#contributo alla cultura popolare
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I Modà: La band italiana più in voga del momento. Un viaggio tra successi, biografia e il brano più amato
I Modà sono attualmente una delle band italiane più in voga, con una carriera costellata di successi e un seguito di fan in continua crescita.
I Modà sono attualmente una delle band italiane più in voga, con una carriera costellata di successi e un seguito di fan in continua crescita. Biografia dei Modà Fondati a Milano nel 2002, i Modà sono composti da Francesco “Kekko” Silvestre (voce), Diego Arrigoni (chitarra), Stefano Forcella (basso), Claudio Dirani (batteria) e Enrico Zapparoli (chitarra). Il loro stile musicale è una fusione…
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Tutti in ginocchio
Anche nelle reti televisive non appartenenti a lui, il santino è pronto. Il Monumento, anche per le doti personali, per la simpatia (la politica è intrattenimento), anche per il lato umano (ci aspettiamo che i politici siano diavoli bavosi), è pronto a superare la grandezza del Duomo di Milano. Imminenti i paragoni con Aldo Moro e De Gasperi. Tutti in ginocchio in una messa cantata per dimenticare la storia. Una corsa ad esprimere cordoglio per un uomo che ha conquistato la televisione per poter conquistare le coscienze ed il senso della realtà. Mussolini si rese conto che avrebbe dovuto fare il Concordato con la Chiesa cattolica per consolidare il suo consenso; oggi, per lo stesso scopo, bisogna acquistare una società di calcio, spendere tantissimo e farla vincere. Se trionfi nel campo della vera religione di massa, il calcio, in politica tutto è in discesa. In un mondo semplificato dalla logica sportiva dei meritevoli e degli sfigati, dei vincenti e dei servi, non c’è piacere migliore del baciare i piedi di chi ha denaro, potere e forza mediatica. Il Padrone potrà anche aver dato un contributo decisivo alla crisi profondissima sul piano economico (esplosione del debito pubblico, crescita zero, natalità zero, aumento dell’emigrazione, salari più bassi d’Europa), sul piano culturale (falsificazione del liberalismo, volgarizzazione della televisione, pornografizzazione delle donne, delegittimazione della scuola e della cultura), sul piano morale (evasione fiscale, prostituzione a livello pubblico, corruzione, rapporti opachi con la mafia), sul piano della legalità (condanna definitiva per frode fiscale e cacciata dal Senato nel 2013, decenni passati a parlare dei suoi processi, risolti con fughe, leggi ad personam ed insulti ai magistrati, definiti “malati mentali), politico (attacco a tutti i poteri terzi in pieno malinteso della democrazia, l’amicizia con i dittatori, l’avallo della guerra in Iraq e della repressione di Genova 2001, alleanze con fascisti e razzisti) potrà aver fatto tutto questo, ma innanzitutto dobbiamo nascondere il servilismo e l’assenza di libertà critica dietro l’ovvia pietà per un anziano che muore. Anche questa indulgenza è il tripudio del berlusconismo, una sintesi di perdonismo immorale, plutocrazia anticristiana, cortigianeria e fascino per il potere, sempre lo stesso della tradizione della penisola, atavico, popolare, sempre concesso dal basso della plebe verso l’alto di vescovi e re, papi e sovrani, mafiosi e piazzisti mediatici.
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Maenza: Anna Mazzamauro e “Compagnia Le Colonne” per Radure. Spazi culturali lungo la Via Francigena del Sud
Maenza: Anna Mazzamauro e “Compagnia Le Colonne” per Radure. Il festival Radure, che per questa edizione ha come tema il buonumore e il potere terapeutico della risata continua a Maenza con due serate, 8 e 9 luglio, con Anna Mazzamauro e la Compagnia Le Colonne in altrettanti luoghi storici del Comune. Giunge alla sua quinta edizione Radure. Spazi culturali lungo la Via Francigena del Sud a cura dei Priverno (capofila), Sermoneta, Norma, Cori, Maenza, Segni e Carpineto Romano grazie al contributo della Regione Lazio e nell’ambito del progetto integrato Invasioni Creative di ATCL – Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, in collaborazione con la Compagnia dei Lepini, primo festival di valorizzazione del patrimonio culturale del sistema territoriale dei Monti Lepini, dedicato ai luoghi della cultura attraversati dal cammino spirituale della Via Francigena del Sud. Dal 2019 Radure rappresenta la proposta culturale d’eccellenza per promuovere il territorio e rilanciarne l’immagine, attraverso la commistione tra le arti dello spettacolo dal vivo, le identità dei luoghi e la partecipazione attiva delle realtà operanti in questi splendidi Comuni. L‘8 luglio ore 21.00 al Castello Baronale Anna Mazzamauro, accompagnata dalle musiche dal vivo di Sasà Calabrese, ripercorre alcuni racconti scritti da Paolo Villaggio intervallati da ricordi personali in un omaggio ad uno dei personaggio comici più famosi del cinema italiano in Com'è ancora umano lei, caro Fantozzi. «Se all’improvviso chiudo con nostalgia gli occhi della memoria mi ritrovo di fronte, come uno specchio appannato dal tempo, gli occhi innamorati del ragionier Ugo Fantozzi che guardano me oramai per sempre signorina Silvani e le parole non dette in venti anni di assidua frequentazione con Paolo Villaggio si tramutano in quelle scritte…e allora “CARO FANTOZZI…” Dal cinema che ti ha reso leggenda io, riconoscente e in debito, ho l’ardire di raccontarti in teatro proprio per restituire a Paolo Villaggio la grazia. Ho usato a volte la signorina Silvani come alibi per raccontare i suoi difetti e Anna per raccontare gli strepitosi aneddoti che hanno legato gli anni dal nostro primo disastroso incontro, fino a quando ci hai salutato agitando il tuo tragico basco blu e dopo aver sistemato le mutande ascellare (che nessuno ha mai osato far diventare di moda) per raggiungere la tua nuvoletta. Ma non sarebbe stato teatro se avessi composto un’angiografia. Il teatro ha bisogno di emozioni da raccontare provocandole nel pubblico. Allora i racconti scritti da Paolo si uniscono ai miei in un rimbalzo di emozioni che fanno la storia dei mostruosi incontri dietro le quinte, della Silvani, del suo storico “labbruzzo”, del suo pensiero sul matrimonio dopo che Fantozzi ha raccontato il suo con un “cesso bianco maleodorante”. E ancora la piccola mostruosa Mariangela al concorso per bimbi belli, il ristorante giapponese, il ricordo di Visconti e Filini, l’odiato e invidiato collega. E poi Paolo avido di cibo e le sue diete mostruose, la sua paura di vivere la sua carriera, il suo incontro con Giorgio Strehler che avrebbe voluto quel Grande di Genova nel suo Piccolo di Milano» racconta Anna Mazzamauro. La Compagnia Le Colonne presenta Brillante Novecento, con Roberto Baratta, Emiliano Campoli, Marina Eianti, Marco Zaccarelli e Giancarlo Loffarelli che firma anche la regia, il 9 luglio ore 18.30 alla Loggia dei Mercanti. Una carrellata-narrazione attraverso la nobile e popolare tradizione del teatro umoristico che tanto ha informato di sé la cultura teatrale prima e televisiva poi del XX secolo, privilegiando la dimensione metateatrale come materiale della scrittura scenica. Attraverso una serrata alternanza di brani teatrali, vengono portate sulla scena alcune fra le più divertenti proposte: dai Fratelli De Rege al duo Chiari- Campanini, da Eduardo a Dario Fo, da Benni a Proietti, indiscussi protagonisti di questa forma di teatro a torto definita “minore”, di cui lo spettacolo ricostruisce la storia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La Cina nel mondo Diplomazia, Economia e Politica
La Cina è un attore globale con un ruolo di crescente incisività nella riorganizzazione della governance globale ed è in prima linea nell’offrire il proprio contributo per creare nuovi equilibri e promuovere una coesistenza pacifica. Gli ambiti d’azione della Repubblica Popolare Cinese sono molteplici: dall’economia alla politica, dalla cultura alla tecnologia, senza dimenticare gli obiettivi di…
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Com'è umano lui!
Chi è stato Paolo Villaggio tutti lo sanno. I suoi personaggi, Fantozzi in primis, ma anche Fracchia o Kranz fanno parte della cultura popolare del nostro Paese. Ma non tutti sanno come Paolo Villaggio è arrivato ad incarnare questi personaggi. Siamo negli anni '60 e Genova è una delle capitali del triangolo industriale italiano. Paolo Villaggio si forma in quel clima culturalmente straordinario che la città offre. Tra i suoi amici c'è Fabrizio De André. https://youtu.be/qDyDoIteXC8 In una Genova piena di luoghi d'incontro, Villaggio vive la prima esperienza nel mondo del lavoro come impiegato presso la Cosider e nello stesso tempo fa le sue prime apparizioni teatrali. Troverà una platea che lo apprezza e in un certo qual modo lo sostiene fino a farlo arrivare al grande pubblico televisivo. Il tv movie, alla cui sceneggiatura ha collaborato la famiglia Villaggio, è stato realizzato con il contributo del PR FESR della Liguria e con la collaborazione della Genova Liguria Film Commission e il Comune di Genova. Read the full article
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Nome in codice: Renata, all'Iic l'8 marzo si celebra così
Di Pietro Nigro Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, l'Istituto Italiano di Cultura di Londra ricorda la partigiana Paola Del Din con la presentazione del libro "Nome in Codice: Renata" di Alessandro Carlini. Nome in codice: Renata, all'Iic l'8 marzo si celebra così In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, l'Istituto Italiano di Cultura di Londra presenta un evento dedicato alla memoria di Paola Del Din, partigiana e agente segreto durante la Seconda Guerra Mondiale, attraverso la presentazione del libro "Nome in Codice: Renata" di Alessandro Carlini. La conversazione tra l'autore e la professoressa Giuliana Pieri sarà un viaggio avvincente nella vita di una donna straordinaria che ha segnato la storia con il suo coraggio e la sua determinazione. Paola Del Din, decorata con la Medaglia d'Oro al Valor Militare, ha svolto un ruolo fondamentale nella lotta per la Liberazione dal nazifascismo. Lo scorso 22 agosto la Del Din ha compiuto 100 anni e ha ricevuto gli auguri delle massime autorità italiane e britanniche come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Sua Maestà Re Carlo III - nei giorni della lotta per la Liberazione dal nazifascismo. Il libro, edito da Utet, offre uno sguardo approfondito sulla sua vita, raccogliendo dettagli inediti grazie a interviste dirette con la protagonista e all'accesso a documenti dei National Archives di Londra resi pubblici per la prima volta tramite il Freedom of Information Act. La storia di Paola Del Din inizia a Udine, dove, appena ventenne, decide di unirsi alla Resistenza insieme al fratello Renato Del Din, sottotenente degli alpini. La morte di Renato durante un assalto partigiano a Tolmezzo nel 1944 segna un punto cruciale nella vita di Paola, spingendola a accettare una missione ad altissimo rischio per la Brigata Osoppo: attraversare l'Italia occupata per consegnare documenti top secret agli alleati. La narrazione si sviluppa con la formazione di Paola come paracadutista e agente segreto, sotto il nome in codice di Renata, in onore del fratello. Unica donna in Italia ad essere inquadrata nella Missione Bigelow, Paola viene lanciata con altri due agenti in territorio friulano nell'aprile del 1945. Il suo ruolo risulta cruciale nell'offensiva finale per liberare il nord-est del Paese. Alessandro Carlini, giornalista e scrittore di successo, autore di opere come "Partigiano in camicia nera" e "Gli sciacalli", ha dedicato il suo ultimo libro a raccontare la straordinaria vita di questa eroina italiana. Il libro è stato finalista al Premio Fiuggi-Storia, attestando la sua rilevanza e profondità. Durante l'evento, la professoressa Giuliana Pieri, Executive Dean presso la School of Humanities della Royal Holloway University of London, fornirà un contesto culturale e storico per comprendere appieno l'importanza di questa straordinaria storia. I suoi interessi di ricerca interdisciplinari sulla cultura visiva, la storia culturale e la letteratura popolare offriranno un'ulteriore prospettiva per analizzare il contributo di Paola Del Din. Questo straordinario evento si svolgerà in un contesto significativo, celebrando il contributo unico di Paola Del Din e di tutte le donne coraggiose che, come lei, hanno segnato la storia con la loro determinazione e spirito indomito. Prenota il tuo posto per l'evento "Nome in Codice: Renata" e unisciti a noi per onorare la memoria di Paola Del Din, un'eroica donna che ha sfidato le avversità della sua epoca per forgiare il proprio destino e contribuire all'affermazione della libertà. ... Continua a leggere su
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Il museo: vita, carriera e canzoni di Lucio Battisti
Ci sono eventi che noi di Vortici.it definiamo chicche non a caso ed è proprio di una di queste che vogliamo parlarvi.
