#empatia comprensiva
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divulgatoriseriali · 4 months ago
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Scrittura terapeutica per adolescenti: esprimere le emozioni in Un Rifugio Sicuro
La scrittura terapeutica per adolescenti rappresenta un potente strumento di espressione e guarigione, capace di trasformare i sentimenti interiori in parole scritte e di alleviare ansie e paure. L’atto di trasferire i nostri sentimenti dall’intimità del pensiero alla parola scritta risponde a un bisogno profondo di esternare, di aprirci, di far sentire la nostra voce. Questo processo dà vita…
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sunflowersorclouds · 5 years ago
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22/12/19
Non ho piú niente da dire. Mi sento finalmente libera. Leggera. In pace con il mondo.
La vita è andare avanti a vivere (e non sopravvivere) ogni giorno, nonostante il dubbio costante che non ti meriti di vivere o di essere amata, ma vai avanti lo stesso perché sai che sono pensieri sbagliati. Resteranno lì per sempre probabilmente, fanno parte del tuo insieme di insicurezze, ma ringrazi di conoscere le tue insicurezze e di esserne consapevole, rispetto a chi non si conosce.
La vita è delusioni e sconfitte, persone che ti calpestano e che non sanno il significato di rispetto, empatia, sensibilità. Ma vai avanti lo stesso, perché cerchi di essere comprensiva e sai che il veleno che gli altri ti sputano addosso molto probabilmente gli è stato a loro volta sputato addosso e non hanno saputo elaborarlo. Tutti facciamo errori, feriamo i sentimenti delle altre persone. Nessuno è perfetto, e non lo sei nemmeno tu, ed è una salvezza.
La vita è fatta di incomprensioni. Ho capito male ciò che mi hai detto, hai capito male ciò che stavo cercando di dirti. Ho provato ad amarti, non ho bisogno del tuo amore. Insomma, non sempre i pezzi del puzzle si incastrano.
La vita è trovare cose che ti salvano la vita, vivere delle piccole cose, gioire, conoscere le emozioni, la felicità, sorridere, essere forti. Rialzarsi. Prendersi le proprie responsabilità.
La vita è accettare. Succede. Avrei preferito essere “piú qualcosa”? (Leggi: ricca, felice, stabile, amabile, tranquilla) Può darsi, ma non sarei la persona che sono oggi e ringrazio un Dio, se esiste, per avermi dato cose belle e brutte.
La vita è lasciarsi andare alla vita.
...magari un giorno rileggerò questo post e penserò “che stupida ottimista sognatrice”. Può darsi, ma oggi sto così ed è giusto scriverlo.
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gotitadeaguadulce · 3 years ago
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Mi mamá antes habrá sido empatica conmigo? Por que yo recuerdo que cuando me veía llorar me abrazaba diciéndome que no iba a pasar nada.
No entiendo por qué eso ha cambiado, ella se ha vuelto más dura, directa y aveces hasta manipuladora e insensible.
Me asusta pensar que hice sentir así a Gustavo por que esta empezó a ser la muestra de mi mamá hacia mi.
Por que una de las cosas que aprendí fue el resentimiento y cuando eres una persona resentida, tienes un escudo prácticamente todo el tiempo ahí cargando donde precisamente eres manipuladora, insensible y aveces hasta cruel. Dañas a otros pensando que te van a dañar y tu dañarlos antes es "protegerte" o "ganar"
Lo que nadie sabe es que cuando están solos los invade una tristeza e ira profundas por haber hecho esto.
Liberarse del resentimiento, liberarse siendo comprensiva. Y principalmente consigo mismx antes.
Quizás por eso mi mamá ya no es paciente, por eso dejo de tener esa pequeña empatia que tenia antes, por que aun no ha sabido serlo con ella misma y como la vida no se detiene para nadie, ella ha estado bajo un cúmulo de muchas y muchas, muchas cosas que ella incluso me ha dicho "prefiere ignorar viendo una serie de televisión en su telefono" mientras más se ignore, más dura será consigo misma y mientras más dura sea consigo misma, más dura será con el resto.
Más se sentirá dependiente de la constante aprobación de mi papá, incluso aveces de esa presión que seguramente siente de mostrar su valor constantemente en su familia, entre sus hermanas y madre cuando está frente ellas, seguirá pensando que a todos nos debe algo siempre, que se ve mal y caiga en curiosamente algo similar a lo mío, hacer ley del hielo, juzgar, competir, hacer berrinches repentinos o guardarse sus cosas para que explote en alguna persona, como yo (curiosamente)
Me gustaría decirle que no me debe nada, aveces pienso en que me debe estabilidad emocional, me debe paciencia y apoyo, especialmente ahora.
Pero no puedo ligarme a alguien que no me dio eso por que no se lo da a si misma, no puedo esperar nada de ella, ni de nadie de hecho, solo de mi y mucho menos puedo reclamarle, por que no puedo juzgar o tachar a alguien solo por que no sabe como hacerlo más estable.
Y tampoco puedo aplicar el "doy lo que me des" por que es terrible daño hacia tu esencia.
Yo daré lo que soy, lo que me doy, si yo me doy atención, apoyo, comprensión, humor, distracción, empatia, resiliencia, fuerza, ánimos y cariño, entonces eso daré a quien sea que lo necesite, por que hace tiempo me di cuenta de que era mi madre, pero ahora sé que yo no soy ella, yo soy yo y protejo mi esencia por que la he reconocido.
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yoginviaggio · 3 years ago
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Sabato 19 febbraio
Tappetino nello zaino direzione Gamogna ‼️
"Ci sono luoghi magici come Gamogna dove la pace della Natura filtra in noi come la luce del sole fra gli alberi, dove i nostri affanni si distaccano con leggerezza come foglie autunnali dalle piante, poi svaniscono nell'equilibrio delle sue forme imprevedibili, nell'armonia dei suoi colori, nell'ebrezza dei suoi sapori ed odori, nella saggezza dei suoi silenzi: ci assale un tripudio di emozioni che rinforza lo spirito ed emerge forte il richiamo primordiale, quello dei bisogni essenziali della dolce, utopica Arcadia... “
Silla/fo 🌹
Ho letto questa poesia appena entrata nella cappellina dedicata a padre Daniele Badiali, (la cui storia mi ha affascinato, rattristato e intenerito al contempo e di cui racconteremo con rispetto ed empatia), che si trova a poche centinaia di metri dall'Eremo e mi sono resa conto che mai parole hanno descritto con tanta precisione e profondità ciò che accade quando andando in natura, ci si lascia avvolgere dalla vibrazione catartica e potente che essa emana , in grado in pochissimo tempo di riassorbire tutte le nostre emozioni negative per trasformarle in colori, suoni, sapori e odori che rinforzano lo spirito conducendoci verso quel luogo idilliaco , topos letterario della mitica Arcadia, dove tutti noi vorremmo vivere, se non altro come stato di coscienza.💓
Dopo essere giunti a Gamogna percorrendo parte dell'anello classico che sale da Ponte della Valle e aver assaporato con tutti i sensi i suoi scorci migliori e gli scenari che offre allo sguardo assettato di bellezza, ci spostiamo poco più su , in quel luogo altrettanto magico dove l'energia è altissima e dove ci fermeremo a praticare insieme l'arte dello Yoga in varie forme 🧘
Porteremo con noi il tappetino e se il tempo lo permette , nell'ampio e solitario prato davanti alla cappellina faremo una bellissima pratica che ci sintonizzerà con le alte vibrazioni di quel spazio di grande Pace.
