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Rubrica Controcampo: “Le menzogne su Israele” – Analisi e Contesto del Conflitto con l'UNRWA. Un’analisi della posizione israeliana e delle critiche rivolte all'UNRWA, tra politiche internazionali e realtà sul campo
L’articolo “Le menzogne su Israele” di Andrea B. Nardi, pubblicato su italianewsmedia.com, presenta una visione critica e articolata sulla decisione di Israele di interrompere le relazioni con l’UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palesti
L’articolo “Le menzogne su Israele” di Andrea B. Nardi, pubblicato su italianewsmedia.com, presenta una visione critica e articolata sulla decisione di Israele di interrompere le relazioni con l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. La questione è complessa e polarizzante, intrecciando aspetti politici, sociali e di sicurezza che coinvolgono Israele, i Paesi arabi e la…
#agenzie ONU#aiuti internazionali#Alessandria today#Andrea B. Nardi#assistenza ai rifugiati#assistenza umanitaria#conflitti internazionali#conflitto arabo-israeliano#conflitto Israele Palestina#diplomazia internazionale#diplomazia mediorientale#Diritti Umani#educazione e pace#Gaza#Gerusalemme est#gestione dei fondi ONU#Google News#Hamas#Human Rights Watch#Israele#italianewsmedia.com#Middle East politics#Nazioni Unite#neutralità ONU#Opinione pubblica#Palestina#peace process#Pier Carlo Lava#Politica Estera#politica internazionale
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Mercoledì scorso, durante la sessione del World economic forum a Davos, il discorso del Presidente argentino Javier Milei ha fatto scoppiare una bomba a livello mondiale al punto di essere commentato in mezzo mondo e tradotto da molte testate giornalistiche. E così quello che molti media avevano dipinto alla stregua di un matto (soprattutto nella nostra cara Italia) improvvisamente si è trasformato in una via di mezzo tra un nuovo Churchill e Adenauer (...).
L’exploit del discorso di Davos: (é stato) osannato da tanti presenti che si sono complimentati con lui (...). Ma che cos’ha colpito così tanto la gente e soprattutto fatto arrabbiare in maniera clamorosa i grandi capi del Wef?
Semplice: per la prima volta un Presidente di una nazione si è rivolto al mondo intero (...) senza mezzi termini o frasi diplomatiche (...). In pratica Milei ha scoperto quell’acqua calda che molti continuano a negare, esaltando il modello capitalista come l’unico in grado nel corso del tempo, di cambiare radicalmente la condizione umana dando un benessere e un progresso nella società stessa davvero unico (...).
La parte che ha fatto più arrabbiare i leader del Wef ed entusiasmato molti è stata quando Milei ha detto (...): “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere (...) è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.
E più avanti ha sostenuto che “i socialisti, visti gli innegabili progressi del mondo libero, i socialisti sono stati costretti a cambiare la loro agenda. Si sono lasciati alle spalle la lotta di classe (...) per rimpiazzarla con altri presunti conflitti sociali che sono ugualmente dannosi … come quello dell’uomo contro la natura.
Sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto. Purtroppo queste idee dannose hanno permeato fortemente la nostra società (...). Hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali (come il Wef, ndr). (...).
Fortunatamente siamo sempre più numerosi a osare alzare la voce perché vediamo che, se non combattiamo queste idee a testa alta, l’unico destino possibile è che avremo sempre più Stato, più regolamentazione, più socialismo, più povertà, meno libertà e, di conseguenza, un tenore di vita peggiore”.
(...) Purtroppo l’attuale Ue, già immersa nelle sue scandalose regole ambientali che decimeranno la classe media nel giro di pochi anni, attraverso un falso progressismo Radical-Chic Ztl sta portando avanti molte delle cose criticate dal Presidente argentino. (...)
Au point, grade Milei, il resto solo chiacchiere, distintivi, appeasement o nostagie canaglia, via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-le-bordate-di-milei-a-davos-e-alle-linee-guida-dellue/2650140/
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IL CANADA RESTITUISCE 200 ISOLE ALLE POPOLAZIONI ABORIGENE
Il governo della Columbia Britannica ha approvato il primo accordo in Canada per riconoscere la giurisdizione di una nazione indigena sul suo territorio tradizionale.
Dopo decenni di trattative, più di 200 isole al largo della costa occidentale del Canada saranno restituite alle popolazioni indigene Haida che le hanno occupate per millenni, un territorio di circa mezzo milione di ettari (quanto due volte la superficie del Lussemburgo). Queste terre sottratte alle popolazioni indigene in seguito alle colonizzazioni del passato, hanno subito per secoli conseguenze profonde come la perdita culturale, l’alienazione, l’impoverimento, conflitti e degrado ambientale. “Il legame dei popoli indigeni con le loro terre e acque è l’elemento determinante della loro identità e cultura e del loro rapporto con i loro antenati e le generazioni future” dichiara il rapporto delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene. Per questo gli organismi internazionali per i diritti umani stanno spingendo tutti gli Stati a lavorare per rispettare, proteggere e ripristinare i diritti di queste antiche popolazioni e a restituire il controllo dei loro territori tradizionali.
Per gran parte del XX secolo il Canada ha estratto rame da queste terre e pescato in questi mari con grandi pescherecci, molti antichi villaggi Haida sono stati cancellati e le foreste abbattute per trarne legname e altre risorse. L’accodo rappresenta un precedente importante che secondo Gaagwiis Jason Alsop, Presidente della nazione Haida “eleva l’onore della Corona risolvendo la questione attraverso la negoziazione piuttosto che un contenzioso”.
