#educazione consapevole
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pier-carlo-universe · 24 days ago
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Tecnologia e Salute Mentale: L’Influenza di Smartphone e Social Network sui Giovani
Una riflessione urgente sull’impatto dell’iperconnessione digitale su bambini e adolescenti.
Una riflessione urgente sull’impatto dell’iperconnessione digitale su bambini e adolescenti. Il dibattito sull’effetto dei dispositivi elettronici e dei social network sulla salute mentale di bambini e adolescenti è sempre più acceso. Le domande cruciali rimangono: gli smartphone e i social media danneggiano il benessere mentale dei giovani? Quali misure possiamo adottare per proteggerli? Paesi…
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guadagnoconcreto · 2 months ago
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Libertà Finanziaria: Come Costruire un Futuro Economico Solido e Realizzare i Tuoi Obiettivi
Stanco di inseguire la stabilità finanziaria? 🤑 È il momento di prendere il controllo del tuo futuro! Scopri “Libertà Finanziaria: Guida Completa per Investire in Modo Consapevole e Sicuro”, il manuale che ti insegna a costruire un portafoglio resiliente
Scopri come raggiungere la libertà finanziaria con strategie pratiche e ben strutturate. Una guida completa per chi desidera investire in modo sicuro e consapevole. Scopri di più con un ebook che sta trasformando vite! La Strada per la Libertà Finanziaria La libertà finanziaria è un sogno per molti, ma un obiettivo raggiungibile per chi adotta strategie intelligenti e una mentalità consapevole.…
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divulgatoriseriali · 2 months ago
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Autoeducazione: Come Ritrovare il Tempo e Superare la Sopraffazione
Vita frenetica, senza tempo di fermarsi. Vita consumistica che ci inghiotte. L’età della tecnica, caratterizzata da una forma “liquida” o “frammentata“, è sempre più improntata al dover avere. Dovere, oggi più che mai, fine a sè stesso. L’autoeducazione è fondamentale In questa corsa contro il tempo, ormai inafferrabile, la frenesia del fare occupa la quotidianità. Continue reading…
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technewssocial · 7 months ago
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Genitori, internet e figli. Con Gabriele Gobbo e Max Valle - 207
In questo episodio di FvgTech, Gabriele Gobbo ospita Max Valle, autore del libro “Genitori e Internet” e consulente digitale, per discutere della sicurezza e dell’uso di internet da parte di bambini e ragazzi, vista attraverso gli occhi dei genitori. L’episodio esplora come i genitori possano proteggere i propri figli dalle problematiche e dai pericoli della rete, mantenendo al contempo il…
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falcemartello · 1 year ago
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Volete fare l'educazione sentimentale? Ok facciamola.
Ogni uomo in una relazione deve essere mentalmente pronto ad essere mollato in ogni istante, indipendentemente dalle sue azioni e dallo stato di salute del rapporto, nel modo più freddo, crudele e insensato possibile.
Deve essere pronto a passare anni di solitudine assoluta fra una relazione e l'altra, sempre che riesca ad averne.
Deve essere pronto a perdere patrimonio, affetti, sogni, a rimettere in discussione la sua vita a 45 anni perché la donna con cui stai da 20 e con cui hai tre figli sì è innamorata di un chitarrista fallito. In ogni istante deve essere consapevole che tutto può finire, che lei sta pensando a un altro, il tutto senza essere minimamente scalfito dal pensiero di tutto ciò e rimanendo sereno e focalizzato su presente e futuro.
Facciamola questa educazione sentimentale, facciamoglielo capire subito in che razza di inferno lo stiamo facendo crescere grazie ai valori del 1789.
@luddinski
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kon-igi · 1 year ago
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A COSA FA MALE IL PORNO
Il titolo è fuorviante ma siccome cerco di tenerli corti per il colpo d'occhio incuriosente (non è proprio clickbait ma quasi), in realtà l'argomento è estremamente serio e si riaggancia al mio precedente post sul patriarcato dei 'cari amici uomini'.
Il porno, così come lo si (dovrebbe) intende(re), è la rappresentazione visiva di una manifestazione fisica, nello specifico della sessualità e in genere dell'affettività: ci si sofferma in modo evidente sull'atto del copulare o su pratiche che orbitano comunque intorno alla sfera genitale o paragenitale.
Premettendo che LA CONSENSUALITA' sta alla base di qualsiasi pratica - anche la più estrema - e che questo mio ragionamento ha pure valore indicativo di una mia intuizione senza alcun giudizio (TL;DR fate tutto quello che volete con il/la vostro/a partner se maggiorenne e capace di decidere per sé) ho notato che il porno mainstream offre TANTISSIMO MATERIALE su pratiche sessuali in cui la donna, per quanto immagino e spero consensuale, viene degradata e umiliata dalla controparte maschile, con tanto di mascara colato per lacrime e secrezioni varie, difficoltà respiratorie per dita strette attorno alla gola oppure oggetti e parti di corpo infilati a lungo in gola e posizioni un po' troppo costrette.
