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pier-carlo-universe · 3 months ago
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La Governance Regionale della Ricerca Sanitaria in Italia: modelli e prospettive di innovazione
Presentati alla SDA Bocconi i modelli regionali per la governance della ricerca sanitaria: un confronto sui sistemi di gestione, sprechi e soluzioni innovative.
Presentati alla SDA Bocconi i modelli regionali per la governance della ricerca sanitaria: un confronto sui sistemi di gestione, sprechi e soluzioni innovative. Il 28 ottobre, presso la SDA Bocconi, si è svolto l’evento “La governance regionale della ricerca sanitaria”, organizzato dal CERGAS SDA Bocconi e dal Centro Studi Interaziendale di Management Sanitario (CESIM), con il supporto della…
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mezzopieno-news · 1 year ago
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I DECESSI SULLE STRADE SONO DIMINUITI FINO AL 50%
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Secondo il nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 2023 sulla sicurezza stradale, dal 2010 le morti per incidenti stradali sono diminuite del 5%, un dato che parametrizzato per l’aumento della popolazione globale nello stesso periodo equivale ad un calo complessivo del 16%.
L’incidentalità è in continuo calo e 108 Paesi nel mondo hanno segnalato una diminuzione dei decessi legati al traffico stradale nell’ultimo decennio. Dieci Paesi sono riusciti a ridurre le morti sulla strada di oltre il 50%: Bielorussia, Brunei, Danimarca, Giappone, Lituania, Norvegia, Federazione Russa, Trinidad e Tobago, Emirati Arabi Uniti e Venezuela. Altre trentacinque nazioni hanno compiuto notevoli progressi riducendo i decessi tra il 30% e il 50%.
Nove decessi su 10 si verificano nei Paesi a basso e medio reddito, un dato significativamente più alto se confrontato con il numero di veicoli e di strade che questi hanno. Il rischio di morte è 3 volte superiore nei paesi a basso reddito rispetto a quelli ad alto reddito ma i Paesi a basso reddito hanno solo l’1% dei veicoli a motore del mondo. Questo dato riflette l’adozione da parte delle nazioni maggiormente avanzate, di leggi e standard di sicurezza che soddisfano le migliori pratiche per prevenire i fattori di rischio. Il 53% di tutte le vittime della strada sono utenti della strada vulnerabili, tra cui: pedoni (23%); conducenti di veicoli a due e tre ruote a motore come i motocicli (21%); ciclisti (6%); e utenti di dispositivi di micromobilità come gli scooter elettrici (3%).
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Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità; foto di Dominika Kwiatkowska
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forzaitaliatoscana · 4 months ago
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Toscana, Stella: sabato gli Stati Generali
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Toscana, il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana e coordinatore regionale Marco Stella: "Sabato gli Stati Generali, parte campagna elettorale Regionali 2025" 'Verso Toscana 2025. Gli Stati Generali di Forza Italia'. È il titolo dell'iniziativa, in programma dopodomani, sabato 19 ottobre a Viareggio, che lancerà il partito nella campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali in Toscana. Tra gli ospiti attesi Antonio Tajani, segretario nazionale del partito e ministro degli Esteri, il capogruppo dei Senatori, Maurizio Gasparri, il vice segretario nazionale on. Deborah Bergamini, il responsabile nazionale Dipartimenti, on. Alessandro Cattaneo, e l'on. Chiara Tenerini. "Con l'evento di Viareggio - spiega Stella - parte ufficialmente la campagna per le Regionali di Forza Italia in Toscana. Faremo una giornata intera di studio, approfondimento, di rapporto con il mondo imprenditoriale, con le categorie economiche, ma anche col mondo del sistema sanitario. Porteremo le buone pratiche del centrodestra, parleranno i sindaci e gli assessori di Forza Italia dove siamo forza di governo nei sette capoluoghi di provincia, nei Comuni che abbiamo vinto anche nell'ultima tornata elettorale, come Santa Croce sull'Arno". I focus più importanti riguarderanno il sistema sanitario, le crisi dei distretti e le infrastrutture. Sulla sanità, il segretario regionale di Forza Italia promette di svelare proprio sabato la proposta di riforma: "Ci siamo resi conto che tre Asl creano troppa distanza, sono lontane dalle esigenze dei cittadini e dei territori specifici - osserva Stella -. Siamo contrari alla chiusura dei presidi ospedalieri, quindi il caposaldo delle tre aziende deve essere messo in discussione". "Credo sia stato fatto un ottimo lavoro – commenta il responsabile regionale Organizzazione, Matteo Mastrini -. Sono stati costituiti e saranno presentati oltre 20 dipartimenti regionali, che si occuperanno di tutte le materie di competenza della Regione Toscana. Si tratta di una squadra importante, costituita da personalità di assoluto valore: tutti i dirigenti di Forza Italia Toscana sono potenzialmente candidati a governare la nostra Regione. Nella giornata di sabato definiremo il programma per Toscana2025 negli ambiti sanitari e infrastrutturali". Coordinamento regionale Forza Italia Toscana
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olitaly · 9 months ago
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personal-reporter · 2 years ago
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Le origini della Birra Peroni: Una Storia di Qualità e Sostenibilità
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La Birra Peroni è una delle birrerie italiane più antiche e rappresentative del panorama nazionale ed internazionale. Fondata nel 1846 a Vigevano, in Lombardia, ha saputo conquistare il palato degli italiani, ma anche di molti stranieri, grazie alla sua attenzione alla qualità, all'innovazione ed alla sostenibilità. La storia della Birra Peroni si confonde con quella della birra italiana. La passione per la birra da parte dei suoi fondatori ha portato alla creazione di una birreria che ha saputo resistere alle turbolenze della storia ed emergere come simbolo dell'italianità nel mondo. Ma come è nata la Birra Peroni? Nel 1846, Francesco Peroni ha aperto una piccola birreria a Vigevano, che con il passare degli anni si è evoluta diventando una delle più grandi aziende di birra in Italia e nel mondo. Peroni ha iniziato la sua produzione con birre rosse e marroni in piccole quantità. Nel 1864, la birreria introduce la produzione di birra bionda, creando una fermentazione a bassa temperatura che ha permesso di ottenere una birra chiara, fresca e dal sapore fresco. Grazie alla creazione di birra bionda, la Birra Peroni ha avuto molto successo in Italia e all'estero. Nel 1895, la fabbrica di birra fu trasferita a Roma, in un'area di 35.000 metri quadrati, dove è stata in grado di aumentare la sua capacità produttiva. Nel corso degli anni, la Birra Peroni ha subito molte trasformazioni e innovazioni. Nel 1920, la Birra Peroni iniziò a produrre birra in bottiglia, rendendola disponibile per i consumatori che desideravano gustarla comodamente a casa propria. Da quel momento in poi, la Birra Peroni ha continuato ad espandersi e ad innovarsi. Negli anni '30, la birra Peroni acquisì la sua fama internazionale. Era nota per il suo sapore unico e la sua alta qualità, grazie alla quale la birra Peroni divenne una delle più popolari nei paesi europei e in America. La Birra Peroni ha investito molto nella ricerca della qualità e dell'innovazione. Nel 2005, ad esempio, è stata creato una birra senza glutine in risposta alle esigenze dei consumatori che soffrono di celiachia. Tuttavia, uno degli aspetti che ha fatto della Birra Peroni un'azienda di successo è la sostenibilità. La società ha adottato una serie di politiche e di buone pratiche che hanno permesso di ridurre i propri impatti ambientali e di sensibilizzare i propri consumatori sulla sostenibilità. Ad esempio, la Birra Peroni ha investito nella riduzione del consumo di acqua nella sua produzione, che ha permesso di ridurre la quantità di acqua utilizzata del 10% rispetto al 2010. Inoltre, l'azienda ha introdotto programmi di raccolta selettiva dei rifiuti e ha adottato tecnologie in grado di ridurre le emissioni di CO2. La Birra Peroni è anche impegnata nella promozione di un consumo responsabile della birra. La società si è associata al "Programma Alcol" dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha l'obiettivo di prevenire i danni causati dall'abuso di alcol. Ha promosso iniziative di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale d'impresa, come il progetto "Natura 2020", che ha l'obiettivo di proteggere la biodiversità e i territori naturali italiani. Ha sviluppato una serie di iniziative in collaborazione con le comunità locali, attraverso il supporto di eventi culturali e la valorizzazione di prodotti e tradizioni locali. La Birra Peroni rappresenta quindi una realtà di successo che ha saputo coniugare la passione per la birra con l'attenzione alla qualità, all'innovazione ed alla sostenibilità. La storia di questa birreria ci insegna che il rispetto per l'ambiente e la responsabilità sociale d'impresa sono essenziali per garantire il successo e la sostenibilità a lungo termine di un'azienda. Fonti: - Storia della Birra Peroni: www.birraperoni.it/storia - Birra Peroni e sostenibilità: www.birraperoni.it/sostenibilita - Iniziative di sostenibilità della Birra Peroni: www.birraperoni.it/sostenibilita/i-nostri-progetti - Programma Alcol dell'OMS: www.who.int/es/news-room/fact-sheets/detail/alcohol - Progetto Natura 2020 della Birra Peroni: www.birraperoni.it/sostenibilita/natura-2020 Read the full article
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paoloxl · 6 years ago