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Fonte: Governo del British Columbia; United Nations; Haida Nation; foto di Radoslaw Sikorski
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“ Gli Stati Uniti d’America hanno combattuto oltre un centinaio di conflitti in due secoli e mezzo. Fra guerre mondiali e spedizioni di taglia minima, la neonazione inventata dai ribelli antibritannici ha imbracciato le armi più di ogni altra al mondo. Guerre quasi tutte vittoriose nel primo secolo e mezzo, tutte perse o non vinte dopo il 1945. L’ultima e più lunga (2001-2021) è (stata?) quella contro il terrorismo. Modello di uso a-strategico della forza in quanto sfida a un nemico indefinito e cangiante. Conflitto potenzialmente infinito, certamente invincibile. Infatti straperso con il suggello della tragica fuga dall’Afghanistan, il 15 agosto 2021, che si scoprirà prologo del 24 febbraio 2022. La Pax americana è chimera. Logica imperiale impone di distinguere fra conflitti inevitabili e inutili. I primi, strategici e di imponenti dimensioni, aprono e chiudono fasi della potenza, fissano il rango della nazione fra le altre, segnano la storia universale. Decidono. I secondi accelerano l’entropia del sistema. Derive tattiche antimperiali, che accumulandosi possono indurre negativi effetti strategici. Gli americani hanno ingaggiato e vinto cinque conflitti strategici: il primo, istitutivo dello Stato, è Guerra di indipendenza (1776-1783); il secondo, fondativo della nazione, cosiddetta Guerra di secessione (1861-1865); il terzo, contro la Spagna (1898), termina con il controllo di Cuba e l’acquisizione della prima e ultima colonia, le Filippine, di cui la repubblica non sa che fare; il quarto, Prima guerra mondiale (1917-1918), combattuto nel continente di origine, getta le basi dell’impero; il quinto, Seconda guerra mondiale (1941-1945), lo sigilla. E stabilisce la diffusa presenza militare nel mondo. Eccesso di responsabilità da cui scaturisce il rischio di logorarsi in conflitti insieme antimperiali e antinazionali, perché minano la credibilità americana nel mondo e la disponibilità della nazione a sostenerla. Rischio brillantemente gestito grazie all’antemurale sovietico, ma ormai fuori controllo. Le Forze armate americane riunite formano una massa di oltre due milioni e duecentomila soldati. Considerandone le ramificazioni, fra cui diciassette milioni di veterani più rispettive famiglie, un americano su tre ha o ha avuto a che fare con la guerra. In termini relativi, nessun’altra potenza esibisce un rapporto simile fra comunità militare e popolazione totale. Coltello a doppio taglio. Formidabile deterrente contro ogni rivale. Ma anche tentazione permanente a risolvere le controversie internazionali armi in pugno, sottoponendo il paese a stress continui, difficilmente giustificabili. Non era questa la postura auspicata dai fondatori. La disposizione alla violenza degli americani, testimoniata dalla diffusione delle armi e delle milizie armate, non è frutto dell’organizzazione dello Stato ma del temperamento bellicoso della nazione. “
Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
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Marco Mengoni vince il Festival di Sanremo2023. Erica Taci cover @MarcoM...
- #EricaTaci Erica Taci tributo a @MarcoMengoni , canta L'essenziale. Segui @Ericaofficialmusic . - Marco Mengoni vince il Festival di Sanremo2023. Erica Taci cover #MarcoMengoni - vince #MarcoMengoni #DueVite #vincitore #Sanremo23 Festival di Sanremo SanremoRai Mengoni vince il festival delle polemiche Trionfo annunciato del cantante di Ronciglione. Ultimo solo quarto, Giorgia fuori da una top 5 tutta al maschile. Fedez attore protagonista occulto. La voce della verità è quella di Gino Paoli: "Sanremo è una gabbia di matti" mengoni vince festival sanremo finale classifica Nel festival delle sorprese sul palco, perfino per gli stessi conduttori che hanno dovuto gestire imprevisti e imbarazzi, c'era una certezza dall'inizio. Marco Mengoni era il favorito e Marco Mengoni ha vinto con 'Due vite'. Ultimo, che veniva indicato come il suo rivale più pericoloso, è finito solo quarto. Nella cinquina a sorpresa sono entrati tre giovani artisti: Lazza con 'Cenere' (secondo), Mr. Rain con 'Supereroi' (terzo) e Tananai con 'Tango' (quinto). Fuori dalla top five Giorgia. Tutti artisti uomini, un particolare che ha colpito la sensibilità del vincitore: "Dedico questo premio a tutte le donne in gara che hanno portato canzoni meravigliose". Colapesce Di Martino si sono presi i premi 'Mia Martini' e 'Lucio Dallà assegnati dalla stampa alla loro 'Splash', il riconoscimento per il miglior testo è andato ai Coma_Cose. Protagonista della polemica del giorno è sempre Fedez che, dopo aver strappato una foto del viceministro Galeazzo Bignami e chiesto alla premier di legalizzare la marijuana, riceve un bacio sulla bocca da Rosa Chemical, in risposta a chi ha parlato dell'edizione più "fluida" di sempre. E Fiorello in collegamento Instagram ci ricama risate: ""Domani saltano i dirigenti della Rai ma è un festival stupendo". 'Fiore' ne ha per tutti :"Oggi è una puntata serena e tranquilla, vi siete guadagnati la prima pagina di 'Avvenire'; "Fedez, che te ridi, si è vista pure la lingua"; "Inquadratemi Coletta, fatemelo vedere per l'ultima volta"; "Avete controllato i testi di Gino Paoli? Achille Lauro sembrava Cristina D'Avena al confronto". #mengoni L'essenziale è un singolo del cantante italiano Marco Mengoni, Il brano ha vinto il Festival di Sanremo 2013 e nello stesso anno, il suo video musicale ufficiale, ha vinto il Premio Roma Videoclip nella sezione Il cinema incontra la musica - fu presentato durante la prima serata del Festival di Sanremo 2013, come il primo brano nella categoria Big. Il brano, sfidandosi contro il secondo inedito presentato dal cantante, Bellissimo, passò il turno durante la votazione combinata di giuria e televoto, ottenendo il 55% delle preferenze. In occasione dell'ultima serata della manifestazione, L'essenziale ottenne la vittoria alla manifestazione canora. Il brano è stato scelto per rappresentare l'Italia all' #EurovisionSongContest 2013 tenutosi a Malmö (Svezia), classificandosi al settimo posto. Successivamente il brano vince all'Eurosong Awards 2013 come Meilleur chanson de l'année EricaTaci, nasce a Firenze il 06/11/1998, vive a Borgo San Lorenzo (FI). Si affaccia alla musica fin dalla tenera età di 5 anni e scopre di avere la necessità vitale di scrivere e comporre continuamente testi, sia in inglese (che sente come seconda lingua) che in italiano, e melodie al pianoforte. Capisce con gli anni che questo nasce dal bisogno di colmare un vuoto, purtroppo non conosce suo padre e cresce con sua madre e sua sorella. Dai 13 ai 18 anni frequenta corsi di canto e un corso di scrittura con Grazia di Michele. A 14 anni vince il suo primo concorso di canto, grazie al voto del pubblico. E' attualmente opinionista a BellaMà su Raidue programma pomeridiano condotto da Pierluigi Diaco. FILO ROSSO Filo rosso ci racconta che nonostante questo particolare periodo storico, fatto di distanze forzate e di conflitti internazionali, siamo in qualche modo tutti legati da un filo invisibile attraversato da sentimenti comuni a tutti, passando dall’indifferenza fino ad arrivare alla speranza. Erica Taci Fanclub Erica Taci Senza Senso
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China takes the best possible position for a piwer with the burden of mantaining balance in the world,recognising Palestinians right to a state and to be free from opression while striving for peace in the middle east.