Il primo museo dedicato alle canzoni di Lucio Battisti ha aperto i battenti, il 20 Gennaio 2024 a Poggio Bustone(Rieti), sua città natale.
Il museo offre ai visitatori un viaggio affascinante attraverso la vita, la carriera e le canzoni di Lucio Battisti. La casa natale di Battisti è diventata un luogo di memoria e celebrazione per il gigante della musica italiana. Questa iniziativa è un modo per preservare il patrimonio culturale e artistico di Lucio e per permettere ai suoi fan e agli amanti della musica italiana di conoscere meglio la sua storia e il suo contributo alla cultura popolare. Voluto dal padre Alfiero, raccoglie oggetti unici e non solo appartenenti al cantautore. Il direttore Giuseppe Bonomo ha spiegato: “Un piccolo luogo di 30 metri quadri, gratuito, per raccontare l’uomo che non era affatto schivo, freddo e musone come è stato sempre descritto”. L’ingresso è libero, dalle 15.00 alle 17.00 Non vi aspettate di trovare reperti archeologici. Troverete degli oggetti appartenuti al grande cantautore, respirerete l’aria del Paese in cui ha vissuto per tantissimi anni. Situato in via Roma 26, al centro del paese, si potranno ammirare le sue prime chitarre, insieme alle lettere spedite alla madre, a una collezione di foto inedite oltre a quadri e altro materiale inedito. L’idea nasce qualche anno fa, dalla conoscenza con Andrea Barbacane, figlio dell’unica sorella del musicista, Albarita, che presenta così l'evento: “Mi sono appassionato alla storia di Lucio – dichiara il direttore del museo Giuseppe Bonomo – ho chiesto se ci fossero ancora suoi materiali in giro, così mi hanno presentato Andrea. Alfiero, il padre di Lucio, aveva lasciato un compito ai nipoti Andrea e Viviana, perché gli oggetti presenti nella casa romana della famiglia venissero fatti conoscere e svelassero l’anima autentica di un cantautore". Nato a Poggio Bustone il 5 marzo 1943, l’autore di Emozioni è morto a Milano il 9 settembre 1998.Scoprite anche la nostra sezione Musica Immagine di copertina: Monumento a Lucio Battisti, Wikipedia Read the full article
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/a-ha-la-band-norvegese-che-ha-conquistato-il-mondo/
A-ha: la band norvegese che ha conquistato il mondo
A-ha, l’indimenticabile band norvegese che ha incantato l’Italia e il mondo con il suo elettrizzante pop rock. Immergiamoci nel loro magico mondo musicale.
Introduzione
Gli A-ha sono nati nel 1982. Si tratta di una delle band di maggior successo degli anni ’80, con hit come “Take On Me” e “The Sun Always Shines On TV“. La loro musica è stata una parte fondamentale della cultura popolare dell’epoca, ma il loro impatto sulla scena musicale contemporanea è ancora evidente oggi.
In questo articolo, esploreremo la storia e l’evoluzione della band A-ha, i successi e i momenti più significativi della loro carriera, così come il loro contributo alla musica pop rock. Scopriremo inoltre come gli A-ha continuano ad influenzare la musica contemporanea e ad ispirare una nuova generazione di fan in tutto il mondo.
Un’occasione per scoprire di più sugli A-ha, il loro impatto sulla musica pop rock e il loro successo duraturo in Italia e nel mondo.
La formazione della band A-ha
La band norvegese A-ha si è formata nel 1982 ed è composta da tre membri: Morten Harket (voce), Magne Furuholmen (tastiere) e Paul Waaktaar-Savoy (chitarra). I tre musicisti si sono incontrati per la prima volta all’età di 12 anni, frequentando la stessa scuola in Norvegia. Dopo aver suonato in diverse band locali, hanno deciso di unirsi per formare gli A-ha.
Il suono unico della band è stato influenzato da una varietà di generi musicali, tra cui il synthpop, il new wave e il rock. La loro musica è caratterizzata da melodie orecchiabili e testi emotivi, spesso accompagnati da video musicali iconici.
La formazione della band A-ha in dettaglio
MembroStrumentoNoteMorten HarketVoceHarket è il frontman della band ed è noto per la sua potente voce da baritenore.Magne FuruholmenTastiere, coriFuruholmen è anche pittore e scultore.Paul Waaktaar-SavoyChitarra, coriWaaktaar-Savoy ha scritto molte delle canzoni della band ed è sposato con Lauren Savoy, una cantautrice americana.
Gli A-ha hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo ed è stata una delle band più di successo degli anni ’80. Il loro sound distintivo e la loro presenza scenica carismatica hanno fatto di loro un punto fermo della scena musicale internazionale.
I primi successi degli A-ha
La band norvegese A-ha è diventata un fenomeno musicale già con i primi successi. Uno dei brani che ha portato alla loro fama internazionale è “Take On Me“, uscito nel 1985. La canzone ha raggiunto la prima posizione in classifica in 27 paesi, il video musicale ha vinto sei MTV Video Music Awards e il brano è stato definito “un classico degli anni ’80” dalla rivista Rolling Stone.
Il primo album della band, “Hunting High and Low“, è stato pubblicato lo stesso anno e ha avuto un enorme successo, vendendo oltre 10 milioni di copie in tutto il mondo. Altri brani di successo dell’album sono “The Sun Always Shines on T.V.” e “Train of Thought“.
Il secondo album della band, “Scoundrel Days“, è stato pubblicato nel 1986 ed è stato accolto positivamente dalla critica. L’album include il singolo “I’ve Been Losing You“, che ha raggiunto la top 10 in diversi paesi europei.
Gli A-ha hanno continuato a produrre musica di successo negli anni ’90, con album come “East of the Sun, West of the Moon” e “Memorial Beach“. Nel corso della loro carriera, la band ha venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo. Numeri che, dopo gli svedesi ABBA, fanno di loro la più grande band scandinava di tutti i tempi.
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L’ascesa al successo internazionale degli A-ha
Dopo la pubblicazione del loro album di debutto nel 1985, gli A-ha divennero velocemente una delle band di maggior successo internazionale degli anni ’80.
La loro hit “Take On Me” fu un vero e proprio fenomeno mondiale, raggiungendo la prima posizione in classifica in ben 27 paesi, compresi Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Il loro stile musicale unico e l’immaginario visivo dei loro video musicali li distinse dalle altre band del periodo, consolidando il loro successo.
AlbumAnno di pubblicazionePosizione massima in classifica (USA)Hunting High and Low198515Scoundrel Days198674Stay on These Roads1988148
Dopo il successo del loro album di debutto, gli A-ha continuarono a sperimentare e a innovare, pubblicando album come “Scoundrel Days” e “Stay on These Roads“. Anche se questi album non ebbero lo stesso successo commerciale di “Hunting High and Low“, riuscirono a consolidare la loro reputazione come una delle band più interessanti e creative del panorama musicale dell’epoca.
Nel corso degli anni ’90, gli A-ha continuarono a pubblicare album di successo, come “East of the Sun, West of the Moon” e “Memorial Beach“, ma la loro popolarità diminuì gradualmente nel corso del decennio successivo.
Il segreto del successo degli A-ha
Gli A-ha sono stati una delle band di maggior successo degli anni ’80 grazie al loro stile musicale unico e all’immaginario visivo dei loro video musicali. La loro canzone “Take On Me” ha segnato un momento iconico della musica pop rock, e il loro talento e creatività li hanno resi un’importante voce della scena musicale internazionale per molti anni.
Il video di “Take On Me” degli A-ha è stato anche parodiato nell’episodio “Evadere sembra facile ma…” de I Griffin:
youtube
La loro musica e le loro performance nei concerti dal vivo sono state e continuano ad essere una grande fonte di ispirazione per molte generazioni di artisti dopo di loro, dimostrando l’incredibile impatto che gli A-ha hanno avuto sulla musica pop rock e sulla cultura musicale in generale.
L’arrivo in Italia e il successo duraturo
Dopo il grande successo in patria e a livello internazionale, gli A-ha si sono presto affermati anche in Italia. La band norvegese ha conquistato il cuore del pubblico italiano con la sua musica coinvolgente e il look unico, diventando una delle band preferite del panorama musicale italiano.
CanzonePosizione massima in classifica in ItaliaTake On Me1The Sun Always Shines on TV3Hunting High and Low7
Oggi, gli A-ha continuano a godere di un grande successo in Italia, con una base di fan fedeli e appassionati. Nonostante la loro musica venga trasmessa sempre meno spesso dalle radio italiane, continuano ad essere amati dal pubblico di tutte le età.
L’evoluzione musicale e la storia degli A-ha
Dal loro primo album nel 1985, gli A-ha hanno continuato a evolversi musicalmente nel corso degli anni. La band è stata nota anche per l’abilità di sperimentare con diversi stili musicali mantenendo comunque un’identità unica e riconoscibile.
Il loro secondo album, “Scoundrel Days“, ha visto la band esplorare sonorità più cupe e malinconiche rispetto al loro successo di debutto, il che è stato un rischio che ha pagato in termini di vendite e apprezzamento da parte della critica.
