#dinamiche umane
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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Il Sacrificio dell'Innocente: Un Thriller Psicologico Avvincente di Marco Brunetti. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nelle pieghe dell’animo umano dove amore e vendetta si intrecciano
Un viaggio nelle pieghe dell’animo umano dove amore e vendetta si intrecciano Marco Brunetti, con il suo libro “Il Sacrificio dell’Innocente”, ci regala un thriller psicologico intenso, capace di catturare il lettore con una trama intricata e personaggi complessi. Pubblicato in formato Kindle, questo romanzo esplora i confini sottili tra amore, ossessione e vendetta, portandoci in una spirale di…
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darktimemachinechaos · 3 days ago
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Monografia: 𝗚𝗶𝗹𝗹𝗶𝗮𝗻 𝗙𝗹𝘆𝗻𝗻📚
𝐆𝐢𝐥𝐥𝐢𝐚𝐧 𝐅𝐥𝐲𝐧𝐧 (24 febbraio 1971, Kansas City, Missouri) è una scrittrice, giornalista e sceneggiatrice statunitense, nota per i suoi romanzi thriller che esplorano tematiche oscure e complesse.
Oltre alla scrittura di romanzi, Gillian Flynn ha lavorato come sceneggiatrice e critico televisivo. Il suo stile è caratterizzato da una narrazione intensa e da una profonda analisi psicologica dei personaggi, spesso ritratti in situazioni moralmente ambigue. Le sue opere tendono a esplorare le complessità delle relazioni umane e le dinamiche familiari.
Opere principali
Sulla pelle (2006): romanzo di esordio che ha ricevuto riconoscimenti significativi tra cui due Dagger Award e una nomination per l'Edgar Award; la storia segue una reporter che torna nella sua città natale per coprire un omicidio, affrontando il suo oscuro passato.
Nei luoghi oscuri (2009): il romanzo racconta la storia di Libby Day, l'unica sopravvissuta a un massacro familiare; costretta a rivisitare i traumi del suo passato, Libby si imbatte in segreti inquietanti.
L'amore bugiardo (2012): thriller psicologico che esplora la scomparsa di Amy Dunne e le indagini che coinvolgono il marito Nick; il romanzo ha avuto grosso impatto culturale ed è stato trasformato in un film diretto da David Fincher.
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smokingago · 4 months ago
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LA MAPPA DELL’AMORE
L’amore si manifesta in molte forme, ognuna con la sua unica sfumatura e intensità. Esplorare questi diversi tipi di amore ci aiuta a comprendere meglio le dinamiche delle nostre relazioni.
Simpatia (intimità) è l’amore che nasce dalla connessione emotiva e dalla complicità. Non c’è passione o impegno, ma un profondo senso di comprensione e sostegno reciproco. È l’amicizia nella sua essenza più pura.
Amore Romantico (passione + intimità) combina l’ardore della passione con la profondità dell’intimità. È l’amore dei primi sguardi, dei cuori che battono forte, del desiderio e dell’affetto che si intrecciano. Tuttavia, senza impegno, può essere transitorio.
Amore-Amicizia (intimità + impegno) rappresenta un legame duraturo costruito su fiducia e affetto. Qui l’intimità è consolidata dall’impegno, creando una relazione stabile e rassicurante. È l’amore che resiste alle prove del tempo.
Infatuazione (passione) è l’esplosione del desiderio, un fuoco di breve durata che spesso manca di profondità. È attrazione pura e travolgente, ma senza intimità o impegno tende a svanire rapidamente.
Amore Fatuo (impegno + passione) è un amore paradossale. Esiste un forte impegno e una potente attrazione fisica, ma manca l’intimità necessaria per una vera connessione emotiva. Questo può rendere la relazione instabile e insoddisfacente a lungo termine.
Amore Vuoto (impegno) è un legame mantenuto solo dal dovere o dalla convenienza. Senza passione o intimità, diventa una relazione fredda e formale, spesso priva di gioia e coinvolgimento emotivo.
Amore Perfetto (passione + intimità + impegno) è l’ideale che molti sognano. Combina la passione, l’intimità e l’impegno in un equilibrio armonioso. È un amore completo, che evolve e si rafforza nel tempo. Raro e prezioso, rappresenta il culmine delle relazioni umane, dove ogni aspetto dell’amore è presente e valorizzato.
Ogni tipo di amore ha il suo valore e significato, contribuendo a tessere la ricca trama delle nostre vite affettive.
Francesco Sgaravatti
Dalla pagina Facebook
Elisabetta Notaro Psicoterapeuta
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ambrenoir · 2 months ago
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"Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà"
Oswald Spengler, “Il tramonto dell'Occidente”
‎ "Il tramonto dell'Occidente" di Oswald Spengler è un'opera monumentale che si pone come uno dei pilastri della filosofia della storia del XX secolo. Pubblicato in due volumi tra il 1918 e il 1923, il saggio esplora la ciclicità delle civiltà umane attraverso una "morfologia della storia universale".
Spengler propone una visione pessimistica del futuro dell'Occidente, paragonando le civiltà a organismi viventi che attraversano cicli di nascita, crescita, declino e morte. Secondo lui, ogni civiltà possiede un'anima, un ethos che ne guida lo sviluppo e il destino. La civiltà occidentale, caratterizzata da un impulso "faustiano" verso l'espansione e la conquista, si troverebbe, secondo Spengler, nella fase di decadenza, o "Zivilisation", dove i valori culturali e spirituali vengono sostituiti dal dominio del denaro e della tecnica.
La profondità di Spengler sta nella sua capacità di intrecciare filosofia, storia, arte e scienza per creare un quadro complessivo delle dinamiche storiche. Egli non si limita a descrivere il declino dell'Occidente, ma fornisce anche una critica acuta della modernità, evidenziando come la perdita di valori autentici porti a una civiltà vuota e senza scopo.
L'opera di Spengler è stata oggetto di molteplici interpretazioni e controversie, soprattutto per il suo fatalismo e il suo determinismo storico. Tuttavia, non si può negare l'impatto che "Il tramonto dell'Occidente" ha avuto sul pensiero contemporaneo, stimolando riflessioni sul significato della storia e sul destino delle società umane.
