#empatia giovani
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Violenza Giovanile: Una Crisi nella Società Moderna e le Soluzioni Possibili
Esplorare le radici della crescente violenza tra i giovani e analizzare le misure necessarie per contrastare questo fenomeno preoccupante.
Esplorare le radici della crescente violenza tra i giovani e analizzare le misure necessarie per contrastare questo fenomeno preoccupante. Negli ultimi anni, la cronaca ha messo in evidenza un numero sempre crescente di atti di violenza giovanile. Dai reati minori ai crimini più efferati, sembra che una parte della popolazione giovanile sia sempre più coinvolta in episodi di aggressione,…
#Attività extrascolastiche#bullismo#cause violenza giovani#COMPORTAMENTO AGGRESSIVO#comunità solidale#condizione socioeconomica giovani#criminalità giovanile#criminalità giovanile Italia#crimini giovanili#devianza minorile#disoccupazione giovanile#educazione alla non violenza#educazione emozionale#educazione morale#educazione scuole#empatia giovani#gang giovanili#gestione rabbia#giovani e violenza#impatto sociale violenza#influenze social media#modello comportamento positivo#peer pressure#povertà e violenza#prevenzione violenza#problemi emotivi#programmi anti-violenza#risorse educative#ruolo famiglie#ruolo istituzioni.
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Scrittura terapeutica per adolescenti: esprimere le emozioni in Un Rifugio Sicuro
La scrittura terapeutica per adolescenti rappresenta un potente strumento di espressione e guarigione, capace di trasformare i sentimenti interiori in parole scritte e di alleviare ansie e paure. L’atto di trasferire i nostri sentimenti dall’intimità del pensiero alla parola scritta risponde a un bisogno profondo di esternare, di aprirci, di far sentire la nostra voce. Questo processo dà vita…
#adolescenza e ansia#ascolto attento#ascolto attivo#ascolto empatico#autoconoscenza giovani#autostima adolescenti#benessere giovanile#Benessere Mentale#comprensione giovanile#comunicazione aperta#comunicazione non giudicante#confusione interiore#connessione emotiva#consapevolezza emotiva#crescita emotiva#cura interiore#dialogo interiore#Educazione emotiva#educazione empatica#elaborazione emozioni#empatia comprensiva#esplorazione interiore#espressione emotiva#espressione sentimenti#fiducia reciproca#identità adolescenziale#introspezione adolescenziale#laboratori scolastici#linguaggio del cuore#narrazione personale
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia, 22enne uccisa dall'ex fidanzato.
«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente,
un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà:
il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà
prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso
e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,
a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie,
ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme
per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
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Risuonano forti le parole lette in chiesa durante l’ultimo saluto a Giulia dal suo papà, Gino Cecchettin.
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria.
Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.
Come può accadere tutto questo?
Come è potuto accadere a Giulia?
Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere.
Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possessoe all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.
La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere.
Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.
Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
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“La vita a ogni età è una sorpresa meravigliosa”.
“Io ho 80 anni, ma vi assicuro – a voi che ne avete molti meno – che quando arriverete alla mia età non sentirete differenze. La differenza arriva e si sente solo quando non si vive, quando non si ama la vita, quando non si vuol più fare qualcosa di nuovo. Ma se si rimane ancorati e aggrappati alla bellezza dell’amicizia, dell’amore, della musica, del mare e della poesia, la vita regala sempre delle sorprese. Alla mia età si sentono gli acciacchi, certo, ma nello spirito non c’è differenza”.
“L’amore non cambia mai. Quando uno si innamora, non importa l’età. Cambiano il riflesso fisico e la potenza sessuale, ma dal punto di vista emotivo forse l’amore è ancora più forte a cinquanta o sessant’anni. Io ho visto e conosciuto persone che si sono innamorate a settant’anni, ma innamorate davvero. Di quell’amore che quando l’altro manca si sta malissimo. D’altronde, l’amore è questo: continuo bisogno, desiderio di avere l’altro con sé. E gli ultracinquantenni hanno la stessa disponibilità all’amore dei più giovani”.
“Ovviamente non si può generalizzare: ci sono cinquantenni e cinquantenni. Ci sono quelli a cui, ad esempio, è meglio non cantare nulla, mentre altri che sanno cogliere davvero i messaggi. Credo che la mentalità di un cinquantenne, che oggi come oggi è da considerarsi una persona giovane, è più attrezzata per cogliere i sottintesi, le metafore e la verità delle emozioni di chi canta. Gli over 50 non si lasciano ingannare. Sono attrezzati meglio per entrare in un mondo di emozioni che non sono facili per i ragazzi più giovani”.
“Anzianità non è sinonimo di saggezza. Però è più facile che i cinquantenni siano allenati culturalmente, più equipaggiati. A me piace moltissimo cantare davanti a persone che hanno più di quaranta o cinquant’anni perché hanno la predisposizione a immergersi in quello che sentono e si crea una forte empatia."