Per carità, io lo so che chi mi legge lo fa come gioco di ruolo in cui la propria partner è consenziente e consapevole di recitare un ruolo limitato nel tempo e che poi la vita prosegue nel rispetto reciproco
MA
vista L'ENORME QUANTITA' di materiale video con tali modalità che, senza scomodare canali specifici, sembrano comunque essere la norma, non vi sembra che il ruolo dell'attrice, dell'esordiente o della semplice persona che fa il video amatoriale sia quello DI SODDISFARE IL DESIDERIO DELLO SPETTATORE MASCHILE DI AVERE UNA DONNA SOTTOMESSA A TUTTE LE PROPRIE FANTASIE DI CONTROLLO E DI DOMINIO?
Lo dico perché io ho ricevuto questa impressione e anche se non mi addentrerò mai nel ginepraio del vietato (lol) ai minori di 18 anni, mi chiedo come una persona giovane possa codificare per sé una sessualità rispettosa del consenso se praticamente non esiste il concetto di educazione sessuale/affettiva e questi è demandato a contenitori di porno dove un 80% di video dipinge il ruola della donna in questo modo.
Nessuna soluzione diretta e/o immediata, per carità, e soprattutto nessuna censura o proibizione, però se esistono video che provengono da un sito (forse ora chiuso) che si chiama ex-gf e che alcune donne hanno sentito il bisogno di inaugurare un genere che si chiama 'porn for ladies', forse un problema di percezione e di educazione a monte esiste.
Grazie degli eventuali contributi ben ragionati ma tenete i coltelli nei foderi perché io comunque sarò sempre più veloce a estrarre e a rovesciarvi le budella sulle scarpe <3
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unpensieroallavolta · 5 months ago
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L'etica dell'uomo che torna alla caverna
Il mito della caverna di Platone è una potente allegoria della conoscenza e della verità, ma nasconde anche una profonda riflessione sull'etica. L'uomo che riesce a uscire dalla caverna, scoprendo la verità al di là delle ombre, affronta un dilemma morale cruciale: tornare nella caverna per liberare gli altri o rimanere fuori, godendo della sua nuova comprensione del mondo?
Platone suggerisce che chi conosce il Bene è moralmente obbligato a condividerlo. La vera conoscenza trasforma l'individuo, rendendolo incapace di ignorare il bisogno degli altri di essere liberati dall'ignoranza. Il filosofo, in questo contesto, non solo possiede la verità, ma è anche eticamente vincolato a guidare gli altri verso di essa. Tuttavia, questo compito non è privo di rischi: chi cerca di illuminare coloro che sono ancora intrappolati nelle ombre può incontrare resistenza, incomprensione o persino ostilità. Il ritorno alla caverna diventa quindi un atto di altruismo, un sacrificio personale per il bene comune.
L'innocenza di coloro che non ne sono mai usciti
Coloro che rimangono nella caverna, osservando solo ombre e riflessi, vivono in una condizione di innocenza. Essi non sono colpevoli della loro ignoranza; la loro realtà è tutto ciò che conoscono. Per Platone, questa innocenza non è però una condizione positiva, ma una limitazione che impedisce all'individuo di raggiungere il suo pieno potenziale. Tuttavia, non possiamo condannare chi non ha mai visto la luce per non averla cercata: la loro condizione è il risultato delle circostanze e non di una scelta consapevole.
Questa innocenza comporta anche una resistenza naturale al cambiamento. Quando l'uomo liberato torna nella caverna per condividere la verità, incontra spesso scetticismo e paura. La familiarità delle ombre è più rassicurante della sconosciuta realtà al di fuori della caverna. Comprendere questa innocenza significa riconoscere che la strada verso la conoscenza non è lineare né semplice, e che l'ignoranza è spesso protetta da barriere psicologiche ed emotive che richiedono pazienza e comprensione per essere superate.
La complessità dell'istruzione di coloro che non conoscono
L'educazione di coloro che sono ancora nella caverna è un'impresa complessa e delicata. Non si tratta semplicemente di fornire informazioni o di rivelare una verità preconfezionata. Il vero compito dell'educatore, secondo Platone, è guidare gli altri lungo un percorso di scoperta personale, aiutandoli a mettere in discussione le loro percezioni e a sviluppare una comprensione più profonda della realtà.
