#costi energetici
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pier-carlo-universe · 9 days ago
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Ottimismo delle imprese piemontesi per il secondo trimestre: bene occupazione e investimenti, timori su export e redditività
L’indagine congiunturale tra 1.300 associati del sistema confindustriale regionale conferma la resilienza del sistema economico nonostante le forti turbolenze delle ultime settimane.Amalberto: “E’ un risultato tutt’altro che scontato che arriva dopo una prolungata instabilità”  Torino, 15 aprile 2025  Dopo tre trimestri in contrazione, le attese delle imprese piemontesi tornano in campo…
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raffaeleitlodeo · 4 months ago
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I CONTI DELLA SERVA. Ieri Trump ha fatto sapere di aver avvertito l’Unione che i paesi europei che hanno avanzo attivo nella bilancia dei pagamenti (cioè che esportano in US più di quanto importano) dovranno pareggiare i conti acquistando più petrolio e gas americano, altrimenti “saranno dazi senza fine!”.
Solo nell’automotive, dazi pesanti sarebbero -25.000 posti di lavoro, per lo più tedeschi ed italiani. Vediamo un po’ la faccenda in soldoni.
La bilancia dei pagamenti Italia-US è attiva per 42 MLD €. La nostra bolletta energetica è di 66 MLD €. Dovremmo quindi stornare 2/3 dei nostri acquisti energetici dai ns fornitori abituali (tra cui il 25% dalla Russia) in favore degli americani. Da vedere però le tariffe applicate dagli americani, tra cui l’oneroso trasporto, ma soprattutto il costo dello shale gas che è parecchio fiori mercato rispetto a gas e petrolio afro-arabo-russo.
Se l’eventuale riorientamento delle forniture sarebbe un terremoto geopolitico e delle relazioni internazionali (operazioni Eni in Libia, Nigeria etc.), il costo sarebbe probabilmente un significativo ammanco di bilancio (spesa su Pil), una importazione netta di inflazione ed un aumento dei costi di produzione (per via del costo energetico) con effetti ultimi di aumento generalizzato dei prezzi e diminuzione delle esportazioni. In pratica, il suicidio non assistito dell’economia nazionale.
Forse potremmo mitigare un po’ la faccenda aumentando l’import dagli US di beni non energetici. Ma questo significherebbe infarcirci di roba per noi non immediatamente utile o fuori mercato. Comunque è da vedere se la condizioni le possiamo trattare o le decide Trump e basta.
Poco tempo fa, il nuovo segretario NATO Rutte, ha fatto sapere che il 2% di Pil in spese militari non è più il traguardo da raggiungere, ma il 3% o forse di più. Ieri Financial Times ha detto di saper per certo che Trump chiederà addirittura il 5%! Noi spendiamo circa 32 MLD € cioè il 1,42% del Pil. Arrivare al 3% significa raddoppiare la spesa ovvero altri 32 MLD €, un altro ammanco deciso del bilancio nazionale.
Che ci frega se abbiamo una delle popolazioni più anziane del mondo e medici ed infermieri scappano dai pronto soccorso perché non più in grado di operare umanamente il servizio? Ci faremo ricoverare in fureria.
A questo punto o Bruxelles manda in soffitta tutte le norme che governano le economie dell’area euro (rapporto debiti/Pil) o dovremo andare a tagliare la spesa pubblica (aumentare le tasse per carità, magari ai redditi più alti non se ne parla nemmeno). Il tutto per infarcirci di sistema d’arma per lo più americani. Forse una parte di questi nuovi acquisti potranno scalare i 42 MLD € di disavanzo attivo commerciale.
Trump realizzerebbe così diversi goal.
Il primo sarebbe che i vecchi patti ipotizzati da Obama anni fa quali il TTIP che doveva legare in una matassa commerciale US ed europei, sarebbero superati da questo ordine di importazioni coatte dove il guadagno è tutto da una parte. Pollo al cloro? Oh yes!
Il secondo è che forzando la vendita di energia americana oltre a rinforzare non più il legame ma la dipendenza geopolitica EU-US, beneficerebbe i principali sponsor della sua presidenza che sono -da sempre- i big dell’energia fossile.
Il terzo sarebbe la totale distruzione dell’economia europea a vari livelli, gli europei pagherebbero la svolta multipolare e l’espansione commerciale e produttiva cinese (e non solo) nel mondo che va a detrimento delle posizioni americane.
Infine, quarto, ci ritroveremmo gonfi di armi la cui gran parte è in elettronica ovvero US e quindi saldati una volta di più al polo US che deciderà dove, come e quando mandarci a far guerra di qui e di là secondo proprie intenzioni e benefici.
