#Le Donne in Rosso
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“Scarpette Rosse”: Un Evento Culturale contro la Violenza sulle Donne a Savignano sul Rubicone
Il 25 novembre 2024, la Sala Polivalente Salvador Allende ospita una serata di riflessione con mostre, letture e performance artistiche per sensibilizzare sulla violenza di genere.
Il 25 novembre 2024, la Sala Polivalente Salvador Allende ospita una serata di riflessione con mostre, letture e performance artistiche per sensibilizzare sulla violenza di genere. Il 25 novembre 2024, nella Sala Polivalente Salvador Allende di Savignano sul Rubicone, si terrà l’evento culturale “Scarpette Rosse”, promosso dall’Associazione Il Richiamo A.P.S.. L’incontro, patrocinato dal Comune…
#Alex Magnani#arte e violenza sulle donne#Associazione Il Richiamo A.P.S.#Catia Massari#empowerment femminile#eventi culturali Savignano#evento contro la violenza sulle donne#fiaba inuit#giornata internazionale 25 novembre#giornata internazionale contro la violenza sulle donne#La Donna Scheletro#La Fucina del Tempo#Le Donne in Rosso#lettura poetica#lotta alla violenza#Lucie Ferrini#Mostra di Pittura#Parità di genere#performance teatrale#poesia contro la violenza#Poesia Sociale#prevenzione violenza donne.#Rinascita Donne#Savignano eventi#Savignano sul Rubicone#Scarpette Rosse#sensibilizzazione violenza di genere#Storie di donne#teatro contro la violenza#teatro e arte sociale
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ho un'età che mi permette di assistere alla forma adulta di chi ho visto essere bambino e questo vuol dire che questa fase per me è passata, ma riesco a prenderne coscienza soltanto attraverso l'evoluzione di altri perché io mi sento sempre la stessa, neanche un centimetro spirituale in più. ancora più straziante è guardare invecchiare le giovani figure adulte che hanno costellato la mia infanzia o adolescenza. zia si è fatta la tinta bianca ai capelli, li ha sempre avuti scuri, soltanto dodici mesi fa era mora. in un anno li ha schiariti sempre di più fino al bianco. dice che è stanca di fare la tinta ogni mese, lascerà che i suoi bianchi naturali crescano confondendosi con il nuovo colore. e poi forse non metterà più lo smalto e neppure il trucco il sabato sera. la vecchiaia quindi è l'abbandono del superfluo? o è l'abbandono di sè stessi? la tinta è davvero così superficiale oppure è un atto di resistenza? forse non sempre, forse qualche volta. questi movimenti viscidi del tempo che striscia lungo i pilastri solidi della mia esistenza mi mettono a disagio. probabilmente perché li sento anche addosso. probabilmente perché senza accorgermene sono diventata un pilastro della mia stessa vita anche io. probabilmente perché mi sento violata, impotente, non come uno stupro, è una violenza diversa, una violenza dolce, subdola, ingannevole, inesorabile. forse sono in ritardo, forse è troppo tardi per tante cose, forse gli altri sono in anticipo, forse si sentono in ritardo anche loro. da giovane la mia bisnonna aveva sempre uno zigomo gonfio, o un occhio nero, o una frattura da qualche parte. poi suo marito è morto e lei ha iniziato a mettere il rossetto, i gioielli e il profumo. io ero bambina, molto bambina, la ricordo come una delle donne anziane più eleganti che io abbia mai visto. è morta sulla soglia dei cent'anni con le labbra rosse, non è mai stata in ritardo. credo che la resistenza si manifesti sempre di rosso. vorrei passare lo stesso colore sulle mie labbra, per firmare queste parole con un bacio stampato sul foglio, ma il tempo della carta è passato
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Ho sentito dire spesso che le donne sono come il vino: invecchiando migliorano.
Ma non basta.
Le donne sono come il vino, perché se non te ne intendi, ti sembrano tutte uguali.
Perché riesci solo a distinguere una bionda da una bruna, come un rosso da un bianco.
Perché ti fidi di una frizzante e leggera come di uno spumantino, ma poi ti taglia le gambe.
Perché fai fatica a mandar giù una complessa e rompipalle come un rosso strutturato, ma al secondo sorso, ti accorgi che ti scalda la bocca e il cuore.
Le donne sono come il vino e io sono un rosso barricato.
S. C. Bonomi
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Dolcezza? No, grazie!
Brava: è così che mi piaci! Sai che sei la mia schiava, che mi piace vederti girare nuda per casa, pronta a soddisfare eventuali mie voglie. Le catene te le toglierò più tardi, quando ti donerai tutta a me. Perché accontentare i miei desideri deve essere di fatto la tua preoccupazione principale, il tuo vero lavoro: perché tutto quello che fai durante il giorno per tenerti impegnata, per guadagnarti da vivere, come pensiero deve venire soltanto dopo il mio piacere. E il tuo corpo è il mio giocattolo preferito. Assolutamente. Devi curarlo ed essere sempre in forma, scattante per farmi godere appieno. Certo che potrai sempre continuare a mangiare a tavola assieme a me: perbacco! Si, sono il tuo padrone, però sono anche un uomo generoso, lo sai. Ma ora mia dolce sottomessa preparati per prendere il digestivo che tanto ti piace. Più ne bevi, più io godo. E tanto più ne produrrò per te: l'esercizio sviluppa l'organo e la funzionalità delle ghiandole preposte.
