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pier-carlo-universe · 21 hours ago
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"Premonizioni" di Giulia Fagiolino: Un viaggio tra mistero e suspence. Recensione di Alessandria today
Il romanzo che svela enigmi e segreti in un intreccio avvincente di emozioni e colpi di scena.
Il romanzo che svela enigmi e segreti in un intreccio avvincente di emozioni e colpi di scena. Introduzione:Giulia Fagiolino ci sorprende con il suo romanzo “Premonizioni”, un’opera capace di catturare i lettori dalla prima all’ultima pagina. Ambientato in un contesto ricco di storia e simbolismo, il libro esplora temi come il destino, il mistero e la ricerca della verità. Con una scrittura…
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othmeralia · 6 months ago
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Now that's a big book.
And a big book requires a big title, right? Get ready for this one:
Nuovo, et universale theatro farmaceutico : fondato sopra le preparationi farmaceutiche scritte da' medici antichi, greci, et arabi ; principalmente da Galeno, e Mesue. Appoggiato sopra le preparationi, dette spagi riche, già da gli antichi, in parte, abbozzate, mà da più moderni medici illustrate, e megliò coltivate ; scritte dal Beguino, Crollio, Hartmanno, Libavio, Minsicht, Paracelso, Quercentano, Sennerto, e Altri : rappresenttante e le une, e l'altre preparationi, per fondamenti unitamente necessarij alla veta, e artificiosa methodo farmaceutica : adornato, e ampliato oltre le fabriche, e compositioni medicinali, in qualsisia forma fabricabili, contenute ne gli antidotarij Veneti de Giorgio Melichio, aumentato da Alberto Stecchini, già farmacopei nella officina dello struzzo, e ne gli altri sin al presente, con le stampe, publicati antidotarij de più accreditati autori, e delle più rinomate città d'Europa, Anversa, Augusta, Bergamo, Bologna, Colonia Agrippina, Fiorenza, Londra, Messina, Roma, e altre ; con quelle fabriche, e compositioni ancora, le quali fossero state descritte da gli più lodati scrittori dell' arte medica, over inventate da' più dotti lettori, e professori della medesima : abondantissimo non solo de gli insegnamenti, dati da inominati antecessori, di nuovo revisti, ma ancora de tutti gl'altri avvertimenti, appartenenti alla intiera, legitima, e perfetta dispositione, alteratione, fabrica, unione, e compositione di tutte le materie medicinali semplici, e composte, cavabili da animali, vegetabili, e minerali ; necessario a ciascheduno farmacopeio: utile ad ogni medico, e amatore della medicina : curioso per gli investigatori delle più desiderate, e artificiose preparationi spagiriche / eretto, et esposto alla luce da Antonio de Sgobbis de Montagna ...
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diceriadelluntore · 7 months ago
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Alto Bordo
Come mi ero promesso, ogni trimestre sto recuperando un classico in lettura. Martedi ho finito di leggere La Signora Delle Camelie di Alexandre Dumas Figlio. Pubblicato nel 1848, capolavoro della letteratura dell'Ottocento, Dumas racconta la storia d'amore tra Marguerite Gautier e Armand Duval, un affresco incredibile, e dai tratti molto moderni (soprattutto per quanto riguarda il carattere e le idee di Gautier, tanto che all'epoca fece scandalo e trascinò il romanzo ad un tumultuoso successo) di quel demi monde del tempo, cioè un ambiente sociale corrotto e che ostenta gli atteggiamenti propri di un ceto elevato (lo stesso Dumas scrisse una commedia nel 1855 dallo stesso titolo, e fu lui l'inventore di questo termine).
Più che la storia, celeberrima anche perchè Dumas ne ricavò un'opera teatrale in 5 atti e Giuseppe Verdi ne musicò una versione su libretto di Francesco Maria Piave, La Traviata (1853 la prima rappresentazione) considerata il suo capolavoro e che fu tratta direttamente dalla trasposizione teatrale di Dumas e da allora una delle opere liriche più famose e rappresentate del mondo, c'è un particolare meno noto.
A fine libro Dumas scrive: "...scrissi questa storia esattamente come mi era stata raccontata. Essa ha un solo merito che le sarà contestato, quello di essere vera". Non è solo un espediente narrativo, ma è davvero la realtà: Dumas infatti si ispirò alla sua relazione con Marie Duplessin per il personaggio di Marguerite. Eccola in un bellissimo quadro dell'artista Édouard Vienot
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Nata poverissima in Normandia, fu presto abbandonata dalla madre. Il suo vero nome era Alphonsine Rose Plessis, e quando arrivò giovanissima a Parigi, lavorando come sarta, un negoziante, per cui lei lavorava, nel 1839, quando ha solo 15 anni, diviene il suo primo amante. Inizia così una scalata sociale incredibile, in pochi mesi diviene l'amante di personaggi sempre più illustri e la protagonista delle serate mondane parigine. Cambia nome in Marie Duplessis, in cui l'aggiunta del du al cognome d'origine, conferisce un tocco aristocratico, impara non solo a leggere e scrivere (arriverà ad avere una biblioteca enorme) ma anche a suonare il pianoforte, diviene l'amante di uno dei più potenti aristocratici parigini, e fece scandalo incredibile la sua relazione con Agénor de Gramont duca di Guichem, che innamorato pazzo di lei si fa vedere ovunque con Marie, tanto che la famiglia, scandalizzata dalla frequentazione di tale personaggio, gli impone di lasciare Parigi. Con Dumas, ebbe una relazione di circa un anno, dal settembre 1844 all'agosto 1845. Alexandre e Marie trascorrono un periodo insieme in campagna a Saint-Germain-en-Laye, un piccolo comune dell'Ile de France a poca distanza da Parigi (episodio che verrà replicato identico nel libro, quando Armand e Marguerite vanno a Bougival, paesino che diventerà una sorta di mito dei dintorni di Parigi per il romanzo e perché buen ritiro dei maggiori pittori impressionisti). Dumas la lascia con una famosa lettera, che esiste ancora, dopo l'ennesimo tradimento. Tra gli amanti famosi, anche il compositore Franz Listz, il conte svedese von Stakelberg, ambasciatore a San Pietroburgo e il conte Édouard de Perrégaux col quale convola a nozze a Londra nel 1846. Travolta dai debiti e soprattutto debilitata dalla tisi, muore il 3 febbraio 1847. Ai suoi funerali partecipa una folla enorme e la vendita all'incanto dei suoi beni, disposta per risarcire i numerosi creditori, vedrà i partecipanti strapparsi di mano, con morbosa attrazione, gli oggetti andati all'asta, e tra i pezzi forti le opere prime di famosi romanzi dell'epoca firmati per lei dai più grandi autori (anche questo fatto ripreso pari pari nel romanzo). Aveva passione per i gioielli, per le stole di pellicce, per i cavalli e soprattutto per le camelie, sempre presenti nel suo appartamento: spesso rosa e bianche, rosse quando non poteva ricevere i suoi amanti.
Marie Duplessis è la più famosa delle lorette: il termine fu coniato dal giornalista Nestor Roqueplan in un articolo del 20 Gennaio del 1841 su uno dei primi giornali autoprodotti, una cosiddetta Nouvelles à la main, che aveva indicato le cortigiane con un certo gusto e stile con questo termine, preso in prestito dalla Chiesa della Madonna di Loreto (Notre Dame De Lorette, nel IX arrondissement.
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Lì si radunavano le giovani donne con stile, che si contrapponevano alle grisette (le sartine), che popolavano il quartiere latino, che erano ragazze che vivevano fuori dalla famiglia che accettavano regali dagli uomini di ceto sociale più elevato, senza necessariamente prostituirsi: grisette deriva da quello di una stoffa adatta da lavoro, con la quale si confezionavano vestiti di basso valore, spesso di colore grigio. È interessante come dei toponimi indicassero in maniera elegante un mestiere che sebbene all'epoca niente affatto scandaloso, veniva "nascosto" perchè in società non si poteva dire.
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multiverseofseries · 1 month ago
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Il Gladiatore II: Un Viaggio Epico tra Politica e Cinema
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Sangue, rabbia e una narrazione epica per un sequel potente e, a tratti, visionario. Un film che può essere letto anche alla luce delle problematiche contemporanee. Sullo schermo, Paul Mescal, Pedro Pascal e un magistrale Denzel Washington sono i protagonisti.
Il titolo stesso, Il Gladiatore II, ha un impatto gigantesco. Un film che mira a riportare sul grande schermo un tipo di cinema spettacolare, emotivo e maestoso, che sembra essere scomparso, ormai rivolto solo a un pubblico più distratto. Ma, sin dalla prima scena, Ridley Scott ci trasporta in un universo che richiama i grandi kolossal del passato: Ben-Hur, Quo vadis? e Spartacus, con tanto di omaggi. Eppure, nonostante l’omaggio al passato, Il Gladiatore II non è solo un grande seguito, ma un progetto che guarda anche al futuro, pur mantenendo il legame con la tradizione del cinema epico.
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Le premesse erano alte, eppure il risultato non ha solo soddisfatto le aspettative, ma le ha superate. Creare un seguito per un film leggendario come Il Gladiatore - che ha segnato una generazione - non era certo facile, ma Ridley Scott è riuscito a mantenere intatto lo spirito originale, pur dando vita a un film indipendente, contemporaneo e quasi visionario. Inoltre, con la sceneggiatura di David Scarpa, il film risulta essere uno dei più politici del regista, un'opera che, soprattutto in un'epoca in cui pochi autori osano esprimere opinioni forti, si propone come una dichiarazione di intenti chiara e potente.