Questo processo richiede tempo, empatia e la capacità di adattarsi al ritmo dell'altro. L'educatore deve essere in grado di affrontare la resistenza iniziale e di creare un ambiente in cui l'apprendimento possa avvenire in modo naturale e volontario. Non tutti sono pronti a uscire dalla caverna allo stesso modo e allo stesso tempo. La complessità dell'istruzione sta proprio nel riconoscere e rispettare queste differenze, fornendo gli strumenti necessari affinché ogni individuo possa, alla fine, trovare la propria via verso la luce.
Il mito della caverna, quindi, non è solo una metafora della conoscenza, ma anche un potente invito a riflettere sull'etica dell'educazione e della liberazione dall'ignoranza. Il filosofo che torna nella caverna lo fa con un senso di responsabilità morale, consapevole della complessità del compito e dell'innocenza di coloro che ancora non conoscono. Il suo obiettivo non è solo quello di impartire la verità, ma di creare le condizioni affinché ciascuno possa scoprirla per sé, rispettando i tempi e i processi personali. In questo modo, la vera educazione diventa un atto di amore e di servizio verso l'umanità.
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blogitalianissimo · 1 year ago
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La questione non è dire che bisogna avere paura di tutti gli uomini, che tutti fanno schifo e tutte queste altre cagate qui, la questione è che ogni anno ci sono sempre vittime di abusi, razzismo, omofobia di tutto e di più, quindi certi commenti che non si possono minimamente biasimare non portano comunque a nessun risultato, onestamente me ne sbatto il cazzo se i soliti italiani medi dopo una tragedia fanno i moralisti mettendo il post dove si sentono schifati e buttano merda solo perché si che tanto poi tra un mese nessuno ne parlerà più e ci si rivede alla prossima tragedia, servono soluzioni e cosa più importante e metterle in pratica, servono interventi, serve un impegno collettivo per migliorare il tutto perché non si può continuare così, non si può sentire che tra qualche giorno si arrivi ad altre tragedie, un omicidio rimane un omicidio e solo per questo ci voglio condanne più dure
Bisogna prima di tutto educare al rispetto delle persone e alla vita, bisogna far crescere le persone con dei valori ad oggi inesistenti, non bisogna alimentare odio
Come l'Italia ci ha insegnato i maggiori dibattiti sono su chi semplicemente dice ma non tutti sono così, è sbagliato, bisogna fare modo di prendere una posizione vera che possa fare in modo che in futuro queste cose non accadano più
Ma del omicido (perché si, è omicido e non lo chiamerò con un'altro nome) in singola sede non me ne faccio nulla, non bisogna pensare solo a quello, ma anche a tutte le altre forme di cui non si parla e che sono prima di ammazzare, quando si parla di educazione si parla e non mi stancherò di dirlo è educarli al rispetto delle persone e della vita, quindi se le persone voglio postare frasi solo per rabbia e tra quelle cose ci sono scritte cose stupide allora non stupitevi se ci saranno persone a rispondere in modo stupido ma sappiate che non state concludendo nulla a spargere odio, e non lo dico tanto per dire perché è sempre stato così e come risultato siamo ancora qui a dire le stesse cose.
Scusami se vado subito alla fine, ma permettimi di spiegarti perché chiamiamo casi come questo femminicidi e non omicidi.
Una donna muore perché un ladro è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un omicidio.
Una donna muore perché l'ex fidanzato è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un femminicidio.
Qual è la differenza? La vittima è sempre una donna e il carnefice sempre un uomo, non è la stessa cosa? No, non lo è, quando l'uomo cova dentro di sé una mascolinità tossica che lo induce a paragonarti ad un oggetto di sua proprietà e a decidere di violarti o addirittura toglierti la vita, lì ti sta facendo una violenza di genere, ti sta assoggettando in quanto donna inferiore a lui.
E sia chiaro, questo vale anche per le altre minoranze, la matrice razzista, la matrice transfobica, omofobica ecc e mi preme specificare che varrebbe anche al contrario la violenza di genere se una donna decidesse di uccidere o violare un uomo in quanto uomo.
Ora torno all'inizio dell'ask e ti rispondo in ordine
Io non faccio parte di quelle persone che ieri hanno incoraggiato le donne ad aver paura degli uomini a prescindere e odiarli, o in generale di quelle che ci stanno sciacallando, perché non nascondo che a me stanno altamente sulle palle quei post tipo "VISTO VE LO AVEVAMO DETTO, LO SAPEVAMO T U T T E", come se si stesse aspettando la conferma per dire "gnegne avevo ragione io", cioè quello è un comportamento che trovo imbarazzante come trovo altrettanto imbarazzanti tutti i cazzo di "NOT ALL MEN" che ho letto. Ieri qualsiasi social è stato un cumulo di melma, forse l'unico salvo è proprio tumblr perché gli italiani non hanno poi così tanto spazio qua sopra.
