#evento contro la violenza sulle donne
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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“Scarpette Rosse”: Un Evento Culturale contro la Violenza sulle Donne a Savignano sul Rubicone
Il 25 novembre 2024, la Sala Polivalente Salvador Allende ospita una serata di riflessione con mostre, letture e performance artistiche per sensibilizzare sulla violenza di genere.
Il 25 novembre 2024, la Sala Polivalente Salvador Allende ospita una serata di riflessione con mostre, letture e performance artistiche per sensibilizzare sulla violenza di genere. Il 25 novembre 2024, nella Sala Polivalente Salvador Allende di Savignano sul Rubicone, si terrà l’evento culturale “Scarpette Rosse”, promosso dall’Associazione Il Richiamo A.P.S.. L’incontro, patrocinato dal Comune…
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ineedahugesticktobeatyou · 2 months ago
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Davvero, per favore, qui, su X e ovunque, sforzatevi di analizzare la situazione Capodanno di Roma con un briciolo di obiettività e mente fredda. Sono 24 ore che leggo di tutto e di più perché ci sono voluti 2 secondi netti per infilare nel calderone la qualunque e spostare il focus dal discorso degli artisti.
Sforzatevi di capire di cosa stanno parlando davvero, perché nessuno ha difeso i testi di Tony Effe. Sono fuori tema anche loro? Probabile. Stanno usando il termine censura un po' a sproposito? Anche qui, probabile.
Ma da qui a dire che allora sono tutti misogini e che addirittura appoggiano la violenza sulle donne, ce ne passa. Mahmood ha letteralmente scritto che tutto può essere criticato, dove lo vedete l'appoggio ai testi? A me sembra chiaro che la presa di posizione sia perché l'esclusione da Roma, potenzialmente, è un gesto che può portare alla censura. Qui non lo è nel senso puro del termine ma appare tale per le dinamiche. Presta il fianco a una caccia alle streghe trasversale perché, se voglio, posso trovare qualcosa che non va ovunque, che sia una canzone che cita le dipendenze o fatti di cronaca, politica o rapporti tossici. E a quel punto posso pretendere che venga bloccata. Anche nelle canzoni di Ale eh, ad esempio quando cita le droghe o rapporti tossici, si potrebbe dire che sono temetiche che urtano la sensibilità e chiedere così che lui non si esibisca da nessuna parte. È esattamente questo che porta alla censura, nella musica, nei libri, ovunque. Poi si può discutere che su altri temi non ci sia stata la stessa presa di posizione ma anche qui io distinguo le cose, questo è comunque lavoro, in altro c'è una componente troppo personale che, per esempio, non credo Ale sarà mai a suo agio a condividere in modo palese (again, ma tramite la musica sì, quindi con la libertà di espressione di cui ha sempre parlato).
Ciò detto, per me l'errore è stato a monte, perché come fai a fare una line up per un evento del genere senza un'unità di intenti? È chiaro che il passo indietro di Roma è politico, il Sindaco ha chiaramente detto che non voleva che l'evento fosse divisivo, ergo ha scelto il quieto vivere. Tony Effe non andava invitato a prescindere, per me potrebbe non cantare mai più in vita sua e ne sarei contenta ma adesso non facciamo l'errore di condannare tutto questo discorso perché di mezzo c'è lui.
Anche perché poi, l'utente medio del social lo usa come pretesto per scagliarsi contro gli altri - Mahmood in primis - vomitandogli addosso le cose peggiori. Perché tutti bravissimi a riempirsi la bocca di belle parole per difendere le donne, salvo poi usare contro chi non piace il tono e il linguaggio che tanto disprezzano. Moralisti a convenienza, paladini della giustizia solo se si sta tutti dentro i paletti delle loro idee, tutti gli altri al rogo (e poi magari stannano personaggi discutibili tanto quanto quelli che criticano).
Detto ciò, mi pare altrettanto ovvio che i cantanti vivano la cosa diversamente dallo spettatore, nel senso che scindono la persona dall'opera che può essere eccessiva perché espressione artistica. Sarebbe un po' come dire che se uno scrittore scrive di omicidi allora è un delinquente. Non voglio dire che certi testi vadano giustificati perché, obiettivamente, fanno ribrezzo ma neanche credo che siano la condanna dei giovani. Se i ragazzi di oggi non hanno gli strumenti per discernere con la propria testa il bene dal male, una storia dalla realtà, una canzone da un esempio da imitare, vuol dire che gli educatori hanno fallito. E prima che si arrivi agli intrattenitori, ci dovrebbero essere la famiglia e gli insegnanti, senza parlare di chi ci governa.
Quindi, in sintesi, anche meno.
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piusolbiate · 2 months ago
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Amare per … Amare come …
Il 29 novembre si è tenuto, presso il Centro Socio culturale di Solbiate Olona, un incontro dal titolo “Amare per ….Amare come…”, un evento dedicato al contrasto della violenza sulla donna.
La serata, introdotta dai saluti dall’assessore alle politiche sociali e alla cultura Giada Martucci, è stata moderata dalla presidente della Commissione sociale Letizia Valerio, che ha proposto al pubblico la lettura di un brano tratto dal libro “Effimera libertà” di Amilca Ismael.
Non è stato semplice restare indifferenti alle parole di grande sofferenza, di paura per la propria vita, di senso di ingiustizia per il sangue versato e per il corpo offeso di una giovane donna. Certamente hanno ricordato con forza che la violenza sulle donne è una delle più gravi violazioni dei diritti umani.
La moderatrice, riportando alcuni dati, ha sottolineato che la violenza contro le donne è un fenomeno generato da molti fattori interdipendenti che riguardano diversi ambiti: sociali, culturali, politici e relazionali.
In Italia, i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. La violenza all’interno delle relazioni affettive è la più diffusa in ogni società e cultura.
Per l’occasione, sono state coinvolte due psicologhe, la dott.ssa Stefania Benazzi, psicologa e psicoterapeuta del Centro accoglienza ICORE di Marnate e la dott.ssa Alessandra Borsani psicologa coordinatrice di un servizio per le famiglie che accoglie anche donne e minori vittime di violenza.
L’intervento delle relatrici ha riguardato
•           la Violenza psicologica e del Controllo
•           gli effetti della violenza sulla donna, sulla mamma, sui bambini, da parte dell’uomo
•           l’importanza della rete sociale e della rete istituzionale
Hanno fatto da cornice ed arricchito l’incontro una Mostra del Gruppo Artisti di Solbiate e la lettura di poesie da parte di alcuni poeti solbiatesi.
