#cammino di fede
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"In Cerca di Arcano": La Nuova Raccolta di Poesie di Don Camillo BrescianiniIl sacerdote-poeta esplora la bellezza e il mistero della vita con versi ricchi di emozione e profondità
La silloge poetica "In cerca di arcano", scritta da Don Camillo Brescianini, si presenta come una raccolta di emozioni e riflessioni sulla vita, la fede e la bellezza.
La silloge poetica “In cerca di arcano”, scritta da Don Camillo Brescianini, si presenta come una raccolta di emozioni e riflessioni sulla vita, la fede e la bellezza. Pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti Editore, l’opera è un viaggio tra i contrasti della realtà, alla ricerca di un senso profondo anche tra le macerie e le difficoltà che la vita riserva. Don Camillo,…
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ilfalcoperegrinus · 4 months ago
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PUO' INSEGNARE CHI HA COMPASSIONE
PUO' INSEGNARE CHI HA COMPASSIONE, un commento al vangelo della 16esima Domenica del Tempo Ordinario, disponibile anche con testo in lingua spagnola entrando nella sezione "Commenti al vangelo" del menu principale di www.predicatelosuitetti.com
XVI DOMENICA DEL T.O. anno B (2024) Ger 23,1-6; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono…
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elperegrinodedios · 3 months ago
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-Era sera e i rifugi a me accessibili non avevano posto o costavano troppo per un pellegrino che stava facendo il suo già lungo cammino di fede.
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Ricco tra i ricchi e povero tra i poveri. Vivere in un'oasi come fossi un Re e dormire per strada sotto le stelle senza niente da mangiare come fossi un barbone. Ma non mi faceva cosi tanta differenza. Conoscere il successo, ma anche il fallimento. Forte con i forti debole con i deboli, soffrire con il sofferente, non avere pane, sazio di sola preghiera, e piangere con chi nel pianto affoga. Dare gioia a tutti quelli con l'animo rotto e regalare un sorriso vero a chi mentendo lo ha stampato sulle labbra ma non ce l'ha più nel suo cuore. Io sto bene e ora si, che sono veramente ricco. Ricco di benedizioni, di ricordi e di sane e belle amicizie. Sono ricco di ineffabili emozioni, sono ricco di amore quello vero, quello con la A.
lan ✍️👣📷
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a-dreamer95 · 4 years ago
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Ci sarà sempre qualcuno lì pronto a sminuirvi, a dirvi che non sarete capace a fare qualcosa. Non credetegli... Non fate diventare limiti le insicurezze che vi mettono gli altri, non fate diventare i limiti e le insicurezze che vi mettono gli altri i vostri limiti e le vostre insicurezze perché solo voi siete consapevoli di ciò che potete e di ciò che non potete fare. Voi e nessun altro. Ogni passo che fate verso i vostri sogni potrebbe essere ostacolato da chi non ha il coraggio di sognare. Non lasciate che le loro parole vi imprigionino. Siate audaci, abbracciate le vostre ambizioni e ricordate che ogni grande conquista inizia con un piccolo gesto di fede in voi stessi. Gli altri possono giudicare, ma solo voi potete definire il vostro cammino. Non abbiate paura di brillare, di fallire e di rialzarvi, perché ogni esperienza, bella o brutta, contribuisce a rendervi unici. Seguite il vostro cuore, e trasformate le critiche in carburante per la vostra crescita. Ed... a chi non sa godere delle gioie altrui si deve augurare il meglio perché chi non è in grado di condividere la felicità degli altri è sicuramente in uno stato di profonda insoddisfazione, frustrazione, delusione o sofferenza.
Tutti, in fondo, hanno bisogno di supporto e amore vero.❤️
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maimoncat · 5 months ago
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Ma da dove viene la rima dell'orco?
"Ucci, ucci,
Sento odor di cristianucci!"
