ASA, BAA’SA RE D’ISRAELE SALI’ CONTRO GIUUDA E SI MISE A FORTIFICARE RAMA, PER NON PERMETTERE A NESSUNO DI USCIRE DAL TERRITORIO DI ASA, RE DI GIUDA,O DI ENTRARVI. PER QUESTO ASA PRESE ARGENTO E ORO DAI TESORI DELLA CASA DI GEOVA E DELA CADSA DEL RE E LI MANDO’ A BEN- ADA’D RE DI SIRIA, CHE VIVEVA A DAMASCO, DICENDOGLI: ‘’C’E’ UN ACCORDO FRA ME E TE, E FRA MIO PADRE E TUO PADRE.ECCO,TI MANDO ARGENTO E ORO.VA’. INFRANGI IL TUO ACCORDO CON BAA’SA RE D’ ISRAELE,COSI’ CHE SI RITIRI DA ME’’. ( 2 CRONACHE 16:1-3)
NEL 39 ANNO DEL SUO REGNO,ASA SI AMMALO ‘ AI èIEDI8 E LE SUE CONDIZIONI PEGGIORARONO MOLTO. TUTTAVIA,PERFINO DURANTE LòA SUA MALATTIA NON SI RIVOLSE A GEOVA MA AI GUARITORI. ( 2 CRONACHE 16:12)
A QUEL TEMPO HANA’NI IL VEGGENTE ANDO’ DA ASA,RE DI GIUDA,E GLI DISSE4:’’DAL MOMENTO CHE HAI FATTO AFFIDAMENTO SUL RE DI SIRIA E NON SU GEOVA TUO DIO, L’ ESERCITO DEL RE DI SIRIA E’ SCAMPATO ALLE TUE MANI. ( 2 CRONACHE 16:7)
GEOVA E0′ LA MIA LUCE E LA MIA SALVEZZA. DI CHI AVRO’ TIMORE? GEOVA E’ LSA FORTEZZA DELLA MIA VITA. DI CHI AVRO’ TERRORE? QUANDO UOMINI MALVAGI MI ATTACCANO PER DIVORARE LA MIA CARNE, FURONO LORO, MIEI AVVERSARI E NEMICI,A INCIAMPARE E CADERE ANCHE SE CONTRO DIME SI ACCAMPASSE UN ESERCITO, IL MIO CUORE NON TEMERA’. ANCHE SE CONTRO SI ACCAMPASSE UN ESERCITO IL MIO CUORE NON TEMERA’ ANCHE SE CONTRO DI ME SCOPPIASSE UNA GUERRA RIMARRÒ’ COMUNQUE FIDUCIOSO. ( SALMO 27:1-3)
QUESTO LIBRO DELLA LEGGE NON SI DEVE ALLONTANARE DALLA TUA BOCCA,E LO DEVI LEG LEGGERE SOTTOVOCE GIORNO E NOTTE ,PER OSSERVARE SCRUPOLOSAMENTE TUTTO CIO’ CHE C’E’ SCRITTO; ALORA RIUSCIRAI NELLA VITA E AGIRAI CON SAGGEZZA. NON TI HO COMANDATO DI ESSERE CORAGGIOSO EFORTE? NON FARTI PRENDERE DAL TERRORE E NON AVER PAURA,PERCHE’ GEOVA TUO DIO E’ CON TE OVUNQUE TU VADA ( GIOSUE’ 1:8,9)
NON TEMERAI ALCUN TERRORE IMPROVVISO, NE’ LA BUFERA CHE STA PER ARRIVARE SUI MALVAGI. GEOVA STESSO SI MOSTRERÀ LA TUA FONTE DI SICUREZZA; IMPEDIRÀ’ AL TUO PIEDE DI CEDERE IN TRAPPOLA. (PROVERBI 3:25,26)
E INTERESSIAMOCI GLI UNI DEGLI ALTRI PER A SPRONARCI ALL’ AMORE E ALLE OPERE ECCELLENTI, NON TRASCURANDO DI PUNIRCI INSIEME,COME INVECE ALCUNI FANNO ABITUALMENTE,MA INCORAGGIANDOCI A VICENDA, TANTO PIU’ CHE VEDETE AVVICINARVI IL GIORNO. ( EBREI 10:24,25)
L’ ANSIA OPPRIME IL CUORE DELL’ UOMO MA UNA PAROLA BUONSA LO FA RALLEGRARE. ( PROVERBI 12:25)
QUESTA SPERANZA E’ PER NOI UN’0 ANCORA PER ,L’ ANIMA, SICURA E SOLIDA ,E PENETRA AL DSI LA’ DELLA CORTINA, ( EBREI 6:19)
ECCO, IO CREO’ NUOVI CIELI E UNA NUOVA TERRA, LE COSE PASSATE NON TORNERANNO IN MENTE NE0′ SALIRANNO IN CUORE. ( ISAIA 65:17)
SIEDERANNO OGNUNO SOTTO LA SUA VITE E SOTTO IL SUO FICO, E NESSUNO LI SPAVENTERÀ’, PERCHÉ’ LA BOCCA DI GEOVA DEGLI ESERCITI HA PARLATO. ( MICHEA 4:4)
DESIDERIAMO COMUNQUE CHE CIASCUNO DI VOI DIMOSTRI LOSTESSO IMPEGNO COSI’ DA AVERE LA PIENA CERTEZZA NDELLA SPERANZA SINO ALLA FINE, ( EBREI 6:11)
QUESTO E’ INFATTI CIO’ CHE HA DETTO IL SOVRANO SIGNORE GEOVA,IL SANTO D’ISRAELE: ‘’SE TORNERETE DA ME E RESTERETE TRANQUILLI , SARETE SALVATI. LA VOSTRA FORZA STARA’ NEL MANTENERE LA CALMA E AVERE FIDUCIA’’. MA VOI NON AVETE VOLUTO. ( ISAIA 30:15)
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Il cammino della lana e della seta - 8
Il cammino della lana e della seta – 130 Km da Bologna a Prato.
L’idea di camminare per più giorni era nella mia testa, già da qualche tempo, e da Bologna a Prato non c’ero mai andata, neanche in macchina… E così, quando ho saputo da Teresa che c’era un posto libero (Grazia aveva rinunciato per una brutta tallonite), pochi giorni prima della partenza sono ufficialmente entrata nel gruppo “il cammino della lana e della seta”, già sapientemente organizzato, che il 17 agosto sarebbe partito alle ore 10 da piazza Maggiore, in Bologna, per raggiungere a piedi la città di Prato, in 6 giorni.
Teresa ha ottimizzato gli spostamenti così che, al termine del cammino, troveremo ad aspettarci la macchina, utilizzata fino a Prato, poi in treno per Reggio Emilia (ospiti di Paolo) e poi ancora treno fino a Bologna.
