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Cambio dell’ora: Il ritorno dell’ora solare e i suoi effetti su persone e industrie. Di Alessandria today
Come l'ora solare influisce sui consumi energetici, sulle abitudini e sulle strategie industriali.
Come l’ora solare influisce sui consumi energetici, sulle abitudini e sulle strategie industriali. Il ritorno dell’ora solare è previsto per la notte tra il 26 e il 27 ottobre 2024, quando le lancette andranno spostate indietro di un’ora. Oltre a modificare il ciclo di luce naturale, questo cambiamento stagionale può avere effetti concreti sui consumi energetici, sulle abitudini quotidiane e…
#abitudini quotidiane#adattamento orario#Cambiamenti climatici#cambio ora#catena di produzione#consumo elettrico#consumo energetico#costi energetici#detrazioni fiscali#effetti sulle industrie#efficienza energetica#emissioni CO2#Energie rinnovabili#fisco e imprese#fisco e incentivi#gestione risorse#illuminazione notturna#impatto economico#impatto economico aziende#impatto sul fisco#incentivi aziendali#manutenzione industriale#Ora Solare#ottimizzazione energetica#politiche energetiche#Produzione Industriale#riduzione consumi#riscaldamento domestico#Risparmio Energetico#ritorno ora solare
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Cina: mira alla trasformazione verde completa
2024-08-14 15:08:51 Recentemente il Comitato Centrale del Partito Comunista cinese e il Consiglio di Stato cinese hanno pubblicato le “Opinioni sull’accelerazione della transizione ecologica completa dello sviluppo economico e sociale”, che prevede una predisposizione sistematica a livello nazionale per la transizione ecologica in settori diversi come lo sviluppo regionale, la struttura delle…
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Camion, l’Italia vota “no” al giro di vite dell’Europa sulle emissioni
[ad_1] L’Italia vota contro il nuovo regolamento che riduce le emissioni di CO2 per i mezzi pesanti. Nel corso del Consiglio istruzione, il primo appuntamento utile per dare l’ok e accelerare l’iter, i ministri dell’Unione hanno approvato l’accordo politico raggiunto a gennaio con il Parlamento europeo. L’Italia ha ribadito il suo no, insieme alla Polonia […] Camion, l’Italia vota “no” al giro di…
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L'1% ricco del mondo inquina quanto il 60% più povero
Secondo un rapporto appena pubblicato realizzato da Oxfam, The Guardian e lo Stockholm Environment Institute l’1% più ricca dell’umanità inquina quanto il 66% più povero. Lo studio dimostra inoltre che 77 milioni di persone tra cui miliardari hanno prodotto il 16% di tutte le emissioni di CO2 nel 2019. Una quantità di sostanze inquinanti in grado di causare più di un milione di morti in più a…
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Urgono investimenti per l'idrogeno verde
Per sviluppare il potenziale dell’idrogeno servono politiche industriali tempestive. Ha un grande potenziale in termini di riduzione di anidride carbonica, soprattutto nei settori hard to abate, ma i decisori politici devono agire nell’immediato per garantire la transizione energetica industriale L’idrogeno verde è stato ospite frequente delle conversazioni sulla transizione energetica sin dal 2019. Se si guarda indietro, la cosa non sorprende granché: il mondo sta affrontando una crisi climatica e, in risposta al preoccupante avvertimento del “Rapporto speciale sul riscaldamento globale di 1,5°C” dell’IPCC del 2018, sempre più nazioni si sono impegnate a raggiungere lo zero netto di emissioni di anidride carbonica (CO2). Tuttavia, raggiungere una profonda decarbonizzazione delle economie richiederà sforzi coordinati e ampi in tutti i settori economici. È essenziale che si apportino cambiamenti fondamentali e trasformativi al modo in cui produciamo e consumiamo energia, oltre che ai sistemi socioeconomici sottostanti.
