#prima o poi rispondo (forse)
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LA LEGGENDA DELL'ANANAS NEL CARRELLO
Sabato pigro, sabato fresco in questa metà di settembre, con le temperature velocemente precipitate. Ma è anche sabato di spesa questo.
Entro al supermercato con il carrello, il primo reparto che trovo è quello della frutta. Distrattamente prendo un ananas, attratto da quel colore giallo e verde acceso, che mi ricordano i colori della bandiera brasiliana.
Non appena l'ananas è nel carrello, mi sento osservato. Mi giro, incrocio lo sguardo di una donna dall'aria vivace con un carrello colmo di prodotti biologici.
<Forse>, penso tra me e me, <approva la mia scelta di aver preso un ananas fresco e non di quelli inscatolati e già affettati.>
Mi fermo a osservare una piantina di basilico, lei mi si avvicina: "Hai il pollice verde?"
"Scusa?", le chiedo stranito, incredulo che mi rivolga la parola.
"Chiedevo se hai il pollice verde, vedendoti interessato al basilico", mi risponde.
"Mah, ci stavo pensando ma poi ho valutato che vivrebbe di più senza di me ed è meglio lasciarla qui al supermercato", le ho risposto con aria rassegnata.
Così dovrebbe bastarle. Dovrebbe capire che se faccio morire le piante di basilico figuriamoci i frutti dell'amore. Appassirebbero subito.
"Piacere, mi chiamo Monica", decisa con la mano allungata verso di me.
"Eh... piacere, Ri-Rino", le rispondo preso in contropiede.
"Ririno? Che nome strano."
"Mi hanno chiamato così perché non capivo mai niente, dovevano ripetermi le cose due volte da piccolo."
Lei ride. Ha capito la mia battuta, che non era una battuta, ma una vergognosa menzogna per mascherare il fatto di aver balbettato, davanti a lei, il mio nome.
Sorrido e riparto con il carrello, mi sento in imbarazzo, percepisco dal rumore che resta nei miei paraggi con il suo carrello.
Prendo una busta d'insalata e la butto distrattamente nel mio carrello.
"Quindi cerchi una relazione veloce e leggera", mi chiede incuriosita.
"Scusami ma non ti ho compreso."
"Allora", con un sorriso che stenderebbe chiunque, "se vicino all ananas metti l'insalata vuol dire che cerchi una relazione basata sul solo sess0, nulla di più."
"Ah... e se ci fosse della cioccolata?"
"Vuol dire che si cerca un'esperienza dolce e romantica."
"E se ci mettessi della conserva di frutta?", le chiedo incuriosito.
"In questo caso sei alla ricerca di una relazione dolce e duratura."
"Caramelle?"
"Passionale e sempre dolce."
A questo punto dal mio cervello sbuca un ricordo, quello della leggenda dell'ananas nel carrello. Nei supermercati era il modo di segnalare la propria disponibilità a conoscerci. Prima dei vari Tinder, Badoo e Meetic c'erano ananas e altri frutti.
Cazz0. Non me l'ero ricordato, a saperlo ci avrei messo subito dei limoni nel mio carrello, per segnalare una vita aspra. O dei kiwi, per indicare quanto ne avessi pieni gli 'zebedei'.
Deciso do una spinta al carrello, ora non so cosa metterci dentro. Ho paura a guardare la lista. Metti che ci fossero scritte 'zucchine', come interpreterebbe la cosa?
Entro nel reparto delle celle frigorifere, quelle aperte, dove in piena estate trovi quel refrigerio che ti riporta alle fresche serate d'ottobre.
Sento il suo carrello dietro al mio, dal fiato sul collo al carrello al culo è un attimo. Mi giro, lei sorride. Faccio la mossa di indossare la felpa in cotone che avevo appoggiato sull'impugnatura del carrello.
"Sai com'è", le dico mentre la indosso, "ho una certa età:"
Questo dovrebbe essere un chiaro segno della mia anzianità latente.
Velocemente mi fiondo nel reparto dolci, rimango in quella corsia fissando gli scaffali. Credo di aver avuto un'espressione abbastanza preoccupata.
"Tutto bene?", sento di nuovo lei prontamente a chiedermelo.
"Ehm, diciamo di si."
"Stai guardando gli ovetti al cioccolato, ti piacciono?"
"Si, il problema è quando arriverò alla cassa, mi creano più ansia gli ovetti al cioccolato che dei preservativi."
Ride, "Ma dai e perché?"
"Ti sembro uno che ha l'età per comprarsi degli ovetti al cioccolato? Mia cara... cara... scusami, già non mi ricordo il nome."
A quel punto mi mostra il cartellino di riconoscimento, appeso al suo collo, che le era andato sotto la sua felpa, "Ce l'ho scritto qui: Monica. Se vuoi tra poco vado in cassa, appena ho finito di rimuovere alcuni prodotti in scadenza dagli scaffali, così con me non dovrai andare in ansia."
"Ah, ma tu lavori qui!", ma dai ma che scoperta, ma cosa mi credevo? Illuso.
"Si, sei un nuovo cliente da noi?"
"Come fai a saperlo? Generalmente vado da un'altra parte."
"Si impara velocemente a riconoscere la gente che frequenta il supermercato dove si lavora. Chi sono, la frequenza e le assenze."
"Cosa intendi?"
"Intendo dire che lavorando in questo tipo di attività impari a capire il passare del tempo, della vita. Le persone anziane, per esempio, le noti perché ti fanno tante domande. Credo che a volte lo facciano perché sole, per parlare con qualcuno. Quando non le vedi per un po’ di tempo cominci a preoccuparti. Se non le vedi più capisci che potrebbero essere finite in un ospizio. O peggio morte. I bambini invece li noti perché corrono tra le corsie, li trovi spesso in quelle dei dolci o dove ci sono i giocattoli. Quando non li vedi più correre per le corsie vuol dire che sono diventati adolescenti, hanno la loro vita con gli amici. Non vengono più con i genitori a fare la spesa."
Rimango allibito e le chiedo, "E chi sta nel mezzo?"
"Quelli stanno nel mezzo, della vita, vanno e vengono come le offerte promozionali, spesso anche loro sono scontati", gli occhi di Monica sono lucidi, sembrano contenere il firmamento intero.
"Comunque", le rispondo per cercare di farla sorridere, "Non si è mai troppo vecchi e né troppo giovani, per lanciare prodotti a caso nel carrello di sconosciuti al supermercato mentre non guardano. Quando sarai in cassa e vedrai gente rinnegare quello che hanno nel carrello, ecco in quel momento pensa a me. Anche se non sono in offerta."
Non ho fallito, quel sorriso me lo porterò con me fino a che non mi addormenterò. Questa notte.
Oggi un ananas mi ha dato modo d'imparare, di conoscere. La frutta fa davvero bene. Anche se i nostri problemi sono iniziati da una cacchio di mela.
P.s. per questo racconto nessuna addetta alle vendite/cassiera è stata maltrattata
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Sono qui dal 2015, quando Sky ha trasmesso Outlander in Italia . La mia conoscenza allora dei mass media era praticamente zero ma cercavo forsennatamente sul pc notizie della coppia di interpreti, le loro foto fuori dal set . A parte tutte quelle che vengono riproposte periodicamente per ricordarci come era il loro rapporto già dall’inizio , ne ho una incollata nella mente: una foto ,leggermente sfocata, molto probabilmente una spiaggia o comunque una foto all’aperto ,estiva, dove C con un vestitino tipo prendisole, sta davanti ad un buffet e S , dietro di lei, appoggiato a lei , che la tiene abbracciata con la testa sulla sua spalla. Credere a tutte le pagliacciate che sono venute dopo mi è difficile. Ho visto altre foto di lei seduta sulle ginocchia di qualcun’altro oltre Donal, forse ad una festa, un signore di mezza età o poco più . Ero rimasta sorpresa perché non mi sembrava che quella foto coincidesse con l’idea che mi ero fatta di lei .Ma poi ci sono state mostrate altre foto e credo di aver capito che ama il contatto fisico per dimostrare una sua sicurezza e una confidenza amichevole .Ora , come tutti noi, sono cambiati. Non sono i loro corpi ,è l’espressione del loro sguardo, la limpidezza del loro sguardo che era così pieno di aspettative , di speranza e felicità. Sono cresciuti, si amano ma sono guardinghi come cervi nella foresta che sentono rumori sospetti . E di rumori ce ne sono tanti ma io spero che ci siano luoghi dove possano correre liberamente.
