#antimilitaristi
Explore tagged Tumblr posts
Text
San Pascual Bailón, San Pascual Bailón,
basta ya con esa destrucción.
Si me lo concedes, te bailo un danzón
que te alegre el corazón.
San Pasquale Baylonne, San Pasquale Baylonne,
basta con questa devastazione.
Se me lo concedi, ti canto questa canzone
in lode e gloria della tua missione.
San Pasquale Baylonne, San Pasquale Baylonne,
basta con questa demolizione.
E se me lo concedi, ti ballo un "danzón"
con l'anima e la ragione.
______
Continua qua (in versione spagnola e italiana).
0 notes
Text
Tutti antimilitaristi, fino a quando non hanno il nemico in casa. 🤮🤮🤮
2 notes
·
View notes
Text
AD UN ANNO DALL'INIZIO DELLA GUERRA IN UCRAINA: RIEMPIAMO LE PIAZZE CONTRO LA GUERRA E IL MILITARISMO
Contro tutte le guerre, per un mondo senza eserciti e frontiere.
È trascorso un anno da quando la guerra è tornata ad infuriare nel cuore dell’Europa, con un coinvolgimento diretto del nostro paese. Il governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, moltiplicando il numero di militari impiegati in ambito NATO nell’est europeo e nel Mar Nero, aumentando la spesa bellica sino a toccare i 104 milioni di euro al giorno.
Dal quel 24 febbraio è partita una corsa al riarmo su scala globale, perché la guerra in Ucraina ha nel proprio DNA uno scontro interimperialistico di enorme portata.
Il rischio di una guerra devastante su scala planetaria è sempre più forte. Il prezzo di questa guerra lo pagano le popolazioni ucraine martoriate dalle bombe, dal freddo, dalla mancanza di medicine, cibo, riparo.
Lo pagano le popolazioni russe, sottoposte ad un embargo devastante. Lo pagano oppositori, sabotatori, obiettori e disertori che subiscono pestaggi, processi e carcere.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell'inflazione, tra salari e pensioni da fame, fitti e bollette in costante aumento.
La guerra in Ucraina è solo un tassello di un mosaico molto più complesso.
Lontano dai riflettori tante altre guerre investono vaste aree del pianeta, dove gli interessi scatenati dalla crisi energetica e dalla voracità per le materie prime innescano una sempre maggiore spirale di violenza. In Africa, dove l’Italia è impegnata in 18 missioni militari, la bandiera con il cane a sei zampe dell’ENI sventola accanto al tricolore.
Nel Mediterraneo la guardia costiera libica rifornita di mezzi e foraggiata dal governo italiano respinge i migranti in viaggio verso le frontiere chiuse dell’Europa. Le leggi varate dal governo Meloni contro le navi delle ONG servono a rendere più difficile il salvataggio dei naufraghi.
Mentre la guerra rende sempre più precarie le nostre vite, il business delle armi non va mai in crisi. Anzi. I profitti dell’industria bellica sono in costante aumento e si moltiplicano gli investimenti nella ricerca con un coinvolgimento sempre più forte delle università.
Giocano la carta del ricatto occupazionale, facendo leva su chi fatica ad arrivare a fine mese.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospero il nostro paese. Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Il benessere, quello vero, è altrove, nell’accesso non mercificato alla salute, all’istruzione, ai trasporti, alla casa fuori e contro la logica feroce del profitto.
Provate ad immaginare quanto sarebbero migliori le nostre vite se la ricerca e la produzione venissero usate per per la cura invece che per la guerra.
L’industria bellica è il motore di tutte le guerre.
In Russia e in Ucraina c’è chi rifiuta la guerra e il militarismo, chi getta la divisa perché non vuole uccidere e non vuole morire per spostare il confine di uno Stato.
Migliaia e migliaia di persone dalla Russia hanno attraversato i confini disobbedendo all’obbligo di andare in guerra, affrontando la via dell’esilio, rischiando anni di carcere.
Dal febbraio 2022 in Ucraina le frontiere sono chiuse per tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni. La debole legge sull’obiezione di coscienza in Ucraina è stata sospesa e le 5.000 domande di servizio civile respinte.
In Russia c’è un esodo che si è intensificato da quando il governo ha annunciato il richiamo dei riservisti.
Molti altri restano e lottano, nonostante la durissima repressione che colpisce antimilitaristi e pacifisti in entrambi i paesi.
In Ucraina c’è chi su posizioni non violente, anarchiche o femministe ha scelto di non schierarsi, di non combattere in questa guerra costruendo reti di solidarietà materiale con le vittime dei bombardamenti, con chi ha perso il lavoro o è obbligat* dalle leggi di guerra del governo Zelensky a turni massacranti spesso senza paga.
In Russia e in Ucraina c’è chi lotta perché le frontiere siano aperte per chi si oppone alla guerra.
Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di obiettori, renitenti, disertori da entrambi i paesi.
Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia.
Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.
Le frontiere sono solo linee sottili su una mappa: un nulla che solo militari ben armati rendono tragicamente reali.
Nel nostro paese l’opposizione alla guerra è rimasta molto forte, nonostante la propaganda militarista martellante. C’è chi, pur avendo operato per la guerra cerca di intercettare i consensi persi nelle urne. Sono i pacifisti con l’elmetto, che in occasione del primo anniversario della guerra, torneranno a fare capolino nelle strade invocando il cessate il fuoco, senza opporsi all’invio delle armi, all’uso delle basi, alle missioni all’estero, all’aumento della spesa militare.