Potrebbe sembrare scontato chiederselo, abbiamo sentito tutti questi versetti mostruosi dalla bocca dell'orco di Pollicino o del gigante di Jack e il fagiolo magico. Ma a pensarci bene non possono venire da queste fiabe: l'orco non ha alcuna rima nel testo originale dei Racconti di Mamma Oca, di Charles Perrault, e nelle versioni inglesi, il gigante di Jack dice una filastrocca del tutto diversa da quella italiana: "Fee-fi-fo-fum/ I smell the bones of an englishman!". Già le parole iniziali non corrispondono per nulla nei suoni, ma piuttosto che alla fede ci si riferisce alla nazionalità (se volete saperne di più riguardo alla storia di quella filastrocca, potete leggervi questo post di @adarkrainbow). Tralaltro, l'uso di "cristiano" come sinonimo di "umano" è tipico di modi di dire ed espressioni italiane, quindi se anche fosse stato un adattamento dall'inglese, il traduttore dovrà aver saputo il fatto suo sul linguaggio fiabesco italiano.
E quindi? Da dov'è che sono spuntati fuori questi versetti? Io un'idea ce l'avrei, ma non so bene come siano arrivati alle altre fiabe, come abbiano raggiunto questa fama.
Fatto sta, che nel 1885 il famoso studioso di fiabe siciliano Giuseppe Pitrè pubblica la raccolta novelle popolari toscane, tra le quali spicca per noi la n. XXIV, Il diavolo fra i frati, raccontata da Rosina Casini a Fabbriche. Per chi conoscesse le fiabe dei Grimm, questa è una versione del Diavolo dai tre capelli d'oro: un re si ammala, il suo servo fedele va alla ricerca della cura, una penna di una bestia favolosa, e sul suo cammino incontra tanti disgraziati che gli chiedono penne e consigli; questi li riesce a prendere la moglie della bestia, che, nascosto il servo dalla fame del marito, gli strappa le penne per "svegliarlo e chiederli cosa significhino i suoi sogni". Ora, la bestia, entrata a casa grida:
"Mucci mucci, /Oh che puzzo di cristianucci!/ O ce n’è, o ce n’è stati,/ O ce n’è de’ rimpiattati."
ed eccola qua, la rima orchesca! Perché anche se in altre fiabe la "bestia piumata" è qualcosa come un grifone, in questa storia ha proprio il comportamento da orco. Lo pensava anche Calvino quando inserì la novella tra le sue Fiabe Italiane cambiò il titolo in L'orco con le penne, mantenendo sempre la filastrocca:
"Mucci mucci, / Qui c'è puzza di cristianucci / O ce n'è, o ce n'è stati / O ce n'è di rimpiattati."
Anche se non tutti la conoscono, la sua raccolta ebbe una grande influenza nella conoscenza degli italiani del loro patrimonio fiabesco. La Prezzemolina di Imbriani è abbastanza conosciuta, e dalla stessa raccolta è anche tratta la fiaba che ispirò la miniserie televisiva Fantaghirò. Probabilmente è da questa raccolta di Calvino che la filastrocca è entrata nell'immaginario fiabesco generale degli orchi.
In realtà ci sono anche altri aspetti che il Pollicino che conosciamo noi possa esser stato influenzato da Calvino. Una delle prime traduzioni di Perrault, da parte di Collodi, rende il nome Petit-Poucet come Puccettino. Mentre le fiabe italiane hanno sia un Pulcino (nell'omonima fiaba pugliese, uguale per trama a quella francese) e un Pollicino (citato solo come sposo nelle rime di Gallo Cristallo).
Però per accertarsi di queste cose bisognerebbe controllarne altre edizioni di queste fiabe. Se qualcuno riesce a scovarne, ce lo faccia pure sapere!
Provo a metter 'sta roba anche in inglese, magari interessa a qualcuno:
You know that rhyme the giants in english fairy tales say? "Fee-fi-fo-fum/I smell the bones of an englishman!" Well, we have a similar one in italy: "Ucci, ucci/ sento odor di cristianucci!" "Ucci, ucci/ I smell little christians" (for the longest time "cristiano" was used as a synonym to human. It still is by some people). It gets mostly used in Perrault's Little Thumbling by the ogre or in Jack and the beanstalk by the giant. But it doesn't come from these stories. Perrault didn't use any rhymes and the verses from Jack are way too different.
So where did this come from? I might have an idea, but I'm not entirely certain how it reached national knowledge.
