#cammino spirituale
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scogito · 2 years ago
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Lo sfascio delle relazioni è direttamente proporzionale alla manifestazione della tua verità.
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pier-carlo-universe · 26 days ago
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Recensione di “Valgo”: Un Inno alla Resilienza e alla Bellezza della Vita. Jorge Luis Borges ci guida alla scoperta di noi stessi attraverso le sfide e le gioie della vita. Recensione di Pier Carlo Lava
In “Valgo”, Jorge Luis Borges ci accompagna in un viaggio interiore che celebra la resilienza e la bellezza dell’esistenza umana, con le sue ombre e luci.
In “Valgo”, Jorge Luis Borges ci accompagna in un viaggio interiore che celebra la resilienza e la bellezza dell’esistenza umana, con le sue ombre e luci. Attraverso parole dense di significato e introspezione, Borges racconta come il dolore, la solitudine e le esperienze di fallimento possano trasformarsi in strumenti di crescita personale. Questo testo invita i lettori a riflettere sul valore…
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pensierodelgiornoblog · 4 months ago
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Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. – James Hillman, ‘Il Codice dell’anima’
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andrea-albanese-blog · 8 months ago
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Claudicante ridiscese ancora un altro arido sentiero, sicché non fu più memore dei suoi propositi, e l'erba così come i fusti e steli a frotte, gli parvero miracolosamente gialli ma sempre nuovi. L'umano pensare persino in quel luogo si conservò medesimo, poiché i suoi occhi, di traspirata fatica adornati, nuovamente si gettarono oltre quella coltre di rovi e si sposarono all'intenzione di un viottolo che se ne andava solido a tuffarsi chissà dove, fiero di scivolar dorato oltre un'ignota rupe. L'umano pensare, certo, a questo pensava. Pensava al suo pensare, e a quanto una creatura tanto sola e triste può apparire all'occhio estraneo, quando trepidante, schiva e feroce nell'animo, gioisce di un cammino aldilà delle sterpaglie. Ma quanto era vero tutto questo, e lui lo sapeva, che uno sguardo lieve incrocia il destino del mondo quando sa che una spiga di grano è ora bagnata di sole come mai non fu prima, e mai più lo sarà. Allora egli fu solo, nel cuore del mondo, nell'attimo che precede lesto un suo nuovo passo, e l'attenzione, densa, naviga oltre un altro luogo, sotto quelle vecchie scarpe, a risvegliar di lucertole un'irritata famiglia, scivolante controvoglia entro foreste di licheni e radici, e tribù d'insetti e famiglie di sassi sempre più piccoli. Antichi guardiani dormono all'ombra di qualche albero e in una ragnatela di foglie la luce si affaccia, in condivisi e numerosi anelli e prismi, disciolti in gocce e pulviscoli, naviganti silenziosi il fioco vento tutto intorno. Fu mai davvero solo chi vide questo, e ne amò ogni segno?
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yourealpurpose · 8 months ago
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- Chi ha passato la vita a sentirsi fuori posto, quando trova il suo posto, non avrà più remore di restarci ed essere ciò che è.
Anna
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elperegrinodedios · 7 days ago
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Sempre con molta attenzione a ciò che si dice e ancor di più a quel che si fa ci rivestiamo ogni giorno delle migliori intenzioni e continuiamo il nostro cammino. O.d G. Sorridere.
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Già, sorridere, come se fosse cosa facile. Ci sono giorni, che è proprio dura spalancare un bel sorriso, ma resta il fatto, che nel nostro mondo se si vuole ottenere il meglio per la nostra vita, conviene sempre avere una visione positiva. Ricordarsi poi la scelta delle priorità e soprattutto di quell'equilibrio mentale e fisico e ancora di più, quello spirituale.