Precisando questo, devi però essere consapevole che una donna avrà sempre paura di uscire di sera da sola, e avrà sempre un po' di timore a trovarsi da sola con un uomo, anche se quell'uomo 99,9% è una persona a posto e manco l'avrà notata quella donna, ma quel piccolo dubbio ti rimane. Ed è uno schifo, non dovremmo sentirci così, ma ti giuro che buona parte delle donne possono raccontare di aver avuto almeno una volta nella vita quel timore per colpa di uno sconosciuto e/o non.
Poi ovvio, manco a puntare il dito contro ogni uomo a casissimo, sono d'accordo su questo, ma diciamo che, almeno per come la vedo io, di fronte a queste tragedie bisognerebbe solo far silenzio, sono generalizzazioni, sbagliate sì, ma non è la giusta tempistica per dire "non siamo tutti così", anche se è vero, ma per una volta si chiede d'ingoiare il rospo e mostrare un po' di delicatezza, perché comunque questa roba viene detta solo su twitter, ma altrove dubito che una qualsiasi ragazza chiami "assass1no" ogni uomo che incontra, mentre al contrario la misoginia è all'ordine del giorno e le donne convivono con le generalizzazioni.
E sì assolutamente, sono a favore dell'educare al rispetto delle persone, ci mancherebbe altro, ma ovviamente tra dire e fare eh. Io purtroppo non ho poteri magici e da ignorante posso solo proporre soluzioni che già in mille hanno suggerito e pensato, come partire dal contesto familiare, proseguire a scuola, sdoganare la figura dello psicologo (e sia chiaro, con questo non voglio dire che ogni persona che commette atti atroci sia affetta da disturbi e malesseri, molti purtroppo sono lucidissimi).
Detto questo, a parte il commentare l'irritante "not all men", e mi dispiace ma dovete finirla, rimango impassibile su questo, non ho generalizzato sugli uomini né qui né altrove. Per il resto sono apertissima al dibattito, e che tu ci creda o no, ho apprezzato questo ask.
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susieporta · 1 year ago
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𝙇'𝙚𝙙𝙪𝙘𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙨𝙚𝙣𝙩𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙖𝙡𝙚
Alcuni giorni fa stavo comprando delle scarpe in una grande rivendita cittadina. Molto grande e scarpe per tutti i gusti ed età.
Seduto su un divanetto circolare stavo provandomi delle "skechers" quando, circa mezzo metro accanto a me, sento un piccolo urlo prima ed un crescente pianto accorato poi di un bambino.
Mi volto alla mia destra e vedo, vicino a me intento anche lui in una prova di scarpe, un padre sui 40 anni con la faccia scocciata. Accanto un figlio di poco meno di 4 anni che piange, disperato, ferito più moralmente che fisicamente.
Arriva la madre e chiede "ma perché l'hai colpito?"...il padre "non mi dava pace!".
Mi sono chiesto: ma cosa sarà mai successo qui, a pochi centimetri da me, tra un figlio di 4 anni ed un padre di 40, di così grave, di così intenso, al punto da "togliere pace" a qualcuno?
Poco, probabilmente pochissimo. Eppure la procedura per insegnare al figlio a co-regolarsi in quel contesto è apparso colpirlo. Dal pianto, che si è protratto a lungo (ancora mentre stavo pagando alla cassa) e chissà per quanto ancora, è evidente che è la delusione, l'offesa, la mortificazione di un gesto di rabbia del padre contro di lui che l'ha così tanto insultato. Al punto che anche la madre non è apparsa capace di contenerlo.
Osservando seppur con tatto la vignetta familiare, mi sono reso conto di quanto quel padre non fosse consapevole di cosa ha prodotto. Ed è molto probabile che, il padre del padre (o madre) abbia usato con lui lo stesso metodo, alla stessa età, per ottenere una sorta di regolazione comportamentale ed emotiva.
Del tutto ignaro ipotizzo sia il nonno di questo bambino che l'attuale padre che, colpire fisicamente un figlio, scarica solo la propria frustrazione, ma non produce nessuna educazione. Nessuna capacità di ricomporsi emotivamente, di sentirsi regolati.
Ma soprattutto tramandando questa incapacità di generazione in generazione. Favorendo giovani adulti discontrollati, irritabili, irrispettosi dell'altro perché - nessuno - ha favorito un meccanismo di contenimento dei propri (piccoli o grandi) disordini interiori. Che anche a 4 anni si possono avere, si ha persino il diritto di avere.
