#Cristianesimo
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La cittadinanza non va offerta in alcun modo a chi nasce e cresce in Italia, si, ma in contesti musulmani: contesti dove il principio base è trattare e considerare una donna peggio di una capra.
I musulmani non si evolvono a contatto con popoli più civili e questo lo notiamo dall'abbigliamento femminile imposto: le "risorse" sono un pericolo non solo per i diritti delle donne ma anche per i gay, perché i musulmani sono misogini e pure omofobi.
La finta sinistra (PD) per ottenere voti ha procurato caos sociale ancor più di quello già presente col cristianesimo.
#cittadinanza#Italia#musulmani#donna#capra#risorse#pericolo#diritti delle donne#gay#misoginia#omofobia#finta sinistra#PD#Partito Democratico#caos sociale#cristianesimo
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" «Non essere così spaventato. L'amore non finisce. Solo perché non ci vediamo…». Aveva già deciso, anche se io non lo seppi fino al giorno dopo, quando il telefono non offrì nient'altro che una bocca aperta e silenziosa come quella di qualcuno ritrovato morto. «Mio caro, mio caro», disse lei, «la gente non continua forse ad amare Dio per tutta la vita senza mai vederlo?». «Non è il nostro genere di amore». «Alle volte ho l'impressione che non ce ne sia nessun altro». Avrei dovuto accorgermi di quanto lei fosse già sotto l'influsso di uno sconosciuto non aveva mai parlato in quel modo le prime volte che eravamo stati insieme. Con felicità, di comune accordo, avevamo eliminato Dio dal nostro mondo. Mentre io dirigevo con attenzione la luce della lampadina tascabile per illuminarle i passi attraverso l'ingresso devastato lei aggiunse: «Tutto dovrà andare bene. A condizione che amiamo abbastanza». «Io non posso dare ancora di più», dissi io. «Ti sei già presa tutto». «Tu non sai», disse lei. «Tu non sai».
Il vetro delle finestre si sbriciolava sotto i suoi piedi. Solo la vetrata policroma del portone d'ingresso era rimasta intatta. Il vetro diventava bianco là dove si polverizzava, come il ghiaccio che i bambini disfano nei campi fradici o sul ciglio delle strade. Di nuovo mi disse: «Non avere paura». Sapevo che non si riferiva a quei nuovi e strani ordigni che dopo cinque ore, senza pausa, ancora ronzavano in alto come api venute dal sud. Era il giugno del 1944, fu la prima notte di quelle che più tardi vennero chiamate V1. "
Graham Greene, Fine di una storia, traduzione di Alessandro Carrera, Prefazione di Scott Spencer, Postfazione e cura di Domenico Scarpa, Collana La memoria n. 1295, Palermo, Sellerio, 2024¹; pp. 131-132.
[Prima edizione originale: The End of the Affair, London: William Heinemann, 1951]
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Solo un pazzo adorerebbe sacrificio e martirio e/o fonderebbe una religione che abbia come simbolo un uomo morto, appeso ad una croce.
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Trovo questa frase di Dostoevskij: "Chi ama l'umanità di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso"
e mi trovo in piena sintonia pensando a quando in predica ho detto: "Gesù non amava l'umanità (breve sospensione mia e occhi sgranati), Gesù amava le persone".
-Claudio Centa
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Alban Arthuan: il Natale ed il Solstizio d'Inverno
Ben arrivato inverno! Oggi voglio proporre uno scritto condiviso da Elena Paredi sulla sua bacheca di Facebook sulle origini delle antiche tradizioni legate al solstizio odierno e un bellissimo racconto tratto da uno dei tanti libri scritti dal suo amato papà. Prima che subentrasse il Cristianesimo nel nostro territorio, si era soliti festeggiare Alban Arthuan, il Solstizio d’inverno, che…
#21 dicembre#Alban Arthuan#albero di Natale#Brianza#capra#Carlo Paredi#cristianesimo#Dea Madre Bride#Einheriar#Elena Paredi#falò#Haidhrunn#Irlanda#luce#Luna di Capricorno#Ponte Lambro#Querce#Robinie#Sassonia#Schieppo#sole#solstizio#solstizio d&039;inverno#tenebre#Valhalla#Vischio#Yule
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Il Salvatore
TERZA PARTE
Il Mistero Della Croce
‘È una missione austera. La più austera di tutte. Quella rispetto alla quale la vita del monaco o della monaca della più severa regola è un fiore rispetto ad un mucchio di spine. Perché questa non è regola di Ordine umano. Ma Regola di un sacerdozio, di una monacazione divina, il cui Fondatore sono Io, Io che consacro e accolgo nella mia Regola, nel mio Ordine, gli eletti ad essa, e impongo loro il mio abito: il Dolore totale, sino al sacrificio.’ (da "L'Evangelo come mi è stato Rivelato")
Gesù qui dice chiaramente che la Sua missione speciale ed unica continua attraverso un Suo Ordine divino, l’elezione dei chiamati ad esso è direttamente impartita da Lui, il Fondatore. Offrirsi come vittima e mettersi in croce con Gesù è una vera e propria missione di salvataggio della specie umana. La differenza sostanziale tra gli altri e Gesù è proprio questa Redenzione non solo dei giusti ma dei peccatori-distruttivi che non può venire in essere in altro modo se non scontando il loro dolore come atto di totale sacrificio.