Per la transizione energetica è necessario che si passi in maniera significativa dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile (p. es. solare ed eolica), nonché ad una maggiore efficienza energetica e all’ampia elettrificazione degli utenti di energia, compresi i trasporti e il riscaldamento/raffreddamento degli edifici. Eppure, non tutti i settori possono passare dall’utilizzo di combustibili fossili all’elettricità. I settori dell’acciaio, del cemento, dei prodotti chimici, dei trasporti a lunga distanza, dei trasporti via mare e dell’aviazione sono tra quelli difficili da elettrificare (poiché è difficile abbattere le emissioni); l’idrogeno verde può costituire l’anello di congiunzione mancante tra tali settori e la produzione di elettricità rinnovabile, un fenomeno crescente e sostenibile. Di conseguenza, scenari zero netto come lo Scenario 1,5°C del World Energy Transitions Outlook di IRENA attribuiscono all’idrogeno verde un ruolo da protagonista, sebbene con livelli di penetrazione significativamente diversi. Comprendere il legame tra idrogeno verde e settori in cui è difficile abbattere le emissioni (c.d. “hard-to-abate”) è stata la scintilla da cui è scoppiato il crescente interesse per questo gas, spostando l’attrattiva nell’uso dell’idrogeno dalle applicazioni distribuite (automobili, caldaie, celle a combustibile) a quelle più centralizzate, come le grandi industrie. Gli ostacoli al pieno sviluppo L’idrogeno verde dovrà superare molti altri ostacoli per realizzare il suo pieno potenziale. Gli investimenti sono intralciati dalla poca chiarezza sulla domanda di idrogeno verde e i governi potrebbero non essere propensi a finanziare una tecnologia senza conoscere espressamente il rapporto costi-benefici e la strategia aziendale. Gli investitori potrebbero pensare che queste iniziative siano troppo rischiose, perché in fatto di idrogeno verde non esiste né una chiara politica pubblica né un’effettiva domanda. Le industrie siderurgiche e le industrie chimiche di base hanno consumato 87 Mt di idrogeno grigio nel 2020: l’idrogeno verde può aiutare a ridurre sostanzialmente le loro emissioni. Tuttavia, queste industrie mostrano ancora una certa lentezza nel decarbonizzare i propri processi. I prodotti verdi più costosi entrerebbero in competizione con le opzioni grigie consolidate più economiche (in particolare nei settori ad alta intensità di capitale con margini di profitto bassi) in una realtà in cui i consumatori sono scarsamente incentivati ad acquistare prodotti verdi e gli appalti pubblici di beni si focalizzano in primis sulla compressione dei costi. Serve un approccio politico integrato per superare la resistenza iniziale e raggiungere una soglia minima di penetrazione del mercato: la previsione è che una nuova ondata di politiche sosterrà l’idrogeno verde. Come precisato nell’iniziativa IRENA “Green Hydrogen for Industry: A guide to policy making”, il processo decisionale relativo all’idrogeno verde sarà sostanzialmente diverso dagli altri insiemi di politiche per la transizione energetica. Alcune di queste differenze sono già visibili: per esempio, le strategie relative all’idrogeno stanno divenendo una caratteristica ricorrente dei paesi che intendono muovere i primi passi in questo settore, al contrario di quanto avvenuto per i settori solare ed eolico, per i quali i documenti strategici non erano così diffusi. Circa 60 paesi stanno redigendo o hanno pubblicato documenti strategici sull’idrogeno entro settembre 2022 (rispetto a 1 solo paese nel 2018). Le strategie riguardanti l’idrogeno sono il risultato di un lungo processo e segnano l’inizio di una nuova ondata di politiche. Non esistendo un formato o uno standard concordato per l’elaborazione di una simile strategia, tra le varie elaborate in merito dai paesi è possibile trovare documenti molto dettagliati recanti descrizioni esaustive dei settori nazionali coinvolti nell’idrogeno, nonché molte misure che il governo intende adottare e documenti di visione che comprendono impegni futuri di alto livello. Rispondere a domande come “perché stiamo investendo nell’idrogeno” e “perché in questi settori” nonché “quando” è una finalità piuttosto comune delle strategie: in tal senso, la modellazione degli scenari in genere le correda di informazioni, spesso con la partecipazione di figure accademiche