La serata, densa di nuovi significati, ha lasciato spazio ai numerosi interventi del pubblico sia sul tema che sull'importanza di continuare a gettare semi di conoscenza utili a favorire lo sviluppo di una rete sociale che sia di supporto alle vittime di violenza.
Un Grazie particolare al Centro Antiviolenza ICORE che si occupa di ascolto ed accompagnamento contro la violenza verso le donne: "Tu, non sei sola". https://www.centroantiviolenzaicore.com/
La mostra delel opere degli artisti solbiatesi proseguirà fino all'8 di dicembre, presso il Centro Anziani in Piazza Gabardi. Orari di apertura da lunedì a venerdì dalle 15,00 alle 18,00.
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radiotusciaevents · 11 days ago
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Il canto delle sirene: musica e danza unite contro la violenza sulle donne
Listen to Il canto delle sirene contro la violenza sulle donne byRadio tusciaevents on hearthis.at   Il canto delle sirene: musica e danza unite contro la violenza sulle donne Un evento imperdibile sta per prendere vita a Viterbo: il 7 febbraio alle ore 17:30, l’auditorium dell’Unitus ospiterà “Il canto delle sirene“, una manifestazione canora a passo di danza pensata per sensibilizzare il…
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forzaitaliatoscana · 2 months ago
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Violenza Donne: Evento Azzurro Donna ad Arezzo il 14/12
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Convegno Azzurro Donna Forza Italia ad Arezzo il 14 Dicembre: "C'è ancora domani..." Un appuntamento per riflettere e agire contro la violenza sulle donne. I riflettori sulla violenza contro le donne devono restare accesi, anche durante il periodo natalizio, quando per molte donne la violenza non si arresta. Sabato 14 dicembre, il coordinamento di AD provincia di Arezzo organizza un evento significativo per affrontare questo tema cruciale. L'incontro si terrà alle ore 16 nella sala Menchetti al parco Giotto di Arezzo, con l'obiettivo di discutere e proporre soluzioni concrete. Questo evento si propone di rispondere a domande fondamentali: quali sono i segnali che anticipano la violenza? Quali difficoltà incontrano le donne che decidono di denunciare? In che modo possiamo prevenire atti di violenza? Qual è il percorso di riabilitazione per chi compie tali atti? E come può una donna ricostruire la propria vita dopo la violenza? L'iniziativa non solo mira a sensibilizzare ma anche a offrire speranza attraverso la musica e la poesia, elementi che possono accompagnare la consapevolezza del problema. Come disse Eleanor Roosevelt, "Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni", un messaggio di speranza che risuona particolarmente in questo contesto. La violenza contro le donne è un fenomeno complesso, che richiede un approccio multidimensionale. Secondo recenti articoli apparsi sulla stampa, le segnalazioni di violenza domestica hanno visto un aumento significativo, evidenziando l'urgenza di interventi mirati. L'evento del 14 dicembre a Arezzo cerca di rispondere a questa esigenza, proponendo un dialogo aperto e costruttivo tra associazioni, esperti, e chi ha vissuto l'esperienza diretta della violenza. Il coordinamento di AD Arezzo si pone come un faro di supporto, cercando di assicurare che le donne non si sentano sole nel loro percorso verso la giustizia e la guarigione. L'invito a partecipare è un appello alla comunità per unirsi in questa battaglia contro la violenza di genere, promuovendo cambiamenti culturali e legali necessari per una società più equa e sicura. Questo incontro rappresenta un'opportunità per riflettere collettivamente su un problema che non può e non deve essere ignorato, specialmente nei giorni che precedono il Natale, quando la speranza e la rinascita dovrebbero prevalere.
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alephsblog · 2 months ago
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Ecco, io vorrei chiedere a Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, quale fosse esattamente il merito del suo discorso di ieri durante un evento assai importante: la dimostrazione pratica e operativa di come si possa trarre forza dal dolore, fare del lutto privato una grande occasione collettiva di crescita, di consapevolezza, come abbiamo sempre visto con la famiglia Cecchettin.
Oggi io vorrei un’interpretazione autentica, una nota a margine, una spiegazione qualunque, perché, sinceramente, non arrivo a comprendere. Non comprendo perché evocare il patriarcato sia “un’operazione ideologica”, mentre mettere l’accento - contro ogni dato disponibile - sull’immigrazione illegale a proposito dell’incremento delle violenze sessuali e dei femminicidi invece non lo sia (effetto Albania? Ce lo hanno per contratto, di dare sempre la colpa ai migranti?).
Non comprendo come si possa seriamente pensare che citare Massimo Cacciari - quindi una fonte “di sinistra”, per zittirci tutte e tutti, noi ideologici impenitenti - sia sufficiente a liquidare il patriarcato come tema cruciale del nostro mondo (anzi, letteralmente il ministro ha parlato di “risolvere la questione femminile”. Cosa sarebbe, la “questione femminile”? È tipo una questione meridionale ma più grande? La violenza sulle donne e i femminicidi sono la “questione femminile”? Non è una questione sociale in cui le donne sono le vittime?). Con l’aggiunta che, ormai ha detto il ministro - come “fenomeno giuridico” la famiglia patriarcale non esiste più, quindi di cosa parliamo quando parliamo di patriarcato?
Per esempio, parliamo di mansplaining, guarda un po’. Parliamo di squilibri di potere tra uomini e donne, della “storica asimmetria di potere fra uomini e donne” (una cosa che persino la ministra Roccella ha sottolineato, nella stessa circostanza). Parliamo di squilibri di salario, di ruolo, di riconoscimento. Parliamo di strutture economiche manifeste e di strutture culturali profonde. Parliamo di quel “machismo” che Valditara ha menzionato come “residuo” trascurabile, preferendo sottolineare la “grave immaturità narcisista del maschio, che non sa sopportare i no”. Ma guarda, un maschio che non sa sopportare la parità, la possibilità che una donna gli dica no o si rifiuti di essere controllata: che strano, non sono queste su cui si edifica il narcisismo “le braci del patriarcato” (come le ha chiamate Massimo Recalcati)?