Abbiamo chiarito già il ruolo chiave della gestione del dolore nello smaltimento della distruttività e ciò che questo comporta in termini di salvezza della specie che invece, scansando il dolore in massa, non fa che richiamare su di sé la distruttività inconscia con esperienze sempre più dolorose. Abbiamo spiegato che il meccanismo sottostante questa proiezione esperienziale attuata dall’inconscio è sano e rappresenta l’opportunità illimitata al cambiamento di cui necessitiamo. Lo stesso non può dirsi, ahimé, dell’attitudine che ci caratterizza perché se errare è umano, perseverare è diabolico e di fronte al dolore l’uomo sembra rispondere sempre con maggiore distruttività. La visione di un Dio punitivo senza comprensione delle Sue leggi è, a mio avviso, falsata, esse infatti si rivelano sempre e comunque non solo giuste ma infinitamente pazienti, fino a riproporre interminabilmente un tentativo di soluzione nell’individuo ma la callosa attitudine dell’uomo spinge verso la distruzione.
Chi persevera nel bene, trasformando il dolore in amore, s’introduce invece in una via d’amore, in cui ci sono, come detto, tre gradi principali, il cui più alto è proprio formato dai Santi della Regola di Gesù per la nostra salvezza. Traducendo ora in termini cristiani possiamo dire che chi fa il suo dovere, a qualsiasi livello della scala, abbraccia la Croce, abbraccia il dolore e lo trasforma in amore mentre chi scansa la Croce, rende il dolore inconscio e porta distruttività nel mondo e crea le basi per l’auto-distruzione della specie. Queste sono le due polarità.
È risaputo che bene e male convivono nello stesso individuo quindi la battaglia tra tali polarità è presente in primis dentro di noi e poi a livelli diversi. Ora, sebbene il recupero di sociopatici e psicopatici sia quasi impossibile e difficilissimo quello dei narcisisti maligni che dovrebbero esercitare un fortissimo fiat o ricevere una grazia totalmente immeritata che lo stimoli (su questo argomento torneremo), i narcisisti moderati, vulnerabili, gli auto-distruttivi, coloro che hanno sviluppato un adattamento caratteriale malsano ai traumi subiti, nonché i biofili, quindi tantissimi, potrebbero, se volessero, entrare in questa scala d’amore grazie alla gestione del dolore. Partiamo dal primo grado per capire pian piano il sommo grado dell’amore di Gesù.
A livello personale, per passare dalla distruttività alla biofilia è utilissima la solitudine e la riflessione (per approfondimenti leggi ‘Viaggio nella Solitudine’). L’isolamento fa salire il dolore trattenuto nell’inconscio e si cominciano a vedere i contenuti distruttivi che si sono accumulati dentro, si comprende molto meglio ciò che è bene e ciò che è male, senza l’influenza esterna, e la morale diventa autonoma. Si impara una prima gestione delle sensazioni che, non potendo trascendere, in questa fase ancora acerba, si subiscono e basta ma ciò è già sufficiente a liberarsene, è solo un processo più lungo poiché inesperto e dipendente dalla solitudine. Non essendo già allenati alla consapevolezza interiore, non sapendo cosa fare per tirare fuori dall’inconscio i residui passati, la solitudine si rivela indispensabile per creare la condizione perfetta e naturale a far salire il baccano che, credetemi, non vede l’ora di essere ascoltato. Salgono così i residui inconsci senza dover far nulla. Offrirsi a questa prima gravosa purificazione non è facile e non va certo di moda. Si viene spinti alla superficialità e alla ricerca del piacere col risultato di scansare la nostra croce per gettarla sugli altri in modo inconsapevole. Uno scaricabarile psicologico che porta l’individuo ad essere distruttivo. La solitudine può essere vissuta in modo continuativo o a fasi ma va vissuta per un primo esercizio alla conoscenza di sé. Qui l’attenzione viene diretta da fuori (società, altri, mondo) ad un fuori più circoscritto, al corpo e alle sensazioni più fisiche. Il consiglio è di stare col dolore che sale proprio come sensazione fisica, al massimo delle proprie capacità, e per farlo bisogna alzare l’attenzione, dirigerla verso la sensazione e imparare a stare fermi. Non vi mangerà, più imparate a star fermi meno dura, è solo una sensazione. Per dare attenzione alle sensazioni si toglie automaticamente attenzione al pensiero e così si spezzano quei legami creatisi in precedenza, tra pensiero ed emozioni mal gestite, che causavano risposte autodistruttive o distruttive. Ogni altra emozione negativa dev’essere trattata allo stesso modo del dolore, ne saliranno tante proprio perché questa è la prima purificazione a cui ci sottoponiamo. Aspettatevi rabbia, amarezza, odio, di tutto e di più. Questa prima fase è dedicata alle accumulazioni personali passate, si sciolgono i nodi del passato, nodi quasi ‘fisici’ tra emozioni distruttive e pensiero meccanico che, in questo momento, vi travolgerà senza pietà. Il nostro solo dovere è quello di abbracciare la croce, cioè subire ciò che abbiamo dentro, senza fiatare, senza pensare, ma stando fermi lì. È spazzatura nostra e ce la dobbiamo subire noi. Se questo processo va avanti si acquisisce la capacità di vivere il dolore senza scappare il che vuol dire arrivare alla maturità psicologica che frena gli impulsi narcisistici peggiori. Portare la propria croce vuol dire fare il proprio dovere a livello individuale, diventare un elemento sano nella società, amorevole e rispettoso di natura e compiere il proprio dovere a livello sociale. Qui affiora l’amore umano, il rispetto della vita: la biofilia. Il biofilo è più forte, sereno, creativo ed emotivamente indipendente. È magnetico perché saper gestire il suo dolore lo rende leggero e tale rara leggerezza è avvertita come un sollievo da chi gli è intorno. Ma il tratto distintivo per eccellenza del biofilo è la sua propensione ad amare. Bio filia vuol dire proprio amare la vita, rispettare gli esseri viventi. Questo è il primo grado di amore naturale a cui si giunge vivendo il dolore. Giunti qui è davvero ottimo iniziare letture filosofiche o spirituali per favorire il processo di riflessione e cominciare a capire bene ciò che si è fatto e come continuare a farlo meglio.