Tutto ciò verrà gestito dalla signora in immagine, affascinata da Milei e Musk, con i sodali della Lega e di Forza Italia per i quali tasse ai più capienti, politiche redistributive e di spessa sociale sono anatema. Non sono più di destra come molti dicono (categorie superate!), ci assomigliano solo.
Arrivati qui mi verrebbe voglia di intingere il pennino nel veleno e scrivere una notarella sui teorici del sovranismo e del populismo che forse negli ultimi anni non hanno ben capito che in mondo siamo capitati, i “non c’è più destra e sinistra”, quelli che si son bagnati vedendo eletto il "miliardario del popolo" alle ultime elezioni americane, coloro che passano il loro tempo ancora a volgere le loro ossessioni contro il genderismo, il green deal ed altre ininfluenti questioni di ininfluente guerriglia culturale, ma mi asterrò.
Del resto, se costoro non capiscono la lingua che parla la realtà concreta figurati quanto gliene importa di una nota di Fagan.
Auguri a Voi e famiglia!
NOTA. I conti si riferiscono al bilancio statale, cioè all'Italia e quindi "i conti della serva" del titolo, sono i conti dell'Italia. Ogni altra attribuzione dell'epiteto "serva" ad altro soggetto non era nelle intenzioni dell'autore del post. Pierluigi Fagan, Facebook
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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Pagato caro, ma bello.
Il conflitto russo-ucraino, dal 2022 ad oggi, è costato alle imprese italiane 155,1 miliardi di euro.
Ai 13,4 miliardi di mancate esportazioni verso Russia e Ucraina si sommano la perdita di 18,4 miliardi di export verso la Germania, 78,9 miliardi di maggiori costi per l'acquisto di energia dall'estero e 44,3 miliardi di maggiori oneri finanziari a causa dell'aumento dei tassi d'interesse per contrastare l'inflazione.
In prospettiva, il protrarsi della crisi in Medio Oriente potrebbe determinare uno shock sui prezzi energetici con un impatto recessivo sul Pil dell'Italia per 18,8 miliardi di euro nel biennio 2025-2026.
L'impatto economico dei conflitti in corso è calcolato nel rapporto dell'Ufficio studi di Confartigianato presentato oggi all'Assemblea della Confederazione e che fotografa oneri e ostacoli sulle aziende italiane, in particolare sui 4,6 milioni di piccole imprese che danno lavoro a 11,4 milioni di addetti.
A cominciare dalla pressione fiscale che nel 2024 fa registrare 36,6 miliardi di maggiore tassazione su cittadini e imprese italiani rispetto all'Eurozona, pari a 620 euro pro capite in più. Al peso del fisco si aggiunge la batosta del caro-bollette: nel biennio 2022-2023 le piccole imprese italiane hanno pagato l'energia elettrica 11,8 miliardi in più rispetto alla media dei Paesi dell'Unione economica e monetaria.
Ma ora basta parlare di spiccioli e di vil denaro. L'importante è aver fatto qualcosa di fondamentale per far tornare la pace nel mondo sconfiggendo il vile invasore.
Siatene orgogliosi.
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falcemartello · 1 year ago
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Gli europei si stanno ribellando contro Net Zero
Negli ultimi dieci anni circa, i politici tradizionali di tutta Europa hanno smesso di promettere di migliorare il tenore di vita dei loro elettori.
Invece, si sono vantati dei loro piani per limitarlo.
Hanno esaltato le virtù di un costo della vita più elevato, della deindustrializzazione e delle restrizioni alle libertà personali.
E si aspettavano che la maggior parte delle persone non se ne sarebbe preoccupata o forse addirittura se ne sarebbe accorta, perché tutto ciò doveva essere fatto in nome del "salvataggio del pianeta" dal cambiamento climatico.
Ma nel 2023, quel consenso dell’élite verde si è schiantato sulla Terra.
La crescente rabbia pubblica nei confronti di Net Zero ha iniziato a scuotere un'élite politica compiacente. In effetti, l’opposizione al greenismo è oggi uno dei principali motori del populismo europeo.
Ha portato la gente in strada, con le proteste degli agricoltori nei Paesi Bassi e Irlanda e, più recentemente, Germania. E ha ispirato una serie di rivolte alle urne.
A novembre, Geert Wilders, attaccabrighe dell'estrema destra e scettico sul clima, ha ottenuto una vittoria elettorale shock, sconfiggendo il suo rivale più vicino, Frans Timmermans, l'architetto e il volto delle politiche climatiche dell'UE.