Finita l'eiaculazione infatti, il processo di produzione del seme maschile riprende immediatamente e viene completato dopo circa 20 minuti. Vieni qui e fammi sentire se sei già bagnata, bricconcella! Aaah… ci siamo, godi al solo tocco delle mie dita. Sdraiata a pancia in sotto, sulle mie gambe, ora divarica un po’ le natiche, alza le natiche verso di me… ecco: fatti un po’ in avanti e lasciami sentire anche il tuo bellissimo culo a che punto sta… Si: sento che sei cotta a puntino e fremi di passione. Mi vuoi. Ora muovi il tuo cazzo di culo, puttana di una donna sposata. Dai, vai in camera mia e preparati. Lubrificalo per bene, che arriverò fra un po’. Voglio trovarti languida, completamente aperta, profumata di pulito, ben oliata e soprattutto assetata. Placherò la tua arsura, come primissima cosa: so che non aspetti altro che attaccarti al mio uccello e succhiarmelo. Poi proseguirò umiliandoti in mille maniere e costringendoti a subire il mio trattamento molto rude e spartano.
Solo tu resisti da anni ai miei giochi senza un lamento. Perché soffri, piangi ma… vieni! Questa cosa non cessa di stupirmi e di gratificare il mio ego di maschio. Ti adoro, schiava. Sei l'unica puttana che desidero avere nel mio letto. A mia completa disposizione, ogni volta che vorrò. Durerà fino a che non mi stuferò. È sempre stato così, con le mie donne. Però stai tranquilla, schiava: ormai hai capito che di te probabilmente non mi stancherò mai. Forse. Vedremo in seguito se te lo meriti, il mio amore ossessivo per te. Porca miseria: sto invecchiando e affiorano tratti di dolcezza e generosità prima insospettabili, nel mio carattere di orso scorbutico e stronzo. Gongoli e ti infili sempre più nei miei punti deboli. Maledetta…Perché sai bene che mi piace troppo toccarti, strizzarti, trattarti come un puro oggetto sessuale. Ma soprattutto farti venire! Non c'è gusto a godere di una donna senza far divertire anche lei.
Non si fa: se non sai cavarle fuori il nettare, non te la meriti. È forse la parte più bella. Sai anche che amo la tua pelle morbida e che mi soggioga totalmente il tuo odore. E che il sapore dei tuoi seni è migliore di quello del miele d'acacia, per la mia lingua. Adoro vederti lusingata e contenta della mia voglia di te. Mi piace soprattutto quando abbassi gli occhi e arrossisci, se solo ti guardo le gambe con insistenza e a seguire non resisto: te le allargo e ti metto una mano nella fica. O quando ti do delle sonore pacche sul culo. Perché lo voglio vedere rosso. E molto caldo, prima di infilarmici dentro per goderne. Provi un bel po’ di dolore quando ti inculo d'un colpo, ma ti offri comunque tutta a me. Senza fiatare, anzi: bramosa di altre punizioni. È bravissima, la mia puttana. E vabbè: oggi eccoti il regalo. Non te l'aspettavi un anello così, eh? Si, mi costa una fortuna, ma te lo sei guadagnato. Cazzo: non piangere.
E basta co’ ste braccia al collo e i baci sulle guance! Dai troia: datti da fare adesso. Inginocchiati, inizia a lavorare di lingua e a ciucciarmelo. Ecco, da brava: per prima cosa scopri sempre il tuo seno e offrimelo da accarezzare. O pizzicare e torturare. Ora succhia, mentre ti strizzo i capezzoli e i tuoi occhi lacrimano di rabbia e dolore. Oooh… che tiraggio, che avidità… siii… cosiii… Al contrario della maggior parte degli uomini, a me ogni tanto piace sentire i denti che scorrono sull'asta o che mi mordicchiano il glande. Perché adoro sapere che rischio, che ho l'uccello nella bocca della tigre selvaggia che ho domato e resa docile. Aaaaah… ecco che sborroooo… godoooo… bevi, troia! Ingoia ogni fiotto rapidamente e continua a tenere tutta la mia verga in gola… siii, cosiii… dai succhia ancora… aaaah! Ora che fai con quel dito tra le mie natiche? Ooooh… siiii! Sei proprio una gran troia… Continuo a sborrare dentro di te… brava la mia puttana… succhia, che fa un po' potrai tornare a casa da tuo marito e dai tuoi figli...
RDA
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Credo che in questo fandom ci siano persone che seguono le vicende di S e C dall’inizio. Potrebbero collaborare a fare un album fotografico di tutte le ragazze che sono state affibbiate a Sam e vedere come il metodo si ripeta continuamente. La linea che chiamerei “ direttiva “ è ogni volta corredata da vari avvenimenti collaterali. Siamo partiti con una attrice passando per intrattenitrici , figlie di personaggi importanti modelle e ora sportive . Mi convinco sempre più che l’ideatore o gli ideatori di questi amori massmediali siano gli stessi del 2016.Nessuno degli Antis si preoccupa della vita di Caitriona: lei ha diritto alla sua privacy mentre Sam decisamente no.Sam cosa faresti per amore? gli è stato chiesto, tutto farei tutto., ha risposto E sta facendo proprio di tutto per proteggere chi ama.D’altronde se così non fosse queste donne sarebbero apparse al suo fianco in molte occasioni pubbliche essendo lui single alla ricerca del vero amore . Questa noiosa ripetitività come non può colpire anche quelli del lato opposto? E se posso fare un’osservazione S in questi ruoli non recita affatto bene .Una cotta, una passione o anche solamente un’attrazione fisica ti rende felice. Qui non vedo niente di scoppiettante , solo una coppia che sembra clandestina quando l’obiettivo è quello di essere pubblica. Se sei felice non lo puoi nascondere! Scusa la lunghezza di questo intervento ma sono cose talmente assurde e così poco interessanti!!!
