#avanguardia italiana
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Ivan Pozzoni: La Rivoluzione della Poesia Contemporanea attraverso "Selezione di Testi"
Un viaggio nei meandri della società e dell'anima attraverso la poesia dissacrante di Ivan Pozzoni, maestro del NeoN-avanguardismo.
Un viaggio nei meandri della società e dell’anima attraverso la poesia dissacrante di Ivan Pozzoni, maestro del NeoN-avanguardismo. Ivan Pozzoni, uno dei maggiori esponenti della NeoN-avanguardia italiana, ritorna sulla scena poetica con la sua raccolta “Selezione di Testi”. Dopo sei anni di ritiro accademico, il poeta, filosofo e studioso monzese (nato nel 1976), offre un’opera che mescola…
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marcogiovenale · 1 month ago
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due nuovi corsi del 'centroscritture' a partire dal 7 gennaio: su sanguineti e su pasolini
NUOVI CORSI PASOLINI, SANGUINETI DAL 7 GENNAIO 2025 per il ciclo MONOGRAFIE Due anniversari: 50 anni e 15 anni. La scomparsa di Pier Paolo Pasolini (1975) e quella di Edoardo Sanguineti (2010). Fin dalle pagine di “Officina” alla metà del secolo scorso, due dei massimi poeti e intellettuali italiani ingaggiano una disputa – quella tra sperimentalismo e avanguardia – che è più di un conflitto tra…
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genericamentegiuseppe · 2 years ago
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His Electro Blue Name - Love Conductor
Si può essere punk suonando hyperpop?
Etichetta: Body CrashPaese: ItaliaAnno: 2023 Continue reading Untitled
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abatelunare · 1 year ago
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Passiamo quindi ad esaminare la neo-avanguardia italiana, per vedere in che senso e fino a che punto si possano rintracciare in essa delle esigenze realiste (Walter Siti, Il realismo dell'avanguardia, Torino, Einaudi, 1975).
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londranotizie24 · 4 months ago
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claudiodangelo59 · 4 months ago
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OGGI 24 SETTEMBRE,
ITALIANO RICORDA…
1944
SECONDA GUERRA MONDIALE
(1 SET 1939 – 2 SET 1945)
GUERRA DI LIBERAZIONE
(8 SET 1943 – 25 APR 1945)
VIENE SCIOLTO IL CIL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE E SI COSTITUISCONO I GRUPPI DA COMBATTIMENTO CHE PARTECIPERANNO ALL'OFFENSIVA FINALE
SULLA LINEA GOTICA CON LA CONSEGUENTE LIBERAZIONE DEL NORD ITALIA
NELL’APRILE 1945
Il CORPO ITALIANO di LIBERAZIONE fu una unità militare operativa dell'Esercito Cobelligerante Italiano.
Nato dopo l'ARMISTIZIO di CASSIBILE (8 settembre 1943) nel REGNO del SUD, dal 1° Raggruppamento Motorizzato, fu impiegato al fianco degli Alleati fino al settembre 1944.
Il CORPO ITALIANO di LIBERAZIONE nacque il 22 marzo 1944 come Corpo d'Armata su due unità di livello divisionale.
La prima Divisione venne creata ex novo fondendo due Brigate di Fanteria (tra cui il 1° Raggruppamento Motorizzato) con i relativi supporti; l'altra fu la 184ª Divisione Paracadutisti "Nembo", di stanza in SARDEGNA e riportata sul territorio continentale.
Il Comandante fu il Generale di Corpo d’Armata Umberto Utili.
La Grande Unità italiana venne assegnata sul FRONTE ADRIATICO alle dipendenze dell'VIII Armata britannica.
Il C.I.L. incominciò l'8 giugno 1944 l'offensiva che lo porterà a conquistare FILETTO, CANOSA SANNITA, GUARDIAGRELE, ORSOGNA e BUCCHIANICO da parte degli Alpini e Bersaglieri mentre i Paracadutisti raggiungevano CHIETI e la COSTA ADRIATICA.