L'educazione sentimentale, ben prima di farla a scuola ai ragazzi, dovremmo trovare il modo di farla a questi più o meno giovani genitori. Dove vivono, dove lavorano, dove si trovano con i loro figli. Dovremmo inventarci degli spazi (forse anche a scuola perché no, recentemente ne ho avuto occasione) nei luoghi di vita di questi giovani adulti, dove aprire uno spazio robusto di riflessione su questi temi. Sul pericolo del passaggio inter generazionale di una scarsa educazione sentimentale.
Nicola Artico
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weekendance · 1 year ago
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“They Were the Robots”. A conclusione di una settimana che si era aperta sabato scorso con Peter Hook, ieri sera i Kraftwerk hanno completato la grande traceyemiana installazione intitolata: “Le Colonne d’Ercole della tua educazione musicale, nella città dove hai ricevuto la tua educazione musicale”. Laddove però Hook e la sua più-che-onesta cover band dei Joy Division era come se provassero a far rivivere l’adolescenza tipo quei paradossi: “preferiresti avere un milione di euro subito o risvegliarti nel corpo di te diciassettenne però pienamente consapevole di tutti i quarant’anni venuti dopo?” (intendiamoci: Hook è colossale, squadratissimo, generoso, e in qualche modo, e forse pure con più fatica di quel che sembra, è come se mettesse in scena a beneficio nostro una sua personale ferita mai del tutto rimarginata e rimarginabile – ferita di oltre quarant’anni fa che possiamo facilmente intuire, e che forse potrebbe esser raccontata a parole solo con qualche sobrio period drama di Apple tipo “The Crowded Room”). Ecco, i Kraftwerk invece è come se ti dicessero che non si sono mai mossi di qua – da quel giorno del 1978 in cui, dopo averli visti un sabato sera in un gala televisivo di Rai1 da Venezia, folgorato soprattutto dai manichini con le loro sembianze parcheggiati in platea (capire Andy Warhol e Jean Baudrillard prima ancora di sospettare dell’esistenza di Andy Warhol e Jean Baudrillard), mandasti tua madre alla Standa di via XX Settembre a comprarti il 45 giri di “The Robots”. Non si sono mai mossi da qua, i Kraftwerk, ma al tempo stesso ti dicono che sono stati in ogni tempo e in ogni luogo: hanno campionato lo struscio della pietra che riapriva la tomba di Yēšūa’ a Gerusalemme nell’anno 33 (“l’abbiamo messa sotto lo tschak di Boing Boom Tschak, non dirlo a nessuno”), hanno già visto il 2425 (“non male, un po’ tipo oggi”), e, insomma, quell’arco esistenziale che Hook risolve facendo rivivere in loop un singolo fotogramma della sua vita, loro lo mettono in scena raccontando come tutto sia un ciclo di allontanamenti e ritorni (“signor Hütter, mi siete piaciuti molto di più stavolta che avete recuperato i bleep vintage, molto più di dieci anni fa con gli occhialini 3D e i suoni moderni che però sembravano più datati di quelli vecchi” “leave Paris in the morning” “scusi?” “mit Iggy Pop und David Bowie”). Tornato a casa ho fatto il conto: il nome che ricorre più spesso nel libro giallo col titolo buffo è “Kraftwerk”. Che non è strano, visto quanto hanno influenzato Stefano “Johnson Righeira”, ma soprattutto è un interessante cambio di prospettiva (il nome che ricorreva di più in “Discoinferno” era: “Silvio Berlusconi”). Prima di fare il conto, tornando a casa, son passato davanti a dove 45 anni fa c’era la Standa e il reparto dei 45 giri dove indirizzai mia madre (adesso c’è lo store di una sottomarca di un celebre retail d’abbigliamento spagnolo: “la deregulation estallò”). Nello svuotamento – ormai anni fa – della casa della mia adolescenza, non è ovviamente venuto fuori il biglietto che avevo scritto a mia madre con le precisissime indicazioni di autore e titolo del quarantacinque giri. E meno male. Se quel 45 giri è l’esatto inizio di tutto quel che è venuto dopo, se la predisposizione ai refusi già si vede dal mattino, come minimo avevo scritto “KRAFTWORK, THE ROBOT”. GOABOA FESTIVAL
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pier-carlo-universe · 6 days ago
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Cambiamenti Climatici e Sostenibilità Ambientale: Il Ruolo Attivo dei Giovani nella Lotta per il Futuro del Pianeta. Di Alessandria today
La crisi climatica è una delle sfide più urgenti del nostro tempo, ma grazie alla crescente consapevolezza ambientale, soprattutto tra i giovani, il futuro può ancora essere riscritto
Una Generazione Consapevole e Impegnata per un Domani Sostenibile. Introduzione.La crisi climatica è una delle sfide più urgenti del nostro tempo, ma grazie alla crescente consapevolezza ambientale, soprattutto tra i giovani, il futuro può ancora essere riscritto. I movimenti globali per il clima, le iniziative individuali e collettive, e l’adozione di stili di vita sostenibili rappresentano una…
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sguardimora · 2 years ago
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“Un giorno, da grandi, andremo in campagna, ma non sapevamo quando. Poi all’improvviso ci siamo detti andiamo ed abbiamo abbandonato le nostre città”: così Cinzia e Alex hanno iniziato il loro racconto, subito dopo averci accolto in quella che definiscono il cuore pulsante della loro associazione, la yurta costruita all’interno del giardino che ospita anche un arboreto di duecento piante che stanno crescendo. “Avevamo bisogno di rallentare e costruire qualcosa di nostro” continuano ancora i fondatori di Strada San Germano APS, associazione culturale che si trova alle porte del territorio marchigiano, nello colline tra Tavullia e Pesaro, che ieri abbiamo incontrano insieme agli artisti rumeni in residenza a Mondaino. 