Preparo lo zaino cercando di mettere solo il necessario, ma scoprirò che si può fare di meglio, e parto per Magliano Sabina il 14 agosto, perché prima del cammino una bella uscita di arrampicata al Fosso dell’Eremo, con il Maestro Taino, ci sta proprio bene. La domenica mattina a casa dei Doc’s rimaneggio il bagaglio e tolgo già qualcosa, che lascio li. Prima di uscire pesiamo gli zaini: Teresa 7,5, Doc 8,5, Danila 8,5… si può fare!
Passiamo a prendere Massimo e partiamo per Prato, poi treno per Reggio Emilia dove Paolo viene a prenderci alla stazione. Una bella passeggiata a piedi per il centro storico, una pizza e poi a nanna che domani si comincia.
Entrando a casa di Paolo, ieri ho visto il suo zaino (piccolo e leggero). Così al mattino rimaneggio il mio lasciandogli alcune cose, che gentilmente mi porterà a Scaramuccia alla prossima sesshin. Per scaldare i muscoli andiamo a piedi alla stazione (40 minuti) e puntuali arriviamo a Bologna, in piazza Maggiore, dopo averla attraversata all’ombra dei caratteristici portici.
I camminatori (in ordine alfabetico) Andrea, Andreana, Anna, Carla, Claudio, Conci, Daniela, Elena, Giancarlo, Massimo S, Massimo, Paolo, Pierluigi, Piero, Roberto Doc, Roberto, Serena, Teresa, Vilma e la sottoscritta, sotto il caldo sole agostano, per via del ritardo di un treno, alle 11.45 partono per il cammino della lana e della seta.
Prima tappa, Bologna-Sasso Marconi, km 20 – dislivello +230 -200 mt. Dopo un giro in piazza Maggiore, Basilica di San Petronio, Palazzo del Podestà e Palazzo dei Banchi, andiamo verso la Torre degli Asinelli, percorrendo i numerosi porticati e ci dirigiamo verso la periferia dove sono visibili i canali che portano in città le acque un tempo utilizzate come forza motrice per muovere opifici idraulici, mulini e gualchiere e produrre quei tessuti, appunto, di lana e di seta che resero famosa la città. Arriviamo alla Chiusa di Casalecchio di Reno, attraversiamo il Parco della Chiusa, il bel Ponte sospeso di Vizzano, e costeggiamo il fiume Reno praticamente fino a Sasso Marconi, tutto in pianura, quasi tutto su asfalto e sotto un feroce sole che quando arriviamo alla “Locanda le tre virtù” di Sasso Marconi, finalmente decide di tramontare. Siamo tutti un po’ provati dal calore della giornata, in particolare per la mancanza di acqua da bere. Fa strano veder scorrere tanta acqua nel fiume e non vedere nemmeno una fontanella, eccettuata quella storica, a pompa, nel cortile di Palazzo de’ Rossi …ma una birra e una bella doccia ci rimettono in sesto consentendoci di camminare per altri 900 metri fino al ristorante per la cena, ammazza caffè e poi… nanna.
Seconda tappa, Sasso Marconi-Grizzana Morandi, Km 27 – dislivello +1400 -950 mt. Partenza ore 8.00 alla volta di Grizzana Morandi, bel paesino di media montagna dove a lungo soggiornò il pittore Giorgio Morandi. Per fortuna da Sasso Marconi lo zaino si è alleggerito perché Daniela ha trovato il modo di spedire da albergo ad albergo alcuni zaini/borse e… ne ho approfittato. La via è sempre ben segnalata con piccoli cartellini rossi e bianchi che, come le briciole di Pollicino, ogni giorno ci conducono alla meta. Oggi si sale …e si prende un poco di pioggia. Prima una bella salitona nel bosco, fino alla cima di monte Baco, poi monte Caprara, sede di uno dei più grandi eccidi di civili da parte dell’esercito tedesco, durante la seconda guerra mondiale. Ormai ci sono solo i ruderi della frazione di Caprara, con una lacrima appesa per ogni abitante trucidato. Continuiamo il cammino attraverso il Parco storico di Monte Sole, vicino ai cunicoli e alle trincee della linea Gotica, che ospitò i soldati durante la guerra. Sosta al punto di ristoro, rigorosamente chiuso, poi fino alla cima del Monte San Salvaro, dove arrivo con fatica, per poi ridiscendere tra boschi e ulivi, fino al confortevole Hotel il Crinale, di Grizzana.
Terza tappa, Grizzana Morandi-Castiglione dei Pepoli Km 22 – dislivello +1100-1050 mt. Dopo la salitona di ieri le gambe si fanno sentire e alle 8.30 partiamo in 18, Daniela e Andreana saltano la tappa. Anche oggi si sale e si scende. Ci dirigiamo verso Montovolo, su una carrareccia molto assolata, poi pieghiamo nel bosco e arriviamo a Burzanella, in tempo per vedere che il bar/alimentari ha appena chiuso. Va be’, ce ne facciamo una ragione, poi però, quando si riparte, sbagliamo direzione e facciamo nuovamente il giro. Ripresa la salita verso Ca’ terre Rosse, siamo rimasti in 16, Claudio ed Elena hanno trovato un passaggio in macchina;). Il percorso continua poi con una bella discesa fino al ponte sul torrente Brasimone, attraverso campi e sentieri costeggiati da rovi di more mature, e poi una bella salita finale, su asfalto, che ci sbriciola, arrivando all’albergo Il Ponte di Castiglione dei Pepoli alla spicciolata. La camera 322, al terzo piano senza ascensore, è il giusto finale di questa tappa… ma la cena e una buona dormita fa passare tutti i dolori.
Quarta tappa, Castiglione dei Pepoli-Vernio, km 20 – dislivello +800-1250 mt. Partiamo alle 8,30, oggi siamo 19, Claudio per via di un dolore alla gamba preferisce dirigersi direttamente a Vernio. Cominciamo con un bel sentiero nel bosco che ci porta fino al rifugio Ranuzzi e proseguiamo all’ombra dei faggi e dei castagni con scorci fiabeschi sulle valli sottostanti e piccoli borghi immersi nel verde. Siamo al confine tra l’Emila e la Toscana. Passiamo per Rasora, La Storaia, e troviamo un alimentari/bar che sta per chiudere ma… riusciamo a prendere una bella birra. Serena ci saluta, prende la corriera per Vaiano, e casualmente incontra Claudio. In 18 proseguiamo per Montepiano, con sosta caffè, poi un po’ di salita e di nuovo una bella discesa fino a San Quirico di Vernio. Lo strappo finale in salita per arrivare al B&B pozzo di Celle, viene ampiamente ripagato dal bagno in piscina tra gli ulivi, con vista sulla valle. Peccato che siamo stati divisi in due strutture e alcuni non hanno potuto godere della piscina.