Non comprendo lo spazio che il ministro ha dato “alla diffusione di pratiche che offendono la dignità delle donne”, a opera dei “nuovi venuti”: sappiamo perfettamente come in tante parti del mondo le donne siano marginalizzate e sottomesse da regimi e teocrazie infami, e siamo molto sensibili a questo (ahinoi, anche lì c’entra il patriarcato, dietro il paravento della religione: possiamo dirlo o sarà ideologia? E il ministro lo sa che a volte i profughi e i “nuovi venuti” fuggono proprio da quello?). Tutte abbiamo chiesto giustizia per Saman Abbas, sorella la cui morte ancora ci offende. Peccato che il massacratore di Giulia Cecchettin fosse immigrato dal Padovano, tutt’al più.
Poi, con doppio salto mortale, il ministro, dopo avere evocato i “nuovi venuti” (regolari? Irregolari? Non importa: sono “altro da noi”, portatori di cose brutte per definizione), dice che l’ “incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”. Ignorando che la stragrande maggioranza di violenze avviene in famiglia e nelle relazioni, e ha come autori e protagonisti gli italiani. E lasciamo perdere l’altro salto mortale: l’immigrazione illegale provoca marginalità e devianza. Che strano, pensavamo che relegare le persone ai margini, privarle della possibilità di vita civile producesse devianza, di cui più facilmente sono preda gli ultimi degli ultimi (ricordatemi chi ha smantellato l’”accoglienza diffusa”, l’unica dal volto umano…). Bello, il rovesciamento logico (uno dei tanti): sono gli emarginati a produrre marginalità, non il mondo che hanno attorno a spingerli ai margini. Un po’ come pensano ancora in troppi - lo leggiamo ancora troppe volte in certi resoconti, in certi articoli, in certi interrogatori: non saranno le femmine, a causare i femminicidi?
Bello anche il momento edificante finale, roba da pubblicità del pandoro: proteggiamo i buoni, i deboli, i miti. Le donne saranno buone, deboli o miti, e quindi bisognose “per natura” di protezione (e se non è patriarcato questo, non so proprio cosa possa esserlo)?
E sì, l’unica cosa giusta che il ministro ha detto (statisticamente doveva pur accadere) è quella: la violenza è un fatto culturale. Esattamente. E la sua eliminazione passa per l’educazione sentimentale e sessuale, passa per l’uguaglianza, per le pari opportunità, per l’azione su quei “residui di machismo”, su quel narcisismo patologico. Il suo ministero cosa ha fatto, quindi, in questi due anni? Ah già, un progetto sperimentale, facoltativo ed extracurricolare. Non sia mai che lo prendano per ideologico.
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telodogratis · 4 months ago
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#EventiPA - "Lo Sport per tutti" Contro il bullismo e la violenza sulle donne
La 𝑨.𝑺.𝑫. 𝑲𝑴𝑻 (𝑲𝒓𝒂𝒗 𝑴𝒂𝒈𝒂 𝑻𝒓𝒊𝒏𝒂𝒄𝒓𝒊𝒂) organizza Domenica 13 ottobre 2024 dalle ore 15.30 alle ore 20.00 presso l’impianto Sportivo Pala Oreto di Via Santa Maria di Gesù un evento socio-sportivo con esibizioni di Krav Maga, Ju Jitsu, Karate e Capoeira.  ​Read More La 𝑨.𝑺.𝑫. 𝑲𝑴𝑻 (𝑲𝒓𝒂𝒗 𝑴𝒂𝒈𝒂 𝑻𝒓𝒊𝒏𝒂𝒄𝒓𝒊𝒂) organizza Domenica 13 ottobre 2024 dalle ore 15.30 alle ore 20.00 presso l’impianto Sportivo Pala…
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Giorgia
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Giorgia è la straordinaria cantante italiana apprezzata, per il suo enorme talento vocale e interpretativo, in tutto il mondo.
In oltre 30 anni di carriera ha pubblicato venti dischi e venduto oltre 10 milioni di copie, con 12 album nella top-ten italiana, 5 dei quali arrivati al numero uno, e 25 singoli top-ten di cui 5 numero uno.
Definita “la quarta voce più grande e più bella al mondo” dalla rivista statunitense Billboard, ha collaborato con mostri sacri della musica nazionale e internazionale come Ray Charles, Elton John, James Taylor, Simple Minds, Pino Daniele, Aretha Franklin, Mina, Sting e molte e molti altri ancora.
Il suo nome completo è Giorgia Todrani ed è nata a Roma il 26 aprile 1971. È figlia di Elsa Giordano e del cantante e musicista Giulio Todrani, membro del duo canoro Juli & Julie che, in seguito, ha fondato la band Io vorrei la pelle nera con cui lei, giovanissima, ha iniziato a esibirsi dal vivo formando il suo bagaglio artistico che spazia dal jazz al soul, dal blues al rock.
Ha una laurea in lingue straniere ma ha sempre inseguito il sogno musicale e studiato canto con importanti maestri.
Ha registrato il suo primo disco a otto anni, nel 1979, insieme a Cristina Montefiori, un 45 giri dal titolo Chiamatemi Andrea.
Nel 1993 ha vinto Sanremo Giovani ottenendo l’accesso al Festival di Sanremo dell’anno successivo nella sezione Nuove Proposte dove ha cantato E Poi che non ha vinto ma ha scalato le classifiche italiane.
Ha partecipato cinque volte al Festival di Sanremo, ottenendo il primo, il terzo e il secondo posto. Nell’edizione del 1995, che ha vinto con Come saprei, è stata la prima cantante nella storia del festival a conquistare quattro premi: Primo posto Big, Premio della critica, Premio autori e Premio radio e TV.
Ha vinto dischi d’oro, di platino e di diamante e numerosi premi tra cui spiccano molti Music Awards e Italian Music Awards, un MTV History Award, un Premio Campidoglio e un Premio Lunezia per il valore musical-letterario dell’album Dietro le apparenze.
Nel 2003 ha scritto e interpretato Gocce di memoria, brano colonna sonora del film La finestra di fronte che ha vinto il Nastro d’argento alla migliore canzone originale.
Sempre presente nei grandi eventi di solidarietà, è ambasciatrice Unicef.
Attenta all’ambiente, ha lanciato una linea di abbigliamento ecosostenibile, Earthache e prodotto dischi senza l’involucro di plastica protettivo.
Nel 2003 è stata testimonial della campagna No excuse contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Ha organizzato presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma il concerto evento Insolite note il cui ricavato è stato utilizzato per finanziare la costruzione di un asilo in Africa, grazie alla fondazione Tartallegra di cui è testimonial così come della campagna il Respiro del Corriere della Sera.