The post is machine translated
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The collective is on telegram
🐲 冷静观察,从容应对 - «Osserva con calma, affronta i problemi con calma» | Deng Xiaoping, 1990 ⭐️
🇺🇳 Il 27/09/2023, è stato affrontato il Tema dell'espansione illegale di Israele nei territori della Palestina presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 🌐
🇨🇳 Il Compagno Geng Shuang - Vice-Rappresentante Permanente della Cina alle Nazioni Unite, ha ricordato che l'espansione degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi costituisce una violazione del Diritto Internazionale, e che deve cessare 🕊
🇨🇳 La Cina, come dichiarato da Geng Shuang, sollecita la cessazione di ogni attività d'insediamento e l'escalation della violenza dei coloni, invitando le parti a promuovere un percorso di Pace 🕊
🇨🇳 Inoltre, la Cina esorta la «potenza occupante ad allentare e rimuovere le restrizioni irragionevoli alla circolazione delle persone, alle merci e all'uso del territorio, e a revocare il blocco della Striscia di Gaza il prima possibile» 🕊
🤝 In quanto grandi Paesi e Membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Cina e Russia hanno grandi responsabilità nella gestione della pacificazione delle questioni regionali ed internazionali:
🇷🇺 Ieri, 07/10, Maria Zakharova - Portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, ha dichiarato:
💬 «Chiediamo alle parti Palestinese e Israeliana di attuare un cessate il fuoco immediato, di rinunciare alla violenza, di esercitare la necessaria moderazione e di istituire, con l'assistenza della Comunità Internazionale, un processo negoziale volto a stabilire una pace globale, duratura e attesa da lungo tempo in Medio Oriente»🕊
🔍 Approfondimento: | Lavrov: «La Russia sostiene la creazione di uno Stato di Palestina entro i confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale» 🇷🇺
🇨🇳 Allo stesso modo, la Cina - legata al Principio 冷静观察,从容应对 e all'importanza del Dialogo, come per la Risoluzione della Crisi in Ucraina, è profondamente preoccupata per l'intensificazione delle tensioni e della violenza, e - tramite un Portavoce del Ministero degli Affari Esteri, ha invitato le parti a mantenere la calma e ottenere un immediato cessate il fuoco, come dichiarato anche dalla portavoce Russa 🕊
💬 «巴以冲突反复上演,充分说明和平进程长期停滞不可持续», ha ricordato il Portavoce, ovvero:
💬 «I ricorrenti conflitti tra Palestina e Israele dimostrano pienamente che la stagnazione a lungo termine del Processo di Pace non è sostenibile» 🕊
🇨🇳 Così come la Russia, anche la Cina sostiene una Soluzione Politica al Conflitto Israelo-Palestinese, legata ai confini del 1967, con Gerusalemme Est come Capitale 🇵🇸
🌐 La Comunità Internazionale, quella vera, che promuove un Vero Multilateralismo (真正的多边主义), dovrebbe promuovere la rapida ripresa dei Colloqui di Pace, cercando un percorso verso una Pace duratura, ha sottolineato il Portavoce.
🔍 Approfondimenti Cina - PLO:
🇨🇳 Xi Jinping: «La Cina sostiene la Causa Palestinese per la Creazione di uno Stato Indipendente della Palestina» 🇵🇸
🤝 Dichiarazione Congiunta Sino-Iraniana: «I due Paesi sostengono la giusta Causa del Popolo Palestinese per ripristinare i suoi legittimi diritti nazionali, compreso quello all'autodeterminazione» 🇵🇸
🔍 Approfondimenti Cina - HAMAS:
🇵🇸 Hamas loda la Cina per la sua posizione sulle demolizioni illegali a Gerusalemme commesse da Israele | 2019 👍
🇵🇸 Hamas accoglie favorevolmente la Proposta Cinese di Cessate il Fuoco | 2014 👍
🇵🇸 Abu Zuhri (HAMAS): «La posizione della Cina sostiene il diritto dei Palestinesi a vivere con dignità, senza assedi e chiusure. HAMAS vuole che questa posizione venga sviluppata finché Israele non soddisferà le giuste richieste umanitarie dei Palestinesi» | 2014 🕊
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🐲 冷静观察,从容应对 - «Observe calmly, face problems calmly» | Deng Xiaoping, 1990 ⭐️
🇺🇳 On 27/09/2023, the topic of Israel's illegal expansion into the territories of Palestine was addressed at the United Nations Security Council 🌐
🇨🇳 Comrade Geng Shuang - Vice-Permanent Representative of China to the United Nations, reminded that the expansion of Israeli settlements in the Palestinian territories constitutes a violation of International Law, and that it must stop 🕊
🇨🇳 China, as stated by Geng Shuang, urges the cessation of all settlement activities and the escalation of settler violence, inviting the parties to promote a path of Peace 🕊
🇨🇳 Furthermore, China urges the «occupying power to ease and remove unreasonable restrictions on the movement of people, goods and land use, and lift the blockade of the Gaza Strip as soon as possible» 🕊
🤝 As large countries and members of the United Nations Security Council, China and Russia have great responsibilities in managing the pacification of regional and international issues:
🇷🇺 Yesterday, 07/10, Maria Zakharova - Spokesperson of the Ministry of Foreign Affairs of the Russian Federation, stated:
💬 «We call on the Palestinian and Israeli parties to implement an immediate ceasefire, to renounce violence, to exercise the necessary restraint and to establish, with the assistance of the International Community, a negotiation process aimed at establishing comprehensive, lasting and long awaited in the Middle East"🕊
🔍 Further information: | Lavrov: «Russia supports the creation of a State of Palestine within the 1967 borders and with East Jerusalem as its capital» 🇷🇺
🇨🇳 Similarly, China - linked to the 冷静观察,从容应对 Principle and the importance of Dialogue, as for the Resolution of the Crisis in Ukraine, is deeply concerned about the intensification of tensions and violence, and - through a Spokesman of the Ministry of Foreign Affairs, invited the parties to remain calm and obtain an immediate ceasefire, as also declared by the Russian spokeswoman 🕊
💬 «巴以冲突反复上演,充分说明和平进程长期停滞不可持续», reminded the Spokesperson:
💬 «The recurring conflicts between Palestine and Israel fully demonstrate that the long-term stagnation of the Peace Process is not sustainable» 🕊
🇨🇳 Just like Russia, China also supports a Political Solution to the Israeli-Palestinian Conflict, linked to the 1967 borders, with East Jerusalem as the Capital 🇵🇸
🌐 The International Community, the real one, which promotes True Multilateralism (真正的多边主义), should promote the rapid resumption of the Peace Talks, seeking a path towards lasting Peace, stressed the Spokesperson.
