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LA FEDELTÀ AD UN CAPO – Gianfranco Isetta. Una riflessione poetica sulla cieca obbedienza e la perdita dell'umanità. Recensione di Alessandria today
Gianfranco Isetta, con la sua poesia LA FEDELTÀ AD UN CAPO, ci porta dentro una dimensione inquietante e carica di significato, dove la devozione cieca si trasforma in negazione della propria umanità.
Gianfranco Isetta, con la sua poesia LA FEDELTÀ AD UN CAPO, ci porta dentro una dimensione inquietante e carica di significato, dove la devozione cieca si trasforma in negazione della propria umanità. Il componimento, asciutto e incisivo, scava nel tema del potere, dell’obbedienza assoluta e della menzogna che avvolge coloro che si annullano per seguire un leader, rinunciando alla propria…
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un Re che fa il Re. Dietro, fuori da quadro, un politicante socc'alista già fuggito dalla folla ruggente e incazzata (non indignata, è diverso) verso la quale non sa e non vuole prendere impegni, potrebbe solo menarla col ve l'avevo detto climaterico, a rischio di dovuto linciaggio.
Il punto non è che il primo sia un re e l'altro no - che pure je piacerebbe esserlo, all'aristo-comunista d'elite intriso di culto della personalità hitler-staliniana. E' una questione di cojones e sensibilità.
Le quali non sono solo doti umane e chi non ce l'ha non se le può dare: il personaggetto in fuga è solo il risultato di una precisa SELEZIONE INNATURALE DEI PEGGIORI da parte di un sistema criminogeno in mano al burostato: chi si somija si pija.
Per mitigare, non eliminare del tutto, il danno: socialismus statalis delendum esse.
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La novità degli ultimi anni è quella della proliferazione di un nuovo modello di leadership che non ha più alcun riferimento all’appartenenza ideologica.
I nuovi leader politici sembrano avere adesso come modello gli influencer, i quali esercitano un potere di condizionamento su milioni di persone che però non riguarda più le grandi scelte sociali, le opzioni politiche o il conflitto tra diverse concezioni del mondo, ma che investono invece le forme collettive del consumo, ivi compreso quello elettorale.
È il punto di massima convergenza tra le nuove leadership politiche e gli influencer: la ricerca spasmodica del consenso e la cura della propria immagine, il culto individualistico della personalità che sostituisce il riferimento più ampio ai valori collettivi, l’ammiccamento seduttivo ai contenuti e alle idee.
Si tratta di una leadership disossata, evanescente che non ha più alcun rapporto etico con la parola poiché ne cambia la sostanza seguendo ogni volta la direzione del vento prevalente.
- Massimo Recalcati
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FREUD ERA UN CIALTRONE
Le teorie di Freud sono state ampiamente criticate come non scientifiche, e il trattamento dei disturbi mentali si è sempre più rivolto ai farmaci psicotropi e a terapie efficaci come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT). L'impatto di Freud sul pensiero del XX secolo è innegabile, ma ha sbagliato quasi tutto. Crews ha avuto accesso a materiali non disponibili ai biografi precedenti. La vasta corrispondenza iniziale tra Freud e la sua fidanzata, Martha Bernays, è stata rilasciata solo di recente e rivela molto sui difetti di carattere di Freud, le sue attitudini sessiste e il suo uso regolare di cocaina. Freud era formato come scienziato, ma si è allontanato, seguendo intuizioni selvagge, scendendo volontariamente nella pseudoscienza, coprendo i suoi errori e stabilendo un culto della personalità che è sopravvissuto a lungo dopo di lui. Il suo lavoro scientifico iniziale era disordinato e mancava di approfondimento. Ha "criticato abilmente le conclusioni premature raggiunte da altri ma non ha mai testato in modo cruciale nessuna delle sue ipotesi". Era pigro, riluttante a raccogliere prove sufficienti per assicurarsi che una scoperta non fosse un'anomalia; generalizzava da casi singoli, usando persino se stesso come caso unico. In un primo articolo, "On Coca", ha dimostrato scarsa erudizione, omettendo riferimenti cruciali, citando riferimenti da un'altra bibliografia senza leggerli e commettendo errori grossolani (sbagliando nomi, date, titoli e luoghi di pubblicazione). Trattava ricchi mondani viziati. Il suo atteggiamento verso di loro era cinico; fornivano una fonte costante di reddito non guarendo, e in un caso tornò di corsa a vedere un paziente per paura che potesse guarire in sua assenza. Aveva poca simpatia per i suoi pazienti; disprezzava attivamente la maggior parte delle persone, specialmente quelle delle classi sociali inferiori. Era un misogino che credeva che le donne fossero biologicamente inferiori. Trattava sua moglie in modo abominevole. Poche delle sue idee erano originali. Plagiava. Prendeva idee dai rivali ma poi le retrodatava e le trattava come proprie. I suoi debiti verso gli altri erano inizialmente riconosciuti, ma "eventualmente soppressi a favore dell'appeal specioso all'esperienza clinica." Era "attivamente evasivo, malizioso e disonesto" nel coprire i suoi errori. Crews riporta molti casi in cui riscriveva la storia, cambiando la narrazione per mettersi in una luce migliore. Inventava cose al momento, cambiando costantemente le sue teorie e metodi senza fare alcun reale progresso verso un trattamento efficace. Se un paziente non era d'accordo con la sua interpretazione ("No, non sono innamorato di mio cognato."), ciò rafforzava solo la sua convinzione di avere ragione. Violava la riservatezza dei pazienti. Se un ex paziente migliorava dopo aver lasciato il suo trattamento, se ne prendeva il merito. Era cieco ai pericoli del bias di conferma.
