#bullismo sociale
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aaquilas-blog · 7 days ago
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Riflessioni sull’Anno Quadrato: Coincidenze e la Rinascita dell’Umanità
Sono un tipo che cerca sempre di trovare una spiegazione a fatti ed eventi che vanno bene al di là della chiave di lettura che comunemente si fa.Ad esempio, adoro le “coincidenze”.Vedo nelle coincidenze messaggi, espressioni, segni dell’anima mundi perché sono convinta che ci sia una interconnessione profonda tra tutti gli esseri e gli eventi, come se ogni cosa fosse parte di un unico respiro…
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un-mei-no-akai-ito · 5 months ago
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L'ansia sociale, vista da me.
Si dice "non diventare ciò che ti hanno fatto" ma la cosa giusta da dire è come si supera il male che ti hanno fatto? Come si superano i dolori, le risatine quando passi e le prese in giro, come si fa a trovare la forma di andare avanti?
Come si risponde al bullismo? Io non lo so. Ma forse la coscienza dice "al dolore si risponde ad altro dolore" soprattutto sapendo che per colpa del bullismo subìto vive in te, l'ansia sociale.
L'ansia che non ti lascia mai e ti dice cose del tipo "guarda quelle parlano di te, ti stanno guardando, stanno guardando il tuo corpo, o il tuo viso, la sedia a rotelle. Ti stanno sicuramente fissando."
L'ansia sociale ti parla dentro la tua testa e ti fa fare e pensare cose che non vorresti mai fare, dire e pensare.
Ti logora dentro e ti rovina i momenti più belli che potresti vivere (insieme alla timidezza, ovviamente).
L'ansia.
@un-mei-no-akai-ito// (Dom 04.08.24 h 22:43) // @un-mei-no-akai-ito
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stemk17 · 2 years ago
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Il nuovo me.
ex https://twitter.com/SteMk17
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Lascia fuori i tuoi problemi da qui, grandi o piccoli che siano: vivi il momento, libera la mente dai tuoi guai (e non crearne agli altri).
La vita reale è già triste: perché mostrare bassa autostima anche in quella virtuale?
MESSAGGIO SU TWITTER, DIFFUSO:
Questo account (@StefMk17) sostituisce il mio precedente (ex @SteMk17), perché prima era solo una persona maleducata, che non sapeva interagire con gli altri su Twitter.
Mi scuso con tutti quanti ❤️: sono davvero pentito del mio bullismo sui social.
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patriam20 · 2 years ago
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Cosa si intende per famiglia disfunzionale.
"Genitore" è una parola che proviene da "generare": ovvero "mettere al mondo". La parola corretta è tutore/educatore. Chiunque può essere genitore, se fecondo ("generare"), ma essere educatori è cosa diversa: significa sapere cosa sia la crescita di un figlio (proprio o adottato).
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Una famiglia disfunzionale è un ambiente dove i figli non vengono cresciuti secondo le loro propensioni; i genitori hanno molti pregiudizi, che trasferiscono ai figli. I figli, in questo modo, non sono in grado di affrontare la vita con serenità e maturità, e sono asociali.
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Viviamo in un Paese a maggioranza cattolica (religione razzista, misogina, maschilista, omofoba): nascere e crescere in una famiglia disfunzionale è la prassi; è ciò che la maggior parte di noi subisce. Alcuni di noi lo capiscono; altri, hanno bisogno di un supporto.
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Capita anche alla persona più intelligente di "perdersi": di annegare nei bicchieri d'acqua; non è dandogli del deficiente, dell'imbecille, che lo aiutiamo a tirare fuori il meglio di se stesso.
Se il periodo "deficiente" va avanti da anni, su un social si vede (purtroppo).
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Trovare un filmato grottesco è molto diverso che esprimere dissenso verso un soggetto, poiché omofobi. Quel dissenso è disprezzo per una persona che non fa del male a nessuno; disprezzo gratuito che fa rilevare che chi disprezza non ha una vita che lo soddisfi, e per questo odia.