Quinta tappa, Vernio-Vaiano, km 21 - dislivello +1000 -1100 mt. Dopo colazione salutiamo Anna e Andreana che interrompono qui il cammino, e in 18, anche oggi cominciamo in salita, su asfalto, ma al mattino la temperatura è accettabile. Attraverso sentieri e prati arriviamo prima a La Soda, e poi a Montecuccoli, con sosta al bar/ristorante, accanto alla Pieve di San Michele. Da qui ci dirigiamo sulla dorsale dell’appennino e la seguiamo fino al bivio per Sofignano. Il paesaggio è più arso e i sentieri pietrosi, attraversiamo in un sali e scendi dei boschi di conifere profumate dal calore del sole e tantissimi cespugli pieni di more. Poi cominciamo a scendere in un sentiero un poco angusto, con rovi ai lati, poi pietraia e Pierluigi cade a terra e si ferisce sul viso, ma il pronto intervento di Doc e del gruppo lo rimette in piedi in un battibaleno. Incontriamo una bellissima fonte d’acqua, dove più o meno ci immergiamo tutti. Poi ricomincia l’asfalto… il sole ...il caldo … ma arrivati a Vaiano, birra al bar e trasbordo in macchina fino al Podere le Figliule, vicino a Montecuccoli. Il posto è molto bello e il casolare, ben ristrutturato e accogliente, è posto sopra una collina verde, con cavalli e vista sulla valle. Dopo cena salutiamo Daniela e Elena, che dormono in un podere qui vicino e domani torneranno a Torino. All'aperto cerchiamo in cielo qualche stella cadente ma… il letto ci chiama e si va presto tutti a nanna.
Sesta tappa, Montecuccoli-Prato. Poiché il Podere prenotato per la notte trascorsa non è esattamente a Vaiano, bensì a metà strada tra Vernio e Vaiano, Paolo e Massimo hanno rielaborato il percorso dell’ultima tappa e non so bene quanti chilometri e quale sia il dislivello effettuato. Pariamo presto, dopo aver salutato Claudio, anche lui torna oggi a Torino. In 15 saliamo a Montecuccoli, poi di nuovo il sali e scendi fino al bivio per Sofignano, dove però andiamo dritti, fino al Passo delle crocette, per salire poi lentamente sul Monte Maggiore(955 mt). Arrivati in cima alcune mucche riposano al sole con intorno cavalli che brucano la poca erba arsa dal sole. Morbide colline scendono fino in pianura dove in lontananza e molto in basso si vede Prato, nostra meta del cammino. Tutta una bella discesa, per la gioia delle ginocchia. Fortunatamente la Calvana la attraversiamo con un sentiero abbastanza ombreggiato, poi però tutto sole e asfalto per arrivare a piazza del Duomo a Prato, percorrendo la pista ciclabile lungo il fiume Bisenzio, che conduce alla porta Mercatale. La birretta dei saluti, dopo questa bella scarpinata, direi proprio che ci sta tutta e … anche delle vere patate fritte!
E stato bello camminare con voi e conoscervi un po’, giorno dopo giorno.
Alla prossima avventura, grazie a tutti,
Danila
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Il VERO valore della tua casa
Ci siamo, hai deciso di fare il grande passo: metti in vendita la tua casa.
Che sia quella in cui sei nato, dove hai passato le vacanze, dove per la prima volta hai assaggiato l’indipendenza o dove hai condiviso il tuo nido d’amore poco importa: molto probabilmente stai per affrontare una delle operazioni più importanti ed impegnative della tua vita.
Si gioca su cifre che solitamente facciamo anche fatica ad immaginare, e siamo tutti consapevoli che qui gli errori si rischia di pagarli cari!
È così ti frullano in testa un sacco di domande, e le risposte sono quasi sempre al di là delle tue conoscenze e della tua esperienza.
Bene, cerchiamo allora di mettere un po’ d’ordine, e soprattutto di capire insieme cosa fare (e cosa NON fare) per ottenere il meglio da questa nuova e grande avventura.
OK, allora allacciamo le cinture, che si parte!
Di sicuro, una delle prime domande che saltano in testa è “Ma a quale prezzo posso riuscire a vendere la mia casa?”.
Inutile girarci intorno: per vendere una casa bisogna “indovinare il prezzo”, se si sbaglia il rischio è quello di veder passare settimane, mesi (se non addirittura anni!) senza concludere niente, nonostante ci prodighiamo in mille sforzi che portano via tempo (e spesso denaro).
Insomma, il prezzo è la misura REALE ED EFFETTIVA del valore della casa.
Attenzione, però: la difficoltà maggiore è capire il VERO valore della tua casa: NON È il prezzo degli immobili IN VENDITA sui vari portali, bensì quello a cui vengono EFFETTIVAMENTE VENDUTI!!
Poco importa che la casa del tuo vicino (magari del tutto simile alla tua, o anche con qualche difettuccio in più) sia pubblicizzata (per esempio) a 120.000 euro: se viene venduta a 100.000 euro il suo valore è 100.000, non centoventi!
E tanto per non farci mancare niente, questo valore “effettivo” è anche difficile da conoscere.
Perché? Perché NON È PUBBLICIZZATO!! I portali di vendita non lo pubblicano (e ci mancherebbe altro…), ed anche il passaparola funziona poco, perché sconta le “balle che racconta il cacciatore a valle” (il venditore tende a dire che l’ha venduta ad un prezzo superiore, l’acquirente fa il contrario).
“Quindi, come posso conoscere il VERO valore della mia casa?
Ci sono tre elementi che giocano un ruolo importante, se non fondamentale:
· La zona
· L’andamento dei prezzi (degli immobili VENDUTI!!) negli ultimi 6 mesi, con un occhio alla tendenza dell’ultimo anno
· Alcune caratteristiche specifiche della tua casa, che possono aumentare o diminuire il suo valore (si chiamano “Aggiunte o Detrazioni” e “Comodi o Scomodi”)
La zona
Immaginiamo che LO STESSO TIPO DI IMMOBILE (stessa superficie, stesse finiture, stessa vista, ecc.) sia venduto in un quartiere residenziale in città, in provincia (diciamo ad una ventina di km dal centro), oppure in un paesino in alta collina o aperta campagna a 40 e più km dalla città: la differenza può essere abissale!
Se (per esempio) questo immobile in città si vende senza problemi a 450.000 euro, in provincia sarà molto difficile venderlo a 140.000 euro, e fuori mano sarebbe addirittura un azzardo chiedere più di 70.000 euro!
Stiamo parlando di una differenza fino a più di sei volte, per lo stesso tipo di immobile ed in un raggio di poche decine di km!!
Ma lo stesso ragionamento si potrebbe fare anche nella stessa città: anche se fosse la stessa casa, in pieno centro storco potrebbe essere venduta ad un prezzo molto superiore rispetto alla periferia, per non parlare poi se vicino alla stazione o all’aeroporto!
“Ma da cosa dipende questa differenza?”
L’elemento decisivo è la DOMANDA: i prezzi sono più alti dove c’è una domanda più alta, e si abbassano sensibilmente dove la domanda è inferiore.
Certo, la domanda in una zona può variare, ma sono comunque cambiamenti lenti (si vedono negli anni se non nei decenni), oppure sono influenzati da eventi particolari ed eccezionali, come l’apertura di un centro commerciale o cose simili.