lan ✍️
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fioredialabastro · 5 months ago
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Di germogli, radici e boschi: ci vuole tempo, per fare l'amore
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Uno dei più grandi inganni del nostro secolo è credere che corpo e anima siano due entità distinte e indipendenti. Questo ha portato a concedersi all'altro con più facilità, depotenziando e sottovalutando la felicità suprema che si prova solo nel far coincidere interiorità e fisicità. A prova di ciò, basta guardare qualsiasi film sentimentale per accorgersi quanto sia diventato normale, perfino doveroso, andare a letto insieme nelle prime fasi di una conoscenza, se non addirittura dopo i primi appuntamenti. Insomma, è stato sufficiente manipolare subdolamente il vero significato della libertà sessuale, sacrosanta conquista sociale e morale: anziché intendere "fai l'amore con chi vuoi" come "fai l'amore con chi scegli, con chi ritieni degno", lo si interpreta come "fai l'amore con chiunque", definendo puritani o bigotti coloro che invece preferiscono trovare con cura la persona a cui donare la propria anima attraverso il corpo, perfetto e unico strumento di espressione tangibile di ciò che si ha dentro.
Ci vuole tempo, per conoscere una persona. È un lungo e stimolante viaggio, in cui ci si spoglia, lentamente, passo dopo passo. L'intimità è una perla preziosa, è un dono per pochi. Dopodiché, una volta costruita la fiducia, si comincia a custodirsi, ad amarsi. È un cammino faticoso ed impervio, ma anche ricolmo di bellezza, di grazia. Solo allora, si prova quel desiderio puro, quella bramosia di unirsi in un solo corpo, in cui si fa davvero l'amore, in cui si raggiunge l'estasi perché si vuole passare il resto della vita insieme, con nessun altro, finché si respira. Se non si anela a questo, si finisce per dare troppo peso alla fisicità o alla dimensione spirituale, vivendo inevitabilmente a metà, sottostimandosi, depotenziandosi, sprecando l'occasione di essere davvero felici.
Non ho mai raggiunto quel livello con qualcuno, pur avendo fatto l'amore con il mio fidanzato di allora, pur avendo aspettato che la relazione diventasse stabile e forte, perché il tempo non è solo quantità, ma anche qualità. Credevo mi amasse, invece ne era incapace, e ancora adesso, a distanza di cinque anni, ho nel cuore i solchi dell'edera velenosa che soffocò con la violenza il fiore immacolato dei sentimenti più puri.
Tuttavia, ci credo ancora nell'amore, in quella sacra unione di corpo e anima che trascende l'umano e raggiunge il divino, così forte che solo ad immaginarlo mi sento imbevuta di gioia e sempre più incapace di accontentarmi, di scendere a deleteri compromessi.
Perciò, caro futuro amore mio, sangue del mio sangue, ossa delle mie ossa, compagno di vita: saremo così felici e unificati solo se e quando ci baceremo ovunque sapendo di toccare taumaturgicamente le corde più profonde della nostra anima, dalle più dolorose alle più gaudenti; ci disseteremo di vero piacere se e solo quando, crescendo insieme, uniremo le nostre radici sotto la pioggia, tramutandoci in un bosco rigoglioso e verdeggiante.
Nell'attesa, perciò, diamoci il tempo di germogliare, di dirci:
"È una lunga storia."
"Non preoccuparti, ho tempo."
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susieporta · 4 months ago
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“Le forme pensiero che creiamo con le nostre emozioni pesanti, come l’ira o il rancore, si collocano accanto a noi e continuano a richiederci energia; per poterla ottenere, manipolano la nostra attenzione in modo tale che si riattivino gli stessi meccanismi che ci hanno condotto a provare determinati sentimenti, per potersi così cibare dell’emozione che si emette in quel momento.
Questo è l’unico modo che tali entità hanno per rimanere in vita poiché, non avendo alcuna possibilità di nutrirsi autonomamente, hanno bisogno dell’energia altrui. Allora quando ci troviamo immersi in un sentimento negativo dimentichiamo la nostra vera natura e usciamo dal Mondo Reale, identificandoci con l’inimicizia e l’ostilità sorte improvvisamente al nostro interno.
Ma quando c’è un punto d’osservazione ben strutturato, si diventa consapevoli di ciò che accade in ogni istante e quindi vi è la possibilità di porvi rimedio. Non si può assolutamente proseguire lungo un cammino spirituale, se si lascia spazio al proprio interno a queste entità che provocano volontariamente emozioni negative con cui spesso si finisce per identificarsi. Perciò, più ci si nutre di sostanze duali, più queste entità si rafforzano e acquisiscono una maggiore influenza sui corpi; le droghe che portano a tossicodipendenza creano delle forme pensiero parassite enormi da cui è veramente difficile riuscire a disintossicarsi.