In Germania, una disputa sulle pompe di calore ha recentemente minacciato di far cadere il governo, di cui il Partito dei Verdi è uno dei partner minori della coalizione.
La “legge sul riscaldamento” proposta dalla Germania avrebbe vietato l’installazione di nuove caldaie a gasolio e gas.
Inoltre, questo costo doveva essere imposto a una nazione che si sta già riprendendo da una grave crisi energetica, dove le bollette delle famiglie sono tra le più alte d'Europa e dove industrie critiche stanno chiudendo a causa degli esorbitanti costi energetici.
Più o meno nello stesso periodo, dall'altra parte della Manica, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto una "pausa" nelle nuove norme ambientali.
Aveva già imparato a sue spese che il pubblico non sopporterà politiche ambientali rigorose.
Nel 2018 e nel 2019, un'eco-tassa sul carburante ha scatenato proteste gilets jaunes durate un anno la ribellione pubblica più significativa avvenuta in Francia dal maggio ’68.
La classe politica deve riconoscere che gli elettori non vogliono pagare bollette energetiche più alte, pagare una cifra esorbitante per l’uso della propria auto o installare pompe di calore costose e inaffidabili invece delle affidabili caldaie a gas.
Come hanno dimostrato le rivolte dello scorso anno, nessun discorso sul “salvare il pianeta” potrà cambiare la situazione. L’opinione pubblica non si lascerà ingannare dai tentativi di etichettare l’austerità come “verde”.
Nel 2024, abbiamo bisogno di una nuova politica che metta gli standard di vita delle persone al centro. L’abbandono di Net Zero sarebbe il punto di partenza perfetto.
(da un art. di Fraser Myers – Spiked)
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pettirosso1959 · 11 days ago
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Se si vuole solo energia a basso costo attraverso l'impiego del carbone, del gas o del nucleare, non si può, non senza pagare la tariffa eolica e solare, la clausola sulla batteria, la pillola dell'idro pompato e l'addendum all'interconnettore.
Ci si preoccupa tanto dei dazi di Trump, ma i veri dazi, quelli verdi, invisibili, sono molto peggio. Invece di essere applicati una sola volta, si moltiplicano come il peggiore dei virus in tutte le economie, aggiungendo un costo spesso invisibile a tutto ciò che ha bisogno di essere riscaldato, raffreddato, alimentato o spostato.
Non c'è alcun risvolto positivo, nessun beneficio accidentale, non stiamo cambiando il tempo, non produrremo più raccolti, non produrremo elettricità più economica, e non stiamo riportando le fabbriche a casa, stiamo spedendo le nostre in Cina (dove usano il carbone). Per ogni lavoro verde che abbiamo artificialmente forzato ad esistere, sappiamo che i costi energetici più elevati a cui portano distruggeranno 2-5 posti di lavoro reali.
E non stiamo nemmeno simbolicamente guidando il mondo in qualche passerella alla moda, perché nessuno ci sta seguendo. Una volta potremmo illuderci che questa ricerca artificiale in stile Politburo possa portare a nuove tecnologie che il resto del mondo vuole, ma quei giorni sono finiti. Il mondo non vuole i veicoli elettrici o le "fattorie" solari, vuole l'intelligenza artificiale, e questo significa energia grande ed economica.
I nostri prezzi dell'elettricità in costante aumento sono un risultato diretto e del tutto prevedibile dell'impegno delle due principali parti a raggiungere emissioni nette di anidride carbonica pari a zero.
Questa politica è una tariffa mostruosa autoimposta su tutta la nostra economia da 2,7 trilioni di dollari, che fa impallidire il colpo di Trump sulle nostre vendite di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, che rappresentano meno dello 0,2% delle nostre esportazioni complessive.
E non si tratta di uno shock una tantum, ma di un aumento dei costi energetici che è iniziato più di un decennio fa e che deve continuare per il prossimo quarto di secolo se la quota di eolico e solare nella nostra rete deve crescere, come vogliono entrambe le principali parti.
Non per 1 o 2 anni, ma per i decenni a venire. È profondamente regressiva, danneggia la popolazione a basso reddito più di quelli con redditi più alti. Ma a differenza delle aliquote eventualmente redistribuite sotto forma di beni e servizi, non fornisce un centesimo di entrate al governo per ospedali e scuole, ma richiede invece che miliardi vengano spesi in sussidi ogni anno.
Quindi, mentre l'economia si indebolisce progressivamente, la voragine fiscale dello zero netto deve crescere ogni anno: una ricetta per un futuro collasso finanziario.