Il Gladiatore II: Il Testimone di Massimo Decimo Meridio
Tra vendetta, redenzione e un viaggio che tocca anche dimensioni spirituali, Il Gladiatore II si fa portatore di un messaggio forte. Pur essendo ambientato in un mondo antico, la storia è un riflesso critico di un mondo moderno, in cui il potere e la guerra sono il terreno fertile di una politica corrotta e amorale. È un mondo che, sfortunatamente, somiglia molto al nostro. In questo contesto, la Roma che viene ritratta nel film è sull’orlo del collasso, e la trama riesce a rendere tangibile questa sensazione di decadenza.
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A vent'anni dalla morte di Massimo Decimo Meridio, l'eredità del leggendario gladiatore viene raccolta da Lucio Vero (Paul Mescal), un uomo ridotto in schiavitù dopo essere stato deportato dalla Numidia (l'antico nome del Nord Africa) dalle legioni di Marco Acacio (Pedro Pascal), sotto il dominio degli imperatori Caracalla e Geta. Arrivato a Roma, Lucio viene costretto a combattere come gladiatore per il crudele Marcrinus (Denzel Washington), uno schiavista senza scrupoli che trama per raggiungere il potere.
Il sogno di Roma e il crollo dell'Occidente
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Ciò che distingue Il Gladiatore II da tanti altri sequel è la sua forte componente politica, che va oltre la trama e si intreccia perfettamente con la narrazione storica e i temi trattati. La storia, infatti, si presta a una lettura che richiama le analogie tra l'Impero Romano e gli Stati Uniti moderni. Il sogno di Roma, incarnato da Lucio e poi da Marco Acacio, è il medesimo sogno tradito dell'“American Dream” – una promessa di libertà e giustizia ormai svuotata di significato.
Con una regia impeccabile, che riesce a catturare l'essenza del passato con grande maestria, Scott affronta temi come la democrazia, l'oppressione, la civiltà, la rivoluzione e la resistenza. La scenografia, la fotografia (firmata da John Mathieson) e la colonna sonora (di Harry Gregson-Williams, che si fa portavoce della grande tradizione musicale di Hans Zimmer e Lisa Gerrard) accompagnano lo spettatore in un viaggio visivo che fa vibrare ogni singola scena. Eppure, un avviso: non cercate una riproduzione storicamente fedele; il cinema, come sempre, è prima di tutto un'arte, non una lezione di storia.
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In questo contesto, Lucio, interpretato da Paul Mescal, emerge come una figura potente e moderna, ancora più incisiva di quella di Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), che pur non essendo presente, si fa comunque sentire. Lucio è l'emblema di un eroe che cerca giustizia e libertà, ma che si scontra con la realtà di un mondo ormai corrotto. La sua lotta per il sogno di Roma è una riflessione sulla fine di un impero e sulla ricerca di un ideale che ormai è sfocato. In qualche modo, Lucio rappresenta un tentativo di riscatto in un’epoca che sembra incapace di cambiare. È la rivalutazione del sogno di Roma, ormai svuotato di significato e destinato a crollare sotto il peso della sua stessa corruzione. Una riflessione che si estende anche al nostro presente, dove le stesse dinamiche di potere e paura sembrano prevalere.
Conclusioni
Il Gladiatore II di Ridley Scott è un sequel che non solo rispetta, ma espande l'eredità del film originale. È un'opera cinematografica potente e significativa, che si distingue per il suo spirito politico e la sua visione. Con ogni scena, Scott ci regala un'esperienza che mescola perfettamente spettacolarità e riflessione profonda, facendo di questo sequel una delle migliori esperienze cinematografiche recenti.
👍🏻
Una regia imponente e maestosa.
L'approfondimento politico e sociale.
La performance di Denzel Washington.
Il sequel che mantiene lo spirito dell'originale.
👎🏻
Inaspettatamente, il film potrebbe sembrare durare meno rispetto alla sua ambizione narrativa.
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abr · 1 year ago
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Questo articolo ha seguito il normale processo di peer review ed è stato pubblicato nel gennaio del 2022. Ha suscitato un certo interesse, tutto regolare, sin quando poi nel settembre dello stesso anno (...) un certo giornalista di un quotidiano, il Guardian (la Repubblica inglese, ndr) evidentemente si è sentito particolarmente toccato da quanto sostenuto.
Il giornalista ha scritto un articolo sul giornale dopo aver intervistato alcuni esperti climatici internazionali noti per avere delle posizioni particolarmente catastrofiste al riguardo, che si sono scandalizzati per quanto letto nell’articolo e hanno detto “no, questo dovrebbe essere ritirato”.  
L’editore della rivista si è sentito in dovere di fare una verifica del nostro articolo alquanto strana e insolita. Di solito infatti un articolo scientifico che ha passato il processo di peer review, può essere sicuramente messo in discussione ma i ricercatori che non concordano ne scrivono uno che a sua volta deve essere sottoposto a peer review. A quel punto si può iniziare un confronto sulle tesi, sulle ipotesi, sulle referenze e questa è la procedura normale.
 Questo non è avvenuto, non hanno mai scritto un articolo scientifico di confutazione ma l’editore si è sentito in dovere di elencarci tre punti che erano in disaccordo con l’ultimo report dell’IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change, un organo delle Nazioni Unite, ndr) Noi abbiamo scritto un addendum mostrando che in realtà questi tre punti sono assolutamente in accordo con quanto da noi sostenuto.
Dopodiché l'editore ha fatto partire una ulteriore peer review su quanto già rivisto e pubblicato (mai successo prima), dove un reviewer era d’accordo, l’altro reviewer no. Il disaccordo ha dato gli elementi all’editor per chiamare in causa un terzo auditor che ha espresso parere negativo e quindi c’è stata la ritrattazione dell'editor, non degli autori.
Conclusioni troppo scomode: "an unconvenient truth", nemesi ricadente sul Padre di tutti i Catastrofisti moderni, Al Gore il Grande Perdente.
RICORDA UN CERTO PROCESSO A GALILEO, INCLUSO L' "EPPUR SI MUOVE" FINALE.
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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Il nostro Paese visto da lontano e con gli occhi della cultura e dell'arte ormai fa impressione. Come diceva Schopenhauer: la nostra massima aspirazione è avere «un’Italia modernamente confusa e livellata»
Ercole custodiva un gregge. Un vitello disubbidiente e riottoso fuggì. Il mitico eroe lo dovette inseguire. Nella sua fuga, la bestia attraversò al galoppo una penisola che, come una gamba, si stendeva nel mare. Arrivato al piede, si gettò nelle acque in tempesta, attraversò uno stretto e raggiunse un’isola a tre punte. Di quest’isola Goethe dirà: «Senza vedere la Sicilia non ci si può fare un’idea dell’Italia. È lì che si trova la chiave di tutto».
Ercole diede un nome alla terra che aveva attraversato, la chiamò Vitalia da Vitulo, vitello (in greco italós).Nei secoli, i luoghi meravigliosi percorsi dal galoppo tuonante dell’animale e del mitico eroe inseguitore si popolarono di Vitaliani (bovini indisciplinati). Questi Vitaliani costruirono, subirono e fusero diverse civiltà prima di arrivare ai tempi moderni e perdere l’identità.
L’identità si perde nella scuola, per la strada, nelle stanze di casa…
… Nella scuola. Quando non si insegna la necessità vitale di cercare il tempo, lo spirito, il significato delle esistenze dei genitori e dei genitori dei genitori. Perché un essere umano che non sa rivivere il lungo e sofferto percorso che lo ha portato a nascere in un dato luogo e in un dato tempo, vivrà procedendo alla cieca e girando intorno a se stesso. Nessuno scappa dalle proprie radici. E, se non le vede e non se le racconta, vive con addosso una specie di maledizione, come gli orfani.
… Per la strada. Quando si cammina pensando soltanto ai propri passi e non si è capaci di armonizzarli ai passi che ci hanno preceduto.  Non si riconoscono allora le eredità di armonia e di violenza che ci circondano. E si smarriscono la capacità e il piacere di rifletterci sopra.
… Nelle stanze di casa. Quando il pensiero e l’azione sono governati dall’angoscia di non essere capaci di afferrare il futuro. Allora il presente è insicuro come un pavimento nel terremoto e il passato è perduto.
Leopardi lamentava che gli stranieri «… considerano l’Italia presente, cioè noi italiani moderni e viventi come tanti custodi di un museo, di un gabinetto e simili…». Qual è l’animo di questi custodi? C’è orgoglio per i musei? C’è vergogna per l’odore dei gabinetti? O la vista e l’olfatto dei custodi sono stanchi, pigri e annoiati e non percepiscono più né il museo né il gabinetto? O, peggio ancora, i custodi ignorano quello che contengono i musei e invidiano i soldi e la furbizia ignorante di chi ha costruito e possiede i gabinetti?