Noi non ci stiamo. Invocare il cessate il fuoco senza opporsi al militarismo è un mero esercizio retorico.
Opporsi alle guerre, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere ai disertori, agli obiettori e a tutti i migranti, è un concreto ed urgente fronte di lotta.
Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dai nostri territori, dove ci sono fabbriche d’armi, caserme, poligoni di tiro, porti ed aeroporti militari.
Gettiamo sabbia nel motore del militarismo!
Scendiamo in piazza il 24 e il 25 febbraio!
Sosteniamo le manifestazioni lanciate dagli antimilitaristi a Niscemi,
Pisa, Livorno, Torino…
Assemblea antimilitarista
18 notes
·
View notes
Text
ogni martedì mattina h. 10:30, ostia: letture di testi antimilitaristi @ casa clandestina, a cura dei poeti del parco
cliccare per ingrandire cliccare per ingrandire _
View On WordPress
#antimilitarismo#Casa clandestina#contro la guerra#lettura#letture#poesia#poesie#poeti del parco#reading#scritti
0 notes
Text
Corteo antimilitaristi a Cagliari, stop bombe a Gaza
Si sono sono radunati in piazza Giovanni XXIII a Cagliari, sono circa duecento al momento i manifestanti che stanno partendo per il corteo di protesta contro le basi militari in Sardegna e per lo stop al genocidio di Gaza. La contro manifestazione nel giorno della Festa delle Forze Armate, con la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro della Difesa Guido…
View On WordPress
0 notes
Text
Uno dei film antimilitaristi che hanno segnato un'epoca, quella della guerra in Vietnam (anche se qui si parla di quella di Corea) . Grande ironia e divertimento per spiegare l'assurdità degli eserciti, mantenendo fedelmente la traccia del libro omonimo. Il pezzo accompagna una delle scene piu memorabili e comiche del film
1 note
·
View note
Text
considerazioni random
la manutenzione delle piste ciclabili urbane è gestita dalla lobby delle agenzie infortunistiche o non si spiega
Linda Perry e Alisha Ballard hanno fatto questa cosa molto ganza: https://www.equalizeher.org/
non che ce ne sia mai stato uno buono ma è un ottimo periodo per essere antimilitaristi e di sinistra, uno si sente proprio a suo agio
15 notes
·
View notes
Text
La Nuova Sardegna: Cantò contro le basi militari in Sardegna, rapper a processo
La Nuova Sardegna: Cantò contro le basi militari in Sardegna, rapper a processo.
5 notes
·
View notes
Link
8 notes
·
View notes
Photo
Storia Di Musica #143 - Litfiba, 17 Re, 1986
Il disco di oggi l’ho comprato in gita scolastica liceale a Firenze in un negozio di dischi che si chiamava Data Records 93. Spero che quel negozio, dal fascino incredibile per gli interi scaffali a muro pieni di dischi, ci sia ancora (sosteniamo per quanto possibile i piccoli negozi di musica, baluardi di emozioni e idee come le librerie). A me del disco piacque la copertina, e poi in quel periodo i Litfiba, anni dopo la pubblicazione del disco di oggi, erano una band molto famosa in Italia. La storia dei Litfiba inizia a Firenze agli inizi degli anni ‘80: Federico “Ghigo” Renzulli alla chitarra e alla voce (ex Cafè Caracas, formazione che al basso aveva un ragazzo pugliese, Raf), Sandro Dotta alla chitarra, Gianni Maroccolo al basso, Antonio Aiazzi alle tastiere, Francesco Calamai alla batteria (tutti ex membri dei Destroyers) e dopo che Dotta abbandona il gruppo, Piero Pelù (ex Mugnions) alla voce. Il loro riferimento è il punk, o quello che era rimasto, il rock psichedelico e i primi esperimenti europei della new wave, che proprio in quegli anni stava diventando il “genere” di riferimento. C’è un problema: non hanno ancora un nome. E l’idea venne a Renzulli che prese l’ipotetico indirizzo del telex della sala di registrazione dove suonavano, di Via De’ Bardi 32 a Firenze (il telex era un sistema di comunicazione telegrafica tra le aziende): "L"= sigla fissa di chiamata del sistema Iricon; “IT”= Italia; “FI”= Firenze; “BA”= Bardi, Litfiba. Iniziano a suonare per locali e a farsi un nome, nel 1982 il primo Ep, Litfiba, poi la vittoria al Rock Festival Italiano, il cui premio prevede la pubblicazione di un disco. Cambi di formazione fino al 1983, quando Ringo De Palma diventa batterista ufficiale. Nel 1985 vengono scritturati dalla IRA di Alberto Pinelli e Anne Marie Parroncel (IRA sta per Immortal Record Alliance, una delle prime e grandi etichette indipendenti della musica italiana) e hanno in mente una serie di album collegati tra loro nelle tematiche, immaginando una tetralogia del potere: si inizia con Desaparecido (1985) il disco che li fa conoscere, caratterizzato dal quel suono new wave che contaminano con echi mediterranei (un po’ come il Banco Del Mutuo Soccorso fece con il progressive). Nel 1986, esce il secondo capitolo, il disco di oggi: 17 Re. In copertina, il cuore di Cristo spinato, simbolo del Re dei Re, in un disco che per i fan è il loro migliore, di gran lunga, per la critica idem ma che vendette pochissimo, tanto è che la mia copia comprata a Firenze adesso vale sui 75€. È un disco ambizioso, sin dalla durata ( doppio lp, 4 facciate per 16 brani) e che si doveva chiamare 17 Re proprio per una