Depurarsi a livello fisico è solo l’inizio e la parte più semplice, poiché gli altri due corpi possono essere attaccati da tutto ciò che si aggira sul piano astrale e mentale del pianeta.
Da queste entità predatrici ci si può salvare solo accogliendo la bellezza dentro di sé, vivendo così nel Mondo Reale e non in quello fittizio.”
George I. Gurdjieff
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arcobalengo · 1 month ago
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Il 15 ottobre è per tutti noi una data scolpita nel cranio: il giorno peggiore, dove la benedizione dell'esserci e di essersi potuti incontrare ha avuto la sua massima espressione.
E' giusto ricordare quel giorno come simbolo del buio dell'era moderna, come punto di partenza per una evoluzione ed elevazione anche spirituale, dalle quali si è partiti per disconoscere come realtà tutte le favole urlate e dense di propaganda provenienti dal dualismo destra - sinistra, che per centinaia di anni ha tenuto furbescamente banco distraendo le persone dal problema reale: chi ha vissuto questo periodo col coraggio tipico dei ribelli, porta nell'anima e sulla pelle i segni che ci hanno condotto ad un livello nuovo di consapevolezza, profondo quel che basta per comprendere che gli unici schieramenti mai esistiti sono o "con l'elite" o "contro l'elite".
Le ferite che ci siamo procurati in questo cammino, talvolta bruciano ancora e oggi più che mai sentiamo la necessità di chiarire che NOI NON DIMENTICHIAMO.
Per abbattere il muro eretto fra vaccinati e non vaccinati, fra pro e contro gree pass, occorre ristabilire innanzitutto una linea di rispetto che tenga conto di tutte le sensibilità esistenti senza prevaricarne nessune, e questo non significherà MAI accettare di dimenticare il 15 ottobre.
Ci battiamo per il diritto all'autodeterminazione e qualunque intervento che possa violare anche solo idealmente i confini corporei o spirituali a casa nostra si definisce stupro.
Il trattamento sanitario imposto all'epoca se anche fosse stato efficace contro l'influenza per noi non avrebbe comunque avuto giustizia di essere imposto: il bene personale e individuale, le convinzioni della persona e le sue idee, non possono essere violate e sacrificate in nome di un bene superiore, poiché la libertà è essa stessa IL bene superiore, e perché ogni intervento esterno modifica con prepotenza il percorso che ogni anima deve fare per darsi le risposte ataviche e naturali che l'essere umano si pone da sempre.
Non dimentichiamoci dei bambini, ancora oggi tristemente ostaggio della Legge Lorenzin, esclusi dalla frequenza dei servizi per la prima infanzia e vedono noi, genitori della libera scelta, additati continuamente come autori di epidemie.
Non dimentichiamoli, proprio noi che abbiamo vissuto questa apartheid.
Siccome nulla accade per caso, il 15 ottobre 2024 siamo stati svegliati dalla notizia che il 25 ottobre sull'app IO (la stessa usata per il green pass), saranno disponibili nel wallet o portafoglio digitale la patente, la tessera sanitaria ed eventuale carta europea della disabilità per 50.000 italiani, possibilità che verrà estesa a tutti i cittandini entro il 05/12/2024.
Il fine non è mai stato la vaccinazione: il fine era ed è il green pass, perché a quel test la popolazione ha risposto in massa "presente!", dimostrando all'elite che la paura di perdere quel millimetro di stabilità è in grado di farci sacrificare chilometri di libertà.
Facciamo un appello affinché tutti pretendiamo il diritto ad una vita che ci garantisca gli stessi diritti anche senza smartphone: il punto centrale, il nodo della questione, è proprio questo, ovvero il diritto alla disconnessione e alla non digitalizzasione, mantenendo lo stesso diritto di accesso ai servizi di e per tutte le persone.