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Ripetere una bugia all'infinito finisce con il trasformarla in verità, non siamo noi a dirlo ma il ministro della propaganda nazista, J. Goebbels, un antesignano delle notizie spazzature che alimentano falsità amplificate a tal punto da sembrare luoghi comuni, indissolubili principi, verità assolute che si appropriano della nostra mente. Immettere nel circuito dei social false notizie, costruire una sapiente regia nella manipolazione dei motori di ricerca diventa un lavoro, impegno quotidiano per chi vuole manipolare le coscienze collettive, creare un clima favorevole, un humus su cui potranno attecchire teorie e pratiche dedite alla intolleranza e all'odio. In questi giorni scopriamo l'esistenza di una strategia ben definita dei gruppi di estrema destra, strategia basata sull'intervento sistematico, e scientifico, sui social accompagnati dalla crescente penetrazione di gruppi organizzati nelle periferie, le aree metropolitane degradate da politiche urbanistiche folli, dalla assenza di interventi sociali delle istituzioni, dai silenzi della sinistra snob. Torre Maura è solo l'ultimo esempio della presenza nelle periferie dell'estrema destra, un giornale della galassia Berlusconiana ha intervistato anche esponenti del sindacalismo di base (speriamo solo che le loro dichiarazioni siano state mal interpretate) che hanno rilasciato dichiarazioni confuse e vicine a quelle della estrema destra. Che le borgate e le periferie italiane siano terreno di conquista della destra estrema è cosa risaputa, meno sappiamo delle politiche intraprese dalle amministrazioni locali di centro sinistra desiderose di accreditarsi ai poteri forti dell'economia e attente ai salotti buoni della città ma assai meno alle aree lontane dai centri storici. Ha origini lontane l'abbandono delle periferie tra caseggiati popolari mal costruiti e ideati senza quella rete di servizi, scuole, biblioteche, agorà per favorire la socializzazione, la cultura, l'interazione tra soggetti sociali, culture ed etnie non comunicanti. Ripensare l'urbanistica significa soprattutto ideare degli spazi urbani secondo logiche opposte a quelle del ghetto o della speculazione, dotare queste aree di collegamenti con il centro in un paese che ormai ha abbandonato il trasporto pubblico locale a logiche di profit che hanno tagliato innumerevoli servizi in nome del risparmio di spesa e della lotta ai rami secchi. L'antifascismo di facciata, perbenista e istituzionale allarga la distanza tra le periferie e le istanze sociali e politiche più avanzate, rafforza gli invalicabili muri che separano il ghetto dal territorio urbano, alimenta la non comunicabilità, distrugge ogni forma di cultura e di socialità e così facendo si crea il terreno fertile dove le idee e pratiche razziste e fasciste costruiscono consensi. La demolizione delle falsità storiche è un lavoro lungo e tortuoso e da solo non basta perché i diffusori delle false notizie hanno più strumenti di noi nell'affermare false e presunte identità, nel costruire crociate in difesa di identità e valori spesso false perché alimentate da falsi storici e da informazioni tanto parziali quanto inattendibili Il lavoro di informazione o controinformazione deve andare di pari passo con una pratica quotidiana che non può limitarsi ai sani principi e ai luoghi comuni di una solidarietà astratta, calata dall'alto e benedetta dalle istituzioni, la storia passata e recente dimostrano che l'egemonia delle destre non si combatte con le sante alleanze istituzionali o con il richiamo a valori storici ormai lontani e sempre più distanti dall'immaginario collettivo e dal vissuto quotidiano. Esiste, e ne parla magistralmente Umberto Eco, un fascismo perenne, un fascismo costruito appunto sulle fake news, sulla retorica, sulla narrazione tossica di un presunto passato felice e armonioso. Se vogliamo essere efficaci e propositivi si deve anche pensare alla narrazione istituzionale della Resistenza che nei nostri giorni viene calpestata invece dal mito del periodo fascista, una epoca "in cui gli immigrati stavano a casa loro", in cui "non c'erano ladri e delinquenti per le strade"," in cui tutti eravamo felici e contenti". Sono ovviamente falsità perché l'Italia fascista e coloniale perpetrava stragi continue ma di queste stragi ormai i libri di storia adottati nelle scuole non parlano più e così quando si parla di colonialismo razzista e assassino i più pensano che riguardi altri paesi ma non l'Italia, il Bel paese che ha represso il Etiopia e Libia la resistenza locale con il massiccio ricorso alle armi chimiche o allo sterminio. E dall'Italia fuggirono migliaia di oppositori costretti ad emigrare nel continente Americano o in paesi europei per essere impiegati in lavori faticosi, nelle miniere, in fabbrica... Il fascismo diventa esso stesso una fake news , basti pensare alle incredibile ruberie ai danni del popolo italiano da parte non solo di gerarchi e ras locali ma anche di importanti settori del capitalismo italiano che prima hanno fatto affari d'oro nel ventennio e poi sono passati armi e bagagli agli antifascisti. Ma riferirsi al fascismo come una parentesi felice della storia italica è sempre più facile in una società dominata dalle notizie spazzature e dalla rimozione della storia, del vissuto di tanti uomini e donne. Trascorsi oltre 70 anni dal fascismo, stanno ormai venendo meno anche i testimoni diretti e i pochi sopravvissuti vengono portati in giro dalle istituzioni come faceva l'Italia pre-fascista con i Garibaldini, esaltando l'operato della Monarchia quando molti dei protagonisti dell'Unità d'Italia erano fautori della Repubblica.
È da poco uscito un testo edito da Bollati Boringhieri, "Mussolini ha fatto anche cose buone", un testo di facile lettura che andrebbe discusso e presentato nelle scuole. E' un libro essenziale e il suo autore, Francesco Filippi, ha volutamente scelto un linguaggio semplice e diretto, adatto sono solo ai giovani ma anche a chi ormai, a prescindere dall'età, non ha memoria storica e non coltiva letture di alcun tipo. Confutare i luoghi comuni della falsa memoria sul fascismo è quanto mai utile ai nostri giorni, giusto per smontare, pezzo dopo pezzo, le menzogne sul fascismo, sul Duce che ha costruito lo stato sociale assicurando sanità e pensioni quando invece sono state solo assunte come conquista del Regime ciò che era stato ottenuto con le lotte sindacali e sociali nei decenni precedenti o per gli interventi dello stato liberale nei decenni successivi all'unità italiana. Poco sappiamo del ruolo del partito fascista nell'attribuirsi meriti altrui, ignari invece della sistematica occupazione da parte del Partito di ogni ambito pubblico e statale, non ultime le assunzioni clientelari di quanti parteciparono alla Marcia su Roma, all'utilizzo per ben altri fini dei soldi versati dai lavoratori all'allora Istituto nazionale di previdenza sociale, quei soldi che servirono anche per finanziare le imprese coloniali o per arricchire il patrimonio individuale di molti gerarchi. E' veramente triste ascoltare uomini e donne che attribuiscono al fascismo il merito di avere introdotto la tredicesima quando la realtà è bene diversa visto che in alcuni paesi, come Francia e Germania, esisteva da decenni sotto forma di gratifica natalizia. Al contrario i fascisti non trasformarono la tredicesima in una mensilità spettante per diritto a tutti i lavoratori dipendenti, nel 1937 la adottarono per gli impiegati dell'industria ma ben guardandosi dall'estenderla a tutti gli altri settori. E poi non si dice che durante il fascismo i sindacati furono messi fuori legge, proibito lo sciopero (decine di scioperi vennero repressi nel sangue agli albori del fascismo), sempre nel 1937 si arrivò perfino ad allungare l'orario di lavoro giornaliero fino a 12 ore prevedendo apposite deroghe nei contratti integrativi costruiti ad uso e consumo degli industriali e dei datori di lavoro (i sindacati maggiormente rappresentativi non hanno nulla da dire a tal riguardo), forti del sostegno delle camicie nere che alla occorrenza potevano far pesare la loro squadristica violenza per piegare gli operai ai voleri padronali. Il testo di Filippi confuta poi innumerevoli altri luoghi comuni, la cassa integrazione arriva nel 1947 e non con il fascismo, sempre il fascismo aveva come scopo non ampliare la spesa sociale ma controllarla a propri fini trasformando la macchina amministrativa in strumento di controllo per limitare le libertà collettive e i diritti dei lavoratori. Ci fermiamo qui nella disamina del testo che si dedica anche ad altri argomenti spaziando tra la sfera dei diritti e l'economia con alcuni capitoli da leggere e discutere giusto per non subire le narrazioni storiche destinate a rivalutare il fascismo di ieri per favorire quello moderno e con esso pratiche e teorie all'insegna del razzismo, della xenofobia, dell'odio "razziale", della difesa di valori basati sull'esclusione di tanti, troppi esseri umani Ma una volta confutati i luoghi comuni bisogna andare oltre, alla pratica quotidiana, a non subire le narrazioni in materia di immigrazione e diritti, a rivendicare invece conquiste per tutti\e ma qui, il terreno della prassi appunto. Ma sulla prassi rischiamo di arenarci, diventa tutto più difficile soprattutto se prevalgono logiche di salvaguardia di piccoli orticelli o di interessi politici, di scelte politiche securitarie perché si giudica la sicurezza (per come la raccontano non intesa nella sua essenza economica e sociale) un valore assoluto da preservare, tutti ragionamenti che ci hanno allontanato dai problemi reali per approdare a formule di sopravvivenza di un ceto intellettuale, sindacale e politico corresponsabile della sconfitta subita da operai, studenti e dagli interessi di classe debitamente presentati come interessi parziali ed egoistici, come se i padroni e il capitale fossero invece portatori di interessi e idee universali e egualitari.