I redattori delle lettere di Freud e altri documenti erano membri del suo culto e erano disonesti. Il confronto con i documenti originali mostra che cambiavano parole e omettevano passaggi che pensavano lo avrebbero fatto sembrare male. Hanno "nascosto sotto il tappeto le prove più incriminanti." Per esempio, "Delle 284 lettere che Freud scrisse a Fliess, solo 168 erano rappresentate, e tutte tranne 29 subirono alterazioni diplomatiche e spesso silenziose." Uno dei casi fondamentali della psicoanalisi, il prototipo di una cura catartica, fu il caso "Anna O" riportato in un libro di Breuer e Freud. Dissero che era guarita dopo il trattamento di Breuer, ma non era vero. Infatti, peggiorò e fu ricoverata in ospedale. Dopo aver lasciato il trattamento psicoanalitico, migliorò da sola e alla fine condusse una vita di successo come attivista contro il commercio sessuale. (Questo fu interpretato in termini psicoanalitici come un mezzo per desiderare inconsciamente di impedire a sua madre di avere rapporti sessuali con suo padre!) Probabilmente non aveva nemmeno una malattia psichiatrica, ma piuttosto una fisica, neurologica, e molti dei suoi sintomi più inquietanti furono causati dalla dipendenza da morfina che Breuer le aveva inflitto. L'interpretazione del caso da parte di Freud contraddiceva i fatti: o stava mentendo o esprimeva un suo delirio. Trovò il suo vero mestiere come narratore, usando aneddoti dalla sua storia clinica per illustrare come la sua mente fosse "guarita" dalla confusione sull'origine dei sintomi misteriosi. Descriveva avventure dell'intelletto. Il suo orientamento era più letterario che scientifico. Crews dice: "Freud era una sorta di specialista nel cogliere preziose ammissioni da persone che non potevano essere raggiunte per verifiche." La sua "pratica standard era quella di diffamare i suoi ex associati non appena ponevano un ostacolo ai suoi obiettivi."
testo tradotto da chatgpt (se volete la versione originale in inglese è questo il sito)
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NON ho appena visto un post su linkedin che celebrava una monografia senza dubbio interessante con l’espressione “parole illuminanti del Maestro” signore ti prego se mi stai ascoltando dimmi che sto avendo le visioni a causa della febbre che non ho gerry fermiamo il gioco nelle istruzioni non c’era mica scritto che avrei dovuto assistere a un sì grossolano culto della personalità finalizzato a ???? amici non è forse questo un buon momento per fare il ricalcolo delle nostre priorità e prendere la panoramica invece che questa autostrada del disagio? no ecco chiedevo per un’amica che si era un po’ preoccupata
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COME SI GESTISCE UNA RELAZIONE CON UN NARCISISTA❓

Sempre più spesso sentiamo parlare di narcisismo o di personalità narcisista come se, negli ultimi tempi, la diffusione della conoscenza di questo concetto sia in aumento. A cosa possiamo attribuirlo❓
Probabilmente, la diffusione della psicologia, tramite social media ed internet, ha agevolato una presa di coscienza di ciò che c’è intorno e di cosa ci succede; sempre più, termini e concetti propri dell’ambito psicologico emergono con forza nella vita di tutti i giorni e diventano argomento di discussione.
Una delle domande che si sta diffondendo sempre di più riguarda il modo in cui occorre approcciarsi ad un narcisista. Come riuscire ad avere e a mantenere una relazione❓
La figura del narcisista attira e incuriosisce e, nonostante a tutti noi sia capitato di conoscerne uno, per molti non è ancora chiaro chi sia realmente.
Chi è il narcisista❓
Come già accennato, la figura del narcisista è probabilmente una delle figure più affascinanti non solo della mitologia, ma anche della psicologia. Tutti si chiedono realmente chi sia davvero il narcisista, quali caratteristiche lo contraddistinguano e come riconoscerlo in breve tempo. Tutti noi ricordiamo la famosa storia in cui Narciso si innamorò della propria immagine; il fatto che ad oggi ci sia un disturbo con questo termine non è casuale.
Si definisce narcisista chi è affetto da narcisismo e quindi dedito al culto esclusivo di sé e della propria personalità. Effettivamente, c’è un chiaro parallelismo tra il mito di Narciso e il narcisista.
Quello che è necessario sottolineare è che questo tipo di caratteristica è, in un certo senso, “normale”: tutti noi, in un certo modo, siamo narcisisti. Chi non ama essere al centro dell’attenzione o essere ammirato❓Insomma, a tutti noi piace. E proprio per questo, molti possono dedicarsi alla cura di sé e della propria immagine.