Ha partecipato alla canzone Domani 21/04.2009, il cui ricavato è andato alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. È stata madrina al concerto Amiche per l’Abruzzo, che ha visto sul palco 46 tra le più celebri cantanti italiane.
Nel 2012 ha partecipato a Italia Loves Emilia,  concerto di beneficenza tenutosi a Campovolo.
L’anno successivo ha fatto parte della compilation Pink Is Good il cui ricavato è stato devoluto alla Fondazione Umberto Veronesi per finanziare la lotta contro il tumore al seno.
L’11 giugno 2022 si è esibita nel corso del concerto contro la violenza sulle donne Una. Nessuna. Centomila.
Nel 2023 ha debuttato come attrice nel film Scordato diretto da Rocco Papaleo, ottenendo una candidatura ai Nastri d’argento alla migliore attrice in un film commedia e ai Ciak d’oro alla rivelazione dell’anno, oltre che per la migliore canzone originale con il brano colonna sonora Tu sei una parte di me.
Piccola e minuta fisicamente, possiede una fantastica voce con un range vocale di più di tre ottave che spazia tra diversi generi come soul, rhythm and blues, neo soul, pop, dance, ballad, fino all’elettronica.
È, senza ombra di dubbio, un’artista di cui la musica italiana può andare fiera nel mondo.
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'Donne al Sicuro', incontro con le scuole nel Napoletano
Una mattinata di corsi gratuiti di difesa personale contro le aggressioni, nozioni sul codice rosso tenuti dall’associazione professionale International Police Training System: è ‘Donne al Sicuro’, evento promosso in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si svolgerà venerdì 24 novembre a partire dalle 9.00 a San Giorgio a Cremano (Napoli). Ad organizzarlo il…
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personal-reporter · 1 year ago
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Ballo delle Debuttanti 2023 a Verbania
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Ritorna, con il patrocinio del Comune di Verbania, la dodicesima edizione del Ballo delle Debuttanti presso Villa Giulia a Verbania sabato 2 settembre, organizzata dalla No Profit Apevco sotto la guida della Presidente Giovanna Pratesi, che racchiude in sé aspetti di solidarietà, culturali e di promozione e valorizzazione del territorio. L’edizione 2023 sarà contro la violenza sulle donne infatti le Debuttanti, durante la serata di gala, indosseranno le scarpe rosse ed i cavalieri una scarpetta rossa come bottoniera per significare quanto il Ballo Debuttanti Lago Maggiore sia sensibile a queste dolorose e irrisolte tematiche. Una ragazza che ha subito il trapianto del rene, Giulia Sarnataro di Verbania, sarà una debuttante 2023 la cui partecipazione verrà offerta da Apevco No Profit. AVIS Verbania per la sua attività rivolta alla tutela delle donne vittime di violenza. Nella serata di gala gli ospiti potranno apprezzare le opere di Giovanni Rosazza Visual Artist Painter di Biella e di Camilla Moro Saporiti pittrice, oltre che docente di psicologia, di Solcio di Lesa. Le opere disposte nel salone e nel foyer valorizzeranno le sale di Villa Giulia con quel tocco artistico che arricchirà ulteriormente l’aspetto culturale dell'evento. Una sfilata di moda a cura di Oscar Boutique di Verbania avrà luogo durante il Gran Galà e gli scrittori Mariangela Camocardi e Mirko Zullo, inoltre, presenteranno le loro ultime pubblicazioni in due serate distinte durante i giorni previsti per la preparazione delle debuttanti all’evento. La stilista Patrizia Farinelli, già presente nella scorsa edizione, ha confermato la preziosa collaborazione confezionando gli abiti delle debuttanti tutti cuciti a mano nella sua sartoria e si è aggiunta una nuova e prestigiosa collaborazione per il trucco/parrucco con l’Ispi Botticelli e IMA di Mestre-Conegliano Veneto, un’équipe che ha già avuto varie esperienze in eventi di alto livello. Durante la serata di gala saranno raccolti fondi destinati alla solidarietà e con l’Associazione P.I.F ci sarà Charity che collaborerà alla manifestazione con la presenza della Presidente Anna Bonini e delle sue associate Giuliana Bonfardeci, Emanuela Ferlito e Cristina Nitti e la collaborazione delle preziose e infaticabili Lorella Grieco e Barbara Bussandri oltre a Simona Mendicino, Rebecca Copercini, stagista presso Apevco No Profit ed exdebuttante, e a Lorenzo Prezioso che saranno di sostegno allo staff organizzativo. Domenica 3 settembre 2023 avrà luogo l’iniziativa Modelli per un giorno” presso Villa Giulia,  che prevede un qualificato shooting fotografico al quale possono iscriversi bambini da 3 a 12 anni. La dodicesima edizione 2023 sarà da ricordare per le iniziative di solidarietà, la crescente attività divulgativa social-web che ha arricchito la visibilità dell’evento raccogliendo presenze da tutta Italia mirate a far conoscere ancor di più lo splendido territorio del Vco e per la conferma del percorso culturale-formativo delle partecipanti che rende questo evento unico del suo genere. Read the full article
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mindfulness75 · 1 year ago
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FEMMINICIDIO E VIOLENZA MASCHILE: FALSO BINOMIO
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Non vi è giorno in cui i media non diffondano notizia di nuovi casi di cronaca nei quali mogli, compagne, fidanzate, figlie, donne di differente età, vengono uccise da mariti, fidanzati, ex, padri, comunque uomini e il termine “femminicidio” è certamente uno dei più ricorrenti, ma di sicuro non l’unico possibile e tantomeno il più appropriato ad ogni circostanza. Definire indiscriminatamente femminicidio ogni singolo episodio di violenza contro le donne, presuppone, infatti, un preciso orientamento teorico e l’assunzione implicita di un punto di vista non sempre pertinente.
La violenza di genere
In un’epoca in cui la violenza attraversa abbondantemente tutte le relazioni umane, è fin troppo facile considerare quella sulle donne una manifestazione unitaria e dalla matrice univoca, e sicuramente non aiuta a comprenderne la vera natura e a contrastarla adeguatamente.
Il primo passo verso una maggiore comprensione del fenomeno è quello di esaminare le condotte violente nelle loro varie sfumature e definizioni, iniziando, così, ad uscire dal grande “contenitore” della cosiddetta violenza di genere.
Infatti, con questo termine viene ormai indicata “qualsiasi” forma di violenza che una donna subisce per mano di un uomo, qualora quest’ultima non sia vittima accidentale di un evento che la trova coinvolta solo casualmente.