traccia omonima, la diciassettesima, che fu scartata alla fine perchè ritenuta più debole. Tutta la band è in fase esplosiva di crescita: Pelù sembra un cantante diverso rispetto a Desaparecido, tutta la musica è densa di emozioni, con i primi grandi riff di Renzulli, le grandi tastiere dal suono internazionale di Aiazzi, con la guida ritmica di Maroccolo e gli arrangiamenti di Francesco Magnelli. Alcune canzoni diventano dei loro classici: Re Del Silenzio, sulla depressione, con l’ossessivo giro di basso, Resta sul disastro di Cherobyl, Apapaia che già focalizza sul rispetto delle minoranze etniche, a cui si accompagnano canzoni davvero visionarie, anche a distanza di anni, cupe e introspettive come Vendette, Pierrot E La Luna, Sulla Terra e la commovente Ballata. Il disco ha due gemme: Come un dio, immagina le emozioni nell‘essere una divinità, pronta a far “morire di paura” tutti gli uomini; Gira Nel Mio Cerchio è quasi sperimentale nella sua psichedelia, e molti nel testo ci videro capziosamente il racconto di una messa nera. Cane, dal testo quasi nonsense, è puro punk.. Da ricordare anche Tango, inno antimilitarista contro la leva obbligatoria con le sue fisarmoniche, e Oro Nero, orientaleggiane nelle atmosfere dato che parla delle guerre per il petrolio in Medio Oriente e Ferito che chiude il disco è il brano dedicato alle popolazioni colonizzate dal “grande capo bianco”. Come dicevo in precedenza, l’album fu acclamato dalla critica, anche perchè è stato il primo album doppio della musica indipendente italiana, è considerato uno dei dischi italiani più importanti di sempre, per i testi, il respiro internazionale della musica e per la qualità delle canzoni, ma vendette pochissimo, pur rimanendo un culto. Dopo un live, bellissimo, 12-5-87 (aprite i vostri occhi) registrato al Tenax di Firenze, che in verità taglia molto dalla scaletta ufficiale del concerto (per la rabbia dei fan), i Litfiba svoltano verso il rock classico con Litfiba 3: sempre temi politici, antimilitaristi e attenti ai soprusi dei potenti, ma musica decisamente meno rifinita, più venata dell’ardore dell’hard rock degli anni ‘70, decisione che porterà all’uscita dal gruppo di Maroccolo (che assieme a De Palma e Magnelli entrerà nei CCCP) e anche di Aiazzi, che però continuerà a collaborare con il duo Pelù-Renzulli. Va da sè che per molti è il trampolino del tradimento (e non mi dilungo perchè chi ha letto qualche volta le storie di musica sa che trovo pretestuosi i ragionamenti così). Rimane un disco storico, intenso e che va riscoperto, avvolto dall’aura magica di esperimenti che per ragioni oscure rimangono irripetibili. E se qualcuno sa se esiste ancora Data Records 93 me lo segnali.
26 notes
·
View notes
Quote
L’Italia è un paese instabile, forte delle sue “anomalie”. Le più importanti, fondative: le tradizioni del socialismo, dell’anarchismo e del comunismo tra Ottocento e Novecento; l’antifascismo e la Resistenza; i movimenti degli studenti e degli operai negli anni sessanta e settanta; le lotte per i diritti civili degli anni settanta; i femminismi; i movimenti ambientalisti e antimilitaristi. Nel paese la cui anomalia più consistente è stata la presenza di una delle sinistre più forti e articolate a livello europeo, tutte queste esperienze e tradizioni hanno continuato a operare nonostante le involuzioni di un sistema politico sempre più separato dagli interessi generali. Contro quella “politica” di ristretti gruppi di potere l’onda lunga dei movimenti di opinione e di cittadinanza attiva che ha scardinato il sistema politico alle elezioni del 2013 e del 2018, battendo il referendum anticostituzionale del 2016, continua a esercitare costanti pressioni dal basso. Il sistema politico, oggi rappresentato da una maggioranza parlamentare eterogenea in cui agiscono culture e interessi profondamente diversi, e da un’opposizione di destra che sopravvive grazie ai media di servizio, si limita a gestire amministrativamente misure sociali emergenziali e inefficaci, rese ardue dalla burocrazia della pubblica amministrazione e oggetto di continue negoziazioni tra Stato centrale e satrapie regionali. L’attuale non-governo, il migliore possibile perché incapace di prendere decisioni risolutive (il caso della vicenda di Autostrade per l’Italia è emblematico), si guarda bene dal turbare “l’ordine costituito” degli interessi di potere. La crisi pandemica, irrisolta a livello globale e oggi itinerante tra i continenti, in Italia ha messo a nudo le devastazioni neoliberiste del sistema sanitario, della scuola pubblica, della pubblica amministrazione e in generale dell’apparato statale, delle relazioni tra Stato centrale ed enti locali. Non ha risparmiato un sistema produttivo basato sulle piccole e medie industrie. È riemersa, nell’opinione pubblica e nelle richieste di provvidenze emergenziali, la centralità dello “Stato”, uno Stato disastrato e fatto a pezzi da decenni di caotica gestione e di svuotamento delle sue prerogative costituzionali. A questo Stato sono oggi chieste risposte che non è in grado di dare, e i prossimi mesi saranno drammatici.