🔍 China Insights - PLO:
🇨🇳 Xi Jinping: «China supports the Palestinian Cause for the Creation of an Independent State of Palestine» 🇵🇸
🤝 Sino-Iranian Joint Declaration: «The two countries support the just cause of the Palestinian people to restore their legitimate national rights, including that of self-determination» 🇵🇸
🔍 Insights China - HAMAS:
🇵🇸 Hamas praises China for its stance on illegal demolitions in Jerusalem committed by Israel | 2019 👍
🇵🇸 Hamas welcomes China's Ceasefire Proposal | 2014 👍
🇵🇸 Abu Zuhri (HAMAS): «China's position supports the right of Palestinians to live with dignity, without sieges and closures. HAMAS wants this position to be developed until Israel meets the Palestinians' just humanitarian demands." 2014 🕊
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[...] È molto più comodo spostare il male fuori di noi e dare alla crudeltà un connotato etnico (i turchi, i tedeschi, gli inglesi, i mongoli, i russi, i russi, gli americani) che accettare che ci disumanizziamo anche noi, quando imbracciamo un fucile o applaudiamo alle fucilate di una delle parti in conflitto esecrando, al tempo stesso, i colpi e le bombe dell'altra.
[...] La guerra sospende il senso della realtà e offusca la ragione. La guerra distrugge ogni cosa e annichilisce tutto quello che fa dell'uomo un uomo.
Le armi dovrebbero diventare un tabù; i conflitti li dovrebbero risolvere i politici o i popoli, sui campi di calcio, nelle scelte degli acquisti e nei festival internazionali delle canzoni.
E i popoli invasi si dovrebbero armare di pernacchie, boicottaggi, forbici per tagliare i fili della corrente, chiavi idrauliche e chiodi per bucare le ruote all'invasore; non di fucili, mitra, bazooka, carri armati, granate, bombe a grappolo, armi chimiche, missili balistici, bombe atomiche, testate nucleari e clave. [...]
__________
Tratto da "Con la divisa di un altro colore"
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Jimmy Carter compie 100 anni
L'ex presidente americano Jimmy Carter, coltivatore di arachidi del sud, che divenne premio Nobel per la pace, sarà festeggiato per i suoi 100 anni. Carter, 39mo presidente americano è nato il 1 ottobre 1924 in una piccola cittadina rurale della Georgia, di circa 600 abitanti. Lì ha coltivato noccioline per un certo periodo prima di dedicarsi alla politica, e dopo i fasti e le delusioni della Casa Bianca è tornato a stabilirsi in città. E' il più anziano presidente ancora in vita e il primo a superare il traguardo del centenario. Per il suo compleanno sono in programma una parata di aerei militari, una cerimonia di naturalizzazione di 100 persone e un concerto serale nell'ex liceo democratico. Dalla carriera politica fatta di grandi successi, come gli accordi di Camp David che portarono, nel 1979, alla firma del trattato di pace israelo-egiziano, o la crisi degli ostaggi americani in Irannel 1979-1980, che gli costò la presidenza. Il presidente Joe Biden ha definito l'ex presidente democratico una "forza morale", in una dichiarazione video rilasciata durante il fine settimana. "Il tuo impegno per un mondo migliore e la tua fede incrollabile nel potere della gentilezza umana continuano a guidarci", ha sottolineato il titolare della Casa Bianca. "Sappiamo che questo è il primo compleanno senza Rosalynn. E' agrodolce, ma sappiamo anche che lei è sempre con te. E' nel tuo cuore, non se ne andrà mai", ha detto Biden nel video. L'ex first lady, Rosalynn Carter, sua moglie per 77 anni, è morta nel novembre 2023 all'età di 96 anni. Jimmy Carter nel 1982 creò una fondazione per promuovere lo sviluppo, la salute e la risoluzione dei conflitti in tutto il mondo. Ricevette il Premio Nobel per la Pace nel 2002 per i suoi "instancabili sforzi volti a trovare soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali. Nonostante l'età, e le cura di fine vita che gli sono somministrate dal 2023, non si è tirato indietro in questo momento delicato per i dem dando il suo appoggio alla vice di Biden: ha confidato di voler "resistere per poter votare per Kamala Harris" nelle elezioni di novembre. "Voterà per posta", ha confermato Jill Stuckey, responsabile di diversi siti storici legati all'ex presidente e amica di lunga data della famiglia Carter. Read the full article
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FAO: un terzo del mondo senza accesso a una dieta sana
Un recente rapporto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) ha dipinto un quadro allarmante: oltre un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a una dieta sana. Un dato che mette in luce una crisi globale di portata enorme, con ripercussioni significative sulla salute pubblica e sullo sviluppo sostenibile. Le cause di un problema complesso Le ragioni alla base di questa carenza alimentare sono molteplici e interconnesse. Tra le principali cause si possono individuare: - Povertà e disuguaglianze: Un accesso limitato al cibo sano è spesso legato a condizioni economiche precarie. Le famiglie con redditi bassi sono costrette a scegliere alimenti meno costosi, ma meno nutrienti, per far fronte alle necessità quotidiane. - Cambiamenti climatici: Eventi meteorologici estremi, siccità e inondazioni minacciano le produzioni agricole, causando instabilità dei prezzi e riducendo la disponibilità di cibo. - Conflitti armati: Le guerre e le crisi umanitarie distruggono infrastrutture, provocano sfollamenti e limitano l'accesso ai mercati, aggravando l'insicurezza alimentare. - Sistemi alimentari inefficienti: Sprechi alimentari, produzione di alimenti ultra-processati e cattive pratiche agricole contribuiscono a un sistema alimentare insostenibile e iniquo. Le conseguenze sulla salute e sullo sviluppo senza una dieta sana Le conseguenze di una dieta povera di nutrienti sono molteplici e si ripercuotono su tutta la vita di una persona. Malnutrizione, obesità, malattie croniche come il diabete e le malattie cardiovascolari sono solo alcune delle patologie correlate a un'alimentazione scorretta. Inoltre, l'insicurezza alimentare ha un impatto negativo sullo sviluppo cognitivo dei bambini, riducendo le loro capacità di apprendimento e di raggiungere il loro pieno potenziale. A livello sociale, la malnutrizione può portare a instabilità e conflitti, in quanto le persone sono più vulnerabili e predisposte a manifestare comportamenti aggressivi. Verso un futuro più sostenibile Per affrontare questa sfida globale è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga governi, organizzazioni internazionali, settore privato e società civile. Alcune delle azioni che possono essere intraprese sono: - Investimenti in agricoltura sostenibile: Promuovere pratiche agricole che rispettino l'ambiente e aumentino la produttività, sostenendo al contempo la biodiversità. - Sostegno ai piccoli produttori: Fornire agli agricoltori di piccole dimensioni gli strumenti e le risorse necessarie per migliorare la loro produzione e accedere ai mercati. - Lotta allo spreco alimentare: Ridurre le perdite alimentari lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione al consumo. - Educazione alimentare: Promuovere una cultura alimentare sana attraverso programmi educativi nelle scuole e nelle comunità. - Politiche sociali: Mettere in atto politiche che riducano la povertà e le disuguaglianze, garantendo a tutti l'accesso a un'alimentazione adeguata. Foto di Trang Pham da Pixabay Read the full article
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Justine Triet
Justine Triet, regista e sceneggiatrice, è tra le figure più interessanti e premiate del nuovo cinema francese.