Dear @findanserwers,
Sempre un piacere leggerti. Sai, a volte tutta questa farsa mi fa pensare a uno dei nostri programmi di giochi preferiti, su Rai Uno - Affari Tuoi (lo so, lo so, eh? 🤣). Non si sa mai cosa porterà con sé il prossimo pacco - forse un blu, un rosso, forse il Dottore chiamerà 👽... Ma puoi sempre scommettere che l'avidità di denaro e d'attenzione dei 'pacchisti' li terranno lì finché non avranno esaurito tutte le loro possibilità. Boh, anche se sappiamo che gli schemi continuano ad andare avanti, c'è sempre questo strano, quasi perverso senso di anticipazione.
Scrivi:
'I think we have, in this fandom, people who follow S&C's adventures since the very beginning. They could all collaborate and make photo album with all the girls who have been associated with Sam and see the pattern repeating itself over and over again. The line I would call 'directive' is every single time accompanied by all sorts of side events. We started with an actress, passing through entertainers, daughters of important people, models and now athletes. I am increasingly convinced that the creator or creators of these media love stories are the same as in 2016. None of the Antis care about Caitriona's life: she has the right to her privacy, while Sam definitely doesn't. Sam, what would you do for love? he was asked. I would do everything, he answered. And he is doing everything to protect the people he loves. On the other hand, if this were not the case, these women would have appeared at his side on many public occasions as he is officially single and in search of true love. How can this boring repetitiveness not also affect those on the opposite side? And, if I may make an observation, S doesn't act well at all, in these 'roles'. A crush, a passion or even just physical attraction makes you happy. I don't see anything flashy here, just a couple that looks clandestine, when the obvious goal would be to show off freely in public. If you are happy you can't hide it! Sorry for the length of this post but these things are so absurd and so uninteresting!!!'
Isn't it strange that, even if we know it so well, by now, we keep on following all this #shitshow every single time, as if somehow, something might turn out different?
Except it doesn't really, does it? TMcG will always look like he is about to have dental surgery (plus now wearing more make up than Berlusconi or Tutankhamun ever did) and S will always look nervous (who, in their right mind, would think biting his finger was sexy?!), out of place and even sometimes borderline rude. Organic, my foot: I am ready to accept one of their stories might look bizarre and manufactured as fuck, but BOTH? At the SAME TIME?
Yeah. And pigs fly.
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la bottiglia
quella sera avevo tante cose da fare e restai in bottega fino a tardi.
nonostante l'estate allungasse le giornate, fuori iniziava già a imbrunire. capii quindi che doveva essere già passata anche l'ora di cena; non serviva neanche guardare l'orologio.
fu in quel momento che, tutto trafelato, entrò dalla porta un grosso signore, vestito con uno strano gessato marrone. era grottesco in quel vestito che, nonostante fosse di buona fattura, gli cadeva malamente addosso, complice il fatto che era palesemente di una taglia più grande.
«buonasera buon uomo», mi disse, «vorrei una bottiglia di buon vino; sa, uno di quelli da bere in compagnia. e poi un'altra di un vino ancora più buono, da bere da solo.»
benchè avessi voglia di andare via, la richiesta mi incuriosì tanto che dissipò la mia premura. sorridendo presi due bottiglie: una dal ripiano in basso e una dallo scaffale alto, piena di polvere.
«ecco... vede, questo è un vino fresco e amabile che è un piacere bere in compagnia, soprattutto nelle serate estive, mentre questo...» con la mano pulii l'etichetta coperta di polvere «... mentre questo è un vino che non perdona, è corposo e di buona gradazione. nella dose giusta i ricordi scorreranno come un fiume, ma se il fiume dovesse essere troppo tumultuoso... un altro bicchiere farà calmare le acque e piombare tutto nel buio.»
mi ringraziò, pagò velocemente e poi andò via.
pochi giorni dopo, stavolta nel tardo pomeriggio, lo vidi entrare di nuovo, come la prima volta con il suo consueto passo svelto, e subito mi abbracciò, nonostante io fossi dietro il bancone, quasi sollevandomi da terra.
«amico mio... grazie! L'altro ieri con amici ho bevuto il primo vino che mi hai consigliato, le lingue si sono sciolte e le risate scorrevano... davvero, siamo stati bene... ma poi ieri» continuò senza darmi modo di rispondere «... ieri ho assaggiato l'altra bottiglia ed è andata proprio come hai previsto tu, la memoria e i pensieri si intrecciavano e...»
a briglia sciolta iniziò a raccontarmi della sua vita e io, senza fare un fiato, presi un'altra bottiglia dal ripiano alto, la stappai e ne versai due bicchieri. Più i bicchieri si svuotavano, più la mia piccola bottega si riempiva dei suoi ricordi e di immagini che sembravano dipinti da un pennello intinto nel rosso del vino...
mi raccontò delle sue donne... di A., la donna che aveva sposato ancora acerbo, e che adesso «neanche più un bacio... da mesi», ma andava bene così, erano bravi genitori, e le cose funzionavano, e tanto gli bastava. come soldati nella stessa guerra, ognuno copriva le spalle all'altro pur sapendo dei peccati commessi.