Dear Italian Anon,
Non puoi immaginare il piacere immenso che ho provato oggi nel trovare il tuo lungo messaggio durante il camino in taxi dall'aeroporto Venizelos all'ambasciata. E mi scuserai se ti rispondo in inglese, per cortesia verso i nostri amici shipper.
Ma prima di tutto, andiamo con la traduzione del tuo interessantissimo commento:
'I've been around since 2015, when Sky broadcast Outlander in Italy. At that time, my knowledge of media was next to zero, but I was frantically looking on my computer for news about this couple and for BTS pictures. Spare all those that are periodically reposted here to remind us how was their relationship since the very beginning, there is one that is practically glued to my brain. It is a slightly blurry pic, probably taken on a beach, or at any rate a summer, open air photo, where you can see C in a sort of sundress in front of a buffet and S, behind her, leaning on her, holding her in his arms with her head on his shoulder. So it's difficult for me to believe all the nonsense that followed. And I have also seen other pictures of her, sitting on someone's lap (not Donal), maybe at a party or something, a middle-aged gentleman, I think. That particular picture surprised me, because it did not fit with my idea of her. But then more pictures like this one surfaced, and I finally understood that she is very much into touching, because it makes her feel safe and because that is her way to show her friendly trust in someone. Nowadays, like all of us, they have changed. It's not really about their appearance, but rather their gaze, the clarity of their gaze which was so full of expectations, hope and happiness. They matured, they do love each other, but they are now like those deer in the forest, always aware of suspicious noises. And yes, there's so many suspicious noises around them, but I do hope there are places where they can run free.'
I have never seen or heard of that summer dress picture, Anon, and if you happen to have it in your archives or something, per cortesia, send it to me in DM or by Anon link, if you can or if you want. I shall only post it if you don't mind and I think it could make many people sigh, in a good way. As for any lap pic, I only know the (infamous) one with McIdiot, but again - maybe you do happen to have more tea? I'd love to see it, and now my insane curiosity is piqued for good.
I loved your deer metaphor. It instantly made me think of this:
And I know there are places where they do run free. I know it for a fact, even, no matter how hard some very sad people would like to push some very sad (and ridiculous) stories, that happen to fit other sad (but powerful) people's agenda. And this knowledge is everything I need. And, exactly like you, I only wish the best in the world for These Two - they deserve it.
E ora ti lascio con il mio saluto preferito: Pace e Bene! Sei sempre la benvenuta qui!
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“Signorina aspetti!” mi desto dai miei pensieri, non appena mi sento chiamare dalla cassiera, mentre sto per uscire dal supermercato alle otto di sera di un lunedì di giugno con il solo desiderio di andare a casa, cenare quanto prima e dormire. Allora mi fermo, mi giro e torno indietro verso di lei. C’è un cliente, un ragazzo, che sta lì in cassa, alto, occhiali, polo, ha comprato quell’indispensabile per sopravvivere. Ha pure un bel sorriso.
“Sì? Mi dica!” rispondo io allora, curiosa sul perché fossi stata richiamata. Magari mi sono scordata qualcosa nella fretta o forse, (questa, sottolineo, è la mia parte romantica che parla), quel tipo ha trovato una scusa per farmi tornare indietro e conoscermi, come in una qualsivoglia commedia romantica che si rispetti. Già immagino il titolo “Come trovare inaspettatamente l’amore alla cassa del supermercato”.
Se non che lui mi guarda, io lo guardo (e cavolo se è carino), poi guardo lei, che soavemente mi dice “senta, non sarebbe così gentile da prestargli la sua carta Conad? È vero che ha preso due cose ma almeno gli passano gli sconti.”
Sorrido. Gli passo la carta, lui mi ringrazia, io lo saluto. Ci incontriamo fuori, io sto caricando le mie pesantissime buste in macchina con tanto di cassa d’acqua, lui se ne sta andando spavaldo con la sua bustina in mano. Mi saluta sorridendomi e mi ringrazia ancora.
Avrei potuto… attaccare bottone? Certo che sì. Me ne pento di non averlo fatto? Forse un po’. Dannata insicurezza.
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La questione non è dire che bisogna avere paura di tutti gli uomini, che tutti fanno schifo e tutte queste altre cagate qui, la questione è che ogni anno ci sono sempre vittime di abusi, razzismo, omofobia di tutto e di più, quindi certi commenti che non si possono minimamente biasimare non portano comunque a nessun risultato, onestamente me ne sbatto il cazzo se i soliti italiani medi dopo una tragedia fanno i moralisti mettendo il post dove si sentono schifati e buttano merda solo perché si che tanto poi tra un mese nessuno ne parlerà più e ci si rivede alla prossima tragedia, servono soluzioni e cosa più importante e metterle in pratica, servono interventi, serve un impegno collettivo per migliorare il tutto perché non si può continuare così, non si può sentire che tra qualche giorno si arrivi ad altre tragedie, un omicidio rimane un omicidio e solo per questo ci voglio condanne più dure
Bisogna prima di tutto educare al rispetto delle persone e alla vita, bisogna far crescere le persone con dei valori ad oggi inesistenti, non bisogna alimentare odio
Come l'Italia ci ha insegnato i maggiori dibattiti sono su chi semplicemente dice ma non tutti sono così, è sbagliato, bisogna fare modo di prendere una posizione vera che possa fare in modo che in futuro queste cose non accadano più
Ma del omicido (perché si, è omicido e non lo chiamerò con un'altro nome) in singola sede non me ne faccio nulla, non bisogna pensare solo a quello, ma anche a tutte le altre forme di cui non si parla e che sono prima di ammazzare, quando si parla di educazione si parla e non mi stancherò di dirlo è educarli al rispetto delle persone e della vita, quindi se le persone voglio postare frasi solo per rabbia e tra quelle cose ci sono scritte cose stupide allora non stupitevi se ci saranno persone a rispondere in modo stupido ma sappiate che non state concludendo nulla a spargere odio, e non lo dico tanto per dire perché è sempre stato così e come risultato siamo ancora qui a dire le stesse cose.
Scusami se vado subito alla fine, ma permettimi di spiegarti perché chiamiamo casi come questo femminicidi e non omicidi.
Una donna muore perché un ladro è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un omicidio.
Una donna muore perché l'ex fidanzato è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un femminicidio.
Qual è la differenza? La vittima è sempre una donna e il carnefice sempre un uomo, non è la stessa cosa? No, non lo è, quando l'uomo cova dentro di sé una mascolinità tossica che lo induce a paragonarti ad un oggetto di sua proprietà e a decidere di violarti o addirittura toglierti la vita, lì ti sta facendo una violenza di genere, ti sta assoggettando in quanto donna inferiore a lui.
E sia chiaro, questo vale anche per le altre minoranze, la matrice razzista, la matrice transfobica, omofobica ecc e mi preme specificare che varrebbe anche al contrario la violenza di genere se una donna decidesse di uccidere o violare un uomo in quanto uomo.
Ora torno all'inizio dell'ask e ti rispondo in ordine
Io non faccio parte di quelle persone che ieri hanno incoraggiato le donne ad aver paura degli uomini a prescindere e odiarli, o in generale di quelle che ci stanno sciacallando, perché non nascondo che a me stanno altamente sulle palle quei post tipo "VISTO VE LO AVEVAMO DETTO, LO SAPEVAMO T U T T E", come se si stesse aspettando la conferma per dire "gnegne avevo ragione io", cioè quello è un comportamento che trovo imbarazzante come trovo altrettanto imbarazzanti tutti i cazzo di "NOT ALL MEN" che ho letto. Ieri qualsiasi social è stato un cumulo di melma, forse l'unico salvo è proprio tumblr perché gli italiani non hanno poi così tanto spazio qua sopra.
