#Il mondo come volontà e rappresentazione
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mrfanweb · 8 months ago
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Il mondo come volontà e rappresentazione: cos'è e perché leggerlo?
Il mondo come volontà e rappresentazione: cos'è e perché leggerlo? #ArthurSchopenhauer #filosofia #Freud
Il mondo come volontà e rappresentazione! Se sei appassionato di filosofia, probabilmente hai sentito parlare di Arthur Schopenhauer, il filosofo tedesco che ha influenzato molti pensatori successivi, come Nietzsche, Freud e Jung. Ma sai cos’è il suo capolavoro, Il mondo come volontà e rappresentazione? E perché dovresti leggerlo? In questo articolo ti spiegherò cos’è questa opera fondamentale…
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crazy-so-na-sega · 3 months ago
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La base di ogni volere è bisogno, mancanza, ossia dolore, a cui l'uomo è vincolato dall'origine, per natura. Venendogli invece a mancare oggetti del desiderio, quando questo è tolto via da un troppo facile appagamento, tremendo vuoto e noia l'opprimono: cioè la sua natura e il suo essere medesimo gli diventano intollerabile peso. La sua vita oscilla quindi come un pendolo, di qua e di là, tra il dolore e la noia, che sono in realtà i suoi veri elementi costitutivi.
-Arthur Schopenhauer, "Il mondo come volontà e rappresentazione"
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libriaco · 8 months ago
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Fate silenzio!
Io nutro in realtà da lungo tempo l'opinione che la quantità di chiasso che ciascuno può sopportare senza disturbo, sta in rapporto inversamente proporzionale alle sue capacità mentali, e può quindi essere considerata approssimativamente come la loro misura. Se quindi sento abbaiare per ore i cani nel cortile di una casa senza che li si faccia tacere, so già cosa devo pensare delle capacità mentali degli inquilini. Chi abitualmente sbatte le porte delle stanze invece di chiuderle con la mano, o ciò permette in casa sua, non è soltanto un maleducato, ma anche un essere rozzo e ottuso.
A. Schopenhauer, [Die Welt als Wille und Vorstellung, 1818-1844], Il mondo come volontà e rappresentazione, Milano, Garzanti, ebook, 2010. [A cura di S. Giametta]
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marquise-justine-de-sade · 3 months ago
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Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860) odiava le persone come pochi altri e trascorse gli ultimi trent’anni della sua vita pressoché in solitudine.
Oggi lo abbiamo ridotto a una barzelletta. Estraendo dai suoi scritti tranci di parole come dal pescivendolo, alcuni furbi editori hanno creato dei bestseller come «L’arte di avere ragione», «L’arte di questo», «L’arte di quello». Forse il suo odio non era così malriposto!
Nei suoi ultimi anni aveva per compagnia solo la sua cagnetta, che aveva chiamato «Atma», ossia la parola sanscrita (atman) o bramina (atma) che significa «soffio vitale», «essenza vitale»... ossia tutto ciò che più detestava e contro cui aveva scritto «Il mondo come volontà e rappresentazione». Immagino fosse per ironia.
La piccola era piuttosto aggressiva e così i concittadini la chiamavano... il giovane Schopenhauer!
Si racconta che fosse solito cenare presso l’Englischer Hof, un ristorante frequentato da ufficiali inglesi. Prima di mangiare metteva sul tavolo davanti a sé una moneta d’oro. E se la rimetteva in tasca quando terminava.
Un cameriere finalmente gli chiese il significato di quella scenetta e lui rispose che era una silenziosa scommessa con sé stesso. Pur essendo ateo, avrebbe lasciato la moneta d’oro nella cassetta delle donazioni della chiesa più vicina...
...il primo giorno in cui gli ufficiali inglesi che cenavano lì avrebbero parlato di qualsiasi cosa diversa da cavalli, donne e cani.
Beh, vedo che dopo 150 anni la situazione è la stessa: calcio, donne e macchine.
«Rinunciamo ai tre quarti di noi stessi,» aggiunse, «per somigliare agli altri. Un uomo può essere sé stesso soltanto quando è solitario. E se non ama la solitudine vuol dire che non ama la libertà. Perché è soltanto quando è solo che è davvero libero».
✍️ a cura di Nicola Pesce Himself
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t-annhauser · 2 years ago
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Schopenhauer tascabile
Schopenhauer non credeva in Dio, e per quei tempi era un fatto piuttosto eclatante, il suo sistema non lo contemplava nemmeno sotto mentite spoglie, non almeno sotto le spoglie dell'Infinito o dell'Assoluto, come invece teorizzavano gli idealisti tedeschi. L'Essere originario ciascuno lo percepisce direttamente dentro di sé una volta spento il frastuono del mondo, e non è niente di difficile. Sul fondo del pozzo profondissimo dell'Io, emerge quella che Schopenhauer chiama Volontà, che non è la nostra misera volontà individuale di poveri essere umani, ma la forza cieca e senza scopi che anima tutto l'universo. In realtà uno scopo ce l'ha, uno solo: quello di spingere disperatamente alla vita tutte le cose viventi. Il mondo è una rappresentazione della Volontà: le montagne che resistono all'erosione, le piante che si innalzano in cielo per cercare la luce, uomini e animali che si scagliano gli uni contro gli altri per mantenersi in vita. Dice Schopenhauer: o si pensa o si crede, quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di che cosa si parli. Possono dunque trovare un po' di felicità gli esseri umani? L'unica beatitudine possibile per gli uomini è il distacco dalla Volontà per via intellettiva, cioè la presa di coscienza che meno si ascolta la Volontà che tutto vuole, e più si sta in pace col mondo e con se stessi, un po' come predicano le religioni orientali, però senza i preti.
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multiverseofseries · 9 months ago
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La Bella Estate: la sensuale primavera del nostro scontento
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La bella estate, adattamento del romanzo di Cesare Pavese ad opera di Laura Luchetti, con Yile Yara Vianello, Deva Cassel e Alessandro Piavani.
La bellezza delle opere di Cesare Pavese la ritroviamo nella descrizione dei personaggi. Dai piccoli e nitidi dettagli che fanno vivere sulla pagina uomini e donne. Nel caso però de La bella estate, soprattutto donne, essendo uno dei più noti romanzi "al femminile" dello scrittore piemontese. E del resto chi meglio di una regista può portarlo sul grande schermo? E di fronte a tale impresa Laura Luchetti trova una chiave di lettura efficace. Quanto Amelia, interpretata da Deva Cassel al suo debutto sul grande schermo, nella volontà di Pavese e Luchetti, è sfuggente e misteriosa, quanto Ginia, A interpretarla è Yile Yara Vianello già vista in Corpo celeste e La chimera di Alice Rohrwacher, la vera protagonista, è radicata nel presente, divisa tra l'impiego come sarta e i lavori domestici per accudire il fratello Severino.
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La chimica tra le due attrici è il fulcro attorno a cui ruota La bella estate, dramma in costume elegante e calibrato. La ricostruzione temporale operata da Laura Luchetti avvolge lo spettatore grazie a personaggi vividi, i cui piccoli drammi catturano da subito l'attenzione nonostante il senso di incompiuto che incombe in sottofondo. A stupire però è la rappresentazione di queste giovani donne che, nell'estate del '38, con la Seconda Guerra Mondiale che bussa alle porte, sono più preoccupate a cercare un'attività che le realizzi in una concezione decisamente moderna.
Con un'estetica che rispetta i canoni dell'epoca in cui la storia è ambientata, e la grande cura nell'aspetto dei personaggi, nei costumi, nelle posture, nella ricostruzione degli ambienti, La bella estate ci sottopone l'universalità della forza vitale della gioventù attraverso le vite di un gruppo di amici che lottano contro le difficoltà del quotidiano in una grande città come Torino e le loro reazioni di fronte all'arrivo di un elemento estraneo. Elemento che si manifesterà nella persona di Amelia, che fa il suo ingresso arrivando a nuoto dal lago dopo essersi tuffata come una sirena e introduce Ginia nel suo mondo fatto di assenzio, pittori spiantati, atelier polverosi e sensualità smaccata.
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la regista prende alla lettera il titolo del suo nuovo lavoro costruendo una pellicola fatta di sguardi, primissimi piani, corpi adagiati su sofà, ma anche su mani consumate dal lavoro o sporche di pittura. I giovani al centro della storia sono tutti belli, vitali. Alessandro Piavani si carica sulle spalle il perso del personaggio più sgradevole quel Guido che alterna sedute di pittura e attività predatoria cercando giovani donne da sedurre nell'atelier che condivide con il più estroso Rodriguez (Adrien Dewitte). La bella estate è la storia della maturazione di una giovane donna attraverso dolori, rimpianti, errori, silenzi e passi falsi. Niente di nuovo sotto il sole, ma grazie allo sforzo registico di Laura Luchetti questo mondo antico risulta meno lontano nel tempo del previsto.
La bella estate è un film profondamente sensuale, ma la sensibilità della regista interviene nella rappresentazione del sesso "raffreddandola" per evitare volgarità e scene gratuite. Mentre i nudi di Amelia, che di lavoro fa la modella, sono sempre contenuti e ridotti a una sorta di vedo/non vedo, il nudo di Ginia risulta totalmente naturale. Il tocco femminile nella rappresentazione coreografica affiora nella prima volta di Ginia, nell'irruenza sessuale di Guido e nelle danze maliziose di Amelia culminando infine nel ballo lento tra le due ragazze durante una festa di paese, con la telecamera talmente vicina al loro volti da spingere lo spettatore a chiedersi se intorno a loro le altre persone si siano rese conto del loro legame speciale o se questo esiste principalmente nelle loro menti.
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La bella estate: Yile Yara Vianello e Alessandro Piavani a Locarno 2023
Parlare di relazione omosessuale ed esplorazione della propria identità sotto il Fascismo non è semplice e il film di Laura Luchetti è molto prudente nella rappresentazione del rapporto tra Ginia e Amelia, limitandosi a mezze frasi, sguardi languidi, senza mai esplicitare la questione. Se da una parte quest'aura di non detto può rendere, si, più intrigante la scoperta di questo piccolo mondo antico, in cui troviamo echi del presente, dall'altra può risultare frustrante. Perchè anche nei momenti più intensi si continua a percepire un certo distacco emotivo, una freddezza di fondo dovuta al registro usato dai personaggi.
