#Giuliano Ladolfi
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N.E. 02/2024 - "Tempo di realtà". Un saggio sulla poesia a cura di Giuliano Ladolfi
Fin dal 1996, l’anno di fondazione della rivista «Atelier», non ci stanchiamo di riflettere sulla situazione della poesia contemporanea. Abbiamo letto, scritto, studiato, organizzato incontri, conferenze, dibattiti, con moltissimi per cercare di capire i motivi per cui questa arte oggi, come mai è avvenuto in passato, stia toccando il minimo della credibilità nell’opinione comune della nostra…
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“Poesia in (s)vendita” di Marco Nicastro– “Letture indipendenti – Segnalazioni”
Pubblicato il19 luglio 2024daculturaoltre14 Marco Nicastro POESIA IN (S)VENDITASaggi irriverenti sulla poesia, l’editoriae la critica letteraria in Italia PER LA RUBRICA DEDICATA ALLE SEGNALAZIONI, È OSPITE OGGI MARCO NICASTRO CON LA SUA NUOVA PUBBLICAZIONE PER I TIPI DI GIULIANO LADOLFI EDITORE. L’Autore così scrive in premessa: “I saggi inclusi in questo libretto sono una versione ampliata e…
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Fabio Petrilli presenta la poetessa Silvia Rosa e il suo libro "Tutta la terra che ci resta "
Foto cortesia di Silvia Rosa Silvia Rosa vive e insegna a Torino. Tra le sue pubblicazioni: le raccolte poetiche Treceri/Passaggi, (Editura Cosmopoli, Bucarest 2023), edizione bilingue romeno /italiano, con traduzioni di Eliza Macadan, Tutta la terra che ci resta (Vydia Editore 2022), Tempo di riserva (Giuliano Ladolfi Editore 2018; nuova edizione bilingue spagnolo /italiano, Tiempo de…
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Sonia Elvireanu, Ensoleillements au cœur du silence, Edition bilingue français / italien, Collection Zaffiro Poesia © 2022 éditions Giuliano Ladolfi, Borgomanero, Italie, 264 pages
Sonia Elvireanu, Ensoleillements au cœur du silence, Edition bilingue français / italien, Collection Zaffiro Poesia © 2022 éditions Giuliano Ladolfi, Borgomanero, Italie, 264 pages
Une chronique de Gérard Le Goff Sonia Elvireanu, Ensoleillements au cœur du silence, Edition bilingue français / italien, Collection Zaffiro Poesia © 2022 éditions Giuliano Ladolfi, Borgomanero, Italie, 264 pages, ISBN 978-88-6644-621-7 Nota : les parties du texte en italiques sont des extraits du livre de Sonia Elvireanu. Dans ses deux recueils précédents: Le souffle du ciel et Le chant de la…
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#264 pages#Borgomanero#Collection Zaffiro Poesia © 2022 éditions Giuliano Ladolfi#Edition bilingue français / italien#Ensoleillements au cœur du silence#Gérard Le Goff#Italie#Sonia Elvireanu
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[Jacques d'Adelswärd-Fersen][Gianpaolo Furgiuele]
Definito dalla stampa francese all'inizio del XX secolo come "Piccolo Oscar Wilde " a causa della sua omosessualità, il barone Jacques Fersen trasformò la sua vita in opera d'arte. [Jacques d'Adelswärd-Fersen][Gianpaolo Furgiuele]
Il testo ripercorre e analizza la figura di Jacques d’Adelswärd-Fersen attraverso la stampa e la letteratura. Scrittore, poeta, dandy, Jacques d’Adelswärd-Fersen (Parigi, 1880-Capri, 1923) fu l’autore di numerosi testi e direttore della rivista «Akademos». Nel 1904, dopo un processo del tutto simile a quello di Oscar Wilde, si trasferì a Capri dove si suicidò all’età di quarantatré anni, ponendo…
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#2021#Capri#Gianpaolo Furgiuele#Giuliano Ladolfi Editore#Italia#Jacques d&039;Adelswärd-Fersen#Jacques d&039;Adelswärd-Fersen. La cospirazione delle sirene#Saggistica#Villa Lysis
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Nota a "Ore piccole" di Emilio Paolo Taormina
Nota a “Ore piccole” di Emilio Paolo Taormina
Eleganti e arcaici sono i versi di questa nuova raccolta del poeta palermitano Emilio Paolo Taormina intitolata “Ore piccole” (Giuliano Ladolfi Editore, 2021; collana “Perle poesia” diretta da Roberto Carnero) e caratterizzati da uno stile taorminiano inconfondibile. Versi, la cui genesi è affidata alla spontaneità dei sensi e a null’altro, non ossessionati dall’ordine di maiuscole e…
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Dammi un bacio – dicevi un anno fa.