F. Arnò.
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toscanoirriverente · 2 years ago
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La norma sull'utilizzo delle fonti rinnovabili stabilisce standard non raggiungibili, creando solo frustrazione, mancanza di credibilità e costi elevati. Ecco perché sarebbe meglio un approccio più pragmatico e meno ideologico
Azzeccare previsioni è relativamente semplice, purché non riguardino il futuro. Questa volta però una previsione la facciamo: non vi è alcuna possibilità che gli obiettivi fissati nell’aggiornamento della Direttiva europea (RED III) per quanto riguarda le fonti rinnovabili possano essere raggiunti. Almeno in Italia, ma gli altri stati europei non stanno meglio. L’obiettivo fissato è che al 2030 siano rinnovabili il 42,5% dei consumi finali di energia più un obiettivo non vincolante (ma che significa?) del 45%. Attenzione, questo obiettivo non riguarda la sola energia elettrica, se fosse così già quasi ci saremmo, ma il 42,5 di tutta l’energia. Quindi dobbiamo nello stesso tempo aumentare la quota di energia elettrica prodotta con le rinnovabili e aumentare la quota di elettricità sul totale di energia consumata. E la differenza è enorme. L’elettricità infatti è oggi solo il 21,5 per cento del totale dell’energia consumata.
Per capire di che cosa stiamo parlando è meglio cominciare dai consuntivi, che al contrario delle previsioni presentano numeri certi. Nel 2022, secondo i dati del MASE, solo il 19% dei nostri consumi finali erano da rinnovabili. Sole, vento, idro, geo, ma anche rinnovabili termiche, compresa la legna da ardere, e un po’ di biometano. Nel 2014 era al 17,1. In 8 anni siamo quindi cresciuti di 2 punti. Nei prossimi 7 dovremmo crescere di 23, 5 punti, 12 volte in più del tasso di crescita registrato fin qui. Anche se facessimo oggi tutta l’elettricità con le rinnovabili, cosa impossibile, ci fermeremmo al 31,8, più di 10 punti sotto l’obiettivo. In Europa le cose vanno appena meglio. Siamo al 21% medio, appena due punti sopra l’Italia, grazie soprattutto ad alcuni paesi del Nord Europa, come Svezia e Finlandia, ricchi di idroelettrico e legname.
Da noi la discussione è tutta centrata sulle rinnovabili elettriche, ma occorre capire che in realtà si tratta di perseguire, come detto, un doppio obiettivo. Non solo aumentare la produzione da rinnovabili, ma contemporaneamente aumentare di molto la quota di consumi energetici soddisfatti dall’elettricità. Dal 21,5 % di oggi al 29% nel 2030.  Sembrano pochi  8 punti. Ma il combinato disposto fra le due cose, più rinnovabili e più elettricità nei consumi finali in un tempo così breve, comporta obiettivi irrealizzabili. Stessa cosa per le altre rinnovabili termiche.
Diversi studi, TERNA, Confindustria, Università di Padova, hanno fatto i conti e indicato cosa occorrerebbe fare.  Bisognerebbe da oggi al 2030  installare 700.000 pompe di calore all’anno. Immatricolare 1 milione di auto elettriche all’anno. Nel 2022 sono state 50.000. Installare 120 GW di nuove rinnovabili al ritmo di quasi 20 all’anno contro i 3 dell’anno scorso e almeno 120 GWh di sistemi d accumulo. Aumentare di 15 volte la produzione di biometano. Naturalmente il mix può cambiare, ma siccome nessuno di questi obiettivi singolarmente ha serie possibilità di essere raggiunto le cose non cambiano. Non credo ci sia un solo esperto di problemi energetici che possa ritenere questi obbiettivi realizzabili. Rimane da capire perché l’Europa si ostini ad alzare l’asticella di obiettivi chiaramente non raggiungibili, creando solo frustrazione, mancanza di credibilità e costi elevati. E perché l’Italia che pure ha fatto molti compiti a casa non faccia presente che forse un po’ di  realismo servirebbe. Negli stessi giorni dell’approvazione della Direttiva la Presidenza spagnola ha predisposto un documento dai toni più che allarmistici sulla carenza di una serie di materiali necessari per soddisfare tutte le esigenze. Con il rischio che i costi vadano alle stelle e la dipendenza dalla Cina, dice il documento,  raggiunga lo stesso livello di quella precedente dalla Russia. Suona quindi surreale il commento del relatore tedesco Markus Pieper del Ppe secondo il quale “questa direttiva dimostra che Bruxelles può essere poco burocratica e molto pragmatica”. Il punto è che la Ue si è incastrata da sola ponendosi un obiettivo, quello delle zero emissioni al 2050, che la costringe a stabilire  tappe intermedie altrettanto velleitarie. L’unico risultato per il momento è la perdita di competitività dell’industria europea, la creazione di mercati, auto elettriche e rinnovabili, per i produttori cinesi, l’aumento dei costi per imprese e famiglie. Nel frattempo il contributo delle emissioni europee al totale mondiale continua a scendere. Soprattutto perché crescono quelle degli altri.