In conclusione un La bella estate, di Laura Lucchetti pellicola liberamente ispirata al classico di Cesare Pavese, è adattamento centrato e affascinante. Il film traduce in immagini le vicende delle adolescenti in cerca di identità raccontate da Pavese, inglobando in un ambientazione classica elementi che risultano anche contemporanei. Convincente il cast, nonostante le performance risultino complessivamente troppo corrette e poco coinvolgenti a livello emotivo.
👍
- La ricostruzione di un'epoca risulta affascinante grazie agli sforzi produttivi in termini di ambienti, costumi e scenografie.
- La regia equilibrata ed elegante.
- L'essenza del romanzo di Pavese prende vita con un'apertura all'attualità.
👎
- Le performance del cast corrette, ma poco coinvolgenti.
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fotopadova · 10 months ago
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La fotografia documentaria come forma d’arte (sesta parte)
La fotografia umanista
di Lorenzo Ranzato
Introduzione
Con questo articolo completiamo il nostro racconto sul vasto mondo della fotografia documentaria, affrontando il significativo capitolo della fotografia umanista. Com’è facile intuire, la selezione degli argomenti e degli autori trattati è stata del tutto personale: quindi una scelta selettiva e parziale, che trascura inevitabilmente molti altri fenomeni del documentarismo che si sono manifestati nella seconda metà del ‘900.[1]
Come abbiamo visto, questo importante filone della fotografia del ‘900 si afferma a partire dagli anni ‘30, con un comune filo conduttore che può essere ben riassunto in questa frase: “il desiderio di vedere qualcosa riconosciuto come una realtà”[2]. Come ci segnala David Bate, questa aspirazione o volontà di raccontare in modo diretto (straight photography) il reale in tutte le sue manifestazioni “può includere approcci differenti, dove la verità è valutata in termini di interpretazione e rappresentazione”.
In effetti, seguendo il suo ragionamento, possiamo riconoscere all’interno del genere documentario la presenza di due tendenze diverse che si relazionano con il reale in modo oggettivo oppure soggettivo.[3]
A grandi linee, avremo un tipo di fotografia oggettiva o descrittiva che tende a porre un filtro tra fotografo e soggetto, cercando di mantenersi in una posizione neutrale senza farsi coinvolgere all’interno della scena ripresa. Questo tipo di fotografia è comune ad autori che abbiamo già conosciuto nelle precedenti puntate e che si esprimono con modalità espressive diverse: ci riferiamo a fotografi come Albert Renger-Patzsch o August Sander, oppure ai fotografi del Gruppo f/64.
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1-Cartier-Bresson, foto da Images à la Sauvette 1952, “il libro” per eccellenza secondo Federico Scianna
Diversamente, la fotografia soggettiva o espressiva non pone barriere tra il fotografo e il soggetto, anzi vuole entrare dentro le cose che desidera raccontare, cercando di coinvolgere lo spettatore nella narrazione, pubblica o privata che sia. In questo filone molto variegato possiamo riconoscere le esperienze del documentario sociale (in particolare quella della Farm Security Administration) e più in generale quelle del fotogiornalismo – da Robert Capa, il più famoso fotoreporter di guerra, alla Bourke-Withe -, sino ad abbracciare la stagione d’oro della fotografia umanista che si afferma come “la tendenza dominante del documentario postbellico”[4].
A conclusione di questo breve riepilogo, segnaliamo che sul sito di Fotopadova è presente un contributo in due puntate di Guillaume Blanc, La storia della fotografia documentaria, tradotto e pubblicato da Gustavo Millozzi (a cui dedichiamo questo articolo). Una sua consultazione potrà essere utile per inquadrare l’argomento in una prospettiva temporale più allargata, che non solo riassume la storia del documentarismo sviluppatosi nel corso del ‘900, ma va anche alla ricerca dei precursori e di tutti quei fenomeni ragruppabili sotto l’etichetta di “documento”, che rappresenta fatti o persone reali oppure descrive avvenimenti storici.[5]
La fotografia umanista
“L'oggetto della fotografia è l'uomo, l'uomo e la sua vita breve, fragile, minacciata”.
La frase di Henri Cartier-Bresson, registrata in un’intervista del 1951 viene generalmente considerata da molti studiosi un modo per definire “la fotografia umanista”.[6]
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2-Innamorati per le vie di Parigi, foto di Doisneau, Boubat e Izis.
In realtà, questo filone della fotografia soggettiva/espressiva, nasce all’interno del milieu fotografico francese degli anni ’30, dove un nutrito gruppo di fotografi condivide un comune interesse per l’uomo e le sue vicende di vita quotidiana. Particolarmente attenti alla vita della città, ci restituiscono “le figure di un’umanità autentica e sincera: uomini semplici, lavoratori e le loro famiglie di ceti modesti, bambini ricchi della loro innocenza e spontaneità solitaria, o coppie di innamorati rese migliori dalla forza dei loro sentimenti”.[7]
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3-Brassaï, Paris de nuit, libro sulla vita notturna parigina.
La maggior parte dei fotografi umanisti condivide la professione di “reporter-illustratore”, ma ciò non toglie che molti di loro raggiungano lo status di fotografi-autori, grazie all’editoria che costituisce la parte più gratificante del loro lavoro. Valga per tutti il famoso libro fotografico Paris de nuit (1933) del fotografo ungherese Brassaï, che si stabilisce a Parigi nel 1924 dove frequenta l’ambiente surrealista e conosce Picasso. Dopo la seconda guerra mondiale “le flaneur des nuit de Paris” si trasformerà in un “globe-trotter”, grazie a una lunga e fruttuosa collaborazione con Harper’s Bazaar.[8]
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4-Foto di bambini di Doisneau, Ronis, Izis e Boubat
Assieme a lui, ricordiamo i quattro più importanti rappresentanti della fotografia umanista francese: Robert Doisneau, Willy Ronis, Izis e Édouard Boubat che hanno in comune un grande amore per la città di Parigi e per le sue strade che diventano la principale scenografia dei loro scatti. Soprattutto a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, trasmettono al mondo “une certaine idée de la France”, attratti da quanto c’è di incanto o di mistero nei fatti quotidiani oppure alla ricerca di temi cari ad altre arti quali le canzoni, il cinema, la poesia e la letteratura.[9]
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5-Doisneau  Au Pont des Art 1953, Un regard oblique 1948
Ma per il pubblico restano due gli indiscussi protagonisti di quella stagione d’oro della fotografia: da un lato Robert Doisneau, con la sua visione del mondo romantica e compassionevole e il suo sguardo attento a cogliere lo spettacolo permanente della vita quotidiana, che trasforma le anonime persone della strada in attori naturali della commedia umana, trasfigurandoli spesso in figure fantastiche e oniriche [10]; dall’altro, Henri Cartier-Bresson, che nei diversi periodi della sua vita è sempre riuscito a rinnovare il suo sguardo sul mondo, tanto da essere definito l’occhio del secolo e considerato il massimo interprete del cosiddetto “realismo espressivo”, che si contraddistingue per la capacità di saper individuare e cogliere dentro il flusso ininterrotto del tempo l’istante decisivo.[11]
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6- Cartier-Bresson, Hyères 1932, Ivry sur Seine 1955
Il movimento umanista inizia ad avere un certo seguito anche al di fuori della Francia a partire dagli anni ’50, come reazione al terribile dramma della seconda guerra mondiale, con la volontà di affermarsi nel resto del mondo come linguaggio universale accessibile a tutti.
Il movimento raggiunge il suo apice con la Mostra The Family of Man - organizzata da Edward Steichen al Museum of Modern Art di New York nel 1955 - che assume una risonanza planetaria, grazie ai suoi messaggi di fratellanza universale e di dignità dell’uomo, di speranza e di condivisione di un medesimo destino. È un progetto grandioso, costituito da 503 fotografie provenienti da 68 paesi diversi, che diventa la più grande manifestazione nella storia della fotografia e che verrà esposta negli anni successivi in molte parti del mondo.
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7- The family of man, 1955
Alle fotografie di grandi autori come Ansel Adams, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Édouard Boubat, Robert Capa, David Seymour, Bill Brandt, Elliott Erwitt, Eugene Smith, Robert Frank, August Sander, Sabine Waiss, Margaret Bourke-White, Richard Avedon, Garry Winogrand, si affiancano immagini di fotografi meno noti, mentre altre fotografie di Dorothea Lange e Russel Lee provengono dall’ archivio della Farm Security Administration, realizzato negli anni della Grande Depressione statunitense.
Come abbiamo già detto nell’introduzione, il movimento umanista diventa la principale espressione della fotografia a livello mondiale a cavallo degli anni ’50 e ’60, ma verrà ricordato anche come uno dei periodi più caratterizzanti della fotografia francese, che dagli anni ’30 fino agli anni ’60 ha avuto il suo centro indiscusso nella metropoli parigina.
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8- The family of man, 1955
Gli anni del secondo dopoguerra sono caratterizzati da importanti trasformazioni politiche, sociali e culturali, dove il generale benessere dell’occidente, sostenuto dal boom economico, convive con “la guerra fredda” e il rischio nucleare. Ma già negli anni ’60 iniziano a manifestarsi fenomeni di crisi, alimentati anche dalla contestazione dei tradizionali valori borghesi da parte delle giovani generazioni in nome di una nuova ideologia libertaria: contestazione che raggiunge l’apice nel 1968, che verrà ricordato come l’anno delle grandi manifestazioni di piazza e degli scioperi dentro le fabbriche e le università. 
Nello stesso tempo, con l’affermarsi del pensiero liberale e il propagarsi di nuove forme di consumismo, al di là dell’oceano gli Stati Uniti acquisiscono progressivamente un ruolo egemone a livello mondiale, diventando la principale forza trainante dell’economia di mercato, che porterà a radicali cambiamenti anche in ambito culturale.