La ricostruzione
19 notes
·
View notes
Text
Dopo aver parlato dai miei spazi pubblici di periferia di Difesa Popolare Nonviolenta, strategie di peacekeeping civile, disarmo, affrancamento dai ricatti energetici e metodi di interposizione nonviolenta nei luoghi di conflitto, aspettavo un documento così.
Gianni Scotto - Professore Associato al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali all'Università di Firenze, dove insegna Teorie del conflitto e della mediazione, Tecniche della Mediazione e della Democrazia partecipativa e International Conflict Transformation - lo ha scritto e io ve lo condivido integralmente.
--------------
Dodici proposte e un abbozzo di analisi.
Ho provato ad articolare un ragionamento sull'invasione russa in Ucraina, e sulle azioni pacifiche ed efficaci che possiamo intraprendere. Diverse cose vengono già fatte, di altre non ho notizia (per favore segnalatemi "chi fa cosa", in modo da dare credito a chi lo merita).
Mi piacerebbe soprattutto che ci sottraessimo al dibattito "Armi sì, armi no". L'Ucraina ha deciso di difendersi militarmente dall'aggressione (peraltro non c'è neanche la coscrizione obbligatoria in questo momento - chi va in guerra lo fa volontariamente).
A noi spetta, credo, aprire spazi di azione diversi ed efficaci.
Vorrei che questo testo girasse e che iniziassimo seriamente ad agire.
--------------
Per un’azione pacifica ed efficace contro l’invasione e la guerra in Ucraina
Giovanni Scotto – Università di Firenze / Laboratorio Forma Mentis
15 Marzo 2022
Corrispondenza: [email protected]
Questo documento è un contributo a una piattaforma di azione per cittadini, forze politiche e società civile, e un insieme di richieste a istituzioni nazionali e internazionali.
Premessa
Bisogna fermare la guerra, e trasformare il sistema che l’ha creata. Occorre oggi dare la possibilità concreta di convivenza pacifica e lo sviluppo di tutti i popoli in tutti questi paesi, senza affidarsi soltanto alla logica della “pace negativa”, delle alleanze militari e delle corse agli armamenti. Chi si ispira ai valori della pace e della nonviolenza deve lavorare a una pace positiva in Europa: diritti per tutti, giustizia per tutti, sviluppo per tutti, libertà per tutti, memoria di tutti.
Noi proponiamo i seguenti punti di azione e chiediamo l’attivazione immediata di cittadini, società civile, Enti locali, istituzioni statali ed europee:
1. Inviare immediatamente aiuti umanitari: dentro e fuori l’Ucraina, anche per quanto possibile nelle aree occupate dalla Russia, in particolare tra cittadini e gruppi della società civile, costruendo reti con comunità locali. Accoglienza di tutti i civili in fuga dal paese, indipendentemente dalla nazionalità. Garantire trasporti celeri e gratuiti dall’Ucraina e paesi limitrofi per il ricongiungimento con familiari presenti in Italia.
2. Dare sostegno alle comunità di cittadini ucraini residenti in Italia e nell’Unione Europea: aiuti economici, facilitazione dei ricongiungimenti familiari, sanatoria per i permessi di soggiorno, facilitazione di visti per motivi umanitari.
3. Offrire protezione umanitaria e asilo politico a obiettori di coscienza e disertori della Russia e a tutti coloro che intendono defezionare dal sistema di guerra, anche nelle ambasciate e consolati su territorio russo. Questo punto è stato proposto dalla War Resisters’ International.
4. Monitorare le informazioni che arrivano dai paesi in guerra, verificarne le fonti, non cadere nelle trappole della propaganda di guerra. Opporsi alla diffusione dei discorsi di odio contro il popolo e la cultura russa, sui media e nella nostra società. Riportare sui media non solo gli scontri armati ma anche i tentativi di pace e le forme di lotta nonviolente contro gli occupanti.
5. Promuovere e diffondere conoscenze e strumenti di resistenza civile e difesa popolare nonviolenta, che hanno giocato un ruolo decisivo nell’opporsi alle invasioni, nell’abbattere dittature militari e regimi autoritari nel mondo negli ultimi decenni. Sostenere e dare visibilità alle proteste nonviolente nelle zone sotto occupazione militare da parte della Russia.
6. Organizzare al più presto una presenza di pace della società civile internazionale in Ucraina, inclusi per quanto possibile i territori occupati dalle truppe russe, le repubbliche separatiste e la Crimea. Organizzare una presenza di pace europea anche nelle maggiori città russe.
7. Dare visibilità, spazio mediatico e sostegno politico a persone, gruppi e movimenti attivi per la pace in Russia.
8. Promuovere fin da subito un esteso programma di scambi accademici sul modello del programma europeo Erasmus, che coinvolga migliaia di studenti e docenti russi, ucraini e dello spazio post-sovietico. Questo punto è stato proposto dal Rettore dell’Università Federico II di Napoli.