e mi parlò di S., la ragazza ora cresciuta che ancora lo vedeva come un principe azzurro, mentre lui a ben vedere tutto sembrava, ma certamente non questo. e continuò con M., bella e giovane in cerca di se stessa, che si sarebbe concessa a lui ma che insomma... nonostante la testa veloce e la parlantina spigliata, con lui, oramai alla soglia dei 50 anni, avrebbe formato una coppia grottesca.
i suoi occhi poi si fecero sereni mentre parlava di L. mi parlò di lei con un sorriso sincero, lasciandosi andare a un «chissà cosa poteva essere»... fantasticò un po' con gli occhi fissi e poi aggiunse «lei adesso sta bene... e questo per me è abbastanza».
mi disse che a metà della bottiglia, ieri sera, aveva chiamato R. per ridere come scemi, e l'aveva sentita serena, rifiorita e libera, finalmente. erano stati importanti l'uno per l'altra, più amici che amanti, ed era bello avere una persona con cui non avere vergogne, ridere e potersi confidare.
poi si fermò un attimo e notai subito un cambiamento nella sua voce, ma quasi come a volersi togliere un peso dal cuore, subito mi parlò di C., la sua principessa guerriera che è infine uscita dal suo buio e che adesso ha trovato il coraggio di andarsene. e anche se lui adesso si sente buttato via, come una candela che non serve a nulla alla luce, in verità ne è davvero felice, perché la vede finalmente camminare nel sole dopo tanta pioggia. e anche se sono condannati ad una eterna danza in punta di spada, danzano insieme, sanguinano insieme, ma ridono, perchè stare vicini vale il dolore.
gli versai un altro bicchiere e restai ad ascoltare in silenzio poi chiesi
«… e quale di queste hai amato?»
«tutte» rispose senza esitazione, «un me diverso, in un diverso tempo, ha amato ognuna di loro, anzi, ama ancora ognuna di loro. Le ama pacatamente, nell'unico modo in cui sono capace, con un cuore senza eccessi. ma amico mio, non passa giorno in cui io non ringrazi il destino per tutte le occasioni che mi ha dato, anche per quelle che non ho avuto la forza o il coraggio di cogliere, e soprattutto per tutti i sorrisi che mi ha fatto scoprire...
...per le donne speciali, che il fato ha messo sul cammino di un uomo ordinario.»
detto questo, vidi di sfuggita i suoi occhi lucidi, finì il vino nel bicchiere con un grande veloce sorso, e prima che potessi controbattere si avviò fuori, zittendomi con un secco «grazie».
tutto sembrava irreale in quel pomeriggio, mi fermai un attimo, come rapito dalle ombre che si allungavano. quindi rassettai e misi a posto i bicchieri e poi... poi guardai in alto, sullo scaffale.
era rimasta solo una bottiglia. forse per me.
@alessandrom76
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Dipinto "Il gile' rosso" 1955
di Françoise Gilot
L’unica donna che lasciò Picasso
Era il 1943 e Françoise Gilot stava pranzando insieme a un’amica. Pablo Picasso la vide e rimase folgorato dalla sua bellezza. Le offrì un cestello pieno di ciliegie rosse. La giovane Françoise aveva quarant’anni meno di Picasso (lei ne aveva 21, lui 61), ma s’innamorò di lui e divenne la sua amante e musa. Rimase accanto al pittore per dieci anni, ne ebbe due figli, Claude e Paloma, ma alla fine decise di averne abbastanza del suo ego smisurato e lo lasciò. Fu l’unica delle donne di Picasso ad avere il coraggio di troncare la relazione. Nel 1953 Gilot se ne andò, ma prima il pittore le rivolse una minaccia: «Se pensi che la gente avrà interesse per te, ti sbagli di grosso: nessuno si curerà di te in quanto tale, saranno solo curiosi della persona che ha condiviso la mia vita». In realtà Picasso si sbagliava: Gilot è, tutt’ora, una pittrice nota negli ambiente artistici. E ha pure raccontato gli anni trascorsi insieme a Picasso in un libro, La mia vita con Picasso, libro di cui il pittore cercò in tutti i modi di bloccare l’uscita
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Ricordami
come un uccellino caduto inavvertitamente da un ramo e destinato al cielo.
Ricordami come il profumo dell’aria dopo la pioggia nel bosco, quando i monti svettano all’improvviso e riesci a scorgere la neve eterna o come il sale spumeggiante del mare il mattino presto, quando nessuno ha ancora calpestato la sabbia e puoi vedervi le impronte dei gabbiani di notte.
Ricordami come la visionaria che si amalgamava a fatica nella vita ordinaria, fragile come un cristallo ma i cui cocci caduti ti faranno sanguinare.
Ricordami come un vento che ti porta avanti nell’estate e ti solleva rinfrescandoti le membra per un sole troppo deciso o come la pioggia che cadrà lenta nelle giornate buie in cui vedrai le luci delle case degli altri e il silenzio della tua sarà assordante.
Ricordami come un miraggio scampato alla morte e per questo così fragrante ,risentimi nel profumo del pane fresco e nelle piccole cose che nessuno vede , nei passi sul selciato che scricchiolano e restano nelle tue scarpe perfette, nei tuoi programmi che finalmente adempirai. Ricordami come queste foglie che sembrano tramonti caduti anche quassù dove i colori non riescono a filtrare e restano prigionieri di nuvole che anneriscono i polmoni e la vita. Ricordami in tutti i paesaggi e persone incontrati, in tutti i silenzi che ho riempito del suono monotono delle mie solite parole, ricordami quando il muschio sarà del verde uguale ai miei occhi e il cielo assumerà il colore dei miei capelli annegando il rosso nascosto tra i panorami che incontrerai lungo le tue nuove strade. Ricordami come il silenzio del mattino quando il cuore batte all’impazzata e i pensieri fanno paura, come una bestemmia che fa male e come un tempio spoglio che continua a brillare davanti al mare blu indaco che abbiamo tanto respirato e percorso insieme anche se tu non c’eri mai. Ricordami come la solitudine, come la folla anonima, come il grigio che imbianca i tuoi capelli a sancire il tempo che perderemo, ricordami come il sonoro di un film muto e nei gesti consueti che avrai , il suono della tua voce e i cassetti del tuo armadio vuoto .