Precisando questo, devi però essere consapevole che una donna avrà sempre paura di uscire di sera da sola, e avrà sempre un po' di timore a trovarsi da sola con un uomo, anche se quell'uomo 99,9% è una persona a posto e manco l'avrà notata quella donna, ma quel piccolo dubbio ti rimane. Ed è uno schifo, non dovremmo sentirci così, ma ti giuro che buona parte delle donne possono raccontare di aver avuto almeno una volta nella vita quel timore per colpa di uno sconosciuto e/o non.
Poi ovvio, manco a puntare il dito contro ogni uomo a casissimo, sono d'accordo su questo, ma diciamo che, almeno per come la vedo io, di fronte a queste tragedie bisognerebbe solo far silenzio, sono generalizzazioni, sbagliate sì, ma non è la giusta tempistica per dire "non siamo tutti così", anche se è vero, ma per una volta si chiede d'ingoiare il rospo e mostrare un po' di delicatezza, perché comunque questa roba viene detta solo su twitter, ma altrove dubito che una qualsiasi ragazza chiami "assass1no" ogni uomo che incontra, mentre al contrario la misoginia è all'ordine del giorno e le donne convivono con le generalizzazioni.
E sì assolutamente, sono a favore dell'educare al rispetto delle persone, ci mancherebbe altro, ma ovviamente tra dire e fare eh. Io purtroppo non ho poteri magici e da ignorante posso solo proporre soluzioni che già in mille hanno suggerito e pensato, come partire dal contesto familiare, proseguire a scuola, sdoganare la figura dello psicologo (e sia chiaro, con questo non voglio dire che ogni persona che commette atti atroci sia affetta da disturbi e malesseri, molti purtroppo sono lucidissimi).
Detto questo, a parte il commentare l'irritante "not all men", e mi dispiace ma dovete finirla, rimango impassibile su questo, non ho generalizzato sugli uomini né qui né altrove. Per il resto sono apertissima al dibattito, e che tu ci creda o no, ho apprezzato questo ask.
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IL BADILE RUBATO
‘Un mare di emozioni con saltuarie boe di raziocinio’
Questa è la metafora che finalmente sono riuscito a tirare fuori dopo una mattinata intera a tagliare l’erba con le braccia e a pensare tutt’altro con la testa.
Una domanda che mi sono sentito rivolgere spesso da conoscenti e colleghi, dopo un po’ che avevano avuto occasione di frequentarmi, è come facessi ad essere sempre allegro e gentile... ‘Ma non hai mai delle giornate storte in cui sei incazzato?’
La mia risposta breve è sempre la solita - Perché, tu stando incazzato riesci a raddrizzarle? - ma se proprio vogliono approfondire e imparare la tecnica mistica di Hokuto Shinken con cui riesco a essere sempre allegro e gentile, allora racconto la storia del badile rubato (spoiler: non viene mai rubato).
A differenza di me, la mia compagna è piuttosto ansiosa e tende a immaginare scenari apocalittici per qualsiasi azione ci apprestiamo a fare, la qual cosa è purtroppo frutto di esperienze pregresse in particolari momenti della sua vita. Un giorno, dopo aver scavato delle buche per piantare dei pali in giardino, rientro a casa lasciando il badile appoggiato accanto alla porta, senza quindi rimetterlo nel capanno degli attrezzi.
Quando la mia compagna lo vede mi fa - Mettilo a posto sennò ce lo rubano!
Ora attenzione al contesto: noi abitiamo in una casa in cima a una collina, tutta di nostra proprietà, con muri, recinti e siepi spinose. Chi volesse rubarmi il badile dovrebbe parcheggiare la macchina a qualche centinaio di metri di distanza (non c’è parcheggio sulla strada), scavalcare il cancello o le recinzioni, avvicinarsi molto di soppiatto, accorgersi dei cani che stanno facendo il diavolo dietro la porta, prendere il badile e scappare velocemente con fare sospetto. E tutto per un attrezzo rugginoso col manico tarlato.
Benissimo - le rispondo - se ce lo rubano così sapremo che ci sono dei ladri in giro e aumenteremo le misure di sicurezza.
E questo vale per qualsiasi cazzo di aspetto della mia e della vostra vita.
Io non posso dire quanto sia vasto e burrascoso il mare delle vostre emozioni e, soprattutto, la proporzione tra quelle positive e quelle negative esperite durante la vostra vita ma posso dirvi una cosa del mio... ci si perderebbe pure Monkey D. Rufy di One Piece e quindi molto spesso mi conviene ancorarmi alle numerose boe di raziocino per fare il punto prima di riprendere il largo.
Quanto è probabile che mi rubino quel badile?
È così importante quel badile? Cosa rappresenta?
Quante energie mi conviene spendere per proteggerlo?
Potrei smettere di scavare buche oppure farlo con un trivellatore portatile?
Sì, ok... non è che mi faccio queste seghe mentali per ogni passaggio della mia giornata ma se provate a sostituire il concetto di ‘badile’ con quello di salute, successo, relazioni, lavoro, amore, futuro etc vi renderete conto che molti di voi stanno spendendo una quantità enorme di energie fisiche e mentali per proteggere un qualcosa da qualcos’altro, senza aver ben presente il reale valore di quello che hanno e la reale portata della minaccia nei loro confronti.
Sono gentile e allegro ma sono anche terribilmente stanco... stanco di vedere persone consumate nella spasmodica tensione verso una felicità raccontata o immaginata, fatta di sacrifici imposti da altri e in continua guerra contro un futuro che pare minacciare l’olocausto quando poi le trincee e il filo spinato sono state messe attorno al vostro cuore da persone che non sopportano di vedervi felici qui e ora.
Per favore, smettete di chiudere il badile nel capanno e lasciatelo accanto alla porta di casa... forse un giorno ve lo ruberanno ma allora voi potrete affrontare quel furto con la forza della serenità che può venire solo dall’abbondanza dei veri voi stessi, coltivati sui vecchi campi di battaglia ora rigogliosi di vita.
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io ci provo nella vita a essere una persona calma e paziente e gentile ma la gente che mi circonda evidentemente non mi vuole aiutare !!