Leggendo uno dei miei autori preferiti, mi sono imbattuto in una pagina in cui si parla di noi italiani: «… Sono di nuovo fra questa gente malfamata, che ha volti così belli e animi così cattivi… essi sono fini e astuti e, quando vogliono, sanno perfino sembrare onesti e leali; e nondimeno sono così perfidi, disonesti e impudenti, che la meraviglia ci fa dimenticare lo sdegno. Le loro voci sono orribili: se a Berlino uno solo urlasse per la strada in maniera così rimbombante come fanno qui a migliaia, accorrerebbe tutta la città. Ma a teatro trillano a meraviglia… Il tratto principale, nel carattere nazionale degli italiani, è un’impudenza assoluta. Questa dipende dal fatto che essi da un lato non si sentono inferiori a nulla, sono quindi presuntuosi e sfacciati, dall’altro non si ritengono buoni a nulla e sono quindi vili. Chi ha pudore, invece, è per certe cose troppo timido, per altre troppo fiero. L’italiano non è né l’una cosa né l’altra, ma, a seconda delle circostanze, è tutt’al più pusillanime o borioso».
Non prendiamocela con Arthur Schopenhauer che ha scritto di noi queste parole. I suoi compatrioti li liquidava più frettolosamente: «Disprezzo la nazione tedesca per la sua infinita stupidità e mi vergogno di appartenervi».
Siamo ancora così assolutamente impudenti? Insieme presuntuosi e vili? È ancora questa l’immagine che trasmettiamo? Incapaci di uscire dalla confusione inconcludente e rumorosa in cui boria e vigliaccheria ci trascinano. Siamo cambiati? In meglio? In peggio? Dobbiamo smentire o confermare le parole di Schopenhauer? Guardiamo allora la vita pubblica, i comportamenti delle persone che decidono e che influiscono nella nostra storia presente. Guardiamo la vita di tutti i giorni, interroghiamo la nostra esperienza nei luoghi di lavoro e di svago. Ciascuno troverà la sua risposta.
Torno a Schopenhauer. È in punto di morte: «Che i vermi avrebbero presto roso il suo corpo non costituiva, per lui, un pensiero triste. Pensava con orrore, invece, a come il suo spirito sarebbe stato ridotto tra le mani dei professori di filosofia. Chiese le ultime novità in politica e in letteratura, e espresse la speranza che l’Italia potesse avere l’unità. Aggiunse, però, che in tal caso avremmo dovuto scambiare la vecchia Italia riccamente individualizzata, alle cui molteplici divisioni in fatto di carattere, di spirito e di costumi era legata, forse inconsapevolmente, gran parte dell’Europa colta, con un’Italia modernamente confusa e livellata».
Dunque, prima di morire aveva pensato all’Italia. Un breve, folgorante pensiero che, come sempre, vedeva lontano. Il giorno dopo, il medico lo trovò morto, seduto nell’angolo del sofà e riverso sulla schiena. «Aveva sempre sperato di morire dolcemente, perché chi è stato solo tutta la vita capisce meglio degli altri questa faccenda solitaria».
Il momento in cui è stato pronunciato dà una particolare forza simbolica a questo richiamo, per noi che viviamo in «un’Italia modernamente confusa e livellata», a non perdere quella identità fatta di ricchezza individuale che nasceva proprio da antiche, radicate differenze di carattere, spirito e costumi.
Se è grande il debito dell’Europa colta verso quell’Italia, non possiamo noi italiani farla dimenticare ai nostri figli. Non possiamo perdere la coscienza e la memoria dei sogni e degli incubi vissuti nel nostro lungo percorso, unico nella storia. Diventeremmo altrimenti nient’altro che degli zotici, forse benestanti, provinciali d’America. Noi eravamo, secondo Milton, «il centro della civiltà e il domicilio ospitale di ogni specie di erudizione».
-Giacomo Battiato
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lostaff · 2 years ago
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>junghaesin ha chiesto: >c'è qualche possibilità di mantenere l'editor legacy come opzione? per i creatori di contenuti, il nuovo editor rovina completamente la qualità delle nostre gif/modifiche/grafica ed è davvero frustrante essere costretti a utilizzare un editor che ucciderà la qualità delle creazioni che passiamo a perfezionare.
Risposta: Ciao, @junghaesin!, grazie per averci scritto. E grazie a tutti gli altri che hanno condiviso feedback simili.
Quindi, tl; dr: questo è in realtà un problema con il tema del blog. Il tuo tema non mostra le immagini nei post creati dal nuovo editor come previsto.
Le GIF caricate tramite l'editor precedente o il nuovo editor vengono effettivamente elaborate allo stesso modo. Non c'è differenza nella profondità di bit né nella risoluzione. Puoi vederlo invece guardando i tuoi post all'interno della dashboard di Tumblr (ad esempio, invece di tuoblog.tumblr.com/post/id, vai su tumblr.com/tuoblog/id).
Il motivo per cui vedi una differenza di qualità è perché i post creati dal nuovo editor vengono trattati come post di testo dai vecchi temi del blog. I temi spesso aggiungono spaziatura intorno a tutto il contenuto di un post di testo, comprese le immagini che appaiono in esso. Se il tuo tema presenta post larghi 540px, allora in un post di testo, con quel padding aggiuntivo, lo spazio disponibile per le tue immagini è in realtà inferiore a 540px. Di conseguenza, il browser ridimensionerà le immagini per adattarle e, quando ciò accade, la qualità dell'immagine ne risente.
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La soluzione: aggiornamento a un tema più moderno e aggiornato, come Vision o Stereo. Lo sviluppatore di temi @eggdesign ha anche creato un modello di tema che funziona con nuovi post, su cui puoi costruire! Questi temi moderni applicano il padding solo ai blocchi di testo anziché all'intero post, quindi i blocchi di immagini non ricevono padding e vengono offerti con la loro larghezza completa di 540 px, proprio come la Dashboard. Da quello che abbiamo visto, questo risolve tutti i problemi relativi alla qualità GIF percepita sui blog.
Lo sappiamo. Cambiare il tema richiede molto lavoro. Nel prossimo futuro, stiamo cercando modi per semplificare questa transizione, ad esempio aiutandoti a identificare i temi che funzionano bene con i nuovi post nel Theme garden. Ma lavorare con nuovi post è la via da seguire: i nuovi post utilizzano un formato che apre molte opportunità in futuro.
Perché non puoi aggiungere tipi di post ai post dal nuovo editor? Perché non pubblicare nuovi post come post di foto invece che come post di testo?
Il nuovo editor utilizza un nuovo formato di post, chiamato Neue Post Format (NPF). NPF ci ha dato un enorme impulso in termini di flessibilità quando si tratta di quali contenuti possono essere presenti nei post: ricordi il tempo in cui non potevi nemmeno caricare le immagini sui reblog? O quanti post di chat e citazioni vecchie cambiano magicamente gli autori? NPF ci ha aiutato a risolvere entrambe queste cose. Ha rimosso i vincoli, inclusi i tipi di post, che limitano ogni post a un tipo specifico di contenuto.
Ma i temi del blog esistenti devono ancora essere in grado di visualizzare questi post. Poiché i post NPF possono includere media ovunque (mentre la maggior parte dei vecchi tipi di post ha una struttura rigida per i media), per noi era più sicuro classificare i post NPF come il tipo di post meno vincolato: post di testo. È il meglio che possiamo fare per rendere questi post retrocompatibili con i temi del blog esistenti.
Al posto dei tipi di post, abbiamo aggiunto una variabile del tema {NPF} per post che i temi personalizzati possono sfruttare. Gli sviluppatori di temi devono aggiornare i loro temi per sfruttare questi nuovi dati per mantenere il pieno controllo dell'output HTML dei post.
Puoi leggere di più su queste decisioni e sulla specifica del Neue Post Format, qui e qui.
Grazie per il tuo feedback, come sempre!
Con amore,
—Il team WIP di Tumblr
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weirdesplinder · 6 months ago
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I miei film live action vintage Disney preferiti tratti da romanzi
Odio appassionatamente i moderni film live action Disney, rifacimenti di cartoni animati classici che ho amato, ma amavo i vecchi live action Disney degli anni '60 e '70, tratti da famosi romanzi per ragazzi, ecco la lista dei miei preferiti.
4 bassotti per un danese, tratto dal libro The Ugly Dachshund di Gladys Bronwyn Stern
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Trama: Fran (Frances) e Mark Garrison sono una giovane coppia, felice e recentemente sposata, che possiede una bassotta, la pupilla di Fran. La cagnetta aspetta i cuccioli e quando i due la portano dal veterinario, il dottor Pruitt, per partorire, quest'ultimo mostra a Mark un cucciolo di danese che la madre, non avendo abbastanza latte, ha messo da parte. Il veterinario propone quindi a Mark di prendere con se il cucciolo almeno per il periodo dello svezzamento. Nonostante le iniziali perplessitagrave; Mark si fa intenerire dal cucciolone e decide di portarlo a casa…
FBI operazione gatto, tratto dal libro Undercover Cat scritto dalla coppia di autori di romanzi polizieschi nota come "I Gordon" (composta da Gordon Gordon e Mildred Nixon Gordon)
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Trama: Nel corso di una rapina, una cassiera (Grayson Hall) viene rapita. Un gatto siamese, che casualmente transita dal covo dei rapitori, diviene involontariamente il portatore di un messaggio d'aiuto che viene colto prontamente dalla sua padrona.