Roberto Vecchioni
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Caratteristiche tipiche di un’anima antica 1. Grande Maturità Se fin da giovani vi siete sempre sentiti più maturi dei vostri coetanei, è probabile che siate un’ anima antica. La grande maturità è caratterizzata dal sentirsi più a proprio agio con persone più grandi, si pensa e si ragiona in modo “superiore” rispetto ai propri coetanei e si sente di non appartenere al proprio gruppo di amici. 2. Pensare troppo Approfittate di qualsiasi momento per pensare e riflettere. Approfondite sempre tutto ciò che vi capita davanti, ciò che dite e le cose che vedete o fate. Riflettete sui pro e i contro delle vostre azioni cercando di capire tutto, di trovare sempre un senso basandovi sulla coerenza e sulla riflessione. 3. Alto livello di empatia Siete bravi a capire quello che succede agli altri. Siete capaci di mettervi nei loro panni, di capirli quando gli altri non ci riescono. Per questo motivo, molti si fidano di voi per raccontarvi i loro problemi. Sanno che voi li ascolterete e darete loro consigli senza giudicare. 4. Forte istinto Questa caratteristica ha due aspetti. Il primo è riferito alle “sensazioni” che si hanno sulle cose e che vi aiutano a decidere. Sapere quando una persona è fidata o no, quando dovete scegliere una cosa piuttosto che un’altra…Il vostro istinto non fallisce quasi mai, anche se è sempre possibile incappare nell’errore. L’altro aspetto è l’istinto nei riguardi di una certa abilità. Un istinto sviluppato naturalmente che si tratti di musica o di un altro ambito. 5. Poca importanza ai beni materiali Non si rifiuta di certo il mondo materiale, piuttosto non gli si presta attenzione. Traete più piacere dalle relazioni personali e dalle esperienze che dall’acquisire o dal vivere circondati da oggetti di alto valore. Per voi, il denaro è necessario, ma averne tanto non è il vostro obiettivo nella vita. Vi adattate a ciò che avete e sapete risparmiare. lamenteemeravigliosa.it art by_sugarisakura_ ******************************* Typical characteristics of an old soul 1. Great Maturity If you have always felt more mature than your peers since you were young, it is likely that you are an old soul. Great maturity is characterized by feeling more comfortable with older people, you think and reason in a “superior” way compared to your peers and you feel like you do not belong in your group of friends. 2. Thinking too much Take advantage of any moment to think and reflect. Always examine in depth everything that happens in front of you, what you say and the things you see or do. Reflect on the pros and cons of your actions trying to understand everything, to always find a meaning based on coherence and reflection. 3. High level of empathy You are good at understanding what happens to others. You are able to put yourself in their shoes, to understand them when others cannot. For this reason, many trust you to tell you their problems. They know that you will listen to them and give them advice without judging. 4. Strong instinct This characteristic has two aspects. The first refers to the “feelings” you have about things and that help you decide. Knowing when a person is trustworthy or not, when you have to choose one thing rather than another… Your instinct almost never fails, even if it is always possible to make a mistake. The other aspect is the instinct regarding a certain skill. An instinct that develops naturally whether it is music or another field. 5. Little importance to material goods You certainly do not reject the material world, rather you do not pay attention to it. You derive more pleasure from personal relationships and experiences than from acquiring or living surrounded by objects of high value. For you, money is necessary, but having a lot of it is not your goal in life. You adapt to what you have and know how to save. lamenteemeravigliosa.it art by_sugarisakura_
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Moving
In realtà avrei voluto saltare il solito commento poiché impegnatissima ma poi ho trovato la necessità di buttar giù almeno qualche riga.
Moving è una serie coreana che nonostante il suo altissimo badget, una bellissima storia, un cast con i controcazzi e una oggettiva mancanza di difetti, ho trovato poco conosciuta e poco vista. E' un peccato perché la serie merita sicuramente la visione.
Partendo dal cast che ho trovato perfetto. Tutti gli attori hanno dato il 100% nei loro ruoli, anche gli attori stranieri - che spesso sono cani come ricordo il tizio italiano di Vincenzo - ed i ragazzi più giovani. Nota di merito per Han Hyo Joo , interprete di Lee Mi Hyun . L'avevo già vista in Shining Inheritance e più recentemente in W ma qui sboccia completamente. Intensa, letale ma amorevole e capace di divenire fredda come il ghiaccio quando serve.
Anche Jang Joo Won è stato uno dei miei personaggi preferiti poiché un vero e proprio tenerone. Grande, grosso, letale ma capace di mostrare umanità e sofferenza, solitudine e smarrimento. Ho amato la parte dove Jang Joo Won si perde per la strada e piange sentendosi smarrito. Non è una perdita reale ma sta parlando della sua vita. E' lì che lui si è perso e non sa più cosa fare di essa. Queste parti poetiche forse sono state le mie preferite.
Da notare poi come la serie offra a tutti i personaggi una caratterizzazione, un background, una psicologia che li rende umani, vivi, reali e non figurine di cartone messe lì a fare numero. Questo è particolarmente vero per i "villain" della storia: ho apprezzato molto che essi non fossero cattivi perché sì, perché lo richiede la trama. In questo caso, faccio spoiler ma sti cazzi, i nord coreani sono risultati i personaggi più interessanti della storia. Le loro vite distrutte, in ostaggio, per il loro paese e contro il loro paese... le loro storie sono tristissime e diventa difficile, nonostante siano i villain, non avere empatia verso di loro.
Ho percepito la disperazione della Corea del Nord nel tentativo raffazzonato di trovare super uomini da mandare contro i loro vicini: troppo veloci, troppo superficiali, troppo crudeli. Ma questo reclutamento forzato mostra benissimo il tormento del Paese.
Parlando della trama poi, è interessante. Moving prende una classica storia di gente con i superpoteri - alla Avangers per intenderci - che non deve lottare contro il Thanos di turno ma li mostra nelle difficoltà relazionali, di scelte di vita, di sopravvivenza.