sfogo sulla vicenda sotto perché non voglio rompere le balle sulla dash con i miei post chilometrici rip
giovedì propongo a delle mie amiche (3) di venire a cena a casa mia. ricevo come risposta da tutte un "ti faccio sapere", nello specifico una mi dice che dovrebbe vedersi con un'altra persona e mi aggiornerà. ieri una di loro mi dice che non ci sarà, mentre da parte delle altre due silenzio stampa. paziento fino alle 16.30 di oggi (per la cena avevo proposto di vederci verso le 19.30 (a gran premio finito perché ci sono pur sempre delle priorità eheh)) e poi, con un po di rodimento, scrivo dicendo che mi avrebbero potuta avvisare se la risposta all'invito era no invece di farmici arrivare per deduzione vista l'ora. tempo un minuto e ricevo subito la prima accusa di voler fare polemica (!!) dall'amica che doveva forse vedersi con un'altra perché lei cito testualmente aveva saputo proprio alle 16.31 che non si sarebbe vista e a breve mi avrebbe avvisata che per la cena ci stava. ora, con tutta la calma del mondo, trovo poco carino avvisare una persona che si deve anche organizzare appunto per la cena , con così poco preavviso come trovo poco carino lasciarmi appesa per parte del pomeriggio non dandomi eventualmente la possibilità di organizzare altro per il sabato (non avrei comunque fatto niente e me ne sarei stata a casa ma è principio !!). a questo punto io rispondo che giovedì mi avrebbe potuta avvisare che sarebbe rimasta in dubbio sulla sua presenza fino all'ultimo perché non ho la palla di vetro e se non ricevo notizie penso che si sia scordata di avvisarmi (tralascio il fatto che con tutto il bene non è che posso stare ad aspettare che finisci di organizzarti con gli altri e poi siccome altri ti danno buca allora vieni a cena ma vabbè). a ciò mi viene detto "vabbè io potevo anche dirtelo però anche tu potevi richiedere conferma" SCUSA ?!?!?!!!??? cioè ti invito giovedì per sabato e pretendi che ne so che venerdì stia di nuovo li a dire "ma quindi ci sei? 👉🏻🥺👈🏻" quando tu mi hai detto che mi avresti aggiornata?? l'impegno lo hai tu, sei tu che non sai se ci sarai, ma sono io che ogni giorno devo chiederti se hai una risposta. ma poi posso capire se tipo faccio l'invito il lunedì per il sabato e allora a metà settimana posso chiedere di nuova una conferma ma da giovedì a sabato c'è bisogno che ti ricordo di averti invitato a cena ma tutto bene ??????!! e poi mi viene detto "la prossima volta se sono in dubbio dirò subito di no" si esatto perché se non si è in grado di gestire gli impegni e si rischia di lasciare appesi gli altri è meglio dire di no o quantomeno non fare le vittime ma vabbè
io davvero ci provo a non fare la puntigliosa però a volte mi sembra proprio che siano cose base cioè essere in dubbio o avere altri impegni è super lecito però ecco venire a sentenziare sul fatto che avvisare alle 16.30 mi deve andare bene perché è il giusto preavviso o pretendere che dopo aver fatto un invito due giorni prima io stia tutti i giorni a chiedere conferma di una presenza mi sembra un po' assurdo poi ovviamente mi viene detto che sono pesante cerco la lite bla bla bla e alla fine i sensi di colpa li fanno venire a me
#cioè lo so che sono pure esagerata#però boh davvero mi sembra certe volte di fare tipo mille passi per organizzare qualcosa#e continuare a vedere le mie amiche#e dall'altra parte ci sia un po' il nulla cosmico
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prima di Magenta sono stato solo per un po...e in quel lasso di tempo il mio migliore amico mi chiama perché vuole parlarmi...stava facendo la lista delle camere per la notte del suo matrimonio e si è accorto che un'amica della sposa era nella mia stessa situazione...con una rottura difficile e complicata da gestire e con tante altre cose in comune con me...mi ha suggerito di conoscerla...a me è sembrata un ottima idea perché forse per la prima volta avrei potuto avere la possibilità di parlare con qualcuno che poteva dirmi "non sei solo, ti capisco"...le scrivo la notte stessa presentandomi e dicendole il perché le stavo scrivendo...specificando che non stavo cercando un rapporto che noi sia altro che vicinanza reciproca...iniziamo a parlare, ci troviamo...eravamo nello stesso punto ma di storie diverse era impossibile non riconoscerci nelle parole dell'altro...passano i giorni e le chiedo di vederci...evade la cosa...ne passano altri e le richiedo...mi confessa che si vede con un ragazzo per puro sfogo sessuale...bhe ero felice per lei...non ero preso da lei in quel senso...però tra le mille parole dette, ammetto che avrei potuto alludere ad una frequentazione moooolto tranquilla...ma anche lei alla fine si era fatta prendere da me e frasi come "...spezzami il cuore e ti ammazzo" mi fanno pensare che iniziava a vedermi come qualcosa di più di un amico sincero...si arriva al punto di pensare di organizzare una cena tra noi 2 e gli sposi e in quell' occasione le dissi che mi sarebbe piaciuto restare da solo per una sigaretta...ma da qui a questa cena, lei è tornata a sfogare la sua libido con un altro uomo e io ho conosciuto Magenta e ho iniziato a uscirci....forse un mesetto dopo io ero a provare con la mia band ed ero davvero sul punto di iniziare a suonare...con una mano reggevo le bacchette e con l'altra il telefono e leggo un suo messaggio..."mi chiedevo se ti andrebbe di fare quella cena...e poi restare per quella sigaretta..." li dalla fretta le rispondo semplicemente "mi spiace, ma ce una ragazza adesso"...ma in realtà le volevo fare un discorso dove le spiegavo che quella sigaretta era una sigaretta, che per lei avrei voluto un ruolo più importante...quello di un amica che non ho mai avuto...e ne ero talmente convinto che dopo le prove Magenta mi stava aspettando e le ho parlato della situazione...perché non c'era nulla di male...una ragazza in difficoltà si stava legando in maniera sbagliata e volevo farla ragionare perché le volevo bene...Magenta capisce e si dimostra comprensiva...ma quella stessa notte tornando a casa ho avuto un brutto incidente...e quel messaggio non l'ho mai mandato. e adesso ho il rimpianto di aver lasciato credere a quella ragazza che forse era come credeva lei e questa cosa mi disturba. vorrei scriverle. ma vive felice con un bravissimo ragazzo. e credo che non sia il caso di metterla nella condizione di spiegare o mentire ...per me...un amico che forse avrei potuto essere...
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Rispondo a questa domanda che ho letto solo oggi:
Oggi ho una domanda per voi: Cosa rende una persona femminile secondo voi? Caratteristiche fisiche? Abbigliamento? Comportamento? Modi di fare? Portamento? O altro?
Credo che “femminile” sia un termine soggettivo anche se tendenzialmente la società odierna lo ha reso molto stereotipato. Femminile è per la maggior parte delle persone indossare determinati abiti, per esempio, un certo modo di comportarsi, il non fare mai la prima mossa nel corteggiamento.
Però davvero si è meno femminili perché si indossa i pantaloni o abiti maschili? Oppure prendiamo una ragazza che ama giocare a calcio, sport associato al maschile da sempre, è essa davvero meno femminile? Io credo di no.
Credo che “femminile” sia un concetto molto indefinito, labile ed estremamente soggettivo.
Per rispondere alla tua domanda, credo che femminile siano tutte quelle cose che hai detto e nessuna di loro, paradossalmente.
Forse anche molti uomini sono femminili e non lo ammettono.
Io stesso credo di avere molto di femminile.
Buona giornata.
Mi trovi assolutamente d'accordo.
Credo che ognuno di noi abbia in sé sia una parte che potremmo definre femminile, sia una maschile, l'unica cosa che cambia è quanto sia più evidente l'una o l'altra variabilmente da persona a persona e i parametri o le caratteristiche che si sceglie di tenere in considerazione.
Poi è chiaro che dipende un po' dalla percezione che noi ne abbiamo, una ragazza può essere molto femminile per me e ad altri sembrare più un maschiaccio per esempio...