La sua opera rimane un testo fondamentale per chiunque sia interessato alla filosofia della storia e alle grandi domande sul futuro dell'umanità. La sua lettura richiede un impegno non indifferente, ma offre in cambio una prospettiva unica e provocatoria sulla storia mondiale e sul nostro posto in essa.
Oswald Spengler è stato un filosofo tedesco nato il 29 maggio 1880 a Blankenburg, Germania. È noto principalmente per il suo lavoro "Der Untergang des Abendlandes" (Il tramonto dell'Occidente), pubblicato tra il 1918 e il 1922, che è considerato un importante contributo alla teoria sociale. Dopo aver conseguito il dottorato all'Università di Halle nel 1904, Spengler lavorò come insegnante fino al 1911, per poi dedicarsi alla scrittura della sua opera principale. Nonostante il successo iniziale, visse in isolamento dopo l'ascesa al potere di Hitler nel 1933 e morì a Monaco il 8 maggio 1936.
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susieporta · 2 days ago
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Sette di Spade
"Io sono qui per te"
Questa fase di profondo rilascio che stiamo vivendo ci racconta di quanto sia stato duro "interpretare ruoli e funzioni" che limitavano la nostra autentica spinta vitale.
I Patti Antichi, le Eredità Traumatiche, le Alleanze Familiari, ci legavano ad automatismi severi ed inflessibili. Non era possibile scollegarsi al sistema di interdipendenze.
Tutto chiedeva salvezza. Tutto voleva essere guarito e integrato.
Da bambini non avremmo potuto sottrarci in alcun modo al "massacro". Nemmeno se avessimo "visto prima". Nemmeno se ci fossimo impegnati con sangue e sudore a risolvere.
Eravamo "piccoli". Con addosso pesi troppo grandi.
Ma oggi non lo siamo più. Non siamo più "indifesi".
Possiamo aiutarci a guarire.
Con dedizione, pazienza e azione partecipata.
Il Tempo è una variabile fondamentale nelle guarigioni umane. Variabile alla quale non ci si può sottrarre.
Il Corpo necessita di uno spazio di ricomposizione della Ferita. Va assecondato, incoraggiato ad adempiere il suo Destino, riconosciuto nella sua infinita saggezza risolutiva.
Il Corpo sa. Parla, si esprime, sente.
Rimane "bambino" per sempre.
Non viene intaccato dalle nostre nefandezze.
I suoi ancestrali automatismi di guarigione sono impressi da sempre nella nostra struttura base. Si ereditano. Tanto quanto i traumi.
Se posso ammalarmi, allora posso anche guarire.
Se posso far entrare così in profondità le emozioni, posso altrettanto lasciarle andare con la stessa intensità sensoriale e psichica.
Le dipendenze, le malattie del corpo e della mente, i comportamenti disfunzionali, sono "risposte adattive".
Sono soluzioni che non abbiamo "inventato noi". Preesistevano alla nostra incarnazione.
Sono "difese di sopravvivenza apprese". Sono state vitali per difenderci quando tutto era "troppo" e "troppo sbagliato".
Ma allo stesso modo in cui noi "non siamo il nostro trauma", così noi "non siamo la nostra compensazione", noi non siamo il nostro comportamento adattivo, noi non siamo la nostra disabilità.
Il Corpo non compensa. Non è il suo compito. Il Corpo vorrebbe risolvere.
Se non trova strada aperta per la guarigione, sviluppa sistemi adattivi. Il suo compito è mantenerci in Vita.
Se fossimo consapevoli e partecipassimo alla meravigliosa esperienza della guarigione emotiva e fisica, se ci concedessimo di esplorare e ripristinare lo "schema originale" di funzionamento, ne saremmo spaventati.
Troppa bellezza. Troppo potere. Troppa responsabilità. Troppa Luce.
Non potremmo più accettare situazioni di compromesso, mancanze di rispetto, relazioni squilibrate, ruoli di salvatori o di vittime, invisibilità, impotenza, umiliazione, povertà.
Non potremmo più attribuire colpe all'esterno. Al carnefice di turno. All'aguzzino che abbiamo assoldato noi per confermare il nostro tanto affezionato ruolo di "martirio".
Dovremmo "risplendere".
E smetterla di rubare energia all'Altro, di incolparlo della nostra "non scelta".
Siamo noi che abbiamo aderito al ruolo. Siamo noi che ancora oggi lo "foraggiamo" di Energia. E noi dobbiamo portarlo a chiusura.
Non è l'Altro che "deve cambiare". Siamo noi che non ci sentiamo più confortevoli nelle dinamiche di disfunzione dell'Antica eredità traumatica e vogliamo rinascere a noi stessi.
Perciò noi dobbiamo muoverci nella Direzione che sentiamo accendersi dentro.
Non chiediamo all'Altro di facilitarci la strada, di benedirci, di assecondare la nostra trasformazione o la nostra "partenza".
Chiediamo a noi stessi di essere i più fervidi sostenitori del nostro straordinario processo di trasmutazione.
L'Altro non vuole, non può, non riesce a cambiare?
Va ascoltato, compreso. Ma non "preso in carico".
Se dobbiamo spostarci, spostiamoci da dove non c'è più nulla da dire o da fare. Non restiamo complici di un sistema che non cambia, che non si riconosce alcuna responsabilità, che non vuole o non può crescere.
C'è tanta gente che sta tanto tanto male intorno a noi.
Spesso non se ne accorge nemmeno. Non si problematizza.
A volte non può.
A volte invece non vuole. Troppa fatica affrontare. Troppo dolore dentro. Troppa paura di frantumarsi.
Spesso è la stessa struttura psichica ed emotiva ad impedire a priori di vedere o di sentire la disfunzione e il blocco emotivo.
Il male dei nostri Tempi sono i "disturbi di personalità" e le "patologie psichiatriche".
Essi rappresentano, a livello endemico e diffuso, la cristallizzazione pressoché definitiva di schemi di auto-distruttività, di violenza, di abuso etero o auto-inflitto.