Per quanto non sia così facile risalire alle origini di tale espressione, la si incontra ufficialmente per la prima volta nella “Declaration on the elimination of violence against women”, adottata dall’ONU nel 1993, che testualmente recita: «Per gli scopi di questa Dichiarazione, il termine “violenza contro le donne” significa ogni atto di violenza di genere che esita in (o è probabile che esiti in) danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche verso le donne, includendo minacce di questi atti, coercizione o deprivazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica o in privato».
Sebbene appaia qui evidente la volontà di circoscrivere tale definizione a un ambito specifico e circoscritto nel tempo e nello spazio, l’espressione “violenza di genere” ha iniziato a essere, perlomeno nel nostro Paese, ampiamente associata alla violenza nei confronti della donna tout-court, senza il necessario discernimento rispetto alle sole situazioni in cui è il diverso genere della persona che subisce violenza rispetto a chi la perpetra, il movente essenziale di colui/colei che la agisce.
Il femminicidio come esito della violenza
E sebbene soltanto da quest’ultima prospettiva sia possibile far discendere il concetto di “femminicidio”, altrettanto si tratta di un termine ormai da tempo usato e abusato in modo spesso improprio e fuorviante. Se, infatti, le argomentazioni tradizionali impiegate per rendere conto della violenza contro le donne, come appunto il genere e ancor più il patriarcato, sono state parzialmente aderenti alla realtà nel passato e forse ancora oggi in specifici contesti sociali e culturali arretrati, attualmente non sono assolutamente sufficienti a descrivere la fenomenologia corrente.
Il termine “femminicidio” fu coniato in ambito giuridico dalla criminologa Diana Russell, che lo introdusse per la prima volta 1992, nel libro Femicide. Secondo la stessa autrice, il concetto può contemplare tutte quelle situazioni in cui: «…la morte della donna rappresenta l’esito o la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine».
Possiamo quindi, anche qui, rilevare la matrice patriarcale dell’assunto che circoscrive palesemente l’uccisione di una donna in quanto donna per mano maschile, indipendentemente dalla specificità della vittima e della relazione con l’autore di violenza. Il paradigma patriarcale, che a sua volta nasce col femminismo marxiano, interpreta la società dell’epoca precipuamente sul criterio del genere, il maschile dominante sul femminile, la famiglia come luogo elettivo di oppressione e la violenza nella coppia quale strumento maschile privilegiato per mantenere le donne in uno stato di dipendenza e sottomissione.
Il concetto di violenza al giorno d’oggi
In realtà, oggi, gran parte della violenza e della conflittualità nella coppia, non deriva affatto da una ideologia di sopraffazione dell’uomo sulla donna e non ha alcuna specificità di genere: prova ne è la rilevante presenza di violenza femminile non esclusivamente in risposta a quella maschile e quella agita, ad esempio, all’interno delle relazioni intime tra persone dello stesso sesso. Il messaggio che viene invece implicitamente veicolato dai media è quello che l’uomo, in quanto maschio, sia violento a priori e, come noto, il rischio degli stereotipi è che divengano una chiave di lettura riducente e distorcente della realtà.
Questo preconcetto gravissimo e fuorviante che attribuisce un sesso alla violenza e ne relega le cause a presunte caratteristiche innate e “naturali”, pone, di fatto, le basi per un estremo pregiudizio, annullando il ruolo e la responsabilità personali.
I fenomeni di violenza sono molto complessi e articolati e soprattutto hanno una storia e un significato. Sono numerosi gli esempi storici e le ricerche scientifiche che dimostrano come, per l’essere umano, l’aggressività non sia affatto qualcosa di “naturale”, non dipenda dal DNA e non risponda a dinamiche codificabili e che l’agire violento sia piuttosto un atto contestuale e non mai il mero risultato di innati e incoercibili processi biochimici.
Come ben spiega e documenta nel suo libro, “La bestia dentro di noi” Adriano Zamperini, docente di Psicologia della violenza, di Psicologia del disagio sociale e di Relazioni interpersonali all’Università di Padova: «…non esiste una presunta molla aggressiva alla quale ascrivere le azioni violente verso gli altri e non esistono supporti empirici che possano dimostrarla».
L’intervento sull’individuo violento
L’errore è proprio quello di lavorare troppo spesso sulla categoria piuttosto che sulle persone.
A riprova di questo, se prendiamo in considerazione la teoria dell’apprendimento sociale, secondo la quale i comportamenti violenti sarebbero frutto di modelli educativi appresi, trasmessi a livello intergenerazionale, possiamo coglierne facilmente i limiti.
Una vasta letteratura scientifica dimostra innanzitutto che non tutti i bambini cresciuti con genitori violenti e/o che abbiano subito abusi divengano poi adulti violenti, ma neppure nel caso contrario (ovvero di bambini violenti con genitori violenti), si può escludere a priori la variabile che le cause della violenza siano correlate ad altri e diversi fattori ambientali sfavorevoli.
Tantomeno è impossibile pensare di non prendere in considerazione, nell’essere umano, i fattori soggettivisia di rischio che di resilienza.
Una lettura esclusivamente sociologica, fondata soltanto sulla devianza, si traduce inevitabilmente in una forma vera e propria di “riduzionismo filosofico”, un grave problema ideologico che porta alla perdita della dimensione della complessità; l’individuo va compreso nel suo contesto e nella sua storia, e questo è terreno di specifica pertinenza della psicologia.
Non sono infatti concepibili modelli di intervento idonei ed efficaci sugli autori di violenza che non contemplino la variabile psicologica del fenomeno, la soggettività e il funzionamento della loro personalità.
Nel nostro Paese esiste una carenza profonda sull’intervento psicologico sul tema e, da questo punto di vista, quando si parla di relazioni maltrattanti, il cui meccanismo fondante è la distruzione dell’altro, occorre innanzitutto evidenziare che questo è assolutamente identico per uomo e donna.
Lo stesso termine violenza domestica, coniato negli anni ’70 e usato in modo generico dagli studiosi per indicare la violenza nella coppia matrimoniale, in cui la vittima era tipicamente la donna, oggigiorno viene utilizzato per designare qualsiasi atto di violenza tra partner, senza alcuna definizione a priori del genere dell’abusante e della vittima.