Federico Giusti – Lotta Continua Pisa
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cirifletto · 5 years ago
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Influenza Spagnola E Covid-19: Analogie, Differenze e Curiosità
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L'influenza spagnola e il covid-19. Due pandemie con analogie, differenze e curiosità da cui possiamo trarre riflessioni per il futuro. Più o meno 100 anni fa, l'umanità entrava in contatto con una delle pandemie più letali della storia. Quella dell'influenza spagnola. Si contarono tra il 1918 e il 1920, milioni e milioni di morti. Ma quanto questa storica pandemia si può accomunare a quella attuale da COVID-19? E quali lezioni possiamo trarre dall'epidemia influenzale che, nel secolo scorso, decimò (insieme al primo conflitto bellico) la popolazione del continente europeo, e non solo? Non sottostimate mai i piccoli avversari: un leone si vede, un virus no.Anonimo Proviamo, qui di seguito, a fare una breve lista di analogie e differenze tra le due pandemie. Partiamo dalle differenze....
1 - Tipo di virus
Il virus influenzale H1N1 di origine aviaria, causò la pandemia da influenza spagnola. Si ritiene che il virus, responsabile di quella pandemia, abbia infettato 500 milioni di persone nel mondo. E abbia provocato 50 milioni di morti a livello planetario. Il suo tasso di letalità, quindi, è compreso tra  il 2% e il 10% (l'influenza stagionale ha un tasso di letalità pari, in media, allo 0,1%). La pandemia da nuovo Coronavirus, invece, è causata da SARS-CoV-2, un ceppo virale della sottofamiglia dei coronavirus. Virus responsabili di patologie che vanno dal raffreddore comune a malattie più gravi, legate ad affezioni respiratorie. E' il settimo virus ad aver fatto il salto di specie animale-uomo (in questo caso da un pipistrello) ed aver acquisito la capacità di infettare le persone per via interumana. Basandoci sul Dashboard by the Center for Systems Science and Engineering (CSSE) at Johns Hopkins University (JHU), si parla di quasi 3 milioni di contagiati e circa 200 mila deceduti. Anche se non sempre le stime sono precise e accurate.
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2 - Incidenza dei casi nella popolazione
L'influenza spagnola è stata spesso definita come il 'più grande olocausto medico occorso nella storia'. Ciò non solo in ragione dell'elevatissimo numero di morti. Ma anche, e soprattutto, per il fatto che la gran parte delle vittime erano giovani e in buone condizioni di salute. Secondo un'ipotesi, il ceppo H1N1 innescava, in questi soggetti, una tremenda tempesta di citochine che inondava di fluidi i polmoni, ostruendo completamente le vie aeree respiratorie. Al contrario, le vittime preferite dell'attuale virus pandemico sono le persone più anziane e quelle affette da malattie pre-esistenti. Ovviamente nessuna prova esclude che anche le persone giovani possano sviluppare una sintomatologia grave. Fatto sta che, nella maggior parte dei casi, nelle persone giovani e nella popolazione pediatrica la malattia si presenta con sintomatologia lieve o è asintomatica (anche se quest'ultima condizione non ne limita la contagiosità).
3 - Diffusione dell'infezione
Nel 1918 la diffusione ha avuto un andamento molto più lento rispetto a quella attuale. Con grande probabilità, il ruolo principale, in questa differente dinamica, dipenderebbe dalla sviluppo della mobilità aerea, ancora embrionale agli inizi nel 1918. L'influenza spagnola si diffuse prevalentemente con il trasporto ferroviario e navale e fu portata, secondo alcuni storici, dalle truppe della Prima Guerra Mondiale.
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4 - Consapevolezza del virus
Nel 1918 non si sapeva che la pandemia fosse causata da un virus. Tanto è vero che il batteriologo tedesco Richard Pfeiffer aveva convinto la quasi totalità della comunità scientifica della derivazione batterica dell'infezione. E' solo nel 1933 che si dimostrò per la prima volta l'origine virale dell'infezione. Non solo, ma la verifica della stessa presenza del virus era impossibile. Non c'erano i tamponi, nè i test sierologici, ecc.... Rispetto ad oggi, una grave mancanza. Che nel 2020 almeno ci permette di avere alcune informazioni attendibili su cui basare le nostre scelte.
5 - Presenza dei farmaci adeguati
Per quanto riguarda l'influenza spagnola, la disponibilità di medicinali adeguati era notevolmente scarsa. Infatti gli antibiotici, in grado di trattare le polmoniti legate ad un'influenza virale (generalmente causate da batteri) verranno scoperti solo 10 anni dopo. E i farmaci antivirali verranno sviluppati molti anni più tardi. Il primo nel 1963.
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          6 - OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità
Nel 1918 non esisteva ancora l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Invece, oggi, èfondamentale avere un organismo sovranazionale, avente tra i suoi obiettivi quello di monitorare l'emergere di nuove malattie.
7 - Libertà di informazione
Oggi, lo scambio di informazioni tra continenti, tra nazioni, può facilitare le nostre conoscenze del virus. E, di conseguenza, può velocizzare il percorso che porterà alla creazione di un vaccino. Inceve, nel 1918, la maggior parte dei paesi europei viveva sotto censura, in parte dovuta alla presenza della guerra. Con tutte le conseguenze di questa situazione, cioè una limitata diffusione di informazioni accurate sull'epidemia influenzale. E una diminuzione della possibilità di salvare vite. Covid 19 è figlio del traffico aereo ma non solo: le megalopoli che invadono territori e devastano ecosistemi creando situazioni di grande disequilibrio nel rapporto uomo-animale.Ilaria Capua Ora passiamo alla analogie.... La polmonite rappresenta il fattore killer comune per entrambe le infezioni. Importanza delle misure di contenimento non farmacologico dell'infezione. Come le pratiche del distanziamento sociale e l'adozione delle mascherine protettive.Importanza decisiva dei sistemi sanitari pubblici. Al tempo della pandemia influenzale del 1918, gli stati destinavano le spese principalmente alle attività belliche. Mentre il sistema sanitario pubblico rappresentava ancora una necessità in embrione per la maggior parte dei paesi europei. Oggi, ci siamo trovati a ripensare a decisioni governative grazie alle quali, le risorse per il sistema sanitario erano state dirottate altrove. Grande sbaglio che ha messo in difficoltà tanti paesi.Sfruttando 'i mezzi di trasporto' il virus può raggiungere tutti. Perciò, muovendosi in maniera più lenta, come nel 1918 oppure più veloce come oggi, tutti gli stati furono e sono stati contagiati.Connie Titchen, nel Regno Unito. Oppure Enelina Bortolotti in Italia. O Ana del Valle in Spagna. Sono alcune delle ultracenternarie sopravvissute prima all'influenza spagnola e poi al Covid-19. Passando indenni anche due guerre mondiali.... ci pensate??
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Lanciando un'occhiata verso il futuro...