Come dice giustamente Jang Joo Won, Moving non è una storia di combattimenti ma un romanzo d'amore. Amore verso i genitori ma anche verso i figli, verso la patria (qualunque essa sia), verso l'interesse amoroso di turno, verso la vita... @suzuran-s-rooftop
Le scazzottate, i proiettili in testa, lo splatter, la distruzione, diventa quindi solo uno sfondo dove i personaggi navigano sopravvivendo, crescendo e maturando.
Punto focale della serie è la relazione genitori-figli e cosa i primi sono capaci di fare una volta che vedono i loro pargoli in pericolo. Per la loro sicurezza sono disposti a rinunciare a tutto: sicurezza, libertà... è un bellissimo messaggio. In questo caso i tre genitori Jang Joo Won, Lee Mi Hyun o Lee Jae Man dotati anch'essi di poteri che annusando i loro figli in difficoltà non esistano nemmeno un secondo per proteggerli e salvarli.
Vorrei poi porre l'accento sulla questione dei servizi segreti Sudcoreani e sul Vicedirettore Min. Tralasciando tutte le imprecazioni che gli ho tirato, diventa difficile non essere almeno un po' d'accordo con lui: sappiamo e abbiamo visto come anche gli altri paesi abbiano i super uomini ( Frank sempre nei nostri cuori) e che non esitano a mandarli in missione in Corea. Può essa rimanere senza protezione? Ma allo stesso tempo, nessuno vuole fare davvero questo lavoro. Discorso difficile.
Altra nota poi è la quantità impressionante di splatter. Ora, io sono sensibilissima su questo frangente e per me è stato davvero troppo. La serie infatti non lesina su arti mozzati, occhi cavati, impalamenti ecc ecc ed io ho trovato difficoltoso vedermi certi combattimenti che infatti ho skippato con la morte nel cuore perché amo le scene di rissa.
La serie offre anche delle storie d'amore anche se la mia preferita è stata quella di Kim Doo Shik e Lee Mi Hyun : lenta, delicata, romantica e pericolosa. Ho amato poi, tutti i rimandi che sono stati inseriti, come nel finale il tetto della casa viola, in richiamo alle parole passate della madre su come il viola fosse il suo colore preferito. Tetto fatto di quel colore per indicare al padre la via di casa. Carini da morire.
Anche Kim Bong Seok e Jang Hee Soo sono stati adorabili: mi è piaciuto come abbiano legato sin da subito e fossero uno il sostegno dell'altro. Come Bong aiutasse Hee sia nei suoi allenamenti sia nella relazione con il padre e come Hee fosse sempre super gentile con Bong.
Ultima nota, il finale.
Ho apprezzato che il finale della serie tornasse all'inizio: gli americani. La loro storyline si era conclusa con la morte di Frank nel quarto episodio e poi non se ne era saputo più nulla. Ma con la fine della serie, tornano in tutta la loro gloria e mi è piaciuto che gli autori non se ne siano dimenticati e anzi, probabilmente saranno la base per una seconda stagione.
E adesso, il vero motivo perché ho sentito il bisogno di scrivere queste righe:
Nonostante le mie belle parole, nonostante non abbia trovato criticità oggettive, nonostante l'ottima produzione, Moving non è riuscito a farmi innamorare. Mi è piaciuto, ho visto una bella storia fatta benissimo e potrei parlare per ore delle cose positive di questa serie. Ma non mi ha preso il cuore.
Non è stato come Someday o Circle o anche High and Low, drama da produzione più "brutte" a volte, con anche errori e cagate che però hanno saputo conquistarmi.
Ed è proprio la ricerca del perché questo non sia avvenuto ad avermi spinto a scrivere: ho pensato che mettendo "su carta" la serie, mi sarebbe giunta l'illuminazione.
Spoiler: non è arrivata.
Ci dovrò riflettere sopra ma in compenso mi sono data due risposte: la prima è il troppo splatter. Come detto sopra non solo non ne sono un amante ma proprio non riesco a vedere queste scene, portandomi quindi a non potermi godere metà dei combattimenti.
La seconda motivazione potrebbe essere la coralità. Tanti personaggi, tante storie, tanti background che mi hanno fatto volteggiare come una pallina impazzita da una parte e dall'altra. Non sono riuscita a concentrarmi su nessuno dei protagonisti perché tutti in un modo o nell'altro lo erano.
Detto questo, che rimane una mia opinione da considerare con il tempo, Moving rimane una serie assolutamente da vedere!