Altrettanto si può affermare per l’espressione Intimate Partner Violence (IPV), denominazione più recente, comparsa nel 2000 e maggiormente diffusa nella letteratura internazionale per connotare la violenza tra persone che abbiano, o abbiano avuto, una qualunque relazione intima (coniugi, fidanzati, partner occasionali, etc.). Ovviamente, al passo con i mutamenti sociali, non è più stato possibile concepire soltanto la coppia classica eterosessuale e la moglie tradizionalmente sposata quale esclusiva, possibile vittima dell’uomo.
Una lettura puntuale e profonda del comportamento violento, porta a identificarne le radici in due configurazioni relazionali tipiche e tra loro molto differenti, ovvero all’interno di una situazione di conflittualità di coppia molto elevata, caratterizzata dall’incapacità di separarsi, oppure in una struttura di personalità dell’autore di violenza francamente patologica. Se nel primo caso è la relazione disperante l’elemento fondante del maltrattamento, relazione che genera sofferenza e nella quale la violenza diventa l’espressione difensiva disfunzionale da un dolore antico destabilizzante che si rivive, nel secondo caso si tratta generalmente di un grave disturbo della personalità caratterizzato, secondo una chiara definizione di Caretti e Craparo del 2010, «da una condizione di aggressività istintuale e dall’incapacità di stringere una relazione oggettuale basata sulla reciprocità e sulla corrispondenza delle comuni emozioni», che conduce il soggetto ad agire una violenza unilaterale indipendentemente dalla relazione con quello specifico partner.
In conclusione, la psicologia, che per suo intrinseco mandato mai prescinde dagli individui, dalle loro relazioni, dalla loro mente e dalle loro storie, non può che negare ogni e qualsiasi definizione e/o classificazione dell’atto violento che escluda un’accurata indagine del soggetto e delle circostanze. Da ciò si evince definitivamente che l’essere umano di genere maschile nella sua generalità non umilia, picchia, o peggio ancora uccide il proprio partner poiché cela immancabilmente in sé un maltrattante, ma questo può accadere e, purtroppo accade, in condizioni specifiche e talvolta estreme che sarebbe importante imparare a riconoscere a fini preventivi, proprio perché caratterizzate da segnali precisi e ricorrenti.
Attraverso una richiesta precoce di aiuto, la psicologia può efficacemente intervenire nello spezzare la spirale della relazione violenta, così contribuendo alla diminuzione degli episodi di maltrattamento spesso ad esito letale di cui oggi constatiamo la crescita esponenziale.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Le parole per capire: Un evento contro la violenza di genere a Novi LigureUn dialogo per la consapevolezza e il cambiamento
Un incontro per riflettere e agire
Un incontro per riflettere e agire Mercoledì 27 novembre 2024, alle ore 17:30, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Civica di Novi Ligure (Via Marconi 66), si terrà l’evento “Le parole per capire”, organizzato dalla Consulta Comunale per le Pari Opportunità. L’iniziativa, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, rappresenta un momento…
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likarotarublogger · 3 years ago
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Ballo dei Debuttanti Stresa 2021, vincitrice dei Debuttanti è Viviana Cobello (MI)
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Le vincitrice dell’evento Ballo Dei Debuttanti Stresa 2021 e la vincitrice del contest fashion blogger.
Ecco le vincitrici:
Vincitrice: Debuttante 10a edizione: Viviana Cubello – Cologno Monzese (MI)
Damigella: Martina Falco – Quaregna Cerreto (BI)
Damigella: Giulia Santillo- Abano Terme (PD)
Consegnati anche premi speciali:
Dolcezza: Camilla Mela Lelio- Pallanza (VCO)
Glamour: Tonia Biondillo – Livorno (LI)
Immagine: Marta Pigola – Castellone (CR) – mio premio
Model: Jasmine Gechele – Crespi D’Adda (BG)
L’apertura della serata di Gran Gala ‘Ballo Dei Debuttanti Stresa 2021 ,un balletto delle vincitrice del Contest Official Fashion Blogger 2019-2021 :
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Miriam Bocchino- vincitrice Contest Fashion Blogger 2021
Federica Pinto-vincitrice Contest Fashion Blogger 2019.
Stefania Liberati -vincitrice Contest Fashion Blogger Calabria 2019.
Elena Rodica Rotaru-vincitrice Contest Fashion Blogger 2021.
Cavallari Carla -vincitrice Contest Fashion Blogger 2020 .
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Ballo Dei Debuttanti Stresa 2021.
È tornato quest’anno dopo uno stop dovuto ai problemi legati alla emergenza sanitaria (COVID-19)il Ballo Debuttanti Stresa 2021, un evento dalla lunga tradizione che ha alle spalle ben 26 anni di storia sulle sponde del nostro lago. Anche quest’anno l’organizzazione è stata gestita da APE VCO (Associazione No Profit Promozione Eventi Verbano Cusio Ossola) che promuove l’evento da 10 anni. Il Ballo si è svolto sabato il 30 ottobre 2021 al Regina Palace Hotel di Stresa, location molto suggestiva in stile Liberty che ben si adatta all’atmosfera magica dell’evento.
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Vincitrice Ballo Dei Debuttanti Stresa 2021 -Viviana Cubello di Milano.
L’evento organizzato da APEVCO No Profit-Ballo Debuttanti di Stresa: Giovanna Pratesi.
A volte una splendida cornice è il suggello di una giornata perfetta, come da sempre accade per l'evento Ballo Debuttanti Stresa. Altre volte la stessa splendida cornice fa da sfondo ad una tragedia che lascia senza fiato e atterriti, e ancora di più appare quasi blasfema. Ballo Debuttanti Stresa si fa promotore della raccolta fondi a favore delle vittime del disastro della Funivia di Stresa, che domenica 23 maggio 2021 ha spezzato per sempre la vita di 14 persone e solamente il piccolo Eithan si è salvato dopo aver lottato per giorni tra la vita e la morte. Perché il nome di Stresa sia ricordato non solo per il disastro, ma anche per la solidarietà. Grazie davvero a tutti coloro che vorranno contribuire. I fondi raccolti saranno destinati a sostenere il "sogno infranto" di una delle vittime, Serena Cosentino. Questa nostra scelta in quanto per il piccolo superstite, Eithan, si sono mobilitate molte iniziative e crediamo che possa già contare su un consistente sostegno per la sua vita futura. Questa giovane ricercatrice era a Verbania dal 15 marzo perché aveva vinto una borsa di studio per una ricerca sull'inquinamento da microplastiche nel Lago Maggiore. Un problema ambientale emergente per il quale la ricerca sta ancora cercando risposte. Giunta con tante speranze e tanta passione per un futuro nella ricerca, con la sua vita se n’è andata una giovane speranza per la ricerca nel nostro Paese. I contributi serviranno a incrementare i fondi destinati ad assegnare la borsa di studio ad altri giovani ricercatori, certi in tal modo di interpretare la volontà di Serena alla quale la borsa sarà intitolata in accordo con la sua famiglia.
https://gofund.me/112043ef
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Gruppo del ballo dei debuttanti di Stresa.