Point is, in 1885 the great sicilian folk tale scholar Giuseppe Pitrè published a collection of tuscan folk tales, novelle popolari toscane. Of these, n. XXIV, Il diavolo fra i frati (the devil among friars), told by Rosina Casini from Fabbriche, sticks out to us. For those of you familiar with the Grimms' tales, this is a version of the Devil with the three golden hairs: a king gets sick, his faithful servant sets out to find the cure, a feather from a magic beast, and on his way he finds many unfortunate people, asking for magic feathers and solutions as well. These are all coaxed out from the feathered beast by his helpful wife, who wakes him at night by pulling his feathers and telling him of "the weird dreams she just had!". Now, when this beast frist comes home, it says this:
"Mucci mucci, /Oh che puzzo di cristianucci!/ O ce n’è, o ce n’è stati,/ O ce n’è de’ rimpiattati." ("Mucci, mucci/ oh what stink of little christians!/ There either are, or there have been,/ or there are hidden away.")
There it is, our ogrish rhyme! Because even if this "feathered beast" is in some versions of the story a griffin, it has the same behavior of an ogre. Which is why, when Italo Calvino put this tale among his Italian folk tales, he changed the title to the feathered ogre, while keeping tge verses:
"Mucci mucci, / Qui c'è puzza di cristianucci / O ce n'è, o ce n'è stati / O ce n'è di rimpiattati."
While not everyone knows this collection, it had a big influence in italians being more in-touch with their body of fairy tales. Imbriani's Prezzemolina is fairly well known now, and the same collection also contains the fairy tale that inspired the "Cave of the golden rose" miniseries, Fantaghirò. It's probably Calvino's collection that brought a regional expression to a broader audience.
Calvino might have influenced in other ways the italian reception of little Thumbling as well: one of the first translations of this tale, by Carlo Collodi, keeps the sound of the original name (Petit Poucet) as Puccettino. The now well-known form Pollicino can be found in Calvino as a rhyming name in Crystal Rooster and in a similar form in an apulian version of Perrault's story (Pulcino, Chick).
Though, to be sure we'd need to check more editions
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thegianpieromennitipolis · 7 months ago
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ARTISTI CONTEMPORANEI - di Gianpiero Menniti
L'ARTE E L'ECO DEL SENSO
Sono particolarmente affezionato alla sensibilità, delicata, sommessa eppure di rara forza espressiva di Amneris Ulderigi, poetessa, fotografa e artista marchigiana, di Recanati, neanche a dirlo celebrato luogo natio di uno dei più grandi poeti e filosofi italiani, Giacomo Leopardi.
E quel grandioso antico respiro echeggia in alcune sue opere del 2022, intense, struggenti, di impressionante inventiva.
Si tratta d'inserzioni fotografiche in "lastre" radiografiche, presentate in una mostra, proprio a Recanati, dal titolo:
"E l'anima vola... Respiri di cielo. Relazioni d'amore".
Immagini che racchiudono un racconto di affetti, di storie, di un vissuto che ha l'apparizione coinvolgente di un sorriso, l'intensità di uno sguardo, anche nel dolore della scomparsa, nella fragilità della perdita, nella conclusione ineluttabile, infine nella possibilità, nella speranza.
Così, il freddo di una lastra capace di illuminare la materia sotto la pelle, il simbolo contemporaneo dell'antico oracolo, perde la sua funzione tecnica, abbandona la sua parola inospitale, dimentica la sua figura di spettro fino a trasformarsi in traccia sorprendente, in atto di memoria, in presenza che sboccia ancora da inaspettate radici rimaste sottili.
Una sorta di rizoma che si prolunga in mille direzioni, allargandosi, infittendosi, colmando lo spazio e respingendo il buio, riannodando fili solo apparentemente spezzati.
Il segno compie un nuovo percorso.
E il simbolo diventa immagine: ricompare.
E risponde alla domanda di senso, ancestrale, incessante: si tratta di una "rifondazione".
Insufficiente?
Priva della parola?
Relegata al suo apparire silenzioso?
No.
Transita.
Deve compiere il suo cammino.
Non impone ma disvela.
Giunge alla "riconciliazione".
Nasce un dialogo nuovo.
Come un afflato spirituale intenso: un'espressione di fede che trasforma quelle immagini in qualcos'altro ancora, in un atto collocabile a ridosso del margine estremo, quell'assenza di luce sullo sfondo che simboleggia la possibilità e non più l'annullamento.