Il distanziamento sociale e l'incessante lavoro di medici e ricercatori, mirano alla produzione di farmaci efficaci e vaccini utili globalmente. E questo provoca, poi, un rallentamento degli effetti delle infezioni pandemiche e una rottura della catena dei contagi. Tutta questa sequenza disegna un protocollo condiviso da attuare universalmente per affrontare le pandemie. Perciò, partendo dall'influenza spagnola e pensando al futuro, bisognerà perseguire l'obiettivo di trattare le pandemie come problema collettivo e non esclusivamente di salute individuale, o nazionale. Prima di salutarci, alcune curiosità, fotografiche e no, sull'influenza spagnola. Da dove deriva il suo nome? In quel momento i principali Paesi combattevano la guerra. E non volevano che l’annuncio di un’epidemia avesse riflessi negativi sul morale delle truppe. A lungo non si disse nulla. La Spagna, invece, era neutrale e già nella primavera del 1918, i giornali spagnoli cominciarono a scriverne.Alcuni luoghi sperduti del mondo furono risparmiati. Come l’isola di Sant’Elena, il delta del Rio delle Amazzoni, l'Alaska e l’Antartide. E soprattutto l’Australia, che adottò tempestivamente una quarantena marittima rigorosa. Purtroppo la tolsero troppo presto. Così l’epidemia arrivò in Australia con una terza ondata, nei primi mesi del 1919. E provocò 12 mila morti.In Italia il primo caso letale si registrò a Sossano (Vicenza), all'inizio di settembre del 1918. I giornali non riportano, però, nessuna notizia di quanto stava accadendo. La stampa era sottoposta alla censura di guerra. I governi non volevano allarmare un'opinione pubblica già sufficientemente provata dal conflitto.
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Image shows warehouses that were converted to keep the infected people quarantined. The patients are suffering from the 1918 Influenza pandemic, a total of 50-100 million people were killed. Dated 1918 (Photo by: Universal History Archive/Universal Images Group via Getty Images)
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Tra le vittime illustri dell'influenza spagnola possiamo citare il pittore Gustav Klimt, massimo esponente della 'secessione viennese'. Per un ictus l'11 gennaio 1918, venne ricoverato, e poi, contagiato, all'ospedale di Vienna. Morì il 6 febbraio a 56 anni per l'infezione polmonare provocata dalla "spagnola". In autunno è la volta del suo allievo Egon Schiele, 28 anni, già artista celebre e acclamato. Lui morì il 31 ottobre, tre giorni dopo che l'influenza gli ebbe portato via la moglie, Edith Harms, incinta di sei mesi (gli ultimi schizzi di Schiele sono ritratti di Edith nel letto d'ospedale). Il 9 novembre, invece, viene trovato morto nel suo attico parigino il poeta Guillaume Apollinare, 41 anni. E a fare la scoperta è l'amico Giuseppe Ungaretti, andato ad annunciargli la resa dei tedeschi.Invece tra i guariti eccellenti possiamo citare il romanziere americano Ernest Hemingway (che scopre di essere malato durante la navigazione verso New York, di rientro dalla guerra). Poi, il futuro presidente Franklin Delano Roosevelt e l'appena ventenne Walt Disney. Infine il romanziere praghese Frank Kafka (che avrà comunque i polmoni compromessi e morirà pochi anni dopo di tubercolosi). LEGGI ANCHE... Albert Einstein: 18 Curiosità Sul Genio Della Fisica Ciao da Tommaso! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Read the full article
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staipa · 5 years ago
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Non è che ci siamo persi qualcosa?
Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/non-e-che-ci-siamo-persi-qualcosa/
Non è che ci siamo persi qualcosa?
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Se ti annoi salta direttamente alla parte dopo a ECCO LA PETIZIONE che è la parte più importante. Se invece hai voglia di leggere e farti qualche domanda sei il benvenuto. Siamo tutti presi, come sempre, dal nostro governo che ogni 2,5 anni (media effettiva) cade e viene rieletto. Siamo tutti occupati dalla terribile crisi dei migranti che in percentuali inferiori all’1% della popolazione stanno invadendo le nostre coste per cercare di andare in Germania che tanto da noi non c’è trippa per gatti, siamo tutti occupati a guardare le navi bloccate con su poche decine di migranti mentre centinaia sbarcano altrove. Siamo tutti occupati a guardare i nostri vice premier litigare come se non ci fosse un domani. La cosa che ci stiamo perdendo è che forse un domani non ci sarà davvero. Per i nostri figli ma anche per noi. Alle prossime elezioni, non mi importa se a ottobre o a fine legislatura, torneranno i politici rampanti a fare proclami su accise, redditi di cittadinanza, tasse più basse e quant’altro perché è più semplice conquistarci così. Molto più semplice che affrontare i problemi reali, che non sono solo il PIL che nessuno affronta, il debito pubblico che nessuno affronta ma sono il futuro. La sopravvivenza. La vita. Molto più semplice convincerci con i contentini a breve termine. Se oggi ho un pochino più di soldi domani vado in vacanza. Dopodomani? Mah. Dopodomani vediamo.
Sento ancora chi dice che il clima non sta andando a distruggersi, che va tutto bene, che è un periodo. Questo grafico semplice fa capire cosa sta accadendo e come. Inutile spiegare cosa sia una curva gaussiana con termini molto tecnici basti capire che come succede per l’altezza delle persone in cui la media è la più frequente e più lontani ci allontaniamo dalla media meno è probabile lo stesso è con gli eventi estremi di caldo e di freddo. Ossia chiamiamo eventi di massimo freddo le persone sotto il metro e 50 e eventi di massimo caldo le persone alte più di due metri. La media (a occhio) è intorno al metro e settanta e la gran parte delle persone stanno lì. Spostando la media più avanti, perché è la media che conta e non i picchi, aumenteranno di gran lunga gli eventi caldi (le persone più alte di 2 metri) e diminuiranno sensibilmente gli eventi freddi (le persone sotto il metro e 50) ma non significa che gli eventi freddi spariranno. Le mega nevicate negli stati uniti, il centro italia ricoperto di neve eccetera non sono un segno che tutto sommato non ci si sta riscaldando, ma il fatto che per la gran parte dell’inverno non nevichi più, lo scioglimento dei ghiacciai, il luglio più caldo di sempre, i tifoni in aumento, invece sì. Inutile nascondersi.
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La cosa “divertente” è che come segnala l’organizzazione mondiale della sanità (https://tinyurl.com/yxo39lt3) il riscaldamento globale sta incidendo ed inciderà sempre di più sull’agricoltura, sull’economia e quindi sulla vita dei paesi che attualmente sono già i più poveri: Centro e Nord Africa, Sud America, Asia Centrale. Poco male diranno gli stessi che hanno votato il governo per cacciare via gli immigrati: noi continueremo a stare bene ancora a lungo, no? No. Soprattutto chi teme l’immigrazione perché tutto questo riscaldamento, l’avanzamento della desertificazione, il raggiungimento di temperature spesso superiori ai 40 gradi causano e causeranno ulteriori migrazioni quindi il fatto che ci distraggano con i migranti sui veri problemi del mondo sta causando e causerà un aumento delle migrazioni stesse. Vogliamo aiutarli a casa loro? La prima cosa da fare è aiutare noi stessi a casa nostra facendo vere politiche contro l’inquinamento e per la ricerca di energie alternative, e il risparmio energetico. Giusto le cose su cui quasi tutti i governi tagliano e hanno tagliato. Perché tagliare sulla ricerca è una cosa di cui a breve termine (e dagliela con il guardare solo le cose a breve termine) nessuno si accorge. A lungo termine saranno fatti di un altro governo, ma saranno fatti miei. Tuoi. Dei miei figli. Dei tuoi figli. E del resto del mondo. E se fosse tutta una balla? Se il riscaldamento globale non esiste? Staremmo migliorando il mondo inutilmente.
A tal proposito spesso ci si chiede “Sì, ma cosa posso fare io?” spesso la risposta è usare meno la macchina, andare in bici, non sprecare eccetera. Tutte cose buone sì, tutte cose fondamentali ma essenzialmente gocce in un mare. Quello che dovremmo fare tutti è cercare di sensibilizzare i governanti, cambiare il mondo dal basso con quella cosa che si chiama democrazia. Chiedere che l’italia segua l’esempio di altri paesi europei e decida di agire sui processi produttivi ed il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050. Non sono parole mie, sono quelle di una petizione che è stata proposta e sottoscritta da moltissimi scienziati. Una petizione che tanto vale siate voi a leggere qui sotto. Da sottoscrivere. E per chi dice che non serve a niente si può solo rispondere può darsi, ma chiunque voglia farsi eleggere che si trovi di fronte ad una enorme quantità di persone che voglia la stessa cosa davvero ignorerebbe la cosa?