Proseguiamo a livello di specie. (per approfondimenti vai a ‘La comprensione della mente’) La cosa più penosa da constatare è che quasi tutti i biofili si fermano, vivono una vita creativa, ma piuttosto egoistica e non smettono di pagare questo atteggiamento con una costante amarezza verso chi è immaturo e verso la società nel suo insieme. I pochi che si prendono il tempo di ponderare l’importanza del percorso fatto possono procedere molto di più con risultati molto maggiori. Se si vuole interiorizzare e rendere più intenso possibile il processo di purificazione bisogna direzionare l’attenzione dentro e renderla stabile il più possibile. Questo è quello che viene chiamato il ‘conosci te stesso’, l’esame di coscienza più costante possibile che, con il tempo, diviene meditazione e poi raccoglimento. È il primo sgrosso interiore serio, in cui si allena l’attenzione ad una vigilanza interiore quasi perenne per cui ci occupiamo a pulire il presente, mantenendo la coscienza più pulita possibile. Il suo risultato ottimale è chiamato anche solitudine interiore proprio perché il processo che, in modo acuto, si può vivere con la solitudine esterna, può essere stabilizzato, allenando l’attenzione a monitorare l’interiorità. Si trova ancora molta umanità e tante risposte distruttive soprattutto nel pensiero ed è importante distaccarci il più possibile da ciò che vediamo dentro di noi per evitare di creare ulteriori legami. Qui si scopre davvero tutta la nostra miseria come esseri umani, scopriamo che tutte le componenti di umanità difettosa e d’impurità vivono nella nostra coscienza direi di default. Questo pacchetto di miseria è insito nella coscienza umana. Non è un caso scoprirlo ora perché si sta portando la croce come esseri umani. Ci si vergogna per non aver agito prima, si capisce il tempo sprecato nella biofilia, in cui eravamo troppo intenti a giudicare gli altri senza vedere quanto ancora c’era da fare in noi.
La forza creativa e vitale aiuta tantissimo chi si offre a questa purificazione, proprio perché più estesa e di aiuto generale. Trascendendo il dolore in modo costante si ha accesso alla Fonte d’amore, di pace, di forza e di ogni altra virtù. La perseveranza è importantissima poiché la vigilanza interiore scatena proprio una lotta, vissuta in fasi alterne, tra la conoscenza della propria miseria, fase purificativa, e la conoscenza della Fonte, fase illuminativa. È la natura stessa di questo percorso, come spiega San Giovanni della Croce: ‘Se l’anima vorrà riflettere su questo cammino, vedrà bene a quanti alti e bassi va soggetta e che, dopo il godimento di un periodo di prosperità, subentra subito quello della tempesta o della prova; vedrà, altresì, che le è stata concessa la bonaccia per prepararla e rafforzarla in vista delle tribolazioni successive; in breve, l’anima deve convincersi che alla miseria e alla tormenta fa seguito l’abbondanza e la pace: per questo motivo deve passare la vigilia nella prova, se vuole godere le gioie della festa. Questa è la norma ordinaria dello stato di contemplazione fino a quando l’anima non raggiunge lo stato di quiete; per dirla in una parola, l’anima non è mai nello stesso stato, non fa altro che salire e scendere. Il motivo di questa norma sta nel fatto che lo stato di perfezione esige il perfetto amore di Dio e il disprezzo di sé, il che non può verificarsi senza conoscere Dio e se stessi. Perciò l’anima deve necessariamente esercitarsi prima in una, poi nell’altra conoscenza. Dapprima Dio le fa gustare il suo amore e la esalta, poi le consente di conoscere se stessa e la umilia, finché, acquistate le abitudini perfette, l’anima smette di salire e di scendere. Arrivata alla sommità di questa scala mistica, l’anima si unisce a Dio, a lui si aggrappa e in lui trova il suo riposo’. Questa alternanza c’è sempre e, come emerge, nelle fasi di conoscenza di sé non porta solo a testimoniare le propria pochezza interiore ma può proiettare ancora quelle esperienze esterne che umiliano e fanno soffrire per far arrivare ad essere successivamente più vicini a Dio. Verso la fine di questa seconda fase c’è infatti una purgazione forte, accompagnata da una crisi importante che coinvolge l’essere umano a tutti i livelli e lo prepara al battesimo nello Spirito. È chiamata la ‘notte dei sensi’ da San Giovanni. Superata questa crisi si riscopre la propria figliolanza