L'arte come tramite, l'arte che nel contemporaneo lambisce il sacro, lo ripropone, lo lascia riemergere.
È questa, direi, la traccia più feconda dell'opera di Amneris Ulderigi.
- Nelle Immagini: foto di Amneris Ulderigi e alcune opere dell'artista.
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canesenzafissadimora · 11 months ago
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"La vita ti disillude perché tu smetta di vivere di illusioni e veda la realtà.
La vita ti distrugge tutto ciò che è superfluo, fino a che rimanga solo ciò che è importante.
La vita non ti lascia in pace affinché tu smetta di combatterla e accetti ciò che è.
La vita ti toglie ciò che hai, fino a che non smetti di lamentarti e inizi a ringraziare.
La vita ti manda persone conflittuali affinché tu guarisca e smetta di proiettare fuori ciò che hai dentro.
La vita lascia che tu cada una e un'altra volta fino a che ti decidi ad imparare la lezione.
La vita ti porta fuori strada e ti presenta incroci fino a che non smetti di voler controllare e fluisci come un fiume.
La vita ti pone nemici sul cammino fino a che non smetti di "reagire".
La vita ti spaventa tutte le volte necessarie a perdere la paura e riacquistare la fede.
La vita ti toglie il vero amore, non te lo concede né te lo permette, fino a che non smetti di volerlo comprare con fronzoli.
La vita ti allontana dalle persone che ami fino a che non comprendi che non siamo questo corpo ma l'anima che lo contiene.
La vita ride di te molte volte, fino a che non smetti di prenderti tanto sul serio e impari a ridere di te stesso.
La vita ti frantuma in tanti pezzi quanti sono necessari affinché da lì penetri la luce.
La vita ti ripete lo stesso messaggio con schiaffi e urla finché non ascolti.
La vita ti invia fulmini e tempeste affinché tu possa svegliarti.
La vita ti umilia e sconfigge fino a che non decidi di far morire il tuo Ego.
La vita ti nega i beni e la grandezza fino a che smetti di voler beni e grandezza e inizi a servire.
La vita ti taglia le ali e ti pota le radici, fino a che non avrai più bisogno né di ali né di radici, ma solo di sparire nella forma e volare dall'essere che sei.
La vita ti nega i miracoli fino a che non comprendi che tutto è un miracolo.
La vita ti accorcia il tempo affinché tu impari a vivere.
La vita ti ridicolizza fino a diventare nulla, fino a diventare nessuno, così diventi tutto.
La vita non ti dà ciò che vuoi, ma ciò di cui hai bisogno per evolvere.
La vita ti fa male, ti ferisce, ti tormenta, fino a quando non lasci andare i tuoi capricci e godi del respirare.
La vita ti nasconde tesori fino a che non inizi il tuo viaggio e non esci a cercarli.
La vita ti nega Dio, fino a che non lo vedi in tutti e in tutto.
La vita ti chiede, ti toglie, ti taglia, ti spezza, ti delude, ti rompe...fino a che in te rimanga solo AMORE"
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Bert Hellinger
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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Sara' il medioevo il luogo simbolo di questa modernita', almeno secondo i CCCP. Prodigi incerti, affanni continui, qualcosa e' pre, qualcosa e' post, ecco il mondo che arrivera'. Buchi neri dell'esistenza, follia, incubi da cui ci si vorrebbe svegliare ma non c'e' modo per sfuggire. "Svegliami, svegliami.." Non e' questione di verita', di tradimenti o cedimenti, e' musica, della migliore, suoni e parole che colpiscono con la forza dell'emozione. La follia di credere che la ragione possa limitare il reale. Un flamenco appassionato, un turbinoso ballo gitano, il richiamo di un muezzin. Ritmi violenti come il cammino dell'intifada, Dio in quanto specchio dell'uomo. CCCP, fedeli alla linea. CCCP, sovieti punki leningrada. CCCP, cronache da un altro mondo.
@ilpianistasultetto
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susieporta · 2 months ago
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Regina di Denari
"Il Trono che ci spetta".
Il nostro Corpo è in definitiva trasformazione.
Non possiamo fermare questo attimo così impattante e pervasivo. Verrà comunque portato all'estremo.
E non possiamo fare nulla per edulcorarne l'intensità di azione, né per sottrarci alla imprevedibile manifestazione materica di tale processo.