ECCO LA PETIZIONE (o qui per firmarla)
È urgente e fondamentale affrontare e risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei, e decida di agire sui processi produttivi ed il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050.
Tale risultato deve essere raggiunto per i seguenti motivi:
a)      Dati osservati provenienti da una pluralità di fonti dicono che il sistema Terra è oggi sottoposto a variazioni climatiche molto marcate che stanno avvenendo su scale di tempo estremamente brevi;
b)      Le osservazioni indicano chiaramente che le concentrazioni di gas serra in atmosfera, quali l’anidride carbonica e il metano, sono in continua crescita, soprattutto a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in seguito ad un utilizzo  sempre più massiccio di combustibili fossili e al crescente diffondersi di alcune pratiche agricole, quali gli allevamenti intensivi;
c)      Le misure dell’aumento dei gas-serra e delle variazioni del clima terrestre confermano ciò che la fisica di base ci dice e quanto i modelli del sistema Terra indicano: le attività antropiche sono la causa principale dei cambiamenti climatici a scala globale cui stiamo assistendo;
d)      Migliaia di scienziati che studiano il clima del sistema Terra, la sua evoluzione e le attività umane, concordano sul fatto che ci sia una relazione di causa ed effetto tra l’aumento dei gas serra di origine antropica e l’aumento della temperatura globale terrestre, come confermato dai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che riassumono i risultati pubblicati dalla comunità scientifica globale;
e)      I modelli numerici del sistema Terra basati sulle leggi della fisica sono gli strumenti più realistici che abbiamo a disposizione per studiare il clima, per analizzare le cause dei cambiamenti climatici osservati e per stimare possibili scenari di clima futuro; questi modelli sono sempre più affidabili grazie all’accrescimento della rete di osservazioni utilizzate per validare la loro qualità, al miglioramento della nostra conoscenza dei fenomeni che influenzano il clima e alla disponibilità di risorse computazionali ad alte prestazioni;
f)       L’esistenza di una variabilità climatica di origine naturale non può essere addotta come argomento per negare o sminuire l’esistenza di un riscaldamento globale dovuto alle emissioni di gas serra; la variabilità naturale si sovrappone a quella di origine antropica, e la comunità scientifica possiede gli strumenti per analizzare entrambe le componenti e studiare le loro interazioni;
g)      Gli scenari futuri “business as usual” (cioè in assenza di politiche di riduzione di emissioni di gas serra) prodotti dai tutti i modelli del sistema Terra scientificamente accreditati, indicano che gli effetti dei cambiamenti climatici su innumerevoli settori della società e sugli ecosistemi naturali sono tali da mettere in pericolo lo sviluppo sostenibile della società come oggi la conosciamo, e quindi il futuro delle prossime generazioni
h)      Devono essere pertanto intraprese misure efficaci e urgenti per limitare le emissioni di gas serra e mantenere il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici ad esso associati al di sotto del livello di pericolo indicato dall’accordo di Parigi del 2015 (mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e perseguire sforzi volti a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C);
Queste conclusioni sono basate su decine di migliaia di studi condotti in tutti i paesi del mondo dagli scienziati più accreditati che lavorano sul tema dei cambiamenti climatici. È sulla base di queste conclusioni che vanno prese decisioni importanti per la lotta ai cambiamenti climatici piuttosto che su documenti, come la lettera datata 17 giugno e firmata da un gruppo formato quasi esclusivamente da non-esperti sulla scienza dei cambiamenti climatici (come comprovato dai loro curricula di pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali), in cui è stato messo in discussione con argomentazioni superficiali ed erronee il legame tra il riscaldamento globale dell’era post-industriale e le  emissioni di gas serra di origine antropica (‘Petizione sul riscaldamento globale antropico, datata 17 giugno 2019).
Concludiamo riaffermando con forza che il problema dei cambiamenti climatici è estremamente importante ed urgente, per l’Italia come per tutti i paesi del mondo. Politiche tese alla mitigazione e all’adattamento a questi cambiamenti climatici dovrebbero essere una priorità importante del dibattito politico nazionale per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni.
Questa lettera è stata iniziata da Roberto Buizza (Fisico/matematico, Prof. Ordinario di Fisica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) il 3 luglio 2019, e ad oggi è stata firmata da un Comitato Promotore di 300+ persone di scienza e cultura, tra cui moltissimi esperti di fisica del sistema Terra e del clima.
La lettera è  supportata e firmata dalle seguenti associazioni:
AISAM – Associazione Italiana Scienze dall’Atmosfera e della Meteorologia;
AMPRO – Associazione Meteo Professionisti;
CGI – Comitato Glaciologico Italiano;
SII – Societa’ Idrologica Italiana;
SISC – Società Italiana Scienze del Clima;
Gruppo di scienziati per l’energia pulita;
Societa’ Meteorologica Italiana;
UNI-MET – Tavolo di coordinamento delle associazioni che si occupano di meteorologia.
Copia della lettera è stata pubblicata sui siti:
Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa;
Scuola Normale Superiore di Pisa;
Istituto Studi Superiori IUSS Pavia;
Società Italiana Scienze dell’Atmosfera e della Meteorologia (AISAM);
Società Italiana Scienze del Clima (SISC);
Istituto Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR (CNR ISAC);
Centro di eccellenza CETEMPS, L’Aquila;
Società Meteorologica Italiana (NIMBUS);
CNR LaMMA di Firenze;
Per gli interessati, aggiungiamo alcuni link utili su cui trovare osservazioni, dati, rapporti autorevoli:
Il sito di IPCC;
IPCC Global Warming of 1.5 ºC;
In particolare il 5 rapporto di IPCC, IPCC Assessment Report 5: 
I dati di CO2 della NOAA da Mauna Loa (Hawai): 
Il sito di European Union Copernicus Climate Change Service;
Il sito della London School of Economics;
World Meteorological Organization State of the Climate;
Il portale della Climate Change Initiative della European Space Agency (ESA CCI);
Il sito della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA);
Il sito della World Bank;
Il sito di European Union Joint Research Center (JRC) di Ispra;
Il sito di US Environmental Protection Agency (EPA);
Il sito di European Environmental Agency (EEA);
Il sito di United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC);
Il sito di US Census;
Il sito di United Nations International Children’s Emergency Fund (UNICEF);
Lavori pubblicati in letteratura, ad esempio da London School of Economics;
È possibile firmare la petizione qui: https://www.change.org/p/sergio-mattarella-il-riscaldamento-globale-è-di-origine-antropica
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mezzopieno-news · 6 years ago
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NUOVE REGOLE PER MIGLIORARE LA CALLIGRAFIA DEI MEDICI
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Uno studio di qualche tempo fa ha rilevato che il 4,7 per cento degli errori nelle strutture sanitarie statunitensi sono riconducibili all'utilizzo di abbreviazioni da parte dei medici. Altri studi evidenziano come la maggior parte degli errori in terapia si verifichi durante la prescrizione e riguardi la confusione tra farmaci con nomi o pronuncia simili oppure tra unità di misura e dosaggi.
Al fine di prevenire gli errori in terapia è stata avviata in Italia negli ultimi anni una standardizzazione della terminologia e delle definizioni affinché medici, farmacisti e infermieri adottino un linguaggio comune che riduca i fraintendimenti.
Dopo la standardizzazione delle ricette mediche che dal 1º marzo 2016 sono emesse in formato elettronico, la Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute ha predisposto una raccomandazione contenente nuove indicazioni per la redazione delle prescrizioni mediche. Questo prontuario prevede che le prescrizioni siano scritte con il computer o a mano usando lo stampatello. Il nome del principio attivo del farmaco dovrà essere scritto per esteso, evitate le abbreviazioni, gli acronimi e le formule chimiche; lasciare uno spazio tra nome e il dosaggio (per evitare la confusione della lettera ‘elle’ con il numero ‘uno’); usare i numeri arabi e non quelli romani; non mettere lo zero finale dopo la virgola per le dosi espresse da numeri interi (1,0 mg può essere confuso con 10 mg); evitare l’uso delle frazioni (1⁄2 compressa può essere frainteso con 1 o 2 compresse).
Fonte: Ministero della Salute; ResearchGate - 19 dicembre 2018
✔ Buone notizie cambiano il mondo. Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali https://www.change.org/p/per-avere-un-informazione-positiva-e-veritiera-in-giornali-e-telegiornali
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tmnotizie · 5 years ago
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ANCONA – “Lotta alle fake news, un approccio multidisciplinare” è stato il tema che ha visto riunirsi attorno ad un tavolo di confronto i rappresentanti dell’Università Politecnica delle Marche, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riunti di Ancona, dell’Ordine dei Medici e dell’Ordine dei Giornalisti.