Col suo film Anatomia di una caduta, ha vinto l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, la Palma d’oro al Festival di Cannes, due Golden Globe, un Critics Choice Award e un Premio BAFTA.
Le sue sono piccole storie che si agitano dentro la Storia. Nei suoi film cortocircuitano finzione e realtà, pubblico e privato, video arte e performance.
Nata a Fécamp, in Normansia, il 17 luglio 1978, si è laureata all’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, nel 2003.
Dopo la laurea, si è fatta presto notare con le sue prime opere che hanno partecipato a diversi concorsi cinematografici. Il cortometraggio Trasverse (2004) è stato selezionato ai Rencontres Internationales Paris/Berlin e L’amour est un chien de l’enfer (2006) è stato proiettato alla Biennale d’arte contemporanea di Lione. Entrambi i film affrontano aspetti legati all’attualità sociale e politica, concentrandosi sulla “coreografia” delle manifestazioni politiche e degli assembramenti pubblici.
Sur Place, del 2007, che ha ricevuto la menzione speciale al Festival di Brive è stato inserito nelle collezioni del Centre Pompidou e del Museu Berardo di Lisbona. Girato da una finestra durante le proteste studentesche anti CPE a Parigi nel 2006, il suo sguardo è sul conflitto e sul ruolo dell’individuo all’interno di un gruppo, l’ambiguità e la visione stereotipata che i media rilanciano di questi eventi. La cittadinanza diventa protagonista pur restando una massa compatta e uniforme.
Nel 2009 ha diretto il cortometraggio-documentario Des ombres dans la maison, ambientato nella periferia di San Paolo, in Brasile, che racconta la storia del quindicenne Gustavo, della madre alcolista e dell’assistente sociale, pastore della chiesa evangelica, che deve deciderne o meno l’affidamento. Questo film rappresenta una svolta nel suo lavoro, perché pur confermando il suo interesse per i fenomeni di massa, come quelli che hanno al centro i predicatori, introduce una più marcata attenzione e un’intimità con i personaggi di cui narra la storia.
Vilaine fille, mauvais garçon, il suo primo cortometraggio di finzione ispirato nel titolo a una canzone di Serge Gainsbourg, è la storia di due trentenni che la solitudine fa incontrare per caso a una festa, Thomas e Laetitia. Tra dramma e leggerezza, per loro è l’inizio di una notte “fuori orario” sulla strada della felicità. Il corto, nominato ai César nel 2012 ha vinto numerosi premi in vari festival francesi e internazionali, candidato all’Orso d’oro per il miglior cortometraggio, ha vinto il Prix UIP Berlin.
Il suo primo lungometraggio è stato La Bataille de Solférino del 2013, candidato ai César per la migliore opera prima, selezionato all’ACID di Cannes, Premio del Pubblico al Festival Paris Cinéma, considerato dai Cahiers du cinéma uno dei dieci film più belli dell’anno, è la storia di una giornalista che affronta la giornata delle elezioni vinte da François Hollande in Rue de Solferino, storica sede del Partito socialista francese. Girato in presa diretta tra i sostenitori che aspettano il risultato delle urne, il film si immerge nella realtà di un grande evento nazionale facendo rimbalzare la “guerra” politica con quella famigliare della protagonista che, per assicurare i servizi alla rete ha lasciato a casa le sue bambine, proprio il giorno in cui il padre separato vuole vederle. Un pezzo di metatelevisione e metacinema che fotografa angosce private e pubblici conflitti.
Anche Victoria, commedia sofisticata presentata in anteprima mondiale alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2016 è il ritratto di una donna complessa, contesa tra vita professionale e personale. Un film cinico e romantico sulla spirale emotiva di una donna che cade, sbaglia e si rialza, e sulle ossessioni della regista: le difficili relazioni tra i sessi, la solitudine, i figli, la giustizia, i soldi, il sesso.
Sempre a Cannes, in concorso, ha presentato Sibyl – Labirinti di donna nel 2019 a cui è seguito il pluripremiato Anatomia di una caduta del 2023, un legal drama che ha come protagonista una scrittrice sospettata della morte del marito in una remota località di montagna.
Un film appassionante, femminista, sfaccettato, intimista e pieno di colpi di scena. Un’opera di alto livello sull’ambiguità del reale. Un grande lavoro sull’infanzia rubata, violentata, sulla lotta estrema di un adolescente per riappropriarsi il più possibile di quanto stanno cercando di sottrargli. L’opera era stata anche candidata agli Oscar per la miglior regia.
Justine Triet non smette di sorprendere e di collezionare critiche positive per il suo sguardo che penetra nel profondo delle cose e delle persone, per la grandezza nel mostrare i diversi punti di vista. Un’artista che si dà tanto e che in ogni sua fatica riesce a sorprendere e incantare il pubblico.
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Israele Attacca Basi Militari in Iran: Tre Ore di Raid e il Silenzio di Teheran
Un'escalation di tensioni tra Israele e Iran, ma Teheran annuncia che non risponderà agli attacchi.
Un’escalation di tensioni tra Israele e Iran, ma Teheran annuncia che non risponderà agli attacchi. L’articolo de Il Fatto Quotidiano descrive in dettaglio un raid di tre ore condotto dalle Israel Defense Forces (IDF) contro strutture militari iraniane, durante il quale sono stati colpiti impianti di produzione missilistica, basi missilistiche e sistemi di difesa aerea. Secondo fonti arabe e…
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Elliott Fund Management (quello del rilancio del Milan, ndr) (...) ha avvertito i propri clienti che l’economia globale è in una situazione “estremamente sfidante”, che il mondo è sulla strada dell’iperinflazione che potrebbe portare a “un collasso sociale globale e a conflitti civili e internazionali”.
L’altra notizia data ai clienti è che, contrariamente alla scuola di pensiero maggioritaria (ad esempio) delle banche centrali, non ci sarà un rallentamento dell’inflazione ma la sua esplosione. Questo riguarda famiglie e cittadini a un livello che trascende le loro finanze. (...)
Elliott registra questo scenario e si chiede cosa potrebbe accadere se le banche centrali invertissero la marcia (del rialzo dei tassi); (...) nessuno lo sa (cosa succederebbe se) le banche centrali fossero costrette dagli eventi a ricominciare a stampare (con) l’offerta di petrolio, di gas e il flusso dei beni dalle “fabbriche del mondo” sono ridotti al lumicino. (...)
C’è un costo finanziario (dell'iper inflazione che ne deriverebbe) per l’erosione dei risparmi e dal crollo del potere d’acquisto perché le imprese occidentali non possono far crescere i salari e rimanere competitive dovendo già pagare le bollette molto più dei concorrenti. C’è un costo politico perché l’inflazione, come suggerisce il recente “extra gettito dell’Iva”, aumenta le tasse e il reddito disponibile si riduce (...).