Il narcisismo, però, può essere visto come un continuum, fino ad arrivare alla vera e propria patologia. Quindi, effettivamente, la personalità narcisistica può anche essere patologica e caratterizzare il narcisista che si sente, appunto, magnifico, con un’autostima molto alta e in un certo senso “esagerata”; egli crede in ciò che fa e crede che questo suo essere gli consenta di “fare e avere tutto”.
I tratti distintivi del narcisista, infatti, sono l’amore verso se stesso, che si esprime tramite un continuo parlare di sé. Ama essere al centro dell’attenzione e vuole che gli altri parlino continuamente di lui; questo, inevitabilmente, lo porta a non ascoltare nessuno. Insomma la conversazione è su di lui e tenuta da lui. Inoltre, ha bisogno di continue attenzioni: gli occhi devono essere sempre puntati su di lui.
Ha un bisogno continuo di conferme, rispetto alla sua grandiosità: proprio per questo non accetta le critiche, non riflette su se stesso o su ciò che gli viene detto. Tutto ciò di cui ha bisogno❓Un senso di ammirazione e di approvazione dagli altri. Insomma, essere in disaccordo è fuori discussione.
La caratteristica che può lasciarci davvero stupiti❓Il fatto che è incapace di mostrare empatia. Insomma, non è da tutti essere empatici e dare conforto e supporto all’altro. E in questo, il narcisista, è davvero una “frana”; spesso appare crudele, non empatico e soprattutto un manipolatore. Difficilmente riesce a mettersi nei panni dell’altro e a comprendere i suoi stati emotivi.
Come ci si relaziona con chi soffre di narcisismo
Esiste un modo per poter approcciare una persona che appare egoista, crudele, manipolatrice e senza alcun riguardo per l’altro❓
Insomma, un bel dilemma… ed una domanda difficile a cui dare una risposta ben precisa. Sicuramente una relazione con un narcisista non è semplice perché l’altro ha quasi sempre la sensazione che il rapporto sia, in un certo senso, unilaterale. E in questa relazione, il narcisista riceve e basta; infatti, come afferma la criminologa Mammoliti:
“Il narcisista manipola, quindi pensa sempre, anche nella relazione, di ottenere vantaggi propri, che si concretizzano in una vampirizzazione energetica. I narcisisti prendono tutto e all’altro non danno niente, anzi continuano a pretendere di essere ascoltati, seguiti, assecondati in tutto e per tutto. Alla prima ‘disconferma’ provano un’eccessiva permalosità che li porta al ritiro. Più precisamente, quando non sono assecondati si ritirano in se stessi e scartano il soggetto che è nella relazione.”
Da tutto ciò, l’unica soluzione possibile sembrerebbe quella di rompere la relazione con un narcisista e lasciarsi travolgere da un’altra passione.
Molto utile è, invece, cercare di analizzare e capire ciò che può esserci dietro una personalità del genere. Insomma: cosa lo ha reso così❓
È stato dimostrato che, spesso, questo problema è dettato dal DNA, quindi da una parte biologica. Ma non c’è solo questo: fondamentali sono le sue esperienze di vita.
E in questo, il narcisista ha avuto un passato ben chiaro: spesso, infatti, ha avuto un’infanzia caratterizzata da sentimenti di grandiosità, che gli sono stati trasmessi e, in un certo senso, “inculcati”. Probabilmente è stato un bambino sempre super apprezzato, amato e idealizzato e alla fine, anche lui ha creduto in tutto ciò.
Spesso, tutto ciò nasce da un profondo senso di inadeguatezza e da una bassa autostima: in questo caso, il bambino ha vissuto l’infanzia con persone che gli hanno trasmesso questo basso valore di se stesso… e cosa ha fatto, quindi, il futuro narcisista❓Semplicemente si è difeso e si è creato un’autostima alta e un’idea di sé totalmente grandiosa.
Insomma, dietro ogni persona c’è una storia e anche lui ne ha una. La cosa migliore da fare, per avere una relazione con lui, è scoprire chi è realmente e cosa c’è dietro quell’apparente immagine di grandiosità.
Consigli per gestire un rapporto con un narcisista
Quello che dobbiamo chiederci è: “amiamo quella persona"❓Vale la pena affrontare ciò che può sembrarci “troppo grande”❓
Se la risposta è positiva, e sentiamo di amare davvero l’altro, bisogna fare qualche sforzo. Ogni persona ha una storia e ha delle caratteristiche peculiari. Insomma, per fortuna siamo tutti diversi. Ma quindi perché non scoprire la sua storia❓Perché non dargli una seconda possibilità e conoscere realmente chi è e cosa desidera davvero❓
Se non è possibile da soli, ci sono così tante possibilità di trattamento psicologico online o dal vivo sia individuali che di coppia: basta darsi una possibilità.
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Carla Cerati

La fotografia mi serve per documentare il presente, la parola per recuperare il passato.
Carla Cerati, autrice anticonformista e fotografa impegnata, ha realizzato ricerche innovative ed è stata autrice di diversi romanzi di successo.
Prima donna a documentare la drammatica situazione dei manicomi italiani nel 1968, le sue immagini implacabili e impietose raccontano un trentennio della storia italiana.