Nell'estate del 1944 il C.I.L., comandato dal Generale Umberto Utili si distinse nella BATTAGLIA per la riconquista di ANCONA combattendo al fianco dell'Armata polacca.
La Divisione Paracadutisti "Nembo", normalmente di stanza in SARDEGNA, liberò la cittadina di FILOTTRANO eliminando il caposaldo tedesco e favorendo la conquista del PORTO di ANCONA da parte degli Alleati.
La BATTAGLIA di FILOTTRANO fu un'altra tappa importante della Guerra di Liberazione italiana, e vide unità del II° Corpo Polacco e il 183º Reggimento Paracadutisti "Nembo" italiano, che da lì a poco sarebbe confluito nel Gruppo di Combattimento "Folgore", contrapposti alla 71. e 278. Infanterie-Division tedesche facenti parte della 10. Armee, con il paese di FILOTTRANO punto di cerniera tra le due Divisioni tedesche e ordine di "tenere ANCONA quanto più a lungo possibile, senza farsi colpire in forma distruttiva...".
Prologo alla BATTAGLIA fu la fucilazione da parte tedesca di dieci cittadini di FILOTTRANO in risposta a un non meglio precisato attacco a colpi d'arma da fuoco a un autocarro tedesco il 30 giugno 1944.
Il 1 luglio 1944 il 15º Reggimento Ulani di Poznań, avanguardia della 5ª Divisione polacca Kresowa, attaccò l'abitato di S. BIAGIO costringendo alla reazione i tedeschi, ma il 2 luglio il loro attacco si arenò di fronte alle truppe alleate e in seguito i carristi polacchi e i Paracadutisti italiani della "Nembo" appoggiati da Guastatori proseguirono il tentativo di sfondamento in direzione di ANCONA.
Nei giorni successivi e fino al 7 luglio, il paese e le zone circostanti vennero aspramente contese dalle due parti con aspri contrattacchi di fanteria e forze corazzate, ma persi CASTELFIDARDO e OSIMO i tedeschi dovettero ritirarsi dalla zona lasciando FILOTTRANO in mano agli italiani, che entrarono in città col XIV Battaglione Paracadutisti; le perdite italiane furono di 56 morti e 231 feriti, con 59 dispersi.
A metà luglio 1944 i polacchi conquistarono ANCONA e il C.I.L. riprese il movimento verso NORD, liberando SANTA MARIA NUOVA, OSTRA VETERE, BELVEDERE OSTRENSE, PERGOLA, CASTELLEONE di SUASA, CORINALDO, CAGLI, URBINO, URBANIA.
Il 24 settembre 1944 la Grande Unità viene SCIOLTA, ma l'impegno e la volontà dimostrata convinsero gli Alleati, i quali decisero di aumentare la possibilità d'impiego dei Reparti Italiani e di assegnare nuovi equipaggiamenti, consentendo la NASCITA di sei Divisioni denominate GRUPPI di COMBATTIMENTO con le denominazioni: Cremona, Friuli, Folgore, Legnano, Mantova, Cremona e Piceno che contribuirono alla VITTORIA nella Guerra di Liberazione nazionale.
I Soldati inquadrati nel CIL - Corpo Italiano di Liberazione furono gli ultimi militari italiani del Regio Esercito a indossare l'uniforme grigioverde.