e dell’industria. Solitamente una strategia definisce obiettivi a medio e a lungo termine (che possono assumere forme variegate), fissa il livello di ambizione che orienterà il lavoro nelle fasi successive e presenta una serie di misure per sostenere la crescita locale del settore dell’idrogeno verde. La strategia copre specifiche politiche dirette, tra cui politiche di integrazione e abilitazione che sono necessarie per garantirne l’attuazione in tutto il sistema. Le misure più comuni introdotte finora nelle strategie sono i meccanismi finanziari, che includono sovvenzioni e prestiti, sgravi fiscali, contratti per differenza di carbonio e aste bilaterali (come il progetto H2Global in Germania). Inoltre, un aspetto interessante delle misure presentate nelle strategie per l’idrogeno e, in alcuni casi, già intraprese dai paesi è il (ri)emergere della politica industriale, definibile come la varietà di interventi politici volti a orientare e controllare il processo di trasformazione strutturale di un’economia. La rinascita delle politiche industriali Sebbene fosse una pratica comune nel secondo dopoguerra, la politica industriale iniziò a perdere consensi verso la fine del XX secolo, essendo percepita come una maniera inefficace per il governo di esercitare il controllo sul settore privato. Tuttavia, in molte parti del mondo si è assistito a una “rinascita” della politica industriale come conseguenza della necessità di una ripresa economica dopo la crisi finanziaria del 2008. Sono svariati gli obiettivi sociali conseguiti negli ultimi anni attraverso la politica industriale (o “politica industriale verde”), tra cui la necessità di passare ad economie a basse emissioni di carbonio per accelerare le transizioni energetiche. Lo sviluppo della politica industriale è stato particolarmente efficace nel sostenere le industrie “neonate”, ovvero quei settori che ancora non riescono a competere con gli incumbent. L’idrogeno verde si adatta perfettamente a questa descrizione ed è quindi un buon candidato per una politica industriale dedicata, soprattutto ora che vi è una maggiore consapevolezza di quanto ciò sia importante per operare un cambiamento strutturale. Tra gli esempi di (ri)adozione della politica industriale per la transizione energetica si annovera la recente US Defense Production Act Presidential Determination statunitense, che sostiene le industrie legate alla transizione energetica (compresi i produttori di elettrolizzatori) con fondi dedicati per la creazione di una catena del valore a livello locale. Un’ulteriore prova è l’emergere di strategie di decarbonizzazione industriale, recentemente adottate nel Regno Unito e negli Stati Uniti; dal canto suo, la Germania prevede di introdurre a breve delle strategie settoriali. Le strategie di decarbonizzazione industriale illustrano l’entità delle sfide legate alla decarbonizzazione e propongono dei modi per affrontarle, riflettendo le specificità dei settori industriali del paese e generando un vantaggio comparato. È importante sottolineare che tali sforzi dovrebbero puntare a una svolta nella tecnologia che riduca la possibilità per i futuri asset incagliati relativi ai combustibili fossili e alle emissioni di divenire bloccati. Pianificare la transizione faciliterà l’attuazione dei processi di profonda decarbonizzazione e allineerà le azioni di investitori e aziende con quelle del pubblico. L’approccio di svolta può includere anche il divieto o l’eliminazione graduale delle tecnologie che si basano sui combustibili fossili nei settori hard-to-abate: inserire nella lista nera determinate tecnologie entro un lasso di tempo coerente con il clima può dare spazio a soluzioni decarbonizzate. In alternativa, un vincolo sulle quote potrebbe generare una domanda stabile di idrogeno verde, riducendo così il rischio di prelievo. Ultimo, ma non meno importante, attraverso la politica industriale si può garantire una costante e significativa domanda di idrogeno verde: gli appalti pubblici sostenibili (che fungerebbero da motore iniziale e coerente della domanda di prodotti e materiali rispettosi dell’ambiente) e le quote di materiali verdi sono due strumenti politici capaci di favorire il conseguimento di questo obiettivo e, insieme, di gettare le basi per lo sviluppo del mercato dei materiali verdi, attualmente inesistente. Le misure