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alephsblog · 5 months ago
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Il peggiore spreco della storia della repubblica, per ampio distacco.
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lostaff · 2 years ago
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Ciao, fan dei granchi. Wow, hai avuto un periodo impegnativo! Il 29 luglio, noto anche come Crab Day, hai utilizzato il TumblrMart per regalare granchi ai tuoi amici. Abbiamo notato non solo tutti i fantastici meme sui granchi e i post di tendenza del giorno, ma anche l'esplosione delle vendite che ha costituito un sostanziale incremento finanziario dei costi di gestione di Tumblr. E ci ha davvero tolto il fiato.
Ci siamo così emozionati che siamo tornati al tavolo da disegno e abbiamo creato i segni di spunta granchio, semplicemente giocando un po' coi normali segni di spunta. Il 1° agosto abbiamo lanciato un segno di spunta granchio normale e un segno di spunta granchio arcobaleno da regalare e regalarsi.
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Ecco alcune statistiche del Crab Day:
Sono stati regalati 8k granchi quel giorno. Questo è un aumento quasi del 20k% nelle vendite di granchi.
Abbiamo registrato un aumento di oltre il 7k% delle vendite totali di Tumblrmart.
Tutti questi soldi vanno direttamente reinvestiti nei costi di gestione, come un mese di costi energetici per i server delle applicazioni Tumblr. Tutto grazie a voi! Merito vostro! State tenendo Tumblr in vita con la vostra generosità verso i vostri amici. I granchi vi ringrazieranno ❤
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susieporta · 8 months ago
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Fai nascere le decisioni dal profondo…
IL METODO
Se continui a dire “devo decidere a tutti i costi“, il problema si complica perché attivi solo funzioni razionali.
Se invece entri in uno stato di “non decisione“, allora ti puoi appellare a stati energetici differenti, più profondi, che decidono in modo più consono a te; alla parte di te autentica e innata, che razionalmente non conosci.
Per avvicinarla, prima di tutto, cerca il vuoto, il buio dentro di te, la non-azione.
Sei in preda ai dubbi?
Prova a dire: “non devo decidere. Cerco il buio. E poi aspetto che la decisione arrivi da sola. Non viene? lo rifaccio“.
Perché esistono due tipi di decisione: le decisioni della superficie e quelle che vengono dal profondo. Queste ultime vengono scelte da energie del profondo. E sono sempre giuste.
Luciana Zillio 
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mezzopieno-news · 11 months ago
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UNA NUOVA TECNOLOGIA PER REFRIGERARE RIDUCE DEL 30% I CONSUMI
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Una nuova tecnologia sviluppata dall’Oak Ridge National Laboratory del Tennessee (USA) è riuscita ad ottenere un sistema per la refrigerazione degli alimenti che riduce le emissioni di carbonio del 30%.
Centinaia di milioni di frigoriferi domestici nel mondo consumano fino a 2 kilowatt di elettricità al giorno utilizzando compressori che si accendono e si spengono giorno e notte, pompando refrigeranti attraverso le serpentine dell’evaporatore per mantenere basse temperature, con alti consumi energetici ed emissioni di carbonio. L’innovazione di questa tecnologia si basa su evaporatori avanzati che utilizzano materiali a cambiamento di fase installati in ciascun compartimento per l’accumulo di energia fredda. Questi materiali immagazzinano e rilasciano energia quando il loro stato passa da solido a liquido o viceversa. I ricercatori hanno applicato metalli porosi, una tecnologia di sbrinamento a contatto diretto e un refrigerante con un basso potenziale di riscaldamento globale per migliorare le prestazioni e ridurre al minimo l’impatto ambientale dei frigoriferi tradizionali, realizzando un nuovo modo di effettuare la refrigerazione domestica che esegue un ciclo una volta durante la notte e mantenendo la temperatura e le prestazioni durante tutto il giorno.