In particolare nel campo delle arti visive, assisteremo a un grande sviluppo dell’arte e della fotografia americana - inizialmente influenzate da quella europea - che nel corso del tempo si imporranno autonomamente a livello internazionale. Con lo sviluppo dell’Espressionismo astratto (in particolare l’Action painting di Jackson Pollock) e con l’affermarsi di una particolare forma di street photography tipicamente americana, si aprirà una nuova stagione per le arti visive caratterizzata da una radicale trasformazione dei linguaggi, che segnerà una forte discontinuità con il passato.
Anche il mondo della fotografia a cavallo fra gi anni ’50 e ’60 dovrà affrontare una vera e propria “rivoluzione visiva” attuata da Robert Frank con il suo libro The Americans: dalla critica Frank verrà considerato come l’anticipatore di un nuovo linguaggio che sovverte radicalmente i paradigmi che hanno contraddistinto l’estetica e le più tradizionali forme espressive della fotografia umanista, un linguaggio “informale” che ancor oggi possiamo riconoscere in molte manifestazioni della fotografia contemporanea.[12]
---- [1] Ci riferiamo in particolare a quanto già scritto in un mio precedente articolo pubblicato il 18 giugno 2021: I territori del “fotografico”: pittorialismo, documentarismo, concettualismo. Documentarismo va inteso nello specifico significato che gli attribuisce David Bate nel suo libro La fotografia d’arte, (Einaudi, 2018). Bate prova a reinterpretare il mondo della fotografia, della sua storia e dei suoi autori attraverso tre categorie del fotografico - pittorialismo, documentarismo e concettualismo -, entro le quali circoscrivere i diversi comportamenti della fotografia, così come si sono evoluti a partire dalle origini sino ai giorni nostri: comportamenti che di volta in volta hanno assunto proprie specificità linguistiche e poetiche e che, a mio avviso, in alcuni casi hanno avuto modo di contaminarsi o ibridarsi, soprattutto nella più recente fase della contemporaneità.
[2] David Bate, Photography. The Key Concepts, 2016, Trad. it. Il primo libro di fotografia, Einaudi, 2017, p. 89. 
[3] Bate, op. cit. p. 83.
[4] Bate, op. cit. p. 68.
[5] Gli articoli sono stati pubblicati rispettivamente il 10 dicembre 2022 e il 23 gennaio 2023. Il testo originale è consultabile al seguente indirizzo: https://www.blind-magazine.com .
[6]Ricordiamo che sul sito di Fotopadova ci sono diversi articoli che trattano della fotografia umanista, articoli rintracciabili con una ricerca dal menu collocato in alto a sinistra: Edouard Boubat, sguardo di velluto di Marie d'Harcourt, da: https://www.blind-magazine.com/news/edouard-boubat-a-velvet-gaze/ (trad. Gustavo Millozzi); Henri Cartier-Bresson: “Non ci sono forse - vivere e guardare”, da https://lens.blogs.nytimes.com/ (trad. Gustavo Millozzi); Adolfo Kaminsky: la Parigi “umanista” e popolare (seconda parte) di Lorenzo Ranzato; Templi, Santuari, Cappelle e capitelli della Fotografia: 2, Casa dei Tre Oci a Venezia:“Esposizione” di WillY Ronis, di Carlo Maccà; Sabine Weiss, ultima fotografa umanista, di Gustavo Millozzi.
[7] Si veda: La photographie humaniste sul sito del Ministero della Cultura francese-Biblioteca nazionale di Francia: https://histoiredesarts.culture.gouv.fr/Toutes-les-ressources/Bibliotheque-nationale-de-France-BnF/La-photographie-humaniste-1945-1968.
[8] Brassaï, Photo Poche n. 28, 2009, con introduzione di Roger Grenier e un’ampia bibliografia alla fine. La collezione di questi agili ed economici libretti tascabili, pubblicati dal Centre national de la photographie, presenta un vastissimo catalogo di fotografi con più di 150 titoli.
[9] La photographie humaniste, cit. Segnaliamo anche il libro La photographie humaniste, 1945-1968: Autour d'Izis, Boubat, Brassaï, Doisneau, Ronis..., Catalogo della Mostra omonima, a cura di Laure Beaumont-Maillet e Françoise Denoyelle, con la collaborazione di Dominique Versavel, ed. Biblioteque Nationale de France, 2006
[10] Fra i molti libri si veda il recente: Robert Doisneau, Catalogo della Mostra a cura di Gabriel Bauret, Rovigo 23 settembre 2021-30 gennaio 2022, Silvana Editoriale 2021.
[11] Fra l’immensa bibliografia consigliamo la lettura del libro tascabile: Henri Cartier-Bresson, Gallimard 2008, con testi di Clément Chéroux, storico della fotografia e conservatore per la fotografia al Centro Pompidou. Alla fine, oltre ad un’ampia bibliografia, sono riportati alcuni testi e aforismi di HCB. Ricordiamo una delle sue celebri frasi: “Scattare una fotografia significa riconoscere, simultaneamente e in una frazione di secondo‚ sia il fatto stesso sia la rigorosa organizzazione delle forme visivamente percepite che gli conferiscono significato. È mettere testa, occhio e cuore sullo stesso asse”.
[12] Per un approfondimento si rinvia a: Claudio Marra, Fotografia e pittura nel Novecento (e oltre), Mondadori, 2012. Particolarmente interessanti i capitoli: Sull’onda dell’informale e La grande armata delle avanguardie che racconta il rapporto fra mezzo fotografico e i nuovi fenomeni artistici della Body Art, Narrative Art e Conceptual Art che si affermano nel corso degli anni ’70.
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
NON-ARTE APPARENTE
Il "Quadrato nero di Malevič" (Kazimir Malevič, 1879-1935), risalente al 1915, potrebbe non essere arte. Non è arte se per questa s'intenda, esclusivamente, la rappresentazione figurativa del sensibile. Diversa è l'impresa qualora si voglia ascoltare il sussurro di un pensiero e prendersi cura di questo. Essere curiosi. Ma la "curiositas" latina non è espressione verbale sufficiente. Lo spiegò bene Martin Heidegger: «...Ciò che preme a questo tipo di visione non è la comprensione o il rapporto genuino con la verità, ma unicamente le possibilità derivanti dall’abbandono al mondo. [...] La curiosità non ha nulla a che fare con la considerazione dell’ente pieno di meraviglia, con il thaumàzein; non le interessa lo stupore davanti a ciò che non si comprende, perché essa cerca, sì, di sapere, ma unicamente per poter aver saputo.» Seguendo il filosofo tedesco, mi rivolgo al greco. "Periérgeia", in genere, dal greco appunto, si traduce con "curiosità", ma indica qualcosa di più: evoca l'idea dello spingere, dell'urgere, dell'avanzare, del muovere, dell'agire. Dunque, anche della volontà e della causa che provoca un effetto. In questo solco, quel sussurro è già l'effetto di una causa agente: l'immagine che Malevič staglia, nella semplicità apparente di una voragine aperta sullo spazio. Così, la "non-arte" del "Suprematismo", diviene il punto d'origine di un'espressione che affonda le sue radici per la prima volta: è tabula rasa che invoca ascolto, una curiosità che spalanca scenari inattesi, il buio che cerca luce. Nero su bianco. Purezza su purezza. L'inizio di un'arte che si toglie il cappello di fronte al passato, dichiarando l'impossibile avanzamento rispetto ai vertici raggiunti dalla figurazione. Ma non dalla rappresentazione già intuita: quel fondo oro che brillava dietro le immagini iconiche greco-russe, la suggestione intensa del soprasensibile. Quanto era chiaro nel riflesso di una presenza percepita, qui ritorna come mistero inconoscibile, come soglia di un mondo la cui unica sostenibilità nel pensiero è la nudità del colore. Nasce l'arte del '900. Non è smarrimento. Non è cháos. E' il kósmos dell'assenza. Che reagisce, con l'arte, al timore del nulla.
- In copertina: Maria Casalanguida, “Bottiglie e cubetto”, 1975, collezione privata
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mezzalunaa · 1 year ago
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Realtà= Qualità e condizione di ciò che esiste effettivamente e concretamente.
Apparenza= Ciò che appare, che si mostra alla vista; quindi aspetto, e anche contegno, comportamento esteriore.Talora serve a negare addirittura l’esistenza di ciò che appare.
Una distinzione ardua che non fa altro che riempire le nostre vite di dubbi e incertezze. Crescendo mi hanno sempre detto che le parole non hanno valore, vivendo ho capito che le parole hanno valore, la differenza la fa chi le pronuncia.
Schopenhauer analizza la contrapposizione tra realtà (volontà) e apparenza (rappresentazione) nella sua più grande opera: "Il mondo come volontà e rappresentazione". Egli considera la vita “sogno”, cioè un tessuto di apparenze o una sorta di “incantesimo”, che fa di essa qualcosa di simile agli stati onirici. Ma al di là del sogno esiste la realtà vera, sulla quale l’uomo, o meglio il filosofo che è nell’uomo, non può fare a meno di interrogarsi. Infatti sostiene Schopenhauer, l’uomo è un “animale metafisico”, che, a differenza degli altri esseri viventi, è portato a stupirsi della propria esistenza e a interrogarsi sull’essenza ultima della vita. Il filosofo ha quindi il compito di squarciare il velo di Maya per andare al di là delle apparenze.
Ma la vera essenza delle cose per Schopenhauer è la volontà di vivere in cui però emerge un certo pessimismo in quanto il desiderio vuol dire mancanza di qualcosa e quindi ci porta a soffrire. Tutto ciò che di positivo crediamo di riconoscere nel mondo è un’illusione. Quindi tutto sarà sempre un punto interrogativo. Ma io e te ? Io e te cosa siamo ? Per sempre un punto interrogativo?
~mezzaluna
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foroimage · 2 years ago
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L’immagine infedele
Ho passato lungo tempo a guardare le tue foto che ho quasi creduto che fossero reali.. inizia così uno dei brani della band new wave “The cure”.
Questa non è una recensione sul gruppo musicale né tantomeno si vuole percorrere la storia della new wave, quanto piuttosto questa frase ha un senso nell’ambito fotografico e nel mondo del digitale ha un suo peso.
Si tratta del cosiddetto Catfish. Col termine Catfish nel mondo del web si intende quell’utente che assume una falsa identità per adescare un altro utente.
A volte lo si fa per motivi frodali altre come esamineremo per puro piacere di essere un’ identità immaginaria.