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paoloferrario · 6 months ago
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Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980: "«Le radici di quell’attentato affondano nella storia del postfascismo italiano: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo»
parole dette da Bolognesi: «Le radici di quell’attentato affondano nella storia del postfascismo italiano: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo» https://ilmanifesto.it/strage-di-bologna-meloni-attacca-i-parenti-delle-vittime le fonti informative in rete: https://urly.it/310cg6
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redazionecultura · 9 months ago
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silviascorcella · 1 year ago
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Andrea Lambiase: gli abiti sono arte della sperimentazione indossabile
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Andrea Lambiase crea performing couture: lievi strutture d’architettura sartoriale che vestono il corpo, che nascono dalla seduzione dell’innovazione nei campi più inaspettati a chi si aspetta solo la moda, e dalle mani che dove non arrivano a costruire chiamano in sinergia la tecnologia. Quello che ci apprestiamo a fare dentro il suo giovane mondo creativo è dunque un viaggio immaginifico, a tratti visionario, ricco di suggestione, come quando ci si inoltra tra le pagine o nelle pellicole di racconti che imbrigliano la fantasia in scenari futuristici, abitati da personaggi che mantengono il vivo fascino carnale dentro gusci di creature macchinose e artificiali.
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Il tutto decantato dall’umiltà gentile e appassionata lo caratterizzano, mischiati alla caparbietà di tracciarsi una strada che col coraggio della coerenza rifiuta la tentazione al facile consumismo, per prediligere una visione che ad oggi può suonare tanto rischiosa quanto ribelle: credere profondamente nel valore dell’arte che allacciata alla moda si rivela uno strumento d’espressione sincero, una fonte di scoperte d’avanguardia, una via di rivoluzione della visione e fruizione della moda stessa.
Avanguardia da indossare, o da contemplare: non ci sono regole né intellettualismi nella sua moda, c’è solo l’invito a comprendere con rispetto il valore delle creazioni, e a godersele come e quando si vuole, senza diktat o restrizioni di stagionalità e styling. Andrea Lambiase è una bella mischia esplosiva nelle idee, che sublimano nelle creazioni. Sin dall’infanzia in un paesino in provincia di Avellino, in Irpinia, quando dentro la sartoria industriale dei genitori se la prendeva con le macchine da cucire e le smontava, per capire i meccanismi e indagare i funzionamenti, poi le rimontava. La sua è una curiosità sempre affamata di nuove lavorazioni, nuovi meccanismi, nuovi materiali, nuove costruzioni: per saziarla frequenta l’istituto per geometri, dove mentre salda la passione per l’architettura assorbe la formazione tecnica che lo supporta quando poi, all’Accademia Italiana di Roma, la mancanza di un background di tecniche di disegno e modellistica della moda lui la risolve con i teoremi delle costruzioni geometriche degli angoli e delle forme. E con la determinazione fortissima a migliorarsi: obiettivo che raggiunge appieno.
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A proposito, perché la moda? “Ho deciso di studiare moda perché mi piaceva l’idea che potevo partire da una visione astratta per farla indossare: mi piace intendere la moda come arte indossabile, quello che realizzo non è uno strumento commerciale privo di contenuto, ma quando vesti una mia creazione ti stai mettendo addosso una visione, un modo di pensare, un’idea”. Per effetto delle affinità elettive, la formazione prosegue con la realizzazione di un sogno, l’esperienza da Iris Van Herpen, che incarna e potenzia le sue ispirazioni e aspirazioni: “ero all’interno di un’atmosfera surreale, in atelier a lavorare con lei, e ho imparato tantissimo. Soprattutto a intendere la moda in un modo diverso, come ragionare per trovare nuove soluzioni e nuove tecniche e arrivare a realizzare una collezione: che non c’è sempre uno schema da seguire, cioè partendo dal disegno, facendo i cartamodelli e poi realizzando l’abito, ma si può iniziare anche da un punto intermedio. Io già lo facevo prima e lo faccio anche ora: l’ispirazione mi viene da una lavorazione, un tessuto o un materiale, ed è inutile cominciare dal disegno perché quello che ho in mente lo vedo soltanto facendo la creazione e mettendola sul manichino, solo così riesco a passare direttamente da un modo di pensare ad una cosa concreta e materiale”.