Davanti a delle ciambelle fatte in casa e a una tazza di the caldo, Cinzia e Alex hanno condiviso la loro scelta di creare questo spazio che si nutre di natura e arte, un luogo dedicato ai bambini ma anche agli adulti e a chi ha bisogno di ascolto e attenzione. 
Come alieni in un territorio dedicato al motociclismo, Cinzia e Alex, tessitrice lei e artista lui, hanno creato una realtà che cerca di sostenersi in autonomia e attraverso piccolo sostegni che negli anni hanno trovato. Il luogo infatti è stato strutturato in modo che sia autosufficiente e utilizzano la metafora dell’orto per raccontare come lavorano, come investono le risorse che arrivano dalle loro attività: “concimare, lavorare, togliere sassi e riconcimare, coltivare e poi dopo anni mangiare qualcosa e qualcosa utilizzare da piantare di nuovo nell’anno successivo. Così accade nella campagna e così è stato per la nostra attività”. E questa affinità con la campagna si ripercuote anche sul teatro: le rassegne teatrali che organizzano vengono immaginate come un buffet per far vedere alla gente la bellezza e la potenzialità del teatro e in questi semini che ogni anno immettono nelle persone che incontrano quello che succede è un processo di educazione alla visione del teatro. “Il teatro è come un pranzo” dice Alex “un mix di assaggi differenti che è anche come il mondo che mostra la diversità di individui che formano una comunità”. 
Oltre alle rassegne teatrali le loro attività spaziano dalle feste ai laboratori, dai giochi passando ai corsi di telaio, dal supporto alle persone con difficoltà  all’orto sociale, dalle api e biomonitoraggio della qualità dell’aria del territorio attraverso il loro aiuto. E proprio il mondo delle api, il loro modo di vivere e lavorare insieme per il bene comune, è parte di quel racconto che Alex nei panni di Florindo narra ai bambini e alle bambine delle scuole del territorio che scoprono grazie a San Germano APS la semplicità dell’essere umano e della natura. Qui è concesso tutto ai bambini e alle bambine che hanno un’unica regola da seguire: rispettare gli adulti, gli animali e le cose. 
E poi: la tessitura come azione per entrare in un altro tempo; i corsi come momenti per far stare insieme le persone, per aiutare l’emotività attraverso la manualità; vedere gli adulti che i bambini già hanno in potenza; aprire il sacchetto della fantasia e mangiarsela; la fiducia delle maestre come gesto di coraggio; la necessità di creare una comunità consapevole sia della natura, della campagna, che del teatro; l’idea delle comunità utopiche che hanno come modello quello di autosostenersi e di non dipendere dallo stato.
Questi e tanti altri i discorsi che si sono aperti nella scorsa mattinata, ai quali nel pomeriggio si sono intrecciati i pensieri e le riflessioni emerse da un’altra comunità “fluida” che gli artisti hanno incontrato. 
Davanti a un aperitivo, accolti dal Bar la Loggia di Mondaino, Erik, un ex professore tedesco che da anni abita in un paesino abbandonato sulle colline marchigiane, Stefano, un designer milanese, Silvia, un’attrice di origini marchigiane che abita nel paesino limitrofo, Saludecio, Bianca e Liliana, due donne rumene che con le loro famiglie da anni vivono nel nostro territorio, accompagnati dalla mediazione linguistica di Denisa, hanno condiviso le loro storie e le loro riflessioni sul futuro, sull’idea di comunità e sull’utopia. 