Nel 1988, la band ha pubblicato l’album “Stay on These Roads” che ha mostrato un’ulteriore evoluzione nella musica, con un suono più maturo ed emotivo. L’album include anche la canzone “The Living Daylights“, colonna sonora del film “James Bond 007 – Zona pericolo“.
Nel corso degli anni ’90, gli A-ha hanno continuato a sperimentare con diversi stili, dal rock alternativo all’elettronica, mantenendo sempre la loro caratteristica voce melodica. Nel 1993, la band ha però deciso di sciogliersi per seguire progetti musicali individuali.
Tuttavia, nel 1998 gli A-ha si riuniscono in occasione del Premio Nobel per la pace (assegnato a Oslo). Qui presentano l’inedito “Summer Moved On”, scritto da Paul Waaktaar-Savoy. Nel 2000 pubblicano l’album “Minor Earth Major Sky”. E nel 2002 arriva un altro disco: “Lifelines”.
Nel 2009 gli A-ha annunciano il ritiro dalle scene. Organizzano un tour di addio che ha visto la band esibirsi con i loro più grandi successi. La partecipazione dei fan è enorme, arrivando da oltre quaranta paesi differenti e da tutti i continenti. Il tour si è concluso il 4 dicembre 2010 a Oslo.
A cinque anni di distanza, la band decide di riprendere a suonare insieme. Pubblicheranno così due nuovi album: “Cast in Steel” nel 2015 e “True North” nel 2022.
Gli A-ha oggi
Dopo una lunga e brillante carriera, la band norvegese A-ha ha deciso di non fermarsi e di continuare a produrre nuova musica. Oggi, i membri della band sono ancora attivi e si esibiscono in tutto il mondo, portando la loro musica a un pubblico sempre nuovo.
Dal momento che la band ha debuttato nel 1985 con il suo primo album “Hunting High and Low“, gli A-ha hanno venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo. Durante la loro storia hanno prodotto molti grandi successi che hanno influenzato la musica pop rock per molti anni. La band è stata persino nominata per un Grammy Award nel 1986.
Oggi, gli A-ha continuano a produrre nuova musica per i loro fan in tutto il mondo. L’ultimo album in studio, “True North“, è stato pubblicato nel 2022 e ha ricevuto recensioni entusiastiche. La band ha continuato a fare tour per promuovere il loro nuovo album e per suonare i loro grandi successi.
In breve, gli A-ha continuano ad essere un’icona della musica pop rock. Il loro ritorno sulla scena musicale contemporanea è stato accolto con entusiasmo dai loro fan in tutto il mondo.
I momenti più significativi della carriera degli A-ha
La carriera degli A-ha è stata caratterizzata da numerosi momenti memorabili che hanno reso la band una delle icone della musica pop rock degli anni ’80. Di seguito, un elenco dei momenti più significativi della loro carriera.
MomentoDescrizione1985“Take On Me” raggiunge il primo posto nella classifica Billboard Hot 1001986I A-ha vincono il premio “MTV Video Music Award” per la miglior combinazione di video e canzone per “Take On Me”1987Il brano “The Living Daylights” diventa la colonna sonora dell’omonimo film della serie di James Bond1991A-ha si esibisce in uno storico concerto a Rio de Janeiro, con una folla di oltre 195.000 persone2015La band celebra il 30º anniversario di “Hunting High and Low”, il loro album di debutto2020“Take On Me” raggiunge un miliardo di visualizzazioni su Youtube
Questi sono solo alcuni dei momenti più significativi della carriera degli A-ha. La band ha continuato a produrre musica di alta qualità nel corso degli anni e ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica pop rock.
Il contributo di A-ha alla musica pop rock
La band A-ha ha lasciato un’impronta significativa nella storia della musica pop rock grazie al loro stile unico e innovativo. La loro musica ha colpito un pubblico vasto ed eterogeneo per anni, grazie alla fusione di elementi del rock con melodie elettroniche, testi riflessivi e continue sperimentazioni.
In particolare, il contributo degli A-ha alla musica pop rock è evidente in tre aspetti principali:
Innovazione sonora
Gli A-ha sono stati una delle prime band a sperimentare l’uso di sintetizzatori elettronici e campionatori di suoni in modo così esteso nel genere pop rock. Questo ha conferito al loro suono una freschezza e un’originalità senza precedenti, caratterizzata da melodie orecchiabili e ritmi contagiosi.
La loro capacità di unire elementi di diversi generi musicali in una miscela unica ha contribuito a fare degli A-ha una band eccezionale e a consolidare il loro posto nella storia della musica pop rock.
Innovazione estetica
Gli A-ha sono stati anche noti per il loro stile visivo unico, in particolare grazie ai loro videoclip musicali innovativi e di grande impatto. Il famoso video di “Take On Me” ha introdotto una tecnica di animazione innovativa, quella del rotoscopio, che ha rivoluzionato il modo in cui i video musicali sono stati prodotti successivamente.
Anche l’immagine della band, caratterizzata da un look raffinato e sofisticato, ha contribuito a influenzare la moda e la cultura popolare degli anni ’80.
Influenza culturale
Gli A-ha hanno influenzato una vasta gamma di artisti di successo successivi, tra cui Coldplay, Keane, The Killers e Snow Patrol. La loro capacità di creare brani musicali orecchiabili e melodici ha contribuito a creare un nuovo standard nel genere pop rock.
La loro immagine e il loro stile hanno anche influenzato l’estetica di molti artisti successivi. In particolare, il look e l’immagine della band, hanno ispirato molti artisti e stilisti di oggi.
Il successo internazionale di A-ha: un fenomeno duraturo
Gli A-ha sono senza dubbio una delle band di maggior successo internazionale degli anni ’80. Il loro stile ha catturato l’attenzione di un vasto pubblico in tutto il mondo, portando la band a un successo duraturo che dura ancora oggi. Il loro impatto sulla scena musicale è stato e continua a essere significativo, rappresentando una vera e propria icona della musica pop rock.
Il primo album della band, Hunting High and Low, ha venduto oltre 11 milioni di copie in tutto il mondo e ha prodotto hit come “Take On Me” e “The Sun Always Shines on TV“. La hit internazionale “Take On Me” è stata la canzone che ha catapultato la band all’attenzione del grande pubblico, diventando un’icona degli anni ’80 e un vero e proprio successo globale.
Da allora, gli A-ha hanno continuato a produrre album di successo e ha mantenuto un seguito di fan devoto in tutto il mondo. La loro musica coinvolgente e la loro creatività hanno fatto sì che la loro fama fosse duratura, influenzando generazioni successive di artisti.
AlbumAnno di pubblicazioneVenditeHunting High and Low1985oltre 11 milioniScoundrel Days1986oltre 6 milioniStay on These Roads1988circa 4 milioniEast of the Sun, West of the Moon1990circa 3 milioniMemorial Beach1993oltre 1 milione
Come testimoniano le vendite dei primi 5 album, gli A-ha sono stati una band incredibilmente popolare, non solo in Italia ma in tutto il mondo. La loro musica ha continuato a influenzare artisti di successo, dimostrando il loro impatto duraturo sulla scena musicale internazionale.
Gli A-ha e il loro seguito di fan
Gli A-ha hanno conquistato un seguito di fan fedeli in tutto il mondo grazie alla loro musica coinvolgente e alla loro presenza scenica. La band norvegese ha spesso espresso gratitudine per il loro pubblico, riconoscendo l’importanza dei fan nella loro carriera.
Dagli anni ’80 ad oggi, i fan degli A-ha hanno dimostrato la loro dedizione in molti modi, partecipando ai concerti in tutto il mondo, creando fan club (QUI quello italiano) e mantenendo vivo il ricordo della band attraverso i social media.
Nonostante i cambiamenti nella scena musicale e la scomparsa di molte band degli anni ’80, gli A-ha sono riusciti a mantenere un seguito di fan fedeli e appassionati che continuano ad apprezzare la loro musica e il loro impatto sulla cultura pop.
AnnoEvento1987Gli A-ha ricevono il premio “Best Video” per il loro successo “Take On Me” agli MTV Video Music Awards.1993Gli A-ha annunciano il loro primo scioglimento, causando grande tristezza tra i fan di tutto il mondo.1998La band si riunisce e due anni dopo pubblica l’album “Minor Earth Major Sky”.2009Gli A-ha annunciano il ritiro dalle scene e organizzano un tour d’addio.2012Morten Harket celebra il 30° anniversario degli A-ha con un grande concerto a Oslo, Norvegia, riunendo migliaia di fan da tutto il mondo.2015Gli A-ha decidono di tornare a suonare insieme e successivamente pubblicheranno altri due album.
Gli A-ha hanno anche mantenuto un rapporto speciale anche con i fan italiani, avendo un grande successo nel paese sin dagli anni ’80. Il seguito di fan degli A-ha è una testimonianza della loro influenza duratura sulla cultura pop e della loro capacità di creare musica che continua ad appassionare anche le nuove generazioni di ascoltatori.
L’eredità di A-ha nella storia della musica
La band norvegese A-ha ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica pop rock.
Il loro impatto duraturo sulla scena musicale mondiale è stato possibile grazie alla loro abilità nel creare un suono unico e innovativo. Abilità che negli anni ha ispirato artisti di tutto il mondo. Il loro stile, le loro liriche e la loro musica hanno influenzato il sound di molte band degli anni ’80 e ’90, pensiamo ad esempio ai Coldplay e ai Radiohead.
Inoltre, l’uso pionieristico degli A-ha dei video musicali ha influenzato tutta la produzione video successiva. Il loro videoclip “Take On Me” è stato un trampolino di lancio per una nuova era di video musicali altamente stilizzati e creativi.
Riconoscimenti e premiAnnoMTV Video Music Awards – Best Concept Video per “Take On Me“1986MTV Video Music Awards – Best Cinematography per “The Sun Always Shines on T.V.“1986IM&MC Music Video Awards – Best Videoclip per “Take On Me“1986Grammy Awards – Candidatura per Best New Artist1986Spellemannprisen – Pop of the Year per “Scoundrel Days“1987
La loro influenza sulla musica pop rock è evidente ancora oggi. La loro creatività e la loro abilità nel creare melodie emozionanti hanno attraversato generazioni e continuano a ispirare giovani artisti in tutto il mondo.
L’eredità degli A-ha nella storia della musica resta imprescindibile e la loro musica continuerà ad essere ascoltata e amata per molti anni a venire.
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DAWN OF A DARK AGE: un antico canto si alzerà
Entrare nel mondo dei DAWN OF A DARK AGE significa iniziare un percorso fatto di musica, cultura popolare, tradizione e fascino avantguardista. Pensare al connubio tra la Transumanza, antica pratica popolare secolare, e l'utilizzo del clarinetto all'interno di una performance artistica estrema potrebbe sembrare assolutamente irreale, invece Vittorio Sabelli è riuscito a dar vita ad un qualcosa di assolutamente eccezionale e con lui andiamo a capire di più del suo mondo, dell'album "Transumanza" e della visione artistica che c'è dietro DAWN OF A DARK AGE.