Un narciso evoluto, Narciso è colui che si innamora della sua stessa immagine, mentre qui l’immagine è completamente falsata. L’immagine reale di un’altra persona viene rubata, e a quell’immagine si crea una nuova identità con nome, personalità, gusti.
Nel mondo del web, il rapporto di scambio e di relazione tramite immagine è molto più diffuso e facilitato, attenzione per i nostalgici o per i complottisti del web, questa modo di comunicare/ relazione veniva già praticata ai tempi della cosiddetta corrispondenza epistolare.
Il punto di questa riflessione è di come ci affidiamo all’immagine, quanto crediamo fedelmente e ciecamente la fotografia. 
È come se il fatto di essere nata da un processo puramente scientifico le conferisca pieno potere, piena rappresentazione assoluta del vero.
Eppure dietro alla macchina fotografia e ora allo schermo di un cellulare, c’è sempre qualcuno/a che sa assolutamente cosa vuole lasciare far vedere.
Esattamente e prepotentemente si può affermare che alla base di tutto c’è una volontà, un libero arbitrio, un lascia passare del proprio modo di vedere e/o di lasciarsi vedere.
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Siamo tutti vuoiyer , ci piace osservare le fotografie degli altri per dimostrarci che facciamo parte dello stesso mondo e a questo si aggiunge anche una forma di piacere.
La cosidetta bell’immagine ci invoglia ad osservarla e in alcuni casi anche a fantasticare.
Del resto la stessa playboy ha fondato il suo imparo sulle immagine delle cosidette conigliette avvenenti e provocatrici; solo con un’immagine è possibile cadere nella voglia dell’eros.
Nell’immagine trasferiamo tutti i nostri sentimenti anche quelli più nascosti, quelli che non oseremmo mai dire. È come se l’immagine accettasse per quello che siamo e lo fa in silenzio.
Ma a volte, come spesso accade, c’è un morso della mela che può essere fatale. Dietro all’immagine c’è una realtà completamente diversa.
Come nel caso del recente fatto di cronaca in cui un ragazzo conosce una ragazza online e si infatua, anzi perde la testa per questa ragazza giovane e carina. I due addirittura si dichiarano amore fidandosi solo delle immagine che i due si scambiano, eppure dietro all’innocente immagine della ragazza si celava un uomo di 64 anni…
Altro fatto sempre in epoca recente che ha fatto il giro del web, si tratta sempre di un Catfish questa volta l’immagine della ragazza non era stata rubata, come solitamente questa pratica prevede, piuttosto l’immagine viene costruita attraverso l’intelligenza artificiale, una serie di filtri abbastanza disponibili sui social trasformarono il volto di un uomo in una Kawai girl.
 “   È la menzogna veramente una cosa terribile? Non credo, è solamente un metodo che ci permette di moltiplicare la nostra personalità ” Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray,1891
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Trauma, 2021 ©Roberta Guarnera
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aki1975 · 4 months ago
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La città di Bergen (Briggen) ha un quartiere di case e fondachi cinquecenteschi costruiti da mercanti tedeschi provenienti dalla costa anseatica. Si tratta di un esempio di come al tempo il baricentro commerciale si stava spostando verso Nord con il conseguente declino di Venezia e dell’intera penisola.
La letteratura italiana è una letteratura in cui dominano i temi del rimpianto dal “Ahi serva Italia” dantesco fino alla delusione successiva all’Unità. Dopo le due guerre mondiali predomina poi l’inquietudine dell’uomo moderno verso la tecnica, l’imperialismo, il cinismo della società.
Di seguito alcuni esempi successivi alla Restaurazione.
1821 - Santorre di Santa Rosa guida i moti liberali che invocano la Costituzione. Il tricolore è issato alla Cittadella di Alessandria. Vittorio Emanuele I abdica in favore di Carlo Felice.
1831 - Carlo Alberto Re di Sardegna
Canti (Leopardi). I componimenti presentano un’evoluzione dai primi testi di stampo alfieriano e romantico agli Idilli, frutto della poetica dell’indefinito e di una filosofia schopenaueriana (Il mondo come volontà e rappresentazione è del 1819) in cui vi è il contrasto fra finito (il mondo) e l'infinito (il pensiero) restituito in forma poetica.
All'Italia
O patria mia, vedo le mura e gli archi / E le colonne e i simulacri e / l’erme / Torri degli avi nostri, / Ma la gloria non vedo, / Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi / I nostri padri antichi
Il passero solitario
D’in su la vetta della torre antica, / Passero solitario, alla campagna / Cantando vai finchè non more il giorno; / Ed erra l’armonia per questa valle. Primavera dintorno / Brilla nell’aria, e per li campi esulta, / Sì ch’a mirarla intenerisce il core. / Odi greggi belar, muggire armenti; / Gli altri augelli contenti, a gara insieme / Per lo libero ciel fan mille giri, / Pur festeggiando il lor tempo migliore:/ Tu pensoso in disparte il tutto miri; / Non compagni, non voli, / Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi; / Canti, e così trapassi / Dell’anno e di tua vita il più bel fiore. Oimè, quanto somiglia / Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso, / Della novella età dolce famiglia,/ E te german di giovinezza, amore, / Sospiro acerbo de’ provetti giorni / Non curo, io non so come; anzi da loro / Quasi fuggo lontano; / Quasi romito, e strano / Al mio loco natio, / Passo del viver mio la primavera. / Questo giorno ch’omai cede alla sera, / Festeggiar si costuma al nostro borgo. / Odi per lo sereno un suon di squilla, / Odi spesso un tonar di ferree canne, / Che rimbomba lontan di villa in villa. / Tutta vestita a festa / La gioventù del loco / Lascia le case, e per le vie si spande; / E mira ed è mirata, e in cor s’allegra. / Io solitario in questa / Rimota parte alla campagna uscendo, / Ogni diletto e gioco / Indugio in altro tempo: e intanto il guardo / Steso nell’aria aprica / Mi fere il Sol che tra lontani monti, / Dopo il giorno sereno, / Cadendo si dilegua, e par che dica / Che la beata gioventù vien meno. Tu, solingo augellin, venuto a sera / Del viver che daranno a te le stelle, / Certo del tuo costume / Non ti dorrai; che di natura è frutto / Ogni vostra vaghezza. / A me, se di vecchiezza / La detestata soglia / Evitar non impetro, / Quando muti questi occhi all’altrui core, / E lor fia voto il mondo, e il dì futuro / Del dì presente più noioso e tetro, / Che parrà di tal voglia? / Che di quest’anni miei? che di me stesso? / Ahi pentirommi, e spesso, / Ma sconsolato, volgerommi indietro.
L'infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle, / E questa siepe, che da tanta parte / Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. / Ma sedendo e mirando, interminati / Spazi di là da quella, e sovrumani / Silenzi, e profondissima quiete / Io nel pensier mi fingo; ove per poco / Il cor non si spaura. E come il vento / Odo stormir tra queste piante, io quello / Infinito silenzio a questa voce / Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, / E le morte stagioni, e la presente / E viva, e il suon di lei. Così tra questa / Immensità s’annega il pensier mio: / E il naufragar m’è dolce in questo mare.
A Silvia
Silvia, rimembri ancora / Quel tempo della tua vita mortale, / Quando beltà splendea / Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, / E tu, lieta e pensosa, il limitare / Di gioventù salivi?
"il maggio odoroso"
"le sudate carte"
Il sabato del villaggio
La donzelletta vien dalla campagna, / In sul calar del sole, / Col suo fascio dell’erba; e reca in mano / Un mazzolin di rose e di viole, / Onde, siccome suole, / Ornare ella si appresta / Dimani, al dì di festa, il petto e il crine. / Siede con le vicine / Su la scala a filar la vecchierella, / Incontro là dove si perde il giorno; / E novellando vien del suo buon tempo, / Quando ai dì della festa ella si ornava, / Ed ancor sana e snella / Solea danzar la sera intra di quei / Ch’ebbe compagni dell’età più bella. / Già tutta l’aria imbruna, / Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre / Giù da’ colli e da’ tetti, / Al biancheggiar della recente luna. / Or la squilla dà segno / Della festa che viene; / Ed a quel suon diresti / Che il cor si riconforta. / I fanciulli gridando / Su la piazzuola in frotta, / E qua e là saltando, / Fanno un lieto romore: / E intanto riede alla sua parca mensa, / Fischiando, il zappatore, / E seco pensa al dì del suo riposo. Poi quando intorno è spenta ogni altra face, / E tutto l’altro tace, / Odi il martel picchiare, odi la sega / Del legnaiuol, che veglia / Nella chiusa bottega alla lucerna, / E s’affretta, e s’adopra / Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba. Questo di sette è il più gradito giorno, / Pien di speme e di gioia: / Diman tristezza e noia / Recheran l’ore, ed al travaglio usato / Ciascuno in suo pensier farà ritorno. / Garzoncello scherzoso, / Cotesta età fiorita / E’ come un giorno d’allegrezza pieno, / Giorno chiaro, sereno, / Che precorre alla festa di tua vita. / Godi, fanciullo mio; stato soave, / Stagion lieta è cotesta. / Altro dirti non vo’; ma la tua festa / Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
"Dolce e chiara è la notte senza vento" (La sera del dì di festa)
"natio borgo selvaggio" (Le ricordanze)
"le magnifiche sorti e progressive" (La ginestra)
"Passata è la tempesta: / Odo augelli far festa, e la gallina, / Tornata in su la via, / Che ripete il suo verso" (La quiete dopo la tempesta)
1840 - Promessi sposi (Manzoni). I personaggi del popolo non sono più ritratti in modo macchiettistico come in Goldoni, anche se ancora non emerge la dimensione tragica che connoterà il Verismo.
1848 - Prima guerra d’indipendenza e sconfitta, l’anno successivo, a Novara. Abdicazione a favore di Vittorio Emanuele II.
1852 - Cavour primo ministro
1853 - Scoppia la guerra di Crimea
1859 - Seconda guerra d’indipendenza. Battaglia di Solferino e San Martino. Armistizio di Villafranca
1860 - Spedizione dei Mille. Brixio seda una rivolta contadina a Bronte, origine del fenomeno del brigantaggio che perdurerà dopo l’Unità.