🐞🐝🌳🌼🌷😇
In quell'accogliente spiazzo erboso, a ridosso dei muri della chiesetta scaldati dal sole, consumeremo il nostro pranzo al sacco con sorpresa finale... la community è ricca di acquari di febbraio 🥳🎂🍾
Rientro nel pomeriggio dalla strada panoramica che ridiscende a valle pieni di gioia e carichi di energia positiva!!!
💪⚡🌞
📌INFO TECNICHE:
🎯DOVE: ore 9,30
parcheggio Ponte della Valle oltre Lutirano
https://goo.gl/maps/RJmELLHQTbgomAuu8
📌LUNGHEZZA: 7,5 km circa
📌DIFFICOLTA’: E
📌DURATA DELL'ESCURSIONE: 5 ORE COMPRESA LA PRATICA YOGA
📌 DISLIVELLO 350 mt. circa
💰Quota escursione:
20€ adulti 10€ bambini
comprensiva di accompagnamento escursionistico e pratica yoga
E se non hai il TAPPETINO 🧘 te lo procura Spazio Trekk‼️
📑Al momento della prenotazione riceverai una mail con tutte le informazioni per svolgere l'escursione in sicurezza, adeguatamente abbigliato ed accessoriato.
👷GUIDA:
Annalisa Romagnoli–
🥾 Guida Ambientale Escursionistica AIGAE, regolarmente registrata e assicurata, tessera ER857
🧘Insegnante di Yoga certificata Yoga Alliance
☎️NFO e PRENOTAZIONI: 339/2549407
entro giovedì 17 febbraio
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crazy-pot-pourri · 7 years ago
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[Books] La donna del piano di sopra di Claire Messud
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Titolo originale: The Woman Upstairs Autore: Claire Messud Prima edizione: 2016 Edizione italiana: traduzione di Silvia Pareschi (Bollati Boringhieri, 2016)
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Presentazione dell'editore: 2004, Cambridge, Massachusetts. Nora Eldridge, insegnante elementare sulla quarantina, è da tempo scesa a compromessi con il sogno di essere un'artista di successo, una madre e una donna amata. È piuttosto diventata la "donna del piano di sopra", una persona gentile ma insignificante, un'amica affidabile ma sempre spettatrice dei successi altrui. Finché nella sua vita arrivano i cosmopoliti Shahid: Reza, un nuovo alunno, un bambino di otto anni che sembra uscito da una fiaba, e i suoi genitori, Selene, artista italiana di grande fascino, e Skandar, professore libanese a Harvard per un anno di insegnamento. Quando Reza è vittima di un episodio di bullismo, Nora viene coinvolta sempre più intensamente nella vita degli Shahid, fino a ritrovarsi innamorata di ciascuno di loro. Sarà la loro intelligenza, il loro talento, il loro successo, o la loro sessualità aperta ad affascinare Nora? Oppure la diversità "europea" che emana dalla loro vita libera, dalla loro casa elegante, dalla loro tavola esotica? I rapporti con i membri della famiglia diventano via via più intimi, personali, e la suspense aumenta man mano che i sentimenti si fanno più ambigui. Quando Selene e Skandar torneranno definitivamente in Europa senza più contattare la loro amica americana, Nora cercherà di capire le ragioni del loro allontanamento. Ma soltanto, anni dopo, durante un viaggio a Parigi, saprà cos'è veramente successo, che cosa si sia immaginata e chi fossero in realtà i due esotici europei.
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«Non siamo le pazze in soffitta: quelle ricevono sempre un sacco di attenzione, in un modo o nell’altro. Siamo le donne tranquille in fondo al corridoio del secondo piano, quelle che non sgarrano mai con la spazzatura, quelle che sorridono e salutano allegramente sulle scale, e che, dietro la porta chiusa, non fanno mai rumore. Nella nostra vita di tranquilla disperazione, noi siamo le donne del piano di sopra, con o senza un maledetto soriano o un fastidioso labrador saltellante, e neanche un’anima si accorge che siamo furiose».