“I materiali a cambiamento di fase sono integrati con serpentine dell’evaporatore per mantenere la temperatura costante, richiedendo un ciclo operativo e consentendo ai frigoriferi di funzionare quasi al 100% di notte, quando il consumo di energia è inferiore”, ha spiegato Zhiming Gao dell’ORNL. “Questo permette di ridurre la domanda di elettricità, fa risparmiare sui costi e mantiene l’efficienza.”
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Fonte: Oak Ridge National Laboratoy; foto di 燕京赵大知识分子
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arcobalengo · 2 years ago
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.L'attuale inflazione in Europa è frutto della bolla speculativa sugli energetici e delle folli politiche green, che a cascata si ripercuotono su tutti i costi di produzione e di consumo. La politica monetaria della Bce non fa che aggravare la situazione spingendoci verso il baratro della recessione. Gli effetti delle (auto)sanzioni? Aver sostituito il gas naturale russo col più caro e inquinante gas liquefatto statunitense. La grande vittima di questo conflitto bellico è l'Europa, sempre più colonia americana e prigioniera di un'Unione Europea nemica delle sue stesse popolazioni.
Ilaria Bifarini
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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L'inflazione alimentare in Italia: Famiglie in difficoltà e prospettive di intervento di Pier Carlo Lava. Alessandria today
Un’analisi sul continuo aumento dei prezzi alimentari, che sta mettendo a dura prova il potere d’acquisto delle famiglie italiane, e sulle possibili soluzioni per arginare questa crisi.
Un’analisi sul continuo aumento dei prezzi alimentari, che sta mettendo a dura prova il potere d’acquisto delle famiglie italiane, e sulle possibili soluzioni per arginare questa crisi. Un fenomeno in crescita Negli ultimi mesi, l’inflazione alimentare ha raggiunto livelli preoccupanti in Italia. Secondo i dati dell’Istat, i prezzi dei beni alimentari sono aumentati mediamente del 10,5%…
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eliafiorentini · 4 days ago
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Elia Fiorentini: L’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia sui mercati finanziari
Attualmente, il mercato azionario italiano sta affrontando molteplici sfide, tra cui l’inflazione e l’aumento dei prezzi dell’energia, che rappresentano i principali fattori che influenzano l’andamento del mercato. Elia Fiorentini ritiene che, con l’aumento dei costi alimentari, del gas e dell’elettricità, gli investitori debbano rivedere le proprie strategie di investimento per affrontare l’incertezza derivante dai cambiamenti di mercato. In questo contesto, individuare le opportunità d’investimento in un ambiente di mercato volatile diventa una priorità.
Strategie d’investimento nel mercato azionario italiano sotto la pressione inflazionistica
Il tasso d’inflazione in Italia ha raggiunto l’1,9% nel marzo 2025, registrando un aumento rispetto al mese di febbraio, e questo cambiamento ha posto nuove sfide per gli investitori del mercato azionario. Elia Fiorentini osserva che un’inflazione crescente tende ad aumentare i costi aziendali, compromettendo la redditività e mettendo sotto pressione i mercati azionari. In particolare, con l’aumento significativo dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, gli investitori devono prestare maggiore attenzione alle aziende in grado di gestire efficacemente i propri costi.
Sebbene il tasso d’inflazione stia mostrando un trend rialzista nel breve periodo, secondo le previsioni dell’ISTAT, l’inflazione per l’intero anno 2025 dovrebbe scendere all’1,3%. Ciò suggerisce che la pressione inflazionistica potrebbe gradualmente attenuarsi nel lungo periodo. Pertanto, gli investitori dovrebbero considerare l’impatto a lungo termine dell’inflazione nelle loro strategie, piuttosto che concentrarsi solo sulle fluttuazioni a breve termine. Elia Fiorentini consiglia di orientarsi verso aziende in grado di resistere alla pressione inflazionistica, in particolare quelle con potere di determinazione dei prezzi e una solida posizione di mercato, che potrebbero offrire rendimenti interessanti anche in un contesto inflazionistico.
Tuttavia, le famiglie con una minore capacità di spesa sono particolarmente colpite dall’inflazione, fattore che potrebbe influire negativamente sulle performance delle aziende del settore dei beni di consumo. Di conseguenza, gli investitori dovrebbero adottare un approccio prudente nella selezione dei titoli consumer, in particolare quelli rivolti a segmenti di mercato con basso potere d’acquisto.