Ha registrato quello che succedeva in un paese in mutamento, il teatro, il Sud, artisti e intellettuali, la Milano da bere, il movimento delle donne, le proteste degli anni Settanta, gli anni di piombo, i processi. Con sguardo profondo e inedito, ha esplorato drammi, eccessi, leggerezze e realtà crude e dolorose.
Nata a Bergamo il 3 marzo 1926, sognava di diventare scultrice e aveva anche superato l’esame d’ammissione all’Accademia di Brera, ma i suoi genitori pressarono affinché si sposasse, a 21 anni, nel 1947, vivendo prima a Legnano e poi a Milano, dove aveva iniziato a lavorare come sarta.
Verso la fine degli anni ’50 ha scoperto la fotografia, dai primi ritratti familiari è passata al teatro. Nel 1960, senza sapere ancora come si sviluppava un rullino, ha iniziato a collaborare con il regista Franco Enriquez al Teatro Manzoni di Milano. Aggirandosi fra le quinte teatrali, ha fotografato gli spettacoli di Giorgio Strehler, Eduardo de Filippo, Tadeusz Kantor, Carmelo Bene, Monica Vitti. Dal 1967 ha seguito il Living Theatre in Italia e all’estero.
Nel 1965, viaggiando in macchina attraverso la penisola, ha prodotto diversi reportage come Maghi e streghe d’Abruzzo e Sicilia uno e due e la cartella fotografica Nove Paesaggi Italiani, con design di Bruno Munari e presentazione di Renato Guttuso.
Assidua frequentatrice della Libreria Einaudi di Milano, ha ritratto i più grandi nomi del mondo culturale italiano del Dopoguerra, come fotoreporter inviata da L’Espresso, ha immortalato gli ambienti e le occasioni culturali, celebri i suoi bei ritratti di Pierpaolo Pasolini, Laura Betti e Andy Warhol.
Nel 1968, con Gianni Berengo Gardin e in collaborazione con lo psichiatra Franco Basaglia, è andata a fotografare nei manicomi italiani, dal suo lavoro è nato Morire di Classe, del 1969, libro di culto che ha costretto la popolazione italiana ad aprire gli occhi sulle spaventose condizioni di vita negli ospedali psichiatrici e che avrebbe contribuito nel 1978 all’approvazione della legge sulla loro chiusura.
Nel corso degli anni Sessanta, ha fotografato, per i maggior periodici illustrati del tempo, i movimenti giovanili, i volti e i luoghi del settore industriale, l’alluvione a Firenze e una Milano in pieno cambiamento.
In uno dei momenti più cruciali e tesi della nostra storia, ha fotografato le manifestazioni, i processi e gli scontri, documentato il Processo Calabresi-Lotta Continua, i funerali di Feltrinelli e tante manifestazioni femministe. Nella Spagna Franchista, si è infiltrata nella rete della resistenza culturale per ritrarre più di cento personalità che sfidavano la dittatura.
La sua Milano da bere che è diventata il libro Mondo Cocktail, del 1974.
Verso la fine degli anni ’80, ha abbandonato gradualmente la professione di fotoreporter e dato vita a una serie di progetti fotografici volti all’astrazione e alla composizione.
Ha curato diverse esposizioni e collaborato a lungo con la ballerina Valeria Magli con cui ha realizzato Capricci e la serie Forma Movimento Colore.
Del 1991 è la mostra e il relativo catalogo Scena e Fuori Scena, una riflessione sui confini fra realtà e finzione, vita e teatro.
Il suo primo romanzo, Un amore fraterno, del 1973, è stato finalista al Premio Strega.
In trent’anni di scatti è passata dalle foto delle manifestazioni studentesche a quelle dei vernissage patinati, dalla violenza degli anni di piombo, al glamour milanese.
Fotografare ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri?
Quella di raccontare il mondo che la circondava è stata una vera e propria necessità, soprattutto fermare la disperazione, il malessere, l’ansia del cambiamento.
Negli ultimi anni della sua vita ha scritto diversi libri che ripercorrono il suo percorsa politico e femminista come Un matrimonio perfetto (1991), Legami molto stretti (1994), La cattiva figlia (1996), La condizione sentimentale (1999), Una donna del nostro tempo (2005) e molti altri ancora, l’ultimo è stato L’eredità. Idee e canzoni di un sessantottino: Federico Ceratti del 2012.
Si è spenta a Milano il 19 febbraio 2016.
Il suo archivio, che ha provveduto a organizzare personalmente, è una fonte fondamentale per la conoscenza della nostra storia recente e la testimonianza del suo lavoro appassionato.
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Lo stile autocrate e personalista del governo di Francesco è macchiato anche del peronismo: il papato viene desacralizzato alla massima potenza, arrivando al culto della personalità dell’uomo.
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Analisi dei fregi ed epigrafi di San Gregorio a Pietracupa
Lo studio di ricerca sul caso insolito, del portale antico di San Gregorio a Pietracupa, procede, e non senza intoppi purtroppo.