Un argomento di strettissima attualità, le cui ricadute possono essere estremamente negative sulla salute in quanto oltre a creare spesso sfiducia nei confronti delle istituzioni e degli operatori sanitari può indurre a comportamenti a rischio come ad esempio terapie improvvisate non basate su evidenze scientifiche e un utilizzo non appropriato di farmaci e di risorse sanitarie.
“Il mostro da combattere è la autoproduzione di fake news – ha detto Michele Caporossi Direttore Generale Ospedali Riuniti Ancona – che si moltiplicano, da sole, online. Il controllo che c’era una volta, da parte dei mezzi di informazione, ha grandi difficoltà a confermarsi, perché c’è una autogenerazione di notizie, o presunte tali, incontrollabile. L’azienda ospedaliera propone un approccio multidisciplinare al problema, perché il problema non si risolve se ognuno sta al posto suo, se tra giornalisti e operatori sanitari c’è un dialogo fra sordi.
Oggi le persone, con il dottor Google, cercano da sole le risposte. Il dottor Google sostituisce i medici in carne e ossa. Per la prima volta in Italia, abbiamo riunito, attorno allo stesso tavolo, giornalisti, medici e altri operatori sanitari, per discutere e trovare le soluzioni. Importate è mettere in campo strumenti di governo della comunicazione e dell’informazione, per fare in modo che il sistema della salute possa comunicare secondo scienza, criteri dell’appropriatezza e della massima evidenza scientifica: cioè i criteri delle prove di efficacia. Le fake news sono una vera e propria pandemia da contrastare”.
“Oggi è una data importante – ha sottolineato la professoressa Rossana Berardi, Direttore Clinica Oncologica Università Politecnica delle Marche Azienda Ospedaliero Universitaria, Ospedali Riuniti di Ancona – perché abbiamo realizzato un’alleanza tra professionisti del mondo sanitario e professionisti del mondo della comunicazione insieme alle istituzioni sanitarie che operano nella nostra regione. Si tratta di un progetto ambizioso che dall’evento di oggi prende una nuova vita. Tutti abbiamo parlato la stessa lingua e abbiamo fatto un decalogo delle buone pratiche della comunicazione.”
“Un percorso fondamentale – ha dichiarato Fabrizio Volpini, presidente IV Commissione Sanità Regione Marche – quello fatto su questo tavolo di cui fanno parte le istituzioni, la stampa, i professionisti e che vede perciò un approccio multidisciplinare per mettere in giro informazioni corrette che riguardano la salute, in grado di combattere una tendenza che si è andata via via diffondendo e accentuando negli ultimi anni, quella cioè delle false notizie, delle cosiddette fake news. E’ quanto mai importante cercare di veicolare messaggi supportati dalla scienza”
“Compito dei giornalisti – ha ribadito la professoressa Lella Mazzoli, Direttore dell’Istituto di Formazione Giornalismo Università di Urbino – è quello di dare una notizia corretta frutto di verifica delle fonti. Il nostro compito è quello di formare giornalisti corretti, colti e che certifichino il corretto percorso tra la notizia e il fruitore finale”
Per il Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli “le fake news limitano la libertà delle persone in quanto noi basiamo le nostre scelte sulle informazioni che riceviamo. Siamo dunque in qualche modo condizionati e se queste sono notizie false, veniamo ingannati”
“Quello del giornalista – ha detto Massimo Cirri, giornalista e conduttore radiofonico – è un ruolo fondamentale soprattutto quando si parla di salute. Quando abbiamo una malattia, diventiamo delle spugne, siamo ansiosi e se mancano dei filtri, siamo bersaglio di tutte le notizie anche di quelle non vere. Non possiamo, soprattutto nei momenti di fragilità, essere lasciati da soli a navigare in un mondo di informazioni”
“Purtroppo – ha rivelato Anna Campanati Dirigente Medico – gli studi epidemiologici ci dicono che 8 italiani su 10 si rivolgono a Internet per avere informazioni sul proprio stato di salute. Successivamente si recano dal loro medico per avere il riscontro delle notizie intercettate su internet. Uno su due non ha i mezzi per discernere l’attendibilità delle fonti attraverso le quali ha acquisito informazioni. E questo naturalmente alimenta il fenomeno delle fake news”
Per Mauro Silvestrini vice Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Univpm, “ cosa fondamentale da sottolineare è il rischio che le fake news creino un clima di sfiducia e in qualche modo condizionino un atteggiamento già di base negativo del paziente o dei familiari del paziente stesso nei confronti della medicina.”
“Diciamo che i giornalisti hanno comunque una grande responsabilità – ha sottolineato Franco Elisei, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche – ma la colpa non può essere tutta loro. Quelle sui social vengono spesso considerate dai cittadini come notizie vere e in realtà sono solo opinioni. Spetta al giornalista verificare le fonti e quindi il suo è un ruolo di grande responsabilità.
Erano presenti Adriana Bazzi Giornalista del Corriere della Sera, Edoardo Danieli Giornalista del Corriere Adriatico, Gea Ducci Professore Associato Comunicazione Pubblica, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Luca Marinelli Esperto in Digital Marketing Strategy e Social Media Strategy , Massimiliano Marinelli Professionista esperto in Medicina Narrativa, Roberto Papa Dirigente Medico Direzione Medica Ospedaliera – Ospedali Riuniti di Ancona, Valerio Scandali Dirigente Medico Direzione Medica Ospedaliera – Ospedali Riuniti di Ancona.
Sono inoltre intervenuti Andrea Brusa de Il Resto del Carlino, Nicoletta Grifoni RAI 3 Marche , Giancarlo Laurenzi de Il Messaggero e Corriere Adriatico e Mariangela Torniai della Clinica Oncologica UNIVPM – Ospedali Riuniti di Ancona.
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sciscianonotizie · 6 years ago
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Cardarelli-Niguarda | Modelli ed esperienze a confronto. De Luca-Fontana: la sanità cresce con lo scambio di buone pratiche http://dlvr.it/QsDy1s
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Prima volta in Italia: Alla Città della Salute arriva il care passport in pronto soccorso per disabili e malati cronici
Nasce il progetto ‘TrattaMI Bene”. Si invertono i ruoli in sanità. Saranno i pazienti stessi a decidere i loro percorsi. Un’idea rivoluzionaria con i pazienti che “insegneranno” e decideranno l’umanizzazione degli ospedali con reali misure di buone pratiche per concretizzare il concetto, tanto discusso e non ancora adeguatamente realizzato, di “umanizzazione delle cure”. Insomma... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2KrLq2C via Adriano Montanaro - Alessandria
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vesuvianonews-blog · 6 years ago
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A Somma domani 25 Comuni, Regione, Università, CeRVEnE per discutere del “Fire Risk Assessment Campania”
A Somma domani 25 Comuni, Regione, Università, CeRVEnE per discutere del “Fire Risk Assessment Campania”
Il Comune di Somma Vesuviana ha accettato la proposta del CeRVEnE (Centro Regionale di Riferimento Veterinario per le Emergenze non Epidemiche) di rappresentare, quale capofila, i venticinque Comuni della “Zona Rossa Vesuvio” per il programma della Regione “Buone pratiche dei servizi del Dipartimento di Prevenzione in caso di rischio incendio” promosso dalla UOD “Prevenzione e sanità pubblica…
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retegenova · 6 years ago
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SICUREZZA DEL PAZIENTE E GESTIONE DEL CONTENZIOSO
SISTEMI A CONFRONTO
  Genova, 18 Gennaio 2019 – Secondo il report annuale dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) del 2017, ogni anno in Europa oltre 3 milioni di pazienti contraggono infezioni correlate all’assistenza (ICA), di cui il 20 % sono considerate prevenibili. Inoltre, si stima che circa 37.000 decessi all’anno siano diretta conseguenza di infezioni contratte in ambiente ospedaliero.
In Italia, ogni anno circa il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione in ospedale, per un totale di circa 450-700 mila casi.
Circa il 30% di queste infezioni sono potenzialmente prevenibili; si calcola, inoltre, che esse siano causa diretta del decesso in circa l’uno per cento dei casi (1350-2100 decessi prevenibili in un anno).