L’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia sui mercati finanziari
I costi del gas e dell’elettricità sono aumentati del 27,2%, rappresentando un’altra importante fonte di pressione sul mercato azionario italiano. Elia Fiorentini sottolinea che l’aumento dei prezzi dell’energia non solo incide direttamente sulle spese delle famiglie, ma grava anche sui costi operativi delle aziende, in particolare di quelle attive in settori ad alta intensità energetica. Questo incremento dei costi potrebbe ridurre i margini di profitto di tali industrie.
In questo scenario di mercato, Elia Fiorentini raccomanda di puntare su aziende capaci di ridurre i consumi energetici grazie all’innovazione tecnologica o a strategie operative efficienti. Tali imprese sono più propense a mantenere la competitività e la redditività, anche in presenza di volatilità dei prezzi dell’energia. Inoltre, gli investitori possono considerare opportunità all’interno dello stesso settore energetico, con particolare attenzione alle energie rinnovabili. Le rinnovabili, infatti, possono beneficiare sia del supporto delle politiche pubbliche che della crescita della domanda di mercato.
Nel valutare l’impatto dell’energia sul mercato azionario, gli investitori dovrebbero effettuare un’analisi integrata, combinando le tendenze di mercato con i fondamentali finanziari delle aziende. Attraverso l’analisi tecnica e lo studio dei fondamentali, è possibile individuare opportunità promettenti ed evitare titoli ad alto rischio.
Nel contesto economico attuale, gli investitori devono trovare un equilibrio tra gestione del rischio e identificazione di nuove opportunità. Sebbene l’inflazione e l’aumento dei prezzi dell’energia rappresentino delle sfide, esse offrono anche la possibilità di individuare trend di mercato favorevoli. Elia Fiorentini sottolinea l’importanza di valutare regolarmente l’esposizione al rischio del portafoglio e di adeguare le strategie in funzione delle evoluzioni del mercato per garantirne la solidità.
Suggerisce inoltre di concentrarsi su aziende con una forte capacità di resistenza agli shock, caratterizzate da solidità finanziaria e posizione di leadership nel proprio mercato, che possono assicurare una crescita stabile anche in periodi di volatilità. Inoltre, diversificando gli investimenti tra diversi settori e classi di attivi, gli investitori possono ridurre efficacemente il rischio complessivo e perseguire un bilanciamento ottimale tra rischio e rendimento.
Nonostante le incertezze del mercato, grazie ad analisi approfondite e decisioni ponderate, gli investitori possono ottenere rendimenti solidi anche in contesti complessi. Elia Fiorentini conclude affermando che solo con una piena comprensione delle dinamiche di mercato e delle caratteristiche aziendali, l’investitore può posizionarsi in modo vincente in un ambiente finanziario in continua evoluzione.
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paoloferrario · 1 month ago
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L' intervento di MARIO DRAGHI, Senato della Repubblica, 18 marzo 2025
Mario Draghi ha presentato al Senato italiano il Rapporto sul futuro della competitività europea, sottolineando tre priorità strategiche per l’Unione Europea: riduzione dei costi energetici, semplificazione normativa e rafforzamento della difesa comune 1 2 5. Contesto geopolitico e sfide L’ex presidente del Consiglio ha evidenziato come l’ordine internazionale sia stato sconvolto dalle…
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tuttoinunclick · 2 months ago
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Decreto Bollette: 3 Miliardi di Aiuti per Famiglie e Imprese, Bonus bollette Fino a 500 Euro
Il governo italiano ha varato un nuovo decreto bollette, stanziando 3 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese colpite dal caro energia. Questo intervento si pone l’obiettivo di mitigare l’impatto economico dell’aumento dei costi energetici, offrendo un sostegno concreto a chi ne ha più bisogno. Contesto e Obiettivi del bonus bollette L’aumento dei prezzi dell’energia ha rappresentato…
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pettirosso1959 · 21 days ago
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L'Australia, ridente area geografica baciata dalla fortuna e da madre terra, siede su notevoli giacimenti di carbone, gas, uranio, petrolio.
Materie prime energetiche che, sapientemente estratte e sfruttate, tanto per alimentare l'economia interna, che per le esportazioni della materia prima, potrebbero rendere l'intero Paese ricchissimo, tra i più ricchi del mondo.
La sua economia primordiale, alla fine della II GM, trovò rapida evoluzione grazie all'estrazione e impiego del carbone per produrre energia elettrica e alimentare le industrie produttive; la generazione e la distribuzione, affidabile ed economica, resero presto l'Australia l'oasi industriale per la produzione di acciaio, alluminio, gomma, plastiche, auto ed altre industrie ad alta intensità energetica.