L'isola sul tetto del mondo, tratto ratto dal romanzo di Ian Cameron (alias Donald Gordon Payne) Il cimitero dei capodogli
Link: https://amzn.to/4bakgX8
Trama: Il benestante londinese sir Anthony Ross, dopo aver ricevuto la notizia che il figlio Donald è scomparso nel corso di un viaggio esplorativo nella parte settentrionale della Groenlandia, decide di organizzare una spedizione per ritrovarlo a tutti i costi. A seguirlo nelle ricerche il prof. Ivarsson, esperto in geologia e in culture primitive, e il cap. Brieux, inventore e costruttore di un singolare dirigibile, l'Hyperion. Da Londra, nel 1907, gli esploratori si trasferiscono velocemente a bordo del dirigibile del cap. Brieux per partire alla volta di Port Conger, un'estrema stazione esquimese nella zona dell'Artide. Preso a bordo Oomiak, un indigeno reduce dalla spedizione del disperso Donald, dopo una tempesta e un atterraggio di fortuna, il gruppo di sir Anthony raggiunge un'amenissima terra circondata da ghiacci mai vista prima e mai segnalata in nessuna delle cartine esistenti. Il clima di quella terra è piuttosto mite a causa di fenomeni vulcanici e gli individui abitanti l'isola sono discendenti dei vichinghi…
PISTA! ARRIVA IL GATTO DELLE NEVI, tratto dal libro Chateau Bon Vivant di Frankie e John O'Rear.
Link: https://www.vecchio-cinema.it/pista_arriva_il_gatto_delle_nevi_dvd_1972_dean_jones_67.html
Trama: John Silvester Baxter, newyorkese, impiegato intristito dalla monotonia del lavoro, eredita da uno zio dimenticato l'Imperial Hotel, a Silver Hill nel Colorado. La fallace notizia che l'albergo offra molti guadagni, lo induce a trasferirvisi con la moglie Suzy, i figli Richard e Christine, il cane Cuor di Leone. Ma torva un albergo fatiscente che, come lo informano sul posto, ebbe momenti di fortuna soltanto tempo fa. Caparbio, Baxter trasforma l'albergo ed i numerosi terreni annessi in una stazione sciistica. Ottiene qualche concreta soddisfazione quando un treno di sportivi rimane lì bloccato per due settimane, ma poi l'inadeguatezza dell'albergo e l'abbondante sprovvedutezza della volonterosa famiglia e del personale assunto provocano la catastrofe finanziaria. John cerca di rimediare al fallimento prendendo parte a una gara che offre molto denaro al vincitore con risultati esilaranti.
Magia d'estate, tratto dal libro Mother Carey’s Chickens dell’autrice Kate Douglas Wiggin
Link: https://amzn.to/3VHWzB7
Trama: Ambientato circa nel 1899 a Boston. Dopo la morte di suo marito la signora Carey e i suoi quattro figli, due femmine e due maschi faticano a tirare avanti solo con la pensione del defunto, devono trasferirsi in una casa più economica, e la figlia maggiore Nancy, molto intraprendente riesce a scovare una bella casa in campagna dove potrebbero stare gratis facendo dei lavoretti di manutenzione. Non sanno che chi gliela offre lo fa senza il benestare del proprietario Tom Hamilton, assente ormai da anni. La famiglia si trasferisce e gioisce dell’atmosfera campestre, le due figlie si innamorano entrambe del giovane maestro locale ma solo una potrà conquistarlo e starà nella saggezza della madre consolare la delusa, Nancy, che presto troverà però un nuovo pretendente proprio in Tom Hamilton che era giunto in paese proprio per cacciare la famiglia dalla casa che voleva vendere.
Il fantasma del pirata barbanera, tratto dal romanzo omonimo di Ben Stahl
Link: https://amzn.to/3XymkW5
Trama: Un giovane insegnante di educazione fisica si trasferisce a Godolphin per allenare la squadra di atletica della cittadina. Prende alloggio in una locanda posta su un isolotto gestito da vecchie zitelle discendenti del pirata Teach detto Barbanera. Finisce cosigrave; coinvolto nei maneggi delle vecchine per preservare la casa del loro avo dalle mire di un pericoloso gangster intenzionato a trasformarla in casa da gioco. Addirittura il giovane riesce a evocare il fantasma del vecchio bucaniere che interviene in soccorso delle sue discendenti.
Pomi d'ottone e manici di scopa, tratto dal romanzo omonimo di Mary Norton
Link: https://amzn.to/3Vs1yES
Trama: Per Carey, Charles e Paul si prospetta un'estate ben noiosa, mandati a stare da una vecchia zia che non sorride molto, con una domestica anziana e severa in una casa enorme, dal giardino senza fiori. Ecco perché i giorni passano lentissimi, tutti uguali l'uno all'altro! Ma il giorno in cui Miss Price cade dalla scopa, per i tre ragazzi comincia la più incredibile delle avventure. La loro vicina di casa, infatti, è nientemeno che un'apprendista strega, anche se i suoi incantesimi non sempre funzionano come vorrebbe. Tra la matura signorina e i piccoli vicini si stabilisce subito una grande amicizia, e sarà grazie al pomo di ottone di un letto, stregato da Miss Price, che i quattro faranno i più straordinari viaggi nel tempo e nello spazio. E chissà che, viaggiando viaggiando, l'incerta e titubante strega non finisca per trovare nientemeno che l'amore..
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tecnowiz · 7 months ago
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Il miglior umanizzatore dell'intelligenza artificiale: Umanizza il testo AI e ottieni un punteggio umano al 100% oggi stesso
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Ogni anno, il numero di persone che utilizzano strumenti di intelligenza artificiale aumenta notevolmente. Secondo gli ultimi rapporti di Statista, il numero di persone che utilizzano strumenti e applicazioni di intelligenza artificiale ha superato i 250 milioni nell'anno precedente e si prevede che raggiungerà i 400 milioni entro la fine del 2024!
Trasforma il testo generato dagli strumenti di scrittura di contenuti basati sull'intelligenza artificiale ed evita di compromettere la tua integrità contrassegnando il tuo lavoro come scritto dall'intelligenza artificiale; dai un'occhiata al miglior umanizzatore AI e ottieni il 100%...
Questa è solo la punta dell'iceberg! Sarai ancora più sorpreso di sapere che ChatGPT da solo contava oltre 180 milioni di utenti a febbraio di quest'anno. Il management di Open AI afferma che ogni settimana ottengono oltre 100 milioni di nuovi utenti, il che dimostra quanto velocemente le persone si stanno muovendo verso l’IA. Sappiamo tutti che gli strumenti di intelligenza artificiale possono aiutarci ad automatizzare più attività e gli strumenti di generazione di testo sono il più grande esempio di come questi possano essere utili. Tuttavia, è necessario notare che il contenuto generato da questi strumenti sembra avere difficoltà a superare i moderni strumenti di rilevamento dell’intelligenza artificiale. Abbiamo visto molti utenti di Chat GPT stressarsi per non essere in grado di ottenere contenuti con un tocco umano ed emozioni nonostante fornissero istruzioni personalizzate. Se stai affrontando un problema simile e sei curioso di sapere come ottenere un punteggio umano al 100% sui migliori strumenti di rilevamento dell'intelligenza artificiale, leggi questo post fino alla fine.
Perché è importante umanizzare e modificare il testo generato dall'intelligenza artificiale?
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Autori di contenuti, esperti di marketing, liberi professionisti e persino studenti di tutto il mondo hanno iniziato a fare molto affidamento sugli strumenti generativi dell'intelligenza artificiale , ma dal lancio degli strumenti di rilevamento dell'intelligenza artificiale è diventato impossibile utilizzare il testo dell'intelligenza artificiale così com'è. Qui, abbiamo elencato alcuni dei motivi più comuni per cui è necessario umanizzare il testo che hai creato utilizzando piattaforme di intelligenza artificiale come GPT, Gemini, Bard, ecc. di OpenAI. - Innanzitutto, è necessario modificare e umanizzare il testo per aumentare l'interazione con il lettore. Umanizzando i contenuti, puoi connetterti con il tuo pubblico in modo più personale. - Modificare e modificare il testo scritto dall'intelligenza artificiale può aiutare gli scrittori a inserire la propria voce e il proprio stile nel materiale. Ciò aiuterà gli autori a distinguersi dalla massa con onestà. - Il contenuto generato dagli strumenti di intelligenza artificiale è generalmente monotono. Puoi trovare parole e frasi abusate che possono far sembrare il contenuto robotico, motivo per cui l'umanizzazione è essenziale. Oltre a questi, ci sono molti altri motivi per cui è necessario umanizzare il testo. Parliamo di come farlo.