Nora Eldridge ha quarantadue anni; single, né bella né brutta, è un'insegnante elementare che nel tempo libero si dedica all'arte, il suo sogno giovanile. In particolare, realizza dei diorami grandi come una scatola di scarpe, e uno dei suoi progetti più ambiziosi è la realizzazione delle stanze di donne celebri, ciascuna a suo modo una ribelle, un simbolo: Emily Dickinson, Alice Neel, Virginia Wolff, ma anche Edie Sedgwick. Le sue opere, però, sono qualcosa destinato a rimanere nascosto, da non mostrare agli altri, da tenere per sé. Nora è una "donna del piano di sopra", che vive la sua vita sottovoce, gentile, affabile, senza grilli per la testa; una buona amica, buona figlia, tanto placida (almeno in superficie) quanto incolore, destinata a passare sempre inosservata, quasi fosse invisibile. Eppure, nel suo intimo, Nora è tutt'altro: una valanga di furia che da troppo tempo viene frenata, e che prima o poi potrebbe esplodere, con chissà quali conseguenze. La sua è una rabbia accumulata negli anni, ma che sta per straripare per quanto avvenuto cinque anni prima, dopo aver conosciuto gli Shahid. Reza ha otto anni e si è appena trasferito nella classe di Nora. Per l'insegnante è da subito un bambino speciale, e non tarda ad affezionarsi. Tramite lui conosce la madre, Selene, artista di origine italiana, sposata con Skandar, studioso parigino, ma nato a Beirut da una famiglia cristiana. I tre sono arrivati a Cambridge per l'anno sabbatico di Skandar, impegnato in studi di etica e storia. Se Reza è per Nora il figlio che vorrebbe avere, Selene è il suo ideale di artista, la donna che avrebbe voluto essere, se mai avesse avuto il coraggio di vivere appieno, senza lasciarsi tarpare le ali dalla paura dell'insuccesso o dal timore di deludere i propri genitori, la madre in particolare, che per lei hanno sempre desiderato qualcosa di più concreto e stabile. È proprio la malattia della madre a portare Nora ad abbandonare una vivace carriera da consulente gestionale per un più prosaico lavoro come maestra elementare. Da allora sono passati sei anni, due dalla morte della madre di Nora, e nell'età in cui molte donne sono portate a fare un bilancio, ecco che gli Shahid irrompono nella sua vita. Selene le propone di dividere uno studio: l'italiana ha in progetto un'impegnativa installazione, una sorta di Paese delle Meraviglie interattivo; Nora, invece, si dedicherà ai suoi diorami, le sue stanze di bambola. La differenza di personalità tra le due è enorme: Selene, un'artista di professione, pensa in grande, e occupa quasi tutto lo studio; Nora lavora silenziosamente nel suo angolo a minuscole creazioni. Eppure, per un po', sembra che tutto vada per il meglio: Nora si sente appagata perché è la prima volta dopo tanto tempo che qualcuno dà importanza al suo lavoro e la considera un'artista. I pomeriggi possano tra tè, caffè, dolci e chiacchierate. Nora aiuta persino Selene nella ricerca dei materiali e nell'assemblaggio di alcuni elementi. È come una ragazzina che può passare il tempo con la sua migliore amica. E poi, ecco entrare in scena Skandar, che si rivela, molto semplicemente, il suo ideale di uomo, seducente, sicuro di sé, con cui perdersi in lunghe chiacchierate mentre la accompagna a casa, dopo aver fatto da babysitter a Reza nelle serate in cui gli Shahid sono impegnati in una delle tante cene tra il mondano e l'accademico di lui. È come se Nora si innamorasse separatamente di ciascun membro di questa famiglia fuori dal comune:
«Se fossero stati un pasto, avrei mangiato tutte le portate con uguale piacere: ciascuna così distinta, con un sapore così unico. Non riuscivo a concepirli tutti insieme, su questo devo essere chiara, perché altrimenti potreste pensare che fossi affezionata a una famiglia che il mio piacere derivasse dal frequentarli come famiglia; (…) Ero innamorata di Reza. Ero innamorata di Selene. Ero innamorata di Skandar. Tutte queste cose erano vere; non si escludevano a vicenda, ma soprattutto, per quanto mi riguardava, non erano nemmeno correlate. (...) Io volevo un rapporto pieno e autonomo con ciascuno di loro separatamente. Il loro legame famigliare mi serviva - altrimenti come sarebbero arrivati a me?-, eppure lo disprezzavo. non volevo stare con loro quando erano insieme (malgrado fosse meglio che non stare con nessuno di loro), e non sopportavo di pensarli tutti insieme, le sere e nel fine settimana, senza di me e senza neppure un pensiero per me».
Ciascuno di loro a suo modo appaga il desiderio di Nora di essere vista come qualcuno di speciale: Reza la fa sentire madre; Selene, un'artista, anche se si trova spesso a brillare di luce riflessa a fianco di una personalità tanto ingombrante; Skandar, una donna desiderata, oltre a farle credere di riuscire a vedere nel profondo della sua anima, di saper leggere i messaggi nascosti nei suoi diorami e di poter comprendere profondamente la sua fame di vita. Gli Shahid le danno la forza di credere di essere ancora in tempo, di poter dare una svolta ed essere chi davvero è.
«Mi ubriacai un po'. Alzai il volume dello stereo. Ballai, mi misi in posa e scattai fotografie. mi sentivo libera, e credo che in qualche modo stessi praticando un esorcismo: o forse non è la parola giusta? lasciandomi possedere dal fantasma di Edie, stavo scacciando la mite e accomodante signorina Eldridge, la tranquilla e comprensiva signorina Eldridge, la brava amica, brava figlia e brava insegnante, la pezza da piedi signorina Eldridge, la signorina Niente Nessuno che tutti salutano sorridendo e subito dopo dimenticano. Mi stavo liberando di lei.»
L'illusione, però, dura poco, meno di un anno: Selene, alle prese con l'organizzazione di una mostra a Parigi, lascia l'America prima ancora che l'anno sabbatico di Skandar finisca, portando con sé Reza. Nei cinque anni successivi i contatti si fanno sempre più sporadici. Nonostante ciò, il ricordo di quei mesi continua ancora a scaldare Nora, e alla fine decide di concedersi un viaggio in Europa e di far tappa a Parigi. Molto è cambiato, ma c'è ancora un barlume del vecchio feeling. Una dura, durissima verità verrà però sbattuta di fronte agli occhi di Nora nelle pagine finali... La donna del piano di sopra è l'intenso racconto in prima persona delle illusioni di una donna che ha rinunciato a vivere prima ancora di provarci, ma che crede di poter cambiare, almeno fino a quando la realtà diventa ormai innegabile. Nora è un personaggio complesso, che si mostra per quello che è: non abbellisce la situazione, né tace sulle sue motivazioni più intime e meno encomiabili. Dovrebbe essere l'ultima persona a poter ispirare empatia, eppure è difficile non riconoscersi in lei e nella sua rabbia, una rabbia atavica, che condivide con una madre che, fedele al ruolo stabilito al tempo per una donna, ha finito per esaurirsi nelle vesti di moglie e madre, rinunciando ai suoi sogni.
«Non farti incastrare così» sibilò. «Me lo prometti? Promettimelo subito». «Prometto». «Devi vivere la tua vita e guadagnarti i tuoi soldi, così non dovrai elemosinare dieci dollari come una mendicante per comprare i regali di Natale ai tuoi figli. Non vivrai sfruttando la patetica busta paga di tuo padre, o di tuo marito. Mai. Mai. Prometti?» «Ho già promesso». «Perché è importante». «Lo so».