Tata Steel, Alcoa, Ford Motor Company, Bridgestone, Incitec Pivot, Oceania Glass, solo per fare alcuni esempi, hanno investito in modo imponente per aprire in loco i loro stabilimenti produttivi.
Le esportazioni di carbone e gas hanno sempre fornito ulteriore stimolo all'economia, rendendo i terminal australiani appetibili per Cina, Giappone, Corea del Sud.
Poi è arrivato "lui", il mantra del cambiamento climatico, ed è arrivato con i politici di sinistra, prima, di destra, dopo; politiche volte all'espansione massiccia dell'energia rinnovabile, alla tassazione della produzione della produzione delle centrali elettriche, carbon tax asfissianti per ogni settore della produzione industriale.
Le centrali a carbone e turbogas hanno mestamente lasciato il posto a tanti, troppi pannelli FV, a volte con il dannosissimo meccanismo dello "scambio sul posto", del credito di imposta, dell'esenzione delle tasse, del pagamento in toto della costruzione di questi parchi, come dei parchi eolici.
La situazione si è ulteriormente complicata con la costruzione dei primi sistemi di accumulo di energia, enormi parchi di batterie, completate da sistemi di interconnessione, inverter, regolatori di tensione, soprattutto i fondamentali radiatori per evitare di fondere tutto.
Tra i principali attori di queste implementazioni combinate, lui, Elon Musk, con oltre 9 miliardi di dollari australiani per ogni impianto creato ed una quota fissa per ogni kWh accumulato ed immesso in rete.
L'incremento esponenziale dei costi energetici, unitamente alla rete sempre più fragile e predisposta a continui e prolungati blackout, ha provocato la fuga di tutti i colossi industriali, seminando povertà e licenziamenti in serie.
A complicare i piani degli australiani, il blocco parziale delle esportazioni di carbone (diversamente necessario il pagamento dell'immancabile carbon tax) e la sempre minore predisposizione dei produttori locali di gas nell'estrarre e vendere alla rete dei metanodotti interni, data l'estrema volatilità della domanda e delle decisioni politiche.
Ulteriore mazzata, l'elezione di Donald Trump; la vicinanza con Milei e l'estrema ricchezza in giacimenti di metano, convenzionali e da fracking dell'Argentina, la rendono appetibile per le estrazioni statunitensi ed i facili guadagni argentini, in crisi di budget. Trump, sta spingendo molto affinché le imprese investano nel vasto giacimento di gas di scisto di Vaca Muerta (riserva stimata di 308 trilioni di piedi cubi). Sebbene l'Argentina non sia attualmente un attore serio nel mercato delle esportazioni di gas e si trovi sull'Atlantico piuttosto che sul Pacifico, non ci vorrà molto per trovare soluzioni se c'è una domanda sufficiente. Tra qualche anno, l'Asia non avrà più bisogno di guardare all'Australia per il gas.
In questo quadro complicato di suo e solo per colpa delle decisioni della politica, vanno inserite le elezioni per il nuovo parlamento e l'elezione del nuovo presidente, successore o meno del Governo Albanese. La speranza degli australiani è di trovare persone lungimiranti e meno disposte agli annunci sensazionalistici, perché la situazione appare compromessa e decisamente drammatica. Nelle ultime tornate elettorali le promesse di sgravi sulle bollette hanno presto trovato la realtà a smentire i politici; aumenti su aumenti "che solo con le rinnovabili si possono vincere", hanno fatto comprendere come, dopo i proclami, i fatti stanno a zero.
Dopo gli annunci di sgravi per 275 dollari australiani per ogni famiglia, i fatti sono stati aumenti che virano tra i 6 ed i 16 cent$/kWh di aumento. Promettere il nucleare accanto alle rinnovabili, quando il Paese deve prima modificare la legge che ne impedisce la costruzione, un controsenso assoluto per il primo produttore al mondo di radiofarmaci ed esportatore di materia prima uranio, appare folle piuttosto che utopistico. I tempi per rimuovere la moratoria, creare una ferrea normativa pro-nucleare, indire una gara d'appalto, scegliere i luoghi e costruire gli impianti, non sono compatibili con la condizione di estrema urgenza, economico-energetica, del Paese. Il carbone, immediatamente, il gas a ruota, il nucleare come visione strategica per il futuro garantito, dovrebbero essere alla base di ogni nuovo programma elettorale. Il 3 maggio si darà spazio alle urne, poi al nuovo Governo, di chiunque esso sia, il timore internazionale è di una nuova transizione verso il buio, ormai l'Australia appare, come la Germania in Europa, sempre più il laboratorio della decrescita energetica, industriale ed economica.
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