Nell'individuo malato è il "corpus emotivo e psichico" che non ce la fa più a reggere l'eredità traumatica ed il carico ad essa conseguente.
Non si può fare nulla.
E' tardi.
Esistono professionisti per questo.
Impariamo a riconoscere, sentire ed ammettere ciò che "non può essere cambiato" e distinguerlo da ciò che invece ha una reale possibilità e volontà di trasformazione.
E' sano prenderne coscienza. E' giusto. Anche se fa male.
Non possiamo soccombere alla resa dell'Altro. Non possiamo sostituirci al suo dolore, alla sua scelta di "non vivere", all'impotenza, alla rabbia.
Possiamo solo operare scelte di salute per noi stessi.
Lavorare sul nostro prezioso sistema emozionale. Prendercene carico. E allontanarci da ciò che lo ferisce e lo annienta.
Questo è ciò che ci dobbiamo.
Dobbiamo ripetere al nostro Corpo sensibile e sensitivo innumerevoli volte al giorno: "Io sono qui per te".
Noi ci siamo per noi stessi.
Ora sì. Siamo presenti.
Non stiamo andando via. Non scappiamo più. Non ci nascondiamo dietro ai ruoli antichi. Non ci abbandoniamo.
Siamo qui. Fermi. Composti e risoluti. Amorevoli.
Pronti ad abbracciarci. Pronti a incoraggiare i nostri passi.
Pronti a trasmutare nel nuovo "schema".
Oggi ripetiamo più volte a noi stessi con amore e risolutezza: "Io sono qui per te. E non andrò più via".
Mirtilla Esmeralda
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tiaspettoaltrove · 8 months ago
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Sentitevi libere di diffidare delle altre donne.
Le donne migliori che conosco, sono alquanto scettiche nei confronti delle altre donne. Critiche, diffidenti, disinteressate a cercare un vero contatto. Le conoscono bene, e sanno quello che ci si può aspettare. Il loro non è un odio, non avrebbe senso, e da persone intelligenti le squalificherebbe. Ogni essere umano è a se stante, sempre, e pertanto generalizzazioni assolute non se ne possono mai fare. Questa è una regola aurea. No, loro semplicemente sanno chi hanno di fronte (a parte eccezioni, appunto). Paradossalmente, una persona superficiale dall’esterno potrebbe dire che sono più misogine di me. Con la differenza, però, che io misogino non lo sono. Sono solo estremamente critico, sia nei confronti delle donne, che degli uomini (soprattutto per quanto mi riguarda personalmente). Quello che voglio dire, è che le donne che disprezzano le altre donne le comprendo benissimo. A patto che non sia per invidia, perché la questione lì cambia radicalmente. No, dico solo che secondo me è normale, quasi auspicabile in una parabola ideale, che le donne abbiano delle forti rimostranze nei riguardi delle altre posseditrici della vagina. Sto facendo un discorso molto concettuale, ideologico se vogliamo. Quando trovo un tallone d’Achille del mondo femminile, parlo con queste donne e trovo un riscontro. È quasi un conforto, se vogliamo. So che con loro posso confrontarmi senza peli sulla lingua, dicendo quello che penso. E solo se avrò ragione, allora ci sarà un compiacimento. Ma non è necessario, non è scontato. Ci si confronta e basta, in serenità. Però lo ammetto, che una ragazza che si esprime in modo duro (e non necessariamente volgare) nei confronti di un’altra, mi smuove qualcosa dentro. Nel senso che mi fa sentire meno sbagliato, mi fa capire che non sono matto, ma solamente attento alle dinamiche umane. Anzi, il paradosso è che spesso sono più io a delineare pregi e caratteristiche positive, piuttosto che loro. Sono io a cercare il buono che loro non sempre vedono. Perché dobbiamo dirlo, dai: mica è tutto brutto e terribile, assolutamente. Ci sono difetti, ma anche qualità nascoste. Bisogna solo farle venire fuori, quando le si possiedono. Io penso che il problema vero del mondo femminile, sia un timore nell’andare fino in fondo. Per ipocrisia, per immaturità, per finzione. Non tutto è deprecabile, assolutamente. Ma serve più verità. Serve più testa, e meno corpo. Serve una profondità di pensiero che, ahimé, troppo raramente riscontro. E logicamente (senza ironia), la colpa è ovviamente di noi uomini. Che troppo spesso rincorriamo in maniera infantile e animalesca ideali di donna sbagliati, che vengono quindi esaltati anziché soffocati dall’oblio. Siamo noi la causa di tutti i problemi che riguardano le donne, perché tutto è partito e a tutt’oggi parte ancora da noi. Un giorno, auspico, ci sarà un risveglio collettivo. E si riprenderà in mano il destino delle sorti del mondo. In modo assolutamente serio, maturo, lungimirante. Verso cose più grandi.
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greenthink · 3 months ago
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Tra Natura e Professione, viaggio attraverso collaborazioni ed ecosistemi..
Sono un'appassionata della natura, un'eterna esploratrice di boschi, monti e sentieri, ma la mia vita va ben oltre le meraviglie del mondo naturale.
Mi occupo di diverse attività, interagendo regolarmente con professionisti di vari settori, da creativi a ingegneri, da esperti di marketing a tecnici.
Ogni volta che mi confronto con queste menti brillanti, non posso fare a meno di vivere ogni interazione attraverso la lente della natura.
Per me, ogni discussione è come un'escursione in un ecosistema unico: ci sono dinamiche da osservare, relazioni da esplorare e, perché no, un po’ di ironia da cogliere.
Le strategie aziendali si intrecciano con i cicli delle stagioni, e le collaborazioni professionali richiamano alla mente le simbiosi tra piante e animali.
In questo modo, riesco a portare la mia passione per la natura anche nel mondo del lavoro, trasformando ogni incontro in un'opportunità di riflessione e scoperta.
E allora mi chiedo:
In un mondo dove le interazioni sociali sembrano sempre più informali, ci sono ancora quei rari angoli in cui il “lei” regna sovrano, come una maestosa quercia nel bel mezzo di un campo di margherite.
Ma perché, ci chiediamo, questa necessità di dare del “lei”?