Analogamente a quanto accade ne Quello che non ti ho mai detto di Celeste Ng, è l'essere donna in un sistema dai ruoli prefissati la vera radice dell'insoddisfazione di molte, che finisce irrimediabilmente per riversarsi sulle figlie, viste come una seconda chance per realizzarsi. In questo modo, però, si priva la nuova generazione di una vera libertà di scelta, assegnandole comunque un ruolo prestabilito (stavolta quello della donna indipendente che può fare a meno di un uomo), che altro non è se non una gabbia, seppur diversa. La storia di una diventa la storia di tante, se non di tutte, con un unico comune denominatore, la rabbia appunto. La rabbia è frutto delle catene, eppure non è necessariamente una forza negativa, anzi, può trasformarsi in qualcosa di propositivo, di vitale, che permette di prendere davvero coscienza di sé e di liberarsi da tutto, maschere, paure, ipocrisie. La donna del piano di sopra procede come una sorta di thriller, in attesa della rivelazione finale che viene più volte preannunciata dalla voce narrante, pur senza entrare nel particolare, e che riesce in effetti a sorprendere il lettore. C'è anche una sottile vena erotica, per quell'attrazione proibita nei confronti non solo di Skandar ma anche di Selene, e per una certa sensualità di fondo a cui spesso si abbandona Nora, anche se solo nella sua fantasia. Quella della Messud è una scrittura meno semplice di quello che ci si aspetterebbe da questo pseudomemoir senza reticenze, infarcita di numerosi riferimenti letterari e non solo, che ne fa un'opera senza dubbio di pregio. Un romanzo molto femminile, financo femminista per alcuni versi, perché dà voce a quello che una donna tanto spesso si trova a sperimentare, trovando nella propria rabbia la forza per riscattarsi.
«Sono così arrabbiata che potrei incendiare una casa con lo sguardo. La mia rabbia non si può trattenere, non si può accantonare. Ho finito di starmene buona al piano di sopra. La mia non è la rabbia di una personcina, di una brava ragazza, di una figlia diligente. La mia rabbia prodigiosa. La mia rabbia è un colosso. Sono così arrabbiata da capire perché Emily Dickinson si isolò dal mondo, perché Alice Neel tradì le sue figlie, malgrado le amasse tanto. Sono così arrabbiata da capire come si può entrare in acqua con delle pietre in tasca, anche se la mia rabbia non è di quel tipo. Virginia Woolf, nella sua rabbia, smise di terre la morte; io, invece, sono così arrabbiata da smettere di temere la vita, finalmente, e così arrabbiata, se Dio vuole - perché ho anche la rabbia di mia madre sulle spalle, una rabbia che mi bolle dentro come il fuoco del sole - da cominciare a vivere davvero, cazzo, prima di morire.»
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martigam · 4 years ago
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L’empatia ed il mal di testa
Ogni tanto mi viene una voglia matta di scrivere, mi metto davanti al foglio ed inizio a riflettere sulla prima frase, quella decisiva. Ci sono delle volte in cui è semplice, senza sforzo in una decina di minuti ho scritto quanto avevo bisogno di scrivere e va bene così. Altre volte, invece, mi viene il mal di testa.
È buffo perché c’è stato un periodo della mia vita in cui riuscivo a comunicare solamente scrivendo, ci sarà chi se lo ricorda, ho passato un anno a scrivere in maniera totalmente compulsiva, di qualsiasi cosa ed in qualsiasi momento. Le ore passate al liceo descrivendo il rubinetto sgocciolante nell’aula di chimica o il tappo appiccicoso del the freddo e di come mi sentivo sola, incompresa. Ma sto divagando. Non è questo il punto, oggi. 
Ora, quello che voglio dire è che, primo, tanto per rassicurarvi, sono più equilibrata di allora e, secondo, che ho ancora una gran voglia di scrivere e di comunicare al prossimo quello che vedo e che provo. 
Adesso, ad esempio, ho il desiderio intenso di riflettere con voi sull’empatia. Non so per quale ragione, però, ci sono delle volte - ed ora è proprio il caso – in cui l’emozione che provo mi pare limpida, lucida ed intensa, ma se voglio spiegarla a parole, niente da fare, mi viene quasi il mal di testa e di una frase di senso compiuto non ne vedo manco l’ombra. Quindi provo a scrivere qualche spunto di riflessione e vediamo se riesco a spiegarmi almeno un pochino.
Dicevo, in questo momento vi vorrei parlare dell’empatia. Vi vorrei spiegare quanta difficoltà io abbia, al di fuori della mia cerchia ristretta di amici, a riconoscere uno sguardo empatico, una frase comprensiva nei confronti del prossimo. 
Specie di questi tempi.
Di questi tempi vedo strillare la gente, in maniera assolutamente confusionaria, di “libertà individuale” e di riflesso chiedere di restringere quella altrui, specie la libertà dei più vulnerabili, di quelli che la libertà vera e propria magari l’hanno già persa da tempo. 
Vedo strillare gente di complotti, di menzogne, di calunnie, di violenza e subito dopo leggerle spassionate e sbavanti nei commenti di video di cuccioli, come se fossero i soli a meritare affetto e paroline dolci. Gente che si iscrive in gruppi tipo “Partito-animali-vi-amo” e allo stesso momento essere membro di “Stranieri-schifosi-vi-odio”. 
Vedo un concetto di empatia distorto e confusionario. Un’empatia che non è più risorsa, ma discrimine. Non applicato in maniera omogenea, bensì in modo spasmodico nei confronti di taluni e assente di principio nei confronti di altri, senza nemmeno saperne spiegare bene il perché. 
Perché, poi, è lì il fattaccio, io ci provo, essendo tendenzialmente, forse e probabilmente troppo, empatica, a comprendere i moti di questa gente. Giustamente, seguendo la mia curiosità, pongo delle domande. Mi dico che magari sono io che non colgo il punto, il filo. Tuttavia, le risposte che ottengo sono sempre superficiali, deludenti, individualiste e supponenti.
Dunque, non so se sono riuscita a trasmettervi ciò che tanto mi premeva, se non è così, me ne scuso. Abbiate un po’ di empatia.
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cartofolo · 7 years ago
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Come ci si protegge dagli altri quando si è estremamente empatici? Come si evita di assorbire tutto ciò che provano gli altri fino a esserne esausti?
Da quello che scrivi, il problema non è quello di empatia, la quale comprende, ma non assorbe il dolore degli altri, perché sa scioglierlo nella propria forza ed equilibrio.Invece, da quello che ho capito, il tuo problema è una spiccata emotività che ti impedisce il controllo delle emozioni, le quali si acutizzano per quelle degli altri.Prima acquista più sicurezza in te stessa/o, cura di più le emozioni che riguardano il tuo vissuto. Poi vedrai che sarai più forte e comprensiva dei problemi altrui.