Nell’evento “Sicurezza del paziente e gestione del contenzioso. Sistemi a confronto” organizzato da Motore Sanità e con il contributo incondizionato di 3M, Aon, Marsh e SHAM, ha aperto i lavori con i suoi saluti, Sonia Viale, Assessore alla Sanità, Politiche Sociali e Sicurezza, Vice Presidente Giunta Regione Liguria, dichiarando: “Sicurezza dei pazienti anche  per ridurre i contenziosi. Un problema di sanità pubblica oggi è rappresentato dalle Infezioni correlate all’assistenza (ICA); promuovere ed attenersi alle buone pratiche aumenta il buon esito delle cure e la sicurezza sia dei pazienti che degli operatori. Il lavoro multidisciplinare di prevenzione, sorveglianza e controllo ICA in atto nelle nostre aziende, la formazione degli operatori e l’adesione alle buone pratiche assistenziali sono degli aspetti che su cui poniamo e porremmo grande attenzione; questo permetterà di migliorare sempre più la qualità e la sicurezza degli ambienti assistenziali.”
ALISA – prosegue il commissario straordinario dr. Walter Locatelli- attraverso i Dipartimenti Interaziendali Regionali (DIAR) sta promuovendo percorsi assistenziali omogenei appropriati e sicuri, che si attengono alle linee guida scientifiche. La centralità del paziente è l’impronta data alla riforma Ligure dalla Giunta Regionale, e ALISA sta lavorando per mantenere buona la qualità delle cure con prestazioni efficienti ed efficaci per la sicurezza del paziente nel suo percorso di salute e la massima trasparenza nella gestione dei contenziosi”.
Nella sessione dedicata alla giurisprudenza in tema di infezioni correlate all’assistenza è intervenuto Domenico Pellegrini, Presidente Associazione Ligure Magistrati ANM.
Conoscibilità, e quindi prevedibilità, delle ICA nell’ambito delle cure ospedaliere secondo l’attuale stato delle conoscenze della medicina e conseguente rilevanza in tema di responsabilità dell’Ente Ospedaliero sotto il profilo della prevenibilità ed evitabilità delle conseguenze dannose. La prevenzione dalla responsabilità sanitaria: dalla valutazione del rischio particolare in determinati ambiti ospedalieri alla definizione di Linee Guida della Direzione Sanitaria o del Comitato infezioni ospedaliere, alla adozione di standard nosocomiali in tema di prevenzione generale, tempestività della diagnosi e specificità della terapia.
  Nella sessione “Verso un ospedale senza infezioni – La prospettiva dell’industria” è intervenuto Alessandro Lofoco, Sales & Marketing Manager 3M Medical Solutions Division, ha sostenuto: “Circa 1 paziente su 15 ogni giorno in Italia contrae un’infezione durante un ricovero in ospedale. Sensibilizzazione e prevenzione sono le armi per combattere l’aumento dei casi di infezioni correlate all’assistenza ospedaliera. Corrette pratiche di prevenzione, che passano da rinnovati e adeguati protocolli, potrebbero ridurne del 20-30% l’occorrenza nel percorso assistenziale, migliorando anche l’impatto economico sul Sistema Sanitario Nazionale, considerato che i costi di trattamento di una singola infezione pesano dai 5 ai 9 mila euro.
Questo risultato è raggiungibile attraverso l’adozione di alcuni semplici ma fondamentali passaggi: dalla più nota pratica del lavaggio delle mani, al riscaldamento del paziente durante un’operazione chirurgica, all’uso di medicazioni in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute all’accesso venoso attraverso il catetere”.
  A seguire si è trattato il ruolo dei broker e delle assicurazioni con Pietro Gorla, Country Director Enti Pubblici e Sanità Aon S.p.A. che ha discusso di comparazione dei diversi modelli di gestione del rischio adottati dalle strutture sanitarie a livello nazionale, focus sulle differenti modalità di presenza e assistenza del broker (es. broker unico a livello regionale o broker diverso per ogni azienda, modalità di affidamento del servizio di brokeraggio, ecc.).
Qual è il ruolo del broker oggi e quale potrà essere il ruolo del broker in un futuro prossimo; come le attività delle grandi società di brokeraggio stanno cambiando sulla base dell’evolversi delle esigenze delle strutture sanitarie; come il broker è diventato un consulente in grado di affiancare le strutture in tutte le fasi della gestione del rischio e non solo nell’attività di trasferimento del rischio stesso.
  Giorgio Moroni, Consigliere di Amministrazione e Professional Services Specialty Director Aon S.p.A. ha dichiarato: “A distanza di quasi due anni dalla sua approvazione, la Legge 24/2017 (meglio nota come Legge Gelli-Bianco) è in mezzo al guado per la mancata approvazione dei decreti attuativi, senza che sia possibile fare anche solo una realistica previsione sui tempi della loro uscita. Che cosa è già cambiato ed è destinato a durare nel tempo, dopo l’approvazione della legge? Quali sono le zone d’ombra, e quali le aree grigie destinate a rimanere tali senza i decreti attuativi?”
    Andrea Rocco, Head of Public Entities & Healthcare Marsh S.p.A.
Benchmark e trend in atto in relazione al contenzioso medmal in Italia.  Nella relazione sono state presentate le elaborazioni dell’ultimo medmal report presentato da Marsh, che riassume le analisi effettuate su sinistri medmal occorsi ad aziende sanitarie in Italia al fine di delinearne gli andamenti e le principali evidenze, in termini di tipologie di sinistri più frequenti, tipologie di errori, valore dei risarcimenti, etc.. Inoltre sono state presentate le novità a livello assicurativo partendo dall’analisi dei risultati delle ultime gare assicurative e delle tendenze di mercato in atto.
  Nel pomeriggio, nella sessione della gestione del contenzioso da colpa medica in Italia, è intervenuto Umberto Genovese, Professore Associato di Medicina Legale, Università degli Studi di Milano. “Un consapevole approccio al tema in discussione richiede innanzitutto alcune doverose premesse, propedeutiche al focus dell’intervento. L’attuale situazione del contenzioso e della colpa medica in Italia non può prescindere da un inquadramento storico-circostanziale, così come da un’analisi interpretativa dei diversi “attori” coinvolti (medici, pazienti, opinione pubblica, mass-media).  Venendo, poi, alla gestione del contenzioso, occorrerà prendere atto come questa abbia dovuto necessariamente modificare approcci e metodologie nel corso degli ultimi tempi, in linea con i mutamenti delle coperture assicurative, oltre, che con gli orientamenti giurisprudenziali e le indicazioni legislative, non sempre agevolandosi, però, di tempestivi ed efficaci strategie valutative e strutturali”.
  Nella gestione dei sinistri in sanità in Italia, per la Regione Basilicata è intervenuto Aldo Di Fazio, Responsabile UOSD di Medicina Legale e Gestione del Rischio Clinico, Azienda Sanitaria di Matera, sostenendo: “La Regione Basilicata, ha costituito un Gruppo di Coordinamento regionale per il Rischio Clinico (GRC) ed un Dipartimento Interaziendale per la gestione dei Sinistri (DIGS) si illustrerà il modello di riferimento regionale ed i dati relativi al contenzioso”.  
  Nella tavola rotonda dedicata all’analisi dei dati e proposte operative, sono intervenuti, tra gli altri, Ottavio Nicastro, Coordinatore della Sub Area Rischio Clinico della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e PA.
Da diversi anni in Italia si sono prodotti notevoli sforzi per garantire sicurezza delle cure e qualità delle prestazioni; tale impegno ha apportato evidenti benefici, ma vi è anche la consapevolezza del fatto che il percorso intrapreso deve essere continuato. L’emanazione della Legge 8 marzo 2017, n. 24 “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità’ professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, che ha sancito “la sicurezza delle cure come parte costitutiva del diritto alla salute”, apre nuovi e sfidanti scenari.
L’attività delle Regioni e Province Autonome è stata nel tempo indirizzata alla diffusione della cultura della sicurezza, all’introduzione di metodi e strumenti, e all’elaborazione di strategie e architetture organizzative basate sui contesti e i bisogni locali. In questo nuova fase, il Coordinamento Sub Area Rischio Clinico della Commissione Salute esercita il proprio ruolo, insieme agli altri soggetti istituzionali nazionali con diversi livelli di responsabilità (come il Ministero della Salute, Agenas e l’Istituto Superiore di Sanità), per ridurre le diseguaglianze, favorire l’omogeneità dei comportamenti e contribuire alla realizzazione di un sistema sanitario pienamente sicuro in tutto il Paese.
  Paola Frati, Professore Ordinario di Medicina Legale, Università Sapienza di Roma, ha dichiarato: “Le recenti novità normative in tema di rischio clinico e di responsabilità sanitaria hanno rivitalizzato l’importanza di una metodologia medico-legale volta alla raccolta, analisi ed elaborazione dei dati relativi agli eventi avversi e alla gestione del contenzioso. In particolare, la legge n. 24/2017 impone alle strutture sanitarie sia pubbliche che private la stesura di una relazione annuale in merito alle cause degli eventi avversi e ai correttivi posti in essere per evitare il loro ripetersi. Analoga previsione sussiste per i dati del contenzioso. Ne consegue l’importanza della valorizzazione e della promozione di una cultura volta ad implementare la mappatura del rischio effettivo e profilato per ogni struttura sanitaria così da consentire polizze assicurative rispondenti alle reali esigenze e allo stesso tempo in grado di valutare con maggiore approssimazione la rischiosità di ogni struttura sanitaria”.