a Dio e questo cambia per sempre l’individuo. La sua visione è trasformata per sempre. Vede se stesso negli altri, riconosce un unico io, l’‘io sono’ presente in tutti. Ama gli altri come se stesso poiché non vede alcuna differenza sostanziale tra sé e gli altri. Questo non è più semplice amore per la vita ma è amore per lo Spirito presente in tutti, è un amore più profondo e sacro. Inizia qui l’opera di redenzione spontanea in cui ci si perfeziona, purificandosi sempre più minuziosamente, e si aiuta gli altri senza dover fare nulla. La purgazione è personale fino alla più profonda ‘notte dell’anima’ la quale predispone all’unione con Dio. Approfondiremo queste notti quando tenteremo di spiegare il peccato. Comunque, già alla fine della notte dei sensi, quando lo Spirito comincia ad illuminare l’essere umano direttamente, il praticante viene introdotto alla contemplazione, ai ‘grandi silenzi’, alla solitudine interiore. Passa dalla meditazione alla contemplazione. Il contemplativo vive il dolore ormai con grande agilità ed è sempre consolato dalla pace infusa dallo Spirito. Vive il dolore con pace.
Arriviamo ora finalmente a spiegare il livello soprannaturale del Mistero della Croce con una base, spero, più chiara. Essendo al di sopra del naturale, questo livello è difficile da capire anche per chi è evoluto, figuriamoci per chi non ha raggiunto neanche la maturità psicologica e, di conseguenza, l’amore naturale e umano. Per loro la comprensione razionale della missione di Gesù è totalmente impossibile, sono facilmente portati a scambiare i Santi di Gesù per dei pazzi con nevrosi pseudo-religiose. Si può ovviamente credere per fede ma molto difficilmente per sforzo intellettivo, tanto che purtroppo questa interpretazione malata, se non patetica della missione redentrice, è condivisa da tutto il mondo della psicologia. La motivazione di tale visione risiede sempre nella mancata evoluzione interiore, nella mancata conoscenza di se stessi e delle leggi che governano l’interiorità.
Nella redenzione soprannaturale dell’esercito di Gesù, il Santo prende in carico più dolore possibile per tramutare le forze distruttive in amore, così da salvare l’umanità. Per offrirsi bisogna provare l’amore perfetto in cui si è pronti a sacrificarsi anche per i propri nemici. Nell’amore perfetto non si ama più gli altri come se stessi ma al di sopra di se stessi. Tale amore è ben diverso da quello dei gradi precedenti, è talmente alto da rendere gli esseri umani, arrivati a tali vertici, divinizzati. Vivono non più il dolore con pace ma addirittura la gioia nella sofferenza. ‘L’amore perfetto da la chiave della gioia del soffrire. Coloro che hanno capito il maestro e che hanno totalmente voluto imitare il maestro sanno morire perché gli uomini vivano nella giustizia e siano risanati dalle ferite dei loro peccati. Per tutti i fratelli tutti o veri cristiani, senza fariseismi che annullano il cristianesimo: religione d’amore.’ ‘È detto: ‘amate coloro che vi odiano e sarete figli dell’Altissimo’ perché avrete il perfetto amore. La più grande somiglianza e immagine con Dio […] Ne divenite veri figli non per uguaglianza di natura e sostanza ma per soprannaturalizzazione della creatura che così diviene divinizzata per partecipazione relativa alle azioni di Dio uno e trino e per somiglianza facendo ciò che Egli sempre fa: amando’’ (Evangelo M.V.)
Questo è l’amore per eccellenza ed è il tratto distintivo del Cristianesimo, che si distingue da ogni altra religione per via della redenzione offerta, frutto di tale amore. Negli ultimi insegnamenti agli apostoli, poco prima della sua Passione, Gesù dà un nuovo comandamento: “Il mio comandamento è che vi amiate come io vi ho amato”. Chiede ai suoi Santi di arrivare all’amore perfetto e di imitarlo ad esser pronti a sacrificarsi con gioia, per amore e in cambio di amore.
Ma, proviamo a capire, noi miserelli, come possono questi eroi provare addirittura gioia nel patire. La prima considerazione che mi viene in mente è che provano un dolore privo di ogni insoddisfazione, amarezza, scontentezza perché è una scelta fatta per amore e con piena cognizione di causa e con piena fede nel proprio Maestro. È quindi solo dolore, una sensazione nitida ed isolata, non solo priva dell’ignoranza che scatena l’amarezza e l’odio nei distruttivi, ma ricolma di significato e di scopo spirituale.