Forse perché, come una farfalla che si posiziona delicatamente su un fiore, c'è il desiderio di rispettare la delicatezza delle relazioni umane?
Immaginate di trovarvi in un ufficio, circondati da colleghi che si scambiano battute amichevoli e si danno del tu.
A un certo punto, entra il nuovo manager. Con il suo portamento regale e il suo sguardo che ricorda un gufo saggio, si avvicina e, con un tono grave, inizia a dare del “lei” a tutti. Ecco... in un attimo, l'atmosfera cambia: si passa da un picnic spensierato a una riunione di giurisdizione tra pinguini in un iceberg.
La verità è che il “lei” ha un suo fascino, come un cactus fiorito nel deserto.
Esprime una certa distanza, una sorta di rispetto, come se stessimo dicendo “sì, siamo in un ambiente professionale, ma voglio che tu sappia che ti considero una creatura dignitosa, non un semplice criceto nel mio ingranaggio aziendale”.
È un po’ come se volessimo proteggere il nostro spazio personale, come fa un riccio quando si rannicchia per difendersi.
In natura, ci sono animali che si avvicinano con cautela per non disturbare l’ecosistema. Pensate agli elefanti: non si avvicinano mai a un altro animale senza prima stabilire una sorta di protocollo.
Ecco, il “lei” è un po’ come il rituale degli elefanti: una forma di rispetto per la gerarchia, per il territorio altrui.
In questo modo, possiamo continuare a coesistere senza fare troppi danni, come se stessimo danzando in un bosco incantato.
Quindi, mentre ci ritroviamo a dare del “lei” a chi ci sta di fronte, ricordiamoci che stiamo solo cercando di mantenere quell’equilibrio delicato che rende le nostre interazioni un po’ più simili a un giardino fiorito, piuttosto che a una giungla caotica.
Magari, in fondo, il “lei” è solo un modo per dirci che, nonostante le apparenze, siamo tutti parte dello stesso ecosistema umano, e un po’ di cortesia non guasta mai...
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fallimentiquotidiani · 1 year ago
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Quindi possiamo dire che Mad Men è la tua serie preferita di sempre?
È sicuramente una serie che sento molto mia per alcune dinamiche umane e per il superbo modo in cui i personaggi sono scritti.
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lucrezia00 · 2 years ago
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Due giorni di niente. Mi chiedo cosa mi abbia portato, nella mia vita, ad essere così passiva e vittima dello scorrere del tempo. Due mattine passate a dormire. Oggi non ho combinato niente, da un sacco che non trascorrevo una giornata nel vuoto più totale. Una giornata di niente, di pianti alle 12, poi di nuovo alle 14, e di nuovo alle 18. Pianti strani, diversi dal solito. Ognuno è durato poco, più o meno intenso, e poi è andato via. Sono cambiati anche i pensieri. Di solito quando mi capitano questi momenti ho pensieri ossessivi e intrusivi. Non faccio altro che giudicare i miei pensieri, che giudicare me e i miei sentimenti. Dopo anni di psicologia so che è la prima cosa da non fare quando si sta male. Mi stavo illudendo di aver introiettato questa regola, ma forse non è così. Il problema ora è che non so proprio a cosa attribuire il mio malessere. Sono arrivata ad un punto in cui mi sento completamente estranea a me stessa, non mi conosco, convivo nel corpo di una sconosciuta che maltratto in continuazione. Come si fa quando è così? Quando si vive solo per apparire, per soddisfare le aspettative degli altri? Come si fa quando tutta la propria persona è una farsa? Non so cosa mi piaccia, cosa mi appassioni. È sempre tutto un dovere. Mi ritrovo in quelle giornate prive di impegno a chiedermi “e ora che faccio?”. Vuoto. E angoscia che sale lentamente. Oggi poteva essere una giornata di riposo, un modo per staccare da tutto, e invece non riesco mai a staccare davvero, i pensieri mi tormentano, i giudizi negativi su di me anche. Ultimamente penso ma se mi buttassi, se provassi qualcosa di nuovo, se conoscessi altre persone. Poi però mi torna in mente che spesso valuto queste possibilità quando sono particolarmente sicura di me, e mi dimentico per un attimo di quanto io sia difettata, di tutti i rifiuti che ho ricevuto quando ho provato ad interagire con le persone. Però immagino quanto debba essere appagante una vita vissuta senza essere tormentati dai giudizi su di sé, una vita in cui si avverte L’apprezzamento altrui. Immagino vivere una vita da ventenne, uscire, fare esperienza, arricchirsi, conoscersi, sentirsi desiderata. E non una vita monotona, passata in casa, con quelle poche conoscenze insignificanti. Immagino come deve essere riuscire ad esprimersi. Ad ora mi sento totalmente estranea alle dinamiche umane, alle incoerenze e alle passioni umane. Mi vedo brutta, antipatica, noiosa, insignificante, priva di stimoli. Niente mi motiva e tutto mi butta giù.
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sguardimora · 7 days ago
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PUBBLICHIAMO OGGI LA SECONDA DI QUATTRO PARTI DEL DIARIO DI BORDO, FRUTTO DELL'INTRECCIO DI DIVERSE VOCI: quelle delle partecipanti al laboratorio, della coreografa Gloria Dorliguzzo, del musicista Gianluca Feccia, delle osservatrici Rebecca Casadei e Chiara Mannucci e Francesca Giuliani, che scrivono queste righe per raccontare ciò che sta accadendo lungo il percorso. Giovedì 21 novembre alle 20 al Teatro Dimora di Mondaino ci sarà la restituzione finale di questo inteso processo di creazione e partecipazione. 
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Venerdì 15 novembre 2024
Nei giorni passati un nome riecheggiava spesso in sala, carico di professionalità e della promessa che una nuova figura avrebbe portato prima o poi linfa e concretezza al lavoro sul suono. Oggi finalmente quel nome si fa carne: il maestro Gianluca Feccia arriva a Mondaino e inizia a guidare le ragazze nella complessità del ritmo. 
Nel Dies Irae la musica non è solo un accompagnamento: è un linguaggio, un corpo concreto con cui le interpreti dialogano. Ogni gesto è legato a un suono e ogni suono si trasforma in movimento. 