Rimane enigmatico il casato al quale appartenga lo stemma, della committenza che commissionò l'intera opera al magister Riccardo di Simone, anche se per questa circostanza, ci sembra opportuno avanzare l'ipotesi possa trattarsi di una personalità del posto, che ebbe a che fare con questo feudo e con il luogo di culto stesso, forse il signore Roberto di Pietracupa, al quale stiamo cercando di collegare i due blasoni muniti di tre caprioli, due rosette ed uno sfondo apparentemente rosso, in base ai residui che si trovano su tutta l'architrave.
Nel rettangolo sottostante, ecco evidenziata meglio l'intera epigrafe che attesta il lavoro di Riccardo, con alcune ipotesi di completamento:
"+ AD • M•C•C•C•L•X • MAGIST(er) • RICCARD(us) (filius) • SYMONI • ME • FECIT "
tradotto:
"nell'Anno del Signore 1360, il magister Riccardo di Simone mi fece"
più ardua è invece la ricerca per trovare un completamento nell'epigrafe dello spigolo destro, abbreviata all'osso.
Dalle lettere evidenziate, grazie ad un calco in carboncino, si è potuta solo identificare la forma e un probabile significato alfabetico.
Dalla nostra ricostruzione, leggesi l'acrostico:
" R • I • TR • I • TR • C^ • G "
Dove le R con annessa dobbiamo lineetta, sono facilmente distinguibili come T ed R consecutive nelle due parole.
Un vero rompicapo!
#arte#italia#medioevo#storia#archeologia#cultura#storia dell'arte#molise#Pietracupa#Regno di Napoli#Agnus Dei#Riccardo di Simone
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La concezione del Diavolo al tempo della caccia alle streghe

Al centro di molte credenze colte sulle streghe vi era il Diavolo la fonte della magia della strega, il partner col quale essa concludeva il patto nonché l’oggetto della sua adorazione. Dobbiamo dire che lo stesso concetto del Diavolo si era evoluto notevolmente durante il Medioevo . Per tutto il Medioevo si era fatto riferimento al Diavolo come a Satana un termine che compare nella Bibbia e che significa l’avversario. Nel Vecchio Testamento Satana non è una figura di grande rilievo. Il giudaismo essendo una religione monoteistica attribuiva originariamente tutta la creazione e il funzionamento dell’universo all’unico vero Dio. Solo in uno degli ultimi libri del Vecchio Testamento il primo libro delle Cronache Satana assume una personalità distinta e si presenta come il nemico di Dio e come l’incarnazione del male. Nel Nuovo Testamento Satana assume una importanza molto maggiore. A capo di una schiera di demoni a lui subordinati egli non solo tenta Cristo nel deserto ma diviene il potente oppositore della cristianità stessa inducendo gli uomini a rinunciare a Cristo e a respingerne gli insegnamenti. Si originò così una lotta titanica che il regno di Cristo da una parte e il regno di Satana dall’altra un conflitto che molti ritenevano sarebbe durato sino al Secondo Avvento. Una delle tattiche più efficaci adottate dalla Chiesa cristiana nei confronti dei convertiti che continuassero ad adorare i loro dei pagani era quella di demonizzare quegli dei affermando che quelle divinità erano effettivamente demoni travestiti o addirittura il Diavolo stesso. Poiché questa equazione veniva fatta così frequentemente i cristiani cominciarono a rappresentare il Diavolo secondo la visione che i pagani avevano dei loro dei. Di conseguenza molti degli aspetti comunemente attribuiti al Diavolo erano quelli originari delle divinità pagane. La somiglianza tra il Diavolo cristiano medioevale e gli antichi dei pagani sostituiti e demonizzati dalla cristianità è uno delle prove principali fornite dagli studiosi a sostegno della tesi che le streghe degli inizi dell’età moderna avrebbero praticato effettivamente un antico culto pagano della fertilità. In molte confessioni rese da streghe si fa riferimento alla donazione di un dio a forma di animale dotato di corna. Tali confessioni tuttavia non possono essere ritenute attendibili . Quasi sempre suggeriti alla strega dall’inquisitore o dal giudice quei dettagli rispecchiano una visione cristiana del Diavolo che l’inquisitore riteneva le streghe adorassero come loro Dio. Benché Satana fosse il nome più comunemente usato per indicare il Diavolo, ne esistevano anche altri. Talora per designare il Diavolo si usava il nome di Lucifero nome che gli scrittori della Patristica segnavano all’arcangelo che si era ribellato a Dio e che era stato precipitato dal cielo nell’inferno. Al tempo della caccia alle streghe i cristiani credevano che esistesse un gran numero di demoni che assistevano il Diavolo nelle sue opere di male tentazione e distruzione. Il Nuovo Testamento dice che questi demoni erano legioni ma non fornisce una cifra precisa sicché la loro consistenza numerica determinò varie discussioni tra i demonologi poiché si credeva che tali demoni fossero angeli caduti venivano di norma classificati come gli angeli in ordine gerarchico. Alcuni demoni soprattutto quelli di grado più elevato venivano indicati per nome possedevano una chiara personalità e presiedevano a certi peccati. Su tale materia non esisteva nessuna forma di accordo cosicché tutta la questione poteva diventare molto confusa quando i demonologi riferivano al Diavolo usando il nome di uno dei capi dei demoni come ad esempio Belzebù Leviatano e Asmodeo. Tale confusione era anche