Ricordami
come un‘emozione che credevi scontata o finita, come un ritornello che continui a canticchiare nonostante tutto, tienimi stretta alle tue bugie e al corpo di tutte le donne alle quali dirai le cose che hai già detto a me. Ricordami nell’impeto dell’inizio e nella spossatezza della fine, nel cerchio della tua ombra quando cammini solo e non hai più al fianco il nulla cosmico che ti cercava, ricordami in tutte le vetrine che non guarderai e nella crema che a Natale non assaggerò e sarà sulla lingua di qualsiasi altra donna che continuerai a chiamare con il mio nome.
Tatiana Andena 2022
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Quel garofano rosso infilato nell’occhiello
Nel maggio del 1945, quando nel mondo intero, nelle strade e nelle piazze di tutte le città liberate, si festeggiava la fine della guerra e si esultava per la Liberazione, ho vissuto i momenti più tragici e dolorosi della mia adolescenza. Avevo 14 anni.
Una cappa di terrore e di angoscia era calata sulla mia italianissima città e sulla sua italianissima gente. Ho visto colonne di finanzieri, carabinieri, soldati di tutte le armi, uomini e donne, transitare laceri, sporchi, affamati e assetati, avviati verso chissà quale destino. Erano scortati da soldataglia rozza e ignorante, con la stella rossa sul berretto e armata fino ai denti che sbraitava urlando in una lingua che non conoscevo, ma sapevo essere slava. Erano le avanguardie dell’esercito di Tito che, a marce forzate, avevano raggiunto Fiume combattendo. Tito aveva spinto le sue truppe a occupare il più presto possibile quanto più territorio italiano possibile, in quanto le sue mire espansionistiche ipotizzavano il confine tra l’Italia e la sua Jugoslavia, sull’Isonzo. Voleva Trieste, Udine, Gorizia e tutta quella parte di Venezia Giulia che lui definiva impropriamente “Slavia veneta”.
Ho saputo di “giudici popolari” semi-analfabeti che decidevano, a guerra finita, della vita e della morte di persone il cui unico delitto, molto spesso, era solo quello d’essere italiani. Condannati da tribunali del popolo costituiti in fretta e furia e composti da gente qualsiasi, purché di provata fede comunista.
I primi giorni dopo l’occupazione della mia città (il 2 maggio del 1945) con le liste di proscrizione già preparate, iniziava il calvario degli italiani. Arresti, deportazioni, infoibamenti. Anche nella mia famiglia si piange uno scomparso, prelevato la mattina del 4 maggio da casa e di cui non si è saputo più nulla. Probabilmente, come tanti altri infelici, avrà vissuto gli ultimi istanti della sua vita soffocato dall’angoscia sull’orlo di una foiba.
La guerra era finita, ma vivevamo ancora nella ristrettezza e nel terrore: parlare, lamentarsi era pericoloso, criticare il regime poteva costare la vita o la deportazione. Essere italiano era una colpa e molti, anche da me conosciuti, amici di mio padre, vicini di casa, ex questurini, impiegati pubblici, professionisti, insegnanti, vigili urbani, dipendenti comunali ecc., erano considerati èlite e quindi fascisti e nemici del popolo.
Il 1.mo maggio del 1948 mio padre decise di scendere al bar sotto casa, per trascorrere qualche momento di svago. Fu avvicinato da un individuo, palesemente ubriaco e conosciuto da tutti come uno sbandato, che gli infilò un garofano rosso nell’occhiello. Mio padre (che non volle mai iscriversi al partito fascista) non gradì il gesto di quell’individuo che fino a pochi giorni prima aveva scondinzolato dietro ai tedeschi, raccattando i loro avanzi e facendo il buffone, qual’era. Si tolse, quasi di nascosto il garofano e lo appoggiò sul tavolo. Questo gesto gli costò una denuncia e un mese di lavori forzati (denominati “lavoro rieducativo”) che scontò nel carcere cittadino, segando legna da ardere in coppia con un altro detenuto, muniti di un segaccio da boscaiolo di grandi dimensioni per dieci ore al giorno. Seppe dopo, da un vicino di casa, ufficiale della milizia popolare in quanto studente di scuola superiore, che il tribunale lo aveva accusato di “scarsa simpatia per il partito��. Se l’accusa fosse stata “nemico del popolo” avrebbe corso il rischio di finire in una foiba.
A settembre riaprirono le scuole. Avevo finito in modo fortunoso la terza d’avviamento commerciale e non potevo continuare la scuola in lingua croata. L’autorità cittadina escogitò, per noi italiani, una forma insolita: al mattino a scuola, al pomeriggio in fabbrica a lavorare. Fui mandato al Siluruficio Witheead, (vanto della mia città e del mio paese) al reparto meccanici, aggiustaggio, revisione motori, fonderia e torneria. Alla fine dell’anno 1947/48, non ebbi documento ufficiale. Solo un libro il cui retro di copertina riportava una semplice dichiarazione di frequenza.