Se ci pensiamo, già a livello naturale, un distruttivo e una persona molto evoluta soffrono molto diversamente. Se il distruttivo, abilissimo ad evitare di entrare in contatto col suo dolore, ne viene sopraffatto suo malgrado, lo sente come una forza brutale incontrollabile e non sa letteralmente cosa fare, il pensiero ribolle fino a farlo impazzire e cade nella disperazione. Si arrabbia, accusa gli altri, ripiega nella soddisfazione della vendetta o di una qualsiasi risposta distruttiva per evitare la sensazione per lui letteralmente insopportabile. L’evoluto invece ha un allenamento ottimale alla trascendenza del dolore e ogni volta che lo fa prova una vera e propria cascata di benessere, di amore e di forza. I più avanzati vengono introdotti nella pace dello Spirito, come detto poco fa, quella quiete soprannaturale che ricarica il corpo, illumina la mente e ricolma d’amore il cuore. Riescono infatti a portare molto più dolore rispetto agli altri, poiché sono immensamente più capaci e altresì aiutati.
Immaginiamo ora che un individuo con questa capacità, già di molto superiore alla norma, la offra a Dio con lo scopo di salvare gli altri e glorificare il suo Divin Maestro. È facile immaginare che il ciclo di trascendenza si velocizza a dismisura e la relativa infusione di amore e di forza che ne deriva diventa, man mano, divinizzata, rendendo questi Santi davvero simili a Cristo.
Vediamo un esempio pratico della mole di carico che portano questi santi. Un devoto di Padre Pio, attraverso la sala gremita della chiesa, guarda il santo e gli chiede, mentalmente, di permettergli di aiutarlo a portare la croce, di fargli sentire in parte il dolore che prova ogni giorno. Viene accontentato e quello che prova per qualche secondo è, a suo dire, umanamente insostenibile e chiede subito di ritirare quanto chiesto.
Per capire la peculiare gioia che provano nel patire leggiamo la mistica Maria Valtorta, già vittima con cinque malattie e paralizzata a letto, nel vedere Gesù durante un momento della Sua Passione, se vogliamo, anche meno straziante degli altri. Vivere o vedere la Passione di Gesù è uno dei tanti modi in cui si può vivere il dolore della Redenzione offerta: ‘A chi lo posso dire quello che soffro? A nessuno di questa Terra, perché non è sofferenza della Terra e non sarebbe capita. È una sofferenza che è dolcezza e una dolcezza che è sofferenza. Vorrei soffrire dieci, cento volte tanto. Per nulla al mondo vorrei non soffrire più questo. Ma ciò non toglie che io soffra come uno preso alla gola, stretto in una morsa, arso in un forno, trafitto fino al cuore. [...] Devo fare un grande sforzo per dominare l’impulso di gridare il grido di gioia e di pena soprannaturale che mi fermenta dentro e sale con l’impeto di una fiamma o di uno zampillo. Gli occhi velati di dolore di Gesù: Ecce Homo, mi attirano come una calamita. Egli m’è di fronte e mi guarda, ritto in piedi sui gradini del Pretorio, con la testa coronata, le mani legate sulla sua veste bianca di pazzo con cui l’hanno voluto deridere, ed invece lo hanno vestito del candore degno dell’Innocente. Non parla. Ma tutto in Lui parla e mi chiama e chiede. Che chiede? Che io lo ami. Questo lo so e questo gli do sino a sentirmi morire come avessi una lama nel petto. Ma mi chiede ancora qualcosa che non capisco. E che vorrei capire. Ecco la mia tortura. Vorrei dargli tutto quanto può desiderare a costo di morire di spasimo. E non riesco. Il suo Volto doloroso mi attira e affascina. Bello è quando è il Maestro o il Cristo Risorto. Ma quel vederlo mi dà solo gioia. Questo mi dà un amore profondo che più non può essere quello di una madre per la sua creatura sofferente. Sì, lo comprendo. L’amore di compassione (nota mia: si intenda con-passione, ‘passione con’ ossia compartecipazione)è la crocifissione della creatura che segue il Maestro sino alla tortura finale. È un amore dispotico che ci impedisce ogni pensiero che non sia quello del suo dolore. Non ci apparteniamo più. Viviamo per consolare la sua tortura, e la sua tortura è il nostro tormento che ci uccide non metaforicamente soltanto. Eppure ogni lacrima che ci strappa il dolore ci è più cara di una perla, e ogni dolore che comprendiamo somigliante al suo [ci è] più desiderato e amato di un tesoro.’ (07-03-44 quaderni Maria Valtorta).