1861 - Unità d’Italia
1862 - Garibaldi ferito sull’Aspromonte
1864 - Strage di Torino per via dello spostamento della capitale a Firenze come promesso a Napoleone III
1866 - Terza guerra d’indipendenza
1867 - Nel tentativo di conquistare Roma, Garibaldi sconfitto a Mentana
1869 - la tassa sul macinato consente di raggiungere il pareggio di bilancio. Fosca (Tarchetti), romanzo della Scapigliatura milanese, movimento tardo-romantico che avverte la lontananza, anche generazionale, degli ideali risorgimentali.
1870 - Francia sconfitta a Sedan e presa di Roma. Ostilità della Chiesa nei confronti del Regno (non expedit)
1876 - Sinistra storica al governo con Depretis che governa grazie a pratiche clientelari e trasformiste e che supporta l’industria settentrionale.
1879 - Odi barbare (Carducci)
"I cipressi che a Bólgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti" (Davanti San Guido)
1881
I Malavoglia, capolavoro del verismo italiano. La lettura dell’Italia post-unitaria compiuta dal verismo e dal suo atteggiamento di osservazione dei fatti come accadeva in Francia con Zola corre parallelamente al simbolismo (Pascoli) e al decadentismo (D’Annunzio) perché rappresentano la sfiducia contro la scienza. Altrove il realismo racconta la finis Austriae come in Philip Roth. Se Carducci è il cantore del Risorgimento e usa la metrica classica, Pascoli la disarticola e si ispira al ruolo anche sonoro ed evocativo della parola come Baudelaire e Rimbaud: da qui la poesia del Novecento. Mentre Zola indaga la società degli operai, Tolstoj l’aristocrazia moscovita (Anna Karenina), Verga si rivolge ancora al mondo dei pescatori e manca quella volontà di denuncia che in Francia è costituita dallo J’accuse, ma che contiene anche i semi decadenti del languore di Verlaine e dell’estetismo di Huysmans. Precursore dell'Esistenzialismo del '900 è invece Fedor Dostojevskij che rifiuta il capitalismo europeo e vede nel dolore la via per la salvezza. In Delitto e Castigo (1866), ad esempio, Raskolnikov vuole affermare la sua libertà assoluta uccidendo un'usuraia e sfidando la polizia, ma l'umanità delle persone che incontra fuggendo e l'amore di Sonja lo portano a redimersi e a costituirsi. Anche ne I fratelli Karamazov (1880), la leggenda del Grande Inquisitore mette in evidenza, con il bacio di Gesù al prelato spagnolo, quanto la risposta al cinismo per il quale l'umanità non ha bisogno di libertà non possa che essere l'amore.
“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo” (Anna Karenina, Tolstoj)
"L'uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l'uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo" (Delitto e castigo, Dostojevskij)
Malombra (Fogazzaro), romanzo non verista, ma lirico, impressionista e simbolista da cui traspare quella lettura evocativa del reale (le Corrispondenze di Baudelaire, il Battello ebbro di Rimbaud) e quel languore di Verlaine che sfoceranno nel Crepuscolarismo e nella sua visione demitizzante della poesia, anti dannunziana, ma anche nella poetica della memoria di Proust (“i veri paradisi sono quelli perduti”).
1882 - Triplice Alleanza siglata in funzione antifrancese. La “via prussiana” perseguita dall’Italia è anche frutto degli investimenti tedeschi nell’industria locale.
1885 - La conquista di Roma (Serao)
1886 - Cuore (De Amicis), opera che guarda manzonianamente al mondo degli umili, ma in modo solo caritatevole e bozzettistico.
1887 - Crispi primo ministro
1889 - Il piacere (D’Annunzio), opera principale del decadentismo italiano che altrove assume le forme di Des Esseintes in A Ritroso (Huysmans, 1884), Il ritratto di Dorian Gray (Wilde, 1890) e Il grande Gatsby (Scott Fitzgerland, 1925)
1893 - Scandalo della Banca Romana
1894 - I Viceré (De Roberto)
1895 - Piccolo mondo antico (Fogazzaro)
1896 - Sconfitta di Adua
1898 - Bava Beccaris, primo ministro Rudinì, seda una rivolta a Milano
1900 - L’anarchico Gaetano Bresci uccide Umberto I. Zanardelli primo ministro
1902 - La pioggia nel pineto (D’Annunzio)
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitìo che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pèsca intatta, tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione.
1903 - Vittorio Emanuele III nomina Giolitti primo ministro. I canti di Castelvecchio (Pascoli)
Oh! Valentino vestito di nuovo, / come le brocche dei biancospini!
1904 - Il fu Mattia Pascal (Pirandello). L’imprevisto rivela la frammentarietà dell’io, fra maschera e persona, e mette in luce il contrasto fra pubblico e privato.
1908 - Umorismo (Pirandello) che deriva dal sentimento del contrario e dalla volontà di raccontare i fatti interpretandone le ragioni non evidenti, sottolineando la differenza fra realtà e verità. È il concetto alla base del teatro di Pirandello (Così è se vi pare) come la frattura fra persone e personaggi: Maschere nude sarà il titolo di tutte le opere teatrali.
1909
Manifesto del futurismo (Marinetti)
I vecchi e i giovani (Pirandello) che racconta la disillusione degli ideali risorgimentali nella Sicilia dei fasci socialisti repressi dal governo Crispi nel 1894
1910 - Salvemini definisce Giolitti “ministro della malavita” mentre i nazionalisti di Corradini lo dichiara simbolo dell’Italietta imbelle. La violenza politica è sospinta dai pensieri di Nietzsche e Sorel, ma anche dall’ irrazionalismo antipositivista di autori come Papini e Prezzolini ai quali si oppone il pensiero borghese di Benedetto Croce. Lo stesso conflitto tra conservatori e rivoluzionari si troverà ne La montagna incantata di Mann (1924).
1911 - Invasione della Libia. Il Codice di Perelà (Palazzeschi)
1912 - Suffragio universale maschile. È l’avvento delle masse nella politica con una élite liberale incapace di guidarle mentre vige ancora il non expedit. Mussolini saprà incanalare il consenso sfruttando la paura di capitalisti e borghesi di fronte all’avanzare del socialismo dopo la tragedia della Prima guerra mondiale.
1913
Canti orfici (Campana), forse l’unica poeta maudit italiano
Canne al vento (Deledda). Come Dostojevski che rifiuta il razionalismo illuminista e riconosce il “sottosuolo” in cui si tormenta l’uomo , si ha l’innesto su temi veristi di sensibilità quasi religiose che affrontano la fragilità umana e il senso della colpa. È il tempo della crisi della società borghese: l’incapacità di gestire i problemi sociali e di offrire una risposta alle problematiche individuali, avendo disgregato la società precedente, apre la vita ai grandi autori del declino. Kafka affianca un racconto minuzioso del reale alle sue inquietudini nascoste, Mann ne i Buddenbrook o in La morte a Venezia quasi raffigura questa epoca e si dimostra affascinato dal mito irrazionale della gioventù anche se poi leverà la propria voce contro il nazismo.
1914 - Canti orfici (Campana)
1919 - Occupazione di Fiume
Allegria di naufragi (Ungaretti) in cui prevale la poetica simbolista della parola, contro la retorica dannunziana, contro la semplice rivoluzione futuristica della metrica. In quell'anno Paul Valery pubblica la "Crisi del pensiero" che sottolinea come la guerra abbia spazzato via le istanze delle avanguardie sulla stessa linea di Pensiero del poeta russo Majakovskij.
Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie (Soldati)
Tra un fiore colto e l’altro donato / l’inesprimibile nulla (L'eterno)
Di queste case / non è rimasto che qualche brandello di muro / Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto / Ma nel cuore nessuna croce manca / È il mio cuore il paese più straziato (San Martino del Carso)
1921 - Nascita del Partito comunista. Canzoniere (Saba)
1922 - Marcia su Roma. L'Enrico IV (Pirandello) spiega la differenza fra la comicità derivante dall'avvertimento del contrario (il protagonista che crede di essere l'imperatore Enrico IV) e il pensiero dal sentimento del contrario: da tale confronto anche il dissidio fra maschera e persona.
1923 - La coscienza di Zeno (Svevo). Come nel modernismo di Joyce (Ulysses è del 1922), di Proust (La ricerca del tempo perduto è pubblicata fra il 1920 e il 1927) e di Schnitzler (Doppio Sogno, 1925), il racconto non è fatto da un narratore onnisciente, ma la realtà è determinata dalla psicologia dei personaggi che, dall’inettitudine nei confronti della vita, maturano una coscienza. Incalzata dal cinema, la letteratura fra scomparire l’azione ed emergere il monologo interiore, il flusso di coscienza.
1924 - Omicidio di Matteotti
1925
Manifesto degli intellettuali fascisti (Gentile) e antifascisti (Croce)
Ossi di seppia (Montale) in cui si riprende la lezione simbolista nella tecnica del correlativo oggettivo, ideata da T.S. Elliot, ove le sensazioni possono essere espresse solo dalle cose: ne emerge una poesia metafisica come nella poetica di De Chirico
Meriggiare pallido e assorto
Meriggiare pallido e assorto / presso un rovente muro d'orto, / ascoltare tra i pruni e gli sterpi / schiocchi di merli, frusci di serpi.
E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia / com'è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Non chiederci la parola
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco / lo dichiari e risplenda come un croco / Perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirtisì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti,ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
Spesso il male di vivere ho incontrato
Spesso il male di vivere ho incontrato: / era il rivo strozzato che gorgoglia, / era l’incartocciarsi della foglia / riarsa, era il cavallo stramazzato. / Bene non seppi, fuori del prodigio / che schiude la divina Indifferenza: / era la statua nella sonnolenza / del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
1929 - Gli indifferenti (Moravia) a sfatare i luoghi comuni sulla borghesia italiana rivelandone il cinismo e le miserie contro al moralismo fascista del tempo.