Nevio Milinovich, esule da Fiume
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Scegliete amici, amanti e amori che siano ali forti con cui spiccare il volo, che vi aiutino a nascere, pure quando nascere fa male, per scoprire chi siete davvero, per rendervi persone migliori. Scegliete chi vi rimprovera per troppo affetto, invece di chi vi consola per convenienza. Chi vi affronta a muso duro, vi urla a dosso e alla fine resta. Scegliete chi non vi incatena all'immobilità del suolo, ma disegna per voi un altro pezzo di cielo. Chi non fa promesse e poi le mantiene. Chi tradisce le aspettative, perché non c'è altro modo di onorare la vita, nella sua magnifica imperfezione. Chi vi cambia gli occhi, o ve li restituisce per la prima volta, mostrandovi un modo diverso di guardare. Scegliete chi vi spinge a lottare, a combattere, a crescere, a sperimentare. Chi inventa ogni giorno colori nuovi, e ha incoscienza abbastanza da accostare il verde col giallo, il blu cobalto col rosso rubino, perché nulla ci fa più coraggiosi come la capacità di rompere gli schemi e sovvertire l'ovvio. Scegliete chi vi fa paura. E poi, scegliete chi vi fa venire voglia di vincere quella paura.
"Donne al quadrato" - Antonia Storace
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Scegliete amici, amanti e amori che siano ali forti con cui spiccare il volo, che vi aiutino a nascere, pure quando nascere fa male, per scoprire chi siete davvero, per rendervi persone migliori.
Scegliete chi vi rimprovera per troppo affetto, invece di chi vi consola per convenienza. Chi vi affronta a muso duro. [...]
Scegliete chi non vi incatena all'immobilità del suolo, ma disegna per voi un altro pezzo di cielo. Chi non fa promesse e poi le mantiene. [...]
Chi vi cambia gli occhi, o ve li restituisce per la prima volta, mostrandovi un modo diverso di guardare. Scegliete chi vi spinge a lottare, a combattere, a crescere, a sperimentare.
Chi inventa ogni giorno colori nuovi, e ha incoscienza abbastanza da accostare il verde col giallo, il blu cobalto col rosso rubino, perché nulla ci fa più coraggiosi come la capacità di rompere gli schemi e sovvertire l'ovvio.
Antonia Storace, Donne al quadrato
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Tra Stereotipi e Realtà: Un Incontro per Combattere la Violenza di Genere
Un evento a Novi Ligure in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Un evento a Novi Ligure in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne Il 23 novembre 2024, alle ore 18:00, presso la sede del Partito Democratico in Largo Valentina, Novi Ligure, si terrà l’incontro intitolato “Tra stereotipi e realtà”, organizzato dalle Democratiche del Circolo PD di Novi Ligure. L’evento è parte delle iniziative per la Giornata…
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DONNE AUTUNNO
Ci sono donne che l’autunno
ce l’hanno nell’anima,
perché si nutrono di silenziose nostalgie
e di dolci solitudini,
di misterioso desiderio
di introspezione e di rinascita.
Negli occhi hanno mille colori caldi,
infinite tonalità di giallo,
marrone, rosso e verde
che danno vita a splendide opere d’arte.
Le donne autunno
indossano la loro malinconia
con leggerezza ed eleganza
ed hanno la stessa generosità
degli alberi dorati,
che regalano alla terra le loro foglie per nutrirla
e per rafforzare le radici.
Amano l’eleganza delle foglie,
che hanno mille colori
e improvvisano misteriose danze nell’aria,
fino a quando, stanche,
si posano con leggerezza sul terreno.
Sono donne che sanno rinnovarsi ed evolversi,
come l’eterno rinascere della natura,
perché sanno che l’autunno
è la primavera dell’anima.
Agostino Degas 🍂🧡🍂
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Gentilissima dottoressa Anna…
Quando al lavoro ricevo un'email che inizia così, mi viene sempre da sorridere. Sapessero quale perverso e irrefrenabile 'folletto del sesso' possiede totalmente la mia psiche! Lavoro da tre anni in un nuovo ufficio con due mie care colleghe: Lina, la più anziana, prossima alla pensione e Rossana, mia coetanea di circa trentacinque anni e che è anche mio Capo. Con Ros ormai siamo migliori amiche da diverso tempo e lei mi confida sempre tutto. Io a lei… be': 'quasi' tutto.
Rossana è, manco a dirlo, una rossa esplosiva. Alta e slanciata: una quarta di reggiseno. Una femmina florida e piena di curve mozzafiato. Sempre vestita in modo molto sensuale. È oggettivamente un gran bel pezzo di figliola e l'oggetto di cupidigia di chiunque abbia a che fare con lei: uomini e donne. La riempiono sempre di attenzioni, cortesie e caffè.
E invidie da parte delle donne che non possono averla o essere come lei. La corteggiano tutti, più o meno esplicitamente. Lei è la star del piano. Quanto a me invece, vesto sempre in modo classico, poco appariscente e, a parte i rapporti di lavoro, con me generalmente buongiorno e buonasera: nessuno osa andare mai troppo oltre. E così io posso essere libera di volare sotto i radar e farmi gli affari miei.
Certamente, arrivata a trentacinque anni, ho avuto anch’io le mie belle storielle: il mio primo fidanzato l’ho avuto a diciott'anni. Era gentile e piccolino, come me. È con lui che ho fatto l'amore la prima volta. C'è da dire che per mia parte sono magra, alta 1,60 e con una prima scarsa di reggiseno. Però ho un bel culetto alto, sodo e un visino d'angelo. Gambe nervose e perfette. Faccio regolare esercizio fisico in palestra e corro ogni domenica.