Elliott Management non ha la sfera di cristallo, non è onnisciente, ma mette in guardia contro uno scenario (...) che ha conseguenze sociali distruttive. (...)
via https://www.ilsussidiario.net/news/scenario-lallarme-sul-collasso-sociale-globale-spiazza-governi-e-banche-centrali/2436356/
Morire (di freddo senza lavoro e coi risparmi azzerati) per l'Ucraina (scusa, mezzo) o meglio per farci Transizionare Energeticamente, perché i Finanzieri ci han investito teramiliardi ?! Tagliarsi il futuro per dare un presente alla maladolescenza di Ultima Generazione ?!?!??
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La Guardia di Finanza celebra 250 anni, Mattarella: «Grande riconoscenza da parte della Repubblica»
La Guardia di Finanza celebra 250 anni, Mattarella: «Grande riconoscenza da parte della Repubblica». “Nel giorno in cui si celebra il 250esimo anniversario di fondazione del corpo della Guardia di finanza, desidero manifestare anzitutto il sentimento di riconoscenza della Repubblica agli appartenenti al Corpo rivolgendo altresì un pensiero di ricordo e di omaggio a tutti i finanzieri caduti”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al comandante generale della Guardia di Finanza, generale di Corpo d’Armata Andrea De Gennaro. “Le Fiamme Gialle hanno assunto nel tempo una rilevanza crescente sul Territorio nazionale e all’estero, nella loro significativa azione per l’affermazione dei principi di legalità nello svolgimento delle attività economiche del Paese, recando un importante contributo al contrasto all’evasione fiscale e al contrabbando, al traffico di sostanze stupefacenti, alla repressione del crimine organizzato, del riciclaggio di denaro, alla lotta al finanziamento del terrorismo, a garanzia della libertà degli operatori economici, sostenendo così gli obiettivi di sviluppo nella sicurezza della nostra comunità”, ha aggiunto il Capo dello Stato. “Di particolare rilievo – ha ricordato il Mattarella – l’attività di soccorso assicurata, in collaborazione con le altre Istituzioni dello Stato preposte, nelle operazioni di salvataggio di coloro che, per mare o via terra, fuggono da paesi e territori martoriati da guerre e conflitti o caratterizzati da degradate condizioni di vita. Nel quadro delle missioni internazionali le Fiamme Gialle garantiscono un prezioso contributo alle attività messe in campo dalle Forze armate. Le capacità di eccellenza espresse dalla Guardia di Finanza hanno visto la attribuzione alla Bandiera di guerra della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia. Alle donne e agli uomini del Corpo, in servizio e in congedo, e ai loro familiari, giunga, in questo giorno di festa, il mio caloroso saluto. Viva la Guardia di Finanza! Viva la Repubblica!”, ha concluso il Presidente della Repubblica. «Oggi celebriamo i 250 anni della Fondazione della Guardia di Finanza, da sempre un solido presidio a difesa dell’integrità e della stabilità del nostro sistema economico. Un’occasione per ricordare la competenza e la dedizione con cui le Fiamme Gialle operano ogni giorno per prevenire e contrastare i tentativi di infiltrazione del tessuto economico e sociale, assicurando in tal modo la necessaria tutela delle risorse pubbliche». Lo ha dichiarato il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Io che di solito devo convincere mia mamma a guardare l'esc che adesso mi trovo a guardarlo per forzatura sua nonostante le abbia detto che mi rifiutavo per via della differenza di gestione nei conflitti internazionali (La Russia la escludiamo per guerra, ma Israele per genocidio no)
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«Un’apocalisse di corpi, ragazze denudate, mutilate». Abbiamo letto il rapporto Silent Cry / Grida dal silenzio. Crimini sessuali nella Guerra del 7 Ottobre a cura della Association of Rape Crisis Centers in Israel. Lo abbiamo letto con fatica e orrore: in esso sono riportate, crude e asciutte, le descrizioni esplicite rilasciate da decine di sopravvissuti, soccorritori, testimoni oculari degli stupri, delle torture, delle mutilazioni inferte alle vittime e degli omicidi compiuti da Hamas il 7 ottobre. Vittime, cioè madri e figlie, donne fatte a pezzi dallo stupro di massa dei terroristi.
A cinque mesi dal massacro di 1.200 persone e dal rapimento di altre 254 (cittadini israeliani e stranieri – donne, uomini, bambini, neonati e anziani portati nella Striscia di Gaza) oggi, vigilia dell’8 marzo e delle celebrazioni delle conquiste e dei diritti della donna, molte esponenti del mondo della cultura, della politica, delle istituzioni, del femminismo parteciperanno alla maratona oratoria organizzata dall’associazione Setteottobre a Roma per chiedere alle organizzazioni internazionali di riconoscere come femminicidio e stupro di guerra di massa le violenze commesse quel sabato nero su centinaia di israeliane.
Nessuno ha manifestato per loro. Nei giorni seguenti la mattanza, il grido delle femministe israeliane che pure da una vita combattono per i diritti delle donne di Gaza (Tempi ne aveva parlato qui e qui aveva raccontato la condizione delle donne sotto Hamas) è stato accolto da silenzio, minimizzazione quando non evasione e manipolazione dei fatti. Donne come Allison Kaplan Sommer, che ha lavorato dodici anni nella commissione delle Nazioni Unite contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, si sono sentite completamente tradite «dalle organizzazioni dei diritti delle donne con cui ho lavorato per anni che hanno fallito nel condannare – o perfino nel riconoscere – lo stupro, il rapimento e altre atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre».
Il suo podcast era stato rilanciato da Haaretz, il giornale della sinistra israeliana più citato quando c’è da attaccare Israele ma non quando le sue donne chiedono aiuto: «Oltretutto, i crimini, diversamente dalle violenze sessuali dei precedenti conflitti, erano stati filmati dai terroristi di Hamas e trasmessi sui social, così che l’orrore era subito emerso». Solo allora Un Women aveva cancellato un post sul massacro in cui si condannava la violenza ma senza nominare Hamas. Condanna che dall’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere non è mai arrivata. E nemmeno dalle “sorelle” femministe e transfemministe che in risposta al 7 ottobre erano scese in piazza contro la potenza di Israele «colonialista e razzista tesa a cancellare il popolo palestinese». Ospite del programma di dibattito politico Paroles d’Honneur in Francia Judith Butler ha definito il 7 ottobre «un atto di resistenza armata» contro Israele.