Ma nei fatti, questa è una legge a cui dobbiamo adattarci, c’è poco da fare.
L’andamento dei prezzi
Ormai è chiaro, stiamo parlando dei prezzi EFFETTIVI: sicuramente la tendenza di mercato ha impatto sul prezzo, ma molto meno rispetto alla zona.
Diciamo che possiamo “arrotondare” il prezzo per “anticipare” quello che sarà il prezzo di vendita di qui qualche settimana: se il trend è in salita, ci potremo permettere di proporre un prezzo leggermente più alto (senza esagerare), se il trend è in calo, può avere senso “scontare” già la tendenza per non trovarsi fuori mercato in men che non si dica!
Le caratteristiche specifiche
Anche lo stato d’uso ed alcuni elementi che sono propri (nel bene e nel male) ,della casa che vuoi vendere hanno influenza sul prezzo, talvolta anche in misura importante.
Le “Aggiunte e Detrazioni” sono gli elementi che si possono “quantificare”: ad esempio un terrazzo grande (abitabile, coi tavolini, ecc) un soppalco, le “finiture di pregio” interne ed esterne , oppure una stanza molto piccola, l’immobile non è libero subito perché magari è affittato, o è gravato da diritti reali (ci torneremo sopra), ed ovviamente lo stato d’uso (pari al nuovo, ristrutturato di recente, oppure fatiscente, da ristrutturare/rimaneggiare, o che richiede spese straordinarie).
I “Comodi e scomodi” non sono elementi “calcolabili”, ma danno una percezione più o meno alta del valore dell’immobile. Una posizione favorevole o comoda ai servizi, un bel panorama, una distribuzione “furba” degli spazi danno l’idea che la tua casa valga di più, al contrario la mancanza dell’ascensore, la posizione vicino alla ferrovia ad un impianto industriale (o ad un traliccio dell’alta tensione), ed anche l’esposizione a nord diminuiscono la percezione del valore della casa.
“E l’efficienza energetica?”
Se ne sente parlare ogni giorno di più. E per fortuna!! Tra un po’ approfondiremo a dovere questo aspetto, ma per ora ci basta sapere che di fatto è solo un’aggiunta: siccome tutti gli stabili antecedenti al 2000 sono nella classe energetica più bassa (la G), è molto raro trovare edifici in classi più alte: per questo il prezzo di mercato è riferito agli immobili in classe più bassa, quindi quelli in classi più alte possono essere proposti ad un prezzo leggermente superiore. C’è da dire poi che a parità di caratteristiche dell’immobile, una classe energetica più alta può far pendere la decisione a favore rispetto ad una classe più bassa.
“Quindi, concludendo: come faccio a determinare il prezzo (e quindi il valore) della mia casa?”
· Non fidiamoci ciecamente dei prezzi che vediamo negli annunci immobiliari: non sono questi a determinare il valore di mercato.
· La zona è importantissima, o meglio: la DOMANDA è importantissima.
· Le dinamiche del mercato incidono marginalmente sul prezzo, ma possono essere utilizzate per migliorarne la competitività (nel bene e nel male).
· Le caratteristiche specifiche dell’immobile possono avere un’incidenza significativa: alcune in modo molto elevato, altre di meno, ma è importante tenerne conto.
Ma non dimentichiamoci mai che il prezzo lo fanno le vendite EFFETTIVE!!
Ci vediamo alla prossima, quando parleremo di un altro argomento “leggerino”: In quanto tempo riuscirò a vendere la mia casa??
Andrea di ProgettoCasa
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La ricerca della felicità
Di tante cose sballate e insensate che crediamo, di tanta ignoranza che caratterizza la nostra cultura e di tante mistificazioni da trascendere, se vogliamo arrivare alla causa del nostro caos in direttissima senza perderci in tutte le sue innumerevoli ramificazioni, il punto sul quale credo dovremmo tutti soffermarci a riflettere seriamente è anche quello che ci interessa di più: la felicità.
Ma per farlo dobbiamo capire la grande differenza tra la ricerca del piacere e la ricerca della felicità, che equivale alla differenza tra materia e spirito.
Di tutti i grandi saggi passati sulla terra nessuno ha mai pensato di dirci che si arriva alla felicità tramite i piaceri materiali e non è un caso, ma questa idea non ci è mai ‘piaciuta’. Tanto è forte la nostra propensione alla ricerca del piacere che anche il solo concetto che la felicità sia lontana dal piacere viene scartato perché poco piacevole!
Siamo tutti consciamente o inconsciamente alla ricerca di una felicità imperturbabile e questo è assolutamente naturale, ma se la felicità si rivela in antitesi col piacere (che è la causa principale dell’infelicità) allora non la vogliamo più e continuiamo a vivere nel piacere/dolore, sbattendo la testa senza sosta sullo stesso identico angolo da anni, secoli e millenni.
La nostra pretesa di ‘felicità nel piacere’ non può aver senso, ma l’ignoranza fa davvero grandi magie e se ci rifiutiamo di vedere la verità, rimarremo infelici per sempre.
Se andassi da un venditore di vernici a chiedere un bianco gesso immacolato e luminoso con un po' di nero, non mi prenderebbe per pazza? Se è educato mi dirà: ‘La tua richiesta non è attuabile. Se metto il nero nel bianco, il bianco non viene’ – e se io insistessi: ‘va bene mettine poco, ma ti dico di metterlo!’ - e lui: ‘ma viene grigio! Vuoi il grigio??’ - Ed io: ‘no lo voglio bianco, bianco gesso’. Se questo battibecco non mi bastasse e provassi con l’esperienza, costringendo il venditore di vernici a fare come dico io, il risultato non sarebbe altro che grigio (piacere/dolore: bianco/nero). L’esperienza dovrebbe bastare a farmi capire, invece no: “hai sbagliato è colpa tua, rifallo bianco, bianco gesso... con un po' di nero!”
Se ripetessi questa tiritera per anni, secoli e millenni, senza mai imparare, non sarei la più folle dei folli?
Il venditore di vernici conosce i colori, ha discernimento, è colui che rappresenta la saggezza, la competenza, la sapienza, la vita stessa… è lì da millenni e con pazienza cerca di farci capire che stiamo perdendo solo energie, risorse e tempo. Ma l’essere umano persevera nella sua ignoranza, rifiutando di imparare sia dall’esperienza che dagli insegnamenti. E questa è pura follia.
Il benessere economico è materia e questo lo capiamo facilmente, ma non capiamo che il materialismo è piacere e non necessità. Le vere necessità sono pochissime, ma noi amiamo il piacere, quindi soffriamo inutilmente se non possiamo andare a cena fuori con gi amici o in vacanza, avere questo o quello, perché è ‘ingiusto’ e ci fa sentire infelici.