Gli esercizi ritmici servono a creare una “partitura nella partitura” di contrappunti timbrici e ritmici che si intrecciano con la composizione originale di Ustvolskaya, creando un’opera che respira e si stratifica attraverso i corpi delle partecipanti. Tutto si fa strumento, tutto si fa protesi di un suono che entra nelle cose e ne struttura l’andamento.
“È tutto reale! Niente si deve nascondere! Accade tutto qui!”
Tra le donne si crea un’energia particolare, fatta di solidarietà e scambio. La serietà e la concentrazione non frenano l’attenzione e il supporto reciproco. Nei momenti di difficoltà, non mancano gli sguardi di incoraggiamento, i sorrisi e i gesti di conforto. È un’energia femminile che si consolida attorno a un obiettivo comune che non crea competizione ma alleanza. 
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Il gioco è tutto lì: saper dosare la forza in modo che non divori ma, al contrario, valorizzi la delicatezza. è il meccanismo che si innesca tanto nelle interazioni e relazioni umane quanto nel funzionamento della partitura.  
“La sfida è proprio nel tenere il martello, cercare di utilizzarlo trasmettendo potenza, ma senza di fatto distruggere davvero. Può essere non immediato capire come dosare la forza, cercando comunque di produrre un suono e di creare un'azione credibile”.
Sabato 16 novembre 2024 
Il ritmo del metallo sul legno scandisce il lavoro con una precisione implacabile e potente. Questo gesto di colpire non è solo fisico, ma emotivo. È un atto di affermazione, un’esplorazione del potere personale e collettivo, femmineo e tellurico.
“I martelli parlano di duro lavoro, di Madre Natura, di un femminile sottomesso che si libera.” 
Le donne camminano sul palco, seguendo il ritmo della musica fino a sfondare sfrontate la quarta parete. Il gruppo che insieme si avvicina alla platea è potentissimo. In quel movimento c’è tutta la determinazione di chi sceglie di non fermarsi, avanza dritto e sicuro e rompe idealmente ogni barriera. 
“È come se il camminare dicesse: ‘Credi in quello che fai e portalo fino in fondo.’”
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E poi c’è la lastra, una superficie metallica che nasconde un dipinto, l’opera più luminosa di Turner: vibra sotto i colpi cercando suoni imprevedibili e intensi. Una delle donne impara a suonarla, esplorandone i timbri e le dinamiche, scoprendo che un semplice gesto può trasformarsi in un atto di creazione potente e poetico che riempie lo spazio e trasforma le cose spostandole dalla loro collocazione quotidiana.
“Sto imparando a suonare una lastra. Chi l'avrebbe mai detto?”
Piano piano tutte stanno diventando “donne col martello”. L’immagine di questa compositrice decisa, ferma e risoluta nelle sue scelte si staglia nei loro occhi informando uno stato d’animo che risveglia lati sopiti e incarna una presenza corporea maschile e femminile insieme, mai percepita prima.
... to be continued
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eternuit · 15 days ago
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11.11.2024
cara me del passato, se stai faticando a sopportare le avversità della vita che ti si piombano addosso, sappi che questo è solo l’inizio. da qui a sei anni fa, le dinamiche sono ugualmente disastrose, nel senso che non è proprio cambiato nulla. la scuola è un tormento; lo conosci no? il solito rituale del non volerci andare. per qualche motivo hai l’universo contro, e la mattina, anche se la sera precedente hai studiato, non riesci ad alzarti dal letto. le amicizie? dimenticale. dimentica che le amicizie che hai adesso siano vere. sospendile, è tutta una finzione. vogliono tutti guadagnare da te qualcosa che non sei in grado di dare. quelli che tu chiami amici sono degli astuti attori con intenzioni merdose. probabilmente non avevano neanche una vera identità quando ti conoscevano, ecco perché adesso sono irriconoscibili. c’è chi ti ha voltato le spalle, c’è chi vive l’apice della sua vita in mezzo a gente altolocata e ha la strada spianata dai soldi di papino, c’è anche chi è sparito dalla faccia della terra.
però delle cose adesso le hai apprese, e no, non fai l’artistico con la tua amica del cuore come ti eri prefissata, quello è un piano andato in fumo. adesso fai scienze umane, ed era questo l’argomento che stavamo studiando fino a poco fa: la ricerca del sé, dell’identità propria. mi pare fosse Erickson.. o Marcia, a sostenere che questa ricerca entra in preludio durante l’adolescenza, e che per questo motivo, tutte le persone che durante quel periodo credi di conoscere, sono solo degli esperimenti per decretare come loro vogliono apparire davvero. un’illusione, per se stessi e per chi li circonda. seppur le tue amicizie sono di scarsa quantità, non è detto che di qualità non lo siano. avere pochi amici non esclude che non possano esserti sleali, non ti far ingannare dalla solitudine. stare soli adesso è piacevole, sai? lo sei stata per tutto quel tempo, non devi dimostrare nulla a nessuno quando sprofondi nella tua pace interiore. solo tu puoi capire con esattezza di cosa sto parlando.
ti ricordi A, suppongo. quel ragazzino che ti ha messo gli occhi addosso, forse è stato tutto frutto della tua immaginazione. aiutarlo con i suoi problemi amorosi e cercare di essergli amica si è rivelato uno spreco di tempo, non provava qualcosa per te e probabilmente voleva solo prenderti di mira. se prima era un clown, adesso lo è tre volte di più. chissà, forse la sua ricerca è andata a buon fine e ha scoperto la sua identità prima di tutti, ha capito cosa volesse essere per il resto della vita già in età infante. oltre a questo, è evanescente, subdolo, un bulletto e un vero codardo. come lo so? per qualche motivo, adesso frequentate la stessa scuola. all’inizio ti farà strano, quando il suo nome uscirà dalla bocca del professore, ma poi potrai rilassare i nervi tesi perché non accadrà assolutamente niente di speciale. sarà una delusione e basta, irremovibile dalla sua natura ordinaria proprio come gli altri.
vorrei dirti che andrà tutto bene, ma mentirei a me stessa e a te. obiettivamente siamo la stessa persona, ma in parte non lo siamo. a volte tu spunti fuori, e ti sopprimo con la forza. forse grazie a questo riuscirai a capire quanto sono stata ingenua durante quegli anni di cui tu fai parte. l’integrità di alcune cose l’hai sabotata tu stessa, e tutt’ora non so se spiegarmi se è un bene o un male. è stato corretto o completamente sbagliato? doveva andare così e basta? giusto o sbagliato, giusto o sbagliato? la risposta ; smettila di cercarla, non c’è
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Il Momento di Dire: "Basta!" di Irma Kurti: Una Voce Forte che Risuona contro il Dolore e la Resilienza. Recensione di Alessandria today
Una poesia che esplora la complessità del perdono e la ricerca di un'autenticità interiore.