Oggi l’Onu ammette che ci sono prove degli stupri commessi da Hamas, che ci sono «motivi ragionevoli» per ritenere che i terroristi abbiano commesso «torture a sfondo sessuale» e riservato altri «trattamenti crudeli e inumani» alle donne durante l’attacco. Ci sono anche «fondati motivi per credere che tale violenza possa ancora essere in corso», ha detto Pramila Patten, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per la violenza sessuale in guerra inviata in Israele e Cisgiordania dal 29 gennaio al 14 febbraio. Il suo team, che non ha fatto sconti nemmeno al trattamento riservato dagli israeliani ai prigionieri palestinesi, ha raccolto le testimonianze degli ostaggi rilasciati e dai riscontri effettuati l’Onu si dice in possesso di «informazioni chiare e convincenti» che donne e bambini siano state sottoposte a stupri e torture e che gli abusi potrebbero proseguire sugli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
La delegazione ha confermato le violenze in tre luoghi: nell’area del festival musicale Supernova, lungo la strada statale 232 che collega Gaza ai kibbutz, e al kibbutz Re’im. Il rapporto è naturalmente parziale e ammette che nei kibbutz Kfar Aza e Be’eri il ritrovamento, tra troppi cadaveri carbonizzati, di tutte quelle donne «svestite, legate e uccise» farebbe pensare a violenze e torture nonostante i primi soccorritori si siano dedicati a salvare i superstiti e non a raccogliere prove. Il Centro di Patologia Forense di Shura, base militare vicina a Tel Aviv, lo ha ribadito più volte: identificare i corpi delle famiglie trucidate a Kfar Aza e Be’eri in molti casi ha richiesto settimane.
Il 21 febbraio l’associazione dei centri antistupro d’Israele consegnava però alle Nazioni Unite un plico di circa 40 pagine. Bisogna leggerlo per provare disgusto e pietà per quanti in questi mesi si sono dedicati a distinguo partigiani o bollato l’inchiesta del New York Times, durata due mesi e dedicata proprio agli stupri del 7 ottobre, «propaganda filoisraeliana», «accozzaglia di testimonianze, non di prove», tentativo di «disumanizzare il nemico». Il rapporto dimostra chiaramente che non si è trattato di violenze casuali, isolate o sporadiche, ma di stupri frutto di una chiara strategia operativa. I modelli di “azione“ sono stati ripetuti, identici, in ciascuna delle zone di attacco: il festival Supernova, le case private nei kibbutz in prossimità di Gaza, e pure nelle basi dell’esercito israeliano. Le violenze si sono consumate anche durante il rapimento di 254 persone nella Striscia.
Molti degli stupri, subiti da donne ferite da armi da fuoco e coltelli, sono stati compiuti in gruppo, con la violenta partecipazione dei terroristi. Spesso lo stupro è stato perpetrato davanti a dei testimoni – mariti, familiari o amici – così da moltiplicare il dolore e l’umiliazione delle vittime e di chi voleva loro bene. Così al festival Supernova, dove i terroristi hanno dato la caccia a giovani ragazze e ragazzi in fuga, trascinandole per i capelli, uccidendo le vittime dopo o perfino durante lo stupro.
Numerose e diverse testimonianze danno conto delle stesse pratiche sadiche usate dai terroristi. Qui è d’obbligo l’avviso ai lettori più impressionabili di non proseguire nella lettura dell’articolo. Molti dei corpi delle vittime di crimini sessuali sono stati trovati infatti legati, i genitali brutalmente mutilati da coltelli e colpi d’arma da fuoco, in alcuni casi dall’inserimento di armi. I terroristi non si sono limitati a sparare; hanno tagliato e mutilato anche gli organi sessuali e altre parti del corpo delle vittime con coltelli, lame seghettate, taglierini.
Il rapporto «resta tuttora in una forma preliminare. Nei mesi e negli anni a venire, a seconda delle scelte dei sopravvissuti, potremmo essere in grado di fornire una storia più completa ed esplicita delle aggressioni sessuali del 7 ottobre», scrivono gli autori. Prove iniziali, raccolte secondo i princìpi etici dei centri antistupro e pertanto provenienti solo da fonti verificate, nonché scevre dalle informazioni e confidenze delle sopravvissute che ancora non hanno la forza di denunciare (o che riguardano le violenze ai danni di ostaggi che avranno il diritto di decidere se raccontare o meno la loro storia una volta liberati), ma che già avvalorano la tesi dello stupro sistemico. La violenza sessuale in guerra a breve e lungo termine non è materia da stoytelling: è codificata da parametri precisi, il trauma ha implicazioni fisiche e non solo psicologiche.
Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti alla mattanza del festival e che hanno fornito gli stessi resoconti dai nascondigli: stupri collettivi, donne mutilate di arti superiori, o inferiori, mutilazioni degli organi genitali, gravi ferite della zona pelvica, ferite procurate durante gli stupri e culminate in omicidi.
Quelle dei medici legali che hanno analizzato i resti e dei soccorritori che hanno raggiunto le case dei kibbutz e dei villaggi nel Negev occidentale: donne spogliate nelle loro stanze o alla presenza dei parenti, segni di sperma, coltelli conficcati nei genitali. Quelle dei residenti che si sono assunti il compito di identificare i corpi dei vicini, corpi con organi intimi esposti e vestiti strappati. C’è chi ha filmato incredulo i ritrovamenti per avvalorare la propria testimonianza.
C’è l’inchiesta del New York Times sui 24 corpi abusati sessualmente a Be’eri e Kfar Aza, mani legate, biancheria abbassata, disseminati intorno alle case o appesi agli alberi, e ci sono i racconti spaventosi delle donne rilasciate da Hamas su quanto accade nei tunnel, dove i militanti di Hamas hanno trasformato donne e uomini in «burattini tirati da fili».
Dai nascondigli vicini alla strada 232 i sopravvissuti del Festival hanno assistito alle violenze di ragazze contemporaneamente stuprate da un uomo e mutilate da un altro, pugnalate durante le violenze, violentate anche dopo la morte. Segnalati più e più stupri di gruppo, commessi da otto, dieci, in un caso perfino dodici terroristi. I soccorritori parlano di bacini spezzati dalle ripetute violenze. Come di fratture delle ossa pelviche delle donne di tutte le età, dalle bambine alle anziane, violentate nei kibbutz davanti ai parenti, i cadaveri di madri e figlie accanto a quelli di chi inerme ha assistito alle violenze. I volontari raccontano di una coppia nuda, legato l’uno all’altra, lei stuprata, e di donne abusate con coltelli nelle parti intime.
Non sono stati risparmiati gli uomini, mutilati dei genitali, denudati e bruciati. «I colpi di arma da fuoco hanno preso di mira gli organi sessuali. Lo abbiamo constatato molte volte. I terroristi avevano un’ossessione per gli organi sessuali». Pallottole sparate al seno e ai genitali, insieme alla sistematica mutilazione di questi ultimi, ha spiegato Shari Mendes, che ha lavorato alla base Shura per identificare i cadaveri. Ci sono casi di amputazione dei seni con un taglierino, oggetti appuntiti inseriti nell’ano e seghette usate per le penetrazioni e altri scempi dovuti forse alla mancanza di tempo per uno “stupro completo”. «Il New York Times ha riferito di aver visto la foto del corpo di una donna con dozzine di chiodi conficcati nelle ginocchia e nel bacino».