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Foto- Silvana Gavosto e Elena Rodica Rotaru .
Tra foto e interviste, non poteva mancare Silvana Gavosto, giornalista Mediaset, blogger, ex modella, modella presente all'evento.
Grazie mille per l'invito alla mia cara amica Elena (stilista /fashion blogger dell’evento.
Una serata molto bella, emozione nel vedere le piccole ballerine, le giovani ballerine in abiti da sposa e cavalieri ma soprattutto il gruppo di balletto 'donne in rosso' attraverso la loro danza ha trasmesso un messaggio al pubblico in sala 'Violenza contro le donne'.
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Ballo dei Debuttanti Stresa 2021, gruppo ‘’Lady’. (violenza sulle Donne)
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Silvana Gavosto , dott- Silvia Marchinini( sindaca di Verbania), Mariangela Camocardi, Elena Rodica Rotaru.
Artico di @likarotarufashion
Instagram elenarodicarotarufficial_79
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Facebook Ballo Dei Debuttanti Stresa https://www.associazioneapevco.com/
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tarditardi · 4 years ago
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11/11 Brindiamo, l'evento solidale su Godrink con Francesca Lovatelli Caetani, a favore di #nonpossoparlare e Save The Woman
Lions Club Sanremo Matutia Service presenta, l'11 Novembre, alle 20,15,  "Brindiamo", evento Live solidale a sostegno del progetto #nonpossoparlare e a favore dell'associazione Save The Woman sulla piattaforma Godrink con la presenza della giornalista Francesca Lovatelli C.Caetani. Il progetto è patrocinato anche dal Distretto Leo 108ia3, a capo del progetto di sensibilizzazione Leo 4 Women. La quota partecipazione è di 10 euro; l'evento on line durerà 1h30 circa e si svolgerà in diretta streaming Online sulla piattaforma FB. Il link per iscriversi all'evento è:
http://www.godrink.it/event/view?id=326
Dopo l'iscrizione ogni persona riceverà un link di accesso per accedere alla piattaforma. Durante la serata ogni ospite porterà con sé un calice di vino da lui scelto.
Interverranno all'evento il Presidente Lions Club Sanremo Matutia, Gianni Ostanel, che presenterà il Service Lions Sanremo Matutia, la finalità della raccolta fondi, la Presidente dell'associazione SAVE THE WOMAN, Rosella Scalone, che esporrà il progetto e come verranno destinati i fondi raccolti e la Dottoressa Roberta Rota. Moderatrice della serata la giornalista Francesca Lovatelli C.Caetani e il Sommellier Maurizio Gullotti che, dopo gli interventi, intratterrà gli ospiti raccontando la storia dei vini da loro scelti per brindare.
"Dato che non ci possiamo riunire con i nostri soci e fare attività da club, stiamo iniziando a sviluppare eventi on line"-dice Gianni Ostanel, Presidente Lions Club Sanremo Matutia-"la psicopedagogista Roberta Rota ci ha indirizzato e abbiamo, quindi, deciso per un service on line per dare aiuto, come sempre, alle persone che hanno bisogno".
Quest'anno, a livello nazionale, il Club si è occupato di ambiente, l'anno scorso, invece, di diabete infantile; "Matutia e Host hanno in comune un service"-aggiunge il Presidente-"a Sanremo vicino alla pista ciclabile sul mare c'è il giardino di Melvin Jonesche avrebbe dovuto essere sistemato e piantumato e curato. E' dedicato al Presidente Lions Americano Melvin Jones, che nel 1917 costitui' il Lions Clubs International. Fu grazie alla sua dinamica leadership che i Lions clubs acquisirono il prestigio necessario per attrarre persone interessate al bene comunitario, e ciò non era di poco conto in una città come Chicago, famosa in quegli anni per la sua unicità ; purtroppo con la pandemia non abbiamo potuto occuparcene in toto, così come organizzare i nostri tornei di golf o tennis. Per non restare fermi, quindi, ci lanciamo sull'on line, il giorno 11 novembre contro la violenza sulle donne, il 30, invece, contro bullismo e cyberbullismo". Il club, che da sempre è attento all'impegno sociale su varie tematiche, è nato 32 anni fa, prima era composto solo da donne, , poi sono subentrati gli uomini, Ostanel è stato già Presidente durante il 25esimo anno, tornando ad esserlo a distanza di 7 anni; quali vini preferirà il Presidente? "Sono un appassionato, ma non un esperto; durante gli eventi solidali di godrink brinderemo con vini rossi, ma anche qualche liquore, ma la cosa importante resta la passione per l'impegno sociale".
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radiotusciaevents · 11 days ago
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Il canto delle sirene: musica e danza unite contro la violenza sulle donne
Listen to Il canto delle sirene contro la violenza sulle donne byRadio tusciaevents on hearthis.at   Il canto delle sirene: musica e danza unite contro la violenza sulle donne Un evento imperdibile sta per prendere vita a Viterbo: il 7 febbraio alle ore 17:30, l’auditorium dell’Unitus ospiterà “Il canto delle sirene“, una manifestazione canora a passo di danza pensata per sensibilizzare il…
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paoloxl · 6 years ago
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Nell’anno appena trascorso Non Una di Meno è stata protagonista di un grande percorso di affermazione politica che ha travalicato i segnali già incredibili raccolti negli anni precedenti. L’abbiamo detto fin dall’inizio e lo ripetiamo con sempre maggiore convinzione: la rivoluzione sarà femminista e transfemminista, o non sarà. Ne troviamo conferma nella nostra quotidianità, nelle lotte che attraversiamo, nelle relazioni, sui luoghi di lavoro, in casa e per le strade: negli anni precedenti. La prospettiva intersezionale che stiamo cercando di costruire e praticare è imprescindibile per trasformare le nostre vite e il mondo che ci circonda.