Una poesia che esplora la complessità del perdono e la ricerca di un’autenticità interiore. “Il Momento di Dire: ‘Basta!'” di Irma Kurti è una poesia che esprime con forza e intensità il bisogno di mettere fine a situazioni dolorose e di recuperare la propria dignità. Pubblicata da Lothlorien Poetry Journal il 16 ottobre 2024, l’opera è un invito a riconoscere i limiti del perdono e a non…
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lalacrimafacile · 1 month ago
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"Girls": La Serie che Spoglia New York
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Ironia Tagliente e Sceneggiatura Senza Limiti
"Girls" non ha paura di osare. La serie, creata e interpretata da Lena Dunham, si distingue per la sua scrittura ironica e senza peli sulla lingua. La sceneggiatura è audace, affrontando temi scomodi con un umorismo graffiante e una sincerità disarmante.
Dunham non teme di mostrare la vita reale, con tutte le sue imperfezioni e contraddizioni, offrendo un ritratto onesto e spesso esilarante delle difficoltà e delle gioie della gioventù.
Le Protagoniste: Lontane dalle "Amiche Perfette"
Le protagoniste di "Girls" sono un gruppo di giovani donne molto diverse dalle sofisticate e glamour eroine di "Sex and the City". Hannah, Marnie, Jessa e Shoshanna sono personaggi complessi e imperfetti, ognuna alle prese con le proprie insicurezze e ambizioni.
Infatti, la serie le ritrae in modo realistico, mostrando le loro lotte quotidiane e i momenti di crescita personale senza edulcorarli, rendendole incredibilmente umane e riconoscibili.
I Ragazzi di "Girls": Non Solo Amori e Flirt
I personaggi maschili in "Girls" non sono semplici comparse o interessi amorosi secondari. Adam Driver, nel ruolo di Adam Sackler, spicca per la sua interpretazione intensa e sfaccettata.
Quello che intendo è che i ragazzi della serie sono personaggi a tutto tondo, con le loro problematiche e peculiarità, che contribuiscono a creare dinamiche complesse e spesso imprevedibili con le protagoniste femminili. Infatti, le relazioni, romantiche o amicali, sono sempre trattate con un realismo crudo e una profondità emotiva che aggiunge ulteriore spessore alla narrazione.
New York, New York: La Città che non Dorme (e non Glorifica)
A differenza di "Sex and the City", che spesso dipingeva New York come una città scintillante e piena di opportunità glamour, "Girls" offre una visione molto meno patinata della Grande Mela.
La città è ritratta in modo realistico, con le sue sfide quotidiane, gli appartamenti minuscoli e i lavori precari. New York diventa così un personaggio a sé, una presenza costante che riflette e amplifica le difficoltà e le conquiste dei giovani protagonisti.
Camei da Sballo: Ospiti Inaspettati
Uno degli aspetti più divertenti di "Girls" sono i camei di personaggi famosi. La serie ha visto la partecipazione di numerose star del cinema e della televisione, che spesso appaiono in ruoli inaspettati e memorabili. Questi camei aggiungono un ulteriore livello di interesse e sorpresa, arricchendo la trama con momenti di pura gioia per i fan.
Destini Sospesi: L'Indeterminatezza della Vita
Una delle caratteristiche distintive di "Girls" è l'indeterminatezza dei destini delle protagoniste. La serie non offre risposte facili o finali perfetti. Al contrario, riflette la realtà delle giovani generazioni, in cui il futuro è spesso incerto e le strade da percorrere sono molteplici e confuse.
Questa incertezza è parte del fascino della serie, che cattura l'essenza della giovinezza con tutte le sue speranze e paure.
Realismo Crudo e Cinismo: La Vita Senza Filtri
"Girls" è famosa per il suo crudo realismo e il cinismo esasperato. La serie non edulcora le difficoltà della vita, affrontando temi come la disoccupazione, le relazioni tossiche e le crisi esistenziali con una schiettezza disarmante.
Questo approccio realistico e spesso brutale distingue "Girls" da molte altre serie televisive, rendendola un ritratto autentico e toccante della vita di una generazione.
In conclusione, "Girls" è una serie che ha saputo distinguersi grazie alla sua scrittura incisiva, ai personaggi autentici e alla rappresentazione realistica della vita a New York. È un viaggio emozionante e spesso doloroso attraverso le esperienze di giovani donne che cercano di trovare la loro strada in un mondo complesso e incerto.
E, per chi è fan di Adam Driver, offre anche l'opportunità di vedere una delle sue interpretazioni più memorabili e intense.
Se come me amate le serie televisive particolari e emozionanti, "Girls" fa per voi. Per altri consigli date un'occhiata agli altri post e alle EasyTears List!
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letteratitudine · 2 months ago
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IA quotidIAna: A Torino, un nuovo ciclo di incontri sull’Intelligenza Artificiale al Circolo dei lettori
 
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Un progetto di Università degli Studi di Torino, Fondazione Circolo dei lettori, Società Italiana per l’Etica dell’Intelligenza Artificiale e Magazine Intelligenza Artificiale MagIA
14 ottobre - Sex, lies and AI; IA oltre la vita
28 ottobre - L'IA proietta luci e ombre sulla medicina?; IA e conflitti13 novembre - L’IA influenzerà le elezioni?; La deriva della tech economy | Utopia o distopia?