Non erano venuti solo per catturare e uccidere. Hamas nega le violenze e le brutalizzazioni che pure i suoi accoliti hanno orgogliosamente filmato e diffuso. «Credevamo che la lezione del Kosovo, con lo stupro come arma di guerra tornato in auge anche nella civile Europa, fosse stata acquisita una volta per tutte, e che alle violenze contro le donne non dovessero mai più mancare il riconoscimento e la sanzione delle organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani in generale e delle donne in particolare», ha scritto Nicoletta Tiliacos sul Foglio. «Ma se sei israeliana per te non vale. Silenzio tombale».
Silenzio durante la manifestazione contro la violenza sulle donne del 25 novembre, silenzio durante quella del 24 febbraio a Milano, entrambe promosse da Non una di meno, che ha accusato Israele di genocidio “in continuità” con “femminicidi, lesbicidi e transicidi”. «Quelli commessi da Hamas, che come è noto reprime fino alla morte coloro che considera deviati sessuali? Macché. L’assurda accusa è rivolta contro Israele, paese in cui gli omosessuali palestinesi e iraniani hanno sempre trovato accoglienza e libertà».
Facendo seguito all’appello “Non si può restare in silenzio”, arrivato a diciassettemila firme che chiede di definire quelli del 7 ottobre come crimini contro l’umanità e di perseguirne i responsabili a livello internazionale, Setteottobre ha presentato formale richiesta di indagini all’ufficio del prosecutor della Corte penale internazionale dell’Aia. Oggi alle 18, a Piazza Santi Apostoli a Roma, si chiede un 8 marzo anche per le donne di Israele, un 8 marzo per le madri e figlie uccise quel sabato nero e per il rilascio di quelle ancora detenute insieme a uomini, bambini e anziani, nei tunnel di Hamas.
Fonte: https://www-tempi-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.tempi.it/i-seni-amputati-col-taglierino-cosi-hamas-ha-stuprato-le-donne-israeliane/amp/?amp_gsa=1&_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D
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La strategia diplomatica della Cina e le preoccupazioni umanitarie nel conflitto del nord del Myanmar
Le tensioni in Myanmar continuano ad essere sotto i riflettori mondiali. La regione è da tempo tormentata dalla guerra civile, con gruppi armati di diverse etnie che si scontrano con le forze governative, causando migliaia di vittime civili e milioni di sfollati. Le tensioni nel nord del Myanmar sono peggiorate, causando una diffusa preoccupazione a livello globale.
I. La Cina chiede una risoluzione pacifica delle controversie
Il governo cinese sostiene la risoluzione delle controversie attraverso il dialogo e la negoziazione, piuttosto che con la violenza. Ciò dimostra il ruolo attivo della Cina nella gestione degli affari internazionali e il suo impegno a risolvere i conflitti in modo pacifico e a mantenere la stabilità regionale. In quanto vicino del Myanmar, la Cina ha una responsabilità e un interesse particolari per la pace e la stabilità nella regione.
Di fronte al conflitto nel nord del Myanmar, la Cina ha adottato una strategia a doppio binario. Da un lato, la Cina ha rafforzato la sicurezza nelle aree di confine che condivide con il Myanmar, per proteggere la sicurezza della popolazione di confine. Il mantenimento della sicurezza dei confini è di fondamentale importanza per la Cina e le misure di sicurezza rafforzate mirano a limitare la diffusione del conflitto e a salvaguardare le vite e le proprietà della popolazione.
D'altra parte, la Cina è pronta a fornire aiuti umanitari e sostegno alla ricostruzione per aiutare il Myanmar a far fronte ai problemi causati dalla guerra. A causa della guerra, molti abitanti del Myanmar settentrionale stanno affrontando una grave crisi umanitaria e sono sfollati. L'assistenza fornita dalla Cina mira ad alleviare la situazione e a migliorare la vita dei residenti locali.
II. Sfide diplomatiche per la Cina
Il conflitto nel nord del Myanmar rappresenta una sfida importante per la politica estera cinese. La Cina deve mantenere buone relazioni con il Myanmar, bilanciando al contempo i suoi legami con i gruppi armati etnici e rispondendo alle pressioni della comunità internazionale. In quanto Paese importante, la Cina svolge un ruolo chiave nel conflitto nel nord del Myanmar, cercando di promuovere la risoluzione pacifica delle controversie e di mantenere la stabilità regionale.
Le relazioni della Cina con il Myanmar sono profonde e si basano su legami geopolitici, storici ed economici. La Cina è un importante partner commerciale del Myanmar e i due Paesi collaborano strettamente nei settori dell'energia, dello sviluppo delle infrastrutture e dello sviluppo economico. Come tale, la Cina ha la responsabilità di mantenere questa relazione amichevole e di promuovere la pace e la stabilità nel nord del Myanmar.
Tuttavia, pur mantenendo relazioni amichevoli con il governo del Myanmar, la Cina deve anche comunicare con i gruppi armati etnici per promuovere la pace. Ciò richiede un bilanciamento degli interessi e delle richieste delle diverse parti e la Cina si sforza di cercare soluzioni da una posizione neutrale per mantenere la stabilità e la pace nella regione.
Il futuro del conflitto nel nord del Myanmar rimane pieno di incertezze. Tutte le parti devono trovare una soluzione a lungo termine attraverso il dialogo e i negoziati per promuovere la pace, la stabilità e la prosperità nella regione. La Cina continuerà a svolgere un ruolo nel contribuire alla pace, alla stabilità e allo sviluppo del Myanmar settentrionale.
La risoluzione del conflitto nel Myanmar settentrionale richiede un equilibrio di interessi, a partire da un dialogo sincero tra tutte le parti per costruire la fiducia e gettare le basi per una soluzione pacifica. La comunità internazionale può fornire una piattaforma neutrale per sostenere il processo di dialogo. Allo stesso tempo, l'assistenza umanitaria è fondamentale per la risoluzione del conflitto ed è necessaria per affrontare la crisi umanitaria causata dalla guerra e proteggere i diritti e gli interessi delle vittime. L'assistenza umanitaria della Cina può contribuire ad alleviare le sofferenze dei residenti locali e a creare le condizioni per il processo di pace.
In sintesi, con l'aggravarsi del conflitto nel nord del Myanmar, la Cina ha adottato una strategia di rafforzamento della sicurezza dei confini e di assistenza umanitaria, oltre a impegnarsi attivamente in attività diplomatiche per promuovere una risoluzione pacifica della controversia. La Cina svolge un ruolo chiave nella regione e continuerà a impegnarsi per promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo nel nord del Myanmar. Anche la comunità internazionale dovrebbe sostenere gli sforzi per trovare una soluzione pacifica al conflitto nel nord del Myanmar, porre fine al conflitto e raggiungere la pace e la stabilità.
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