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edgardoflores · 4 years ago
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Cada persona libra una batalla que desconocemos. ¿Quiénes somos para juzgar a los/las demás? Seamos más comprensivas/os, más empáticas/os, más compasivas/os, y el mundo se transformará por completo. #compasion #empatia #comprension #juicio #dibujo #ilustracion #reflexion Dibujo de @karencastilla.i https://www.instagram.com/p/CGm8m9BAIaf/?igshid=1bd0zclus1vnr
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concesionscrittrice · 5 years ago
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Talvolta facciamo pesare la nostra insoddisfazione agli altri. Come? Colpevolizzandoli senza una ragione precisa. Alzando la voce scaricando la tensione. Tacendo e credendo che così facendo cattureremo la loro attenzione o ancor peggio facendoli sentire in colpa. Negli ultimi anni ho imparato che, nella maggior parte delle volte, la nostra insoddisfazione viene dalle nostre azioni e dalle scelte chs facciamo e che parte di queste sono sbagliate perché crediamo che la felicità sia dettata dalle cose che hanno tutti. Ecco perché quando qualcuno scarica la sua insoddisfazione contro di me, sono comprensiva, gli sorriso e lo abbraccio. Tutti mi credono scema per questo, ma rispondere in un altro modo in me creerebbe uno stato negativo e non gioverebbe sull'altro. La chiamano empatia. Io credo sia fortemente legata all'intelligenza. Cuore e cervello se usati nel corretto modo, possono essere lo strumento giusto al raggiungimento della serenità. #pensierisparsi #tirofuori #empatia #scrivocose #motivata #sempreunagioia #sorrridichetipassa #crescere #tratestaecuore https://www.instagram.com/p/B8I0p6BILnC/?igshid=d801wrnopdvn
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thequantumland · 6 years ago
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Me odio.
Debería morir sola en un hoyo... Así no dañaría a nadie...
Y la verdadera parte es que no se porque las personas no me entienden, y piensan que las ataco o no se que chunchas cuando por dentro tengo un miedo de ser rechazada por las cosas que digo/hago.... estoy cansada de ser juzgada y señalada como la "que se enoja por todo" o "Solo me quiero sentir superior o por encima de todos" damn.... No se desde cuando "soy" así o porque proyecto estas cosas, cuando lo único que hago para mi es tomar fuerzas para decir las cosas sin parecer demente en el intento o poderme darme a entender porque cuando estoy en este punto se me van las palabras y tartamudeo o escribo todo idiota (como mis textos sin buena redacción 《pretexro o pereza》).... y es feo y triste el momento en el que digo las cosas y la gente se las tome a mal.... juro por mis hijos no nacidos que no es lo que quiero proyectar.
Si en algún momento de mi vida fue "así"... ya no lo es.... La gente cambia o más bien evoluciona y creo que para nada quiere sentirse o ser la misma mierda del pasado... por qué no hay empatia de ese lado?... porque en serio lo intentan algunos (yo).... otros no estan para nada avergonzados de lo que son y así se van a quedar y si no los quieres les vale (<- porque no puedo ser así)
Creo que me comunico en chino y el trqductor integrado de la gente piensa que solo son insultos... y en serio me quiero meter a un hoyo y nunca salir, dejar a la gente en paz... a todos... ya no molestar.... al fin y al cabo de que sirve en la vida una chica que supuestamente "siempre tiene la razón" pero nunca le hacen caso.... y ya el problema no es que me hagan caso o que tenga la razón... si no para que me lo dicen, si de todos modos ya paso el momento y ni siento satisfacción porque me dan la razón....
Intento acercarme a la gente y ser mejor para ellos... pero creo que ellos no tienen la intensión de ser mejor para mi.... (y por qué lo harían si soy una mierda completa 《ASÍ ME SIENTO》)
Para que me esfuerzo en recuperar amistades si no se hablarles o como convivir, para que me esfuerzo en ser alguien mejor si cuando más he necesitado de alguien para hablar nadie esta para mi..
Pero yo debo ser "la comprensiva y cambiar para mi bien sin importar nada, entenderlos a todos y quedarme callada con mis sentimientos y emociones porque a nadie le interesa, porque siempre estoy enojada y/o soy perfecta/superior y te hago menos jojojo...." <- rayos... desde cuando me ve la gente así?? O por qué reflejo eso? Me escupo a mi misma...
....
Entre que me detuve a llorar como magdalena recordé varios pedazos de varias canciones de Bunbury y a la mejor es tonto... pero como cala.... tanto como las palabras que retumban en mi cabeza....
Yo "mejoré" mi persona porque a mi propia familia no les gustaba mi caracter y a mi no me gustaban las acciones que hacían, que tanto me enseñarón y al final parece que valio verga esa etapa de educación... cuando discutia por equidad parecía que la única ahí era yo y "pedía" cosas como: cortate una mano y dasela al perro porque me cagas... cuando en realidad era "oye que pedo con esto blahblabhblah así y así" solo recibia negativas, gestos de fastidio y un que te importa o me vale madres o que te valga madres yo hago lo que quiero.... si pero bueno convives en una casa con otras personas, no vives solo.... y bueno me fuí de esa casa como pude y ya listo. Fin. Todos son más felices... creo... espero....
Ahora vivo a miles de kilometros... y mi pareja piensa que le digo las cosas para molestarlo sin sentido porque soy mejor y hace muecas me contesta cualquier cosa y se va....
Ya no se que hacer... O re-inventarme una vez más para mantener a todo el mundo contento, que me valga madres y no hablar con nadie... total solo les hablo para molestarlos y lastimarlos... y ya mejor no hago eso... y me quedo en mi huevo, en mi total ignorancia y pues en fin.... ( la ignorancia es bendita ).... o me corto la lengua y vivo feliz en un mundo feliz donde yo no pueda herir a nadie....
Todo esto es feo y solo quiero desaparecer o ya dejar de sentir... y volverme muda.... deseo ser muda.... deseo morir en un pozo y que nadie oiga mis gritos hasta que me joda la garganta, rendirme y saber que me voy a morir y parmela llorando y arrepintiendome de todo... <- ya esto lo escribí con mucha tristeza porque me vale madres todo... una vez más....
"No ando buscando grandeza, solo esta tristeza deseo curar."
-Bunbury "El extranjero".
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candyholic666 · 7 years ago
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Soñar sin rencor.
Una vez mas se repite el ciclo. En mi sueño aparecen de nuevo, recuerdo verlos a través de mi ventana, a los que se decían mis amigos, y al que era mi novio. Yo me recuerdo con una sensación de tristeza, y en cambio el reía sin dolor alguno, así me di cuenta que mientras mi mundo se detuvo en esta parte de mi vida, sufriendo su ausencia y su traición, él es feliz, sin remordimientos ni culpas viviendo su vida sin complejos y dejando el pasado facilmente.
Mientras observaba, lo veía riendo y bromeando y después ella se acerco pidiéndole un abrazo estirando sus brazos, él la recibía con aquella sonrisa que una vez me dedico a mi, me cuestione el porque yo tenia que sufrir por amor cuando el ya no se acordaba nisiquiera de mi.
Las cosas no terminarían ahí, de repente la mejor amiga de ella estaba frente a mi y a otra persona que en ese momento estaba conmigo, nos insinuaba lo que yo llegue a pensar hace poco: el quería casarse con ella (tan pronto) me alarme y quise hacer algo sin saber bien porqué.