illustrate finora non sono idee inverosimili e sono tutte presenti in diverse strategie pubblicate riguardanti l’idrogeno; tuttavia, la loro effettiva adozione tarda ad arrivare. I paesi sviluppati (e in particolare i membri del G7) hanno adottato degli strumenti finanziari, ma hanno veicolato la maggior parte dell’attenzione sul lato dell’offerta, il che significa supportare i primi elettrolizzatori. Urgono interventi tempestivi I decisori politici devono tradurre in realtà l’impegno di far uscire l’idrogeno verde dalla nicchia per proiettarlo nel mainstream; a tal fine, sarà essenziale allineare gli sforzi dal lato dell’offerta con quelli dal lato della domanda, dando la priorità ad azioni dirette ai grandi consumatori di idrogeno, capaci di creare la domanda di partenza per il futuro upscale. Sarà importante non smorzare gli sforzi che tentano di introdurre l’idrogeno verde nei settori in cui la decarbonizzazione è ottenibile in modo più economico ed efficiente attraverso l’elettrificazione diretta. Infine, i decisori politici dovranno (ri)orientare il proprio stato d’animo verso la politica industriale se intendono tutelare e sostenere un’industria nascente che sostanzialmente favorirà la lotta al cambiamento climatico. Vero è, però, che le risorse industriali durano a lungo e che le industrie sono inestricabilmente intrecciate con la società, fornendo occupazione e ricchezza. Con l’avvicinarsi del 2050, data-obiettivo per il clima, qualsiasi ulteriore ritardo complicherà le transizioni industriali. Questi fattori richiedono un intervento tempestivo e adeguato da parte dei decisori politici, invitati ad agire nell’immediato per garantire le transizioni energetiche industriali. Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul numero 54 di We – World Energy, il magazine di Eni Read the full article
#anidridecarbonica#CO2#decarbonizzazione#emissioni#Gasserra#greenpoliticy#idrogeno#idrogenoverde#incumbent#riscaldamentoglobale
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🧵“Se i pannelli solari potessero parlare”.
Sono un pannello fotovoltaico al silicio monocristallino, sono grande 2.094x1.038x35mm e peso 24 kg. Fui costruito a Xi’An in Cina e oggi sono in un campo fotovoltaico vicino Avellino. Sono bello, vero? Seguitemi nel mio racconto!
Per la mia costruzione nella fabbrica di pannelli PV più grande del mondo, alacri operai cinesi misero insieme 1.128 grammi di preziosi wafer al silicio monocristallino collegandoli con 72 grammi di sottilissime interconnessioni in rame su un letto di 2.352 grammi di alluminio.
A ricoprire il tutto, 1.032 grammi di EVA protettivo e 19.416 grammi di vetro temperato purissimo. Per completare l’assemblaggio furono necessari ben 3.250 kWh di energia elettrica cinese, di cui il 67% da combustibili fossili che produssero 1.276 kg di emissioni di CO2.
Per andare da Xi’An a Shanghai via TIR insieme ad altri 349 pannelli come me, occorsero ben 1.000 litri di gasolio, circa 3 a testa. Poi, da lì, per raggiungere Amburgo (11 kNM), la nave cargo dovette bruciare ben 5.300.000 litri di “bunker oil”,
un gasolio molto grezzo e viscoso con alto contenuto di zolfo, che, divisi per 1.400.000 di noi (4.000 container x 350 moduli), furono circa 4 litri a testa. Infine, per il tragitto da Amburgo ad Avellino via TIR ci vollero ulteriori 1.000 litri di gasolio, 3 a testa.
Giunto ad Avellino, per la mia installazione ci volle un ulteriore litro di gasolio che portò il totale a 11, cioè 113 kWh di energia e 30 kg di CO2 emessa.
Lì, considerando l’insolazione annua di Avellino, il mio rendimento di conversione solare/elettrico e perdite del 6% circa per giunzioni e inverter, in 20 anni produrrò circa 8.200 kWh netti in rete.
Infine, quando esalerò l’ultimo respiro, per smantellarmi, smaltirmi e riciclare i miei componenti occorreranno, ahimè, ulteriori 900 kWh circa di energia elettrica italiana che daranno luogo a 222 kg di emissioni CO2.
Tirando le somme, a fronte di 4.263 kWh di energia spesa e 1.528 kg di CO2 emessa, avrò prodotto 8.200 kWh in 20 anni, cioè 3.937 kWh netti (197 kWh/anno) emettendo 1.528 kgCO2, 388 gCO2/kWh. Il mio EROEI sarà 8.200/4.263 = 1,92.
Vi domando: ne sarà valsa la pena per il globo?🤔
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Il dubbio appartiene al regno della scienza, la certezza a quello dei boccaloni.