Questo fraintendimento è sia causa che effetto di infelicità: se sono dalla parte di chi temporaneamente non ha accesso al piacere materiale mi sentirò giù, ma questo è dovuto solo al mio materialismo, non alla mancanza della materia! Così come il materialista che, invece, ha facile accesso al piacere materiale è appagato solo temporaneamente, ma sta preparando il terreno al dolore, perché non solo può perdere ciò che ha, ma vorrà di più, proprio perché è materialista ed è dunque un accumulatore seriale di materia. La sua soddisfazione dura poco ed è dipendente dalla materia che è di per sé impermanente e transitoria. La ricerca del piacere non conosce sazietà e lo spingerà a cercare altro e di più, il desiderio è l’impulso alla base del suo cieco materialismo.
Ma non è così facile da capire, perché l’ignoranza crea illusioni su illusioni. Ad oggi abbiamo anche una nuova fantastica tendenza filosofica materialistica il cui concetto fondamentale è che ‘se vuoi, puoi’ e se non puoi è quindi una tua colpa, della serie ‘bello mio potevi impegnarti di più’. Il materialismo è divenuto un ‘valore’, una sorta di ‘qualità’. Argomento totalmente scorretto da due punti di vista: uno puramente morale e l’altro pragmatico.
Facciamo un ragionamento terra terra per capire il lato pratico che svelerà anche quello morale: se le risorse di zucchine sono cento e tu, in quanto materialista ne vuoi 60 per te, ne rimangono 40 per tutti gli altri da spartirsi, quindi tu sei causa di ingiustizia, ma questo non ti basta, oltre a far danno ti diletti nella beffa, perché sostieni che chi vive di un decimo di zucchina è perché non si è impegnato, non ha avuto il volere di migliorare il suo status. Questa filosofia è diffusissima in questo momento storico ed è una follia bella e buona, non solo è matematicamente impossibile ma anche ingiusta e crudele. Qui la stessa causa del male accusa le sue vittime di indolenza. Non vi sembra vergognoso? Quanta ignoranza!
Ma vediamo l’altra faccia della medaglia: se io ho un decimo di zucchina e credo che se mi impegno e mi impongo posso ottenere 1, 2 e poi 10, 20 zucchine per essere finalmente felice, alla fine soffrirò sia se le ottengo che se non le ottengo. Sarò frustrato se non le ottengo o appagato nel momento in cui le ottengo, ma temporaneamente, perché la materia ha uno spazio tempo, quanto durerà? Il mio appagamento è piacere materiale non è felicità, non può durare, è dipendente dalla labile materia e da cose che, al contrario di quanto mi illudo di poter controllare, sono incontrollabili.
Se pensate che i prodotti dell’orto siano diversi dai soldi siete vittime di un’altra illusione. I soldi sono materia numerabile, si contano, se in un dato spazio/tempo sono un quantitativo pari ad x e la popolazione è pari ad un numero di individui y, volendone di più per te, li vuoi praticamente sottrarre agli altri, sono come le patate e i pomodori nell’orto, non cambia niente.
Sia che abbiamo le cose o che le bramiamo, il materialismo sta diffondendo la causa che rende possibile l’ingiustizia. Tale ingiustizia resta relegata agli altri solo finché non capita anche a noi, più l’ingiustizia è diffusa più è probabile capiti anche a noi. Più la impartiamo, più ci colpirà. Quando sono appagato non lo vedo perché per me rimane un concetto astratto, ma quando sono inappagato ho più possibilità di vedere il trucco.
E questo è il punto più filosofico: la comprensione e l’uscita dal ciclo piacere/dolore.
Quando tocca a noi l’esperienza del dolore, della perdita e della scarsità siamo davanti al grigio, all’esperienza del grigio, lo vediamo coi nostri occhi, abbiamo possibilità di capire. Cosa faremo? Sceglieremo di svegliarci e capire l’illusione o pretenderemo che il venditore di vernici ci provi ancora?
Per la nostra mente sembra impossibile da accettare, oltre a non capire qual è la causa del problema, la osanniamo. Siamo idolatri: la materia è al di sopra di tutto.
Se sei colui che possiede o colui che non possiede, non cambia nulla, perché prima o poi sarai nei panni dell’altro, in questo gioco vince solo chi capisce il trucco ed esce dall’illusione. Se sei materialista ci sbatterai la testa per anni, secoli e millenni.
Il tuo dolore è causato solo dall’incomprensione, la vita è lì che cerca di fartelo capire e ogni volta tu rifai lo stesso errore causando il tuo dolore e diffondendo dolore intorno a te.
Questo materialismo non riguarda solo i beni, ma i sentimenti (che osanniamo), l’attaccamento (che scambiamo per amore) e tutte le relazioni (da cui dipendiamo emotivamente); qui il gioco si fa più duro, non ci possiamo credere: “no, i sentimenti non sono materia!” E invece sì, perché sono deformati dalla mente, il pensiero li intrappola, li vuole forgiare e trattenere, è una forma molto più sottile di materialismo, ma se indaghiamo vedremo che il pensiero è materia. È qui che nasce il malinteso e poi si diffonde su tutto il resto.
Ma sui sentimenti non cediamo, pretendiamo che il venditore ci riprovi: “rifallo! metti il bianco, metti il nero ma deve venire bianco, hai capito? Bianco gesso!” Il povero venditore di vernici cerca di spiegarci che cambiare relazione, riprovare con un nuovo attaccamento o una nuova speranza e dipendenza non cambierà il risultato. Il materialismo ha sede nel desiderio, il desiderio ha sede nel pensiero, il pensiero è materia. Ma non ci crediamo ed insistiamo: “ti sbagli! Prova, prova ancora!”
A volte nelle relazioni il grigio viene fuori talmente scuro che vediamo solo nero! Ci si spezza il cuore. Quante lacrime dobbiamo ancora versare? Siamo distrutti da questa follia.
Ci basterà? Ci metteremo alla ricerca di un altro venditore? La ricerca di un buon venditore sarà il nostro nuovo materialismo: ‘voglio sapere… devo trovarla, datemi la felicità!’, come fosse materia.
Ma la felicità non ha nulla a che fare con la materia, è indipendente, è assoluta. Non la puoi acquisire, né acquistare, né cercare fuori di te. Se sei stanco, stremato da questo gioco malsano, allora fermati.
È estremamente più vicina di quanto credi, non dovrai più allontanarti né affannarti, non dovrai neanche muoverti! Devi solo fermarti!
(Continua nel prossimo articolo)
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Perdere tutto. Il cinema e la questione dell’obsolescenza.
Questo qui sopra, nello splendore della sua camicia di flanella d’ordinanza, è George Lucas. Sta girando un’inquadratura dell’assalto alla Tantive IV, la scena d’apertura del primo film della saga di Star Wars. È il ’76, la scena non prevede dialoghi e quindi si possono utilizzare cineprese come quella: una Arriflex 35 IIB non blimpata, cioè senza alcun dispositivo per attutire il rumore della meccanica di trascinamento pellicola.