De pronto me encontraba en la playa y en ella se encontraban rocas gigantes que daban sombra al nada soleado mar, lo recuerdo nublado y gris pero sin moverse ni un poco. Ahí estaba su mamá en el agua, como esperándome, Le dije que necesitaba decirle algo urgente y que tenia que ayudarme pero antes de poder decir algo llego él y la que era mi amiga para callarme. Tal como en la vida real él se puso a la defensiva e intento acabar con eso y salir bien librado de lo que hizo, por supuesto el no quería que su mamá supiera realmente que paso, y tampoco quería que ella supiera por que es que" L “estaba a su lado. En esta ocasión no estaba enojada, estaba angustiada, quería decirle a él que no tomara la decisión equivocada, y justo eso quería decirle a su madre.
Durante ese tiempo en el agua no le podía decir a su madre nada porque él no me dejaba, entendí que él estaba aterrado ante la idea de que yo hablara con su mamá sobre lo que hizo, ya que sabia que estaba mal, alguien que hace las cosas de frente no teme pero el se sentía amenazado por mi. Fue entonces que trate de hablar con "L” y con él ella ya llevaba el anillo que me había dado a mi, me dolía pero no deseaba que se equivocaran, yo quería protegerlo de sus propias acciones y de una manera comprensiva le expliqué porque no podía casarse con ella. Le explique que tenia que hacer las cosas mejor, que fuera despacio y no se apresurara que estuviera seguro de lo que hacía porque si no su futuro seria un desastre. Era como si yo supiera a ciencia cierta su futuro y las consecuencias de no pensar las cosas, creí que hablando con el de manera tranquila y serena el intentaría entender, que como antes el sabría que yo quería ayudarlo y protegerlo porque era alguien importante, pero nuevamente me Di cuenta que el “R” que yo conocí ya no existía, ese “R” ya no me quería, ya no era para el lo que fui una vez. Yo pase a su lista de gente insignificante, a la que ya no tiene porque tener en consideración ni tiene porque fingir empatia, el solo se burló de mi y me ignoro tal vez pensó que lo hacia por envidia o en un intento desesperado por separarlos para que estuviera de nuevo conmigo.
Ahí seguía su madre y recuerdo decirle por debajo del agua (literalmente) porque no debía dejar que su hijo se casara, las consecuencias de las decisiones tomadas por el y el camino que eligió, ella entendió mi angustia y la hizo suya porque comprendió por primera vez que si seguía ignorando las malas acciones de su hijo el sufriría grandes consecuencias, me dijo que ella lo ayudaría y yo me desperté.
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gotitadeaguadulce · 3 years ago
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Odio mi departamento.
Llevo ya dos años aquí y han sido de lo más complicados.
No me agrada y al principio era por mis padres, ahora es por mis padres y por la suciedad.
Detesto que al ser ellos los primeros en pasarse para el departamento y arreglarlo, cuando por fin me dijeron que me llevarían para ya instalarme no me hayan hecho caso, nunca quiso mi mamá decirme dónde estaba cada cosa y se enojaba si no sabía, diciendo "deberías saberlo, yo no voy a estarte diciendo donde esta cada cosa"
Uhm, muchísimos problemas con ellos, todo el tiempo.
Cuando llego abril, me decidí a analizar lo que estaba pasando, en especial por que esa idea de "quiero salir de aqui" "merezco algo mejor" "ya no quiero seguir aguantando esto" me envolvía muchísimo y lo pensé de la manera en que -no puedo huir de mis situaciones complicadas- mucho menos si se trata de mis padres.
Siempre he pensado en mi antigua casa, era linda, no estaba en un lugar tan agradable o seguro, pero habían árboles y tenía ventanas enormes donde veía el sol salir y meterse, un baño propio, una habitación hasta el tercer piso donde si quería bailar casi nunca nadie entraba por que les daba flojera subir las escaleras, donde había un cuarto en la azotea y me ponía a grabar mis covers cuando quisiera, donde cuando tenía problemas con mis papás mis abuelitos acababan dándome un cumplido bonito, había un jardín repleto de caracolitos entre abril y agosto, sentía el pasto y un sol calmando todo mi ser mientras estaba sentada en el pequeño puente que dividía a la fuente, todo estaba brilloso, limpio (claro por que mis abuelitos siempre procuraban la limpieza) pero recuerdo que yo podía lavar mi cuarto cuando fuera y no había nada percudido en esa casa, podía lavar mi ropa cuando quisiera y era gratificante tenderla y observar un rato el paisaje, me encantaba andar por cualquier cuarto, lejos de mis padres y más cercana a mi música y sin olvidar la azotea, mágica azotea, donde cantaba o simplemente me sentaba y veía las nubes, también llore y me encontraba ahí perdida, pero con la luna, las estrellas y mis recuerdos.
Claro que como en todo, tampoco me deje endulzar tanto por que es verdad lo que dicen "cuando acaba algo, siempre recuerdas solo las cosas bonitas" y claro que habían incomodidades y lo principal, los problemas con mis padres siempre, siempre han existido.
Cada día despierto con mi frase "debo adaptarme a cualquier lugar para vivir" no ser pedinche o arrogante.
Es un departamento de mis padres que sea cual haya sido el motivo para cambiarse, al final estamos acá y ni modo, para los que les cuesta un poco salir de su hogar es necesario un poco más de trabajo a la adaptación.
He empezado a analizar cada cosa sobre mis padres, incluso desde una pelea que tuvimos escribí una carta especial para no solo aprender a manejar mi relación con ellos, sino a yo también conocer ciertas cosas o hábitos y aplicar los puntos más sanos, no solo para ellos, sino para mi.
Por que descubrí que así sucedió, yo soy diferente a ellos, mi teoría es, que sigo una corriente distinta a la de ellos y por eso no podemos compatir en ciertas cosas.
Así que lo único único he tomado ha sido
Reconocer mis errores y seguirme esforzando por cambiarlos
No esperar felicitaciones o reconocimientos, por que esta al final es mi lucha
Nunca contestar, sino cuestionar, mostrar empatia y ser una oyente de todo
Desmenuzar la platica o discusión que se haya tenido
No apartarme de mi, reconocer mi trasfondo y abrazarlo en todo momento, aceptando que ellos tristemente no pueden comprenderlo
Reconocer mi responsabilidades
Reconocer que mis actos o desiciones tienen impacto en todos
Ser más servicial y comprensiva
Me di cuenta de que no puedo seguir viviendo en el rencor, en el odio, en la arrogancia, en el narcisismo, en la irritabilidad e ira, debo cambiar eso que sé siente horrible y que no va a cambiar nada.