Uno dei dogmi oggi più diffusi, è che la crescita di CO2 in atmosfera dipenda esclusivamente dalle attività umane. (Notare, CO2 rappresenta solo lo 0.0415% dell'aria in cui siamo immersi, in altre epoche anche storiche ce n'era di più ma sempre % irrilevanti sul totale; su Venere, pianeta "serra" per antonomasia, la CO2 è il 95,6% dell'atmosfera).
Nel 2020, a causa della pandemia c’è stata una diminuzione del 6% della emissione di combustibili fossili. Se la Co2 dipende dall’uso dei combustibili fossili, ci dovremmo aspettare una conseguente sua diminuzione. Verifichiamo:
Quello sopra è il grafico delle emissioni di CO2 a fatte dall’osservatorio di Mauna Loa, Hawaii, tra il 2016 e il 2021. La quantità di CO2 nell’atmosfera continua a crescere con lo stesso tasso degli anni precedenti. I fatti smentiscono l'ipotesi antropica.
Ma andiamo avanti. Si sa che nell’emisfero Nord le emissione sono circa 15 volte più elevate che nell’emisfero sud, dato che i paesi industrializzati, la popolazione e le aree continentali emerse sono concentrati lì. La zona equatoriale è una sorta di muro nella circolazione delle correnti - barriera delle cosiddette "calme equatoriali"; il risultato è che, sostanzialmente, mentre l'aria da ovest a est si mescola molto, quella tra i due emisferi meno. Dovremmo quindi aspettarci una maggiore quantità di CO2 nell’emisfero nord rispetto a quella dell’emisfero sud.
I dati di 4 osservatori, due nell’emisfero Nord e due nell’emisfero Sud, mostrano che non ci sono sostanziali differenze dal 1975 al 2020 nella presenza di CO2 nei due emisferi.
Sono ancora tutte intere le granitiche certezze sulla origine antropica dell'aumento di CO2 nell'atmosfera? Non tra chi coltiva DATI e DUBBI prima di formarsi opinioni.
Sottolineo: DATI, DUBBI, OPINIONI. Qui non si spacciano certezze ma nemmeno Fedi, quello lo lasciamo fare ad illetterati "divulgatori" per come la capiscono naturalisti, geologi, medici, giurisprudenti e altri addetti a discipline dogmatiche accademiche top-down alla TozziMario et alter, da zelanti chierici anelanti a Fedeli più che a Fedi.
elaborato via https://x.com/climacritic
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🇬🇧 IL GOVERNO BRITANNICO HA INVITATO I CITTADINI A RINUNCIARE A CARNE E LATTE PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO, - The Telegraph
🔴I cittadini del Regno Unito dovranno iniziare a mangiare la metà dei prodotti animali entro il 2050 per raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2, hanno affermato i funzionari.
⚫️Il presidente del comitato per il clima, Piers Forster, ha osservato che i consumatori britannici svolgeranno un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi del governo.
🔴Vorster non ha specificato quali misure il governo prenderà per raggiungere questo obiettivo. I giornalisti suggeriscono che stiamo parlando di tagliare i sussidi agli agricoltori, aumentare le tasse sulla carne e vietare la pubblicità.
⚫️Il comitato ha anche chiesto una riduzione del numero del bestiame, soprattutto pecore e mucche, poiché con le loro scorregge stanno spingendo più attivamente il pianeta verso il disastro ambientale. I funzionari neozelandesi sono d'accordo.
🔴Allo stesso tempo, gli agricoltori con cui ha parlato The Telegraph credono che i gas delle loro mucche non siano nulla in confronto ai danni di altri settori dell’economia, ma è l’agricoltura che le autorità stanno terrorizzando.
Fonte
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Stanno preparando la crisi alimentare
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"Una mucca “standard”, in Danimarca, produce sei tonnellate metriche di CO2 equivalente all’anno" fa già ridere così...🤣
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Il genio all'improvviso
Il ministro dei trasporti tedesco Volker Wissing sta valutando la possibilità di vietare il traffico stradale nei fine settimana per ridurre le emissioni di gas serra.
La proposta radicale mira a costringere il governo a modificare la legislazione sul clima per consentire alle industrie inquinanti di emettere più CO2 mantenendo le emissioni in equilibrio.