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quando il gruppo si riunisce al completo, un venerdì sera va più o meno così. ci ritroviamo al solito bar, gestito da una tipa che ormai ci vuole e le vogliamo bene, ci chiede sempre come va e nota ogni volta un dettaglio "Hai cambiato tinta blu!" "Hai tagliato i capelli!". iniziamo chi con degli spritz chi con della birra, siamo sempre felici di vederci e più o meno la prima mezz'ora passa con frasi come Oooh ma quant'era che non ci vedevamo!!, abbracci e teste sulle spalle che intervallano i discorsi. siamo un gruppo di laureat e laureand in filosofia - attorno ai quali ruotano partner e amic di qualcun di noi - piuttosto sfigaty, non di quelli vestiti bene con una prospettiva di futuro: gente di provincia con un profondo odio di classe transfemminista che attende la lotta armata, a parte me e A. tutti depressi, e senza paura nei confronti delle scomodità perché tanto - cito - "Si fa tutto". qualcuno ha 28 anni e sta ancora scrivendo la tesi, qualcuno ha iniziato il dottorato, qualcuno viene sfruttato per 500€ al mese. quando arriva il momento di passare dallo spritz al negroni, C. racconta un'insolita esperienza sessuale che non ha gradito, facendo nascere confronti infiniti tra J. e M. che devono sviscerare i dettagli della cosa. Verso l'una qualcuna tira fuori le parole crociate e il gruppo si divide tra chi cerca di indovinare le definizioni e chi continua a parlare di chissà cosa - io provo a giostrarmi tra le due fallendo in entrambe. qualcuno va a fumare e fa avanti e indietro, quando rientra fa finta di nulla ma a fine serata si scopre che in quelle intime pause sigaretta a due o a tre si confessano segreti. C. è ubriaco - quando beve gli prende qualcosa che chiama "vena pansessuale", smette di essere etero e mi propone di fare sesso. in effetti in quel tavolo gli incroci negli anni sono stati parecchi ma tra noi due mai, non ci avrei mai pensato però e mi pare un po' strano che me lo dica così, poi mi rendo conto che non so neanche quanti negroni abbia bevuto quindi ha senso: gli dico che gli voglio bene ma magari un'altra sera. M. confessa a J. di essere innamorato di C. e quando il pettegolo me lo racconta la prima cosa che diciamo è Cazzo ecco perché sta così male! ci mettiamo settant'anni a prendere la via di casa, C. prova a picchiarsi usando le nostre mani mentre A. è l'unica che ride sguaiatamente alle cose che dico mentre cerco di trascinarli via. ci salutiamo pregando M. di ricordarsi di far mangiare C. domani, perché si dimentica di farlo ogni giorno e se non fosse per lui si potrebbero contare sulle dita di una mano le volte in cui mangia in una settimana. C. reggendosi a mala pena in piedi prima di salutarmi mi dice Adesso ti darò un bacio ok? io rispondo NO non farlo grazie, ti voglio bene segui L. e vai a casa, e mi chiedo Ma perché cazzo gli è presa così stasera. saluto gli altri e J. viene via nella mia stessa direzione, M. convinto di smascherare chissà quale segreto mi chiede Ma quindi tornate a casa insieme stasera??!! e io per l'ennesima volta gli devo ripetere che J. sta andando a dormire dalla ragazza che abita vicino a me, aggiungendo che ormai sono passati anni da quando scopavamo. alle interminabili ore 3:00 finalmente le nostre strade si dividono e io faccio l'ultimo pezzo di strada con J. che più che un amico per me è un braccio o un rene. oggi l'ho visto per la prima volta con la sua ragazza in un momento di tenerezza e mi sono sembrati innamorati, è bello vedere le persone che amo felici. ed è bello anche essergli accanto quando mi dicono che stanno male. da fuori forse sembriamo uno sgangherato gruppo di strambi maniaci, ma l'ambiguità ci piace anche quando non accade niente, la chiacchieriamo più di quanto non la pratichiamo davvero, e quella che più ci riesce è l'ambiguità emotiva - col cazzo che l'amore romantico è più importante dell'amicizia che abbiamo. ci prendiamo cura l'uno dell'altra: con una birra, con medicine, con la febbre la depressione la povertà la tesi i problemi d'amore, ci siamo.
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LA LAVATRICE
«Nel mezzo di un programma di lavaggio mi ritrovai con fradici panni scuri, ché la centrifuga era smarrita»
Dopo anni di onorata carriera la lavatrice si è congedata, nel pieno di una centrifuga è partito un assolo di batteria, degno del peggior metal estremo dal vivo. Mi è bastato sentire il ritmo per capire che tutto, lì dentro, era andato a ramengo. Anche il display ha dato l'ultimo saluto con la scritta "game over".
Così di gran carriera mi sono recato al più vicino punto vendita di elettrodomestici, uno di quelli che spesso viene citato nelle pubblicità in televisione. Nonostante questo non ero sicuro di aver scelto il negozio giusto.
Forse dovevo scegliere quello dove gli esperti sono loro, magari quello dove non ci sono paragoni, oppure quelli dove batte forte sempre, magari quelli fatti apposta per me. Dubbi.
Così decido, prima di entrare, di usare la mia famosissima tecnica da medio man. Ovvero quello di non fare nulla di particolare, vi giuro che come passo inosservato io tra la gente. Nessuno. Anche se fossi l'ultimo esemplare di uomo in un pianeta di sole donne. Zero.
Entro e come nel peggior incubo ecco che subito un commesso mi punta, sta nella corsia dei ferri da stiro. Io faccio finta di nulla e mi avvio al reparto degli aspirapolvere; ma è solo per depistarlo e con in brusco cambio di direzione, passando attraverso la corsia delle lavastoviglie, arrivo in quella delle lavatrici.
Ma il commesso è già sul posto. Maledizione alle corsie con gli espositori bassi, ad altezza ragazzino.
"Le posso essere d'aiuto" - mi dice mentre con gli occhi guarda le persone dentro il negozio, come a controllarle.
"Guardi" - rispondo con voce sommessa - "Sono qui per valutare le lavatrici, sto pensando di cambiarla. Ma senza fretta" (bugiardo, bugiardo, bugiardo).
"Va bene" - mi risponde sempre guardando altre persone - "Io resto nei paraggi signore".
Continuo la mia perlustrazione tra le lavatrici esposte, ogni tanto alzo lo sguardo e lui è lì. Il commesso sta a tre/quattro corsie dalla mia fissandomi. Come un ghepardo pronto a ghermire la sua preda. Me lo immagino come i gatti, quando prima di lanciarsi in un agguato sculettano per prendere lo slancio. Avete presente vero?
Continuo a passi lenti la Via Crucis delle centrifughe, dei giri al minuto, delle classi A, B e AB qualche cosa... mi fermo, forse ho trovato quella che cerco. Credo di essermi fermato da un secondo quando alle mie spalle sento il suo fiato: "Le interessa questo modello?" - il commessopardo vuole catturarmi.
"Ehm, si"
"Ottima scelta... bla, bla... milioni di giri al secondo... bla, bla... crea vortici spazio temporali... bla, bla e bla"
"Quindi lei me la consiglia?"
"Tutta la vita"
"E questa?" - indicandogli la lavatrice a fianco.
"Questa poi... bla, bla... non le perderà mai i calzini... bla, bla... anzi le appaierà quelli persi dal 1998... bla, bla e bla"
"Quindi mi consiglia anche questa?"
"Tutta la vita"
"Mi scusi ma allora quest'altra?"
"Modello figo... bla, bla... stile Hollywood... bla, bla... potrebbe trovarci dentro un'attrice talmente è hollywoodiana... bla, bla e bla"
Così dopo altri tre modelli e altrettante assicurazioni di "Tutta la vita", scelgo quella che sarà la mia nuova lavatrice.
Arriva il giorno della consegna, mi squilla il telefono:
"Pronto?"
"El señor TomaSSeli?"
"Si sono io"
"Le dovemo conSSegnare una lavatrisie"
"Si bene, le hanno detto che la consegna dovrà essere fatta a mano fino al mio piano?"
"Si señor no es un problema"
"Le hanno detto che c'è anche il ritiro della vecchia lavatrice?"
"Si señor no es un problema"
Al cancello d'ingresso si presentano in due, padre e figlio vedendo la somiglianza. Sono sudamericani. Boliviani credo, hanno quel non so che di eredità degli inca, o forse degli aymara. In silenzio e con fatica fanno quello per cui sono pagati. Niente carrelli saliscale, tutto a mano con forza delle braccia e volontà.
Il padre è cordiale, il figlio con uno sguardo cupo non parla mai e tiene la testa bassa. Incazzoso.
Chiedo se posso dare una mano, mi sono tenuto libero proprio per aiutarli. Mi sono svegliato presto questa mattina con il pensiero della fatica che avrebbero fatto, salendo le rampe delle scale. Mi dispiaceva.
Con una tuta improvvisata, il pezzo sopra diverso da quello sotto e come una ballerino imbolsito del Bolshoi, una specie di Roberto Bolle ma più Bolla, mi agito con braccia e gambe per aiutare. Ma il padre sempre in maniera autoritaria mi dice "No te preocupes, no es tu problema" - con un sorriso.
Credo di pietà, nei miei confronti, mentre saltello con la stessa grazia di un bufalo con gli attacchi di coliche renali.
Finito la consegna mi ostino nel far parlare il figlio musone, gli chiedo: "È tanto che fai questo lavoro di fatica?"
"Toda la vida" - mi risponde secco con uno sguardo dimesso.
Se ne vanno.
Spero che questa lavatrice mi duri tanto, spero un bel po'. Almeno quanto... tutta la vita.
ps ho scelto il modello hollywoodiano, speravo di trovarci Jennifer Aniston... mi è andata male.