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Come farebbe un artista: “che non per forza fa prima il disegno, perché la cosa artistica non ha schemi, è d’impatto. Appena hai l’ispirazione trovi subito il canale più veloce e più preciso che può rendere meglio la tua idea.” Andrea Lambiase nel 2018 fonda il brand che porta il suo nome, perché è la realizzazione della sua natura nutrita dalla passione, agganciata ad un’ampia visione: “mi piace utilizzare la tecnologia nella moda, dove il braccio umano ha dei limiti e non riesce ad arrivare: amo applicare fisica, chimica, architettura, ingegneria meccanica, mixare campi scientifici da cui sono molto attratto per ottenere risultati interessanti. Per realizzare le mie collezioni studio e collaboro con ingegneri e professionisti: sono sempre alla ricerca di nuove forme e materiali” perciò, laddove già non esistono è lui stesso a crearseli, sperimentando con taglio laser, stampa e modellazione 3d, per ottenere texture inedite ed effetti sorprendenti.
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La sua moda è frutto di un approccio da inventore e di una pratica da alchimista, esercitata con l’aspirazione alla perfezione fin nel minuscolo dettaglio, per arrivare a smuovere non solo la mente ma anche le emozioni: “per le prossime presentazioni mi piacerebbe fare qualcosa che non dovrà essere chiamata sfilata, ma vorrei che il pubblico si trovasse all’interno di uno spettacolo e interagisse con gli abiti, con le modelle, con delle installazioni fatte in collaborazione con artisti. Vorrei creare connessioni: una performance di moda, un’esplosione di emozioni. Potrebbe essere in un museo, in una galleria d’arte, in un contesto dove le interazioni possano accadere”. Non a caso nel suo immaginario convivono Iris Van Herpen e Alexander McQueen, Marina Abramović maestra del far interagire le persone con il corpo e con l’opera d’arte, il Duchamp dei Ready Made.
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La collezione “Parametric Power” è dimostrazione tangibile ed emozionante della couture performante di Andrea Lambiase: vere sculture di femminilità e tecnologia nate da un’ispirazione assai originale, ça va sans dire: “ho immaginato di trovarmi in un mondo con assenza di gravità dove tutti i materiali avessero perso le proprietà, rigidità, flessibilità, elasticità, e sarei stato io a ridistribuirle ma non in modo naturale, bensì secondo una mia visione, in modo calcolato”. Nasce così l’abito plasmato da un lurex su una base di organza che è un finto plissé, un materiale a cui Andrea ha ricreato il movimento a pieghe rimpiazzando il movimento naturale con degli angoli calcolati da lui con appositi strumenti di misurazione. Allo stesso modo, l’abito che sembra cosparso di squame bianche nasce da un tessuto mesh a cui Andrea ha dato le proprietà del plissé costruendo il movimento in un modo da lui calcolato, grazie ad un software di modellazione 3d, il taglio laser e la pressa industriale, montando poi le tessere di vinile così da dare una graduale rigidità al materiale.
Non c’è palette colorata. Ci sono solo il bianco assoluto che è luce, il nero che è il pozzo profondo in cui si raccolgono gli altri colori: “ricordano anche il mio carattere, che quando ho in mente una cosa deve essere o al 100% o niente, o bianco o nero”. Però c’è anche la loro unione, la conciliazione degli opposti, come quando la sua precisione si scontra col caos: “ma credo anche che il caos, a volte, scontrandosi con la precisione crei qualcosa di molto interessante: un risultato a sorpresa che non immaginavi di ottenere”. E noi, di certo, continueremo a sorprenderci con le sue sperimentazioni indossabili!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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artesplorando · 1 year ago
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Una frase che ci riporta all'impeto del Futurismo. Filippo Tommaso Marinetti è stato un poeta, scrittore, drammaturgo e militare. È conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del Novecento.