9. Promuovere e tutelare in tutte le forme possibili il rispetto del diritto internazionale umanitario e i diritti umani. Rafforzare nell’ordinamento giuridico italiano il principio di giurisdizione universale per le violazioni più gravi dei diritti umani, anche con una Direzione nazionale e strutture investigative ad hoc su modello dell’antimafia. Sostenere la Corte penale internazionale nell'azione di indagine e di sottoposizione a procedimento penale dei presunti responsabili di crimini di guerra e contro l'umanità compiuti a partire dall'inizio del conflitto e, ove possibile, per gli stessi crimini commessi prima del suo inizio".
10. Promuovere la creazione di un gruppo internazionale di alto profilo di mediatrici e mediatori, sotto la supervisione del Segretario generale ONU, comprendente anche rappresentanti del Consiglio d’Europa e dell’OSCE, leader religiosi, personalità della politica internazionale che si sono distinte nei processi di pace, figure autorevoli in ambito sociale, culturale e accademico. In particolare andranno scelte quelle personalità che negli ultimi decenni hanno acquisito fiducia e credibilità per il loro lavoro di pace nello spazio post-sovietico.
Lavorare per un immediato cessate il fuoco senza condizioni nei prossimi giorni e settimane, e per una conferenza internazionale per la sicurezza e la pace in Europa in cui affrontare i problemi profondi dello spazio europeo in una prospettiva di sicurezza comune. La NATO è parte del problema, e dovrà partecipare alla conferenza assumendosi le proprie responsabilità e cambiando il corso di azione avuto finora.
11. Lavorare al più presto per la denuclearizzazione completa dell’Europa, con l’adesione del maggior numero possibile di stati alla Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari. Proporre nella futura architettura di pace europea una porzione di territorio NATO denuclearizzata: Italia, Germania, altri paesi che vorranno firmare la Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari.
12. Accelerare fortemente i tempi della transizione energetica, aumentando entro il prossimo inverno in modo sostanziale la percentuale di energia rinnovabile nel mix energetico nazionale, e tendenzialmente azzerando le importazioni di gas e petrolio dalla Russia, e successivamente dagli altri paesi fornitori. Destinare una parte consistente delle risorse previste per le spese militari alla transizione ecologica, che oggi più che mai si dimostra una fondamentale questione di sicurezza.
Analisi: torna la guerra tra Stati in Europa
La guerra scoppiata il 24 febbraio 2022 con l’ingresso delle forze armate russe in Ucraina è un evento spartiacque, simile per portata alla divisione del’Europa in blocchi nel 1945-49 e al crollo del sistema sovietico nel 1989-91. L’invasione di un paese vicino in Europa viola principi fondamentali della comunità internazionale e certifica la crisi profonda del multilateralismo nel sistema internazionale. La Federazione Russa è responsabile di questa gravissima violazione, così come della precedente annessione della Crimea.
Allo stesso tempo, l’escalation del governo di Putin si innesta su una serie di nodi irrisolti negli ultimi anni, di cui la Russia non è la sola corresponsabile: l’espansione verso est della NATO, i conflitti interni agli stati emersi dalla dissoluzione dell’URSS, tra cui la situazione nel Donbass; lo status delle minoranze russe e i rapporti con la Russia; più in generale, l’assenza di un’architettura di sicurezza in grado di dare garanzie a tutti gli Stati della regione euro-asiatica, Russia compresa. Inoltre, la guerra del Kosovo della NATO contro la Serbia senza mandato ONU e l’invasione USA dell’Irak sulla base di informazioni false fornite alla stessa ONU avevano già messo in crisi il sistema internazionale del dopoguerra.
In questi giorni, tuttavia, la priorità è proteggere i cittadini dell’Ucraina sotto attacco e fermare l’invasione della Russia. Allo stesso tempo occorre fare di tutto per fermare una possibile escalation: la parola deve passare al negoziato, alla politica e ai cittadini, e non essere lasciata ai militari.
Siamo consapevoli, dai giorni dell’assedio di Sarajevo e del genocidio di Srebrenica, che l’attacco ai civili pone la grave questione dell’intervento armato in loro difesa. Non è possibile fingere che nulla stia accadendo quando c’è un’aggressione in corso – anche se nel mondo ce ne sono tante che i nostri governanti preferiscono igonrare.
Sappiamo anche, dall’Afghanistan all’Iraq alla Libia alla Siria, che ragioni umanitarie possono diventare il pretesto per l’uso della violenza militare per ben altri fini. Gli interventi militari, anziché proteggere, molto spesso si macchiano di crimini e moltiplicano le sofferenze umane. Quasi mai le armi riescono a risolvere, in genere aggravandoli, i problemi politici da affrontare.
Crediamo che sia importante non farsi paralizzare dal dilemma “armi sì, armi no” all’Ucraina.
Lontani dai luoghi della guerra, ci sembra più opportuno rispondere alla domanda su cosa è possibile fare senza armi per fermare l’escalation e difendere per quanto possibile i civili: quali mezzi pacifici usare per costruire la pace. È indispensabile coltivare un modo diverso di vedere la realtà e affrontare i problemi, e non lasciare il campo alla logica delle armi.