Passaggi per umanizzare un testo generato dall'intelligenza artificiale
Esistono diversi passaggi che puoi eseguire per umanizzare il testo AI. Qui ne abbiamo menzionati alcuni notevoli ed efficaci. 1.   Trova e rimuovi la ripetizione nel contenuto AI Come accennato in precedenza, la monotonia è comune nei testi scritti dall’intelligenza artificiale. Per iniziare a umanizzare il testo, devi prima trovare le parole abusate e rimuoverle/riformularle. Troveresti più del 20% di ripetizioni nel testo AI e questa densità è molto più che monotona e richiede una riformulazione. 2.   Trova e rimuovi i verbi "essere" nel testo I verbi “To Be” sono comunemente usati anche nel testo AI; rimuoverli è importante per rendere il testo naturale e umano. Questi verbi possono rendere noioso il testo, che è uno dei tratti comuni dei contenuti vocali passivi. Quindi, devi eliminare il maggior numero possibile di verbi “essere” dal tuo testo. Se non riesci a riscrivere il testo quando rimuovi questi verbi, puoi sempre ottenere aiuto da uno strumento online parafrasi online.  Questi strumenti possono riscrivere frasi con voce passiva in una voce attiva e rimuovere frasi non necessarie. 3.   Includi storie ed esperienze personali Un altro modo per umanizzare il testo dell'intelligenza artificiale è aggiungere le tue storie ed esperienze personali alla bozza. I contenuti dell’intelligenza artificiale non conterrebbero emozioni personali o informazioni generiche e discuterebbero principalmente di idee distorte. Questo è il motivo per cui è importante aggiungere storie che attirino l'attenzione del tuo pubblico target. Questi sono i tre passaggi importanti che puoi intraprendere per umanizzare il testo AI. Ma tieni presente che così facendo non sempre otterrai un punteggio umano al 100%. Dovresti utilizzare uno strumento umanizzatore online per ottenere questo tipo di precisione.
Che cos'è uno strumento di umanizzazione del testo AI?
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Un umanizzatore di testo online è uno strumento avanzato progettato per eliminare le frasi robotiche e la ridondanza dal testo generato dall'intelligenza artificiale, rendendolo naturale e indistinguibile da qualsiasi bozza scritta da uno scrittore umano. L’umanizzatore del testo è addestrato su modelli di apprendimento automatico e utilizza la PNL per riformulare i contenuti dell’intelligenza artificiale in un modo più amichevole e digeribile. Ora, sono disponibili molti strumenti di umanizzazione online, ma abbiamo menzionato l’opzione più affidabile e potente.
Il miglior umanizzatore AI: Rephraser.co – Umanizza il testo AI
L' Umanizzatore Testo AI è  una delle soluzioni più affidabili per trasformare il testo AI in modo simile a quello umano. Questo strumento gratuito può riscrivere il testo generato dall'intelligenza artificiale in meno di secondi. Lo strumento è molto facile da usare; anche un laico senza esperienza può usarlo come un professionista. È necessario caricare il testo robotico nella casella di input e fare clic sul pulsante "Umanizza testo". Lo strumento analizzerebbe il testo caricato e identificherebbe le parole e i modelli robotici rilevati dagli strumenti di rilevamento dell’intelligenza artificiale Lo strumento parafraserebbe gli elementi robotici e riscriverebbe il testo nel modo più naturale possibile. Abbiamo provato e testato diversi strumenti di umanizzazione, ma abbiamo trovato questo più affidabile perché ottiene sempre un punteggio del 100% quando viene scansionato tramite strumenti avanzati di rilevamento dell'intelligenza artificiale come Zero GPT e Copyleaks. Caratteristiche che rendono questo umanizzatore il migliore Ecco alcune caratteristiche degne di nota di questo strumento umanizzatore: - Utilizzo gratuito (non sono richiesti abbonamenti) - Funziona su ogni dispositivo e sistema operativo - Ti consente di umanizzare fino a 250 parole in una volta sola - Interfaccia semplice, che lo rende molto facile da usare - Funziona in oltre 20 lingue diverse - Ottiene sempre un punteggio umano al 100%. Queste sono alcune delle caratteristiche che spiegano perché questo strumento è un'utilità affidabile. Devi dare un'occhiata a questo strumento per ottenere un testo umanizzato, unico al 100% e privo di errori.
Conclusione
Creare contenuti con strumenti generativi di testo basati sull'intelligenza artificiale è diventato molto semplice, ma il problema è che i migliori strumenti di rilevamento dell'intelligenza artificiale possono facilmente contrassegnare il testo scritto dall'intelligenza artificiale. Per evitare questo problema, devi modificare e umanizzare il tuo testo per renderlo più attraente e attraente per i lettori. Umanizzare manualmente il testo non è un lavoro facile e ci sono pochissime possibilità di ottenere un punteggio umano del 10%. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario utilizzare il miglior strumento di umanizzazione dell’intelligenza artificiale. In questa guida, abbiamo spiegato in dettaglio l'importanza di umanizzare il testo e i suggerimenti manuali per farlo, e abbiamo anche discusso uno degli strumenti di umanizzazione dell'intelligenza artificiale più popolari e affidabili che può aiutarti a ottenere contenuti originali e naturali al 100% in pochi secondi. Dopo aver letto questo articolo, speriamo che tu possa umanizzare il tuo testo senza problemi!
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida. Il miglior umanizzatore dell'intelligenza artificiale: Umanizza il testo AI e ottieni un punteggio umano al 100% oggi stesso. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest, Tumblr e Instagram per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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lamilanomagazine · 8 months ago
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Cultura, consegnati a Roma i “Premi Nazionali per la Traduzione” 2023
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Cultura, consegnati a Roma i “Premi Nazionali per la Traduzione” 2023 Sono stati consegnati il 16 aprile, a Roma, al Ministero della Cultura, i “Premi Nazionali per la Traduzione”, edizione 2023. I riconoscimenti, istituiti nel 1988, sono destinati a traduttori ed editori italiani e stranieri che abbiano contribuito, con le loro opere, ad elevare la quantità e la qualità degli scambi reciproci fra la cultura italiana e le altre culture. La commissione, presieduta dalla professoressa Tiziana Lippiello e composta da Maria Cristina Assumma, Michele Bernardini, Daria Galateria, Emma Giammattei, Camilla Miglio, Franca Poppi e Barbara Ronchetti, con il supporto della Direttrice generale Biblioteche e diritto d’autore del MiC, Paola Passarelli, ha conferito 8 premi, 4 maggiori e 4 speciali. Alla premiazione era presente il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Il lavoro del traduttore è un vero e proprio impegno creativo, una maestria artigiana che supera per sublimarlo il mero esercizio linguistico. Si tratta di alte professionalità artistiche, letterati capaci di trasmettere non solo i pensieri ma anche le emozioni degli autori tradotti. Per citare Josè Saramago: mentre lo scrittore rende la letteratura nazionale, il traduttore la rende universale”, ha detto la Direttrice Passarelli. I premi maggiori sono andati a: Francesco Zambon (Italia): vanta un altissimo profilo di filologo romanzo e di traduttore letterario. Sue le traduzioni di alcuni tra i più importanti trattati cristiani del XII secolo tra cui il “De Contemplando Deo”, il “De natura et dignitate amoris” di Guglielmo di Saint Thierry e il “De diligendo Deo” di Bernardo di Clairvaux. Le tre opere presentate sono collegate dalla straordinaria perizia del traduttore, un filologo che tiene a restituire al lettore “il sapore massimo di ogni parola”; Carlos Ortega Mayor (Spagna): ha presentato tre proposte di altissimo interesse per l’originalità dei testi e per la qualità della traduzione, traducendo in spagnolo “La Bella Estate” di Cesare Pavese, “Riccardino” di Andrea Camilleri, pubblicato postumo, “Dopo il Divorzio” di Grazia Deledda; Casa Editrice Edicola (Italia): casa editrice indipendente, specializzata nella pubblicazione di opere di autori cileni contemporanei tra i più apprezzati e premiati, quali Andrés Montero, Maria José Ferrada e Nona Fernández. Pregevole la collana “Al tiro”, che raccoglie racconti e romanzi brevi degli autori cileni di maggior talento; Casa Editrice Colibrì (Bulgaria): casa editrice fondata nel 1990, con sede a Sofia, offre variegate proposte letterarie, dai classici moderni italiani quali Italo Calvino, Elena Ferrante, Dino Buzzati e Umberto Eco tradotti in bulgaro, a traduzioni di classici senza tempo, grazie alla collana che raccoglie i “Classici del mondo” come Dante Alighieri. Degna di essere ricordata infine, la collana “Amarcord”, che ospita le memorie di illustri protagonisti del cinema, tra i quali, Marcello Mastroianni, Franco Zeffirelli, Claudia Cardinale, Federico Fellini; I premi speciali sono andati a: Anna Isabella Squarzina: professore associato di lingua e traduzione francese è dotata di una sensibilità non comune. Traduttrice di un testo raro di Jean Starobinski, intitolato “Poetiche della nostalgia”, riproduce, al di là delle fedeltà ermeneutica, il ritmo “malinconico” della scrittura del grande critico. Di massimo rilievo inoltre, è la sua prima traduzione mondiale dei “Settantacinque Fogli” di Marcel Proust, curatissima in ogni dettaglio e caratterizzata da una eccezionale eleganza stilistica; Annelisa Alleva: da anni apprezzata nel panorama italiano e internazionale come poeta, saggista e traduttrice, ha tradotto con grande abilità autori di spicco della tradizione russa come Lev N. Tolstoj ed Aleksandr Puškin. Le sue traduzioni puškiniane costituiscono l’approdo di un importante lavoro durato decenni. “Scrittrice che traduce”, come lei stessa preferisce definirsi, Alleva intreccia competenze diverse. Ha pubblicato varie raccolte di versi, tra cui “La casa rotta”, insignita del premio “Sandro Penna” nel 2010. Fulvio Bertuccelli: studioso caratterizzato da un’intensa attività come traduttore, soprattutto rivolta alla letteratura turca contemporanea. Si segnala la capacità di resa in italiano di opere turche abbastanza rare, mai tradotte in lingue europee con un valore aggiunto importante: l’attenzione per i problemi sociali della Turchia odierna. Tra le opere da lui tradotte in italiano, “Yusuf di Kuyucak” di Sabahattin Ali e “Zamir” di Hakan Gűnday, autori molto apprezzati dal pubblico turco, tradotti in italiano con una resa estremamente convincente. Guia Minerva Boni: traduttrice con un ricco curriculum di traduzioni e di interventi sulla traduttologia, traduce dal portoghese, dal francese e dall’inglese. Ha tradotto “La divina irrealtà delle cose. Aforismi e dintorni” di Fernando Pessoa, “La donna che scrisse la Bibbia” del brasiliano Moacyr Scliar, “Peregrinazione” del portoghese Fernão Mendes Pinto. Particolarmente lodevole quanto presentato sia per la complessità del testo tradotto che per il suo valore storico-culturale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Io Sono Tornato: Brian Freeman e il fascino del thriller psicologico. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nella mente umana e nei segreti più oscuri, firmato da un maestro del thriller contemporaneo.