Debo seguir siendo cíclica, evolutiva y para comodidad y sanación mía.
Hoy tuve un breakdown mientras me bañaba, por que odio el baño de aquí, tuvimos que dedicarnos mi hermana y yo a lavar el doble nuestro cuarto por que teniamos moho infestandonos, encima mi mamá me veía de nuevo como la floja que deja que su hermana haga todo y bueno, incluso siento que no di bien mi esfuerzo por hacerlo enojada toda la tarde pensando en lo injusto que era.
Fue cansado y mi espalda se canso más, pero lo logramos, también mis piernas sentía que lo habían logrado.
Hasta que me metí a bañar y note que el agua parecía enfriarse y que en la ventana (rota) entraba frío, me enoje muchísimo en especial por que para cerrarla se necesitaba de fuerza especial que no pude hacer.
Así que el frío me entraba por todo el cuerpo y no lo aguantaba, la volvía a intentar cerrar y no de pudo, así que comenze a llorar de lo desesperada que ya estaba, no lo aguantaba.
De por sí meterse a bañar trabajando en aceptar tu escoliosis ha sido un proceso que me cuesta aveces verme al espejo. Yo simplemente no lo aguante.
Y de hecho sabia lo de la ventana pero creía que no hacía tanto frío y además siento que pedirles ayuda a mis papás es como molestarlos o quitarles concentración en sus trabajos. Me confíe y cuando mis piernas comenzaron a doler fue cuando dije "debo pedirles ayuda"
Así que mi papá solo cerró la ventana bien y yo me volví a meter para seguirme bañando pero fue incomodo salir en pleno breakdown.
De igual respire y comenze a desmenuzarlo todo y llegue a una idea bastante interesante "las cosas te saldrán mal, si las ves mal"
En mi mundo lo bueno y lo malo no aplica en todo, pero en este caso, mientras yo siga diciendo cuanto odio el departamento y me siga sintiendo insegura y enojada, lo único que atraere serán cosas como breakdowns, problemas con mis padres, un día donde solo me la pase enojada y con rencores y palabras que solo se van hacia mi estómago (por que de hecho, senti como tenía el estomago apretado y coemnze a respirar, pero después me dolia)
Vine a por fin descansar pero esta idea se me quedará aquí un gran tiempo
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gotitadeaguadulce · 3 years ago
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Hoy me siento mal.
No me voy a hacer la fuerte, no voy a intentar no llorar por miedo o vergüenza y tampoco voy a fingir que no pasa nada.
Por que claro que pasa algo, no me siento bien, parte de mi mundo se derrumba para que floresca otro.
Y claro ¿quien dijo que es fácil?
Yo no soy como mis padres me han hecho creer que soy, yo soy yo y lloraré lo que necesite llorar.
Yo no soy ninguna persona dramática, ni fuerte, hoy estoy triste, asustada y confundida.
Por supuesto que quiero un abrazo, pero no de chicos, no de "amigos" no de exes, solo quiero una amiga fiel y comprensiva, quisiera que mi mamá deje ese corazón juzgon, frío y me abrace con empatia, quiero que esta relación extraña que tengo con mi hermana se acabe y me abrace, quiero no tener vergüenza con mi papá y abrazarlo o que me abrace, quiero que mis abuelitos dejen de estimatizar cosas y me abracen, quiero que mis tías dejen las criticas destructivas y me abracen, quiero dejar de sentirme como una avergonzada, pequeña, insignificante, insegura e inmadura persona entre mi familia.
Cuando veo los árboles no me siento así, cuando veo el cielo, no me siento así, cuando canto y bailo no me siento así, cuando como un helado o un chocolate no me siento así, cuando veo los rayos del sol no me siento así.
Cuando escribo esto, dejo de sentirme así poco a poco.
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cartofolo · 7 years ago
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Credo di essere una persona Empatica, ogni volta che qualcuno soffre, gioisce, è irritato etc io lo sento.. Ed è più forte di me non andare a chiedergli: “Cos’hai? Come stai? Sono felice per te” etc.. Come potrei trattenermi? A volte mi sento fuori luogo a sentire troppe emozioni delle persone mentre altre non sanno neanche cosa significhi avere sentimenti. Ed è così frustrante essere tristi quando una persona è triste, etc.. Lei come potrebbe aiutarmi? Cosa pensa dell’Empatia?
Da quello che scrivi, in effetti il problema esiste, ma non è quello di empatia, la quale comprende ma non riflette il dolore degli altri, perché sa scioglierlo nella propria forza ed equilibrio.Invece, da quello che ho capito il tuo problema è una spiccata emotività che ti impedisce il controllo delle emozioni, le quali si acutizzano per quelle degli altri.Prima acquista più sicurezza in te stessa, cura di più le emozioni che riguardano il tuo vissuto. Poi vedrai che sarai più forte e comprensiva dei problemi altrui.
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crazy-pot-pourri · 7 years ago
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[Books] L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome di Alice Basso
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Autore: Alice Basso Prima edizione: Garzanti, 2015
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Presentazione dell'editore: Un tributo al mondo dei libri, all’amore che non ha regole e ai misteri che solo l’intuito può risolvere. Una protagonista indimenticabile che vi dispiacerà lasciare alla fine del romanzo. Dietro un ciuffo di capelli neri e vestiti altrettanto scuri, Vani nasconde un viso da ragazzina e una innata antipatia verso il resto del mondo. Eppure proprio la vita degli altri è il suo pane quotidiano. Perché Vani ha un dono speciale: coglie l’essenza di una persona da piccoli indizi che sembrano insignificanti e riesce a mettersi nei suoi panni, e pensare e reagire come avrebbe fatto lei. Un’empatia profonda, un intuito raffinato, uno spirito di osservazione fuori dal comune sono le sue caratteristiche. E di queste caratteristiche ha fatto il suo mestiere: Vani è una ghostwriter per un’importante casa editrice. Scrive libri per altri. L’autore le consegna la sua idea, il materiale su cui documentarsi, e lei riempie le pagine delle stesse parole che lui avrebbe utilizzato. Un lavoro svolto nell’ombra. E a Vani sta bene così. Anzi, preferisce non incontrare di persona gli scrittori per cui lavora. Fino al giorno in cui il suo editore non la obbliga a fare due chiacchiere con Riccardo, autore di successo in preda a una crisi di ispirazione. I due si capiscono al volo e tra loro nasce una sintonia inaspettata fatta di citazioni tratte da Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck. Una sintonia che Vani non credeva possibile. Da tempo ha smesso di credere che potesse capitare anche a lei. Per questo sa di doversi proteggere, perché, dopo aver creato insieme un libro che diventa un fenomeno editoriale senza paragoni, Riccardo sembra essersi dimenticato di lei. E quando il destino mette in atto il suo piano imprevisto e fa incrociare di nuovo le loro strade, Vani scopre che le relazioni, come i libri, spesso nascondono retroscena insospettabili. Proprio ora che ha bisogno di tutta la sua concentrazione, di tutto il suo intuito. Un’autrice per cui sta lavorando è stata rapita e la polizia vuole la sua collaborazione. Perché c’è un commissario che ha riconosciuto il suo talento unico e sa che solo lei può entrare nella mente del sequestratore. Come nel più classico dei romanzi, Vani ha davanti a sé molti ostacoli. E non c’è nessuno a scrivere la storia della sua vita al posto suo: dovrà scegliere da sola ogni singola parola, gesto ed emozione. L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome è il sorprendente esordio di Alice Basso. Una voce nuova, unica, esilarante, pronta a colpirvi pagina dopo pagina. Un tributo al mondo dei libri, all’amore che non ha regole e ai misteri che solo l’intuito può risolvere. Una protagonista indimenticabile che vi dispiacerà lasciare alla fine del romanzo.