1933 - Fontamara (Silone) pubblicato in Svizzera
1938 - Anschluss. Trattato di Monaco. Leggi razziali in Italia. Un anno sull’altopiano (Lussu)
1939 - Patto Molotov - Ribbentrop. Invasione della Polonia, dei Paesi Bassi e della Francia
1940
L’Italia entra in guerra venendo sconfitta in Africa e in Albania
Il deserto dei Tartari (Buzzati), esempio di realismo simbolico
1941 - Attacco di Pearl Harbour. Conversazione in Sicilia (Vittorini)
1942 - Montgomery sconfigge Rommel e la Folgore ad El Alamein. Ed è subito sera (Quasimodo)
E come potevamo noi cantare / con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze / sull’erba dura di ghiaccio, al lamento / d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero / della madre che andava incontro al figlio / crocifisso sul palo del telegrafo? / Alle fronde dei salici, per voto, / anche le nostre cetre erano appese, / oscillavano lievi al triste vento
1943
Battaglia di Stalingrado e ritirata di Russia. Sbarco alleato in Italia. Caduta di Mussolini che poi, liberato dai tedeschi, fonda la Repubblica di Salò. Badoglio firma l’armistizio. Bonomi primo ministro
Cristo si è fermato ad Eboli (Carlo Levi) in cui il neorealismo riprende la volontà verista di raccontare le vite dei più umili anche con un atteggiamento di denuncia.
1944 - Battaglia di Cassino
1945 - Fucilazione di Mussolini. Uomini e no (Vittorini), primo romanzo neorealista sulla lotta partigiana dopo la retorica fascista.
1947 - Se questo è un uomo (Levi). Dialoghi con Leucò (Pavese), esempio di realismo simbolico
1949
La bella estate (Pavese). In opposizione all’ermetismo, Pavese usa la “poesia racconto” come Whitman e Rilke.
L’Agnese va a morire (Renata Viganò)
1951 - Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (Pavese)
"E Cesare perduto nella pioggia / Sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina" (Alice, De Gregori)
1952 - Il visconte dimezzato (Calvino) in cui ad una narrazione puntuale si accosta la dimensione fiabesca: è il realismo simbolico. Della trilogia “I nostri antenati” seguono Il barone rampante e Il cavaliere inesistente di cui vi è solo l’armatura.
1953 - Il sergente nella neve (Rigoni Stern)
1957 - Quer pasticciaccio brutto di via Merulana (Gadda) con una lingua sperimentale e barocca che imita la complessità della vita
1958 - Il Gattopardo (Tomasi di Lampedusa)
1961 - Il giorno della civetta (Sciascia) dall’umorismo di tipo pirandelliano
1962 - Il giardino dei Finzi-Contini (Bassani) sulle leggi razziali in Italia
1963 - Centomila gavette di ghiaccio (Bedeschi)
1968 - pubblicato postumo, Il partigiano Johnny (Fenoglio) in cui emerge l’influenza crescente della letteratura americana (Faulkner, Steinbeck, Dos Passos, Hemingway) in Italia e l’uso dell’inglese dopo anni della retorica di Strapaese.
1979 - Se una notte d’inverno un viaggiatore (Calvino) in cui due lettori non riescono a continuare a leggere il libro che hanno iniziato e finiranno per sposarsi. Esempio di metanarrativa.
1980 - Il nome della rosa (Eco)
1985 - Rinascimento privato (Bellonci)
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blackmaria93 · 7 months ago
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Il Mondo come volontà e rappresentazione. #OnePiece  #Capitolo1114 #Egghead  #Joyboy  #Luffy  #LaughTale #DrVegapunk #PunkRecords #MotherFlame #ImuSama #Gorōsei  #GovernoMondiale https://youtu.be/6rwygHF5x-0?si=Yh2zF-XP4TrPA-jx
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daimonclub · 10 months ago
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Riflessioni sulle donne
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Riflessioni e pensieri sulle donne Riflessioni sulle donne. Per l'aumentato benessere medio l'uomo e la donna si vanno orientando verso una morfologia utilitaria. Nelle classi giovani circolano già i modelli che verranno prodotti in larga serie nel futuro; uomini agili, sicuri, di buon affidamento e di basso consumo; donne di media statura, di facile manutenzione e dalle prestazioni standard. Lievi differenze nelle rifiniture. La natura fa ancora pochi esemplari di uomini e donne lusso, destinati allo spettacolo e al consumo collettivo d'informazione, alla pubblicità, ai rotocalchi. Ennio Flaiano Nell'arte di trattare le donne, un testo di diciassette capitoli, Schopenhauer svilisce la figura femminile in ogni suo aspetto. Non è necessario essere una femminista incallita per appurare che L’Arte di trattare le donne di Schopenhauer sia un saggio filosofico misogino, maschilista e, a tratti, delirante. Esiste una certa convinzione nell’immaginario di Schopenhauer che relega la donna a mero essere inferiore; lui stesso, nel corso del saggio, la definisce “secondo sesso”: subordinata all’uomo, capace di grandi cose solo quando genera una nuova prole. Ma anche nelle opere speculative di Schopenhauer non mancano inequivocabili e sarcastiche considerazioni misogine. Nel capitolo “Sulle donne” di Parerga e Paralipomena, si legge inoltre: "Le donne sono il sexus sequior, sesso inferiore in ogni senso, fatto per stare in disparte e sullo sfondo". Sono "puerili, futili e di vista corta. In una parola, restano per tutta la vita dei grandi fanciulli". Tuttavia nel 1851, la pubblicazione di Parerga e Paralipomena gli assicura una fama inattesa, clamorosa quanto tardiva, che sembra risarcirlo del disinteresse dei contemporanei per il suo capolavoro Il Mondo come volontà e come rappresentazione. Accade così che quando Elisabet Ney viene a trovarlo a casa, quasi quotidianamente, per scolpire il suo busto in bronzo, Schopenhauer attraverso questa figura femminile si avvicina platonicamente al gentil sesso e mitiga di molto la sua misoginia tanto che arriva persino a confidare a Malwida von Meysenbug, futura protettrice di Nietzsche, la sua nuova concezione a riguardo: "Non ho ancora detto la mia ultima parola sulle donne: credo che, se una donna riesce a sottrarsi alla massa, e quindi a sollevarsi al di sopra di essa, è destinata a crescere continuamente, molto più di un uomo". Carl William Brown Non è per caso che il sangue mestruale che le donne si trovano ad avere senza averlo richiesto ha spesso la funzione di dire di fronte a tutti che le donne non hanno che ciò che si meritano, che sono vittime senza innocenza. Al limite, nel linguaggio del corpo e nei suoi fantasmi si realizza totalmente il travaglio ideologico, perché soltanto a vedere il proprio sangue mestruale una donna dovrebbe perdere il diritto di parola o accettare muta tutte le oppressioni economiche, politiche e ideologiche che subisce. Bisogna dunque avanzare l’idea che non è la sessualità che si aggira come un fantasma nella società, ma è piuttosto la società che, come un fantasma, agisce sulla sessualità, sul corpo. M. Godelier Con il grande dispiacere dei galleristi, dei direttori di musei, e di tutti gli artisti in generale, ho sempre preferito il bel viso di una donna, per i più arrapati potrebbe andare bene anche il fondoschiena, a tutte quelle inutili, noiose e per di più anche presuntuose rappresentazioni e realizzazioni create ed organizzate solo ed esclusivamente per cercare di raccogliere un po' di denaro! A volte ad essere un semplice naturalista ci si guadagna in tempo, in soldi, in divertimento ed in più è anche possibile risparmiarsi delle barbose rotture di scatole. Carl William Brown
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Brigitte Bardot Ogni donna ha un bel corpo, bello perché è il brillante risultato di milioni di anni d’evoluzione. E ricco di stupefacenti adattamenti e impercettibili perfezionamenti che lo rendono il più rimarcabile tra gli organismi del pianeta. Nonostante ciò, in momenti e in luoghi diversi, le società umane hanno cercato di imporsi sulla natura, modificando e adornando il corpo femminile in migliaia di modi diversi. Alcune di queste elaborazioni culturali erano gradevoli, altre dolorose, ma tutte tendevano a rendere la femmina umana ancora più bella. Desmond Morris Le donne che al giorno d'oggi indossano pellicce sono idiote. Animali selvatici sono allevati in piccole gabbie dove impazziscono perché non possono più condurre una vita naturale. Sono imprigionati in allevamenti lager. I visoni vengono uccisi col gas, le volpi con l'elettrocuzione… tutta quest'industria è crudele, barbara e assolutamente inutile... Tutti questi animali sono messi in gabbia, non vedono né il sole né l'erba, e lasciano questo inferno solo per andare al macello. Per me l'allevamento intensivo è un segno di degenerazione umana. Se uno riesce a trovarlo accettabile, allora noi umani abbiamo perso ogni valore morale. Brigitte Bardot Gli uomini e le donne non hanno seguito il cammino evolutivo nello stesso modo. Entrambi hanno percorso un bel tratto lungo il sentiero degli «adulti-bambini», ma sono avanzati a velocità lievemente diverse in alcuni tratti: gli uomini sono un po’ più infantili nel loro comportamento, le donne nella loro anatomia. Desmond Morris All’età di trent’anni, gli uomini sono quindici volte più soggetti agli incidenti delle donne. Questo perché l’elemento di rischio ha una presenza ben diversa nel gioco degli uomini che in quello delle donne. Anche se questa caratteristica fa facilmente, finire gli uomini nei guai, era preziosa nei tempi passati quando, per poter aver successo nella caccia, gli uomini dovevano essere pronti ad affrontare situazioni rischiose. Le donne primitive, invece, erano troppo preziose perché potessero correre dei rischi cacciando, mentre i maschi della tribù erano spendibili, e quindi hanno fatto del pericolo la loro professione. Se qualcuno di loro fosse morto, non ci sarebbero state conseguenze sul tasso di natalità di una piccola tribù, ma se fossero morte delle donne, allora quel tasso sarebbe calato drasticamente. Va ricordato che, in epoca primitiva, c’erano così pochi esseri umani vivi sul pianeta che un alto tasso di nascite era fondamentale. Desmond Morris Di tutte le creature dotate di anima e di mente nessuna è più sventurata di noi donne. Prima di tutto dobbiamo comprarci a caro prezzo uno sposo che poi diventerà il padrone del nostro corpo, e questo tra i mali è il peggiore. Così corriamo un gravissimo pericolo: il marito sarà buono o cattivo? L’uomo quando ne ha abbastanza di starsene in casa, non ha che da uscirne, per dar sollievo alla sua noia in compagnia di amici e coetanei, ma noi siamo costrette a fissare lo sguardo su una sola persona. Euripide Se si spiegasse alle ragazze che le mestruazioni non sono una maledizione, ma un ‘amichevole messaggio’, che le rassicura circa il funzionamento dei propri organi interni, che le rende potenzialmente in grado di diventare madri, forse cesserebbero i crampi e anche l’impressione di subire una "maledizione". E. Fromm-Reichmann/V.K. Gunsy Poche donne hanno il senso innato della giustizia; a moltissime manca addirittura qualsiasi comprensione per la presenza in altri di tale senso... quando non appaia loro decisamente ridicolo; e questo accade molto più spesso di quanto vogliano ammettere. Arthur Schnitzler