A tratti ci sentiamo come incenerire sotto i colpi di un tempo che sembra aver alzato eccessivamente l'asticella ed essersi scordato che siamo esseri terrestri, materici, densi.
Ma è lì, nell'attimo di sofferenza, di solitudine e di paura estreme, nella totale confusione e rabbia della Mente, che improvvisamente si espande dal Cuore l'atto definitivo di Fede: "Se deve essere cambiamento, che cambiamento sia. Se devo morire, che sia una morte onorevole e coraggiosa, degna del mio potente Viaggio".
La Spada ci ha insegnato che "morire è necessario". Ma il Cuore ci ha sempre ricordato che "non si muore mai veramente, è solo l'ennesimo passaggio verso la Vita".
Ed in questa straordinario dialogo tra i doni del Maschile e la sacra connessione del Femminile, possiamo scorgere all'orizzonte il nostro nuovo cammino di Identità.
All'oggi siamo davvero disposti a morire per noi stessi.
E questo ci rende onore.
Un tempo ci lasciavamo "uccidere dagli Altri" senza neppure tentare una difesa o un combattimento alla pari.
Ma essere disposti a morire per amore di noi stessi, non è ancora "sufficiente".
Ora dobbiamo integrare la Vita. La Vita piena e totale.
Dopo questo passaggio di transizione, dopo questo ennesimo "parto infinito", ad attenderci troveremo la commovente chiusura del nostro Antico peregrinare, circondati da tutti coloro che hanno contribuito a "spingerci sempre oltre", con gesti brutali o con tanta dolcezza, indifferente.
Molti non resteranno ancora a lungo ad affiancarci nelle nostre prossime evoluzioni.
C'è chi lascerà questo Piano di Coscienza e si dirigerà altrove a completare la sua esperienza di manifestazione, chi ritornerà alla Luce dell'Uno, chi si soffermerà ancora qualche istante accanto a noi in forma tangibile o invisibile.
Arrivi e partenze.
Nei prossimi giorni ci sarà anche un cambio di Guide.
Alcune presenze "fisse" ci saluteranno con immensa dolcezza.
I nostri sensi percepiranno a breve una presenza diversa al nostro fianco.
Le nuove Guide ci accompagneranno con grazia e amorevolezza alla scoperta del Sistema della "Sensitività Moderna". Tale viaggio ci aiuterà a maturare un grado di immunità superiore agli eventi esterni ed una profonda sensazione di radicamento a terra.
Potremo elaborare un quantitativo di informazioni e codici estremamente più alto rispetto al precedente.
E questo potrebbe generare qualche iniziale forma di "appesantimento di Sistema".
Occorre concentrarsi e ascoltare attentamente le istruzioni, votarsi alla pazienza e alla volontà di apprendere ed integrare anche a livello corporeo le nuove Attivazioni.
Esse ci renderanno meno vulnerabili alle Frequenze del Dolore e della Paura. Ma potrebbero ancora agganciare "situazioni di mezzo".
Dovremo attendere il successivo completamento di installazione e ricomposizione "energetica" per ricompattare e risolvere il complessivo e sofisticato "nuovo funzionamento interiore".
Ed esso non avverrà questo Autunno. Ma nella prossima "apertura astrale".
All'oggi comunque c'è già tanta "carne al fuoco". Non ci annoieremo di certo!
Alcune situazioni, volente o nolente, nelle prossime settimane (ed in particolare la prossima) muoveranno dei passi importanti nella Direzione d'Anima.
Saranno riconoscimenti importanti della bontà del lavoro che abbiamo compiuto.
I più attenti e connessi, riusciranno anche a "leggerci" tra le righe la definitiva Direzione futura.
Ma è bene non affrettare i passi e le risoluzioni troppo precoci.
I movimenti evolutivi hanno sempre un tempo ed uno spazio di manifestazione ben delineato e progressivo all'interno del Piano di Coscienza Umano: nulla accade prima che il precedente processo di interiorizzazione abbia trovato integrazione e risoluzione.
Oggi sarà una giornata importante: i profondi movimenti "intimisti" di queste ultime sequenze energetiche, stanno costruendo soluzioni materiche esterne molto simili a "primitive opportunità di direzione".