Gianni Scotto
#guerra in ucraina#invasione#dpn#forze di interposizione#nato#peacekeeping#russia#ucraina#gianni scotto#antimilitarismo#antimilitaristi
15 notes
·
View notes
Text
1- Le femministe borghesi cercano la protezione delle donne attraverso l'apparato coercitivo dello Stato. Le femministe libertarie sostengono l'autodifesa delle donne in comunità.
2- Il femminismo borghese vuole che ogni donna competa in "pari opportunità" e sia pagata in base ai suoi meriti individuali. Al contrario, le femministe libertarie lottano per far sì che ogni individuo si sviluppi solidale nell'uguaglianza e che ciascuno sia soddisfatto in base ai propri bisogni.
3- Le femministe borghesi vogliono l'incorporazione delle donne in posizioni di potere, in parlamento ed eserciti; nel vertice delle società capitaliste e nei dirigenti del governo. Le femministe libertarie vogliono l'abolizione delle istituzioni gerarchiche. Ecco perché vengono dichiarati antistatici, antimilitaristi e critici del parlamentarismo.
4- Il femminismo borghese sostiene che l'uguaglianza di genere è un "diritto umano" che deve essere garantito dallo Stato. Le femministe libertarie sostengono che lo Stato non può garantire l'uguaglianza, poiché l'uguaglianza non può essere raggiunta attraverso la gerarchia della società che genera la piramide e l'organizzazione repressiva dello Stato.
5- Le femministe borghesi creano la «coscienza di cittadinanza femminista», cioè un insieme di pratiche e valori che creano un soggetto docile e sottomesso di fronte alle relazioni democratico-neoliberiste. Le femministe libertarie creano "coscienza di classe femminista", vale a dire principi e scopi libertari con l'intenzione di abolire le relazioni di potere e sostituirle con relazioni libere nell'uguaglianza.
6- Le femministe borghesi insistono nel spiegare storicamente il femminismo attraverso "ondate" (prima ondata, secondo ondata, terza ondata, ecc.), Ignorando e censurando il femminismo operaio, anarchico e comunitario. Le femministe libertarie, senza dimenticare i contributi teorici e ciclici del femminismo egemonico, sono alimentate soprattutto dalle lotte storiche delle donne delle classi oppresse e sfruttate.
7- Le femministe borghesi vogliono un capitalismo “verde, gentile e inclusivo”. Le femministe libertarie combattono contro il capitalismo e contro ogni forma di oppressione, sia essa economica, politica o culturale.
8- Le femministe borghesi sono legate alle organizzazioni gerarchiche e ai partiti parlamentari. Promuovono l'elettoralismo di stato e l'importanza dell'inclusione delle donne nella politica borghese. Le femministe libertarie si organizzano in associazioni orizzontali, praticano l'azione diretta, il sostegno reciproco e l'autogestione.
9- Le femministe borghesi considerano le leggi della parità di genere per "femminilizzare" le istituzioni gerarchiche del capitalismo. Le femministe libertarie credono che la lotta anti-patriarcale non riguardi il dominio "equo" dei maschi statisti, ma l'abolizione delle relazioni di dominio.
10- Le femministe borghesi vogliono che il maschio collabori nella divisione del lavoro a casa e sia un complemento delle donne sotto i canoni binaristi. Le femministe libertarie, d'altra parte, mettono radicalmente in discussione l'eteronormatività, la struttura familiare patriarcale e il concetto di amore che la sostiene.
1 note
·
View note
Text
Tentarono di invadere il poligono di Teulada durante un corteo, denunciati 12 antimilitaristi
Tentarono di invadere il poligono di Teulada durante un corteo, denunciati 12 antimilitaristi
Leggi la notizia su Casteddu Online Tentarono di invadere il poligono di Teulada durante un corteo, denunciati 12 antimilitaristi
View On WordPress
0 notes
Text
Esercitazioni Sardegna, Tar decide eventuale stop l'8 novembre
Verrà discusso l’8 novembre il ricorso presentato al Tar della Sardegna, per conto degli antimilitaristi di A Foras, dal gruppo di intervento giuridico contro il decreto del ministro della Difesa che ha dato il via libera al nuovo calendario delle esercitazioni militari in Sardegna per il secondo semestre del 2023, dopo il parere contrario dei componenti regionali del Comitato misto…
View On WordPress
0 notes
Text
Come avevamo già scritto su facebook, abbiamo visto The Imitation Game sotto l’insistenza di Netflix di farcelo apparire come primo suggerimento con il 94% di compatibilità. Lo abbiamo visto e siamo rimasti così colpiti dalla storia che eccoci qui a parlarvene. Il film riprende, romanzandola la storia del matematico e crittografo inglese Alan Turing che durante la Seconda Guerra Mondiale ha lavorato alla decifrazione del codice tedesco Enigma e che ha portato alla creazione della macchina “Bomba”: antesignana dei nostri computer.
Dalla visione di questo film abbiamo riflettuto su quanto la Seconda Guerra Mondiale abbia influito e influisce sulla nostra cultura, non entriamo assolutamente in merito a posizioni ideologiche o politiche, ma abbiamo notato che molto della Seconda Guerra Mondiale è ancora un affascinante mistero. Ecco allora che nascono in continuazione film, romanzi, opere teatrali ambientati negli anni della Guerra, che analizzano aspetti “secondari” andando oltre la descrizione dell’ideologia nazista, dei campi di concentramento e della successiva liberazione e concentrandosi su particolari che sono più spesso tralasciati. Non vorremmo spaventarvi con la mole di questo articolo, non faremo di certo l’apologia del nazismo o la cronistoria di tutti i fatti della guerra, cercheremo solo di consigliarvi libri e film sul tema, iniziando proprio dal film da cui tutto è partito: The Imitation Game.