Le riprese effettuate con quella macchina da presa sono finite in un film di successo. Un film che ha forgiato l’immaginario pop dei quarant’anni a venire. Come ha affrontato il passare degli anni quell’inquadratura?
Nonostante la tecnologia avesse continuato ad evolversi, fino alla fine degli anni ’90 i film venivano girati nello stesso modo con cui si giravano negli anni ’40. In pellicola.
Poi subentrò il digitale. Inizialmente in sala di montaggio con l’avvento dei sistemi di effetti, compositing e NLE (Non Linear Editing, cioè montaggio su computer e non su moviola) e quindi in fase di ripresa.
Nonostante alcuni sporadici esperimenti, tra cui il famigerato “Giulia e Giulia”, di Peter Del Monte, fotografato da Giuseppe Rotunno nel 1987 con un prototipo Sony di telecamera ad alta definizione, la pellicola rimase il mezzo esclusivo con cui girare i film fino al 1999 quando quello stesso George Lucas scelse di girare gran parte del primo episodio dei prequel di Guerre Stellari in formato digitale HD.
1998, George con il prototipo Sony CineAlta HD utilizzato per girare il prequel di un film con le astronavi
Okay, fermiamoci un momento e valutiamo come sono andate le cose …
A vent’anni di distanza da “Star Wars: La Minaccia Fantasma” e a quaranta da “Star Wars: Una Nuova Speranza” i due film sono invecchiati in maniera talmente diversa da rappresentare un problema per Disney. Una fonte anonimalascia supporre che Bob Iger voglia rilasciare, come prevedibile dopo “The Rise of Skywalker”, un mega cofanetto con tutti i nove film della saga, e che intenda pubblicarlo in formato 4K, il massimo standard attuale per la visione domestica. Ma si sta scontrando con un problema. E non sono i film più vecchi a rappresentarlo, ma i prequel.
I film della seconda trilogia, infatti, vennero girati con la tecnologia di alta definizione più avanzata di fine anni ’90. Il problema è che quelle telecamere permettevano di girare solo in formato 1080p, cioè a qualità Full HD. Questo formato offre una risoluzione più bassa non solo del 4K ma anche dello stesso vecchio 2K utilizzato nei proiettori cinematografici digitali fino a qualche anno fa. La trilogia originale, invece, verrà scansionata nuovamente dai negativi originali garantendo una qualità 4K senza compromessi.
Quindi abbiamo un problema: un supporto di ripresa vecchio di 40 anni offre una qualità maggiore di quello impiegato solo 20 anni fa.
Ma aspetta! Possiamo scovare un esempio anche più eclatante. Nel 2016 la Warner presentò nelle sale il restauro in 4K di “Quarto Potere”, un film girato 70 anni fa. Io l’ho visto, il risultato è strabiliante. Contrasto perfetto, dettagli nelle ombre incredibili. Sembra, davvero, girato ieri.
O ancora meglio KINO LORBER, qualche anno fa, ha pubblicato il restauro di “Metropolis” di Fritz Lang su Blu-Ray 4K (con o senza colonna sonora di Moroder del 1984, scegliete voi). Qui, se possibile, il risultato è ancora più sconvolgente. Un’esperienza di visione cristallina. Anni luce superiore alla qualità de “La Minaccia Fantasma”.
Quindi, riassumendo …
– 1977, “Star Wars: Una nuova Speranza”, restaurabile in 4K – 1941, “Quarto Potere”, restaurato in 4K – 1921, “Metropolis”, restaurato in 4K
ma
– 1999, “Star Wars: La Minaccia Fantasma” – non restaurabile ad un formato superiore al 1080p (neanche 2K)
Che significa? Significa che l’industria cinematografica si sta progressivamente legando a tecnologie che hanno un livello di obsolescenza molto alto. Obsolescenza significa che determinate soluzioni tecniche potrebbero venire abbandonate a favore di altre. L’abbandono porta a dimenticare quelle tecnologie. E quando le abbiamo dimenticate non avremo più modo di accedere a tutta una serie di contenuti. Il rischio è che questa fascinazione per l’ultima novità tecnica possa portarci a perdere tutto il cinema di questi ultimi decenni. Non si tratta di un discorso reazionario, ma di un allarme di estrema attualità, seguitemi …
La differenza principale tra un supporto di ripresa digitale ed il corrispettivo analogico è che il primo ha bisogno di una “ricetta” per essere decodificato. Se la dimentichiamo abbiamo perso la possibilità di accedere a quelle informazioni.
Ogni disco rigido (o, se vogliamo essere un po’ più attuali, ogni supporto di memorizzazione a stato solido) mantiene le informazioni tramite l’alterazione di stato di minuscole porzioni della superficie: i “bit“. Quest’oceano sterminato di “0” e “1” viene quotidianamente letto e scritto utilizzando un protocollo, una ricetta, che indica come sono organizzati quei dati e qual’è il ritmo giusto per leggerli e dar loro significato. Questo accade migliaia di volte al secondo sul Mac che sto utilizzando per redigere questo articolo e sullo smartphone o sul computer che utilizzi tu per leggerlo. Funziona talmente bene che ci sembra quasi banale. Scontato. Ma che accadrebbe se dimenticassimo la ricetta per leggere questi dati? Sembra impossibile, vero? Beh, è un problema più attuale di quanto non si creda. Infatti stiamo già dimenticando come accedere a molti formati.
Facciamo un esempio. Immaginiamo che trovassi, in cantina, questa bomba qui …
È un vecchio disco in formato CD-i. Sulla copertina c’è scritto “Top Gun”, ma come posso vedere il film nel 2019? Se riesco a trovare qualche dispositivo ancora funzionante sono a metà strada, ma se non li trovo? O se li trovo ma nessuno è ancora funzionante? Beh, è pur sempre un supporto digitale, no? Diamine, provvederò a leggere i dati e a decodificarli! Ma … come? Come faccio se non conosco la ricetta? Come organizzo quella marea di “0” e “1”? Se pensate che questo sia quasi impossibile, sappiate, allora che esistono già oltre 50 Formati Perduti, supporti per i quali non esiste quasi più alcuna speranza di accedere ai loro contenuti, proprio perché i dispositivi in grado di leggerli sono tutti scomparsi e perché nessuno ricorda più le varie ricette.
Quel disco CD-i di “Top Gun” è stato pubblicato nel 1991 ed è già difficilmente riproducibile. Proviamo ad immaginare che i film citati in precedenza fossero stati girati in una qualche ipotetica tecnologia digitale ante-litteram e chiediamoci …
Con quanta facilità riuscirei oggi a recuperare “Star Wars: Una Nuova Speranza” se fosse stato girato in un formato digitale di 40 anni fa?
Con quanta facilità riuscirei oggi a recuperare “Quarto Potere” se fosse stato girato in un formato digitale di 70 anni fa?
Con quanta facilità riuscirei oggi a recuperare “Metropolis” se fosse stato girato in un formato digitale di 98 anni fa?