Vi salutiamo con delle righe ribelli che siano anche in grado di diffondere speranza:
ci è sempre piaciuto parlare di persone, più che della gente.
Le persone combattono, la gente si arrende.
Le persone insistono, la gente arretra.
Le persone scelgono la strada difficile, quella che non conviene, ma è giusta.
Nulla di quello che facciamo noi attivisti è conveniente: non ci candidiamo, non becchiamo un soldo ( al massimo qualche condanna, ma ormai non ci si fa nemmeno più caso).
Noi siamo persone, siamo quelli che non mollano mai, che non si nascondono e hanno la sfrontatezza di dire e dimostrare a tutti che tutti possono dichiarare guerra all'elite anche senza sovrastrutture.
NOI SIAMO QUELLI CHE MUOIONO IN PIEDI, PERCHE' IN GINOCCHIO LASCIAMO STARE I SERVI.
Concludiamo: una nota la facciamo al DDL 1660. NESSUNO che sia favorevole al green pass e ora si batte contro il ddl 1660, detto anche decreto sicurezza, ha la nostra stima.
Lottare contro alle leggi liberticide sifgnifica recuperare una dimensione di rispetto fra essri umani, al netto della retorica, delle favole pesanti, dell'ideologia dei partiti, della zavorra che opera da sempre per dividere gli oppressi e distrarre dall'oppressore.
Invitiamo tutti quelli che si riconoscono in questo pensiero a collaborare per fermare il ddl 1660 e per attuare i progetti di comunità che non chiedono, ma pretendono con la loro stessa esistenza, un netto cambio di passo verso un mondo diverso.
L.T
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ambrenoir · 6 months ago
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"Uno dei più pericolosi miti spirituali che abbiamo ereditato è che la guarigione debba voler dire “sentirsi bene”.
No. A volte in realtà il disagio s’intensifica col venire alla luce dell’oscurità, col farsi strada nella consapevolezza presente del materiale inconscio, col bruciare in una febbre di guarigione delle nostre vecchie illusioni.
Forse il disagio non è un male, non è un errore o un segno che abbiamo perso il cammino verso la guarigione.
L’odierna presenza di dolore può in realtà indicare che il processo di guarigione si sta intensificando, non che si sia interrotto; che ora siamo davvero più svegli e sensibili che mai, meno intorpiditi, meno disposti a tirarci indietro, più in contatto con la nostra sacra vulnerabilità.
Nella nostra cultura c’è la tendenza a evitare qualunque tipo di disagio, distraendoci, etichettandolo come “sbagliato” o “negativo” o perfino “non spirituale”, o cercare di allontanarlo tramite la meditazione o le medicine.
La maggior parte della medicina occidentale è orientata verso la rimozione dei sintomi, il silenziamento del disturbo, l’anestetizzazione del caos e il ritorno a una qualche “normalità” socialmente accettabile.
Ma a volte, amici, non abbiamo più interesse a “tornare alla normalità”. La “normalità” era il problema, non la soluzione.
Lo status quo necessitava un cambiamento. Era traballante e falso.
La nostra vecchia concezione della realtà ci teneva intrappolati e dovevamo liberarci!
A volte occorre che una “normalità” repressiva e alienante vada in crisi frantumandosi nel caos; occorre percepire dolore e infelicità, frustrazione, stanchezza, paura e dubbi come mai prima d’ora, e il cuore deve squarciarsi in maniera più totale.
Perciò, lascia che soffi il vento e che imperversi la tempesta, lascia che si purifichi tutto ciò che è falso, che tutto ciò che è morto rimanga morto, e che la vita esploda dove sei.
Ora sei invitato a una guarigione più profonda, amico, anche se la sensazione è di stare “peggiorando”, anche se il cuore è sensibile ed esposto, anche se non riesci ancora a percepire il tuo domani.
Presto risorgerai come una fenice."
(Jeff Foster)
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thegianpieromennitipolis · 7 months ago
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ARTISTI CONTEMPORANEI - di Gianpiero Menniti
L'ARTE E L'ECO DEL SENSO
Sono particolarmente affezionato alla sensibilità, delicata, sommessa eppure di rara forza espressiva di Amneris Ulderigi, poetessa, fotografa e artista marchigiana, di Recanati, neanche a dirlo celebrato luogo natio di uno dei più grandi poeti e filosofi italiani, Giacomo Leopardi.