dovuta al fatto che anche nella Bibbia e nei libri Apocrifi dell’era precristiana era presente tale confusione. La stessa confusione era presente non solo nell’opera dei demonologi ma anche nei resoconti delle streghe sul sabba in cui spesso non è chiaro se il Signore della cerimonia è spesso descritto come un’animale cornuto fosse il Diavolo oppure uno dei suoi principali demoni. I frequenti riferimenti durante il periodo storico della caccia alle streghe hanno l’aspetto fisico del Diavolo e gli altrettanti frequenti riferimenti al fatto che abitasse il corpo di essere umani solleva l’importante questione della sua natura metafisica e dei suoi poteri. Secondo gli scolastici i demoni come gli angeli erano puri spiriti non possedendo né carne né sangue. Essi potevano tuttavia assumere l’apparenza di un corpo umano o animale mescolando l’aria e vari vapori della terra in modo da creare corpo aereo o non corporeo. Tale corpo essendo composto di elementi naturali possedeva una realtà fisica e poteva svolgere certe funzioni corporee come la danza o l’atto sessuale. Secondo alcuni demonologi il Diavolo poteva anche procreare utilizzando il seme preso da un’ altro uomo ma ciò era molto controverso. Le qualità peculiari dei corpi demoniaci spiegano anche perché il Diavolo e i suoi numerosi demoni incubi e succubi siano descritti come freddi durante l’atto sessuale. Per spiegare tale fatto basta l’opinione dei teologi secondo la quale il diavolo non aveva sangue. Oltre ad assumere l’aspetto di un essere umano o di un animale il Diavolo e i suoi demoni subordinati potevano impossessarsi o abitare il corpo di un essere umano. Racconti di simili possessioni si trovano nella Bibbia e continuano per tutto il periodo della caccia alle streghe. Secondo i teologi quando il Diavolo possedeva una persona non aveva bisogno di comprimere o ispessire l’aria per creare un corpo aereo. Egli semplicemente occupava il corpo della persona. La possessione di individui da parte del Diavolo poteva giocare ed effettivamente giocò un ruolo importante nella stregoneria giacché la possessione poteva essere la conseguenza delle azioni di una strega. Infatti secondo i teologi di quel periodo la strega poteva ordinare al Diavolo di possedere una persona in seguito al patto da lei concluso con il Diavolo stesso. Non di meno la possessione poteva anche verificarsi senza l’intervento di una strega e per puro capriccio del Diavolo nella misura in cui Dio glielo avesse permesso. Uno dei principali poteri del Diavolo era quello di creare illusioni. Così come era in grado di comprimere e ispessire l’aria poteva anche impossessarsi di immagini contenute nella mente degli uomini e sovrapporre alle loro facoltà mentali cosicché essi avevano l’impressione di vedere cose che in realtà non esistevano. Da questo esame dei poteri del Diavolo dovrebbe risultare chiaro che egli non possedeva secondo il punto di vista della Scolastica nulla di simile a un potere sopra il mondo fisico. Qualunque cosa il Diavolo facesse era per esplicita autorizzazione di quel Dio che riservava molti poteri al suo uso esclusivo. Affermare che il Diavolo fosse in qualche modo uguale a Dio che creasse la materia o ne dominasse il funzionamento era una eresia dualista ovvero la dottrina di gruppi eretici come i manichei e i catari. A volte i cristiani ortodossi arrivarono quasi ad aderire a queste idee. Tutte le volte che parlavano del regno di Satana che esprimevano il dubbio che la lotta fra Cristo e Satana non si concludesse con la vittoria di Cristo oppure avevano la sensazione di non poter impedire l’apparente dominio che il Diavolo aveva su di loro essi si avvicinavano al punto di attribuirgli poteri che la dottrina ufficiale che la Chiesa condannava. Una delle più importanti limitazioni dei poteri del Diavolo era di non poter dominare la volontà egli poteva indurre in tentazione illudere e ingannare ma non poteva costringere una persona a rinunciare alla sua fede cristiana o a fare il male in alcuna forma. Affermare il contrario avrebbe significato negare la dottrina cristiana del libero arbitrio. Anche quando il Diavolo o qualche demone minore possedeva il corpo di un uomo l’indemoniato non perdeva mai il suo libero arbitrio o la sua coscienza . Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
#Asmodeo.#BelzebùLeviatano#cacciaallestreghe#Diavolo#inquisizione#Lucifero#Patristica#Satana#stregoneria
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La migliore
“….è la persona migliore tra di noi e ci tiene tutti uniti”, cosi la sorella Arianna, a proposito di Giorgia Meloni. Sembrano tornare sull’altra sponda – ma non è sorprendente che gli estremi si tocchino o almeno si lambiscano – le intonazione del “centralismo democratico” che in Togliatti, inneggiavano al Migliore. Quando si giunge ad un palmo dal “culto della personalità” o addirittura ci si…

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Il mondo post globalizzazione, lucidamente descritto dalla canzone più visionaria dell’anarchico Fabrizio De Andrè, La domenica delle salme, ha resettato il senso di bene e male, ha sintetizzato questi tempi in una frase terribile e colma di verità: «Voglio vivere in una città, dove all’ora dell’aperitivo non vi siano spargimenti di sangue o di detersivo».