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Amore mi ritrovo qui a scriverti perché ne ho bisogno. Io voglio stare con te, ho bisogno di te ogni giorno per star e bene e questo dovresti già saperlo. Quello che voglio trasmetterti è che qualsiasi cosa succeda tu sarai sempre al primo posto nel mio cuore, sei il mio cuore. Io sto investendo in te, questo termine non mi piace ma è significativo. Ti fa capire che io ho calcolato il mio futuro con te. Io ho avuto altri ragazzi, è vero, ma tu sei la prima storia seria, anche per me ciò che stiamo vivendo è la prima esperienza di vita in due, in un certo senso. Non siamo più piccoli, siamo adulti e abbiamo molte responsabilità. Io mi sono innamorata di te per molti motivi ma soprattutto per come mi parlavi e come mi facevi sentire. Mi sentivo accettata nonostante i miei difetti e amata veramente da una persona. Una persona come te che, se ti chiede come stai, te lo chiede sinceramente e non per fare due chiacchiere. Tu mi hai dimostrato questo in molte occasioni. Te ne sono riconoscente per tutto quello che hai fatto per me e lo sarò sempre. Le cose non vanno sempre bene, anzi: a noi se vanno bene è un'eccezione spesso e volentieri, ma questo non deve smettere di farci sperare in un futuro migliore. Io sono arrivata a un limite di sopportazione della famiglia, così è sempre stato, io alla fine ho sempre fatto come mi pareva ma ho sempre ascoltato le loro parole e siamo perciò tutti influenzati dai genitori e tutti i fattori che contribuiscono alla nostra crescita. Io di errori ne ho fatti tanti tanti ma l'unica certezza che ho è che tu non lo sei. Tu sei il mio orgoglio, nonostante tutto. Sì, perché da un po' di tempo facciamo fatica anche ad andare d'accordo per un'ora. Si pensa che sia una cosa normale, boh ci sta, ma io soffro, tu uguale. Io prometto che cercherò di migliorare ulteriormente, cercherò di stare meglio anche in salute. Perché, se sto male fisicamente, sono nervosa e rispondo peggio perché mi sento male. Mi capita spesso di respirare male, mi sembra che i miei polmoni non riescano ad immettere adeguatamente ossigeno nel mio corpo. Dicevo che ormai siamo grandi e che, per questo, io vorrei distaccarmi dai "nidi". Io vorrei essere indipendente ma, purtroppo, economicamente non mi è possibile, quindi dobbiamo mantenere elevati i rapporti con le famiglie. Ma riconosciamo che questi rapporti ci stanno logorando molto spesso, se non sempre. Però so che dobbiamo riconoscere di essere fortunati, anche solo per il fatto che abbiamo l'acqua in casa. Il mondo va saputo vivere. Per vivere bene dobbiamo avere un carattere forte. Io me lo sto facendo: ora, come vedi, a me non importa nulla degli altri. Forse ora sono anche troppo stronza, ma io so di essere stata troppo buona in passato. Ho sempre cercato l'approvazione altrui, ma non ha nemmeno senso questa cosa perché io voglio vivere come mi pare e piace. Ho perso anche tante amicizie. L'amicizia finta dura finché si ride insieme e va tutto bene, poi diventa solo un peso. Ma io non voglio perdere la voglia di vivere che più o meno mi caratterizzava, la voglia di ridere insieme. Io sto bene con te. Amore mio io per te ci sarò sempre, smetti di metterlo in dubbio per favore! Sei il mio cuore, essenziale.
#messaggi#ritrovarsi#pensieri#scrivere#amore#frasi belle#riflessioni#tristezza#amarsi#amare#perdono#perdon
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"Il sacro vincolo"
Continuando dal post precedente, la seconda storia invece, che intitolo "Il sacro vincolo", è quella più fresca nel tempo, e che mi arreca un senso di lieve disgusto, oltre che di pesante tristezza.
Tutto accade qui, nel giro di una decina di giorni.
Un po' dal nulla, perchè i miei post trascorrono quasi sempre ignorati da tutti, compaiono alcuni like da un blog a me ignoto, poi un messaggio, in cui "lei" mi chiede indicazioni approssimative sulla mia età. Rispondo sinceramente anche se restando sul vago, nel frattempo sfoglio questo blog, che è di quelli che Tumblr definisce per adulti, cercando di capire chi, probabilmente un vecchio "hater", stavolta intende perseguitarmi... Il blog sembra uno dei tanti blog porno anonimi, ma poi, scavando di più nel passato, capisco che si tratta di una persona che è qui da tanto, che pubblica tante cose diverse, senza mai, però, esprimere in modo esplicito qualcosa di personale, qualcosa su di sè. Sarà una donna, un uomo, una comitiva boccaccesca?
Inizio a darle credito, a commentare qualche suo post, a insinuare qualche domanda, a rispondere a qualche sua curiosità, a mostrarle delle parti di me, quelle più intriganti, forse, come faremmo tutti, il dorso di una mano, il desiderio più urgente e più vorace. Lei risponde con la devozione con cui compila un sudoku, con la curiosità di una adolescenza in ritardo, con una, almeno apparente, crescente eccitazione che la porta a collegarsi per chattare e a scrivere sempre di più, a qualunque ora.
Poi, sorprendentemente, mi chiede: posso sentire la tua voce? Erano passati solo due o tre giorni, eppure io, stanco davvero di passare da un social all'altro come in un perpetuo tentativo di sfuggire alla verità delle mie urgenze, le dico: chiamami, in qualsiasi momento, questo è il mio numero, e le do il mio numero, quello vero.
Chiama quasi subito, lei, da un numero privato. Ha una voce suadente, non così infantile come l'avevo immaginata, ed è così che inizio a capire, e più che capire è un deja vu, l'ennesimo, uno dei tanti schemi che nella mia esperienza sui social ormai ho finito per riconoscere sempre meglio, sempre prima.
Numero privato, non vuole sapere il mio nome, non vuole dirmi il suo, mi permette di inventare un nomignolo con cui chiamarla, si parla di nebbia e di spiagge, è tutto ciò che mi permette di esplicitare per localizzarci in qualche modo, lei potrebbe essere di Milano o di Padova o di Torino, non sono bravo con gli accenti e il suo, come il mio, sembra essere influenzato da una vita imbastardita, trascorsa a contatto con luoghi e persone diverse, e forse anche da studi che hanno ripulito le tossine della geografia, scartandole dal suo eloquio.
Si emoziona, tanto, mi emoziono anche io, ci raccontiamo cose inutili, sembra esserci davvero una intimità quasi naturale, ovvia, inesorabile. Inizio a confidarle delle cose, a piccozzare il muro della mia diffidenza, prima ancora di aggredire la sua.
I giorni passano, talora il lavoro concede più spazio alle conversazioni in chat, talora meno, ma continuiamo a sentirci, a parlare molto di sesso, di desideri, di fantasie, a codificare un linguaggio comune, che in questo caso è una lingua pulitissima, igienica, una lingua in cui la fica e il cazzo semplicemente non esistono, eppure esistono i desideri, i bisogni, i più selvatici, i più turpi.
Lei, bruscamente, confessa. E' sposata. Lo dice come confessando un peccato mortale e chiedendo una penitenza, una assoluzione.
Le chiedo perchè sposarsi, perchè non convivere semplicemente. Mi parla del vincolo, dell'importanza, della necessità del vincolo, l'essere umano, dice, ha bisogno di vincoli. Non parla di legami, parla di catene.
Come fosse una risposta, e invece non lo era affatto, la avverto della mia intenzione di avere un rapporto occasionale, nei giorni a venire, con una donna che vedo, solo per sesso, di tanto in tanto.
Lei lotta: fieramente, orgogliosamente, con i suoi sentimenti, con le emozioni di rabbia, di gelosia, con l'invidia per lei, con la curiosità, col desiderio di sapere tutto e con il desiderio di zittirmi, di cancellare questa cosa, di cancellare anche la nostra confidenza, se necessario. Vorrebbe mordermi il palmo della mano, vorrebbe graffiarmi, si morde da sola e continua a rovinarsi le labbra staccandosi le pellicine, e mi chiama, di nuovo.