Vediamo adesso un esempio vivente che il ciclo di trascendenza di dolore e la ricarica d’amore atto a rioffrirsi diventa tanto veloce da non riuscire più a sentire dolore ma solo amore e gioia. Santa Margherita Maria Alacoque scrive: “avevo paura che non avrei potuto provare una sofferenza peggiore di quella che provavo perché non soffrivo a sufficienza, dal momento che il suo amore non mi lasciava requie né di giorno né di notte, queste dolcezze mi affliggevano, volevo la croce tutta pura”. (da 'La Vita di Santa Margherita Maria Alacoque'). Qui la Santa quasi si lamenta di non sentire dolore ma solo amore. Allo stesso riguardo non possiamo non menzionare l’immensa Santa Veronica Giuliani, un vero campione della Croce, che si offre come ‘mezzana’, intermediaria, tra Dio e i peccatori così follemente da non riuscire più a percepire sensibilmente il dolore e doverne chiederne sempre di più. Troviamo scritto nel suo diario: “La mia pena era di non trovare pena”. “Dove sta il patire? Mandatelo a me”. “Non sentivo niente”. “Penavo per non trovare pene”. “Non vi è cosa piú cara in questa vita che il patire; non vi è cosa più preziosa che la croce” (da 'il Diario di Santa Veronica Giuliani'). Capisco che, se non conoscete le vite di queste Sante, potreste pensare che semplicemente non soffrivano abbastanza, invece il dolore che erano capaci di sopportare era semplicemente sovrumano tanto che leggerle è un’esperienza scoraggiante, che fa provare vergogna (e ne abbiamo bisogno!). Leggere le loro vite, così come meditare sulla Passione di Gesù, è una purificazione di per sé. Comunque, a conclusione di questa serie di conferme, ci aiuta a sintetizzare Santa Teresa del Gesù Bambino: “Sono giunta a non poter più soffrire. Avendo mutato in gioia tutte le mie sofferenze.”
Se il primo e più importante Mistero della Croce è quello di eliminare la distruttività dal mondo, il secondo è che essa è la sede delle virtù: la forza e l'amore scaturiscono dal vivere il dolore e se lo si fa in modo così portentoso tali virtù divinizzano l'anima.
Ora, se questa gioia nel patire non fosse già abbastanza incomprensibile per le persone comuni, c’è un’altra possibilità, la più cara a Gesù, quella che rende più simili a Lui di ogni altro sacrificio o pratica, destinata agli amanti più appassionati della croce. È anche il più potente espediente contro la distruttività e rivela un altro segreto della Croce. Ne parleremo nel prossimo articolo.
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“2024”
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostro nero su carta. Dimensioni: cm 21x26. Anno: dicembre 2024.
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Vangelo di Luca, 6,29-30. Traduzione Bibbia CEI (Conferenza Episcopale Italiana).
«A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo».
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#gesù cristo#gesù#vangelo#vangelo di luca#cristianesimo#compassione#misericordia#essere umani#restare umani#2024
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Leggi la Bibbia: beblia.com 🙏
Di' Amen se sei d'accordo
Matteo 11:11
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LA SACRA SINDONE
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Niente di nuovo sotto il sole
Fu un profilo assolutamente unico a rendere il Cristianesimo appetibile all’inizio per i gusti religiosi romani (e ovviamente per avere infine successo qualcosa deve prima risultare appetibile). A differenza di oggi, nel mondo romano antico aleggiava un diffuso sospetto su qualunque filosofia o religione che sapesse di nuovo. Nel campo filosofico e religioso, al contrario del campo della tecnologia militare, veniva apprezzato e rispettato il vecchio, non il nuovo. Uno dei più seri ostacoli per i cristiani nelle missioni romane era il sentore diffuso, e interamente giustificato, che quella religione fosse “recente”. Nulla che fosse nuovo poteva essere valido. Se era vero, perché non era noto da tempo? Perché nessuno fino ad allora aveva capito la verità, neanche Omero, Platone o Aristotele?
La strategia approntata dai cristiani per evitare questo ostacolo alla conversione era l’affermazione che, sebbene Gesù fosse vissuto solo qualche decennio o un secolo prima, la religione basata su di lui era molto antecedente, essendo il compimento di tutto ciò che Dio aveva predetto nei libri più antichi della civiltà umana. A partire da Mosè e dai profeti, Dio aveva predetto l’arrivo di Gesù e della religione fondata nel suo nome: Mosè era vissuto quattro secoli prima di Omero, otto prima di Platone, e aveva prefigurato Gesù e la salvezza portata dal suo nome.