La pace capitalistica, la pace del mercato e della Finanza spregiudicata si deve vestire di un’idea nobile per poter continuare a manipolare, ma non ha nessun valore reale, solo cosmetica paraideologica.
Questo scenario si preparava da 30 anni. Da quando è caduto il muro di Berlino e tutto l’apparato dell’impegno politico e idealista è stato ficcato dentro lo stesso condotto fognario affinché non nuocesse più all’economia.
Il primo alleato di questa maxi operazione di persuasione diabolica è stata la creatività applicata al marketing. L’imposizione di modelli amorali di successo, di personalità ciniche e anaffettive dedite al culto del successo e del potere.
Tutta la carriera di personaggi come Oliviero Toscani ricalca perfettamente il disegno finale. Il messaggio sottotraccia è: io penso, io faccio cultura, io sono un eroe del mio tempo. E tutto questo mentre un flusso di denaro assurdo riempiva i suoi conti correnti (come quelli di fotografi una volta geni e ora alla gogna, ma sostanzialmente maniaci sessuali).
Ma ci sarà indiscutibilmente un vantaggio: non sentiremo più nessuno prendersela con trotzkisti, nazisti, sionisti, sovranisti, fashionisti. Non perché questi non abbiano colpe in quantità, ma perché saranno lettera morta. Confuse e felici si aggireranno solo scimmie schiave con una regressione nel linguaggio, che speriamo almeno sia sufficiente a evitare la scrittura di qualsiasi post sui social.
La parola “padrone” è stata rimpiazzata da molti eufemismi (forse il più corrente è “azionista di maggioranza”), quasi a dire che il concetto è arcaico. Fa pensare ai capitalisti in cilindro e marsina nelle vignette socialiste dei primi del Novecento. O al capitalismo paternalista del boom italiano, con il re delle lavatrici che, con forte accento lombardo, dice agli operai “siete tutti miei ragassi”, a patto che non rompano troppo le balle con le rivendicazioni sindacali: basta rivolgersi direttamente al padrone-papà, e tutti i problemi si risolvono. Roba vecchia, insomma. Di un paio di generazioni fa, almeno. Poi però, a rinverdire la figura del padrone a tutto tondo, è arrivato Elon Musk, che sotto la patina incantatrice della tecnologia reinterpreta, con vigore quasi ossessivo, la figura padronale classica: decido tutto io, niente sindacati in azienda, il licenziamento come pratica ordinaria, tutti al servizio dell’azienda e l’azienda al servizio solo di se stessa (il capitale come solo vero motore del mondo, così come lo raccontava Karl Marx). È da considerarsi un atto chiarificatore il suo arrivo in pompa magna alla festa di Fratelli d’Italia. La destra sta con i padroni, da che mondo è mondo, e nessuno meglio di Musk, oggi, incarna quella figura. Musk è l’uomo più ricco del mondo. Può permettersi di stabilire da solo ciò che un tempo stabilivano gli Stati (la conquista dello spazio, per esempio). L’annosa disputa su “cos’è la destra, cos’è la sinistra” trova, grazie alla sua presenza a Roma, una risposta chiarificatrice: la destra è quella che invita e applaude l’uomo più ricco del mondo. Alla faccia del populismo, l’applauso va ai miliardi.
Michele Serra
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Fumetti fascisti: come diffondere la propaganda tra i giovani
I fumetti fascisti rappresentano una pagina oscura nella storia dei fumetti e del regime fascista che ha dominato l'Italia tra gli anni '20 e '40 del secolo scorso. Questi fumetti, prodotti e diffusi durante il periodo del regime fascista, erano strumenti di propaganda e ideologia, utilizzati per promuovere e diffondere il pensiero politico del regime. Fumetti fascisti: propaganda e ideologia All'inizio del XX secolo, l'Italia era un Paese segnato da instabilità politica e problemi economici. Nel 1922, Benito Mussolini e il suo movimento fascista salirono al potere, stabilendo un regime totalitario con l'obiettivo di restaurare l'ordine, l'autorità e la grandezza dell'Italia. La propaganda, compresi i fumetti, divenne uno strumento chiave per diffondere l'ideologia fascista e rafforzare il controllo del regime sulle masse. Questo tipo di fumetto era veicolo di propaganda che promuoveva il culto della personalità di Mussolini, esaltava il nazionalismo e l'idea della superiorità della razza italiana. Gli eroi dei fumetti rappresentavano valori e virtù fasciste, come la lealtà al regime, il coraggio militare e l'abnegazione per la patria. Allo stesso tempo, i nemici dei fumetti erano spesso rappresentati come individui negativi, stereotipati e degradanti, come gli ebrei o gli oppositori politici, al fine di alimentare l'odio e la discriminazione. Il ruolo dei fumetti nella società: controllo dell'informazione I fumetti fascisti avevano un ruolo importante nella cultura popolare dell'epoca. Essi raggiungevano un vasto pubblico, inclusi i giovani, che erano particolarmente suscettibili all'influenza della propaganda. La semplicità del medium rendeva i fumetti accessibili anche a coloro che non sapevano leggere, diffondendo così rapidamente i messaggi del regime. Il regime fascista esercitava un rigido controllo sull'editoria e sui contenuti mediatici. I fumetti dovevano seguire linee guida precise