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Riflessioni e pensieri sul gentil sesso Io delle donne mi innamoro sempre di più, vorrei baciarle tutte, con amore, nelle loro pieghe di grasso, nelle loro rughe sudate, nei loro culi disfatti, nelle fiche rovinate, negli occhi allucinati, nelle bocche sgangherate, dappertutto dove viene offesa e lapidata, per il trionfo del cazzo padrone. D. Maraini Ogni donna ricca dovrebbe sposare un uomo povero ed ogni uomo povero una donna ricca; almeno in questo modo i matrimoni riuscirebbero ad essere un buon mezzo (viatico) per la ridistribuzione dei redditi. Purtroppo invece, la crudele realtà troppo spesso ci impone il contrario. Carl William Brown Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano al fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne. Malala Yousafzai C'era un tizio che diceva molto saggiamente, se uno è giovane a sposarsi deve aspettare un po' più in là, se invece uno è un po' più in là con gli anni non dovrebbe sposarsi più. Ma io in fondo in fondo per ottenere un po' più di serenità dovrei trovare una donna che condivida i miei ideali, che condivida i miei interessi, che condivida il mio lavoro, che condivida la mia casa, che condivida il mio letto e che, per aiutarmi nella mia lotta contro la stupidità, condivida i suoi soldi. Carl William Brown La tendenza di parecchie donne a dilapidare il denaro esprime una ostilità nei confronti del marito, al quale vengono in tal modo tolti i suoi ‘mezzi’; si tratta dunque (...) di una manifestazione del complesso di evirazione femminile nel senso della vendetta nei riguardi del maschio. K. Abraham Ci sono donne le quali in virtù del fatto che non fanno all’amore, ritengono di poter fare tutto quanto il loro comodo; esse si trincerano fieramente e costantemente dietro la loro posticcia onestà (pruderie), guardando tutti dall’alto in basso e pretendendo che tutte le più belle qualità che posseggono le altre siano niente comparate al loro miserabile onore, di cui nessuno si cura. Molière Entro questo sistema di valori (patriarcali e competitivi) la scelta, per la donna, è d’identificarsi o con l’immagine della Madre (santa, vergine, procreatrice, massaia, mamma) priva di vagina, o con l’immagine della Prostituta (sgualdrina che si vende, seduttrice, vamp, oca giuliva) con vagina. La sua scelta crea un conflitto che dà luogo ad atteggiamenti fluttuanti. Il ruolo della donna in quanto tale sarà di oscillare fra questi due modelli statici. Le Torchon Brûle No, la donna non è un nostro fratello; con la pigrizia ne abbiamo fatto una creatura diversa da noi, sconosciuta, che ha per unica arma il proprio sesso; e ciò significa non solo la guerra perpetua, ma anche una cattiva guerra - ci adora e ci odia, ma non è una leale compagna, un essere che forma legione con spirito di corpo, frammassoneria - con le diffidenze di un piccolo eterno schiavo. J. Laforgue Come in certe specie animali, le femmine praticano l'ibernazione. Per quattro mesi spariscono, non si vedono più. Ai primi raggi del sole di marzo, come si fossero passate parola o avessero ricevuto un ordine di mobilitazione, spuntano a decine per le strade, in abiti leggeri e tacchi alti. Allora ricomincia la vita. Bertrand Morane
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Pensieri, riflessioni ed idee sulla donna Dicono che la donna nel mondo del lavoro è ancora discriminata e tuttora meno occupata. Io comunque guardandomi in giro osservo che tra i lavoratori ve ne sono molti del gentil sesso, per esempio le suore , le infermiere, e ancora le domestiche, le insegnanti, le ricercatrici, le commesse, le impiegate di banca, le cassiere dei supermercati, le parrucchiere, le maestre d'asilo, le massaggiatrici, le prostitute, le managers, le consulenti, le ballerine, le ragazze immagine, quelle che si dedicano alla politica e così via. Carl William Brown Allo stesso modo che la natura ha armato il leone di artigli e denti, l'elefante e il cinghiale di zanne, il toro di corna e la seppia dell'inchiostro che intorbida l'acqua, così ha dotato la donna dell'arte di fingere per proteggersi e difendersi e tutta la forza, che ha dato all'uomo sotto forma di robustezza e di ragione, è stata conferita dalla natura alla donna sotto forma della suddetta qualità. Arthur Schopenhauer Le donne possono, certamente, essere colte, ma non sono fatte per le scienze più elevate, per la filosofia e per certe produzioni dell'arte, che esigono un universale. Le donne possono avere delle trovate, gusto, delicatezza, ma non hanno l'ideale. Se le donne stanno a capo del governo, lo Stato è in pericolo. G.W. F. Hegel La cosa migliore per i nostri uomini e le nostre donne sarebbe di avere un’unica educazione, crescere insieme i propri figli ed assumersi una comune responsabilità come custode dei propri concittadini. Le donne dovrebbero, di fatto, nei limiti del possibile, prender parte a tutte le occupazioni degli uomini, in tempo di pace come in tempo di guerra (...) Non vi è nulla di nocivo per la femminilità in questa naturale cooperazione tra i sessi. Platone Truth is beauty and beauty is truth. Con il poeta Keats mi sto sempre più convincendo che l'estetica coincida con l'etica. (Anche Wittgenstein e Ayer erano dello stesso parere.) Del resto avere una bella donna, piuttosto che una brutta, o una bella e grossa macchina, invece che una piccola e sfigata, non sarebbe forse un vantaggio anche etico, oltre che economico. Già, perché come ci ricorda B. Russel, il famoso filosofo, l'etica coincide perfettamente con l'economia. Carl William Brown Anche la più repressa delle donne ha una vita segreta, con pensieri segreti e sentimenti segreti che sono lussureggianti e selvaggi, ovvero naturali. Anche la più prigioniera delle donne custodisce il posto dell'io selvaggio, perché intuitivamente sa che un giorno ci sarà una feritoia, un'apertura, una possibilità, e vi si butterà per fuggire. Clarissa Pinkola Estés Eva, per un senso, indica il derivato. Il derivato non è mai perfetto come l’originale. Tuttavia la differenza qui è puramente quantitativa Questa derivazione della donna spiega anche in che senso essa è più debole dell’uomo, come è stato ammesso in tutti i tempi da pascià e cavalieri. Peraltro, la differenza non è di tal natura da menomare l’essenziale eguaglianza tra l’uomo e la donna: si esprime dicendo che l’angoscia è più riflessa in Eva che in Adamo, e la ragione di ciò è che la donna, più dell’uomo, appartiene al sensibile. Søren Aabye Kierkegaard Quando le donne sono onorate gli dei si rallegrano; quando non lo sono, i riti religiosi non giovano. Dove le donne sono offese, la famiglia perisce; dove esse non soffrono, la famiglia gioisce. Le case che una donna maledice perché non vi è stata onorata, periscono come per incantesimo. Libro di Manu, testo indiano Tutte le discussioni sullo stato delle donne, sul carattere, il temperamento delle donne, sulla sottomissione e l’emancipazione delle donne, fanno perdere di vista il fatto fondamentale, e cioè che le parti dei due sessi sono concepite secondo la trama culturale che sta alla base dei rapporti umani e che il bambino che cresce è modellato altrettanto inesorabilmente come la bambina secondo un canone particolare e ben definito. M. Mead Dato il carattere fondamentalmente patriarcale della società, che in fondo non è cambiata, la donna è ancora in condizioni di svantaggio. Non solo quando deve lavorare per vivere è costretta ad adattarsi a forme di vita modellate da uomini e per gli uomini; ma la sua eredità storica, la sua educazione specifica imposta da una società da secoli mascolina, l’irrazionale preferenza data all’uomo in molte carriere e il clima culturale in generale, creano per le donne un sovrappiù di problemi e rendono la loro esistenza psicologicamente difficile. Per queste e per altre ragioni, le donne hanno un enorme interesse alla inviolabilità del matrimonio. M. Horkheimer
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Massime e pensieri sulle donne Mi fanno ridere adesso queste donne emancipate, queste donne che vogliono rendersi indipendenti e credono di attirarsi la simpatia e l’ammirazione degli uomini L’uomo è la cosa più importante della nostra vita! L’uomo è tutto quel che ti dico, e qualche volta è peggio ancora, molto peggio. Ma la nostra felicità, il nostro successo dipendono da lui. Una donna senza un uomo è un campo secco, Dio ne liberi. F. Cialente Una donna è derisa se piange di vero cuore il marito morto, ma biasimata altamente se, per qualunque grave ragione o necessità, comparisce in pubblico, o smette il bruno, un giorno prima dell’uso. È assioma trito, ma non perfetto, che il mondo si contenta dell’apparenza. Aggiungasi per farlo compiuto, che il mondo non si contenta mai, e spesso non si cura, e spesso è intollerantissimo della sostanza. Quell'antico si studiava più d’esser uomo da bene che di parere; ma il mondo ordina di parere uomo da bene, e di non essere. Giacomo Leopardi Nei miti pre-ellenici la natura femminile ha qualcosa di terrificante e ci appare come una potenza oscura e vendicatrice Le tradizioni più antiche associano l’idea di femminilità con un principio di barbarie e di violenza. Nèmesi, la vendetta, è una divinità femminile. Le orrende e spietate Erinni incarnano un principio femminile. Storicamente l’elemento femminile fu profondamente radicato nelle regioni della natura e del sangue, nella sfera cupa delle potenze terrestri che non ammettono violazione alcuna al loro dominio. R. Cantoni È evidente che l’esigenza femminile di essere amata e di avere una sola relazione sessuale costante dipende prevalentemente dal fatto che la cultura in cui vive non le offre alcuna sicurezza se non in una cosiddetta relazione amorosa permanente. essere oggetto d’amore non è semplicemente un elemento naturale nella vita di una donna come di un uomo; per lei è diventata inevitabilmente una professione. Per ottenere questa sicurezza vive con l’obbligo di rendere il proprio corpo sessualmente seducente e la propria personalità attraente A questo punto è evidente che il presunto narcisismo femminile e la maggiore esigenza d’amore possano scaturire interamente dalla necessità economica. C. Thompson Non credo ai diavoli, tanto più che per esplicito riconoscimento della loro guida io non sono una parte valida del contratto, primo perché non ho un’anima, secondo perché in fatto di stupidità anche all’inferno ne sanno meno di me! Stupidità, sia ben chiaro, intesa in modo globale e non alla maniera di qualche strano e stitico scrittore. Ma veniamo invece al culto della dea madre, mito del quale nutro una certa fascinazione e al quale dedicherò nientemeno che un intero sito. Read the full article