L’innamoramento istantaneo nei confronti di Mondaino; l’utopia come forma di sopravvivenza; il modificarsi impercettibile delle cose; il turismo come forma di terrorismo; Ernst Bloch e il principio della speranza; l’architettura e le strutture urbane che influenzano la comunità; la struttura urbana di Mondaino che rappresenta la comunità che abbraccia, accoglie; l’utopia che non la si può toccare ma che è ciò che ti fa sognare; l’esistenza come preesistente all’essenza; se voglio trovarmi devo crearmi: queste alcune delle riflessioni emerse in questo lungo pomeriggio condiviso che, alla domanda “Che cos’è una comunità per voi?”, si sono chiuse con: la comunità è dove mi sento a casa. 
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"One day, when we grow up, we will go to the country, but we didn't know when. Then, all of a sudden, we said: let's go and left our cities": this is how Cinzia and Alex began their story, immediately after welcoming us to what they call the beating heart of their association, the yurt built inside the garden that also houses an arboretum of two hundred plants that are growing. "We needed to slow down and build something of our own," continue the founders of Strada San Germano APS, a cultural association on the outskirts of the Marche region, in the hills between Tavullia and Pesaro, whom we met yesterday along with the Romanian artists in residence in Mondaino.
Over homemade donuts and a cup of hot tea, Cinzia and Alex shared their choice to create this space that feeds on nature and art, a place dedicated to children but also to adults and those in need of listening and attention.
Like aliens in an area dedicated to motorcycling, Cinzia and Alex, she a weaver and he an artist, have created a reality that seeks to sustain itself independently and through small supports they have found over the years. In fact, the place has been structured so that it is self-sufficient, and they use the metaphor of the vegetable garden to tell how they work, how they invest the resources that come from their activities: "fertilize, work, remove stones and recultivate, cultivate and then after years eat something and something use to plant again in the following year. That's how it happens in the countryside and that's how it was for our activity." And this affinity with the countryside is also reflected in the theater: the theater festivals they organize are imagined as a buffet for people to see the beauty and potential of theater, and in these little seeds that each year they put into the people they meet what happens is a process of educating them to see theater. "Theater is like a lunch," Alex says, "a mix of different tastes that is also like the world that shows the diversity of individuals that make up a community."
In addition to theater reviews, their activities range from parties to workshops, from games passing to loom classes, from supporting people with difficulties to the social garden, from bees and biomonitoring the air quality of the area through their help. And it is precisely the world of bees, their way of living and working together for the common good, that is part of that story that Alex as Florindo tells to the boys and girls of the area schools who discover thanks to San Germano APS the simplicity of human beings and nature. Everything is allowed here for the boys and girls who have only one rule to follow: respect adults, animals and things.
And then: weaving as an action to enter another time; classes as moments to bring people together, to help emotionality through manual dexterity; seeing the adults the children already have in power; opening the bag of imagination and eating it; trusting the teachers as a gesture of courage; the need to create a community aware of both nature, the countryside, and the theater; the idea of utopian communities that have as a model to be self-sustaining and not dependent on the state.
These and many others were the discourses that opened up last morning, to which in the afternoon were interwoven the thoughts and reflections that emerged from another "fluid" community that the artists met.
Over an aperitif, welcomed by the Bar la Loggia in Mondaino, Erik, a former German professor who has lived for years in an abandoned village in the hills of Marche, Stefano, a designer from Milan, Silvia, an actress of Marche origin who lives in the neighboring village, Saludecio, Bianca and Liliana, two Romanian women who living with their families in our area for years, accompanied by Denisa's language mediation, shared their stories and reflections on the future, the idea of community and utopia.
Instantaneous falling in love with Mondaino; utopia as a form of survival; the imperceptible changing of things; tourism as a form of terrorism; Ernst Bloch and the principle of hope; architecture and urban structures influencing community; the urban structure of Mondaino representing the community that embraces, welcomes; utopia that you cannot touch but is what makes you dream; existence as pre-existing to essence; if I want to find myself I must create myself: these were some of the reflections that emerged in this long shared afternoon that, when asked "What is a community for you? ", closed with: community is where I feel at home.