VOTO 8.3
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PRESENTAZIONE E APPROVAZIONE DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE 2024/2026
Il Documento Unico di Programmazione è l’atto di gestione degli enti locali più importante e costituisce il principale strumento che raccoglie gli elementi distintivi dell’indirizzo politico, del programma e degli obiettivi che un’amministrazione si prefigge di raggiungere. Con questa dichiarazione di voto rivolgiamo lo sguardo, non solo all’attuale documento, ma anche a quelli approvati nei precedenti anni, dal 2019 ad oggi. Dalla lettura degli obiettivi generali, prefissati fin dall’inizio da questa amministrazione, possiamo affermare che molti di questi sono stati realizzati. Alcuni sono davanti agli occhi dei nostri cittadini o portati a conoscenza dei cittadini, utilizzando canali di informazione e risorse esclusivamente gratuite, mai, come invece fatto in passato, finanziando, con denaro pubblico, soggettive comparse televisive. Solo alcuni esempi degli interventi finora realizzati in quattro anni: la riqualificazione dell’area ex pesa, il punto calisthenics sempre più utilizzato, la sistemazione dell’area feste, per anni deturpata dal vandalismo, con il coinvolgimento dei nostri giovani, progetto quest’ultimo ad alto impatto sociale. La limitata visione di chi afferma che si tratta esclusivamente di un intervento di verniciatura dei muri dell’area feste, dà il senso di quanta empatia abbia e ne dimostra la poca vicinanza ai bisogni dei nostri giovani, che vanno invece coinvolti nelle azioni concrete promosse dalle amministrazioni, per farli sentire parte attiva della comunità.E ancora: il potenziamento dei sistemi di videosorveglianza sul territorio comunale, l’istituzione del fondo sociale comunale, il rafforzamento delle sinergie con le Associazioni del territorio, che ha permesso di gestire al meglio il periodo dell’emergenza pandemica e che continua oggi su altri fronti.Altri sono in fase di realizzazione come il parco agricolo e l’area sgambo cani.Non comprendiamo come, da parte del gruppo Voce Solbiatese, quanto si sia concretizzato in questi 4 anni ed oggi visibile a tutti, venga additato come indice di immobilismo. E’ stato immobilismo ripristinare le Commissioni come organo di partecipazione dei cittadini, tanto contestate e per le quali la minoranza ha espresso voto contrario durante il consiglio in cui era in o.d.g. l’approvazione del relativo regolamento? Commissioni durante le quali l’immobilismo lo abbiamo visto e constatato solo dai loro stessi componenti, spesso assenti, dimissionari mai sostituiti o con sostituzioni dell’ultimo minuto, come a metterci una pezza e per evitare la discussione e conseguente verbalizzazione della relativa istanza di decadimento. Oppure con interventi più concentrati agli attacchi personali di altri componenti in Commissione, che hanno reso complicate le discussioni e impossibile il confronto, piuttosto che a dimostrare realmente la loro propensione all’ascolto dei cittadini, così tanto recentemente pubblicizzata a parole e in video, in vista della prossima tornata elettorale. Era possibile dimostrare il reale interesse ai bisogni dei cittadini e la reale intenzione di tener conto delle loro indicazioni, in quelle sedi e in questi quattro anni, con proposte concrete e portando alle commissioni tali richieste. E invece il nulla. Peccato: altra occasione persa.E’ stato immobilismo attivare, su edifici comunali, quattro impianti fotovoltaici in quattro anni di mandato (portando il totale a quattro, considerando che si partiva da una dotazione pari a zero), così come immobilismo sono tutti gli interventi di relamping dei tre plessi scolastici e della biblioteca, la sostituzione dei corpi illuminanti di diverse zone del paese, la riqualificazione della scarpata di Via Calvi, la creazione del parco inclusivo, sempre per fare solo alcuni esempi? E’ stato immobilismo tutto il lavoro di recupero dell’evasione dei tributi, denotando lo spirito di equità sociale che contraddistingue questa amministrazione? Non ci pare proprio! Anzi, riteniamo che l’immobilismo ci sia stato nei dieci anni precedenti al 2019, perché non vi è stato nessun tipo di monitoraggio e attenzione all’argomento. Tutto quanto recuperato in questi quattro anni si vede sul territorio e ne ha beneficiato la comunità con le donazioni, ferme al palo da anni, che invece hanno preso vita e sono state messe a frutto, trasformando l’abbandono in opere concrete e fruibili a tutti, come il parco di Solbiello per i cittadini e la Casa del Sole per il sociale. Ognuno di noi pensa, quando si aggira a Solbiate e vede quanto è stato fatto, che sì tutto questo è MIO perchè c’è stato qualcuno che ha avuto l’idea e lo ha realizzato per la comunità, mettendo passione ed energie, senza nessuna scritta commemorativa. Perché c’è stato qualcuno che quel pensiero del “mio” lo ha reso “nostro” e quel “nostro” ci piace, ci rende piacevoli le passeggiate, le soste nei parchi, le serate in feste di paese. Solo i malpensanti o chi non ha un minimo di senso di appartenenza alla comunità, può interpretare questo pensiero come di “proprietà privata” o ritenere che un amministratore pubblico, che osa esprimere questo concetto di “mio”, sia mossa dal compimento esclusivamente di “una propria visione”.Certi, quindi, che questa amministrazione metterà sempre questa passione e queste energie in ogni azione volta al soddisfacimento dei bisogni dei NOSTRI cittadini, esprimiamo il nostro voto favorevole all’approvazione del Documento Unico di Programmazione 2024/2026.Solbiate Olona, 24/06/2023 Lista Civica Più
Solbiate(Documento Unico di Programmazione 2024-2026 - Parte Seconda)
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Il futuro?
“Un'orchestra sinfonica oggi costa meno di un calciatore, quale eredità ci aspettiamo di lasciare ai nostri figli? La cultura non esiste per fare profitto, ma per educare. Se questo non cambia, nelle generazioni future prevarranno persone superficiali e molto pericolose”.