Nel film la Seconda Guerra Mondiale è visibile solo in alcuni fotogrammi, Turing e fondamentalmente tutti i crittografi di Bletchley Park erano al sicuro, lontano dal fronte, ma dovevano affrontare il tempo e la pressione di dover far vincere la guerra. All’inizio ogni giorno sembra perso, un fallimento, finché Turing non progetta la sua macchina perfetta iniziando così a decodificare i messaggi di Enigma, la macchina per le comunicazioni tedesche. La storia narrata nel film è un altro aspetto della guerra, sembra quasi essere un’altra guerra, senza sangue, persecuzioni, senza armi, ma combattuta attraverso la mente, con le migliori intelligenze. Nel film gli interpreti sono tutti di altissimo rilievo: Alan Turing è Benedict Cumberbatch, il comandante della marina cacacazzi è interpretato da Twin Lannister, cioè Charles Dance, tra i compagni di Turing ci sono Mattew Goode e Alan Leech entrambi attori in Downton Abbey e la splendida Keira Knightley nei panni di Joan Clarke. Il film calca la mano su alcune caratteristiche di Turing: è solitario, autistico molto probabilmente, poco collaborativo, nella realtà invece queste caratteristiche non sono documentate, Turing era molto apprezzato dai colleghi e c’era anche a Bletchey Park una grande collaborazione tra tutti: si lavorava per salvare vite umane, non c’era tempo per le rivalità personali.
Uno degli aspetti che più ho apprezzato del film, anche se è un aspetto della storia in generale, è che la guerra è un fattore che livella. Fondamentalmente la guerra è generata da uno scontro, da ideologie, bisogni, necessità diverse, ma nel sostrato, chi la guerra la combatte davvero è sullo stesso piano. Uomini, donne, ricchi, poveri, nobili, borghesi muoiono tutti ugualmente perché il nemico è comune e la vita non ha un valore diverso. Nel gruppo di Bletchey Park l’entrata in scena di una donna non desta alcuno stupore (a parte inizialmente). È la necessità a far sì che Joan Clarke non venga discriminata? Siamo convinti che se non ci fosse stata la guerra e la signorina Clarke avesse voluto continuare gli studi, entrare nei circoli e diventare una delle migliori crittografe d’Inghilterra non avrebbe potuto essendo una donna, ma in quel preciso momento serviva un cervello preparato e la necessità ha fatto sì che anche quello di una donna potesse essere preso in considerazione. Sono molte le storie di grandi donne impegnate nella Guerra, come soldatesse, come spie, come dottoresse e così via, poi non si è capito perché dopo la Guerra le capacità che le donne hanno dimostrato di avere, sono state cancellate e sono tornate a fare l’uncinetto e a preparare la cena ai mariti. Proprio sulle donne in Guerra sono nati molti romanzi e film alcuni più romantici, altri più realistici tra cui vi segnaliamo:
Il giardino perduto di Helen Humprheys in cui la protagonista Gwen Davis entra a far parte del Land Army: il servizio di agricoltori militari, descrivendo così un aspetto lontano dalla Guerra ma che ne fa comunque parte. In particolare Gwen guida le Land Girls, le agricoltrici volontarie. Il confine d’Ambra di Paola Zannoner parla della vita di Anneli, una crittografa finlandese che diventerà, a differenza di Joan Clarke anche una spia e così entriamo invece in un paese, la Finlandia, di cui non si parla molto per quanto riguarda la Seconda Guerra Mondiale. Pietrangelo Buttafuoco in Le uova del drago ci racconta la storia di un’altra spia: Eughenia Lenbach, tedesca, prima soldatessa poi spia in servizio a New York e poi spostata nella nostra nazione, precisamente in Sicilia. Sopravvivere con i lupi di Misha Defonseca parla invece di fuga. La protagonista è una bambina, l’autrice stessa, che una volta persi i genitori si ritrova a dover percorrere tutta l’Europa da sola, fuggendo ed evitando gli uomini, diffidando di ognuno di essi in quanto ritenuti come male ed iniziando a sviluppare una grande empatia con gli animali. Da questo libro è stato tratto anche l’omonimo film, dove Misha è interpretata da Mathilde Goffart che è di una bravura imbarazzante. C’è poi ovviamente Espiazione di Ian McEwan, anche se il tema portante è un altro, siamo comunque durante la Seconda Guerra Mondiale e McEwan ci presenta dei personaggi femminili, Briony e Cecilia, veramente interessanti. Nell’omonimo film ritroviamo anche Keira Knightley. La chiave di Sarah di Tatiana de Rosnay parla della storia di Sarah Starzgnski, ragazzina ebrea coinvolta nel rastrellamento a Parigi del 16-17 luglio 1942 che riesce a salvare il fratello chiudendolo in un armadio. Io non mi chiamo Miriam di Majgull Axelsson che grazie alla protagonista Miriam/Malika parla di un altro tema tralasciato in genere, cioè lo sterminio dei rom ribellatisi alle SS di Auschwitz. Ancora abbiamo Leni Riefenstahl: La regista di Hitler di Jerome Bimbenet dove letteratura e cinema s’incontrano. Lei è la regista e amante di Hitler ed in questo libro oltre a descrivere la vita della donna si analizza la sua cinematografia e come il cinema è stato importante per diffondere l’ideologia nazista.