E quel grandioso antico respiro echeggia in alcune sue opere del 2022, intense, struggenti, di impressionante inventiva.
Si tratta d'inserzioni fotografiche in "lastre" radiografiche, presentate in una mostra, proprio a Recanati, dal titolo:
"E l'anima vola... Respiri di cielo. Relazioni d'amore".
Immagini che racchiudono un racconto di affetti, di storie, di un vissuto che ha l'apparizione coinvolgente di un sorriso, l'intensità di uno sguardo, anche nel dolore della scomparsa, nella fragilità della perdita, nella conclusione ineluttabile, infine nella possibilità, nella speranza.
Così, il freddo di una lastra capace di illuminare la materia sotto la pelle, il simbolo contemporaneo dell'antico oracolo, perde la sua funzione tecnica, abbandona la sua parola inospitale, dimentica la sua figura di spettro fino a trasformarsi in traccia sorprendente, in atto di memoria, in presenza che sboccia ancora da inaspettate radici rimaste sottili.
Una sorta di rizoma che si prolunga in mille direzioni, allargandosi, infittendosi, colmando lo spazio e respingendo il buio, riannodando fili solo apparentemente spezzati.
Il segno compie un nuovo percorso.
E il simbolo diventa immagine: ricompare.
E risponde alla domanda di senso, ancestrale, incessante: si tratta di una "rifondazione".
Insufficiente?
Priva della parola?
Relegata al suo apparire silenzioso?
No.
Transita.
Deve compiere il suo cammino.
Non impone ma disvela.
Giunge alla "riconciliazione".
Nasce un dialogo nuovo.
Come un afflato spirituale intenso: un'espressione di fede che trasforma quelle immagini in qualcos'altro ancora, in un atto collocabile a ridosso del margine estremo, quell'assenza di luce sullo sfondo che simboleggia la possibilità e non più l'annullamento.
L'arte come tramite, l'arte che nel contemporaneo lambisce il sacro, lo ripropone, lo lascia riemergere.
È questa, direi, la traccia più feconda dell'opera di Amneris Ulderigi.
- Nelle Immagini: foto di Amneris Ulderigi e alcune opere dell'artista.
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scogito · 2 months ago
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Video esempio.
L'aumento delle regole, delle restrizioni, dei controlli assurdi e anche delle raccomandazioni stupide, è principalmente dovuto al fatto che gli addormentati non accettano di essere ripresi e vogliono continuare a fare schifo.
"Non sono affari tuoi" è una delle risposte più frequenti, perché nel loro mondo soltanto chi ha un'autorità istituzionale può intervenire, anche se ormai sfidano pure quella.
Se una persona di buonsenso dice loro qualcosa riguardo a un comportamento ineducato o incivile, non solo non ragionano su quello che viene osservato, ma difendono anche la propria merda.
È un fatto constatabile ogni giorno che in questa società non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti lo stesso livello di coscienza, ma l'ultima cosa che gli stronzi vogliono fare è correggere sé stessi!
A questo si aggiunge l'idiota spirituale medio che applica l'accoglienza dell'inciviltà come pratica (distorta) di amore.
Sostenere che ognuno ha un cammino personale e che bisogna lasciare che maturi secondo i propri tempi crea esattamente questa spettacolosa società di idioti e di inetti.
Perché aspettare che uno zombi si svegli è come chiedere a uno sbronzo di essere lucido.
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pier-carlo-universe · 23 days ago
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La Modestia secondo Bruno Mattu: Un Inno alla Sincerità dell'Anima. Recensione di Alessandria today
Una riflessione sul valore dell'autenticità e sull'indifferenza verso l'approvazione altrui
Una riflessione sul valore dell’autenticità e sull’indifferenza verso l’approvazione altrui. La Modestia: Un Consiglio di Vita di Bruno Mattu Nel suo scritto intitolato “La modestia”, tratto dalla raccolta “Consigli di vita”, Bruno Mattu offre una riflessione profonda sull’importanza di agire secondo la propria autenticità, senza cercare l’approvazione del mondo esterno. Questo testo invita il…
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pensierodelgiornoblog · 5 months ago
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La partita a scacchi.