La proposta ha suscitato reazioni contrastanti, che vanno dal sostegno alla mobilità sostenibile alle preoccupazioni sulle implicazioni pratiche ed economiche.
Quindi, riassumendo: niente traffico stradale nei WE, ma consentito nei feriali, quando la macchina si usa per andare al lavoro in fabbriche di automobili che potranno emettere più CO2 grazie al fatto che voi le automobili non potete più usarle. Ma comperarle per andare al lavoro nella fabbrica di automobili sì. Ho capito bene?
(nella foto la vera ed unica auto green che verrà consentita, previo corretto utilizzo)
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LA GRAN BRETAGNA CHIUDE L’ULTIMA CENTRALE A CARBONE
La Gran Bretagna spegne l’impianto di Ratcliffe-on-Soar, l’ultima delle sue centrali a carbone ed esce definitivamente dal carbone.
La centrale era una delle più inquinanti d’Europa e generava 8-10 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. L’enorme sistema produttivo del Paese guidato dal carbone per 140 anni, nel 1990 forniva ancora l’80% dell’elettricità della nazione. La conversione è avvenuta in energia più pulita che oggi è prodotta al 34,7% dal gas, al 32,8% dall’eolico e dal solare, all’11,6% dalla bioenergia e al 13,8% dal nucleare. La Gran Bretagna è il 1° paese del G7 a onorare l’impegno sullo stop al carbone. Secondo l’accordo di Parigi, l’abbandono totale del carbone è un elemento fondamentale per una transizione energetica capace di tenere sotto controllo il surriscaldamento globale. L’Accordo del 2015 ratificato finora da 197 Paesi che rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali, prevede che l’uso del carbone nella produzione di elettricità scenda dell’80% rispetto ai livelli del 2010, entro il 2030. Tutte le centrali elettriche a carbone dovranno essere chiuse entro il 2040. In Italia gli ultimi 6 impianti a carbone in funzione hanno già avviato le procedure di chiusura, 4 nel 2025 e 2 tra il 2026 e il 2028.
Nel 2023 la quantità di elettricità generata da combustibili fossili nel Regno Unito è scesa al livello più basso dal 1957. La produzione di combustibili fossili è diminuita di due terzi dal suo picco nel 2008, con l’uso del carbone in calo del 97% e del gas del 45%.
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Fonte: UK Government; Energy Dashboard; foto di Pollinations AI
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Meno consumo energetico e riduzione della CO2 con le merci su rotaia: L'ultimo miglio ferroviario al centro della svolta green
La "Carta dell'ultimo miglio ferroviario" presentata a Padova mira a potenziare il trasporto merci su treno, riducendo il consumo energetico e le emissioni di CO2 fino all'80%.
La “Carta dell’ultimo miglio ferroviario” presentata a Padova mira a potenziare il trasporto merci su treno, riducendo il consumo energetico e le emissioni di CO2 fino all’80%. Il futuro del trasporto merci passa dalla rotaia, e in particolare dall’efficienza del cosiddetto “ultimo miglio”, un passaggio cruciale per la logistica green. Lo afferma la nuova “Carta dell’ultimo miglio ferroviario”,…
#Bernhard Kunz#Clemente Carta#decarbonizzazione#emissioni CO2#Fermerci#Giuseppe Rizzi#Green Logistics#Green Logistics Expo#hub and spoke#infrastrutture ferroviarie#infrastrutture nazionali.#innovazione ferroviaria#investimenti ferroviari#logistica ambientale#logistica green#Mercitalia#ministero delle infrastrutture#obiettivi 2030#PadovaFiere#Pwc#rete ferroviaria#RFI#riduzione CO2#Risparmio Energetico#Rse#shift modale#terminali ferroviari#trasporto merci#trasporto merci su treno#trasporto sostenibile
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"Negli ultimi 35 anni, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite ci ha avvertito che le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili, principalmente anidride carbonica (CO2), stanno causando un pericoloso riscaldamento globale. Questo mito è ciecamente accettato, anche da molti dei miei colleghi scienziati che non sanno praticamente nulla del clima. Come scienziato, il mio scopo qui è quello di aiutare a smascherare questa favola.