Certo, non vedremo ancora nulla di palesemente concreto, ma qualcosa si muove... E si muove proprio sotto i nostri occhi, se siamo in grado di vederlo... ma soprattutto se siamo in grado di accoglierlo, se abbiamo conservato tra le pieghe della fatica quell'entusiasmo "bambino" che non vede l'ora di sperimentarsi nella prossima magica avventura.
Buon venerdì... siate fiduciosi e aperti.
Tante novità sono in procinto di manifestarsi per voi, tante proprio...
Mirtilla Esmeralda
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cywo-61 · 2 months ago
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Si torna a casa
dopo una settimana di cammino, di fatica fisica e tanta serenità, di salite che non finivano mai e la gioia di farcela. È stato un viaggio per fede e mi sono ritrovata spesso con Lui come unica compagnia. Ho abbracciato Santiago raccomandano a Dio chi mi sta a cuore. E torno contenta ma conscia che come tutte le cose belle per la loro semplicità si sono perse perché ormai prevale il commercio su tutto... o quasi.
Ultreya! Suseya!
cywo
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tizianacerralovetrainer · 2 years ago
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La vita ti manda persone conflittuali affinché tu guarisca e smetta di proiettare fuori ciò che hai dentro.
La vita lascia che tu cada una e un'altra volta fino a che ti decidi ad imparare la lezione.
La vita ti porta fuori strada e ti presenta incroci fino a che non smetti di voler controllare e fluisci come un fiume.
La vita ti pone nemici sul cammino fino a che non smetti di "reagire".
La vita ti spaventa tutte le volte necessarie a perdere la paura e riacquistare la fede.
La vita ti toglie il vero amore, non te lo concede né te lo permette,
fino a che non smetti di volerlo comprare con fronzoli.
La vita ti allontana dalle persone che ami fino a che non comprendi che non siamo questo corpo ma l'anima che lo contiene.
La vita ride di te molte volte,
fino a che non smetti di prenderti tanto sul serio e impari a ridere di te stesso.
La vita ti frantuma in tanti pezzi quanti sono necessari affinché da lì penetri la luce.
La vita ti ripete lo stesso messaggio con schiaffi e urla finché non ascolti.
La vita ti invia fulmini e tempeste affinché tu possa svegliarti.
La vita ti umilia e sconfigge fino a che non decidi di far morire il tuo ego.
B. Hellinger
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pier-carlo-universe · 26 days ago
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Recensione di “Valgo”: Un Inno alla Resilienza e alla Bellezza della Vita. Jorge Luis Borges ci guida alla scoperta di noi stessi attraverso le sfide e le gioie della vita. Recensione di Pier Carlo Lava
In “Valgo”, Jorge Luis Borges ci accompagna in un viaggio interiore che celebra la resilienza e la bellezza dell’esistenza umana, con le sue ombre e luci.
In “Valgo”, Jorge Luis Borges ci accompagna in un viaggio interiore che celebra la resilienza e la bellezza dell’esistenza umana, con le sue ombre e luci. Attraverso parole dense di significato e introspezione, Borges racconta come il dolore, la solitudine e le esperienze di fallimento possano trasformarsi in strumenti di crescita personale. Questo testo invita i lettori a riflettere sul valore…
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ilfalcoperegrinus · 3 months ago
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RIENTRARE NEL CUORE
RIENTRARE NEL CUORE, un commento al vangelo della 22esima domenica del tempo ordinario, disponibile anche come audio-commento e con testo tradotto in spagnolo entrando nella sezione "Commenti al vangelo" del menu di www.predicatelosuitetti.com
XXII DOMENICA DEL T.O. anno B (2024) Dt 4,1-2.6-8; Gc 1,17-18.21-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23 https://predicatelosuitetti.com/wp-content/uploads/2024/08/xxii-domenica-del-t.o.-anno-b-2024.mp3  Si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i…
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elperegrinodedios · 8 months ago
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Tante volte noi ci sentiamo stanchi anche senza aver fatto nessun lavoro. Troppo spesso infatti la stanchezza non è soltanto fisica, il nostro corpo, i nostri muscoli, non sono affaticati da qualcosa di materiale. È il nostro intimo ad essere stanco, a non avere più il vigore giusto, per affrontare le situazioni della vita. E siamo stanchi perchè non sappiamo cosa fare, o dove andare, perchè non riusciamo a capir bene qual'è la nostra posizione nel mondo e, a capire la nostra condizione nella vita. Vediamo tutto nero, tutto ci sembra troppo grande e sentiamo che ci mancano le forze, che non siamo più in grado di andare avanti, o che ci manca la spinta necessaria. Ci sentiamo vecchi, vecchi dentro, stanchi di lottare, si stanchi delle delusioni che la vita procura ogni giorno di più e noi ci sentiamo spossati, senza voglia e indifesi.