Ore 18, Circolo dei lettori, Torino
Torino, 26 settembre 2024. La Fondazione Circolo dei lettori, l’Università degli Studi di Torino, la Società Italiana per l’Etica dell’Intelligenza Artificiale e il Magazine Intelligenza Artificiale MagIA presentanoIA quotidIAna, un nuovo ciclo di tre incontri - ognuno su due temi - per riflettere sul modo in cui sempre più l’IA sia pervadendo la realtà di tutti i giorni, che si terrà al Circolo dei lettori di Torino in Sala Grande il 14 e 28 ottobre e il 13 novembre, coinvolgendo professioniste e professionisti di diverse discipline - giornalisti, antropologi, semiologi, informatici, filosofi… 
A due anni dall’avvento di ChatGPT, la chatbot basata sull’Intelligenza Artificiale ad apprendimento automatico sviluppata da OpenAI, questo nuovo assistente digitale potenziato, “interfaccia domestica” che rivela solo alcune delle enormi potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, è entrato stabilmente nelle nostre vite. Ma l’IA ha il potere di influenzare o addirittura alterare, non sempre in positivo, innumerevoli aspetti della quotidianità: dalle relazioni sentimentali e sessuali al modo in cui intendiamo l’identità, dall’informazione alla medicina e alla guerra, persino il nostro rapporto con la morte. 
“L’intelligenza artificiale ha ormai un impatto innegabile sulla nostra vita quotidiana e in diversi ambiti personali e sociali” dichiarano Marinella Belluati, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Torino, e Guido Boella, vicerettore all’IA di UniTo e co-fondatore di SIpEIA, coordinatori del Magazine Intelligenza Artificiale magia.news. “Nell’ambito affettivo, assistenti virtuali e algoritmi modellano le relazioni e le rappresentazioni, mentre chatbot avanzati imitano le interazioni umane, talvolta creando legami emotivi complessi. Anche rispetto ai temi del benessere e della salute, l’IA svolge un ruolo cruciale nella diagnostica, nel monitoraggio di malattie croniche e nella gestione di stili di vita sani, migliorando l’accesso ai servizi sanitari e la precisione delle cure. Toccando anche il tema della morte e i dibattiti etici sull’immortalità digitale e sulla conservazione dei ricordi attraverso profili virtuali post-mortem. Infine, in ambito dell'influenza politica l'impatto dell'IA sta svelando alcuni effetti nel modo in cui vengono prese e diffuse le informazioni e manipolate le opinioni pubbliche; da qui un acceso dibattito sulla trasparenza e sulla correttezza e sulla fairness. In questo complesso scenario l'IA si sta rivelando uno strumento che accompagna il progresso sfidando l'etica."
Lunedì 14 ottobre, alle ore 18 in Sala Grande, la seconda edizione del ciclo prenderà avvio con l’incontro Sex, lies and AI,un dialogo tra Marco Scarcelli (sociologo dei Media Digitali, Genere e Sessualità, professore presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata, Università degli Studi di Padova) e il giornalista Francesco Marino, moderato dalla professoressa di sociologia dei media Marinella Belluati: l'intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre crescente anche negli aspetti della sessualità e della vita intima delle relazioni personali, esperti e divulgatori discuteranno delle sfide etiche e della presenza dell'IA nelle dinamiche intime.
L'intelligenza artificiale sta entrando anche nel complesso rapporto con i concetti di vita, morte ed eternità digitale, cambiando il modo in cui affrontiamo il lutto, la sua elaborazione, la memoria dei defunti e la potenziale immortalità. Ne discuteranno nel talk a seguire, IA oltre la vita, Davide Sisto (tanatologo, Università degli Studi di Trieste) e Simona Stano (semiologa, professoressa Associata presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, Università degli Studi di Torino), con la moderazione di Adriano Favole (professore di Antropologia culturale presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società, Università degli Studi di Torino).
La rassegna proseguirà lunedì 28 ottobre alle ore 18, in Sala Grande, con l’incontro L'IA proietta luci e ombre sulla medicina?: l'intelligenza artificiale sta già trasformando il mondo della sanità, quali sono le potenzialità dell’IA nella diagnostica e nelle cure personalizzate? E quali i rischi legati alla privacy, all’etica, alla sicurezza e al controllo umano del sapere medico? Ne discuteranno Fabio Pammolli (professore di Economia e Management al Politecnico di Milano, presidente della Fondazione AI4Industry) e Guido Giustetto (presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino), moderati dal prof. Guido Boella. A seguire, IA e conflitti, durante il quale Francesca Farruggia (sociologa e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche, Università della Sapienza di Roma) e Serena Danna, vicedirettrice del quotidiano digitale Open, si confronteranno sul ruolo dell'intelligenza artificiale nella gestione delle crisi, nella sicurezza e nella guerra, affrontando le implicazioni etiche e i rischi di una tecnologia sempre più centrale negli scenari geopolitici  e nei contesti di conflitto globale.
Il ciclo terminerà mercoledì 13 novembre, sempre alle ore 18 in Sala Grande, con L’IA influenzerà le elezioni?, un confronto tra Fabio Malagnino (giornalista, coordinatore dell’ufficio stampa e direttore della testata giornalistica del Consiglio regionale del Piemonte e responsabile delle politiche di Open Government, cofondatore Fondazione Italia Digitale) e Luca Rinaldi (commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), moderati da Marinella Belluati, su quale sia l’impatto dell'intelligenza artificiale sui processi elettorali contemporanei, su come possa influenzare il voto, compromettere la sicurezza elettorale e manipolare le informazioni.Il ciclo si conclude con un confronto su La deriva della tech economy: Utopia o distopia? con Azzurra Rinaldi (economista femminista, Ricercatrice presso l'Università UnitelmaSapienza di Roma, dove dirige la School of Gender Economics) e Francesca Coin (sociologa e Docente-ricercatrice RS presso il Centro di competenze lavoro welfare società del dipartimento di Economia aziendale sanità e sociale Deass della Supsi, Svizzera), moderate da Paolo Griseri (giornalista La Stampa), su come le trasformazioni della società guidate dall'innovazione tecnologica aprano prospettive di un futuro sempre più automatizzato, il cui rovescio della medaglia è rappresentato dal rischio di concentrazione del potere, disuguaglianze e perdita di controllo umano. Il dialogo apre una riflessione sul destino della tech economy e il suo impatto sul mondo reale.