I Cristianesimi perduti - Bart D. Ehrman
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#veniteindisparte#vangelodelgiorno#vangelodioggi#vangelo#bibbia#cristianesimo#spiritualità#christianmindfulness#christian faith#mindfulness
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" Re Leopoldo II era ossessionato dall'idea di possedere una colonia, e la sua brama cadde sul bacino del fiume Congo. Per realizzare il suo sogno creò l’Associazione internazionale del Congo e finanziò l’esploratore inglese Henry M. Stanley, che nei suoi viaggi lungo il fiume stipulò una serie di trattati con i capi indigeni in nome dell'associazione. Forte di questo, Leopoldo II si presentò alla Conferenza di Berlino (1884-1885), convocata per tracciare le linee della spartizione europea dell'Africa, e ottenne l’affidamento del bacino del Congo. Il 29 maggio, il re del Belgio proclamò lo “Stato indipendente del Congo”, che diventava così di sua proprietà. Leopoldo II divise quell'enorme territorio in blocchi che affidò a compagnie private, alle quali concedeva il diritto esclusivo di sfruttare tutto quello che poteva essere asportato: avorio, olio di palma, rame, legno tropicale, ma soprattutto il caucciù, molto ricercato in Europa. Per costringere gli africani a raccogliere il caucciù (un lavoro molto pesante) il re istituì un vero e proprio sistema di terrore. Se un villaggio si rifiutava di obbedire (il lavoro non era retribuito!), arrivava la milizia delle compagnie che bruciava le capanne e sparava a vista, uccidendo tutti, donne e bambini. Per assicurarsi che i soldati avessero realmente usato le cartucce per uccidere le persone, gli ufficiali esigevano che tagliassero le mani delle vittime e le consegnassero poi al commissario, che le avrebbe contate. Un orrore in nome del profitto, del caucciù! Fu una carneficina che ridusse la popolazione del Congo da circa venti a otto milioni nel 1911. Durante il regno di Leopoldo II molti missionari, soprattutto belgi, andarono a portare il Vangelo in Congo e costruirono chiese, scuole, dispensari: “Eppure,” scrive nel suo studio The Sacrifice of Africa il teologo ugandese Emmanuel Katongole, “il ruolo del cristianesimo rimase quasi invisibile”. Il cristianesimo occidentale riteneva che il suo campo di competenza fosse il campo “spirituale” e “pastorale”, mentre allo Stato toccava l’aspetto politico. Secondo Katongole è stato questo il tipo di cristianesimo portato in Africa. "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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Mesi fa, vicino a me abitava una coppia d'anziani fissata con la religione che anche nelle ore stabilite per il silenzio disturbava con programmi-messa a tutto volume e dovevo rifugiarmi nella stanza più lontana dell'appartamento bestemmiando.
Ora che sono andati via (finalmente!) i musulmani del piano di sopra hanno iniziato con la loro lagna a tutto volume: non c'è veramente pace sotto questo cielo ancora pieno di amici immaginari.
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Il Signore Gesù Cristo: sapienza e verità di Dio per la salvezza eterna.
Parola del Signore Gesù Cristo (Giovanni 14:6): “Io sono la via, la verità e la vita”.
Vi è una ‘sapienza’ superiore nella quale sussiste una ‘verità’ assoluta che conduce alla ‘libertà’ vera.
Aforisma di Stefano Ligorio – Sapienza, verità e vita.
Il Signore Gesù Cristo è sapienza e verità di Dio per la salvezza eterna.
Aforisma di Stefano Ligorio – Saggezza e sapienza… – Le ‘parole’ che possono ‘piegare’…
“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano”. Matteo 7:13-14.
“State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo. Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice: <Mi pento>, perdonalo”. Luca 17:3-4.
“Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate”. Matteo 6:7-8.
“Ma voi non vi fate chiamare ‘Rabbì’; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo; ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore. Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato”. Matteo 23:8-12.
“Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia”. Matteo 5:3-11.
“…Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano”. Giovanni 15:1-6.
“La lampada del corpo è l’occhio. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se dunque la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno le tenebre! Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona”. Matteo 6:19-24.
“Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato”. Marco 16:15-16.
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”. Giovanni 3:14-21.
“Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua”. Matteo 10:34-36.
“Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna. Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l’onorerà”. Giovanni 12:25-26.
“Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno da loro, e vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande nei cieli; perché i padri loro facevano lo stesso ai profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i padri loro facevano lo stesso con i falsi profeti”. Luca 6:20-26.
“Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti”. Matteo 7:12.
“Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non son venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me”. Giovanni 12:44-50.
“Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”. Matteo 6:5-6.
“Ricordatevi della parola che vi ho detta: <Il servo non è più grande del suo signore>. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. Giovanni 15:20-21.
“Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli”. Giovanni 15:1-8.
“Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io son venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre”. Giovanni 12:44-50.
“In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio. Nicodemo gli disse: <Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?>. Gesù rispose: <In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: <Bisogna che nasciate di nuovo>. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito>”. Giovanni 3:1-12.
“In verità, in verità vi dico che il Figlio non può da sé stesso far cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente. Perché il Padre ama il Figlio, e gli mostra tutto quello che egli fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché ne restiate meravigliati. Infatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figlio vivifica chi vuole. Inoltre, il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato”. Giovanni 5:19-23.
“Ve l’ho detto, e non lo credete; le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me; ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo uno”. Giovanni 10:25-30.
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete. Ma io ve l’ho detto: <Voi mi avete visto, eppure non credete!>. Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato…”. Giovanni 6:35-40.
“…Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte; ma chi mette in pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio”. Giovanni 3:14-21.
“Perciò vi dico: non siate in ansia per la vita vostra, di quel che mangerete, né per il corpo, di che vi vestirete; poiché la vita è più del nutrimento e il corpo più del vestito… Anche voi non state a cercare che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia! Perché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in più. Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno…”. Luca 12:22-34.
“In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: l’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno”. Giovanni 5:24-30.
“…Vendete i vostri beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. Perché dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore”. Luca 12:22-34.
“…Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell’ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Giovanni 6:35-40.
“Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”. Matteo 10:37-39.