Capisco, sempre meglio, ciò che ormai mi era chiaro come un cadavere sul tavolo settorio: non ci sarà mai nulla di reale, nulla di concreto, nulla di onesto, in questa relazione in cui la mia lealtà e onestà, per lei, è un punto di orgoglio, ciò che la attrae di me e ciò per cui si strugge. Lei non cerca altro, come un lungo elenco di altre che ho già conosciuto qui e altrove, prima di lei, che una forza oscura, un terzo immateriale, astratto, disincarnato, una forza da modellare a suo piacimento, con cui puntellare un matrimonio che è nato morto, un aborto di legame umano che lei chiama "vincolo" solo per disprezzarlo e potersene nutrire, a mo' di escremento dell'amore, alla maniera della beata Alacoque. Non faccio in tempo a dirglielo, tutto questo, però, perchè ci travolge ancora il lavoro, la quotidianità un po' più pesante, finchè si arriva a una chat in cui, chissà come, chissà perchè, lei se ne esce con un "sì, capisco", che è nulla, il punto zero della nostra comunicazione, e perciò mi induce a dire, senza infingimenti o diplomatici rinvii, semplicemente ciò che penso.
Che "capisco" è la parola che detesto, che "capisco" è la parola di quelli che non capisco nulla, affatto.
Che sono disprezzabili i capisco e i mi dispiace e tutto il campionario degli "scusami", dietro cui giocare a nascondino, magari, all'infinito, senza mai tirare fuori un'emozione, senza mai dire "vorrei innamorarmi davvero", senza mai dire "chi sei, voglio sapere tutto di te", senza mai dire "sono tua", con tutto quanto e non solo con la maschera dell'anonimo, senza mai uscire dall'indifferenza per diventare qualcosa di concreto e di effimero, finalmente.
Dice, lei, ancora: "mi dispiace". Dice "è quello che ti meriti".
Già, rispondo. Più tardi, prima di prendere la pasticca per dimenticare: "che schifo".
E sparisce la catena. E sparisce lei. E non sparisco io, sempre più sgomento da tanta bellezza che sprecate così, incenerita nella più volgare mediocrità.
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Con chi lavoro.
Oberata fino all’inverosimile, borse agli occhi che ci puoi fare la spesa, quella settimanale.
Collega occhi fissi sul monitor dice : “ Che bello essere un vip”. Non giro nemmeno la testa.
E poi: “ Secondo te il capo è andato via?”, risposta “ Secondo te sabato vinco al superenalotto?”
e ancora, ancora e ancora domande stupide, affermazioni ignoranti e non rispondo semmai grugnisco ma niente forse lo capirà solo quando le arriverà un ceffone. Perchè prima o poi finirà così.
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Leggendo qua e la.
Spesso certe cose non si dovrebbero leggere, le cose accadono sia belle che brutte in ogni caso anche se non le veniamo a sapere, anche se alcune le abbiamo già pensate come possibili accadimenti futuri, come per esempio il fatto che un'amica scrive che la mia città, Catania, oramai è allo sbando totale ma non solo nell'amministrazione pubblica ma anche nel fatto che si può fare qualsiasi cosa tanto non si riceve neanche un minimo rimprovero da nessuno, anzi se fai una cazzata grossa molti ti fanno l'applauso, ti filmano e mettono online il video e magari diventi virale, ma questo penso sia ovunque, in alcuni posti meno in altri più. Questa cosa di tanto in tanto usciva con Spock, mi dice spesso che è diventata invivibile e più incivile di prima, lo sapevo rispondo di solito, lo era già prima solo che la situazione era bilanciata, ma è caduta dalla parte sbagliata, è difficile descrivere i personaggi assurdi che ci sono nella mia città, è vero più o meno ci sono ovunque, ma i nostri hanno quell'atteggiamento spocchioso dei malavitosi anche se non lo sono e come si può ben capire non camminano mai soli il che la dice lunga su quanto siano codardi, anzi direi poco sicuri di se stessi visto che si fanno grossi solo in gruppo. Comunque è una cosa che non mi riguarda più.
Leggo poi, non dalle notizie che onestamente mi sono stufato di leggere visto che sono solo propaganda pro "suprematismo occidentale", ma vedo su FB su l'unica pagina che seguo che parla di Frank Zappa, che i figli, e l'avevano già fatto nel 2016, mettono all'asta quello che resta dello studio di Frank. L'anno scorso hanno venduto tutto l'archivio del padre ad una major (non ricordo quale). Lo Zio era uno stacanovista, dalle testimonianze di Gail (la moglie deceduta nel 2015) e dai musicisti, oltre che dai figli, scriveva in continuazione, registrava tutto, passava le nottate in studio (che aveva nella cantina di casa), se si pensa che in 30 anni di carriera ha prodotto una cosa come 120 album e ne ha lasciati altrettanti inediti (ora in mano della major), oltre a milioni di ore di filmati perché era un maniaco della camera, fotografie e qualsiasi cosa gli veniva in mente la documentava. Non so se navigava nell'oro, di sicuro non andava con le pezze al culo e non so neanche se abbia lasciato denaro ai figli, ma vista la situazione penso poco, il vero lascito è la sua musica, l'archivio e tutto quello che negl'anni ha creato come bagaglio culturale per i posteri, fossi stato nei figli avrei fatto un bel museo e cercato di produrre tutto quel materiale che Frank non ha avuto tempo di stampare e immettere nel mercato, ma purtroppo gli eredi non sono della mia stessa idea. Magari un giorno vedremo la nascita del Frank Zappa Museum, forse no perché sarà difficile recuperare tutto il materiale che sarà sparso tra chissà quanti appassionati e collezionisti che difficilmente lo daranno indietro.
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<<Si muore d'asfissia, è noto, per difetto d'ossigeno. Lo si può anche, e forse più dolorosamente, per mancanza d'affetto.>>
Ho passato la notte senza l’ossigeno e certa che sarei morta, stamattina al risveglio una voce m’ha detto “abituati, sarà così ogni giorno”.
Alla fine non ha sparato.
Alla fine è successo che il cubetto di ghiaccio che conteneva i nostri sentimenti si è svuotato e lui ha aperto una porta affinché io prendessi il loro posto, poi se ne è andato.
Quindi su quella terra arida giace un cubetto di ghiaccio, con me rannicchiata all’interno, fisso il vuoto ad occhi spalancati e nemmeno le lacrime escono dai miei occhi, si ghiacciano pure quelle.
Tutta la mia emotività e sensibilità se ne sono andate con lui, sono sopravvissute a tantissime cose ma questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, mi hanno detto “basta” e l’hanno seguito.
Tutto è rimasto a lui, a me non mi è rimasto niente, priva di emozioni e non più in grado di provare niente e ieri sera è stato solo l’inizio.
Ma che c’è di sbagliato in me?
Mi sono spaventata a sentirmi così apatica, non stavo riponendo da nessun’altra parte i miei sentimenti, non esistono più e non sono più parte di me, perché se deve essere così io non mi faccio più fregare.
Non mi importa che qualcuno stia già provando a sciogliere il ghiaccio o che i miei soldatini di schiaccianoci mi stiano urlando di uscire subito prima che sia troppo tardi, è già troppo tardi.
Tanto è una storia sentita e risentita no? che c’è di speciale ormai in me, nulla? solo l’ennesima persona che ha dato il cuore e che non gli è più tornato indietro, possibile io sia fatta solo di carne ora?
Come ho fatto essere così fredda? E che ne sarà di me? Il cubetto diventerà sempre più spesso e resistente.
Io un po’ lo devo ammettere lo faccio a posta, so che ho bisogno di aiuto ma non lo cerco, nessuno sa che sono qua dentro, non rispondo ai messaggi dei miei amici da più di 2 settimane, le conversazioni sono finite tutte con
“Come stai?”
ed io a questi messaggi non risponderò mai, dovessero allontanarsi da me o offendersi, così sì che sarò sola e nessuno si accorgerà che non sono più io e che Arianna è morta.
Tanto una vita senza poter provare sentimenti, che vita è?
Non era vero che quello che stava facendo era per far nascere un prato fiorito, si è ghiacciato tutto, tutto tranne lui, perché i fiori non li voglio più, l’unica cosa che voglio è che avesse deciso di spararmi.
Ma che c’è di sbagliato in me?
L’ultimo fiore rimasto l’ho dato a lui e c’è scritto, impresso col sangue, “sono ancora innamorata di te”, lui che è stato l’ultimo a vedermi ancora in grado di provare qualcosa spero che tenga a mente quell’immagine di me, perché non la vedrà più nessuno.