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Possiamo anche trovare grottesco un filmato, ma non va mai dimenticato che se non è finzione (cinema), allora stiamo parlando di persone che non recitano. Se quelle persone non fanno del male a nessuno, non vi è motivo logico per criticarle - se non che si è intimamente infelici.
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milkaweisz · 2 years ago
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Il mio account originale su Twitter era questo, qui sotto riportato:
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Dato che fino ad oggi mi sono comportato come un analfabeta funzionale con l'account Twitter @MilkaWeisz , ho deciso di dare una svolta positiva alla mia vita e comportarmi con dignità; di non essere più un bullo su Twitter, ma una persona che merita amicizia e stima.
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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"Sulla panchina baciata dal sole" di Rosa Troia: Un viaggio poetico tra amore e resilienza
Una silloge che celebra l’amore materno, la bellezza dell’umanità e il potere della poesia come veicolo di speranza.
Una silloge che celebra l’amore materno, la bellezza dell’umanità e il potere della poesia come veicolo di speranza. Biografia dell’autrice. Rosa Troia, nata a Salaparuta (Trapani), è un’insegnante della scuola primaria con una profonda passione per la poesia. La sua scrittura affronta temi di grande attualità e intensità emotiva, con uno stile che combina la semplicità della musicalità poetica…
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oltrearcobaleno · 6 days ago
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Lizzie Velásquez: Una Vita Dedicata all’Attivismo e alla Lotta contro il Bullismo
Elizabeth Anne Velásquez, meglio conosciuta come Lizzie, è un esempio vivente di resilienza e attivismo. Nata il 13 marzo 1989 a Austin, Texas, questa giovane donna ha trasformato la sua esperienza di vita unica in una missione per ispirare gli altri e combattere il bullismo. La sua storia, caratterizzata da una rara condizione genetica e da sfide personali straordinarie, è una testimonianza del potere dell’attivismo nel generare cambiamenti significativi.
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La Sfida della Malattia
Lizzie è nata con una condizione genetica estremamente rara conosciuta come sindrome dall’aspetto progeroide e marfanoide con lipodistrofia. Questa malattia le impedisce di accumulare grasso corporeo, mantenendo il suo peso corporeo al di sotto dei 29 chilogrammi per tutta la vita. Nonostante il suo aspetto unico e le difficoltà fisiche che affronta quotidianamente, Lizzie non ha mai permesso che la sua condizione definisse chi è o limitasse le sue ambizioni. Con una dieta rigorosa che prevede fino a 8.000 calorie al giorno e un atteggiamento determinato, ha affrontato la sua malattia con grazia e forza.
La Scoperta dell’Attivismo
L’attivismo di Lizzie è emerso come risposta al bullismo e al cyberbullismo che ha subito durante la sua adolescenza. Uno degli episodi più significativi è stato quando, all’età di 17 anni, un video su YouTube la definì “la donna più brutta del mondo”. Questo attacco devastante avrebbe potuto abbattere chiunque, ma Lizzie ha scelto di rispondere con forza e determinazione. Questa esperienza ha acceso in lei una passione per l’attivismo, spingendola a condividere la sua storia per sensibilizzare sul bullismo e promuovere la gentilezza.
Un’Autrice e Oratrice Ispiratrice
Lizzie è una scrittrice prolifica e un’oratrice motivazionale di fama internazionale. Tra i suoi libri più noti ci sono “Lizzie Beautiful: The Lizzie Velásquez Story”, scritto con sua madre, e “Dare to Be Kind”, una guida che esplora l’importanza della gentilezza basata sulle sue esperienze personali. Attraverso questi testi, Lizzie ha consolidato il suo ruolo di leader nell’attivismo contro il bullismo, incoraggiando le persone a vedere oltre le apparenze e a concentrarsi sulle qualità interiori.
Il suo celebre TED Talk, “How Do YOU Define Yourself”, è un manifesto di empowerment personale e un invito a sfidare gli stereotipi. Questo discorso ha avuto un impatto globale, raccogliendo milioni di visualizzazioni e ispirando persone di ogni età a ridefinire il proprio valore.