=👣=
Ricordo che durante i primi anni di cammini nei luoghi sacri, mi debilitavo molto, tornavo a casa dopo centinaia di km percorsi con vari acciacchi da curare, tra tendiniti, distorsioni, caduta delle unghie e vesciche e nonostante tutto, agli amici della taverna raccontavo che il cammino per me era riposante ed era veramente una buona cura antistress. Beh si, alcuni di essi mi dicevano che ero matto e non capivano bene perchè invece di andarmi a riposare sulle spiagge alle Seychelles o Copacabana, io preferivo andare a scalare con lo zaino in spalla le montagne del cammino. E si certo, tornavo a casa sempre con vari acciacchi ma tutto ciò, dopo pochi giorni sarebbe guarito, mentre tutti i tanti e vitali tesori e le ricchezze e, gli insegnamenti che portavo via da lì sarebbero rimasti per sempre. Dunque piano piano sempre più, qualcuno ha cominciato a fare caso alla mia perseveranza ha notato la mia serenità e ha cosi iniziato a chiedermi notizie sul cammino e la mia motivazione. Oggi, alcuni di quei qualcuno, sono veri pellegrini e molti di loro fratelli nella fede.
=📷=
=🙏=
Rivolgiamoci a Dio, chiediamogli l'aiuto che ci è necessario per andare avanti e per affrontare le difficoltà, che bene o male ogni giorno vengono a tappezzare la nostra esistenza. Credere in Dio accettare Gesù nella nostra vita, come amico e compagno di viaggio, oltre che come salvatore, non ci immunizza dalle vicissitudini nè ci rende la vita più facile ma ci rende di molto migliore il cammino. Pensaci bene amica, anche tu amico.
lan ✍️
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ocoreanalfabeta · 1 year ago
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Franco. Un nome comune, insignificante come sabbia scivolante tra le dita. Un bambino nato nel 1927, in un paesino sperduto tra le braccia chiuse della Campania. Lì, in quel posto afflitto dal sole implacabile e dalla sabbia che tutto inghiotte, il male ha trovato rifugio.
Gli ancelle del tempo, con la loro falce affilata, si erano unite per dar vita all'essenza dell'oscurità e della corruzione, e Franco era lo strumento perfetto. Crescendo, le sue radici affondavano sempre più nelle terre infette, e così quella piccola pianticella abbracciò il marcio circostante. Le case cadenti, le strade deserte, le facce tragiche dei suoi abitanti: tutto ciò si fonde con la sua anima distrutta che vomita incontrollabilmente peccaminose intenzioni.
La sua figura, una carne umida e spettinata, si perdeva tra i vicoli bui, precorrendo le tracce di corruzione che scavavano il loro cammino. La sua voce, uno sghignazzo sinistro e grezzo, echeggiava tra i muri mentre sussurrava le sue preghiere di depravazione.
Il suo volto tanto pallido e freddo da poterlo confondere, a tratti, con una statua marmorea nel cimitero di un Dio dimenticato. L'odore di violenza che lo avvolgeva come un velo putrido, era il suo marchio indelebile. Eppure, un altro marchio solcava la sua carne: un rosario, oscenamente consacrato, che trasudava misericordia e redenzione.
Franco era un uomo di Chiesa. Un sacerdote degenere, un flagello che si dilettava nel suono delle lacrime e dei lamenti. Bendando i suoi occhi ormai opachi e ascoltando le preghiere soffocate dei suoi fedeli, sapeva che il potere sovrannaturale che una volta gli era stato promesso, era diventato quasi tangibile.