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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Ivan Pozzoni: una voce fuori dal coro nella poesia italiana contemporanea. Un intellettuale poliedrico tra poesia, filosofia e critica letteraria
Ivan Pozzoni, nato a Monza nel 1976, è una delle figure più singolari e influenti della letteratura italiana contemporanea. Intellettuale poliedrico, ha introdotto in Italia la materia della Law and Literature, esplorando le intersezioni tra diritto, etic
Ivan Pozzoni, nato a Monza nel 1976, è una delle figure più singolari e influenti della letteratura italiana contemporanea. Intellettuale poliedrico, ha introdotto in Italia la materia della Law and Literature, esplorando le intersezioni tra diritto, etica e letteratura. Autore prolifico, Pozzoni ha scritto e curato oltre 150 volumi, pubblicato più di 1000 saggi e ha fondato numerosi movimenti e…
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pikasus-artenews · 1 year ago
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FUTURISTI AVANGUARDIA ITALIANA. GIACOMO BALLA e l’idea futurista, un “ritorno” a Montepulciano
Una mostra che intende ricordare la realizzazione a Montepulciano di una delle più note opere del Futurismo, Dinamismo di un cane al guinzaglio di Giacomo Balla
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pavillonsocial · 2 years ago
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SPARTA
SPARTA (SULLA PITTURA IN ITALIA) 
Mostra collettiva, a cura di Paolo Emilio ANTOGNOLI
Con il patrocinio del COMUNE di MASSAROSA, Assessorato alla Cultura e del COMITATO di RAPPRESENTANZA LOCALE
in collaborazione con: MUSKETEERS & PAVILLON SOCIAL ~ MIGRANTE KUNSTHALLE & L’ANGELO ARTISTI ASSOCIATI
LUOGO della mostra: VILLA GORI, Via della Misericordia, STIAVA (LU)
INAUGURAZIONE: sabato 4 marzo 2023: dalle ore 17 fino alle 20.
DURATA della mostra: dal 4 al 18 marzo 2023
ORARI: venerdì - domenica: 17.30-19-30 (o su appuntamento)
PER INFORMAZIONI e per appuntamento: T. (+39) 342 5829365, [email protected]
ARTISTI INVITATI:
Daniele BACCI, Jacopo CASADEI, CCH, Francesco CIMA, Yilixiati DILIXIATI, Lorenzo DI LUCIDO, Francesco LAURETTA, David LUCCHESI, Beatrice MEONI, Giuliano NANNIPIERI, Michela NOSIGLIA, David PAOLINETTI, Luigi PRESICCE, Marco SALVETTI, Eugenia VANNI
Pavillon social ~ Migrante Kunsthalle è lieta di annunciare, sabato 4 marzo 2023 dalle ore 17.00, il progetto SPARTA.
Il titolo della mostra rispecchia lo spirito che anima il progetto. Sparta, innanzitutto, nel senso di una mostra ‘spartana’: di assoluta austerità, per uno spazio pubblico nella provincia di Lucca. 
Il progetto nasce dal desiderio di far ripartire l’iniziativa artistica dal ‘basso’, dal marginale, in tempi di crisi e grande difficoltà collettiva. 
La mostra nasce anche come progetto-pilota per una mostra itinerante concepita per iniziare a sviluppare una riflessione in progress sulla pittura italiana al presente. Si conclude con la pubblicazione di un catalogo.
Sono stati invitati a partecipare una selezione di artisti d’interesse internazionale residenti in Italia dediti a una ‘pittura di ricerca’. 
La pittura ha conosciuto periodi di alti e bassi nel corso degli ultimi decenni: dal ‘ritorno alla pittura’ degli anni ottanta (dopo la stagione concettualista), fino ai costanti ‘ritorni’ alla pittura a breve cadenza dopo il calo d’interesse degli anni novanta e la crisi economica del 2008. Si tratta adesso di riprendere le fila di un discorso confuso e intricato e di fare il punto sull’attuale situazione, oramai affrancati dai pregiudizi che tendevano a considerare la pittura una pratica minore, di per sé conservatrice o comunque antitetica alle arti di ‘avanguardia’, bisognosa per questo di una sorta di lasciapassare culturale per essere accettata.