La Scienza Dietro la Sua Condizione
La malattia di Lizzie è stata oggetto di studi approfonditi, che hanno identificato una mutazione genetica nel gene FBN1 come causa della sua condizione. Questi studi hanno anche contribuito a migliorare la comprensione di altre malattie genetiche rare, sottolineando l’importanza della ricerca medica. Nonostante le sfide fisiche e mediche, Lizzie continua a promuovere l’attivismo, dimostrando che ogni ostacolo può essere trasformato in un’opportunità.
L’Influenza dei Suoi Valori
La fede ha giocato un ruolo cruciale nella vita di Lizzie. Crede fermamente nel cristianesimo e attribuisce la sua forza e resilienza alla preghiera e alla connessione con Dio. Questi valori sono centrali nel suo messaggio, rendendo il suo attivismo una missione non solo sociale, ma anche spirituale.
Dal Cyberbullismo al Successo Mediatico
Nel 2015, il documentario “A Brave Heart: The Lizzie Velásquez Story” ha fatto il suo debutto al South by Southwest Festival, narrando la vita di Lizzie e il suo viaggio verso l’attivismo. Questo film ha ulteriormente solidificato la sua posizione come figura ispiratrice e ha attirato l’attenzione su questioni cruciali come il bullismo e l’accettazione.
Lizzie ha anche condotto il talk show “Unzipped”, dimostrando ancora una volta la sua versatilità e il suo impegno nel sensibilizzare il pubblico. Attraverso i suoi libri, discorsi e apparizioni mediatiche, Lizzie continua a essere una voce potente nel mondo dell’attivismo.
Conclusione: Un Modello di Attivismo per Tutti
La vita di Lizzie Velásquez è una testimonianza di come il coraggio personale e l’attivismo possano trasformare le avversità in opportunità di cambiamento. Con la sua voce e la sua determinazione, Lizzie ha toccato milioni di cuori, dimostrando che l’aspetto esteriore non definisce il valore di una persona. Il suo impegno nell’attivismo ha non solo cambiato la sua vita, ma anche ispirato una generazione a essere più gentile, accogliente e resiliente.
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staipa · 7 days ago
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L'arte di sparare sentenze: Perché nei commenti online vince l'arroganza
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://short.staipa.it/jyute L'arte di sparare sentenze: Perché nei commenti online vince l'arroganza Ti è mai capitato di aprire un articolo di giornale sui social network e scorrere i commenti? Se la risposta è sì, avrai sicuramente notato una scena sempre più familiare: utenti che sparano sentenze lapidarie con tono sprezzante, come fossero i massimi esperti di qualsiasi argomento. Che si tratti di politica, medicina, economia o scienza, ognuno si sente in diritto di dire la propria, spesso con poche informazioni e molta, troppa sicurezza. Ma da dove viene questa spinta a ergersi a giudice supremo senza nemmeno leggere l'articolo? La risposta non è semplice, e chiama in causa dinamiche psicologiche, sociali e culturali che rendono i social network il terreno fertile ideale per la diffusione di questo fenomeno. 1. L'illusione della competenza Uno dei problemi centrali è l'effetto Dunning-Kruger (https://short.staipa.it/y01sq), un bias cognitivo per cui chi ha scarse competenze in un argomento tende a sovrastimare la propria conoscenza. In altre parole: meno sappiamo, più pensiamo di sapere. Sui social network, questa illusione si amplifica per due motivi: Accessibilità delle informazioni: Qualche ricerca superficiale su Google o la lettura di un titolo sensazionalistico bastano a farci sentire esperti. Mancanza di confronto reale: Nei commenti online manca il dialogo faccia a faccia che solitamente ci costringe a mettere in discussione le nostre affermazioni. L’anonimato parziale e la distanza emotiva dai destinatari della nostra comunicazione ci danno un falso senso di sicurezza: Se io lo dico, deve essere giusto, se qualcuno mi contraddice posso risopondere senza pensare alle conseguenze come quando sono di fronte a una persona reale, se la conversazione si mette male posso smettere di rispondere e far finta di nulla. A questo va aggiunto che in una platea così ampia è molto probabile trovare almeno qualcuno che la pensi come me, ed è probabile che riceverò dei like, delle conferme, dei commenti che rafforzino la mia idea, indipendentemente dal valore reale della stessa. Non sorprende quindi che, a seconda del caso, tutti sembrino diventare improvvisamente virologi, meteorologi, fini statisti o esperti di geopolitica, in una sorta di metamorfosi digitale dell'esperienza. 