Ricardo Muti
Questa frase del maestro Muti è solo un esempio di lucidità su cui si dovrebbe riflettere, ma la società in cui viviamo, non solo in Italia, è sull'orlo del fallimento a livello umano perché si tende a valorizzare il superfluo e l'inutile. Ancora non siamo alla deriva totale, ma non manca molto, la frase che spesso scrivo come commento a comportamenti da primitivi è "Stiamo scivolando su un piano inclinato verso Idiocrazy", avete presente quel film geniale dove una coppia uomo/donna vengono ibernati per un esperimento militare di un anno ma si risvegliano dopo 500 anni, perché l'ufficiale in capo all'esperimento si fa coinvolgere in un giro di prostituzione e viene arrestato e l'esperimento chiuso ma loro vengono dimenticati? Il film è apparentemente demenziale a tratti molto divertente ma quello che traspare in realtà è che la società sta involvendo sempre di più, questo è reale non un film di fantasia se pur geniale. Ci sono vari aspetti che riconducono alla pellicola, come prima cosa l'impoverimento del linguaggio nelle nuove generazioni, per fare un esempio negli stati uniti (se vedi i tweet dei ragazzi americani ti rendi conto) si usano una infinità di acronimi, loro sono abituati a ridurre tutto per risparmiare tempo, ma facendo così si perde a lungo andare la proprietà delle parole; questa pratica oramai è di uso comune anche in Europa tra i giovani, anche in Italia. Premetto che non è tutto così e che ci sono giovani con la testa sulle spalle che fanno buon uso del linguaggio, ne conosco parecchi. La superficialità di cui parla Muti è segno della mancanza di interesse verso qualcuno o qualcosa, che è spesso figlia della competizione perché nello sminuire il prossimo per passare per più bravi si usano le scorciatoie del cervello, anche perché così sottovaluti il tuo avversario pratica già di per se sbagliata perché si può ritorcere contro di te quando si evidenzia il fatto che le tue sono solo parole e non fatti. La pericolosità invece l'abbiamo vista sullo stupro di gruppo a Palermo, quei bravi ragazzi non hanno empatia e per loro era un gioco, ho letto che uno diceva nella loro chat privata che cose del genere le aveva viste solo sui pornazzi, non demonizzo internet ma purtroppo quando si ha una tecnologia così potente e la si usa male può causare distorsioni mentali, appunto come quella. Ci si interroga sugli errori e si inizia a puntare il dito contro le famiglie, ma siamo sicuri che i loro genitori siano colpevoli quanto loro? Cioè non sappiamo neanche che tipo di situazione sti trogloditi hanno in casa, ma subito i giornali tutti a prendersela con mamma e papà che magari si fanno un mazzo così per dare a sti idioti un futuro migliore, di sicuro c'è altro oltre al nucleo familiare, ma non voglio scendere in particolari visto che la vicenda è abbastanza pesante, dico solo che in una nazione dove non si hanno punizioni esemplari per chi viola le leggi, non solo in questo caso, è ovvio che chiunque si prende la briga di delinquere sapendo che non gli accadrà nulla, il berlusca starà ridendo pensando di aver fatto un buon lavoro. Questo discorso è lungo e intricato, la società si è trasformata in qualcosa di completamente lontano da quello che era negli anni 80 e 90, secondo me regredendo, per via di comportamenti sempre meno umani, la competizione è l'inizio di una guerra, la disgregazione di quel tessuto sociale che ci univa attraverso la separazione sempre più piccole categorie ci ha allontanati e sappiamo che per i potenti più siamo divisi meglio è perché l'unione fa la forza, chiedetelo a Maria Antonietta. E ci sarebbe molto ma molto altro da scrivere, ma ho altro da fare e mi fermo.
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“Paint a Future”: Arte per realizzare i sogni dei bambini svantaggiati
L’arte, potente mezzo di espressione e trasformazione, ha trovato nel progetto “Paint a Future” una nuova missione: aiutare i bambini in difficoltà a realizzare i propri sogni attraverso la creatività. Da alcuni decenni, questa iniziativa ha lavorato in molte aree del mondo per portare speranza e prospettive migliori a bambini piccoli e svantaggiati. Utilizzando l’arte come strumento, “Paint a Future” non solo offre a questi giovani una piattaforma per esprimere i propri sogni, ma trasforma anche le loro idee in opere che sostengono economicamente le comunità di appartenenza. Questo modello innovativo di intervento sociale unisce la passione per l’arte e il desiderio di dare un futuro migliore alle nuove generazioni.
Il processo alla base di “Paint a Future” è unico. I bambini coinvolti nel progetto dipingono i loro sogni, che possono spaziare dalle immagini di un futuro più luminoso, alle loro aspirazioni personali o a semplici momenti di felicità. Partendo da questi disegni pieni di speranza, artisti professionisti – spesso riconosciuti a livello internazionale – prendono ispirazione per creare opere d’arte di maggiori dimensioni e complessità. Le opere così realizzate, pur mantenendo l’essenza originale dei disegni dei bambini, si arricchiscono della visione e della tecnica dell’artista. Questo processo dà vita a un ponte creativo tra l’arte dei bambini e quella degli artisti, creando opere che non solo sono belle, ma anche intrise di significato e speranza.
Queste opere d’arte vengono poi messe in vendita, e i profitti derivanti tornano direttamente alle comunità dei bambini. L’obiettivo è semplice: raccogliere fondi per realizzare i sogni dipinti dai piccoli artisti, come ricevere un’istruzione adeguata, avere accesso a risorse sanitarie o migliorare le loro condizioni di vita. L’arte, in questo contesto, diventa uno strumento di cambiamento concreto, non solo simbolico. I bambini, oltre a esprimersi artisticamente, imparano anche che i loro sogni hanno un valore reale e che possono essere supportati dalla solidarietà e dall’amore per l’arte di altre persone.