“Voi vi proclamate giusti davanti agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; perché quello che è eccelso tra gli uomini, è abominevole davanti a Dio”. Luca 16:14-15.
“Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia”. Giovanni 15:18-19.
“Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà, riceverà molte percosse; ma colui che non l’ha conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, ne riceverà poche. A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà”. Luca 12:47-48.
“E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; perché quando esse verranno a mancare, quelli vi ricevano nelle dimore eterne. Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi. Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere? E, se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri? Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona”. Luca 16:9-13.
“Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché io vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, stando di fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: <Signore, aprici>. Ed egli vi risponderà: <Io non so da dove venite>. Allora comincerete a dire: <Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze!> Ed egli dirà: <Io vi dico che non so da dove venite. Allontanatevi da me, voi tutti, malfattori…>”. Luca 13:23-30.
“Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa”. Giovanni 15:9-11.
“Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro. In verità vi dico: chiunque non accoglierà il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto”. Luca 18:16-18.
“Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli”. Matteo 10:32-33.
“Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle”. Matteo 5:39-42.
“In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figlio vi dimora per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi”. Giovanni 8:34-36.
“Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo fratello: <Lascia che io ti tolga dall’occhio la pagliuzza>, mentre la trave è nell’occhio tuo? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello”. Matteo 7:1-5.
“In verità, in verità vi dico: chi riceve colui che io avrò mandato, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato”. Giovanni 13:20.
“Quando fai un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi; perché essi potrebbero a loro volta invitare te, e così ti sarebbe reso il contraccambio; ma quando fai un convito, chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato, perché non hanno modo di contraccambiare; infatti il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti”. Luca 14:12-14.
“Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò da voi. Ancora un po’, e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi. Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Giovanni 14:15-21.
“Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per essere osservati da loro; altrimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non far sonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”. Matteo 6:1-4.
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio”. Giovanni 15:12-15.
“Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo”. Matteo 11:25-27.
“Ogni uomo che ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Perché nessuno ha visto il Padre, se non colui che è da Dio; egli ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita”. Giovanni 6:45-48.
“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande”. Matteo 7:24-27.
“Perché come il Padre ha vita in sé stesso, così ha dato anche al Figlio di avere vita in sé stesso; e gli ha dato autorità di giudicare, perché è il Figlio dell’uomo. Non vi meravigliate di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio. Io non posso far nulla da me stesso; come odo, giudico; e il mio giudizio è giusto, perché cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. Giovanni 5:24-30.
“Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità: questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo lavati la faccia, affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”. Matteo 6:16-18.
“Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?… Non siate dunque in ansia, dicendo: <Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?>. Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno”. Matteo 6:25-34.
“Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”. Matteo 6:14-15.
“Quanto è difficile, per quelli che hanno delle ricchezze, entrare nel regno di Dio! Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio. Quelli che udirono dissero: <Chi dunque può essere salvato?>. Egli rispose: <Le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio>”. Luca 18:18-27.
“Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. Giovanni 13:34-35.
“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti”. Matteo 22:36-40.
“Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato. Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi”. Luca 6:37-38.
“Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi...”. Giovanni 15:1-6.
“Se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, qual grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccator per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”. Luca 6:32-36.
“Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l’altro pubblicano Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: <O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo>. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: <O Dio, abbi pietà di me, peccatore!>. Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato”. Luca 18:9-14.
“Non siete voi che avete scelto me ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”. Giovanni 15:16-17.
“Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro”. Luca 6:27-31.
“Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore”. Matteo 6:19-21.
“I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori. Ma per voi non dev’essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve. Perché, chi è più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve”. Luca 22:24-30.
“Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua? O che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?”. Matteo 16:24-26.
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: <Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?>. Allora dichiarerò loro: <Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!>”. Matteo 7:21-23.
“Poi, alzati gli occhi, Gesù vide dei ricchi che mettevano i loro doni nella cassa delle offerte. Vide anche una vedova poveretta che vi metteva due spiccioli; e disse: <In verità vi dico che questa povera vedova ha messo più di tutti; perché tutti costoro hanno messo nelle offerte del loro superfluo; ma lei vi ha messo del suo necessario, tutto quello che aveva per vivere>”. Luca 21:1-4.
Articolo tratto da: Fede – Il Signore Gesù Cristo: sapienza e verità di Dio per la salvezza eterna.
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Colui che vede in se stesso tutte le cose è al tempo stesso tutte le cose
Giordano Bruno
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Il padre Poemen raccontava che il padre Giovanni Nano aveva pregato Dio e furono allontanate da lui le passioni e fu liberato da ogni sollecitudine. Si recò allora da un anziano e gli disse: "Mi trovo nella quiete, e non devo sostenere nessuna lotta". Gli disse il vecchio: "Va' e prega Dio perché sopraggiunga su di te la lotta e tu ne tragga quella contrizione ed umiltà che avevi prima. E' attraverso la lotta che l'anima progredisce". L'altro pregò Dio per questo e, quando giunse la lotta, non pregò più perché la allontanasse da lui. Chiedeva invece: "Dammi, Signore, pazienza nei combattimenti".
Vita e detti dei Padri del deserto, Città nuova 2012.
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