Un viaggio nella mente umana e nei segreti più oscuri, firmato da un maestro del thriller contemporaneo. Biografia dell’autore: Brian Freeman Brian Freeman, nato nel 1963 a Chicago, è uno degli autori più acclamati nel panorama del thriller psicologico. Conosciuto per la sua abilità nel costruire trame avvincenti e personaggi profondamente complessi, Freeman ha ricevuto numerosi premi, tra cui…
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sounds-right · 11 months ago
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O snegu in ljubezni , allo Spazio Teatro No'hma (Milano)
Dopo il successo della compagnia venezuelana Afrodiartes con lo spettacolo El mal querer – ispirato a Federico Garcia Lorca – lo Spazio Teatro No'hma prosegue l'applaudita stagione 2023/2024 con un nuovo appuntamento con il Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro, giunto alla XV edizione. 
Mercoledì 31 gennaio e giovedì 1° febbraio il palcoscenico di via Orcagna 2 ospita uno spettacolo proveniente dalla Slovenia, frutto della collaborazione tra il Teatro Stabile Sloveno e il Godot Institute di Lubiana. 
Si intitola O snegu in ljubezni ovvero Di neve e d'amore e conferma ancora una volta l'interesse e l'attenzione delle giovani compagnie verso i testi di autori moderni e contemporanei. 
L'opera infatti non solo è tratta dal romanzo breve "Di Neve e d'amore" dell'autore triestino Mario Sosič, scomparso nel 2021, ma si ispira anche alla poesia di Pier Paolo Pasolini "Sospiro di mia madre sopra una rosa" del 1953, che troviamo ad apertura e chiusura del testo.
Il lavoro firmato da Tadej Pišek, che ha curato l'adattamento al testo e la regia, si presenta come una fusione moderna e originale di linguaggi differenti che coniuga poesia, danza contemporanea e musica scritta e eseguita al pianoforte da Marjan Peternel.
In scena due ballerini, un attore e un pianista per una performance che si configura come una narrazione sfaccettata che invita a una riflessione sulle dinamiche familiari e le sue rotture, offrendo uno sguardo alla società attuale e alle sue problematiche.
"Questo spettacolo unisce danza, musica e poesia e si addentra in una complessa analisi della società contemporanea, lanciando un messaggio forte contro ogni forma di intolleranza e odio." –spiega Livia Pomodoro, Presidente dello Spazio Teatro No'hma Teresa Pomodoro
Le date di mercoledì 31 gennaio e giovedì 1° febbraio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
XV Edizione Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro
O snegu in ljubezni (Di neve e d'amore)
Tratto da "Romanzo breve di neve e d'amore" di Mario Sosič
adattamento, testo e regia: Tadej Pišek
con: Tadej Pišek, Mojca Špik, Inan Du Swami, Marjan Peternel
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cucinamoderna · 1 year ago
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La Pasta: Un Viaggio nella Storia dell'Alimento Italiano per Eccellenza
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La pasta, un alimento che incarna l'essenza stessa della cucina italiana, ha una storia millenaria che attraversa continenti e culture. In questo articolo, esploreremo le origini della pasta, dalla sua presunta nascita in Cina al suo trionfante arrivo in Italia e il suo ruolo nella creazione di uno dei piatti più amati al mondo: la pasta al pomodoro.
Un'Origine Antica
La pasta, nel suo nucleo, è il risultato della mescolanza tra semola (farina grossolanamente macinata da grano) e acqua, unita da una piccola quantità di sale. Le leggende suggeriscono che la pasta sia stata inventata dai Cinesi e portata in Europa da Marco Polo nel 1295, dopo il suo viaggio nell'Impero del Gran Khan. Tuttavia, la storia della pasta è ancora più antica, con radici profonde nella tradizione mediterranea.
È un compito arduo attribuire la paternità della pasta a un solo popolo. Mentre gli antichi millenni a.C. ci hanno lasciato prove di pane e focacce cucinate su pietre roventi, i primi indizi della pasta sono rintracciabili nella civiltà persiana e soprattutto in quella greca. Aristofane, commediografo del V secolo a.C., menziona in una delle sue opere un tipo di pasta simile agli attuali ravioli. Gli Etruschi, in una tomba a Cerveteri, conservavano strumenti da cucina simili a quelli moderni, utilizzati per preparare ravioli. Ma è con i Romani che la pasta inizia a guadagnare notorietà. Autori come Orazio e Terenzio Varrone, nel I secolo a.C., la menzionano nelle loro opere, descrivendo strisce di pasta, spesso farcite con verdure.
Il Medioevo della Pasta
Il periodo medievale segna una scomparsa temporanea della pasta. Questo potrebbe essere attribuito al fatto che gli scrittori dell'Impero Romano tardo non avevano un particolare interesse per le abitudini alimentari quotidiane. Tuttavia, con la caduta dell'Impero Romano e la crisi economica che ne seguì, la produzione di grano, e quindi di pane e pasta, diminuì. Fu solo nel IX secolo, nell'Africa settentrionale influenzata dalla civiltà araba, che la pasta ritornò, stavolta nella forma di pasta secca, grazie alla sua capacità di conservazione. Fino ad allora, la pasta era principalmente consumata fresca.
Un libro di cucina dell'anno Mille, intitolato "De arte coquinaria," scritto da Martino Corno, cuoco del patriarca di Aquileia, menziona la prima ricetta a base di pasta, importata dalla Sicilia. Gli Arabi, che governarono l'isola per molti decenni, contribuirono in modo significativo alla diffusione della pasta nel Mediterraneo. L'introduzione dei mulini semplificò la produzione di farina, dando vita a una produzione abbondante di pasta. Nel 1154, lo storico arabo al-Idrisi descrisse dettagliatamente Palermo e menzionò Travia, una località dove i pastai producevano pasta a forma di fili, forse i precursori degli spaghetti. Alla fine del XII secolo, la produzione di pasta divenne un'industria vera e propria, con navi cariche di pasta che partivano dalla Sicilia verso l'Italia meridionale, la Sardegna, l'alto Tirreno e la Provenza.
L'Arrivo in Italia
La tradizione narra che Marco Polo abbia introdotto la pasta in Occidente nel 1295, dopo averla scoperta in Cina. Già all'inizio del XIV secolo, esistevano pastifici a Genova. Tuttavia, fino alla fine del Cinquecento, la pasta era riservata principalmente alle classi sociali più abbienti a causa dei suoi costi elevati. Solo nel XVII secolo, con l'avvento della gramola, uno strumento per rendere la pasta morbida e omogenea, e l'invenzione del torchio meccanico, la produzione di pasta divenne abbondante e accessibile a tutti. In questo periodo, nacquero numerosi pastifici nella zona di Napoli, grazie alle condizioni climatiche favorevoli che permettevano una produzione abbondante di pasta secca.
La Pasta al Pomodoro
La vera rivoluzione nella storia della pasta avvenne nella prima metà del Seicento, quando furono introdotti i pomodori nell'area napoletana sotto il dominio spagnolo. Originari delle Americhe, i pomodori furono inizialmente considerati velenosi e utilizzati solo come piante ornamentali. Tuttavia, superate le paure e le superstizioni, il pomodoro divenne un accompagnamento naturale per la pasta, data la sua abbondanza e il costo accessibile. L'area napoletana superò rapidamente la Sicilia sia nella produzione che nel consumo di pasta. Tuttavia, la pasta non era ancora un piatto aristocratico e veniva venduta per strada da venditori ambulanti, spesso mangiata con le mani. Fu solo all'inizio del Settecento che la forchetta, con quattro rebbi invece di due, rese possibile l'approccio nobile alla pasta. Questa innovazione si diffuse rapidamente in Italia e in Europa.
Gli Italiani e la Pasta
Nei secoli successivi, la produzione di pasta ha continuato a migliorare, passando da macchine idrauliche a macchine a vapore, elettriche e computerizzate. La tradizione della pasta artigianale è rimasta saldamente italiana, con alcune grandi aziende produttrici in Emilia-Romagna e nel Centro-Sud. Gli Italiani sono i principali consumatori di pasta al mondo, spesso condita con pomodoro o sughi a base di vari ingredienti, o cotta nel brodo. La pasta è alla base della dieta mediterranea, un modello di alimentazione equilibrato riconosciuto in tutto il mondo per il suo apporto bilanciato di carboidrati, vitamine e sali minerali, con un bass
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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L'IA pensa, e noi?