e venivano utilizzati per promuovere l'immagine positiva del regime e dei suoi leader. Tutti gli aspetti della vita quotidiana, compresa l'arte e la cultura, erano soggetti a censura e controllo, con l'obiettivo di creare una società uniforme e omogenea. Il simbolo della vergogna Dopo la caduta del regime fascista alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i fumetti fascisti divennero simboli di vergogna e rimasero un argomento delicato nella cultura italiana. Gli italiani cercarono di fare i conti con il passato e l'impatto devastante della propaganda fascista sulla società. I fumetti fascisti furono gradualmente abbandonati e sostituiti da altri generi e stili di fumetti più aperti e critici. Oggi, questi fumetti rappresentano un importante capitolo della storia italiana. Essi servono come monito sui pericoli della manipolazione mediatica e della propaganda politica, stimolando riflessioni sull'importanza della libertà di espressione e della democrazia. È fondamentale preservare la memoria storica di questi fumetti per evitare di ripetere gli errori del passato e per promuovere una società aperta e inclusiva. In copertina foto di Сергій Марищук da Pixabay Read the full article
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Se avessi fatto un salto in Carmine la sera in cui la tua collega ti ha dato buca potevi imbucarti con noi altri a fare aperitivo! Serata a sparlare della tua collega e ad analizzare la mia ossessione per Bordone (certo si scherza non si accettano inviti da sconosciuti menchemeno da anon su tumblr)
CIOÈ stiamo dicendo che @ anon di bordone sei della ridente brescia???? che incredibile momento di televisiva congiunzione astrale, sono emozionata
grazie per il pensiero carino comunque💛
questo non toglie che un giorno non possa effettivamente avere luogo in qualche modalità un incontro-confronto tra bordonianə e costianə mirato ad analizzare il tema del culto della personalità mascherato da interesse per l’attualità e le notizie di cultura e costume. un abbraccione e buona continuazione della maratona di bordone <3 <3
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Festival di Bayreuth 2023

Dal 25 luglio al 28 agosto torna in Germania il Festival di Bayreuth, che attrae ogni anno un pubblico internazionale di appassionati di musica da tutto il mondo per assistere alle rappresentazioni di Wagner in uno dei teatri più prestigiosi del mondo. Si tratta di un'esperienza di culto per gli appassionati, che si immergono completamente nella musica e nell'atmosfera magica del festival. Ritrovo annuale di tutti gli appassionati di Richard Wagner, il Festival di Bayreuth iniziò la sua storia nel 1850 quando il celebre compositore ebbe l'idea di creare una rassegna musicale dedicata alle sue opere e aperta al maggior numero di persone, pensando ad un festival a prezzi popolari se non gratuito. L'amicizia con Ludwig II di Baviera, suo devoto ammiratore e mecenate, gli permise di realizzare il suo sogno, infatti il sovrano, oltre ad assicurargli una sicurezza economica e regalargli una villa prima a Monaco e poi a Bayreuth, gli finanziò la costruzione di un teatro, noto come il Festspielhaus. Basato su un precedente progetto di Gottfried Semper per un teatro a Monaco, mai realizzato per le opposizioni dei ministri del regno, il teatro di Bayreuth fu costruito tenendo conto dei suggerimenti di Wagner, infatti l'orchestra viene nascosta sotto il palco in modo che il pubblico non venga distolto dal seguire l'opera, sono eliminati i palchi per non creare distinzioni di ceto sociale ed economico e inseriti alcuni accorgimenti tecnici e strutturali per rendere l'acustica perfetta. La prima edizione del festival si svolse dal 13 al 30 agosto 1876 con la rappresentazione, per la prima volta, del ciclo delle quattro opere che compongono L'anello del Nibelungo, L'oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dei Il successo fu immediato, dato che non solo nel regno di Baviera ma in tutti i salotti della Germania non si parlava che del Festival di Bayreuth. Alla morte del compositore, avvenuta a Venezia nel 1883, la direzione passò alla moglie Cosima (1886-1906) e al figlio Siegfried (1908-1930). Alla morte di Siegfried, subentrò la moglie Winifred, che lo diresse fino al 1944. Il festival riprese nel 1951 sotto la doppia direzione di Wieland e Wolfgang Wagner, figli di Winifred e nipoti di Richard, e la lunga pausa fu dovuta non per la ricostruzione post-bellica ma anche alle polemiche sorte dall'amicizia che legava Winifred a Hitler, che visitò spesso il festival. Alla prematura morte di Wieland nel 1966, unico direttore rimase, e lo fu fino al 2008, il fratello Wolfgang. Tra le personalità presenti al festival ci furono re Ludwig II, gli imperatori Guglielmo I di Germania e Pietro II del Brasile, Pyotr Ilyich Tchaikovsky e, negli anni più recenti, Angela Merkel e numerosi esponenti della vita politica e del jet set tedesco. Arturo Toscanini fu il primo direttore non tedesco del festival nel 1930-31, ma non fece più ritorno a Bayreuth dopo l'avvento del nazismo. Read the full article
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