  L’evento “Sicurezza del paziente e gestione del contenzioso. Sistemi a confronto” è stato organizzato da Motore Sanità e realizzato con il contributo incondizionato di
    Ufficio stampa Motore Sanità
Marco Biondi
  Cooperativa Battelieri del Porto di Genova
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Comuni-italiani.it
Il Secolo XIX
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Genova Celebra Colombo
Sicurezza del paziente e gestione del contenzioso. Sistemi a confronto SICUREZZA DEL PAZIENTE E GESTIONE DEL CONTENZIOSO SISTEMI A CONFRONTO   Genova, 18 Gennaio 2019 – Secondo il report annuale dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) del 2017, ogni anno in Europa oltre 3 milioni di pazienti contraggono infezioni correlate all’assistenza (ICA), di cui il 20 % sono considerate prevenibili.
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mezzopieno-news · 3 years ago
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SCOPERTO IL BATTERIO CHE RIPULISCE LE ACQUE
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Gli scienziati dell’Indian Institute of Technology di Varanasi, in India, hanno scoperto un batterio che può eliminare i metalli tossici dall’acqua, rendendola sicura per il consumo umano.
Il team indiano ha testato il batterio sulle acque inquinate da composti del cromo esavalente, uno degli elementi più cancerogeni in natura, ottenendo il risultato di riuscire a separare l’elemento tossico dalle acque reflue. Gli scienziati hanno nominato questo batterio Microbacterium paraoxydans ceppo VSVM IIT. I metalli tossici basati sul cromo esavalente sono responsabili di molti problemi di salute tra gli esseri umani, diversi tipi di cancro, disturbi al fegato e problemi ai reni in particolare. Secondo i ricercatori, questo ceppo batterico è in grado di tollerare alte concentrazioni di cromo esavalente, caratteristica che lo rende altamente efficace rispetto ai metodi convenzionali .
L’utilizzo di questo ceppo batterico nelle pratiche di trattamento delle acque può eliminare la necessità di un ulteriore processo di separazione dai metalli tossici e ridurre i costi di attrezzature e l’uso di sostanze per il trattamento. La capacità di questo batterio, che cresce con facilità e a basso costo, apre la strada a molteplici funzioni, soprattutto in India, dove l’accesso all’acqua pulita rimane un privilegio riservato a pochi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le malattie trasmesse dall’acqua uccidono ogni anno 3,4 milioni di persone nel mondo, principalmente nei paesi in via di sviluppo.
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Fonte: Hindustan Times; Science Direct- 21 settembre 2021
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renzanandsinghramananda · 7 years ago
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Partorire è un atto naturale
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il mese scorso le nuove raccomandazioni sulle procedure per il parto. Si chiede maggior rispetto per i tempi che per ogni donna possono essere diversi. Per esempio ritenere che per tutte la dilatazione debba essere di un centimetro al minuto non va bene e tanto meno va bene accelerare la dilatazione coi farmaci qualora non sia strettamente necessario.
Inoltre le direttive raccomandano rispetto delle scelte della donna sulle posizioni da assumere per agevolare il parto, sull’uso degli antidolorifici e soprattutto si raccomanda una comunicazione chiara ed efficace: “Anche quando un intervento medico si renda necessario, includere la donna nelle decisioni relative alla cura è molto importante per centrare l’obiettivo di un’esperienza positiva del parto” ha sottolineato in un comunicato stampa Ian Askew, direttore del dipartimento di salute riproduttiva dell’Oms. “Vogliamo che le donne partoriscano in un ambiente sicuro con ostetrici esperti in strutture ben attrezzate. Tuttavia, la crescente medicalizzazione dei normali processi di parto sta minando la capacità di una donna di dare alla luce e influisce negativamente sulla sua esperienza di nascita “, afferma Nothemba Simelela, Assistente direttore generale dell’OMS per la famiglia, le donne, i bambini e gli adolescenti. “Se il lavoro procede normalmente, e la donna e il suo bambino sono in buone condizioni, non hanno bisogno di ricevere ulteriori interventi per accelerare il travaglio“, afferma.
Piano con il cesareo Secondo la comunità medica internazionale il tasso ideale di cesarei dovrebbe essere compreso tra il 10 e il 15% dei parti. In Italia nel 2015 la percentuale è stata del 34,1%. In Campania si arriva al 60%, seguita da Sicilia e Puglia. La regione più “virtuosa” è il Trentino Alto Adige con il 10%. Si tratta di una cifra enorme: 160mila interventi non necessari. Come mai? Le motivazioni sono varie, non ultima quella di carattere economico, un parto naturale è pagato dal SSN alle cliniche convenzionate 1.318,64 euro mentre la cifra per un cesareo è di 2.457,72 euro. E non solo: molto spesso il ricorso a quella che di fatto è un’operazione chirurgica solleva i medici da eventuali responsabilità se qualcosa dovesse andar male nel parto naturale. Altre volte è la stessa paziente a chiederlo e in questo caso forse manca una corretta informazione sui rischi che ogni intervento chirurgico comporta. In questo caso, ad esempio, la necessità di un periodo di convalescenza più lungo per la mamma e un aumento del rischio di complicazioni nel caso di successive gravidanze. Niente di grave, il parto cesareo è un’operazione di routine e quando è necessario deve essere effettuata. Quando è necessario però…
La madre ha diritto a un buon parto e il bambino ha diritto a una buona nascita Frédérick Leboyer
Il parto dolce Il termine è stato usato per la prima volta da Frédérick Leboyer, ginecologo francese nato nel 1918 e scomparso l’anno scorso. Il suo famoso libro Per una nascita senza violenza è del 1975. Indicazioni semplici e di grande buon senso, quelle del medico francese: eppure erano, e probabilmente sono tutt’ora, rivoluzionarie. Loboyer raccomandava, prima di recidere il cordone ombelicale, di attendere che lo stesso smetta di pulsare. Il neonato ha respirato fino a un secondo prima di nascere tramite il cordone, tagliarlo troppo in fretta è come mozzargli il respiro. Inoltre il medico francese dopo il parto metteva il bimbo sull’addome della madre così da permettergli di riprendersi dallo stress della nascita, dargli il tempo di “conoscere” la madre. Per il bagnetto e le pratiche mediche c’era tempo… Le pazienti di Leboyer partorivano nella posizione che preferivano e dove preferivano: in acqua, accucciate, in camere confortevoli, senza rumori troppo forti o luci troppo intense. E mai nella posizione classica ginecologica, comoda per il medico ma innaturale per la madre e per il piccolo, costretto ad “arrampicarsi” lungo il canale del parto. Le madri africane partoriscono aggrappandosi al ramo di un albero, quello sì aiuta la legge di gravità!
In Italia sono molti gli ospedali che hanno accolto le indicazioni di Leboyer. Uno dei primi è stato quello di Poggibonsi dove la dottoressa Barbara Grandi ha aperto una Stanza del parto naturale già dal 1984. Affermava al tempo: “Se si vuole permettere alla complessa cascata di ormoni del travaglio di svolgere il suo compito, la donna non va disturbata e la sua intimità deve essere rispettata! Deve poter ascoltare il suo istinto, essere libera di muoversi e di scegliere la sua posizione, insomma deve essere aiutata a dare il meglio di sé! Per questo è fondamentale che siano le ostetriche ad assistere il travaglio e il parto, i ginecologi sono più abituati a gestire la patologia e intervengono anche oltre il necessario”. E come non essere d’accordo?
Alcuni reparti ospedalieri dove potete trovare la stanza per il parto dolce sono: il Centro Nascita Alternativo dell’ospedale San Martino di Genova, il Centro Nascita Margherita dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, la Casa del Parto Naturale “Acqualuce” dell’Ospedale G.B. Grassi di Ostia, Stanza del parto dolce-La Cicogna dell’Azienda Ospedaliera Fondazione Macchi Presidio del Verbano Ospedale di Cittiglio (Varese), la stanza della Cicogna dell’Ospedale Valduce di Como. E senz’altro ce ne sono molti altri, basta telefonare al reparto ostetricia dell’ospedale a voi più vicino e chiedere! Donne, riprendiamoci la naturalità della nascita!
Altre fonti: per vedere più in specifico i dati sui parti cesarei potete vedere qui una serie di grafici e tabelle molto interessante.
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