2. La polarizzazione e l'effetto echo chamber Un altro fenomeno che alimenta questa arroganza digitale è la polarizzazione sociale. Gli algoritmi dei social network sono progettati per mostrarci contenuti in linea con le nostre opinioni e idee. Di conseguenza, siamo esposti sempre meno a opinioni diverse e ci troviamo all'interno di vere e proprie echo chambers (short.staipa.it/st5gm), dove tutto quello che leggiamo rafforza ciò che già pensiamo. Questo non solo consolida le nostre certezze, ma rende anche più difficile empatizzare con chi la pensa diversamente. Il risultato? Un dialogo che si trasforma in scontro: chi non è d'accordo diventa un nemico da abbattere a colpi di commenti sprezzanti e aggressivi, e ci sembra ridicolo, quasi grottesco pensare che qualcuno la pensi in maniera così diversa da quello che vediamo nella nostra bolla personale. In questo contesto, emerge anche una tendenza inquietante: colpevolizzare le vittime. Ogni tragedia diventa terreno fertile per giudizi affrettati: “Se l'è cercata”, “Ma come faceva a non saperlo?”. Che si tratti di incidenti, violenze o stupri, molti utenti trovano conforto nel dare la colpa alle vittime, forse per sentirsi meno vulnerabili di fronte alla realtà. Questo fenomeno, noto come victim blaming, o colpevolizzazione della vittima (https://short.staipa.it/wwzyz), è radicato in meccanismi psicologici di difesa come: Rimozione della responsabilità personale: Attribuire la colpa alla vittima consente di rassicurarsi che eventi simili non accadrebbero a noi, poiché riteniamo di non commettere gli stessi errori. Razionalezza retrospettiva (hindsight bias):
La tendenza a credere che le conseguenze di un evento fossero prevedibili, portando a giudicare chi non le ha evitate come negligente o responsabile. Proiezione: Giudicare duramente le vittime può essere un modo per evitare di confrontarsi con le proprie insicurezze o vulnerabilità. Dissonanza cognitiva: Minimizzare la responsabilità dell’aggressore o enfatizzare gli errori della vittima può servire a ridurre il disagio che si prova di fronte a una realtà complessa e ingiusta. 3. La rabbia come valuta sociale uesto avviene perché ricevere like e condivisioni stimola il rilascio di endorfine e dopamina nel cervello, creando una sensazione di gratificazione immediata simile a una ricompensa, che rinforza il comportamento e spinge a replicarlo. Un fenomeno ormai ben studiato e acclarato (https://short.staipa.it/3iqiu), che evidenzia come i social network attivino i circuiti di ricompensa cerebrale in maniera simile ad altre esperienze gratificanti. Questo crea un circolo vizioso in cui esprimere un parere con arroganza e sicurezza diventa un mezzo per ottenere attenzione. Il premio non è la verità o la comprensione, ma il semplice riconoscimento sociale attraverso l’engagement. 4. Perché la rabbia? Dinamiche psicologiche Dietro questa rabbia crescente si nasconde una profonda frustrazione. La società attuale è veloce, iperconnessa e complessa. La sensazione di non avere controllo sugli eventi porta molte persone a sfogare il proprio disagio in uno spazio virtuale. Un commento rabbioso e sicuro serve a rassicurare se stessi: “Io so come stanno le cose, sono meglio di chiunque altro”. La verità è che questa sicurezza nasconde spesso paura e insicurezza. 