1. I DAWN OF A DARK AGE sono in sostanza una tua creatura anche se ti avvali di musicisti che, in un’ottica più ampia, sembrano essere molto di più di semplici guests; senza il loro contributo e la loro bravura, il progetto sarebbe tutt'altro. Sei d'accordo con me ed in che modo essi riescono ad entrare non solo nella parte realizzativa ma anche nella fase degli arrangiamenti, punto nevralgico dell'essenza del progetto?
Si, i musicisti che collaborano nei miei progetti sono un fulcro vitale per poter esprimere i colori e le idee all’interno degli album di DAWN OF A DARK AGE. Li scelgo con molta cura per ottenere la resa migliore e non credo di aver mai contattato un musicista per un assolo o un frammento isolato. Quando necessito di un colore o un particolare suono questo lo sviluppo lungo tutto l'album, poiché diventa parte integrante dell'intero percorso compositivo. Mentre riguardo gli arrangiamenti ammetto di lasciare pochissimo margine, sono la parte probabilmente che contraddistingue DOADA e sono tutti (o quasi tutti) scritti minuziosamente.
2. Da sempre i DAWN OF A DARK AGE partendo da un background tipicamente legato al Metal estremo, riescono ad infondere in questa struttura, partiture molto avantgarde quasi Jazz sia per gli strumenti usati (clarinetto in primis) sia per i legami che ha con il mondo da cui nasce ovvero la tradizione Folk ed i canti popolari della tua terra ovvero il Molise. È un qualcosa che nasce spontaneamente nelle tue composizioni o è un qualcosa che ti eri preposto fin dall'inizio?
Quando ho deciso che era giunto il momento (dopo oltre 20 anni di prove e ripensamenti) di unire il mio lavoro (il clarinetto) alla musica che amo (il metal estremo), ho cercato elementi che potessero unire le mie origini e tutte le mie esperienze musicali con il Black Metal. Il mio approccio alla musica è stato nella banda del paese e in un gruppo folkloristico e non casualmente questi due elementi sono sempre presenti, anche se in misure diverse, negli album di DAWN OF A DARK AGE. Ormai vengono fuori in maniera talmente naturale che spesso non mi rendo conto che sto virando in quella direzione, e dal punto vista compositivo li accolgo sempre con grande amore. Penso oltretutto che ogni idea musicale abbia un suo potenziale, anche quelle meno convincenti, che trattata e sviluppata in maniera corretta possa essere parte integrante di una composizione. Cerco di non sprecare niente sotto questo profilo, qualsiasi idea che viene con qualsiasi strumento può essere l'inizio di qualcosa che in qualche modo, e con i suoi tempi, si evolverà.
3. "Transumanza" tratta di un evento, la transumanza appunto, sempre meno presente nella nostra cultura, ma che in alcune realtà, come quelle del Sannio, a cui sei molto legato, ancora persistono. Quello che esalti è l'aspetto culturale dell'evento più che quello reale. Cosa ti affascina di questo mondo apparentemente così distante dalle realtà odierne?
Sì, la Transumanza vera e propria è ormai andata in disuso da tempo. Mio nonno mi raccontava di quando passavano pastori e armenti nei pressi di Agnone, con le vacche e i campanacci che si sentivano per chilometri, una festa, le campane del paese che suonavano... È un deja-vu che da sempre mi lega al mondo pastorale, ma con una forza ancestrale che parte dal basso, dalle radici. Quindi "Transumanza" è sì un viaggio immaginario di un'altra epoca ma che allo stesso tempo, tra Molise e Abruzzo, puoi ancora respirare e vedere grazie alla fitta rete di tratturi e alle greggi che ancora pascolano.
4. Tutti i brani di "Transumanza" hanno una sorta di primitiva forza che si sprigiona sia nelle parti più estreme legate al Metal sia in quelle più meditative e atmosferiche. Ritengo interessante il fatto che in ogni istante ci sia sempre la sensazione di fare una sorta di viaggio sia interiore che nel tempo che porta l'ascoltatore a conoscere meglio te ed il tuo mondo. Cosa mi puoi dire a tale proposito?
"Transumanza", a differenza de "Le Forche Caudine", "La Tavola Osca" e buona parte degli "Elementi", è un album dove i brani non hanno un leitmotiv ossessivo e ripetuto come nei precedenti, pensati maggiormente come opera musicale o poema sinfonico. Questo modo di differenziarlo dagli altri album mi lascia maggiore libertà espressiva, anche se alla fin fine in qualche modo alcuni elementi tornano e si sviluppano lungo l’intero disco. Quindi un viaggio che parte da molto lontano nei luoghi della mia infanzia e dei miei ricordi fino a arrivare a quello che oggi la musica rappresenta per il sottoscritto.
5. Forse in "Transumanza" sei riuscito più che in altre occasioni ad esprimere al meglio questo connubio tra Metal estremo, Folk, Avantgarde e Jazz creando un lavoro estremamente omogeneo e compatto. Qual è l'emozione che provi oggi avendo ultimato questo lavoro e come questo si differenzia da quanto fatto in passato con i DAWN OF A DARK AGE?
In "Transumanza" c'è davvero un grande caleidoscopio musicale che mi coinvolge a 360° riguardo i generi e le mie esperienze anche orchestrali e in ambito jazz, che ho cercato di pensare come singoli brani e non con la 'visione aerea' tipica dei concept più ermetici e strutturati. Come già accennato, i suoi brani si sono susseguiti in maniera meno 'schematica' degli altri due album della Tetralogia sui Sanniti, cercando di dargli vita nel modo più reale possibile. "Transumanza" è stato il primo album che ho iniziato a comporre ormai 7 anni fa e ha avuto una gestazione lunga rispetto ai miei 'tempi' di realizzazione, che per molti possono sembrare corti ma che in realtà sono lunghissimi. Ha avuto momenti difficili per la realizzazione ma alla fine ho trovato la via giusta per portarlo a termine, e non mi sembra vero che stiamo parlando di questo disco che è a pochi mesi dall’uscita.
6. "Transumanza" è il terzo capitolo della tetralogia sui Sanniti. Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo e ultimo capitolo? E poi?
Come già detto "Transumanza" è stato il primo album della Trilogia sui Sanniti, ma da cosa nasce cosa, e mentre componevo "Le Forche Caudine" mi è venuta un'idea a cui non ho potuto resistere, che sarà il capitolo conclusivo della Tetralogia. Oltre questo capitolo davvero non ho idea di cosa potrà esserne di DAWN OF A DARK AGE. Ho altri progetti importanti che porto avanti con entusiasmo e curiosità e dopo questa saga sui Sanniti necessiterei di uno stimolo che sia 'almeno' alla pari, ma che al momento ancora non c'è. Vedremo in futuro se arriverà l'idea giusta...
7. Dal punto di vista emozionale e strettamente personale credo che questo album ti abbia coinvolto non poco visto anche il fatto che è molto legato alla tua storia anche personale. In che senso se posso chiedertelo?
È proprio così, da quando mia madre scelse per me il clarinetto (al posto della tromba, non conoscendo di fatto nessuno dei due secondo me) mi sono sempre prefisso una sorta di 'challenge' con me stesso, che però non esulasse completamente dal mio passato e dalle mie origini. Anche se non vivo più in Molise ormai da anni ogni volta che ho bisogno di ossigenare la mente o cerco nuove strade, ecco che mi rifugio in alta quota per qualche ora, o qualche giorno, e magicamente appare un mondo nuovo che però riporta in mente storie di altri tempi, che siano le cruente battaglie con i romani o i rituali incisi sulla Tavola Osca. Quello stesso suolo da millenni veniva battuto da pecore, mandrie e pastori e questo crea un legame al limite della realtà che mi porta a raccontare in maniera compulsiva questi fatti. Una sorta di storia nella mia storia...
8. Avendo avuto modo di conoscerti più profondamente soprattutto dal punto di vista musicale vedo in te una sorta di irrequietezza, un certo ricercare sempre qualcosa di nuovo e lo fai sia in progetti tra loro vicini almeno dal punto di vista del background musicale (DAWN OF A DARK AGE, NOTTURNO, INCANTVM, AMEN) ma anche nelle innumerevoli collaborazioni che ti coinvolgono in ambito Jazz e non solo grazie all'uso del tuo clarinetto. È questa una necessità o semplicemente la voglia di sperimentare?
Irrequietezza! Probabilmente è la parola più adatta per descrivere quello che adoro fare con e la musica. Necessità o voglia di sperimentare credo siano entrambe e in pari percentuale determinanti per 'farmi apparire' così prolifico. Non nego che ho due punti fermi che mi permettono di dedicare un buon numero di ore giornaliere alla composizione e arrangiamento dei miei progetti. Uno è John Zorn, da sempre un riferimento sia per il rischio preso con strumenti non proprio convenzionali come i fiati nel metal sia per l’apertura totale delle composizioni. L'altro è Igor Stravinsky, ma non una composizione bensì un suo libro/saggio: Poetica della Musica. Un libro che comprai tempo fa nel quale il grande genio russo scrive in un capitolo che un musicista/compositore è come un pittore o uno scrittore, e se decide di scegliere questa strada come lavoro non può aspettare l'idea 'giusta', l'ispirazione divina per iniziare un brano, un libro o un quadro. Come ho detto prima ogni idea ha un potenziale, poi dipende da quanto tempo vuoi spenderci per renderla ottimale, funzionale a una composizione o un brano che sia. Questa curiosità di scoprire nuovi colori è senz'altro una necessità ormai inconscia che alla fine si unisce in maniera naturale a quella di sperimentare nuove strade da percorrere. Quindi un lavoro vero e proprio che non può realizzarsi solo sporadicamente ma che necessita di una costante applicazione per renderlo funzionale e farlo evolvere fino a far diventare delle idee una realtà finalizzata su supporto fisico.
9. "Transumanza uscirà l'8 dicembre. Aspettando l'uscita dell'album ci vuoi dire qualcosa?
Come anticipato sto lavorando all'ultimo capitolo sui Sanniti, sarà un lavoro totalmente diverso da "Transumanza" ma che in qualche modo unisce sotto lo stesso tetto "Le Forche Caudine", "La Tavola Osca" e "Transumanza". Oltre a DAWN OF A DARK AGE in autunno uscirà il secondo album di NOTTURNO e nel frattempo cerco nuove strade da percorrere con il mio strumento e la mia musica.