Una delle collaborazioni più significative di “Paint a Future” è quella con gli studenti del Rachel’s Learning Centre e della Vittoria International School Turin. Questi istituti, noti per il loro impegno educativo e sociale, hanno integrato il progetto nel percorso formativo degli studenti. In particolare, gli studenti partecipano a questo progetto come parte del loro “Gold Duke of Edinburgh Award”, un riconoscimento che incoraggia i giovani a sviluppare abilità, a dedicarsi ad attività di volontariato e a esplorare nuove esperienze. Grazie a “Paint a Future”, gli studenti hanno la possibilità di essere coinvolti in un’iniziativa artistica e filantropica unica, che dona loro non solo competenze artistiche, ma anche consapevolezza sociale e senso di responsabilità verso gli altri.
L’arte, in questo contesto, diventa quindi un linguaggio universale che accomuna i sogni dei bambini di tutto il mondo con quelli degli studenti coinvolti nel progetto. Gli studenti hanno la possibilità di interagire con i bambini tramite i loro disegni, capire le difficoltà che questi giovani affrontano e impegnarsi in un processo di cambiamento tangibile. Questa esperienza non solo sviluppa le loro capacità artistiche, ma li sensibilizza verso le realtà che altri coetanei vivono, favorendo empatia e solidarietà. L’arte, infatti, si rivela uno strumento formativo potente, capace di insegnare lezioni di vita importanti attraverso la creatività e l’impegno.
Con il supporto di “Paint a Future”, i bambini svantaggiati non sono più semplici spettatori delle proprie difficoltà, ma diventano protagonisti del cambiamento. Grazie alla vendita delle opere d’arte, hanno l’opportunità di migliorare concretamente la loro qualità di vita. Molti dei bambini coinvolti sono riusciti a vedere realizzati sogni che altrimenti sarebbero rimasti inaccessibili, grazie alla connessione tra arte e solidarietà creata dal progetto. Ogni opera d’arte venduta rappresenta, quindi, una nuova speranza, una nuova possibilità per un bambino di immaginare e realizzare un futuro migliore.
Uno degli aspetti più interessanti del progetto è che la responsabilità di realizzare questi sogni viene condivisa anche con gli acquirenti delle opere. Coloro che scelgono di acquistare un dipinto realizzato nell’ambito di “Paint a Future” non stanno solo comprando un’opera d’arte, ma stanno anche diventando parte di un movimento di solidarietà. L’arte, in questo senso, si carica di una funzione ancora più profonda, diventando un mezzo di connessione tra mondi diversi e un modo per trasmettere speranza a chi ne ha più bisogno. Chiunque scelga di acquistare una di queste opere si unisce al sogno di “Paint a Future”, aiutando a concretizzare le aspirazioni di tanti bambini.
Con iniziative come queste, l’arte assume un ruolo fondamentale come motore di trasformazione sociale. Il progetto “Paint a Future” dimostra come la creatività possa non solo arricchire la vita di chi crea, ma anche generare un impatto positivo e reale nella vita di chi ne ha più bisogno. La collaborazione con le scuole come il Rachel’s Learning Centre e la Vittoria International School Turin rappresenta un esempio eccellente di come l’arte possa essere utilizzata per educare le nuove generazioni, promuovere valori di empatia e partecipazione e costruire una società più giusta.
In conclusione, “Paint a Future” è un progetto che ridefinisce l’arte come strumento di speranza e cambiamento. Attraverso i dipinti dei bambini e la collaborazione con artisti e scuole, l’iniziativa porta avanti una missione di solidarietà che permette ai piccoli sognatori di trasformare la propria vita e costruire un futuro migliore. Questa iniziativa ricorda a tutti l’importanza di sognare e di sostenere chi, grazie all’arte, cerca una possibilità di cambiamento.
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Marx incontra Gandhi: per una sinistra iniziatica
Per poter superare il 900' occorre secondo me integrare il sempre contemporaneo e preveggente pensiero di Marx con le trasformazioni, soprattutto legate alla tecnologia, in atto nel multiforme capitalismo finanziario, bellico e liberista nel quale siamo immersi.
Per fare ciò dobbiamo lavorare su una crescita nella analisi teorica e di consapevolezza riguardo a due aspetti fondamentali:
1) la forza della tecnologia nelle mani delle élite utilizzata per dare vita a tecniche di controllo e ingegneria sociale sempre più sofisticate
2) le implicazioni psicologiche del vivere immersi in una cultura della guerra e della competizione:
La forma della società determina la forma della mente degli individui e crea giovani cittadini sospettosi, competitivi, privi di fiducia verso gli altri, oppure che decidono di non crescere, perché non vi è nulla di buono nella società che li attende. In tutti i casi individui sempre più isolati e soli di fronte alle avversità della vita.
Non a caso i sistemi sociali più attaccati e demonizzati, oggetto di demolizione da parte del sistema sono la scuola, la sanità e le organizzazioni dei lavoratori,
Poiché queste istituzioni hanno nel loro DNA virtù che contrastano il pensiero bellico, come solidarietà sociale, gratuità ed empatia.
Dice a questo proposito il filosofo e linguista Noam Chomsky :
“Ai privati non piace l’istruzione pubblica, per diverse ragioni. La prima ha a che fare con il principio stesso su cui essa si fonda, che dal potere è percepito come una minaccia: il concetto di solidarietà…”
“…Ciò contrasta con la dottrina in base alla quale bisogna pensare solo a se stessi e non curarsi degli altri che restano indietro: il principio cardine del business”
“L’istruzione pubblica è una minaccia a un tale sistema di pensiero perché contribuisce a formare la solidarietà, la comunità, il sostegno reciproco”
Esiste pertanto la necessità di integrare a mio avviso la dimensione della coscienza e della psiche nel pensiero marxista ,
Per due ragioni principali:
1) attraverso una comprensione del funzionamento della propria psiche basata su meccanismi difensivi e condizionamenti è possibile capire e analizzare i condizionamenti sofisticati messi in atto attraverso le moderne tecniche di controllo e ingegneria sociale
2) soltanto una mente depurata dalla cultura bellica e avente un alto grado di consapevolezza di sé può pensare realisticamente di avviare un processo rivoluzionario.