5. Cosa si può fare? Verso un dialogo più sano Cambiare queste dinamiche è complesso, ma non impossibile. Ecco alcune proposte per mitigare il fenomeno: Educazione al pensiero critico: Insegnare fin da giovani a leggere, analizzare e mettere in discussione le fonti delle informazioni. Frenare l'impulsività: Prima di commentare, fermarsi a riflettere: ho letto davvero l'articolo? Sto portando un contributo utile alla discussione? Responsabilizzare i social network: Le piattaforme dovrebbero incentivare contenuti di qualità piuttosto che interazioni rabbiose. Promuovere il confronto costruttivo: Valorizzare spazi di dialogo dove il confronto tra idee diverse è incoraggiato, non punito. Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo? Ognuno di noi, nel suo piccolo, può contribuire a un ambiente digitale più sano: Prendersi tempo: Leggere davvero l'articolo, verificare le fonti e non fermarsi ai titoli. Praticare l'empatia: Mettersi nei panni di chi è coinvolto e riflettere prima di giudicare. Segnalare contenuti tossici: Quando ci imbattiamo in commenti offensivi o disinformazione, segnalare può fare la differenza. Incentivare il buon esempio: Rispondere con gentilezza e rispetto anche a chi sembra provocare. Uscire dalle camere dell'eco: Cercare fonti e opinioni diverse per sviluppare un pensiero critico più ampio. Conclusione: Un commento non è una sentenza La prossima volta che ti troverai a commentare un articolo online, fermati un momento. Leggi, rifletti, e chiediti: sto aggiungendo qualcosa alla discussione o sto solo dando sfogo alla mia frustrazione? La differenza è enorme, e lo dico anche a me stesso. Dietro ogni titolo di giornale, ogni post e ogni argomento, c’è una complessità che merita rispetto. Scegliere di commentare con curiosità e apertura, anziché con arroganza e rabbia, è un piccolo passo che possiamo fare per costruire un dialogo migliore. Forse è ora di smettere di sparare sentenze e tornare a fare ciò che in fondo dovremmo fare tutti: informarci, ascoltare e, solo dopo, parlare.
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technewssocial · 1 month ago
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Ragazzi e digitale. Con Gabriele Gobbo e Maria Concetta De Giacomo - 224
Il rapporto tra i giovani e il digitale è complesso, dalle chat nei videogiochi ai social network. Con Gabriele Gobbo e la psicoterapeuta Maria Concetta De Giacomo esploriamo come i genitori possono interagire al meglio. In questa puntata di FvgTech, condotta da Gabriele Gobbo, affrontiamo un argomento cruciale: il rapporto tra i giovani e il digitale. Con l’aiuto della psicoterapeuta Maria…
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shadyqueeneagle · 1 month ago
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Non sono particolarmente preoccupata dagli utenti bulli nei miei confronti che già ho incontrato solo dopo aver pubblicato una manciata di post sul mio account: ovunque, nella realtà quanto nella virtualità, esisteranno sempre persone incapaci di avere un dialogo sereno con gli altri - e ciò non dipende da me: non posso essere responsabile del mondo in cui gli altri non sono stati cresciuti in modo corretto. Io posso solo augurarmi che maturino nel tempo.
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stellaubriaca · 3 months ago
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vorrei...
un social network dove poter scrivere in libertà ma stile facebook. Non insulterei nessuno e non darei problemi... Non capisco perché non si possano più usare frasi o termini forti.
Succede solo a me!? Ci sono persone lì sopra che ne dicono di ogni colore e non succede nulla al profilo.
Se io mi azzardo a fare un commento un po' forte (senza parolacce e senza insultare nessuno) vengo oscurata.
Non riesco a capire questa società: dicono di essere progressisti ma poi non puoi usare termini forti, parolacce o schiettezza senza incorrere nel ban.
Io comprendo benissimo che la regola "non insultare" abbia senso... ma non comprendo perché non posso scrivere come voglio senza danneggiare qualcuno.
Sto sempre molto attenta a non ferire gli altri.
Stranamente però le persone che appoggiano le "cose giuste" e bullizzano e/o insultano fortemente qualcuno che non la pensa come loro, restano impunite.