Il prete cattivo, soffocante di desideri proibiti, si gettava nella notte senza regole. Carne e sangue erano i suoi vizi, la violenza era il suo pane quotidiano. Alla ricerca di quel calore tanto proibito, la sua croce si sciolse tra le sue mani e l'oscurità si riversò in lui.
Nessuno, forse solo i sussurri del vento carico di peccato, avrebbe potuto prevedere il terribile destino che avrebbe atteso l'anima dannata di Franco. La sua strada si sarebbe intrecciata con flamme divine e sangue versato, causando una tempesta di tragedia.
E così, immerso nel buio eterno, Franco continua a danzare nel freddo riflesso di uno spirito corrotto. Animato da un desiderio insaziabile, inietta fiele nelle vene della sua vittima, macchia di nero ogni colpo di luce che osa attraversare il suo cammino.
Ma l'oscurità non può nascondere eternamente la scintilla di speranza, e la sua misericordia assomiglia a un'ombra che si spalanca sulla sua cupa anima.
Chissà quali demoni chiamerà a sé, chissà quanti cammini distrutti seguiranno i suoi passi. Franco, il prete cattivo, con i suoi vizi segreti e le sue preghiere sacrileghe, è un'ombra che, prima o poi, dovrà affrontare la luce.
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thegianpieromennitipolis · 10 months ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
LE RADICI DELLA CRISI
Quando si pensa al "Rinascimento" in Italia, le espressioni si fanno idillio.
Ovviamente, è un errore.
Velato dalla bellezza delle arti plastiche e pittoriche in anni di densa produzione e di "maestri" inarrivabili, paradigmi della successiva "maniera".
Ma nell'Europa del Nord, la crisi spirituale e con essa il rivolgimento delle società e degli individui, la cui collocazione al centro della vita è già indice della modernità, si afferma senza infingimenti.
Nessuna illusione, neanche qui: si tratta di un'altra forma di retorica, severa, austera, grigia.
No, ancora di più: tormentata, angosciata, ossessionata.
L'intero vecchio continente ne verrà stravolto: l'età protestante, la riforma, la reazione delle gerarchie romane, le lotte di potere, il fanatismo religioso, la guerra, fino al "Sacco di Roma", avvenimento spartiacque che segna la fine della centralità della Chiesa cattolica e, paradossalmente, anche la fine dell'Impero incarnato da Carlo V.
Entrambe le istituzioni protagoniste della storia stanno per subire l'avvento delle Nazioni.
Lunga fu la scia, si estenderà per tutto il XVI secolo fino alla Guerra dei Trent'anni tra il 1618 e il 1648 e alla pace di Vestfalia che darà un nuovo assetto all'Europa.
La Germania rimarrà frammentata in Stati che potranno trovare unità solo oltre due secoli dopo.
È il riflesso del passaggio dall'unità religiosa alla fede vissuta come traccia individuale.
Ma non regge al fanatismo della verità: questi, non conosce la tolleranza.
E incombe, dai nuovi pulpiti.
Come il cavaliere attraversa saldo nella sua armatura di fede il dramma della morte e l'incombere del male, così l'uomo che l'arte del Nord immagina, è figura della solitudine e del sacrificio, eroe della lotta: l'unico affidavit è riposto in se stesso.
Dürer intuisce, come ogni vero artista, l'avvento di un modello diverso di umanità: più libera, cosciente.
Ma sa anche che questo modello richiede la ricostruzione di principi guida, di un'identità che dall'individuo passi alla dimensione collettiva: ecco la crisi.
La città, sul picco della montagna, è un enigma lontano, silenzioso.
Il cavaliere, meditabondo nella sua dignità di spada e di obblighi, segue il cammino e i suoi pericoli.
Li attraversa, non li teme.
Perché ne riconosce l'essenza: è identica alla sua.
Uno stanco mendicare che ha solo l'apparente baldanza muscolare di un cavallo al trotto e l'incosciente vitalità di un cane.
L'esteso simbolismo dell'immagine è anch'esso un barlume che non riesce a mascherare il senso di rassegnazione delle tre figure: fiacche comparse in un circo abbandonato al "memento mori".
Come radici senza più terra, abbarbicate sulla roccia.
Dura.
Pesante.
Scenario estremo che nulla potrà accogliere.
- Albrecht Dürer (1471 - 1528): "Il cavaliere, la morte e il diavolo", 1513, Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe (Germany)
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