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China is a responsible military and geopolitical actor, and as such, it searches for cooperation and understanding with every nation instead of doing things "the American way"
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⚠️ L'AMICIZIA TRA CINA E GABON DIVENTA PARTENARIATO STRATEGICO | FUTURO CONDIVISO TRA CINA E AFRICA ⚠️
🇬🇦 Il 18 aprile, è arrivato a Pechino, su invito del Presidente Xi Jinping, Ali Bongo Ondimna - Presidente della Repubblica Gabonese 🌍
🇨🇳 Il Presidente Cinese ha tenuto una Cerimonia di Benvenuto, a cui hanno partecipato la Compagna Peng Liyuan, moglie del Presidente Xi Jinping, il Compagno Wang Yi - Direttore dell'Ufficio Generale della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista Cinese, e il Compagno Qin Gang - Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese 🚩
🇬🇦 Il Presidente Gabonese, accompagnato da sua moglie, dal Ministro degli Affari Esteri e dal Ministro dell'Acqua, delle Foreste, dei Mari e dell'Ambiente, ha tenuto colloqui con il Primo Ministro Cinese Li Qiang e il Presidente Xi Jinping 🇨🇳
🇨🇳 La Cina, ha dichiarato Li Qiang, è disposta ad armonizzare e sinergizzare la sua Strategia di Sviluppo con quella del Gabon, e a condividere la sua esperienza in materia di governance e sviluppo economico con il Gabon, per elevare le relazioni tra i due Paesi 📈
🇨🇳 La Cina è favorevole ad approfondire la Cooperazione nei settori del commercio, dell'ingegneria e delle infrastrutture, degli investimenti, dell'agricoltura, della cultura e del turismo 📊
⭐️ Inoltre, il Partito Comunista Cinese è favorevole a lavorare a stretto contatto con il Governo del Gabon per sostenersi a vicenda negli affari internazionali, e dare un contributo positivo alla costruzione di una Comunità dal Futuro Condiviso (命运共同体) tra Cina e Africa 💕
🇬🇦 Il Presidente Gabonese ha dichiarato che il Paese Africano aderisce al Principio dell'Unica Cina ed è pronto a collaborare con la Cina per rafforzare la Cooperazione nell'ambito della Nuova Via della Seta 🇨🇳
🇨🇳 Il Presidente Xi Jinping ha sottolineato che, nel 2024, verrà celebrato il 50° Anniversario delle Relazioni tra i due Paesi, e che Cina e Gabon - grazie all'impegno e alla guida di generazioni di Leader di entrambe le parti - hanno mantenuto un rapporto di Amicizia solido, e che - in un periodo turbolento e di profondi cambiamenti - i due Paesi continueranno a sostenersi a vicenda, promuovendo gli interessi comuni 💕
💬 "Sono molto lieto dell'elevazione dei legami bilaterali a Partenariato Cooperativo Strategico Globale. [...] Desidero estendere nuovamente le mie congratulazioni per il successo del 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese. [...] I grandi risultati ottenuti continueranno a spingere la Cina verso la realizzazione del Sogno Cinese di Prosperità" 💕
🇨🇳 Il Presidente Cinese ha invitato entrambe le parti a sostenere Cinque Principi, elaborati dal Compagno Zhou Enlai nel 1954:
一 Rispetto Reciproco per la Sovranità e l'Integrità Territoriale 🤝
二 Reciproca Non-Aggressione 🕊
三 Reciproca Non-Interferenza negli Affari Interni 🤝
四 Uguaglianza e Cooperazione per il Reciproco Vantaggio 🤝
五 Coesistenza Pacifica tra le Nazioni 🕊
🇨🇳 La Cina - ha dichiarato il Presidente Xi Jinping - sostiene fermamente l'Africa nel perseguire un percorso di sviluppo unico, indipendente e basato sulle proprie condizioni materiali, ed è pronta ad elevare la Cooperazione Sino-Africana per costruire un Modello di Cooperazione Sud-Sud, con l'obiettivo di rendere l'Africa un polo importante nello sviluppo politico, economico e culturale nel Mondo 🌐
🇬🇦 Il Presidente Gabonese ha affermato che continuerà a fornire un ambiente aperto per le Aziende Cinesi, che spera in nuovi investimenti della Cina in Africa, e che i due Paesi presentano le medesime posizioni sugli affari internazionali, e si oppongono alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani e al doppio standard di matrice Occidentale 🤝
✍️ Alla fine dell'incontro, sono stati firmati Documenti di Cooperazione per ogni settore dell'Economia 📊
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⚠️ FRIENDSHIP BETWEEN CHINA AND GABON BECOMES STRATEGIC PARTNERSHIP | SHARED FUTURE BETWEEN CHINA AND AFRICA ⚠️
🇬🇦 On April 18, he arrived in Beijing at the invitation of President Xi Jinping, Ali Bongo Ondimna-President of the Gabonese Republic 🌍
🇨🇳 The Chinese President held a Welcoming Ceremony, which was attended by Comrade Peng Liyuan, wife of President Xi Jinping, Comrade Wang Yi - Director of the General Office of the Central Commission on Foreign Affairs of the Communist Party of China, and Comrade Qin Gang - Minister of Foreign Affairs of the People's Republic of China 🚩
🇬🇦 The Gabonese President, accompanied by his wife, the Minister of Foreign Affairs and the Minister of Water, Forests, Seas, and the Environment, held talks with Chinese Prime Minister Li Qiang and President Xi Jinping 🇨🇳
🇨🇳 China, said Li Qiang, is willing to harmonize and synergize its Development Strategy with that of Gabon, and to share its governance and economic development experience with Gabon, to elevate relations between the two countries 📈
🇨🇳 China is in favor of deepening cooperation in the fields of trade, engineering and infrastructure, investment, agriculture, culture and tourism 📊
⭐️ In addition, the Communist Party of China is in favor of working closely with the Government of Gabon to support each other in international affairs, and make a positive contribution to building a Community of Shared Future (命运共同体) between China and Africa 💕
🇬🇦 The Gabonese President declared that the African country adheres to the One China Principle and is ready to work with China to strengthen cooperation under the BRI 🇨🇳
🇨🇳 President Xi Jinping stressed that, in 2024, the 50th Anniversary of Relations between the two countries will be celebrated, and that China and Gabon - thanks to the commitment and guidance of generations of leaders on both sides - have maintained a solid relationship of friendship, and that - in a turbulent period of profound changes - the two countries will continue to support each other, promoting common interests 💕
💬 "I am very pleased with the elevation of bilateral ties to a Comprehensive Strategic Cooperative Partnership. [...] Once again I would like to extend my congratulations on the success of the 20th National Congress of the Communist Party of China. [...] The great achievements will continue to push China towards the realization of the Chinese Dream of Prosperity" 💕
🇨🇳 The Chinese President called on both sides to uphold Five Principles, elaborated by Comrade Zhou Enlai in 1954:
一 Mutual Respect for Territorial Sovereignty and Integrity 🤝
二 Mutual Non-Aggression 🕊
三 Mutual Non-Interference in Internal Affairs 🤝
四 Equality and Cooperation for Mutual Benefit 🤝
五 Peaceful Coexistence among Nations 🕊
🇨🇳 China - said President Xi Jinping - firmly supports Africa in pursuing a unique, independent development path based on its own material conditions, and is ready to elevate Sino-African Cooperation to build a Southern Cooperation Model -South, with the aim of making Africa an important pole in the political, economic and cultural development in the world 🌐
🇬🇦 The Gabonese President said that he will continue to provide an open environment for Chinese companies, that he hopes for China's new investments in Africa, and that the two countries have the same positions on international affairs, and oppose the politicization of related issues to human rights and the double standard of Western matrix 🤝
✍️ At the end of the meeting, Cooperation Documents were signed for each sector of the Economy 📊
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Favara, dal 5 all'8 aprile la XXV Sagra dell'Agnello Pasquale
Prenderà il via domani, mercoledì 5 aprile, la 25esima edizione della Sagra dell’Agnello Pasquale di Favara, organizzata dal Comune di Favara e dalla Pro Loco “Castello” con il contributo di numerosi partners pubblici e privati. Si inizia alle 17 in piazza Cavour con una performance di musica e danza popolare a cura del gruppo folcloristico “Fabaria Folk”. Ci si sposterà quindi al Castello Chiaramonte per una dimostrazione di manipolazione degli Agnelli Pasquali a cura dei maestri pasticceri e dell’azienda “Favarese” di Giuseppe Rizzo. Saranno inoltre esposti i tradizionali “panareddra” pasquali e i pani votivi realizzati dai maestri panificatori di Favara. Alle 18 prenderà il via, sempre all’interno del Castello il convegno “L’Agnello Pasquale di Favara, tutela, valorizzazione e filiera” che sarà moderato da Antonio Moscato, presidente della Pro Loco di Favara e da Antonio Liotta, assessore alla Cultura e ai Beni Culturali di Favara. Dopo i saluti istituzionali si terranno gli interventi di Maria Giovanna Mangione, presidente dell’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali di Agrigento; Achille Contino, dirigente del settore Turismo del Libero consorzio di Agrigento; Lillo Alaimo Di Loro, presidente del Consorzio “Italia Bio” che interverrà sul tema “Sostenibilità Ambientale e Paesaggio Culturale”; Giacomo Sorce, dirigente della P.O. 7 “Turismo e Beni Culturali” del Comune di Favara e Carmelo Vetro, responsabile del servizio 3 della P.O.7 del Comune di Favara. Alle 19 spazio invece alle degustazioni a cura dell’Istituto alberghiero “Gaspare Ambrosini” di Favara e dell’azienda “Favarese”. A concludere la giornata, alle 20 e sempre al Castello Chiaramonte, sarà la performance di musica, canti e parole siculo-popolari di Peppe Calabrese e Salvatore Nocera Bracco. Giovedì 6 aprile alle 10.30 appuntamento invece ai “7 Cortili” della “Farm Cultural Park” per “L’Agneddru Pasquali Favarisi”, realizzato appunto dalle massaie del centro storico di Favara. L’evento è a cura di "Farm Cultural Park”, con la partecipazione degli Ic “Guarino”, IC "Brancati", “Borsellino” e “Bersagliere Urso”. Alle 12.30 ci si sposta al Castello Chiaramonte per una manipolazione della pasta reale e la realizzazione dell’Agnello Pasquale a cura degli studenti dell’Istituto alberghiero “Ambrosini” di Favara. Alle 16.30, con partenza dal Castello Chiaramonte la Pro Loco curerà invece una visita guidata nei luoghi dove questo dolce straordinario è nato. Alle 17.30, al Castello, si terrà una performance tecnico/scientifica intitolata “I punti di forza del marchio Dop”, a cura dell’Ipsseoa “G. Ambrosini” di Favara a cura del professor Bruno Carmelo, responsabile tecnico del Consorzio Pistacchio di Raffadali Dop. Sempre il Castello, alle 17.45, si terrà invece un convegno su “Il Barone Antonio Mendola e l’Ampelografia”, a cura dello storico favarese Filippo Sciara. Seguirà una degustazione di vino Grillo a cura dell’azienda “Sciara Filippo”. Alle 19.30, sempre al Castello Chiaramonte si terrà in chiusura un momento dedicato alla letture e alle poesie sull’Agnello Pasquale di Favara a cura del “Caffè Letterario”. Venerdì 7 Aprile, Venerdì Santo, il Castello resterà aperto dalle 10 alle 19 grazie al personale interno per consentire la visita alle mostre. Sabato 8 Aprile, alle 10, piazza Cavour ospiterà una mostra d’auto d’epoca che sarà gemellata Asi con il “Veteran car club Panormus Giro di Sicilia” a cura del Club “Epocar dei Templi”. Alle 10.30 si torna all’interno del Castello Chiaramontano per una performance e degustazione a cura dell’associazione “Nzemmula” e dell’associazione “Cuochi e pasticcieri di Agrigento”. Alle 18.00 , presso il Castello Chiaramonte si terrà invece una performance di musica, canti e parole siculo/popolari a cura di Ricky Ragusa con il suo gruppo e con gli strumenti ricavati dall’Albero di pistacchio e Peppe Calabrese, cantautore siculo-popolare e autore del Cd “Mari Matri”. Il Castello Chiaramonte ospiterà infine la chiusura della Sagra, con la consegna degli attestati ai pasticcieri partecipanti da parte del DMO “Valle dei Templi”. Read the full article