Un processo rivoluzionario basato su contenuti ineccepibili sarebbe infatti destinato al fallimento se portato avanti da persone con la psiche immersa nei valori della competizione e dei rapporti di forza.
In virtù di tutto ciò rilevo l'esigenza di aggiungere alla lotta di classe anche una lotta tra classi di umanità .
Si tratta a mio modo di vedere di un percorso che ci sarà sicuramente, è solo questione di tempo, perché restare immersi nell'io bellico minaccia la sopravvivenza della specie, come si vede bene dagli episodi di guerra e distruzione che stanno devastando ampie zone del pianeta.
E ci sono sicuramente strumenti per attuare un processo di trasformazione delle coscienze, precondizione del processo rivoluzionario
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15° Congresso Nazionale AIMO: Premiato il Professor Mario Stirpe per i suoi Contributi alla Chirurgia Vitreoretinica
Un riconoscimento per una carriera dedicata all’innovazione e alla formazione dei giovani oculisti
Un riconoscimento per una carriera dedicata all’innovazione e alla formazione dei giovani oculisti Un premio che celebra l’eccellenza in oftalmologiaIl Premio AIMO 2024 è stato conferito al professor Mario Stirpe, pioniere della chirurgia vitreoretinica in Italia e figura di spicco nel panorama oftalmologico internazionale. La cerimonia si è svolta il 15 novembre presso l’Auditorium Capitalis…
#aggiornamenti scientifici#AIMO#Alessandria today#chirurgia avanzata#chirurgia vitreoretinica#Club Jules Gonin#Congresso AIMO 2024#Congresso Nazionale Oculisti#congresso oftalmologico#cura degli occhi#Eccellenza Italiana#empatia medica#European Academy of Ophthalmology#Fondazione G.B. Bietti#giovani oculisti#Google News#Innovazione medica#Irccs#Italia#italianewsmedia.com#legge sui trapianti#Luca Menabuoni#Mario Stirpe#Medicina#oculistica internazionale#oftalmologia#Pazienti#Pier Carlo Lava#Premiazione#Prevenzione
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MANUALE DI GUIDA PRATICA PER IGIENISTI DENTALI: Rivoluziona la tua Pratica con Precisione, Empatia e Sicurezza!
Il manuale tratta l’aspetto emotivo e pratico legato alla figura dell’igienista dentale nel suo primo approccio al lavoro e l’apprendimento di una linea guida finalizzata al completamento di una seduta di igiene orale.
In 10 passi viene illustrato il metodo applicato dall’autrice, composto da movimenti e accorgimenti da memorizzare e replicare affinché nessuna zona della bocca venga trascurata.
Troverete consigli utili, riflessioni, suggerimenti, strategie, per acquisire la confidenza e la sicurezza necessarie a svolgere un lavoro di qualità con il giusto atteggiamento, affinché i pazienti si fidino di voi e si sentano in ottime mani.
Imparerete a gestire voi stessi ed il paziente.
Il manuale di guida pratica per igienisti dentali è il precursore di un corso di affiancamento individuale che l'autrice terrà personalmente con i neo laureati o giovani professionisti.
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Petit e People Lines
PETIT
Mostra collettiva degli allievi della Scuola Primaria Galimberti e Radice dell’Istituto Comprensivo Saba di Torino.
A cura di Martina Di Trapani
Servono davvero le parole per comunicare?
Attraverso l’arte possiamo comunicare le nostre emozioni, i nostri pensieri, le nostre visioni del mondo e della realtà. L’arte è una forma espressiva che va oltre le parole, trasmettendo messaggi profondi e universali. Un linguaggio in grado di superare le barriere linguistiche e culturali, creando un ponte tra le persone stimolando la loro curiosità, la loro empatia e la loro apertura mentale.
Fin dalla più tenera età, l’educazione artistica assume un’importanza fondamentale: benefici per lo sviluppo emotivo, sociale, il potenziamento delle capacità creative, critiche e comunicative che risultano essenziali per il confrontarsi con il mondo contemporaneo.
Questa mostra racconta un viaggio, narra di immagini, forme, colori, di incontri e storie, di suoni e movimenti per rappresentare concetti astratti o concreti.
Un legame unico che i bambini sono riusciti a stringere come canale per manifestare il loro stato d’animo e le loro motivazioni. Libertà, interpretazione, creatività sono le parole chiave.
La mostra Petit presenta lavori unici di questi giovani artisti, il loro coraggio alla ricerca di se stessi, la loro semplicità e dolcezza. Tra arte classica, moderna e contemporanea hanno percorso un viaggio pieno di curiosità e punti di vista, fatto di pianeti e personaggi bizzarri, stupiti dalla meraviglia e dalla stranezza dei “grandi’
Tutti i grandi sono stati piccoli, ma pochi di essi se ne ricordano.
L’arte è un dono prezioso, una fonte inesauribile di bellezza, di emozione e conoscenza, testimonianza della nostra umanità e diversità; Petit parla con il cuore e alla mente di tutti noi!
Durante il vernissage della mostra, l’artista Francesca Casale realizzerà una performance interattiva e olfattiva insieme ai bambini.