E comunque la donna più bella mai apparsa sulla terra - Jane Birkin - aveva il seno tra il piccolo e l'inesistente, proprio come il mio! Ho lasciato il mio primo amorino dopo un anno per un ragazzo più grande sia di età che fisicamente; incidentalmente ho scoperto che alla maggior altezza e robustezza fisica corrisponde in genere una… 'attrezzatura' maschile di calibro altrettanto superiore. E questa cosa mi ha mandata fuori di testa. Ho avuto molti altri uomini, li ho cercati sempre soltanto molto più grandi di me: sia di età che fisicamente. Mai comunque qualcosa che fosse duraturo o di emotivamente troppo impegnativo.
Mi piaceva troppo solo il fatto di farmi riempire e scopare da loro. Godevo dei loro grossi membri dentro il mio corpo: amavo sentirmi occupata e poi farcita dal loro seme. Adoravo quel contrasto sulla carta impossibile tra me e l’uomo alto e grande. Quindi progressivamente ho imparato a farmi elastica, sotto ai loro corpi, mentre mi sbattevano a destra e sinistra, spesso facendomi volare sul letto come un fuscello. Sebbene mi promettessero tutti mari e monti, non appena sentivo puzza di innamoramento, di legame o di matrimonio, tagliavo di netto. Soffrivano. Moltissimo; tornavano alla carica. A volte disperati. Io dicevo di no e basta.
Un anno fa Ros mi ha invitata di venerdì sera a una cena tra colleghi. E lì ho conosciuto finalmente Pietro, suo marito. Descrizione di questo capolavoro della natura: alto 1,95 per 120 kg. Un fascio di muscoli, istruttore di Mixed Martial Arts. In sostanza, un gigante forte e gentile. Molto sexy, ma spassosissimo e cortese. C'è da dire che quando il Folletto del Sesso mi si risveglia io non guardo in faccia nessuno. Dopo un rapido scambio di battute, senza farmi troppo notare dalla mia amica intima, gli ho dato il mio numero: “sai: in caso ti servisse, se magari non riesci a parlare con Ros o per qualsiasi altra cosa…” e glielo dicevo guardandolo fisso negli occhi. Lui era rosso di vergogna. Tenerissimo: me lo sarei scopato lì.
Durante la serata abbiamo anche ballato un po’ e io mi stringevo a lui in modo vergognoso. Da seduti, tra noi due: giù battute, frasi e via via discorsi sempre più seri, sino a uno sbottonarsi a riguardo di cose anche molto personali. La stessa sera, da casa mia gli ho chiesto io con un messaggio di vederci per un caffè e due chiacchiere in libertà. Così: solo perché mi stava simpatico. Sullo smartphone lui, dapprima un po’ esitante, ha infine accettato. Ci siamo visti all'indomani, sabato, in mattinata in un bar del centro e dopo nemmeno un'ora dal caffè eravamo a casa mia… a letto. L'ho conquistato letteralmente. Mi prendo chi voglio. Mi ha detto che ama moltissimo sua moglie, ma anche che lei purtroppo lo fa sempre venire fuori, che il suo culo se lo può scordare e la bocca neppure a pensarci. Al massimo quando lei è indisposta lo sega.
E’ rimasto stupito quando l’ho incitato a spaccarmi la fica senza troppi complimenti: un bestione del genere, che però ho accolto sino alla radice, senza fare neppure un urletto di dolore. Quando stava per venire me l’ha detto e sarebbe voluto uscire, perché era abituato così. Io invece l’ho trattenuto dentro di me incrociando le gambe sulla sua schiena. E tenendo le mie mani sulle sue chiappe. Gli ho anche detto di non preoccuparsi, perché prendo le mie precauzioni. Lui allora s’è indurito completamente all’idea e ha iniziato letteralmente a sfondarmi: sembrava un vero selvaggio! Mugolava, grugniva e mi diceva cose all’orecchio che mi facevano arrapare ancora di più. Mi chiamava puttanella, troia senza vergogna.
Al culmine, mi ha urlato infoiato: “sei una piccola cagna, mi stai facendo tradire mia moglie, la madre di mio figlio… voglio vedere proprio quando strillerai... e dai: strilla, maledetta puttana…” Ma per me queste erano solo parole di miele. Gli ridevo in faccia, godendo come una cagna, appunto. Dopo la nostra prima volta, la settimana successiva l’ho fatto entrare. Ero in vestaglia trasparente, nuda e mi sono messa subito sul letto: pancia sotto e a culo ben aperto, in posa inequivocabile. Lui mi ha chiesto: “ma sei sicura?” e io provocandolo gli ho detto: “ma... lo sai fare o ti devo fare un disegnino?” Per tutta risposta ha puntato il suo membro enorme contro la mia rosellina, che si è aperta magicamente e pian piano lo ha accolto completamente. Oggettivamente mi faceva un po' male, ma solo l’idea di avere un palo del genere dentro mi faceva venire!
Va detto che m’ero ben preparata, tenendo nell’ano tutta la settimana il mio fido plug di belle dimensioni. Ed eccoci qua, nel mezzo di questa storia segreta. Adoro essere il suo chiodo fisso sessuale, vedere la sua espressione sorpresa ogni volta che glielo prendo tutto in bocca senza fiatare e mi piace troppo essere la ragione delle corna della mia migliore amica, mio Capo e gran pezzo di gnocca, soprattutto se confrontata con me, donnetta slavata, insignificante e totalmente anonima. Amo i racconti che mi fa Ros di come secondo lei lui è innamoratissimo, di come lei lo tenga legato con la sua preziosa fica. Che non oserebbe mai tradirla, perché dove la trova un’altra gnocca come lei. Lo so: il mio Folletto del Sesso prima o poi mi porterà alla perdizione. Ma intanto nella mia vita, di un maschio come Pietro, timido gentiluomo ma selvaggio, enorme bestione nel sesso, non posso fare a meno.