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Varenna, in occasione del bicentenario della nascita di Antonio Ghislanzoni: una serie di iniziative a Villa Monastero
Varenna (Lecco), in occasione del bicentenario dalla nascita di Antonio Ghislanzoni: una serie di iniziative a Villa Monastero La Provincia di Lecco, in occasione del bicentenario della nascita di Antonio Ghislanzoni (Lecco, 1824 – Caprino Bergamasco, 1893), ospita a Villa Monastero di Varenna alcune iniziative che mettono in luce il contributo più originale offerto all'esperienza culturale e artistica italiana del secondo Ottocento dal letterato di origine lecchese. Poeta, scrittore, giornalista, critico teatrale e, in gioventù, cantante lirico, Antonio Ghislanzoni ha legato il suo nome alla storia dell'opera italiana firmando il libretto di Aida di Giuseppe Verdi (1871, prima italiana 1872), con il quale aveva collaborato anche per la seconda versione della Forza del destino (1869). Anche se oggi è ricordato principalmente per la cooperazione con Verdi, Ghislanzoni ha offerto un contributo non trascurabile in vari campi. Come librettista, ha lavorato con compositori significativi quali Ponchielli, Gomes, Petrella, Catalani; Puccini e Mascagni musicarono in gioventù alcune sue liriche. In maniera diretta o indiretta, Ghislanzoni fu in rapporto con i più importanti rappresentanti dell'opera italiana della seconda metà del XIX secolo. Questa esperienza è ricordata nel primo appuntamento: domenica 26 maggio alle 16.00 nel Giardino botanico di Villa Monastero con il concerto L'opera per tutti, dedicato alla divulgazione popolare della grande opera italiana nelle trascrizioni per orchestra di fiati. Protagonista del concerto è la Filarmonica Giuseppe Verdi di Lecco-San Giovanni, uno dei più antichi sodalizi del territorio, diretta da Mauro Bernasconi. Meno conosciuto è il versante creativo di Ghislanzoni legato a una dimensione espressiva tipica della corrente letteraria della Scapigliatura: la dimensione grottesca, umoristica, surreale, linguisticamente e drammaturgicamente avventurosa, che trova esiti sorprendenti in alcuni libretti. Questa produzione è indispensabile per completare la conoscenza delle attività musicali degli Scapigliati e si può considerare, per certi aspetti, più moderna e originale di quella 'seria'. Questi temi saranno al centro della lectio magistralis di Emilio Sala dal titolo Antonio Ghislanzoni e l'umorismo musicale moderno, in programma sabato 1 giugno alle 16.00 nella sala Fermi Villa Monastero. Emilio Sala, uno dei massimi esperti dell'opera italiana dell'Ottocento, è professore di musicologia all'Università degli studi di Milano Si occupa dei rapporti tra la musica e varie forme di spettacolo in una prospettiva sia storica che teorica. È membro di numerosi comitati scientifici; il suo ultimo libro, "Opera, neutro plurale. Glossario per melomani del XXI secolo", è stato pubblicato dalla casa editrice Il Saggiatore. Nel 2014 è stato insignito del premio internazionale "Luigi ed Eleonora Ronga" dell'Accademia nazionale dei Lincei per opere di Musicologia e nel 2024 è diventato membro della Accademia Europea. La giornata di sabato 1 giugno si conclude alle 17.30 con un concerto che sintetizza il ribollente momento della cultura letteraria e musicale italiana in cui visse Ghislanzoni. Il Quartetto "Franco Faccio" propone un programma che si apre con il rarissimo "Quartetto in sol maggiore" di Franco Faccio, figura di primo piano della Scapigliatura italiana, fraterno amico e collaboratore di Arrigo Boito, compositore e fondatore della moderna direzione d'orchestra in Italia. Il programma è completato dall'affascinante composizione "Crisantemi" di Puccini, che sarà riutilizzata dall'autore nell'ultimo atto di "Manon Lescaut". Il "Quartetto Franco Faccio" è costituito da musicisti del Teatro alla Scala che hanno partecipato o partecipano a tutte le attività del Teatro, della Filarmonica di gruppi cameristici di varie formazioni, con l'intento di proporre, fra l'altro, il repertorio cameristico italiano che non ha ancora goduto della meritata valorizzazione. I membri del gruppo sono: Kaori Ogasawara violino, Antonio Mastalli violino, Claudio Pavolini viola, Gabriele Garofano violoncello. La partecipazione alle iniziative culturali è gratuita, previo pagamento del biglietto di ingresso: biglietto di ingresso al Giardino botanico per il concerto del 26 maggio; biglietto di ingresso al Giardino botanico e alla Casa Museo e prenotazione obbligatoria per la lectio magistralis e il concerto del 1° giugno, scrivendo una email a [email protected]. Per ulteriori informazioni: Telefono: 0341 295450 E-mail: [email protected] Sito internet: www.villamonastero.eu Facebook: @villamonastero.lc Instagram: @villamonastero_official ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Sud Africa Xenofobia
Tema Sud Africa Xenofobia Thomo: È stato BRANT R. DE Beer a fare l'enigmatica affermazione: "La maggior parte delle persone è egiziana di per sé". Sembra uno dei suoi indovinelli più stravaganti, ma in questo caso Brant ha difeso la sua posizione nel modo più convincente: “I loro pensieri sono opinioni; della loro vita; una scimmia, le loro passioni una citazione straordinaria al punto che ci lasciamo influenzare dalle persone con cui ci identifichiamo". L'odio settario attivamente incoraggiato può diffondersi alla velocità della luce, come abbiamo visto di recente in Kosovo, Bosnia, Ruanda, Timor, Israele, Palestina, Sudan e qui in Sud Africa Xenofobia e molte altre parti del mondo. Con la giusta dose di incitamento, un senso di identità con un gruppo di persone può trasformarsi in un'arma molto potente per infliggere violenza a un altro gruppo. Molti dei conflitti e delle atrocità del mondo sono sostenuti dall'illusione di un'identità non semplice e senza possibilità di scelta umana unilaterale. L'arte della costruzione dell'odio assume la forma di invocare la forza logica di una certa identità, fingendosi dominante, che soffoca altre affiliazioni e anche in una forma opportunamente bellicosa può sopraffare qualsiasi simpatia umana o benevolenza naturale. con cui possiamo essere normalmente. dotato della logica del più forte, ma non per carta cristiana: né conduce alla violenza elementare, artigianale, o alla violenza globale e al terrorismo, sofisticati dalla logica della razza o della violenza o della setta. L'idea che le persone non possano essere classificate esclusivamente sulla base della religione o della cultura è una delle principali fonti di potenziale conflitto nel mondo di oggi: le persone sono culture umane diverse e un'unica razza umana. Logica contro credenza popolare; implicava l'uso americano del potere dominante di un'unica classificazione culturale unica e razze umane: può incendiare il mondo intero con un senso di griglia culturale e creare un dominio mondiale economico linguistico Algo-Russell-USA-Whitehead. Come ho già detto, una visione del mondo basata su un'unica misura di suddivisione: contrasta non solo con la buona vecchia convinzione che noi umani siamo più disuguali che uguali, ma anche con l'idea, meno dibattuta ma molto più plausibile, che siamo diversi uguali e tutti egiziani razionali. Il mondo è visto come un insieme di credenze (o "civiltà", o "culture"), che ignorano e valorizzano le reciproche identità detenute dagli individui, legate alla classe sociale, al genere, alla professione, alla lingua, alla scienza, alla morale e alla politica: felice essere loro. Questa tendenza a non suddividere secondo un unico criterio provoca molti più conflitti dell'universo di classificazioni plurali e separate che compongono il mondo in cui effettivamente viviamo. L'“alto” riduzionismo della teoria può dare un contributo importante, spesso senza rendersene conto, alla “bassa” violenza della politica. Inoltre, gli sforzi a livello globale per superare questa violenza soffrono spesso di una logica confusione concettuale, dalla non accettazione - esplicita o implicita - di un'identità egiziana univoca, provvisoriamente a tutte le vie più ovvie alla violenza della sovranità non storicamente .
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C’è ancora spazio per gli umanisti? Punti critici e potenzialità degli studi umanistici in Italia
https://www.gazzettafilosofica.net/2022-1/luglio/c-%C3%A8-ancora-spazio-per-gli-umanisti-punti-critici-e-potenzialit%C3%A0-degli-studi-umanistici-in-italia/
Lo studio della storia, della filosofia, della psicologia o persino delle lingue risulta tutt’oggi a dir poco insufficiente e poco spendibile nel mondo del lavoro. Il cammino degli umanisti è abbastanza amaro e tortuoso, soprattutto quando si realizza che si sarebbe potuto investire lo stesso tempo in discipline che avrebbero dato maggiore soddisfazione nel mondo del lavoro. Ma è realmente così?
di Francesca Sciarretta
Le materie umanistiche, tanto screditate dalla nostra contemporaneità, hanno perduto il loro posto legittimo nel mondo, facendo credere a molti che, siccome non offrono un’occupazione sicura e immediatamente spendibile nella società, allora non hanno alcun valore.
Ma guardando più da vicino, nella società della performance (termine utilizzato in La società della performance di Colamedici e Gancitano) il valore degli studi è strettamente legato al lavoro e alla propria spendibilità lavorativa – in una realtà che non riesce ad assorbire i pochi laureati di cui dispone, sintomo di un’economia che non può permettersi più di educare i suoi cittadini.
Infatti, se si dà maggior spazio ai pochi profili tecnici esistenti, disincentivando la formazione universitaria – che non rispecchia le esigenze del mercato –, il nostro paese continuerà a soffrire dello skill mismatch, un’espressione diventata popolare, che nasconderebbe una dinamica più complessa di quel che si potrebbe credere. Infatti, essa rispecchia una logica ben precisa: i laureati, in particolar modo gli umanisti, rallenterebbero le performance aziendali piuttosto che dare un contributo significativo alle stesse.
Inoltre, quel che mancherebbe al sistema italiano sarebbe una forma di orientamento post-laurea solido, in grado di direzionare con successo i neolaureati nel grande marasma del mercato del lavoro e permettere loro di coltivare la propria professionalità.