Gli appuntamenti di IA quotidIAna sono a ingresso libero, fino a esaurimento posti.
circololettori.it
magia.news
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koufax73 · 2 months ago
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Missincat, "Earthling": recensione e streaming
Earthling (Listenrecords/ Broken Silence) è il nuovo album di Missincat, alias Caterina Barbieri, cantautrice, polistrumentista e produttrice italiana residente a Berlino. Earthling esplora le dinamiche umane da una prospettiva inedita: quella aliena. Gli “Earthlings” sono descritti come esseri umani osservati da lontano, non solo per la loro coesistenza sulla Terra, ma anche per i loro sogni,…
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susieporta · 1 month ago
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Dieci di Denari
"La Forza Interiore del Radicamento Affettivo"
La Dipendenza Affettiva è un disturbo serio.
Non si vede. Non si manifesta esteriormente. Ma crea un dolore interiore talmente forte da frantumare ogni parte di se stessi.
Viene sminuita nel novero delle dipendenze. Ma è "endemica" nella nostra società tanto quanto la dipendenza da uso di sostanze.
E riguarda il "funzionamento umano".
La dipendenza affettiva è una forma di amore patologico, una modalità distorta di vivere la relazione con l'Altro, sia esso genitore o partner, attraverso dinamiche disfunzionali e distruttive.
Non è un'esperienza da cui si ritorna indietro. E si innesca ogni qual volta la persona si pone in relazione attraverso la "perdita del controllo", l'idealizzazione dell'Altro, la cieca insistenza, "il non poter vivere senza", la delega della propria felicità ad eventi esterni, l'incapacità di "fermarsi" quando il "gioco" diventa pericoloso o addirittura mortale.
Il dipendente affettivo non è lucido quando ama. E' disposto a rinunciare a tutto pur di stare con il suo "oggetto di desiderio", anche quando questo significhi sacrificare la propria integrità e autentica unicità.
L'elemento della "fusione manipolata" è ciò che innesca il primo trigger.
Nasconde una profonda ferita di abbandono e di squalifica di se stessi, una autostima molto bassa ed una storia familiare di abuso psicologico o fisico, di adultizzazione precoce, di trascuratezza dei bisogni emotivi, di assenza o, all'opposto contrario, di eccessiva iper-protettività del genitore (la famosa "campana di vetro").
La "ferita da abbandono" e la "ferita del riconoscimento" non permettono alla struttura del dipendente affettivo di raggiungere un'autonomia emotiva.
L'iper-investimento sulla relazione vorrebbe riscattare attraverso l'amore e la cura per l'Altro le proprie mancanze dell'infanzia, ma finisce per diventare una penosa sudditanza alle esigenze e ai ricatti emotivi posti in essere dall'Altro.
Il trauma è Umano.
Non è Divino.
Su questo piano di Coscienza noi non siamo più "obbligati" a stare dentro alla "ruota del Karma".
Appellarsi al "Destino che ci ha fatti incontrare", al "devo comprendere qualcosa che ancora non so di me stesso", al "abbiamo delle Vite Passate da risolvere", per giustificare il motivo del non "andarmene" è frutto della dipendenza stessa.
Ma non ci aiuta.
Nessuno in questo "sacro passaggio" verrebbe mai spinto nelle Dinamiche del Passato per risolvere problemi della struttura presente, portando questa questione sul piano della multidimensione.
E' tossico.
Richiamare l'aspetto divino della questione è strumentale a mantenere inalterata la situazione di relazione, non permettendoci di allontanarci e porre fine al massacro.
Lo Spirito non sta lavorando nella direzione della dipendenza e del dolore. Ci sta accompagnando verso l'Amore sano.
E se ancora noi crediamo strumentalmente che "Amare" oggi sia un'espiazione delle Vite precedenti, non abbiamo compreso il senso di questo passaggio. E continueremo a farci molto molto male.
Non c'è nessun Destino che ci sta portando tra le braccia della Dipendenza. Siamo noi a perpetrare gli automatismi di dolore attraverso strutture umane fragili, disconnesse dalla presenza, sdradicate dal Cuore, immature e profondamente deboli dal punto di vista dell'Energia Maschile.
E non è una colpa. Ma una Verità da affrontare.
Difficile, scomoda e faticosa.
Ma da tempo si sa, le Energie stanno amplificando i residui di trauma e li stanno facendo vibrare come corde di violino.
E' per questo che la pulizia deve essere costante e attenta. Così come la lucidità, la centratura e la volontà.
Non siate "strumentali" con il Divino.
Non usatelo a vostro piacimento per giustificare situazioni profondamente umane.
Siate consapevoli del vostro rapporto disfunzionale con la Connessione.
La purezza del Cuore Cristallino disvela le miserie umane in tutte le sue forme.
Non si scappa.
Ci vuole portare ad "amare" in un modo sano, consapevole e libero su questo Piano di coscienza e con questo specifico Corpo.
Prendetevi carico della struttura umana interiore. Abbiate il coraggio di vedere ciò che è scomodo e malato. Ciò che ancora vi tiene lontani dall'Amore sano.
Non c'è molto tempo.
Smettete di delegare al Divino ciò che è vostro.
Non vi guarirà attendere la venuta di un Salvatore o implorare che una situazione esterna venga a liberarvi dalla prigionia, dalla disperazione, dal senso di ingiustizia.
L'Umano deve compiere il suo atto di piena Responsabilità verso se stesso. Ora. Adesso.
Siate coraggiosi. Affrontate.
Lascereste mai una gamba rotta senza ingessarla e riabilitarla?
No di certo.
Anche un sistema affettivo-emotivo fratturato e senza cure necessita dello stesso trattamento.
Perciò investite. Riabilitate. Prendetevi cura del vostro Corpo e della vostra Psiche. Con scelte giuste e determinate. Con disciplina e forza interiore.
Fatelo oggi. Non domani.
Oggi.
Mirtilla Esmeralda
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