Un giovane si presentò ad un maestro zen e gli dichiarò: “Vorrei raggiungere la liberazione dalla sofferenza promessa dal Buddha. Ma non sono capace di lunghi sforzi e non sono in grado di meditare. Esiste una via che posso seguire?”
“Ma c’è qualcosa che ti piace fare?”
“Giocare a scacchi.”
Il maestro fece portare una scacchiera e una spada. Poi chiamò un giovane monaco e disse: “Chi di voi due vincerà questa partita a scacchi raggiungerà la liberazione. Chi perderà sarà ucciso con questa spada.
Accettate?
I due giovani acconsentirono e incominciarono a giocare. Sapendo che era una questione di vita o di morte, si concentrarono come non avevano mai fatto. A un certo punto il primo giovane si trovò in vantaggio e pensò che la vittoria era sicura. Guardò il suo avversario e si accorse che il maestro aveva sollevato la spada sulla sua testa. Allora ne ebbe compassione e compì un errore deliberato. Ora era lui che stava per perdere. Vide che il maestro aveva spostato la spada sulla sua testa… e chiuse gli occhi.
“Che cosa sai fare?” gli domandò il maestro. “Niente.”
La spada si abbatté sulla scacchiera. “Non c’è né vincitore nè vinto” proclamò il maestro “e quindi non taglierò la testa a nessuno”.
Poi aggiunse rivolto al primo giovane: “Due sole cose sono necessarie: la concentrazione e la compassione. E tu le hai sperimentate entrambe. Questa è la via che cerchi”.
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frittamista · 20 days ago
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HO UN PENSIERO LABIRINTICO
Quando diventiamo adulti, che sia per auto consapevolezza o un’aiuto psicologico, o un’aiuto attraverso le relazioni con gli altri, guardando il nostro vissuto sino a quel momento tendiamo a ritornare all’origine per capire dove sia stato l’intoppo, il blocco o per fare pace col senso di vuoto che ci incatena al nostro limite umano. Insomma, qualsiasi siano i motivi o le sensazioni che ci creano domande, cerchiamo un colpevole perché non ci siamo fatti su da soli. Qualcun altro ha contribuito alla nostra crescita, a farci Noi. Ripeschiamo i volti primari della nostra infanzia, le prime mani che ci hanno toccato, i primi odori identificativi che ci ricordavano quel luogo caldo all’interno del grembo vitale prima di gettarci nel mondo. E allora ecco che “mamma, papà avete fatto un po’ di disastri” mentre cercavate di sistemare, di fare del bene, avete impicciato e stretto nodi; avete districato anche ma al capriccio successivo avete stretto più forte il nodo. Ma questo non basta a rispondere a certi irrisolti interni. Non basta perché loro hanno fatto quello che hanno potuto. E ad oggi, avete fatto anche oltre quello che potevate fare, calcolando il vostro punto dí partenza. Allora la colpa è del primo stronzo che mi ha masticato il cuore, giocato con la mia bontà e lasciato al lato della strada umiliandomi. O forse no, è di quell’amica che mi ha smerdato davanti a tutta la scuola evidenziando le mie insicurezze. Ma vaglielo a spiegare al cuore che il dolore non è eterno e che è stato creato per un motivo, che sarà la tua bussola, che tu ci sarai per lui e lui ci sarà per te. No, no. La colpa è la mia. Che sto qui, mi crocifiggo l’anima e pretendo che mi venga dato ciò che ho chiesto. Che poi cosa ho mai chiesto? Allora io non voglio più parlare di colpe, di assassini, di vittime, di buoni o cattivi, di innocenti. Io voglio solo responsabilità. Forse dobbiamo rivendicare il diritto di assumerci la responsabilità nei confronti del(nostro) mondo. Che la vita è una già ce lo hanno detto. Che non è detto che ci si diverta più di tanto in questa vita, pure. Ma che possiamo riscoprirla, questo nessuno ce lo dice. Che possiamo scoprirci nuovi o sempre gli stessi ma di più. C’è la cesura della bellezza da queste parti. Il sipario sui sogni lasciati nei cassetti. Non c’è l’Uomo ma la cosa, il problema, il sintomo. Che sia maledetta 100 vite se divento persona meccanica e calcifico sto cuore. Che sia maledetta ancora, se divento anche io una di quelle che “lavora per dare consigli a pagamento”. Non ci sono tante colpe una volta guardato in faccia il mostro che tanto ci impauriva da piccoli. E le risposte facili, insieme allo scarico di responsabilità non porta mai profondi cambiamenti. Non è detto che un percorso teologico, o spirituale sia meglio di quello psicologico o altro. Se la meta sei Tu. Se questo cammino è per arrivare a te, se ne senti il bisogno. Sennò non è un problema se ci basta sapere di esistere senza farsi la malattia della ricerca di senso.