Sparta richiama anche il nome di una palestra: una sorta di palestra di pittura aperta agli esercizi della mente; una mostra come esercizio e riflessione sulla pittura in Italia o più in generale.
In quanto raccolta più o meno aleatoria di dipinti, la mostra produce di per sé una sorta di reciproco confronto che permette di valorizzare somiglianze e differenze. Non c’è perciò alcuna selezione riguardo a stile, genere o corrente pittorica – privilegiando appunto le differenze.
La Versilia è conosciuta per le iniziative artistiche della cosiddetta ‘Piccola Atene’, ossia Pietrasanta. A Stiava siamo invece ai margini della Versilia, in un paese povero e modesto, ma in un certo senso ‘fiero’ delle proprie origini operaie e contadine – un paese che fra Otto e Novecento annoverava tre teatri e cinque sale cinematografiche. 
Villa Gori a Stiava è adesso centro civico del Comune di Massarosa: una piccola villa in stile eclettico trasformata negli anni settanta in fabbrica di rasoi e infine in centro culturale dalla seconda metà degli anni ottanta. La villa è stata animata con mostre dal lavoro volontario di associazioni culturali locali, in primis del Circolo Culturale Mario Cosci. 
Il luogo è un’area della Toscana scarsamente interessato dall’arte contemporanea. Il progetto si propone di gettare semi per lo sviluppo di attività artistiche sul territorio con il coinvolgimento di istituzioni, scuole e abitanti per una diretta partecipazione ai progetti.
Pavillon Social ~ M.K., nata nel 2011, riprende le attività con questo progetto, dopo il trasferimento da Lucca nel 2016 all’interno di un cappotto.
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jollijeff · 6 years ago
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Soffocamento, soffocante....
Eritema; Eczema
Anatema;
Anal tema
Tema Anale
-
<<All'ospedale mai,
dal dottore sempre>>
Effetto
ottico
allucinatorio
Stereoscopico
-
Illusione in
ventura;
pastura,
x pesci.
Pesca.
Al premio + ricco
Ghiotto.
Di Fortuna e di Vita
USCITA.
Dal labirinto
phenomenale
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Lea Vergine. L’arte dilania
https://www.unadonnalgiorno.it/larte-dilania-lea-vergine/
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L’arte dilania. Mette allo scoperto tutti i traumi, consci e inconsci, ravviva tutto il dolore di sé. Ma il dolore non è sempre una cosa nefasta, è anche una cosa che apre il cervello e fa capire.
Lea Vergine, critica d’arte e curatrice, ha pubblicato vari saggi sull’arte contemporanea. Eloquio arguto e grande personalità, ha dato una scossa al panorama artistico culturale italiano dominato da una visione patriarcale.
Nata a Napoli il 5 marzo 1936 col nome di Lea Buoncristiano, ha lasciato presto la facoltà di Filosofia per collaborare con varie testate locali.
Da giovanissima aveva sposato Adamo Vergine, di cui ha mantenuto il cognome, anche dopo la separazione.
Nel 1959 ha pubblicato il suo primo articolo di critica d’arte per la rivista d’avanguardia I 4 Soli ed è entrata a contatto con tutti gli intellettuali e artisti dell’epoca, contribuendo a creare un collegamento decisivo tra l’arte contemporanea italiana e quella francese.
Mentre era ancora sposata, ha conosciuto il designer Enzo Mari e intrapreso una relazione amorosa durata fino all’ultimo giorno della sua vita. Erano andati subito a vivere insieme a Napoli, accusati entrambi di concubinaggio vennero costretti a lasciare la città e a trasferirsi a Milano, nel 1966, dove, solo dopo l’approvazione della legge sul divorzio poterono sposarsi, nel 1978.
Nel 1963 ha scritto il suo primo libro, Undici pittori napoletani di oggi.
In quegli anni ha organizzato mostre rimaste nella storia, come la personale di Lucio Fontana, Concetti spaziali, che, in un’impostazione ancora profondamente maschilista della società, le valse l’accusa di perversione sessuale per aver parlato dei suoi “buchi”.