Le assemblee territoriali si sono moltiplicate e ampliate, crescendo non solo nei numeri, ma soprattutto nella capacità di innescare processi di soggettivazione e lotta. Lo stato di agitazione permanente non è stato solo uno slogan: dal corteo che ha attraversato Verona il 13 ottobre, in opposizione al duro attacco sferrato dall’amministrazione locale alla salute e all’autodeterminazione delle donne e di tutte le soggettività Lgbtqia+, alla giornata di mobilitazione contro il ddl Pillondel 10 novembre; dalla marea che si è riversata a Roma il 24 novembre, in occasione della giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere, al percorso di costruzione dello sciopero transfemminista globale; dalla tre giorni Verona Città Transfemminista, durante la quale, con un corteo oceanico, abbiamo reagito alla violenza del World Congress of Families, alle centinaia di iniziative, lotte, percorsi che riempiono la quotidianità dei tantissimi nodi locali di Non Una di Meno.
Questo movimento ha aperto uno spazio di azione sociale e politico non identitario che si oppone con la sua forza globale a tutti i governi neoliberali, misogini, omolesbobitransfobici e razzisti, con i quali non potrà mai scendere a patti. Sono sempre più frequenti e sdoganati gli attacchi alla libertà e alla vita stessa di donne, soggettività lgbtqia*, migranti, di tutte le persone che, con le loro lotte, travalicano ruoli e confini e rifiutano quotidianamente di stare al posto che è stato loro assegnato. Il movimento femminista transnazionale si oppone all’ascesa delle destre reazionarie che stringono un patto patriarcale e razzista con il neoliberalismo: dall’Argentina all’Ungheria, dall’Italia alla Polonia, le politiche contro donne, lesbiche, trans*, la difesa della famiglia e dell’ordine patriarcale, gli attacchi all’aborto vanno di pari passo con la guerra aperta contro persone migranti e razzializzate.
Fin dal Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere, abbiamo riconosciuto il carattere strutturale della violenza patriarcale, radicata nelle gerarchie di potere che plasmano la società. Una violenza che attraversa tutti gli ambiti delle nostre vite, intersecandosi e rafforzandosi con altri sistemi di oppressione. Lo riscontriamo negli stupri sistematicamente subiti dalle donne migranti nei loro viaggi, nella coercizione del permesso di soggiorno legato al matrimonio, nelle molestie sul lavoro che si moltiplicano sotto il ricatto della precarietà, nei tagli al welfare che aumentano il carico di lavoro domestico e di cura gratuito o ipersfruttato per le donne, nel sistema di produzione insostenibile basato sull’abuso di corpi umani e non, territori e del pianeta stesso.
Una delle nostre risposte più incisive a tutta questa violenza è lo sciopero transfemminista globale: una giornata di sottrazione dal lavoro produttivo e riproduttivo, dal consumo, dalle imposizioni dei generi. Il valore dello sciopero femminista non risiede soltanto nell’aver riattivato una pratica che negli ultimi anni aveva perso di senso e significato, allargando la prospettiva oltre la dimensione vertenziale e concertativa classica. La sua forza dirompente sta anche, e soprattutto, nell’aver rivoluzionato un processo, scardinato gerarchie e verticalità e promosso una pratica dal basso che parte e prende forma dalle persone come soggettività individuali e collettive.
Lo sciopero non è solo l’otto marzo, ma vive in un processo globale e quotidiano che amplifica ogni presa di parola singolare e locale, un grande esercizio di messa in discussione personale e collettiva, in cui ogni istanza e ogni soggettività deve trovare posto, spazio di visibilità, diritto di esistenza, parola e voce. Dopo aver gridato insieme “D’ora in poi l’otto marzo sempre” in quella giornata, non siamo disposte a tornare ai ruoli che ci sono imposti. La vera scommessa è che l’azione di sottrazione diventi esperienza quotidiana, che la forza globale dello sciopero sia tanto dirompente da innescare pratiche di ribellione, liberazione, trasformazione radicale del mondo e delle nostre vite. Per avanzare in questa direzione, dobbiamo interrogarci su come lo sciopero possa esprimere la sua dimensione tanto politica quanto sociale, riuscendo contemporaneamente ad affrontare le questioni più sentite nei luoghi di lavoro, un grande esercizio di messa in discussione personale e collettiva, in cui ogni istanza e ogni soggettività deve trovare posto, spazio di visibilità, diritto di esistenza, parola e voce.
Se parliamo di un processo globale è perché nei fatti già esiste un movimento femminista transnazionale, che ha fatto dello sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo, dal consumo e dai generi, la sua forza e il suo tratto distintivo. Ogni azione di Non Una di Meno, dalle grandi manifestazioni nazionali alle tantissime iniziative locali, è parte di questo percorso, traendone forza e rafforzandolo allo stesso tempo. A tre anni dalle prime chiamate allo sciopero, dobbiamo ora interrogarci su come la dimensione transnazionale di questo movimento faccia la differenza a livello locale e su come rafforzare le relazioni che stringiamo a livello globale, facendo sì che i momenti di incontro e confronto non si limitino a creare alleanze tra movimenti, ma mettano a tema questioni politiche e lotte che travalicano necessariamente i confini nazionali.
Da tre anni questi obiettivi ci pongono di fronte a un’altra sfida: immaginare e costruire pratiche, forme di lotta e di comunicazione politica, modalità di autorganizzazione se non completamente nuove, quanto meno capaci di mettere in discussione i modelli più tradizionali dell’agire politico. Se siamo il metodo che scegliamo di darci, la scelta di essere una rete femminista e transfemminista ci interroga su cosa significhi partire da noi per rendere politica e collettiva un’esperienza soggettiva. Per questo vogliamo riflettere sulle pratiche con cui costruiamo le nostre lotte, sulle relazioni che intessiamo, sul tipo di comunicazioneche produciamo, sul rapporto con istituzioni, mezzi di comunicazione, organizzazioni politiche.
Lo sciopero, la comunicazione/organizzazione e la dimensione transnazionale saranno quindi in sintesi le questioni che affronteremo insieme durante l’assemblea nazionale di Non Una di Meno che si terrà a Torino l’1 e 2 giugno prossimi. I momenti di lavoro e confronto saranno aperti e liberamente attraversabili, perché tutte, tutti, tuttu sono Non Una di Meno, perché il contributo di persone nuove e l’apertura della nostra rete è uno degli aspetti più importanti che ci contraddistingue e che vogliamo continuare a costruire con forza.
Ci vediamo a Torino! Ancora e sempre saremo marea!
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Leggi le info logistiche sull’Assemblea nazionale
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