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Rovigo, Teatro Sociale spettacolo per studenti "Spegnere la luce"
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Rovigo, Teatro Sociale spettacolo per studenti "Spegnere la luce" L'arte che esce dagli schemi tradizionali, per indagare e affrontare tematiche importanti. Martedì 23 gennaio alle 10.30, Fabula Saltica porta in scena al Teatro Sociale, “Spegnere la luce”. Uno spettacolo che nasce dall'idea di far emergere il fenomeno del ritiro sociale fra i giovani adolescenti e giovani adulti che vivono in completo o parziale isolamento. Il fenomeno del ritiro sociale, conosciuto come Hikikomori, è sempre più presente anche in Italia, fra i giovani adolescenti e i giovani adulti di età compresa fra i 14 e 30 anni. Se il punto iniziale di partenza del progetto è stata l’indagine sul fenomeno sopra citato, il periodo storico appena trascorso, che ha visto l’isolamento forzato come risvolto principale per limitare il propagarsi dell’epidemia da Sars Covid 19, ne ha allargato notevolmente il campo aprendo la riflessione sul conseguente impatto che ha generato nelle persone più fragili. Teatro Sociale, “Spegnere la luce” - COMPAGNIA FABULA SALTICA - ANTONIO TAURINO, CHIARA TOSTI - coreografia e regia CLAUDIO RONDA - assistente alla coreografia CLAUDIO PISA - visual RAFFAELLA RIVI - musiche originali GIORGIO BERTINELLI - luci e suono GIANLUCA QUAGLIO - consulenza scientifica FEDERICA BONIOLO Il periodo di “clausura” ha fortemente provato i giovani adolescenti costretti a sperimentare la solitudine e una socialità quasi esclusivamente virtuale. “Grazie alle documentazioni raccolte e al supporto di esperti del settore – spiega il regista Claudio Ronda -, ci siamo interrogati sulle motivazioni del ritiro sociale di questi ragazzi, scelta consapevole del rifiuto di una società che non li rappresenta. Il nostro progetto vuole indagare e capire una realtà complessa e radicata nella criticità del nostro tempo con un approccio non tipicamente convenzionale e il più possibile multidisciplinare. Attraverso la danza, la musica, l’immagine abbiamo cercato di restituire un racconto umano entrando nelle storie, nelle vite e nel mondo interiore delle persone che vivono questa realtà e nella loro interpretazione dell’esistenza e della società che li circonda. “Lo stare in disparte” come necessità, come atto di volontà, come rappresentazione dell’isolamento, come rifiuto cosciente di una società che non rispecchia i propri ideali e che si presenta come eccessivamente esigente e giudicante. Attraverso un racconto corale, di ricerca, comprensione, elaborazione del fenomeno portiamo in scena – conclude Ronda -, uno spettacolo dove i ragazzi e gli spettatori adulti esploreranno le ragioni, i pensieri di un eremita contemporaneo, di ragazzi che si autorecludono, in una scelta consapevole e dolorosa di assenza dalla società. E’ una “rinuncia al mondo”, tra paura e coraggio, tra resa e atto rivoluzionario, è la richiesta di un ascolto autentico, di una vita nuova, di nuovi valori e altri possibili universi di senso che a loro sono stati preclusi”. Sicuramente una tematica molto importante che va affrontata e capita. Per questo sono in corso delle conferenze pre-spettacolo nelle scuole con Claudio Ronda coreografo, Federica Boniolo psicologa, Milena Dolcetto che cura i progetti TeatroRagazzi del Teatro Sociale. Un momento utile di confronto con gli studenti che hanno accolto molto bene il progetto. Lo spettacolo ha già, infatti, registrato il sold out e le richieste di partecipazione sono continue. Le scuole aderenti sono: Celio Roccati, istituto di Agraria di Sant Apollinare, Polo Tecnico di Adria e De Amicis e Viola Marchesini. Il progetto è sostenuto da Irsap: “Irsap – afferma Francesco Ronsisvalle -, è orgogliosa di sostenere un progetto così delicato e complesso”. Produzione Associazione Balletto “città di Rovigo” con il contributo del Ministero della Cultura Evento sostenuto da IRSAP La Stagione 23.24 del Teatro Sociale di Rovigo è sostenuta da: Ministero alla Cultura, Regione del Veneto, Comune di Rovigo. Sponsor: Camera di Commercio di Venezia Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Banca del Monte di Rovigo, Fondazione Rovigo Cultura, Adriatic Lng, Banca del Veneto Centrale, Asm Set, Irsap, Coldiretti. Technical partner Play Piano pianoforti, Pasticceria Borsari, Gelateria Godot. Media partner La Piazza. Info botteghino - 0425 25614 - al seguente link - e al seguente link... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lemandro-vive-qui · 1 year ago
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Il Barong rimane ancora oggi tra le più popolari forme di spettacolo a Bali: questo dramma rituale rappresenta tradizionalmente la lotta tra la figura bestiale benigna del Barong contro Rangda, una strega dall’aspetto terrifico, temuta per i suoi poteri di distruzione. Il Barong è una delle forme di teatro/danza balinese più rinomate e apprezzate e la sua importanza si è costituita nel tempo grazie alla sua valenza esoterica e per l’efficacia scenografica. Sebbene la danza del Barong sia descritta come uno scontro tra le forze del bene e del male, identificate rispettivamente nei due personaggi principali, Barong e Rangda, sarebbe superficiale descrivere questa rappresentazione identificando le due figure come un eroe e una antagonista. L’intera vicenda è la celebrazione attraverso la danza, la musica e il teatro dell’intero universo mitologico e religioso di Bali.
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Il teatro/danza balinese non rappresenta solo un puro intrattenimento, è un mezzo per mantenere viva la narrazione del patrimonio mitologico del passato, un momento di aggregazione sociale e di condivisione che avvicina le generazioni e i diversi strati sociali all’interno della comunità. L’attore/danzatore esprime la volontà degli dei e controlla la potenza dei demoni, indirizza attraverso l’estrema consapevolezza data dal training la volontà di una narrazione, che si attua nella gestualità codificata. Le maschere di Rangda e Barong sono il simbolo della trasformazione totale dell’individualità, che si fa tramite delle forze animalesche, naturali e persino divine. Il soprannaturale si manifesta sempre nel mondo della natura, permea ogni aspetto della vita quotidiana, e nella celebrazione diviene visibile: le componenti materiali della performance, gli strumenti musicali, i costumi, le maschere e le armi vengono consacrati dal sacerdote hindu, il pemangku, come simbolo e manifestazione del potere divino.
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Rangda incarna nella sua funzione mitologica la potenza distruttiva delle forze demoniache, è collegata alla dimensione ctonia, e tutti i suoi attributi aggressivi e terrifici richiamano le sue grandi capacità magiche e la sua volontà divoratrice, che può essere canalizzata e controllata attraverso lo scontro rituale. Il suo legame con Durga, la dea hindu, è una chiave di lettura fondamentale per comprendere quanto l’aspetto del divino sia inevitabilmente soggetto ad esercitare in maniera ciclica il proprio influsso distruttivo sul mondo, oscillando alternativamente tra creazione e caos.
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Le maschere e i costumi del Barong possono essere molteplici nella scelta della forma animale. Può somigliare al leone (barong ket), ad una tigre (barong macan), ad un cinghiale, ad un cervo o assumere una forma antropomorfa. Il termine barong sembra derivare dalla terminologia barwang, di provenienza sanscrita che letteralmente significa «orso», secondo l’origine in un antico poema giavanese. La sacralità della maschera del Barong non deriva dalla scena, è venerata come portatrice di una spiritualità propria. Il Barong è la forza divina che può contrastare con il suo potere la terrificante presenza di Rangda dagli occhi fiammeggianti, divoratrice di uomini e sacerdotessa di magia nera.
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Secondo la visione balinese, non è possibile eliminare definitivamente il male dall’esistenza, confinandolo nella sua originaria sede lontano dagli uomini: le forze demoniache, portatrici di calamità, malattie e distruzione necessitano di essere debitamente considerate, riconoscendo la loro esistenza e potenza, in casi più estremi controllando attivamente il loro influsso. È fondamentale provvedere costantemente ad un bilanciamento tra le forze divine e quelle demoniache: esse esistono entrambe all’interno della dimensione umana ed esercitano il proprio potere sull’interiorità di ciascun individuo. Anche gli dei stessi, secondo la mitologia del retaggio induista, sono costantemente in bilico tra impulsi creativi e distruttivi, mostrano un volto benigno e uno terrifico e sono soggetti ad un equilibrio dinamico. Grazie alla danza, al teatro e alla musica è possibile esercitare un influsso per bilanciare il divino e il demoniaco.
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"Le maschere di Barong e Rangda nel teatro balinese"
Articolo scritto da Giulia Sala e pubblicato sulla rivista online di antropologia culturale, etnografia e sociologia La Rivista Culturale, il 21 novembre 2021
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cacznsacc · 2 years ago
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il mondo come volontà e rappresentazione
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