Protagonista del dibattito culturale, ha tenuto conferenze e incontri con personaggi del mondo della cultura come Giulio Carlo Argan, Umberto Eco e Gillo Dorfles, occupandosi di avanguardia culturale a livello internazionale.
Ha lavorato come critica d’arte per Radio3, innescando un dibattito sulle nuove tendenze del contemporaneo nell’ambito di arte, architettura e design.
A Milano la sua attività si è consolidata tramite collaborazioni più assidue con testate di settore e quotidiani nazionali.
Fondamentale il suo contributo alla Body Art, è stata una delle prime studiose a occuparsene pubblicando, nel 1974, il libro scandalo Il corpo come linguaggio, che teorizzava le forme di espressione artistica che mettevano al centro la corporeità, l’azione autolesionista e l’esperienza dell’espiazione del dolore. L’arte che aveva visto le prime manifestazioni negli anni ’50, viene descritta come emotiva e liberatoria, le cui azioni sono scariche di emotività volte a sovvertire una scala di strutture e valori tipicamente occidentali. Sui suoi saggi si sono formate intere generazioni di studenti.
Si è occupata del linguaggio erotico e amoroso relativo all’arte e, nel 1975, ha scritto il testo introduttivo per una cartella di opere grafiche realizzate da nove artiste italiane la cui vendita serviva a raccogliere fondi per la neonata Libreria delle Donne.
Lea Vergine ne sottolineava il valore politico: che la guerra sia ancora aperta, che la rivolta continui, che una strategia rivoluzionaria femminista sia ancora oggi un obiettivo da mettere a punto, lo prova anche questa cartella che vede un gruppo di artiste compiere un gesto politico di solidarietà nei riguardi del movimento.
Mentre collaborava con quotidiani come Il Manifesto e Il Corriere della Sera, ha scritto libri come Attraverso l’arte. Pratica politica. Pagare il ’68 e Dall’informale alla Body art. Dieci voci dell’arte contemporanea 1960/1970.
Ha organizzato mostre che hanno fatto epoca, come L’altra metà dell’Avanguardia, una pietra miliare per storia dell’arte e tematiche di genere.
Nel 1985 ha curato, al Padiglione d’arte contemporanea di Milano, la mostra Partitions/Opere multimedia 1984-85 di Gina Pane, che considerava la protagonista assoluta della body art.
Nel 1990 è stata commissaria per la Biennale di Venezia.
Nel 1997, al MART di Trento e Rovereto, ha inaugurato Trash. Quando i rifiuti diventano arte, sull’impiego del rifiuto, tradotto con il termine inglese “trash”, nell’ambito di architettura, arte, cinema, danza e musica.
Nel 2007 ha concepito la mostra D’ombra per il Palazzo delle Papesse di Pisa e il MAN di Nuoro, in cui ha raccolto le opere di quaranta artisti che si erano occupati del tema dell’ombra, di esperienze al limite tra mondo fisico e mondo magico, o tali da evidenziare la parte segreta di persone e oggetti.
Sempre al MART, nel 2013 c’è stata la mostra Un altro tempo. Tra Decadentismo e Modern style.
La produzione editoriale di Lea Vergine è stata raccolta in antologie come Parole sull’arte, che compendia alcuni suoi saggi, presentazioni in catalogo, articoli, recensioni e interviste pubblicati dal 1965 al 2007; Ininterrotti transiti, che raccoglie i suoi scritti dal 1987 al 2000 e La vita, forse l’arte, che riunisce la sua produzione dal 2000 al 2013.
Ha collaborato con tutte le più importanti testate giornalistiche, quotidiani e riviste di settore, di cultura e società.
L’Accademia di Belle Arti di Brera le ha conferito, nel 2013, il Diploma Accademico Honoris Causa in Comunicazione e Didattica dell’arte e il titolo di Accademica d’Italia.