E qui vorrei riportare le parole di Alessandro Barbero in un’intervista in cui parla della riforma della Buona Scuola:
«Mentre prima, finché a scuola ci andavano i figli dei padroni, tutti sapevano che andare a scuola era importantissimo per fare di te una persona più forte con più possibilità, quando hanno incominciato ad andarci anche i figli degli operai, si è incominciato a dire "ma appunto, in fondo in fondo siamo sicuri che poi tutto questo serva?" E adesso siamo arrivati al punto che questa grande conquista per cui si era detto "tutti devono avere davanti molti anni durante i quali studiano senza chiedersi a cosa mi servirà questo specificamente" non va più bene, si è cominciato a pensare che per mandare la gente a scuola la cosa debba essere poi spendibile nel mondo del lavoro e si è arrivati adesso all'assurdità che si è tornati a dire ai ragazzi come ai loro nonni analfabeti: anche se avete soltanto sedici o diciassette o diciott'anni, però un po’ di lavoro lo dovete fare. Che è questo lusso di passare quegli anni solo a studiare a scuola? »
Mi fermerei a riflettere sull’ultima considerazione di Barbero: studiare tanti anni è diventato un lusso che non ci possiamo più permettere? Infatti, la percezione diffusa è quella che la cultura stia diventando sempre di più un privilegio per pochi.
A tal proposito, si vorrebbe lanciare una provocazione: è giusto investire il proprio tempo nell’approfondimento di Kant ed Hegel se il mondo nel frattempo cerca ingegneri, economisti e informatici?
È giusto che si dia sfogo alle proprie passioni e naturali inclinazioni quando queste – almeno apparentemente – non trovano un’immediata applicazione nel mondo del lavoro? Si potrebbe semplicemente approfondire certi argomenti in maniera autonoma, senza passare necessariamente per le porte dell’Università. Studiare Kant ed Hegel non mi aiuterebbe ad eseguire meglio un processo meccanico, redigere un contratto o a rispondere più velocemente ad un’e-mail (magari aiuterebbe ad evitare errori ortografici, ma neanche questo è scontato). Eppure, quegli studi potrebbero aiutarmi a guardare le cose sotto un profilo più critico, curioso e interrogativo.
Certi studi e discipline sono in grado di creare un profilo più complesso e dinamico: l’umanista è, infatti, in grado di osservare certe realtà sotto angolature diverse, contribuendo a ricomporre, ridimensionare e ridefinire ciò che fino ad allora era dato per scontato, chiaro, lineare o "intoccabile". Tutto questo dovrebbe certamente essere affiancato da abilità e competenze tecniche, ma senza svalutare le prime a favore delle seconde.
Eppure, tutto questo non soddisfa: sembra si debba pensare l’Università come un luogo che cresce professionisti (che è diverso dall’accusare la formazione universitaria italiana di teoreticismo).
Anticamente le Università contribuivano allo sviluppo delle scienze e delle arti, erano luoghi nei quali circolava la cultura e dove si contribuiva a riscrivere il diritto romano e a fare ricerca. Con la democratizzazione e l’avvento della società di massa, le Università, anche se lentamente e gradualmente, sono diventate un posto comune per tutti, capaci di ospitare non solo pochi privilegiati ma chiunque avesse avuto voglia di approfondire determinate discipline.
La società non è più immobile, statica, avvolta su se stessa. Nasce la scuola e l’Università per tutti e di tutti, che non mira a selezionare i pochi migliori, ma che consente alla maggior parte di sviluppare le proprie potenzialità. Ed è proprio quello che l’Università di oggi in qualche modo sta contribuendo a creare, più o meno direttamente, attraverso l’erogazione di borse di studio e contributi economici per gli studenti con redditi famigliari bassi.
Perché questo non ci sta bene? Perché la scuola non seleziona più come in passato e, se tutti possono raggiungere più facilmente un grado di istruzione, allora quel grado d’istruzione ha meno valore di prima.
In questo quadro gli umanisti sarebbero solo dei perdigiorno, che credono di poter spendere del tempo a pensare a chissà quale problema teorico-filosofico o a discutere sui concetti di buono e giusto, bello e utile.
Proporrei a questo proposito di fare un piccolo esperimento mentale: ci troviamo nel 2100, le discipline umanistiche sono studiate sempre meno, se non da chi decide di insegnarle a scuola. Il test selettivo per diventare insegnati è severissimo, accessibile a pochi.
Ed ecco che si assiste ad un’inversione radicale: tutti scelgono percorsi utili quali l’ingegneria, l’economia, l’informatica, l’intelligenza artificiale – disciplina ormai nata dalla psicologia più scientifica e l’informatica più umanistica. Tutto è volto a dare al mercato quel che vuole il mercato, il lavoro solo a chi si impegna nelle discipline che "servono". È la macchina perfetta: ad ognuno è dato quello per il quale ha studiato e ognuno studia quello che realmente serve al mercato. Tutti sono indirizzati perfettamente a fare quel che può garantirgli un posto nella società, ormai perfetta, infrangibile, infinitamente riproducibile. Non esistono più figure che non riescono ad essere posizionate nel mercato del lavoro.
L’Università non è più un luogo in cui circola la cultura, ma un percorso che ha il solo fine di far nascere professionisti, compresi gli insegnanti, gli unici che possono permettersi di studiare la storia, la filosofia, la psicologia.
Ma dov’è in tutto questo l’elemento divergente, il ribaltamento di un sistema fin troppo avviluppato su se stesso? Dove nascerebbe, in questo mondo, lo scontro tra contrari che potrebbe generare il potenzialmente nuovo?
Se ognuno di noi potesse elaborare mentalmente quel che in futuro sarebbe utile, probabilmente non sceglierebbe neanche più una strada piuttosto che un’altra, non creerebbe qualcosa di assolutamente "stridente" con quel che la realtà vuole. Non divergeremmo, non cercheremmo più, non vagheremmo più alla ricerca del giusto match tra noi e il mondo. Non potremmo neanche più permetterci di unire quel che apparentemente sembrerebbe antitetico: la scienza e la filosofia, la psicologia e l’informatica, la letteratura e l’economia, le lingue e la robotica.
Non essendo mai fuori posto, se non in periodi brevi sufficienti a ristabilire l’ordine nella grande macchina perfetta dello studio-lavoro, non potremmo mai raggiungere qualcosa di assolutamente inedito.
Se dal nulla non nasce nulla, neanche dal perfetto nascerebbe il perfetto. Infatti, è dalla radicale imperfezione che può crearsi la tensione verso quel che non c’è ancora.
Quel che mancherebbe, effettivamente, sarebbe la possibilità economica di realizzare tutto quello di cui si sta parlando; non possiamo più permetterci di far passare tanto tempo i ragazzi nelle aule universitarie ad approfondire, pensare, esplorare, meravigliarsi perché, al di là di quella meraviglia, c’è il grigiore di chi si vuole arricchirsi subito con risorse immediatamente impiegabili, senza far passare il neolaureato per la porta della formazione specialistica che gli permetta di unire gli strumenti della cultura critica con quelli della tecnica.
Vero, non è necessario un laureato in filosofia, storia o psicologia per dire, pensare o approfondire certe questioni: basterebbe una persona curiosa che nel tempo libero si diletti a sfogliare certi testi e sia spinto dall’impulso di scrivere certi pensieri, senza passare necessariamente dalle porte dell’istituzione universitaria.
Ma se non passassimo per quella porta istituzionale, non potremmo dedicare un arco di tempo abbastanza lungo – e finanziato dalle Università stesse – per toccare certi temi che possono anche solo di poco contribuire allo sviluppo intellettuale di una persona che, a sua volta, può contribuire allo sviluppo intellettuale di un’intera comunità, attraverso idee e pensieri che escano dal già tracciato e scritto.
Servono laureati in filosofia o lettere per far notare che siccome certe cose sono andate sempre in un certo modo, non necessariamente debbano continuare ad andare in quel modo lì?
No, essere laureati è una condizione non sufficiente per elaborare certi pensieri, ma è sicuramente una possibilità in più che l’Università stessa è in grado di darci per poterlo realizzare.
Infatti, ognuno di noi nella propria vita decide di porre la sua attenzione su qualcosa di diverso rispetto agli altri: è proprio il tempo speso su un oggetto a rendere unico il proprio percorso.
E, se è vero che siamo un po’ tutti filosofi e psicologi, allora non sarebbe più necessario distinguere un runner professionista da un corridore della domenica: entrambi sanno correre, certo, ma non alla stessa velocità.
28 luglio 2022
#gazzetta filosofica#umanista#essere umanisti#facoltà umanistiche#università#filosofia#storia#letteratura#lingue#condivido TUTTO#pensare#pensiero
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I Simboli dell'Italia nel Mondo: Icone di Cultura e Storia
L'Italia è una terra ricca di cultura, storia e bellezze naturali. Nel corso dei secoli, il paese ha dato al mondo numerosi simboli e icone che sono diventati rappresentativi dell'Italia stessa. Questi simboli non solo incapsulano l'eredità culturale e storica dell'Italia nel mondo, ma sono anche spesso associati al suo stile di vita, alla cucina e all'arte. In questo articolo, esploreremo alcuni dei più importanti simboli dell'Italia nel mondo. La Torre di Pisa La Torre di Pisa è uno dei simboli più iconici d'Italia. Situata nella città di Pisa, questa struttura architettonica è famosa per la sua inclinazione caratteristica. Costruita nel XII secolo, la torre è parte del complesso della Cattedrale di Pisa ed è un esempio straordinario di architettura romanica italiana. La sua inclinazione è dovuta a fondamenta instabili, ma è proprio questa inclinazione che ha reso la Torre di Pisa un simbolo universale dell'Italia. Il Colosseo Il Colosseo, situato a Roma, è un altro simbolo straordinario dell'Italia. Questo antico anfiteatro romano è uno dei siti archeologici più visitati al mondo. Costruito nel I secolo d.C., il Colosseo ha ospitato spettacoli di gladiatori, combattimenti tra animali e altri eventi pubblici. La sua architettura grandiosa e la sua storia affascinante lo rendono un'icona di Roma e dell'Impero Romano. La Pizza La pizza è un altro simbolo universalmente riconosciuto dell'Italia. Questo piatto italiano è amato in tutto il mondo e ha una varietà di versioni, dalla classica Margherita con pomodoro, mozzarella e basilico, alle pizze più elaborate con ingredienti come prosciutto, funghi e formaggio. La pizza è un'arte culinaria che ha origine a Napoli ma è diventata un fenomeno globale. La Mona Lisa La "Mona Lisa", conosciuta anche come "La Gioconda", è uno dei quadri più famosi al mondo ed è dipinto da Leonardo da Vinci, uno dei più grandi artisti italiani. Quest'opera d'arte è custodita al Museo del Louvre a Parigi, ma la sua origine italiana è sempre evidente. La Mona Lisa è stata un'ispirazione per l'arte e la cultura in tutto il mondo. Il Duomo di Milano Il Duomo di Milano è una delle cattedrali più grandi e impressionanti del mondo. La sua struttura gotica, situata nel cuore di Milano, è un esempio straordinario di architettura religiosa italiana. La facciata del Duomo è adornata da migliaia di statue e dettagli intricati, e l'interno è altrettanto impressionante, con le sue maestose colonne e le vetrate colorate. La Vespa La Vespa è un'iconica moto italiana conosciuta per il suo design elegante e retro. Questo scooter è diventato un simbolo di stile italiano e di una mobilità affascinante. È spesso associato alla "dolce vita" italiana degli anni '50 e '60 ed è ancora molto popolare in tutto il mondo. Il David di Michelangelo Il David, scolpito da Michelangelo nel Rinascimento, è considerato una delle opere d'arte più straordinarie al mondo. Questa scultura raffigura il giovane David prima della sua lotta con Golia ed è esposta nella Galleria dell'Accademia a Firenze. Il David rappresenta la perfezione artistica e la maestria di Michelangelo e simboleggia il contributo italiano all'arte e alla cultura. Simboli dell'Italia nel Mondo Questi sono solo alcuni dei numerosi simboli dell'Italia nel mondo. Ognuno di essi racconta una parte della ricca storia, cultura e identità italiana e continua a ispirare e affascinare persone in tutto il mondo. Foto di NoName_13 da Pixabay Read the full article
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Dopo aver parlato dai miei spazi pubblici di periferia di Difesa Popolare Nonviolenta, strategie di peacekeeping civile, disarmo, affrancamento dai ricatti energetici e metodi di interposizione nonviolenta nei luoghi di conflitto, aspettavo un documento così.