Se l’industria cinematografica del secolo scorso avesse utilizzato un approccio simile a quello che impiega ora per girare i propri film probabilmente avremmo perso per sempre il capolavoro di Fritz Lang, almeno nella sua eccellente forma originale. Magari avremmo il corrispettivo di una versione in VHS, ma l’originale ci risulterebbe ormai inaccessibile.
E stiamo parlando di film famosissimi. Pensate che sarebbe accaduto con il girato di “The Other Side of The Wind” il film perduto di Orson Welles che sopravvisse per anni in una soffitta.
Se pubblichi i tuoi meme è grazie a me
Vint Cerf, l’ideatore di TCP-IP, il protocollo che permette l’esistenza di Internet nel suo complesso (dallo streaming NASA delle sonde su Marte alla categoria MILF di PornHub), ha ammonito il mondo del rischio concreto che questo secolo possa essere completamente dimenticato nel futuro.
“We are nonchalantly throwing all of our data into what could become an information black hole without realising it. We digitise things because we think we will preserve them, but what we don’t understand is that unless we take other steps, those digital versions may not be any better, and may even be worse, than the artefacts that we digitised.”
La cinepresa che Lucas utilizzò nella foto all’inizio di questo articolo, si può acquistare oggi su eBay per un valore che oscilla tra i 1.500 e i 3.500 dollari. La FUJI produce ancora pellicola 35mm per cineprese (la Eastman Kodak ha smesso quasi otto fa). Se si recupera un rullo di negativo 35mm e lo si monta sul caricatore di quella stessa Arriflex 35 IIB utilizzata per Guerre Stellari, il risultato qualitativo sarà il medesimo. Artisticamente, certo, sarà del tutto irrilevante, ma questo girato sarà in grado di sopravvivere per altri 98 anni. Almeno.
Nolan al restauro di “2001”
In Italia abbiamo uno dei laboratori di restauro cinematografico più importanti del mondo. Sta a Bologna e si chiama “L’Immagine Ritrovata“. Grazie al lavoro certosino dei suoi tecnici, moltissimi film sono stati preservati per le future generazioni.
L’anno scorso Christopher Nolan è riuscito a restaurare il capolavoro di Stanley Kubrick “2001: Odissera Nello Spazio” e io ho avuto la fortuna di portare al cinema la mia famiglia e potermerlo godere come se fosse appena uscito nelle sale.
Possiamo dire lo stesso per i contenuti digitali che produciamo ogni giorno? Potremo dire lo stesso del girato di, che so, “Avengers: Endgame”? Che ne sarà dei dati, del girato di questo film quando verranno scovati dagli amanti del cinema 98 anni nel futuro? Saranno in grado di accedere a quei contenuti con la stessa relativa facilità con cui oggi possiamo godere di “Metropolis” sullo schermo 4K di casa?
Ho paura di no, ma sembra che non interessi quasi a nessuno.
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Crema di melanzane con la cipolla per crostini
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Crema di melanzane con la cipolla per crostini
Crema di melanzane con la cipolla per crostini è una ricetta estiva tipica della Romania è una delle più preparate e consumate ma anche sotto le feste invernali sì consuma come antipasto
Di seguito la ricetta tradizionale: Ingredienti: 7 melanzane medie, 2 cipolle rosse piccole, 150 ml olio di girasole, fette di pomodoro decorare, sale e pepe nero
Crema di melanzane spalmabile
Preparazione: Si lavano le melanzane , si bucano con lo stuzzicadenti ( per non scoppiare)e si asciugano. Si possono cuocere in tanti modi: nel forno ,alla piastra o sulla fiamma .
Nel forno si lascia circa 1h e 25 min, a una temperatura di 150*, dopo i primi 30-35 min si girano sul lato opposto . Alla piastra bisogna girarle più spesso, per evitare di brucciarle e ottenere una cottura uniforme.
Sicuramente il consiglio è farle cuocere direttamente sulla fiamma.
Volendo, potete usare la carta stagnola/ per tenere pulito il gas così prendono anche un gusto un po’ affumicato
Quando sono cotte si fsaranno raffreddate , si spelano e si lasciano riposare su un piano per 40 -50 minuti,un po’ di sale sopra (senza tagliare il dorso, )per eliminare il liquido amaro.
Nel frattempo si taglia la cipolla a cubetti , poi si tagliano i dorsi delle melanzane,si mettono infine le melanzane nel blender con poco olio e si mixano per 1-2 minuti.
Si aggiunge il restante olio, la cipolla, sale, pepe e si mixa tutto per ottenere un impasto omogeneo. Il composto viene messo nella ciotola di ceramica o vetro e la si decora con le fette sottili di pomodoro e le foglie di prezzemolo.
Maionese se si desidera
P:S volendo, potete aggiungere un cucchiaio-due di maionese ( a piacere) …..ma questa crema va benissimo anche senza cipolla e solo con la maionese ( in questo caso non usiamo più l’olio) .
In questa ricetta sono state usate tre melanzane,quindi una cipolla e 75 ml olio.
Idea: con le giornate di caldo ,quando facciamo la grigliata di carne sul terrazzo, facciamo cuocere anche un po’ di melanzane, così ci divertiamo a sbucciarle ( e la mia cucina resta pulita )indomani prepariamo questa sfiziosa insalata di melanzane che dura anche 4-5 giorni nel frigo.
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2 nov 2020 10:10
PERCHÉ LE RSA SONO DIVENTATE FOCOLAI - GABANELLI: I MORTI NELLE CASE DI RIPOSO E LE COLPE DEL NOSTRO WELFARE, CHE PREVEDE POCHI LETTI, ASSISTENZA AI PIÙ FRAGILI APPALTATA AI PRIVATI (DE BENEDETTI, ANGELUCCI...) CON INFERMIERI PAGATI MENO E IL 75% DELLE IRREGOLARITÀ - 1,6 MILIONI DI ANZIANI PRENDONO L'ASSEGNO DI ACCOMPAGNAMENTO, MOLTI LO UTILIZZANO PER PAGARE LA BADANTE. 600.000 SONO IRREGOLARI. FINANZIAMO CON DENARO PUBBLICO IL LAVORO NERO
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VIDEO:
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/rsa-covid-perche-case-riposo-sono-diventate-focolai-virus/c79559d4-1c5c-11eb-a718-cfe9e36fab58-va.shtml
Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”
Partiamo da una domanda: porteresti tua madre in una casa di riposo dopo aver visto che in soli quattro mesi il 40% dei decessi avvenuto nelle Rsa è attribuibile al Covid? E adesso ci risiamo. L' elenco di cosa è andato storto durante la prima ondata è lungo: mancanza di dispositivi di protezione individuale, impreparazione sulle procedure da svolgere per contenere l' infezione, assenza di personale sanitario qualificato, difficoltà nel trasferire i residenti infetti in strutture ospedaliere, impossibilità di far eseguire i tamponi. Ma questo non basta a spiegare il perché le Rsa sono diventate cimiteri. Il problema è che uno dei pilastri del nostro sistema di welfare non ha le fondamenta.