Tutti quelli a cui lui ha raccontato stanno gioendo perché sanno io che sto soffrendo, è una vittoria per tutti e magari pure lui è andato a festeggiare.
C’è chi festeggia e chi si sta dimenticando di me perché sono sparita, ed io non ho più niente, nemmeno più la capacità di scrivere dopo questo mio ultimo sforzo da persona sfinita che ormai non è più una persona.
Non penso di avere più un cuore, me l’hanno frantumato a più riprese, non posso nemmeno provare rabbia, sono solo vuota.
Sono tutti miei nemici, chiunque, non vedono l’ora che io sparisca dalla faccia della terra.
Ma che c’è di sbagliato in me?
Io nel mio cubetto di ghiaccio non piango perché tanto so che stiamo ancora insieme, è la mia verità e nessuno può portarmela via. E so che l’unico modo che ho per provare qualcosa è parlare con lui, perché è lui che porta con sé quella parte di me e quando lo vedo mi sembra di essere ancora viva.
I soldatini lentamente si sono arresi, hanno capito che non c’è più speranza, qualcuno è deluso e arrabbiato, mi sarei dovuta prendere cura di loro invece ho deciso che non serve più a niente, così li ho mandati via.
Quando ero in terza media non ne potevo più di tutta la mia vita così ho dato un pugno con la mano destra al muro e non mi sono mai fatta curare la frattura, tutt’ora non posso muovere bene la mano, l’ho fatto per ricordarmi di smetterla di essere così, così piena di emozioni. Non odio nessuno, nemmeno lui, odio solo me stessa perché se fossi stata diversa non avrei sofferto così tanto.
Ma che c’è di sbagliato in me?
Evidentemente me ne ero dimenticata ma ora di certo non lo dimenticherò di nuovo perché ora sto aspettando che un treno mi venga addosso per chiuderla definitivamente, proprio come Anna Karenina.
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Le 18 lettere
SB aveva un modo unico di farmi sentire speciale e il suo sguardo mi stregava. No, non era perfetto, e se è vero che io l’ho mollato per E., è anche vero che lui si è sempre vendicato. Eravamo giovani e sciocchi, e il nostro amore era un tumulto di emozioni che spesso sfociavano in risate e litigi. Ma il destino aveva altri piani per noi e la nostra storia.
Ricordo una volta che finita la serata ci fermiamo sotto casa sua e lui, risentito per la mia indecisione, prima di accompagnarmi decide di farsi un porro.. si un porro! E mentre lui si girava la canna a me iniziano a girarmi le palle. No le canne no dai! non sopporto di stare con uno che si fa.. anche perché ero reduce da una relazione con E. che era tossico di brutto.
Insomma lui si stona come una capra tibetana (che poi non so mica se le capre tibetane si stonano) e dopo una mezz'ora di tentativi vani di farlo svegliare capisco che ho solo una alternativa: andare a casa, a piedi, da sola anche se è mezzanotte passata e mi devo fare un bel pezzo di strada con i tacchi, cavolo.!!!
Inutile dire che dopo questa serata indimenticabile sono talmente incazzata che non lo voglio vedere per un po’. Ed ecco che riappare E. che mi convince a rimettermi con lui; avete presente “pensavo fosse amore ma era un calesse?” ebbene non era neanche l’ombra di un calesse tottu arrogau.
Non impiego molto a decidere quindi di mollare il calesse e ricercare SB, che mi mancava da morire, ma lui per tutta risposta mi scrive l’ultima lettera dove, stufo dei miei tira e molla, mi dice ADDIO.
“Non posso aspettarti in eterno, non cercarmi più”
La nostra relazione è qualche cosa di diverso non è per niente amore e non è forse neanche sesso
Mentre leggo la sua ultima lettera le note di Vasco si diffondono nella stanza.. Ecco peggio di così. LUI mi ha cannato (sempre a proposito di canne) con un addio completo di colonna sonora.
Così col tempo il ricordo sbiadisce insieme alle 18 lettere ma non si cancella mai del tutto e ogni volta che sento quella canzone il pensiero va a lui con un po’ di rimpianto.
ci limitiamo a vivere dentro nello stesso letto un po' per abitudine o forse un po' anche per dispetto
Oggi, mentre il passato riaffiora nella mia mente, mi chiedo cosa sia stato di Sb. Sarà diventato un uomo risoluto e forte, o forse avrà lasciato che il tempo plasmasse la sua vita in modi inaspettati?
La curiosità mi spinge a cercare notizie su di lui, e tra le pieghe della memoria ritorno a quel concerto di Vasco, quando mano nella mano cantavamo a squarciagola pur consapevoli di quanto entrambi fossimo stonati.
“Ogni volta che mi capiterà di vedere il bastione ti penserò” - “quella panchina.. la nostra panchina”.
Chissà se anche lui, come me, riflette sul passato e si domanda cosa sarebbe successo se avessimo fatto scelte diverse.
E mentre mi faccio una scorpacciata di Vasco pensando a SB ricevo un messaggio anonimo “forse mi ricordo.. 500 bianca?”
Tum Tum Tum il mio cuore inizia a correre, sia chiaro che è l’unica parte del mio corpo che corre eh. Impaziente vado a sfogliare tra le foto del suo profilo e Zac… è lui SB.
Ecco sto per morire, lo sento, ho il cuore in fibrillazione, non so se sopravviverò, mi sento come quel lontano giorno di 30 anni fa quando in quella panchina iniziò la nostra storia.
Rispondo subito senza pensarci mentre il cuore batte all'impazzata, con un mix di emozioni contrastanti; è come un flashback di ricordi e sensazioni, ma stavolta non c'è spazio per i drammi passati. Ci limitiamo a ridere di quanto la vita possa essere strana e imprevedibile.
Il messaggio anonimo che riporta alla memoria il nostro vecchio codice segreto "500 bianca" è come una chiave che apre la porta di un capitolo dimenticato della mia vita. SB è tornato e ha portato con sé un vento di cambiamento.
Rido pensando a quanto la vita possa riservare colpi di scena. SB è tornato nella mia vita dopo più di tre decenni, e chissà se questa volta saremo pronti per un lieto fine.
La situazione è così assurda che non posso fare a meno di ridere da sola, immaginando il faccione offeso di CC., che in fondo spera nella mia disfatta amorosa per avere una chance nel mio cuore, e quello incredulo di PP che mi vorrebbe ma senza troppo entusiasmo, nel vedere la mia improvvisa scomparsa dalla loro vita caotica.
E così, tra risate, canzoni di Vasco e incontri improbabili, la mia vita prende una piega inaspettata. Quello con SB si rivela essere un viaggio attraverso il tempo, un ritorno a quei giorni giovani e sciocchi in cui tutto sembrava possibile.
SB ride come se il tempo non avesse mai separato i nostri destini. Chiacchieriamo, ridiamo di quanto siamo cambiati e di quanto sia folle tutto questo e che forse la vita ha un modo strano e divertente di mettere in ordine le cose, o forse per incasinarle del tutto.
Si perché lui non vive più qui e potrà venire per qualche giorno solo a maggio, 158 giorni ci separano oltre che il mare, e mentre iniziamo a fare il conto alla rovescia (parliamo di 3 cifre eh) ci accontentiamo di lunghe telefonate e chat.
La risata contagiosa di SB riempie l'aria, e ci godiamo il presente aspettando maggio senza preoccuparci del futuro incerto.
La cosa assurda è che per certi versi è come se non ci fossimo mai lasciati, i nostri discorsi sono un proseguo di quelli fatti 30 anni fa e ridiamo per mille cazzate. Una sera in particolare abbiamo discusso per 2 ore per poi accorgerci che stavamo parlando semplicemente di ciabatte.
Chi l'avrebbe mai detto che una storia di tira e molla, porri stonati e calessi rotti potesse trasformarsi in una corsa romantica? Ma è così che la vita gioca i suoi scherzi, e io, con il cuore ancora in corsa, mi godo ogni istante di questa avventura unica aspettando Maggio mentre rileggo le sue bellissime 18 lettere.
Consuelo
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