28 Gennaio 2023
Non è l’intelligenza artificiale che ha imparato a pensare come noi, siamo noi che abbiamo smesso di pensare come persone e la colpa maggiore, mi dispiace dirlo, l’abbiamo noi filosofi e, in qualche misura, scienziati e psicologi. Mi spiego. Per chi non sia stato chiuso in un rifugio antiatomico durante gli ultimi 6 mesi, una serie di nuovi algoritmi generativi, addestrati su enormi quantità di dati provenienti dagli esseri umani, ha sviluppato la capacità di produrre testi, suoni e immagini. Chiunque li abbia testati (fatelo, è gratis, provate) è rimasto sorpreso e meravigliato: l’impressione è che questi algoritmi siano in grado di cogliere la struttura del pensiero degli esseri umani e di declinarla in nuove combinazioni. ChatGPT, forse il più famoso, è in grado di scrivere poesie, rispondere a domande su qualsiasi argomento, scrivere testi e relazioni. Sembra proprio che ChatGPT sia come noi.
Sono stati scritti fiumi di parole sulle loro potenzialità e rischi – dal problema del diritto di autore fino agli effetti sul sistema scolastico. Non c’è dubbio che abbiano capacità finora impensate e che il loro impatto sarà profondo e irreversibile, ma la domanda è un’altra: siamo sicuri che il pensiero sia semplicemente la manipolazione di simboli e la produzione di contenuti?
È un fatto che, tra i testi prodotti da ChatGPT e quelli scritti dagli esseri umani, non ci siano differenze evidenti e questa somiglianza contiene una minaccia. Molti studiosi di varia estrazione temono il giorno in cui queste intelligenze artificiali saranno in grado di produrre contenuti analoghi a quelli che loro, in tanti anni, hanno imparato a produrre con fatica e sforzo. Non c’è speranza dunque? Siamo diventati obsoleti? Stiamo per essere superati dall’Intelligenza Artificiale in quello che pensavamo essere la nostra capacità più essenziale? Ovvero il pensiero?
Nella domanda si nasconde la risposta. Già il fatto di porsi questa domanda implica che il pensiero sia stato declassato a calcolo, operatività, ricombinazione. Ma è proprio così? In realtà, ci sono due modi di intendere il pensiero: come manipolazione dei simboli o come manifestazioni della realtà. Il primo modo è stato declinato in tanti modi, apparentemente moderni – dalla macchina di Turing ai giochi linguistici di Wittgenstein, dalla svolta linguistica all’intelligenza artificiale odierna. Si sposa con l’idea che la casa del pensiero sia il linguaggio e che quest’ultimo, in fondo, non sia altro che una continua ricombinazione di simboli; un’idea popolare che ha trovato ulteriore supporto nella teoria dell’informazione e nella genetica. Tutto è informazione, scriveva il fisico John Archibald Wheeler. L’informazione non è altro che una serie di simboli e il pensare è il loro ricombinarsi. Tutto questo è molto convincente (è quasi una versione operazionale dell’idealismo di Kant), ma lascia fuori qualcosa di fondamentale: la realtà.
La realtà è un termine scomodo, quasi fastidioso, per alcuni. Da Kant alle neuroscienze, ci sentiamo ripetere che non possiamo conoscere il mondo, ma solo le nostre rappresentazioni (che non sono mai del tutto affidabili). Anche autori recenti con un certo seguito nel mondo della scienza e della filosofia pop – da Donald Hoffman a Slavoj Žižek – non perdono occasione di metterci in guardia dal prendere sul serio la realtà.  E così il pensiero, un passo alla volta, si svuota di significato. Le parole sono sempre più simboli all’interno di un universo di simboli e sempre meno la manifestazione di qualcosa di reale.
Anche i social network prima e il metaverso poi ci portano in un mondo digitale sempre più staccato dalla realtà, dove digitare parole che producono altre parole, in un labirinto di simboli e di like autoreferenziali sembra essere l’unico obiettivo. In questo mondo di rappresentazioni digitali fini a se stesse, ChatGPT è come noi. Anzi, è meglio di noi. Non c’è partita. L’IA, come nel famoso racconto di Frederick Brown,  sta per diventare il dio della realtà fatta di soli simboli privi di significato. 
Al di là di questo entusiasmo per il pensiero ridotto a calcolo di nuove combinazioni, esiste un’altra grande intuizione sulla natura del pensiero secondo la quale noi non saremmo solo manipolatori di simboli, bensì momenti dell’esistenza. Ognuno di noi sarebbe un’occasione che ha la realtà per essere vera.
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In questa visione, la persona non è solo una calcolatrice, ma una unità dell’esistere. È una prospettiva oggi impopolare, abituati come siamo al gergo informatico e tecnologico (dove la computer science è, per dirla con Gramsci, egemonica). Il pensiero non è né un flusso di concetti né una sequenza di operazioni, ma è il punto in cui la realtà si manifesta. Il pensiero acquista significato se è illuminato dalla realtà; qualcosa che non si può ridurre ad algoritmo, ma che non è, per questo, meno vero. Il significato delle nostre parole non dipende dalla correttezza della loro grammatica, ma dalla realtà che attraverso di esse si manifesta nel linguaggio.
Questi due atteggiamenti corrispondono a modi di essere incompatibili e attraversano arte, scienza e filosofia. Il primo è interno al discorso, il secondo buca il livello dialogico per arrivare (o cercare di arrivare) alla realtà. Tra i due campi non c’è simpatia, anzi esplicito disprezzo. Bucare il livello dialogico e andare oltre non è facile. Se il mondo dell’informazione fosse una grande città che cresce progressivamente diventando sempre più estesa, il mondo esterno diventerebbe sempre più lontano e irraggiungibile. Molte persone non uscirebbero mai dalla città, trovando al suo interno tutto ciò che desiderano e non sentendo la necessità di raggiungerne i confini. E così i filosofi diventano filosofologi, i matematici platonisti e gli scienziati si muovono solo dentro i confini rassicuranti di paradigmi autoreferenziali. L’arte diventa sempre più manieristica e il pensiero sempre più un esercizio barocco di stile. Non lo vedete tutto intorno a voi? Lo ha detto bene un non-filosofo come Manuel Agnelli alla sua laurea ad Honorem alla IULM: l’arte è morta perché è diventata figlia di una cultura autoreferenziale del numero e del consenso. Non ci rendiamo conto della fame di valore e di significato che ognuno di noi insegue?
Filosofi e scienziati si sono trovati a condividere quello che sembra essere soltanto una deformazione professionale: troppo tempo sui loro codici, troppo poco tempo a contatto con il mondo. I loro “sacri” testi prendono il posto del mondo nella loro esistenza e la loro vita rimane prigioniera di una biblioteca labirintica dove, prima o poi, nasceranno minotauri digitali che li divoreranno. In quel mito, l’unione di potere e conoscenza, rappresentata dal re Minosse e dall’inventore Dedalo (combinazione oggi sintetizzata in figure quali quelle di Steve Jobs, Elon Musk o Mark Zuckerberg), creano un labirinto in cui si rimane intrappolati e chiusi. ChatGPT è il minotauro digitale: non è in grado di uscire dal livello digitale e deve essere nutrito con la carne e il sangue della nostra esistenza, non consegnandogli ogni anno dieci giovani tebani, ma fornendogli i nostri dati attraverso Internet, social network e cellulari. Ma possiamo ancora sperare in un Teseo che, con l’aiuto di Arianna, riuscirà e uscirne seguendo un filo che incarna il collegamento con la realtà esterna.
Quel filo corrisponde all’apertura verso la realtà che è l’essenza del pensiero umano, fuori dal labirinto delle parole, dei simboli e dell’informazione. Peccato che molti filosofi (Daniel Dennett o David Chalmers) o molti neuroscienziati (Anil Seth, Vittorio Gallese) corteggino una visione dell’uomo ridotto a costruzione priva di sostanza. Ma se non siamo altro che un miraggio, il gioco è facile per l’IA: fantasmi tra fantasmi. 
Come si è arrivati a questa abiura della nostra natura? Il linguaggio mette in moto concentrico tre sfere: la sfera della grammatica, la sfera dei concetti e la sfera ontologica. Nella prima quello che conta è la struttura dei simboli e come si concatenano tra di loro. Questo è il dominio dove oggi l’intelligenza artificiale (ChatGPT appunto) è signore e padrone. Poi vi è la sfera dei concetti che è un terreno ambiguo, per qualcuno reale e per altri no; una specie di purgatorio in attesa di essere eliminato. Infine c’è la realtà, dove tutto ciò che ha valore trova origine; ciò che noi cerchiamo nella nostra vita e che non sempre troviamo. 
L’IA odierna (quella di domani chissà) si ferma alla grammatica del linguaggio. Ma il valore si trova nella realtà in quanto realtà. L’IA non fa altro che costruire nuvole di bit privi di sangue, colore, sapore: «non è altro che un racconto raccontato da un idiota, che non significa nulla». Se l’IA scrivesse l’Amleto, parola per parola, non sarebbe altro che una combinazione di simboli. Polvere e non statua.