Nel film The Imitation Game c’è un altro aspetto che viene preso in considerazione: l’omosessualità. Questa non era perseguitata e vietata solamente dal nazismo, ma anche in Inghilterra ad esempio essere un omosessuale rappresentava un reato, il matematico Alan Turing lo era e per questo, nonostante le sue intuizioni avessero portato alla vittoria degli alleati e al salvataggio della vita di moltissime persone, fu arrestato e per non rimanere in carcere non potendo lì lavorare, si sottopose alla cura ormonale: la castrazione chimica. L’umiliazione dovuta non solo alla condanna, ma anche a cambiamenti psicologici e fisici, come la crescita del seno, portarono Turing al suicidio nel 1954. L’omosessualità è un tabù ancora ora e proprio per questo delle persecuzioni e degli esperimenti fatti sugli omosessuali non se ne parla molto, ma non mancano comunque libri che affrontano questo argomento e che parlano della difficoltà di vivere la propria sessualità in uno dei tempi più bui della storia dell’umanità.
L’ideologia della purezza della razza, dell’uomo alfa, della virilità aveva conquistato la comunità gay tedesca, che in un primo momento venne tollerata dal nazismo perché servivano proseliti, dopo la Notte dei lunghi coltelli però la tolleranza verso gli omosessuali finisce. Sono accusati oltre che di perversione, di essere un ostacolo alla crescita della nazione, sono perseguitati, deportati nei campi di concentramenti e nella maggior parte dei casi sottoposti ad esperimenti, di tutto questo si parla in Nazi gay. Omosessuali al servizio di Hitler di Fabrizio Bucciarelli. AIMEE & JAGUAR di Erica Fischer narra invece la storia d’amore tra Lily, la perfetta donna ariana, sposata ad un soldato con 4 figli e Felice, l’ebrea, la loro storia d’amore sboccia nel 1942 per poi finire tragicamente. L’autobiografia di Pierre Seel non è stata pubblicata in italiano (questa è un’edizione inglese I, Pierre Seel, Deported Homosexual), ma è un testo fondamentale per capire come venivano trattati gli omosessuali, parlando infatti della sua esperienza nei campi di concentramento, parla delle torture a cui i gay erano sottoposti. Perre Seel è l’unico ad aver denunciato i trattamenti fatti dai nazisti agli omosessuali. Il nemico dell’uomo nuovo. L’omosessualità nell’esperimento totalitario fascista è un saggio di Lorenzo Beredansi che parla di come è stata affrontata l’omosessualità dal fascismo, che l’ha vista come un ostacolo e il contrario del modello di uomo e di virilità che si voleva diffondere. Io sono vivo e tu non mi senti di Daniel Arsand parla invece non solo di una storia d’amore omosessuale, ma soprattutto di come è stato accolto un gay dopo la prigionia, quando tutti sapevano quale crimine aveva commesso.
Oltre a questi titoli sono tantissimi i libri che trattano della Seconda Guerra Mondiale, tra cui sicuramente Max di Sarah Cohen Scali dove s’illustra il programma Lebensborn, destinato a preservare la razza ariana e far nascere individui puri; Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut uno dei libri antimilitaristi per eccellenza, dove si narra la storia di Billy Pilgrim traendo dalla sua personale esperienza che lo vide impegnato nei bombardamenti di Dresda o ancora La svastica sul sole di Dick dove s’immagina un nuovo mondo, perché Germania e Giappone hanno vinto la Guerra, imponendo il totalitarismo nazista dovunque.
Potremmo ancora continuare per molto tempo, ma è ora di fermare questo lunghissimo sproloquio. speriamo di aver dato qualche spunto a chi è appassionato di questo tema o di questo periodo storico e di aver incuriosito chi non lo è. Questo articolo è anche un po’ un esperimento, ci piacerebbe sapere se questo tipo di articolo vi possa piacere, così potremmo farne altri sul genere, pensare ad una rubrica (non così lunghi gli altri articoli promesso!), poi ovviamente ci farebbe piacere sapere se avete letto questi libri o ne avete altri da consigliarci, i vostri consigli sono sempre preziosi per noi!
I link rimandano alle pagine dei prodotti su amazon a cui siamo affiliati, se volete comprare i libri e sostenere noi ed il nostro blog sarebbe un ottimo metodo e vi ringraziamo in anticipo!
Vi ricordiamo che siamo anche qui: Tararabundidee su facebook e instagram ❤
Da Turing alla letteratura sulla Seconda Guerra Mondiale: piccolo grande excursus. Come avevamo già scritto su facebook, abbiamo visto The Imitation Game sotto l'insistenza di Netflix di farcelo apparire come primo suggerimento con il 94% di compatibilità.
#books#consigli#letture#donne#film#guerra#letteratura#libri#nazismo#omosessuali#secondaguerramondiale#storia#theimitationgame#turing
0 notes