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lamilanomagazine · 1 month ago
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Roma, firmato il Protocollo d'intesa per la formazione e la promozione della sicurezza cibernetica nelle Scuole tra Polizia di Stato e Cyber Security Italy Foundation É con l'intento di incoraggiare un percorso di educazione digitale continua e lo sviluppo di competenze trasversali per l'apprendimento critico e consapevole delle tecnologie informatiche che Polizia di Stato e Cyber Security Italy Foundation hanno firmato un protocollo d'intesa nella sede dell'Ufficio Comunicazione Istituzionale... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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radiotusciaevents · 1 month ago
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Polizia-Cyber Security Italy Foundation firmano un protocollo per le scuole
Protocollo Polizia-Cyber Security Italy Foundation per la formazione nelle scuole.   E’ con l’intento di incoraggiare un percorso di educazione digitale continua e lo sviluppo di competenze trasversali per l’apprendimento critico e consapevole delle tecnologie informatiche che Polizia di Stato e Cyber Security Italy Foundation hanno firmato oggi un protocollo d’intesa nella sede dell’Ufficio…
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pollicinor · 1 month ago
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Gli italiani denotano un’attitudine assai prudente alla gestione del denaro: il 94% degli intervistati desidera mantenere il controllo sulle proprie spese e ben il 72% è consapevole dell’importanza di mettere da parte i soldi per la pensione, mentre il 77% evita di ricorrere a finanziamenti o prestiti, anche se il 63% degli intervistati dichiara di avere una situazione finanziaria “poco” o “per nulla” problematica.
Dall'articolo "Educazione finanziaria: gli italiani si aspettano molto dalle banche" su AziendaBanca.it
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lovebits90 · 4 months ago
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L'educazione sessuale è un tema molto più ampio di quanto si possa pensare. Non si tratta solo di capire come funziona il corpo o come prevenire gravidanze indesiderate. L'educazione sessuale è, in realtà, una componente fondamentale per avere una vita intima appagante e consapevole, e riguarda tutti gli aspetti del benessere sessuale, sia fisico che emotivo.
H2: La consapevolezza del proprio corpo
Molte persone crescono senza avere una piena consapevolezza del proprio corpo e delle sue risposte. Questo non solo può portare a frustrazioni nella vita sessuale, ma anche a incomprensioni o insicurezze. L'educazione sessuale aiuta a prendere confidenza con le proprie esigenze e desideri, favorendo una connessione profonda con il proprio corpo. Questo non riguarda solo l'aspetto biologico, ma anche il piacere e la scoperta del proprio benessere sessuale.
Curiosità: Sai che i sex toys possono essere uno strumento incredibilmente educativo per esplorare e conoscere meglio il proprio corpo? Se non hai mai provato prima, potresti dare un'occhiata ai nostri giochi erotici per adulti, perfetti per ampliare la tua conoscenza personale.
H2: Educazione sessuale ed emozioni
Un altro aspetto fondamentale dell'educazione sessuale riguarda le emozioni. Comprendere i propri sentimenti e quelli del partner è essenziale per costruire una relazione basata sulla fiducia e sul rispetto. L'educazione sessuale offre strumenti per affrontare argomenti delicati, come il consenso e la comunicazione, che sono pilastri fondamentali per una sessualità sana e felice.
Imparare a comunicare le proprie preferenze e i propri limiti non è sempre facile, ma è essenziale. A volte, un gioco di coppia, come quelli presenti su LoveBits, può facilitare il dialogo, creando uno spazio sicuro e giocoso per esplorare insieme.
H2: Sfatiamo i miti sulla sessualità
L'educazione sessuale ha anche il compito di sfatare miti e pregiudizi che circondano la sessualità. Ad esempio, uno dei miti più comuni è che la sessualità finisca con l'età. In realtà, il desiderio e il piacere possono continuare per tutta la vita, purché ci si prenda cura della propria salute fisica ed emotiva.
Un altro mito da sfatare è che i sex toys siano "sostituti" del partner. In realtà, possono essere un'aggiunta entusiasmante alla vita sessuale di coppia, migliorando l'intimità e l'esperienza reciproca. Se vuoi esplorare nuove possibilità con il tuo partner, dai un'occhiata alla nostra selezione di giochi di coppia.
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H2: Perché l'educazione sessuale è importante per tutti
L'educazione sessuale non è qualcosa che si ferma all'adolescenza. Anche gli adulti possono (e dovrebbero) continuare ad apprendere e approfondire la propria conoscenza sessuale. Conoscere il proprio corpo e comprendere le dinamiche emotive di una relazione sono competenze che si sviluppano nel tempo.
Inoltre, la sessualità è una parte naturale e meravigliosa della vita, e merita di essere vissuta con serenità e consapevolezza. Essere informati e aperti alla scoperta è il primo passo per godere appieno della propria sessualità.
Se sei curioso di sperimentare o se desideri migliorare la tua intimità, ti invitiamo a esplorare il nostro e-commerce LoveBits, dove troverai una vasta selezione di prodotti pensati per rendere la tua vita sessuale più appagante e divertente.
Conclusione
In sintesi, l'educazione sessuale è un viaggio continuo di apprendimento che ci accompagna per tutta la vita. Non riguarda solo la prevenzione, ma anche la scoperta di sé, la costruzione di relazioni sane e la celebrazione del piacere. Se desideri approfondire e arricchire la tua esperienza, LoveBits è qui per offrirti gli strumenti giusti.
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