La domanda che dovremmo chiederci non è se Chat GPT pensa come noi, ma piuttosto che significa pensare. Crediamo veramente di non essere altro che illusioni digitali? Abbiamo davvero smarrito il filo di Arianna che collegava le nostre parole al mondo reale? Io mi ribello. Io sono reale e la mia realtà va oltre la cascata di cifre digitali verdi di Matrix. Noi siamo reali e questa realtà non è all’interno dei nostri simboli. Non siamo semplici calcolatrici. E pazienza se oggi la maggioranza pensa che sia così, lasciandosi incantare dalla prospettiva di barattare la realtà con un metaverso digitale.
Ritorniamo alla realtà e abbandoniamo i simboli. Torniamo alle cose e lasciamo le parole. Non è vero che le parole o le informazioni siano più importanti della vita e delle cose. ChatGPT riconosce, ma non vede; ascolta, ma non sente; manipola i simboli; ma non pensa. Per pensare bisogna essere reali, ma che cosa è il pensiero? Il pensiero è mondo.
@aitan /  aitan.tumblr.com
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enkeynetwork · 1 year ago
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weirdesplinder · 1 year ago
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La mia top ten dei classici della letteratura italiana
Questa è stata senza dubbio la lista più difficile da scrivere, anche a causa del fatto che io sono un tantino esterofila e leggo più autori stranieri che non italiani, devo ammetterlo, perciò per questo elenco mi sono basata molto sulla mia formazione scolastica e ho dovuto inserire anche dei classici piuttosto moderni.
Inoltre ho scelto di non citare di nuovo qui i classici italiani che amo e che avevo già citato nella lista: La mia top ten dei classici della letteratura mondiale, che potete trovare qui: https://weirdesplinder.tumblr.com/post/729284916889698304/la-mia-top-ten-dei-classici-della-letteratura
Ma passiamoa lla lista odierna:
1. I promessi sposi, di Alessandro Manzoni
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Trama: Ambientato in Lombardia durante il dominio spagnolo tra 1628 e il 1630, anno di massima diffusione della peste, narra la storia degli umili Renzo e Lucia. Il loro matrimonio è ormai prossimo ma don Rodrigo, signorotto dei dintorni che desidera Lucia per sé, intralcia la felicità dei due giovani impedendo il matrimonio con la forza. «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai», dice uno dei bravi di don Rodrigo allo spaventatissimo don Abbondio. Tutti i personaggi si muovono all’interno di un contesto sociale e politico in cui gli umili sono vittime dei potenti ma in cui la fede nella divina Provvidenza, intesa come la mano di Dio che interviene nelle vicende umane, aiuta ad andare avanti permettendo di accettare le difficoltà.
2. La Divina Commedia, di Dante Alighieri
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Trama: Viaggio allegorico attraverso i mondi ultraterreni, rappresenta il percorso interiore del poeta verso la fede. L’opera è divisa in tre parti: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ad accompagnare Dante nella straordinaria discesa all’Inferno e nella salita al Purgatorio è il poeta latino Virgilio, che riveste il ruolo di guida spirituale. I personaggi che i due incontrano nei gironi infernali, appartengono non solo alla storia e alla mitologia, ma sono anche contemporanei dell’autore, che non esita a condannare i mali del tempo, e in particolare la corruzione di clero e papato. Per questo motivo La Divina Commedia è considerata anche un’opera politica. Nel Purgatorio, si trovano invece coloro che nel corso della vita compirono peccati più lievi; anche l’anima di Dante, nel corso della salita, si alleggerisce del peso delle sue colpe. Nel Paradiso Dante incontra l’amata Beatrice, che lo conduce attraverso i cieli, tra angeli, santi e beati, fino al cospetto di Dio, in un crescendo di luminosità e di purificazione
3. Il nome della rosa, di Umberto Eco
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Trama: Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
4. Piccolo mondo antico, di Antonio Fogazzaro
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Trama: Ambientato sul lago di Lugano: ora calmo, ora tempestoso, idilliaco e impassibilmente crudele, quasi un protagonista. Il lago è anche testimone del sorgere dell’amore fra Luisa e Franco, un amore presto avversato a causa delle differenze sociali che dividono i due innamorati. Attorno a questo centro narrativo si dispongono tutte le altre figure (dalla nonna marchesa, fiera oppositrice dell’unione fra i due, al professor Gilardoni, ai tanti personaggi di un mondo di provincia nell’Italia risorgimentale) e i molteplici temi del romanzo: la scoperta della irriducibile diversità fra Luisa e Franco, la crisi del loro rapporto che si altera in un dissidio di natura religiosa, soprattutto dopo la morte atroce della figlia, la contesa sul testamento. Le vicende di natura patriottica con fughe e inseguimenti contribuiscono a dare vita e movimento a un ambiente provinciale altrimenti inerte, «segregato dal mondo grande».
5. Le tigri di Mompracem, di Emilio Salgari
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Trama: Primo capitolo del ciclo indomalese di Emilio Salgari. E' qui che ci viene introdotta la splendida figura letteraria di Sandokan : giovane superstite allo sterminio della propria famiglia, sovrana nel Borneo, da parte degli invasori europei. Mosso da spirito di vendetta, accompagnato dai suoi fedeli tigrotti, vivrà rocambolesche e piratesche avventure per poi scoprire l'amore..
6. Uno, nessuno, centomila, di Pirandello
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Trama: La storia narra di Vitangelo Moscarda, un uomo ordinario che ha ereditato un cospicuo patrimonio dal padre e vive di rendita. Un giorno la moglie Dida gli fa notare un piccolo difetto fisico di cui non si era mai accorto: il naso leggermente storto. Questa semplice e apparentemente innocua osservazione gli fa capire quanto gli altri abbiano una percezione di lui completamente diversa da quella che egli ha di se stesso. Ciò lo scaglierà in un vortice di annullamento umoristico e folle del proprio io, fino a diventare Uno, nessuno e centomila.
7. Arlecchino servitore di due padroni, di Carlo Goldoni
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Trama:  La commedia si apre a Venezia in casa di Pantalone de’ Bisognosi, anziano mercante che sta assistendo alla promessa di matrimonio tra sua figlia, Clarice, e Silvio, figlio del Dottore Lombardi. I due sono innamorati ed è una fortuna che possano promettersi, dato che Federigo Rasponi, agiato torinese cui Clarice era destinata, è morto in una lite a causa della sorella di lui, Beatrice. Alla promessa assistono Smeraldina, giovane serva di Clarice a casa di Pantalone e Brighella, locandiere veneziano che fa da testimone. Inaspettatamente, nella scena irrompe Truffaldino, il giovane servo venuto per annunciare il suo padrone; si tratta proprio di Federigo Rasponi, venuto in Venezia per incontrare la sua futura sposa e per chiarire gli affari sulla dote della ragazza. In realtà, colui che si presenta in casa degli allibiti personaggi è Beatrice Rasponi, sorella del defunto in vesti da uomo, per poter andare in cerca di Florindo Aretusi, suo amante fuggito a Venezia in seguito al colpo mortale inferto di sua mano proprio a Federigo e che lei sta inseguendo.
8. Il castello dei destini incrociati, di Italo Calvino
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Trama: Alcuni viandanti, attraversando un bosco, raggiungono un castello dove si fermano a banchettare; qui si avvedono di aver perso l'uso della parola, e decidono quindi di raccontarsi le reciproche avventure facendo ricorso ad un mazzo di tarocchi che l'oste ha messo a loro disposizione. Poggiando sul tavolo le varie carte in sequenza si ottengono diverse narrazioni per diverse disposizioni. Tutti i racconti sono legati gli uni agli altri dalle stesse carte già posate sul tavolo e s'intrecciano narrando eventi, luoghi e storie completamente distinti. La particolarità è che, narrata una storia, e interpretata in modo del tutto individuale da ciascuno dei protagonisti; è possibile sviare da un percorso narrativo per seguire nuove strade e nuovi filoni. È possibile che una stessa sequenza di carte rappresenti storie diverse a seconda che la si legga dall'inizio oppure dalla fine.
9. Cuore, di Edmondo De Amicis
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Trama: Diario immaginario di un bambino di quarta elementare, Cuore narra gli episodi lieti e tristi di un intero anno scolastico, inframmezzati da nove racconti esemplari in forma di dettato, tra cui i celeberrimi Piccola vedetta lombarda, Tamburino sardo, Dagli Appennini alle Ande.
10. La lunga vita di Marianna Ucrìa, di Dacia Maraini
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Trama: Sicilia, prima metà del Settecento. Marianna Ucrìa è destinata dalla famiglia a sposare l'uomo che, da bambina, la violentò lasciandola muta e sorda per lo spavento. Ma la lettura aprirà uno spiraglio inatteso nella sua esistenza da reclusa, insegnandole a conoscere il mondo al di là dei confini ristretti della quotidianità.
Onorevoli menzioni:
Decamerone, di Giovanni Boccaccio
Pinocchio, di Collodi
I Beati Paoli, di Luigi Natoli
Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di lampedusa
Sicuramente non avrò citato autori di classici della lettaratura italiana che molti di voi amano, perciò non esitate a segnalarmi i vostri preferiti nei commenti.
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