Il 20 ottobre 2020, si è spenta a causa delle complicazioni dovute al COVID-19, il giorno dopo la ripartita dell’amato compagno della sua vita, il designer Enzo Mari.
Nel 2021, al Palazzo Reale di Milano è stata inaugurata la mostra Corpus Domini. Dal corpo glorioso alle rovine dell’anima, nata in collaborazione con Francesca Alfano Miglietti. La prima sala dell’esposizione è stata dedicata alla sua memoria e alla sua ricerca sulla Body art, tramite materiali d’archivio, cataloghi e video.
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corallorosso · 3 years ago
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Ucraina, fake news e false flag: Zelensky e Biden accelerano il conflitto Un po di storia forse può aiutare a capire quello che sta accadendo: ricordate “l’incidente” nel golfo del Tonchino che provocò l’ingresso degli Usa nel conflitto del Vietnam? Il golfo del Tonchino cominciò dalle coste del Nord del Vietnam in Asia. Lì il 4 agosto 1964 la Marina degli Stati Uniti e la CIA inventarono di sana pianta un attacco di battelli della Repubblica Democratica del Vietnam contro alcune unità della flotta americana. Il presidente Johnson, democratico come Biden, usò quel falso di cui era a completa conoscenza per convincere il Congresso a votare la guerra totale al Vietnam. Di fronte a quella che venne presentata dal presidente come una seconda Pearl Harbour, senza neanche una danno o un morto americano ma furono considerate sottigliezze, il 7 agosto 1964 il Congresso votò la guerra. Oggi sulle rive del Mar Nero, in quella terra dell’Ucraina abitata da russi che i fascisti di Kiev vorrebbero sottoporre alla loro pulizia etnica, nel Donbass, gli Stati Uniti stanno ripetendo la farsa criminale del Golfo del Tonchino. Mentre le milizie naziste di Kiev scatenano i bombardamenti contro la popolazione civile del Donbass, che ora viene invitata a fuggire in Russia dalle stesse autorità locali, tutti i mass media occidentali mostrano la foto di una asilo che sarebbe stato bombardato dai filo russi. Contemporaneamente il segretario di Stato USA Blinken, quello,che aveva annunciato l’invasione russa dell’Ucraina il 16 febbraio, all’ONU spiega di ritenere che i russi si travestiranno da ucraini per attaccare i russi ed avere la scusa per intervenire. Testuale. La realtà è dunque che il governo USA, fallita l’operazione di condanna di una invasione che non c’era, ha convinto il povero burattino Zelensky a scatenare lui la guerra, naturalmente nella forma che il governo degli Stati Uniti storicamente preferisce: quella per procura. Soldati di altri paesi che ammazzano e si fanno ammazzare per conto degli interessi USA. Siamo invasi dai russi gridano i miliziani di Kiev mentre bombardano, davvero questa volta, gli asili. È forse è vero che nelle terre del Donbass i russi ci sono arrivati. Ma come mi ricordava là una professoressa dell’università bombardata, i russi in quelle terre arrivarono quattrocento anni fa. Ma quali sono gli interessi che muovono questa sporca guerra? Quelli di rompere legami e affari della UE verso la Russia e soprattutto verso la Cina, di fermare i gasdotti che le multinazionali USA non controllano e soprattutto bloccare la via della seta. (...) Ora Biden ripete l’operazione in Ucraina, con la compagnia dei governi fascisti orientali, che ancora una volta svolgono il ruolo di avanguardia dello scontro. L’imperialismo americano in ritirata ha deciso di fissare in Europa la frontiera dei suoi interessi, a costo della terza guerra mondiale. Ancora una volta il sistema mediatico occidentale si schiera armi e bagagli con la propaganda di guerra USA, anche oltre lo schieramento dei governi. Una velinocrazia guerrafondaia in cui la stampa italiana si distingue per vergogna. D’altra parte da sempre la prima vittima della guerra è la verità (...) Di Giorgio Cremaschi
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