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Questa è la storia della prima indagine della donna a cui, tanto per cambiare, "non frega un accidente" e di uno "sbirro pazzesco" che sembra uscito dalla summa dei principali romanzi polizieschi, hard boiled e noir del XX secolo.
Ma per favore. Quindi il tizio travestito da commissario fa davvero il commissario. Questo sì che è prendere sul serio il proprio ruolo.
Silvana Cassandra Sarca, o più semplicemente Vani, è una ghostwriter: se un personaggio televisivo, uno sportivo, e talvolta anche un vero e proprio scrittore, ha un libro da far uscire, ma non ha le capacità o il tempo o l'ispirazione necessaria, ecco che la casa editrice L'Erica chiama in causa Vani perché in quattro e quattr'otto sforni il loro prossimo bestseller. Ovviamente l'identità della vera autrice è destinata a rimanere ben celata. Ma come è possibile diventare in pochissimo tempo qualcun altro, scrivere come lui/lei scriverebbe senza che nessuno nutra dei sospetti? Per Vani è una sorta di talento naturale: ha un forte intuito, e le basta poco per capire chi ha di fronte e assorbirne il modo di fare (e scrivere); tutto il resto, è un approfondito lavoro di documentazione.
Sono solo riuscita a convincere una diffidente medioborghese a lasciare che sua figlia passi la notte in un locale dalla fama che peggiore non si potrebbe, insieme a una perfetta sconosciuta dall’occupazione ignota, di vent’anni più vecchia e conciata come un personaggio di Tim Burton.
Simili capacità, però, possono essere utili anche oltre il mondo dell'editoria, cosa di cui si rende subito conto il commissario Berganza, appassionato di gialli, che non esita a coinvolgere Vani, incontrata perché ghostwriter di una scrittrice misteriosamente scomparsa, nell'indagine... Che questo romanzo sia il primo di una serie è più che evidente: fondamentalmente, ha il compito di introdurre i personaggi, Vani e Berganza in primis, dare qualche informazione sulla personalità della scrittrice e sulle esperienze passate che l'hanno portata ad avere un atteggiamento così cinico e disincantato, e dare un assaggio delle capacità di Vani.
Sei acida e sarcastica e lucida e critica e odi tutto e tutti. Ma questa tua capacità di immedesimarti, di vedere le cose con gli occhi delle altre persone, di interpretare il mondo da dentro la loro testa… o il loro cuore. Questa che a te può sembrare una mera abilità professionale, be’, si chiama empatia, sai. E tu puoi fingere con tutte le tue forze che sia il contrario, ma la verità è che fa di te la persona più comprensiva, più tollerante, e persino più clemente, che io abbia mai conosciuto.
Il resto è ben poco, condito anche con qualche citazione letteraria e cinematografica.
«(...) Faremo il gioco delle domande, come i bambini. Pratico, veloce ed efficace. Iniziamo: colore preferito?» Ora lo sto fissando con l’orrore negli occhi. «Tu sei completamente pazzo», sentenzio. «Niente affatto. Coraggio: colore preferito? Aspetta, provo a indovinare. Nero?» «Non riesco a credere che questo dialogo surreale stia avvenendo sul serio.» «Nero? Ho indovinato?» Scuoto la testa. Be’. Sembra che non ci sia via d’uscita. Oh, chissenefrega. Tanto ho perso il controllo degli eventi della mia vita da quando questo impudente mi ha inviato quel pacco regalo. «Viola. Ci sei andato vicino. Ma non era nemmeno così difficile.» «Indovina il mio.» «Il verde, come la gramigna infestante.» «Questa era buona, ma è il blu. Band preferita? Io dico che la tua sono i Joy Division.» «Gli Smiths.» «Ma ci sono andato vicino anche stavolta, ammettilo. La mia?» «Che ne so… Sicuramente qualche americanata d’epoca, i Creedence, gli Eagles…» «I Creedence. Un punto per la signorina. Ora più difficile: film preferito.» «Il tuo sarà sicuramente qualcosa come Il gigante, o Gli spietati». Riccardo ride, carico. «Li adoro, ma acqua. Il tuo: Che fine ha fatto Baby Jane?… No, anzi: Viale del tramonto.» «No. Ah, non ci arriverai mai. C’era una volta in America?» «Fuochino ma non ancora fuoco. Eva contro Eva?» «Ti ho detto che sei fuori strada», e poi, in coro: «Via col vento». Istante di silenzio effettivamente stupefatto da entrambe le parti. «Wow», commenta Riccardo. Giurerei che è colpito sul serio, sotto la patina di allegra sicurezza di sé. «Be’, non è così strano che sia il mio film preferito. È un magistrale ma godibile affresco di un pezzo di storia americana. Ma il tuo, perché?» «Ovviamente perché Rossella è un’insensibile opportunista che non ha bisogno di nessuno», dico. «Ovviamente», annuisce lui. Per un attimo si gira a guardarmi e, che Dio mi perdoni, ci scambiamo un sorriso.”
Una lettura complessivamente leggera, forse dalla stile fin troppo colloquiale, ma che alla fin fine qualche sorriso lo strappa, nonostante questa sosia nostrana di Lisbeth Salander (che, badate bene, aveva quel look ben prima che la trilogia di Millennium diventasse famosa) non sia particolarmente originale, con il suo carattere spigoloso e poco affabile. Una lettura da spiaggia, o comunque molto poco impegnativa.
«Io non ho la più pallida idea di come si conduca un interrogatorio», faccio notare. «Sarca, ma lei è un camaleonte. Le basterà guardare una puntata del Tenente Colombo.”
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