Gianni Scotto - Professore Associato al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali all'Università di Firenze, dove insegna Teorie del conflitto e della mediazione, Tecniche della Mediazione e della Democrazia partecipativa e International Conflict Transformation - lo ha scritto e io ve lo condivido integralmente.
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Dodici proposte e un abbozzo di analisi.
Ho provato ad articolare un ragionamento sull'invasione russa in Ucraina, e sulle azioni pacifiche ed efficaci che possiamo intraprendere. Diverse cose vengono già fatte, di altre non ho notizia (per favore segnalatemi "chi fa cosa", in modo da dare credito a chi lo merita).
Mi piacerebbe soprattutto che ci sottraessimo al dibattito "Armi sì, armi no". L'Ucraina ha deciso di difendersi militarmente dall'aggressione (peraltro non c'è neanche la coscrizione obbligatoria in questo momento - chi va in guerra lo fa volontariamente).
A noi spetta, credo, aprire spazi di azione diversi ed efficaci.
Vorrei che questo testo girasse e che iniziassimo seriamente ad agire.
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Per un’azione pacifica ed efficace contro l’invasione e la guerra in Ucraina
Giovanni Scotto – Università di Firenze / Laboratorio Forma Mentis
15 Marzo 2022
Corrispondenza: [email protected]
Questo documento è un contributo a una piattaforma di azione per cittadini, forze politiche e società civile, e un insieme di richieste a istituzioni nazionali e internazionali.
Premessa
Bisogna fermare la guerra, e trasformare il sistema che l’ha creata. Occorre oggi dare la possibilità concreta di convivenza pacifica e lo sviluppo di tutti i popoli in tutti questi paesi, senza affidarsi soltanto alla logica della “pace negativa”, delle alleanze militari e delle corse agli armamenti. Chi si ispira ai valori della pace e della nonviolenza deve lavorare a una pace positiva in Europa: diritti per tutti, giustizia per tutti, sviluppo per tutti, libertà per tutti, memoria di tutti.
Noi proponiamo i seguenti punti di azione e chiediamo l’attivazione immediata di cittadini, società civile, Enti locali, istituzioni statali ed europee:
1. Inviare immediatamente aiuti umanitari: dentro e fuori l’Ucraina, anche per quanto possibile nelle aree occupate dalla Russia, in particolare tra cittadini e gruppi della società civile, costruendo reti con comunità locali. Accoglienza di tutti i civili in fuga dal paese, indipendentemente dalla nazionalità. Garantire trasporti celeri e gratuiti dall’Ucraina e paesi limitrofi per il ricongiungimento con familiari presenti in Italia.
2. Dare sostegno alle comunità di cittadini ucraini residenti in Italia e nell’Unione Europea: aiuti economici, facilitazione dei ricongiungimenti familiari, sanatoria per i permessi di soggiorno, facilitazione di visti per motivi umanitari.
3. Offrire protezione umanitaria e asilo politico a obiettori di coscienza e disertori della Russia e a tutti coloro che intendono defezionare dal sistema di guerra, anche nelle ambasciate e consolati su territorio russo. Questo punto è stato proposto dalla War Resisters’ International.
4. Monitorare le informazioni che arrivano dai paesi in guerra, verificarne le fonti, non cadere nelle trappole della propaganda di guerra. Opporsi alla diffusione dei discorsi di odio contro il popolo e la cultura russa, sui media e nella nostra società. Riportare sui media non solo gli scontri armati ma anche i tentativi di pace e le forme di lotta nonviolente contro gli occupanti.
5. Promuovere e diffondere conoscenze e strumenti di resistenza civile e difesa popolare nonviolenta, che hanno giocato un ruolo decisivo nell’opporsi alle invasioni, nell’abbattere dittature militari e regimi autoritari nel mondo negli ultimi decenni. Sostenere e dare visibilità alle proteste nonviolente nelle zone sotto occupazione militare da parte della Russia.
6. Organizzare al più presto una presenza di pace della società civile internazionale in Ucraina, inclusi per quanto possibile i territori occupati dalle truppe russe, le repubbliche separatiste e la Crimea. Organizzare una presenza di pace europea anche nelle maggiori città russe.
7. Dare visibilità, spazio mediatico e sostegno politico a persone, gruppi e movimenti attivi per la pace in Russia.
8. Promuovere fin da subito un esteso programma di scambi accademici sul modello del programma europeo Erasmus, che coinvolga migliaia di studenti e docenti russi, ucraini e dello spazio post-sovietico. Questo punto è stato proposto dal Rettore dell’Università Federico II di Napoli.
9. Promuovere e tutelare in tutte le forme possibili il rispetto del diritto internazionale umanitario e i diritti umani. Rafforzare nell’ordinamento giuridico italiano il principio di giurisdizione universale per le violazioni più gravi dei diritti umani, anche con una Direzione nazionale e strutture investigative ad hoc su modello dell’antimafia. Sostenere la Corte penale internazionale nell'azione di indagine e di sottoposizione a procedimento penale dei presunti responsabili di crimini di guerra e contro l'umanità compiuti a partire dall'inizio del conflitto e, ove possibile, per gli stessi crimini commessi prima del suo inizio".
10. Promuovere la creazione di un gruppo internazionale di alto profilo di mediatrici e mediatori, sotto la supervisione del Segretario generale ONU, comprendente anche rappresentanti del Consiglio d’Europa e dell’OSCE, leader religiosi, personalità della politica internazionale che si sono distinte nei processi di pace, figure autorevoli in ambito sociale, culturale e accademico. In particolare andranno scelte quelle personalità che negli ultimi decenni hanno acquisito fiducia e credibilità per il loro lavoro di pace nello spazio post-sovietico.
Lavorare per un immediato cessate il fuoco senza condizioni nei prossimi giorni e settimane, e per una conferenza internazionale per la sicurezza e la pace in Europa in cui affrontare i problemi profondi dello spazio europeo in una prospettiva di sicurezza comune. La NATO è parte del problema, e dovrà partecipare alla conferenza assumendosi le proprie responsabilità e cambiando il corso di azione avuto finora.
11. Lavorare al più presto per la denuclearizzazione completa dell’Europa, con l’adesione del maggior numero possibile di stati alla Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari. Proporre nella futura architettura di pace europea una porzione di territorio NATO denuclearizzata: Italia, Germania, altri paesi che vorranno firmare la Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari.
12. Accelerare fortemente i tempi della transizione energetica, aumentando entro il prossimo inverno in modo sostanziale la percentuale di energia rinnovabile nel mix energetico nazionale, e tendenzialmente azzerando le importazioni di gas e petrolio dalla Russia, e successivamente dagli altri paesi fornitori. Destinare una parte consistente delle risorse previste per le spese militari alla transizione ecologica, che oggi più che mai si dimostra una fondamentale questione di sicurezza.
Analisi: torna la guerra tra Stati in Europa
La guerra scoppiata il 24 febbraio 2022 con l’ingresso delle forze armate russe in Ucraina è un evento spartiacque, simile per portata alla divisione del’Europa in blocchi nel 1945-49 e al crollo del sistema sovietico nel 1989-91. L’invasione di un paese vicino in Europa viola principi fondamentali della comunità internazionale e certifica la crisi profonda del multilateralismo nel sistema internazionale. La Federazione Russa è responsabile di questa gravissima violazione, così come della precedente annessione della Crimea.
Allo stesso tempo, l’escalation del governo di Putin si innesta su una serie di nodi irrisolti negli ultimi anni, di cui la Russia non è la sola corresponsabile: l’espansione verso est della NATO, i conflitti interni agli stati emersi dalla dissoluzione dell’URSS, tra cui la situazione nel Donbass; lo status delle minoranze russe e i rapporti con la Russia; più in generale, l’assenza di un’architettura di sicurezza in grado di dare garanzie a tutti gli Stati della regione euro-asiatica, Russia compresa. Inoltre, la guerra del Kosovo della NATO contro la Serbia senza mandato ONU e l’invasione USA dell’Irak sulla base di informazioni false fornite alla stessa ONU avevano già messo in crisi il sistema internazionale del dopoguerra.
In questi giorni, tuttavia, la priorità è proteggere i cittadini dell’Ucraina sotto attacco e fermare l’invasione della Russia. Allo stesso tempo occorre fare di tutto per fermare una possibile escalation: la parola deve passare al negoziato, alla politica e ai cittadini, e non essere lasciata ai militari.
Siamo consapevoli, dai giorni dell’assedio di Sarajevo e del genocidio di Srebrenica, che l’attacco ai civili pone la grave questione dell’intervento armato in loro difesa. Non è possibile fingere che nulla stia accadendo quando c’è un’aggressione in corso – anche se nel mondo ce ne sono tante che i nostri governanti preferiscono igonrare.
Sappiamo anche, dall’Afghanistan all’Iraq alla Libia alla Siria, che ragioni umanitarie possono diventare il pretesto per l’uso della violenza militare per ben altri fini. Gli interventi militari, anziché proteggere, molto spesso si macchiano di crimini e moltiplicano le sofferenze umane. Quasi mai le armi riescono a risolvere, in genere aggravandoli, i problemi politici da affrontare.
Crediamo che sia importante non farsi paralizzare dal dilemma “armi sì, armi no” all’Ucraina.
Lontani dai luoghi della guerra, ci sembra più opportuno rispondere alla domanda su cosa è possibile fare senza armi per fermare l’escalation e difendere per quanto possibile i civili: quali mezzi pacifici usare per costruire la pace. È indispensabile coltivare un modo diverso di vedere la realtà e affrontare i problemi, e non lasciare il campo alla logica delle armi.
Gianni Scotto
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