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saladinovasser · 1 month ago
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Una ragazza che conobbi tanti anni fa e per la quale avevo una “cotta” quando avevo 16 anni (lei aveva un anno più di me), mi disse una volta: “Io vorrei morire a 50 anni. Non voglio vivere la vecchiaia”. Lì per lì, come invero avveniva in gran parte degli episodi della mia vita adolescenziale, non capii un cazzo.
Oggi però alla soglia dei 40 anni forse posso capire cosa volesse significare. O meglio, cosa volesse intendere lei dovrei chiederlo a lei, ma capisco cosa significhi per me oggi quel “non voglio vivere la vecchiaia”.
In effetti ci vuole coraggio a guardare indietro, nel passato.
Forse anche più di quanto ne occorra per guardare al futuro.
Perché guardare indietro attraversando il senso di colpa ed il rimpianto per poi tornare ad oggi senza spararsi in fronte è un esercizio spirituale di forza e pazienza ben più duro e impegnativo rispetto a quello di guardare avanti con speranza e desiderio.
A maggior ragione se poi, in certi momenti, sei così spento quasi da non desiderare più nulla.
È infatti tutta una continua lotta con me stesso per accettarmi, per sforzarmi di concentrarmi sui miei doveri, sui miei progetti, sul mio "futuro". Ma quando mi fermo e mi guardo dentro sento un macigno legato all'anima che mi sprofonda e mi riporta giù, nelle profondità del mio abisso.
Sento quella voce che continua a ripetermi che sono sbagliato, che tutto quello che ho fatto è sbagliato, che se oggi mi ritrovo come sono è perché sono sempre stato sbagliato. E così mi tornano in mente le parole che scrissi nei miei momenti più bui: "Perché forse non è questione di quello che va o che non va, di quello che ho sbagliato o che dovrei fare, forse c'è qualcosa in me che qualunque cosa faccia non andrà mai, come una sorta di freno a mano tirato che mi impedisce di andare al massimo, come la linguetta isolante di plastica tra la batteria e i circuiti che non mi consente di funzionare al mio meglio ed essere felice nemmeno quando tutto sembra vada bene. Forse sono io che sono sbagliato, sono io che non vado. Forse sono difettoso".
Guardo quindi dietro di me e vedo sempre gli stessi problemi, sempre la stessa inquietudine, sempre la stessa insoddisfazione, che ciclicamente si riaffacciano sul mio cammino. E penso a quanto tempo e a quante occasioni ho sprecato per essere felice. Ai torti fatti agli altri e a me stesso, a quello che è stato e che non è stato, a quello che non tornerà mai più, al mio spirito che si è spento e non si riaccenderà più, ed ai giorni che scorrono inesorabili verso la fine.
E allora ecco che torna il desiderio di non voler "vivere la vecchiaia" e lasciarsi andare una volta per tutte. O quantomeno di non prolungare l'agonia troppo a lungo (con quel 'vorrei morire a 50 anni') dato che come scrissi altrove "uno stillicidio del genere non lo sopporto più già a 37 anni, e immagino quanto devastante possa essere arrivare in queste condizioni a 80/90 anni"...
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