Siamo il Paese più anziano d' Europa, dove si campa più a lungo e si fanno meno figli. Gli over 80 sono 4,4 milioni, di cui 2,2 sopra gli 84. In prospettiva tra 10 anni ci saranno quasi 800 mila ultra 80enni in più, che diventeranno quasi 8 milioni nel 2050. Eppure l' interesse pubblico è così basso che ad oggi non esiste nemmeno una mappa completa della situazione reale. Rispetto al resto d' Europa abbiamo 18,6 posti letto ogni 1.000 anziani, contro una media di 43,8. Dopo di noi Lettonia, Polonia, Grecia. In rapporto alla popolazione over 80 dovremmo avere oltre 600.000 posti letto. Qual è invece l' offerta?
Per arrivare ad avere un quadro il più possibile realistico Dataroom , con l' aiuto dell' Osservatorio settoriale delle Rsa della Liuc Business School, ha incrociato dati Istat, del ministero della Salute, dell' Annuario statistico e una pila di normative regionali. Risultato: ci sono all' incirca 200 mila posti letto accreditati, di cui 160 mila occupati da non autosufficienti. Altri 50 mila posti sono disponibili in strutture private dove il costo è totalmente a carico dell' ospite. La degenza media è di 12 mesi: si porta la persona anziana nella casa di riposo quando non è proprio più possibile gestirla a casa con la badante.
Da notare: 1,6 milioni di anziani prendono l' assegno di accompagnamento, molti lo utilizzano per pagare la badante. 600.000 sono irregolari. Paradossalmente finanziamo con denaro pubblico il lavoro nero.
Il sistema di welfare pubblico ha di fatto quasi interamente appaltato alle strutture private l' assistenza ai più fragili. Le case di riposo sono in tutto 7.372. I Comuni ne gestiscono il 26,7%, i privati no profit (cooperative, fondazioni religiose) il 48%, le società private profit il 25%. In questa realtà ogni Regione va per la sua strada, e quindi c' è una grande difficoltà a ricostruire un quadro complessivo dei punti di caduta del sistema.
Punto primo: quanto costa la retta mensile?
Dipende dal grado di autosufficienza, e va dai 2.400 agli oltre 4.000 euro, a seconda delle Regioni. Il finanziamento pubblico di norma copre la metà del costo, e l' altra metà è a carico dell' ospite, ma anche qui entrambe le voci variano a seconda delle Regioni. Se la media è di 50 euro al giorno, a Milano nelle strutture profit può arrivare a 102 euro, perché le spese sanitarie (farmaci, visite mediche, riabilitazione) in Lombardia sono «caricate» sulla retta dell' ospite, mentre in Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna ci pensa la Regione. In Lombardia puoi sceglierti la struttura, in Veneto devi essere autorizzato dall' Asl, in Emilia-Romagna puoi esprimere una preferenza, ma se non c' è posto t' accontenti.
Poi ci sono le case famiglia, che non prendono contributi pubblici e coprono 50.000 posti letto: a loro ci si rivolge quando non trovi posto altrove. La retta mediamente è di 1.800 euro al mese, e possono avere al massimo 7 ospiti. In teoria dovrebbero rappresentare la condizione migliore per un anziano, ma gli unici controlli a cui sono sottoposte è la saltuaria visita dei Nas, come i bar. Delle oltre 1.500 irregolarità riscontrate nel 2019 per abbandono di persone incapaci, maltrattamenti, omicidi colposi, esercizio abusivo della professione, troppi ospiti in una stanza, scarsa pulizia, pasti o alimenti in cattivo stato di conservazione, oltre il 75% riguardano proprio le case famiglia e i privati convenzionati.
Balza all' occhio la grande espansione delle società private profit accreditate e i loro utili, a fronte di una gestione pubblica in via di dismissione e sempre più in perdita. Korian-Segesta (il principale azionista Crédit Agricole): fatturato 2018 di 368 milioni, utile 800 mila euro. Kos (controllato dalla famiglia De Benedetti): 595 milioni di fatturato, utile di 30 milioni. San Raffaele della famiglia Angelucci: fatturato 142 milioni, utile di 11 milioni. Sereni Orizzonti di Massimo Blasoni (indagato per truffa aggravata al servizio sanitario nazionale): fatturato 147 milioni, utile di 12 milioni. Gruppo Gheron controllato al 90% dagli imprenditori Massimo e Sergio Bariani: fatturato 43,8 milioni, utili per 1,5.
Alcuni di questi grandi gruppi gestiscono case di riposo anche all' estero, fanno in aggiunta attività diagnostica e riabilitativa, e tengono stanze per ospiti totalmente «solventi», mentre per le società più piccole c' è qualche sofferenza. Estrapolando i dati sulla Lombardia, ma esemplificativi a livello nazionale, se guardiamo i risultati operativi della gestione della sola Rsa, il privato è in perdita per il 28% dei casi, il no profit e il pubblico per il 62%. Se consideriamo anche le attività collaterali invece perde il 19% del privato, contro il 38% del pubblico. Come si spiega questa differenza?
Nelle case di riposo private accreditate ci sono certamente maggiori capacità manageriali, ma anche maggior ricorso a medici e infermieri esterni pagati da cooperative (il 43%), che non pesano sui bilanci con i giorni di malattia, perché pagati dall' Inps. Gli infermieri sono anche pagati meno rispetto al pubblico: 1.200/1.300 euro al mese contro 1.600. Spesso la formazione del personale che deve assistere anziani in condizioni cliniche sempre più complesse, non è adeguata. Le statistiche elaborate sui dati della Regione Lombardia, ma che riflettono l' andamento generale, mostrano che nelle Rsa pubbliche lo standard di assistenza medio a ciascun ospite è di un' ora e mezzo in più a settimana rispetto alle società profit.
La cosa migliore che ci possa capitare è quella di diventare anziani, sapendo magari di essere assistiti con dignità, se non ce la facciamo da soli. I nodi da affrontare subito: un aumento dei posti letto che non diventi conquista solo dei privati, soprattutto per i casi più gravi di fragilità; regole più severe di accreditamento (da fare rispettare pena l' espulsione dal sistema); arruolamento di figure professionali adeguatamente formate; una generale riqualificazione professionale degli operatori sanitari; un sistema di finanziamento al passo con la complessità dei casi ricoverati.
Riorganizzazione delle strutture. Ne è consapevole il ministro Roberto Speranza, che ha dichiarato: «L' epidemia ha scoperchiato il problema di una fascia di popolazione, la terza età, abbandonata a se stessa». Per questo ha incaricato monsignor Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, di guidare il team per il cambiamento delle Rsa. Nella commissione ci sono epidemiologi, geriatri, professori, registi, poeti, scrittori. Produrranno certamente un lavoro pieno di importanti suggestioni sugli scenari futuri, ma è difficile che possa uscirne un piano operativo di ricostruzione del settore. Più probabile un bel libro.
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