RDA
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Ho sentito dire spesso che le donne sono come il vino:
invecchiando migliorano.
Ma non basta.
Le donne sono come il vino,
perché se non te ne intendi,
ti sembrano tutte uguali.
Perché riesci solo a distinguere una bruna da una bionda,
come un rosso da un bianco.
Perché ti fidi di una frizzante e leggera
come di uno spumantino,
ma poi ti taglia le gambe.
Perché fai fatica a mandare giù
una complessa e rompipalle come un rosso strutturato,
ma al secondo sorso,
ti accorgi che ti scalda la bocca e il cuore.
Le donne sono come il vino
e io sono un rosso barricato.
Savina Claudia Bonomi
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MIO CUORE
Ho un cuore debole.
Nulla di romantico. È più fisica la questione, anzi cardiaca.
Il mio cuore fa male, risulta come stanco.
Così sono finito al pronto soccorso, uno di quelli in città.
Nuovo, di recente costruzione in cui mi hanno accolto.
Al triage sono bastate due parole, dammi due parole "cuore" e "dolore", una in meno delle tre parole che cantavamo quasi tutti nel 2001.
Mi ritrovo proiettato in una realtà che non assaporavo da anni, fatta di dolore ed emergenze, di speranze e di rassegnazione, spesso disperazione.
Sdraiato su di un lettino, con cavi attaccati e flebo. Prelievi e TAC.
Osservo, senza essere invasivo e persistente, le persone che condividono la stanza. Sento i loro lamenti. Sono per lo più persone anziane.
Una signora si lamenta: "La testa vola via, aiuto".
Penso alla mia di testa, sempre staccata metaforicamente dal mio corpo, tipo "io e te, tre metri scopra il collo".
Passano le ore. Ho con me il Kindle, sono un lettore atipico.
Ho bisogno di un'atmosfera serena per leggere, il frastuono mi distrae, in questo ambiente tra i bip-bip degli elettrocardiografi, le voci, i lamenti, le suonerie telefoniche improbabili delle persone anziane che cercano di rispondere goffamente alle telefonate dei loro parenti è il caos.
Opto quindi per un libro già letto, in maniera che qualsiasi distrazione non mi faccia perdere il filo, conoscendola già, della trama.
Sono stato ricoverato un bel po', di ore dico, tanto che ho iniziato e finito Assassinio sull'Orient-Express, di Agatha Christie. Adoro.
La scelta �� stata dettata perché, come sul vagone del treno, ci sono le cuccette. Individuo in un anziano signore, dispotico con le infermiere, il signor Ratchett. Una signora seduta con modi eleganti mi ricorda la principessa Natalia Dragomiroff, mentre un'altra signora è simile a Hildegard Schmidt la sua cameriera.
Mi immedesimo in Hercule Poirot, più alla Kenneth Branagh che alla David Suchet per una questione prettamente d'aspetto fisico, e mi manca tanto avere accanto un Monsieur Bouc.
La mia dedizione alla lettura viene sospesa, quand'essa viene catturata da un uomo. Lo hanno fatto entrare e si avvicina alla persona anziana che sta sulla mia sinistra.
La tendina divisoria non mi mostra il volto, ma lo sento respirare attaccato alla maschera per l'ossigeno con molte difficoltà.
Non è una semplice visita di cortesia, mi sembra un saluto.
L'uomo in lacrime chiama "papà" la persona che sta lottando con un respiratore. Gli dice che è fiero di lui, che è orgoglioso della vita insieme a lui. Che non deve mollare, che domani tornerà a trovarlo e si rivedranno sicuramente. Ma il suo volto, mentre si girava per uscire passandomi davanti, diceva tutt'altro. Con gli occhi pieni di lacrime.
Come se quelle parole dette fossero un probabile addio.
Sono stato dimesso in piena notte. Ventiquattrore che non dormo.
Il mio cuore stanco faceva male.
Ce la caveremo entrambi, me la caverò con una cura.
Ho salutato tutte le infermiere e i medici presenti, ringraziandoli.
Ho salutato la signora "Hildegard Schmidt", che ha apprezzato, contraccambiando con un sorriso.
Quando sono uscito ho ricevuto gli abbracci dei miei figli. Una panacea naturale dal potere infinito.
Oggi è la festa della mamma e mia madre l'ha voluta celebrare facendo gli gnocchi. Fatti a mano da lei. Credo che non li facesse dai tempi in cui mio padre era ancora in vita.
Un regalo enorme per me.
Resterò a riposo. Con il piccolo Leo che gioca su di me.
Strana la vita, si diverte con il bilanciare le cose.
Per un micio rosso che arriva, Leo, uno rosso se ne va. Tito, il gatto rosso di una vicina di casa, che si è spento l'altra notte.
La vita alla fine, in un modo o nell'altro, riequilibra le cose.
I nostri eccessi verranno annullati, ne sono sicuro.
Buona festa a tutte le donne che hanno fatto da madre nella loro vita, ai loro cuori generosi e forti; capaci di eseguire uno dei compiti più importanti e impegnativi nella vita.
Essere madre, mamma e matrice.
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