Con il Patrocinio del Comune di Torino e della Circoscrizione 5
PETIT
Inaugurazione mercoledi 8 maggio dalle ore 17.30 alle 19.30
Visitabile fino al 15 maggio 2024
MAU – Galleria del Museo d’Arte Urbana, via Rocciamelone 7, Torino
Allestimento: Giulia Fanelli
Performance: Francesca Casale
People Lines
L’arte può essere colta attraverso il naso? L’artista può esprimersi con l’odore? People lines è un progetto di street art olfattiva ideato, curato e performato da Francesca Casale che ha come scopo quello di realizzare dei murales a partire dall’interazione che gli individui hanno con l’ambiente urbano, passaggio che lascia una traccia odorosa sulle pareti delle città. Il materiale utilizzato per creare queste opere è un particolare gel olfattivo e colorato che, nel tempo, si disidrata e scompare, rendendo l’intervento artistico fuori dal comune ma anche a basso impatto e sostenibile.
Mercoledi 8 maggio ore 17.30 – Galleria del MAU + Spazio Garino | via Rocciamelone 1 e 7 – Torino
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Fedez: "Ho preso 7 psicofarmaci al giorno"
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/fedez-ho-preso-7-psicofarmaci-al-giorno/117215?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117215
Fedez: "Ho preso 7 psicofarmaci al giorno"
Fedez rivela di aver preso fino a 7 psicofarmaci al giorno.
E lo fa in occasione di un meeting a Torino, dove si parla di salute mentale insieme ad una platea di giovani studenti.
Nonostante la curiosità dei media sulla presunta fine del matrimonio con Chiara Ferragni, madre dei suoi due figli, Fedez ha scelto di restare del tutto taciturno a riguardo. Tuttavia, il rapper di 34 anni decide di rivelare un nuovo capitolo dei suoi trascorsi personali: “Ho attraversato una fase in cui arrivavo a prendere ben sette psicofarmaci al giorno. È davvero affascinante osservare l’interesse così marcato dei giornalisti per la salute mentale”.
Fedez dice così durante l’incontro con gli studenti a Torino. Si tratta di un evento promosso dall’associazione Acmos e dalla Fondazione Circolo dei Lettori e che si incentra proprio sul tema della salute mentale.
Fedez: “Ho rischiato di morire”
La scelta del rapper nell’assumere psicofarmaci deriva dalla paura di morire.
A tal proposito, spiega: “Io stesso mi vergognavo di parlare di psicofarmaci, ma poi, quando ho rischiato di morire, mi sono detto: Che diavolo me ne frega? Se posso aiutare qualcuno, lo faccio.. Ho dovuto confrontarmi con la morte. Nonostante la mia posizione privilegiata in questo Paese, ho affrontato la necessità di assumere ben sette psicofarmaci contemporaneamente e ho dovuto lottare persino contro il problema delle balbuzie”.
La sua narrazione mette in luce la profondità dell’esperienza personale attraversata da Fedez e la sua incondizionata volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alle complesse sfide connesse alla salute mentale. La testimonianza del rapper si configura come un racconto piuttosto toccante che mira a gettare luce sulle difficoltà incontrate da chi si trova a confrontarsi con questioni psicologiche e fisiche. Fedez, si impegna dunque a trasmettere un messaggio di consapevolezza e comprensione, contribuendo così a abbattere gli stereotipi e promuovere una maggiore empatia nei confronti di chi vive esperienze simili.
Sulla rottura con Chiara Ferragni, invece, non lascia trapelare nulla…
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“La vita a ogni età è una sorpresa meravigliosa”.
“Io ho 80 anni, ma vi assicuro – a voi che ne avete molti meno – che quando arriverete alla mia età non sentirete differenze. La differenza arriva e si sente solo quando non si vive, quando non si ama la vita, quando non si vuol più fare qualcosa di nuovo. Ma se si rimane ancorati e aggrappati alla bellezza dell’amicizia, dell’amore, della musica, del mare e della poesia, la vita regala sempre delle sorprese. Alla mia età si sentono gli acciacchi, certo, ma nello spirito non c’è differenza”.
“L’amore non cambia mai. Quando uno si innamora, non importa l’età. Cambiano il riflesso fisico e la potenza sessuale, ma dal punto di vista emotivo forse l’amore è ancora più forte a cinquanta o sessant’anni. Io ho visto e conosciuto persone che si sono innamorate a settant’anni, ma innamorate davvero. Di quell’amore che quando l’altro manca si sta malissimo. D’altronde, l’amore è questo: continuo bisogno, desiderio di avere l’altro con sé. E gli ultracinquantenni hanno la stessa disponibilità all’amore dei più giovani”.
“Ovviamente non si può generalizzare: ci sono cinquantenni e cinquantenni. Ci sono quelli a cui, ad esempio, è meglio non cantare nulla, mentre altri che sanno cogliere davvero i messaggi. Credo che la mentalità di un cinquantenne, che oggi come oggi è da considerarsi una persona giovane, è più attrezzata per cogliere i sottintesi, le metafore e la verità delle emozioni di chi canta. Gli over 50 non si lasciano ingannare. Sono attrezzati meglio per entrare in un mondo di emozioni che non sono facili per i ragazzi più giovani”.
“Anzianità non è sinonimo di saggezza. Però è più facile che i cinquantenni siano allenati culturalmente, più equipaggiati. A me piace moltissimo cantare davanti a persone che hanno più di quaranta o cinquant’anni perché hanno la predisposizione a immergersi in quello che sentono e si crea una forte empatia”.
Roberto Vecchioni
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