La storia del riscaldamento globale non è una fantasia benigna. Sta danneggiando seriamente le economie occidentali. Nel gennaio 2021, la Casa Bianca ha ridicolmente dichiarato che “il cambiamento climatico è la più grave minaccia esistenziale per l’umanità”. Da lì, l’America è passata dall’indipendenza energetica alla dipendenza energetica. Un’altra conseguenza è stata la comparsa di numerose aziende il cui obiettivo è quello di “sequestrare CO2” e “sequestrare carbonio” dalla nostra atmosfera. Tuttavia, questa cosiddetta “soluzione” è scientificamente impossibile. La vita sulla Terra si basa sul carbonio! La CO2 è cibo per le piante, non un inquinante!
Generazioni hanno subito il lavaggio del cervello per decenni per credere a questa immaginaria “crisi climatica”, dall’asilo all’università, e nei media mainstream e nei social media. I giovani insegnanti indottrinati si sentono a proprio agio nell’insegnare questa disinformazione agli studenti. Gli scienziati del clima disonesti si sentono giustificati a diffondere disinformazione perché hanno bisogno del sostegno del governo per gli stipendi e la ricerca..."
+ Link articolo: CO2 base della vita
#co2#riscaldamento#clima#riscaldamento globale#zombie#società#società malata#svegliatevi#matrix#propaganda#manipolazioni#aprite gli occhi#sistema#verità#dittatura#schiavi#catene#controllo#discernimento#rincoglioniti#mass media#bugie di stato#emergenza climatica
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Zero virgola zero zero eccetera
Utilizzando stime senza feedback del riscaldamento dovuto all’aumento di anidride carbonica (CO2) atmosferica e i tassi di aumento osservati, stimiamo che se gli Stati Uniti eliminassero le emissioni nette di CO2 entro il 2050, ciò eviterebbe un riscaldamento di 0,0084 ◦C. (0,015 ◦F), che è al di sotto della nostra capacità di misurare con precisione. Se il mondo intero imponesse l’azzeramento…
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Le promesse di maggiore sostenibilità dell'ICT degli scorsi anni si sono infrante contro il boom della Generative AI
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TANTI PICCOLI AUGURI A ME
Io lo so che Amazon è il Male per le emissioni di CO2, lo sfruttamento del lavoro, l’annichilimento dei piccoli venditori e l’idea del consumistico tutto&subito unito al bisogno indotto e all’obsolescenza programmata
MA
al fanciullino che è in me piacciono le sorprese (e lo scartare sorprese), indipendentemente dal loro valore intrinseco, e questo è decisamente un periodo in cui mi farebbe piacere leggere in piccoli oggetti quello che sentite... il voi e il voi a me.
Un libricino con una storia che vi ha commosso, un rotolo di nastro adesivo americano per tapparmi la bocca, un coltello per tagliare ciò che è incompleto e poi dire che è completo perché ora finisce dov’è stato tagliato, una tavoletta di cioccolato del colore giusto, dei calzini bianchi o delle mollette da bucato (i ladri adorano entrambi, evidentemente), delle pitture per la ceramica Raku, una confezione di lassativi, dadi a n facce, ricami nel telaio, cibo delle vostre terre, innesti cibernetici potenziati, asce da lancio e qualsiasi oggetto che mai pensereste di regalare a qualcuno - che sia il vostro migliore amico o il peggior nemico - e che invece regalate a me per il mio compleanno, il 23 Giugno.
E, soprattutto, scrivete cosa per voi significhi e perché me lo avete spedito... prometto che pubblicherò qualsiasi cosa direte (se amate la privacy, chiedetemi di coprire il nome)
Konigi Murasaki C/O Tabaccheria Rosati Di Rosati Maria Via di Case Trombi, 5, 43037 Lesignano de’ Bagni PR Mail: [email protected]
P.S.
Se siete tradizionalisti, potete anche non usare Amazon e recuperare le cianfrusaglie del cuore da dove volete (eBay, Ali Express, Dark Web, Lo Zozzone Er Pizzetta De Centocelle ) o addirittura dalla vostra cantina e persino costruirle/dipingerle/intagliarle/inciderle/assemblarle voi...mi spiacerà solo per i costi di spedizione, ecco.
<3
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