Facebook è diventata una cloaca permalosa e ipocrita dove la peggior feccia scrive le cose più lacrimevoli e buoniste. Le stesse persone si sentono autorizzate a bullizzare e insultare chi non è come loro.
Poi dicono che siamo in una democrazia.
Poi dicono che sui social "basta non insultare".
Ma andate a fanculo, voi e facebook.
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ilmondopositivo · 1 year ago
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La posta del culo: recensione negativa su gay e disabile
#blog recensione negativa per un #gay e un #disabile? Clamore mediatico senza verifica, un #troll ha mangiato in abbondanza e ci è scappato il morto. #StopStigma sicuramente ma anche più giornalismo attento. Grazie.
Oh! Com’è possibile? La posta del culo per due volte di fila? L’avevamo detto che per il 2024 avremmo cercato di rinnovarla e così è stato: se individuiamo in giro qualche messaggio degno di nota, il Culo è sempre aperto e lo accoglie volentieri. Adesso è il turno della recensione negativa sui gay e un disabile, divulgata in qualsiasi media senza porsi alcun dubbio. Recensione negativa su gay…
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enricaleone91 · 1 year ago
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Social: all’odio si risponde con l’educazione
Fabio Fazio e Gino Cecchettin all’odio rispondono con l’educazione.
Una premessa – doverosa o meno che fosse – sul perché di questa intervista, un dialogo quasi sussurrato tra Fabio Fazio e Gino Cecchettin, accompagnato dalla voce incrinata e un abbraccio collettivo. Dell’ospitata di Gino Cecchettin a Che tempo che fa si è detto tutto e il contrario di tutto, fino ad oltrepassato il limite e culminando con una serie di querele per diffamazione. Ognuno si è…
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fancypatrosublime · 2 years ago
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Incoerenza in campo medico-scientifico✨🐝💛
Siamo quello che facciamo e non ciò che diciamo di essere: su Twitter sono stati colti a fare pubblicità al consumo di alcolici proprio quegli account che offendevano pesantemente coloro che hanno dubbi sulla vaccinazione, mostrando palese incoerenza in campo medico-scientifico.
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L'alcool non è un alimento: non ha alcuna proprietà salutare, nemmeno in piccole quantità; esso è causa di danni diretti alle cellule di molti organi - soprattutto fegato, sistema nervoso centrale e in particolare alle cellule cerebrali.
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Cosi come è accaduto per il tabacco, deve essere ordinario che alcuno spinga per il consumo di alcool, poiché causa di innumerevoli morti sulla strada, malattie, violenza domestica anche su minori, risse da bar; ciò vale anche per il vino.
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stemk17 · 2 years ago
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ANALFABETISMO FUNZIONALE - Analfabeti funzionali e dove trovarli. (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1347036478-analfabetismo-funzionale-analfabeti-funzionali-e?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=stemk17&wp_originator=x6gXA9X7W8VhBpPtByNHaNlAWuAhiH9eJXdhSPtmDIRwr2pRZFtifrGBwSf%2B5cwLqebqm8qaOXIoZUIBFFBIg%2FYYMyn5jwhGi%2FHOvs%2Bfbbo7KxXCs8CHNPlFPi6WeK16 Il caso di Endstufe (@Endstufe88 su Twitter).
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pier-carlo-universe · 9 days ago
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Tecnologia e Social Media: Come i Social Network Stanno Cambiando Comunicazione, Relazioni e Privacy. A cura di Alessandria today
I social media sono diventati parte integrante della vita quotidiana, trasformando il modo in cui comunichiamo, costruiamo relazioni e gestiamo la nostra privacy.
Giovani Cittadini del Web tra Opportunità e Responsabilità. Introduzione.I social media sono diventati parte integrante della vita quotidiana, trasformando il modo in cui comunichiamo, costruiamo relazioni e gestiamo la nostra privacy. Tuttavia, il loro utilizzo solleva questioni cruciali, come l’impatto sulla salute mentale, la diffusione di fake news e i rischi per la sicurezza dei dati…
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