Svanivano intorno sagome
vestite a festa
affaccendate in un’estenuante apparenza.
Tra un bacio e il successivo
aderenze di anime,
negli spazi vacanti
presenze agivano
di un bene rasente l’immenso.
Le mani lambivano i contorni del viso
riposavano sui capelli
mantenevano intatti e forti
i desideri.
Dammi parole che non
si fanno scordare – dicevo un anno fa.
Fitte tessiture verbali ingorde
davano ampia soddisfazione
non c’erano margini di vuoto.
Tra una parola e l’altra
cadevano senza più vigore
resistenze asfittiche nel concedersi.
Le sillabe d’amore balzavano
sugli occhi
sulle labbra
trovavano asilo caldo avvolgente
perduravano in attenzioni senza fine.
Immobile
sta fissa – anche se scaduto oramai è il tempo –
nella mia mente
la tua bocca che chiede baci e ne dà.
Grazia Procino da "E sia" ( Giuliano Ladolfi editore)
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Știri: Editura Ars Longa la Târgul de Carte „Alba Transilvana” (15 septembrie 2022)
Știri: Editura Ars Longa la Târgul de Carte „Alba Transilvana” (15 septembrie 2022)
După o pauză de doi ani, Târgul de Carte „Alba Transilvana”, ajuns la a XIII-a ediție, își redeschide porțile în acest an, în intervalul 14–17 septembrie 2022, pe esplanada din fața Muzeului Național al Unirii din Alba Iulia. Prezența Editurii Ars Longa este marcată prin lansarea unui număr de 19 volume, joi, 15 septembrie 2022, începând cu ora 16.00: Giuliano Ladolfi – Atest prezența (poeme),…
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Da "Soglie" di Massimo Del Prete, edito da Giuliano Ladolfi Editore, 2018.
...non il contrario.
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Intervista ad Antonio Trucillo
Il poeta che andiamo ad intervistare è Antonio Trucillo, nato a Napoli nel 1955 e vive a Minori (SA), sulla costa di Amalfi, dove insegna. Suoi testi sono apparsi su riviste e quotidiani: «Letture»; «clan-Destino»; «Nuovi Argomenti»; «Il Mattino di Napoli»; «La Repubblica»; sul blog «Nazione Indiana» e sulle rassegne on-line «Pangea» e «Formicaleone». È presente nel Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020 (SEF, 2020), a cura di Mario Fresa. Traduce dal francese e dall’inglese. In volume ha pubblicato, le raccolte di poesia: Ko an di Aziz (Ripostes, 1982); Il mercato bianco (Lalli, 1985); Notizie dell’unicorno (Edizioni del Leone, 1989); Teofanìe (id., 1990); Anche nei villaggi (Campanotto, 1995); La nuvèla (Marietti, 2011); Nella luce di un giorno di paga (Edizioni Ensemble, 2017); Un’idea di bene (Ladolfi, 2019); Destino de la Garisenda (Oèdipus, 2020, premio “Rubiana - Dino Campana”, 2021). Nel 2020, presso Ensemble, è uscito il suo primo volume in prosa, Presso il re moro. Per lo stesso editore, nel 2021, ha curato La ghirlanda nunziale di lettere del mistico indiano Ramana Maharshi. * Vana da questa terra c’è l’aria e i simboli che fanno l’eco, andava dove il tempo andavae moriva. Io, l'odore del sonno, perché se piove è il sonno che quieta la terra, i corpi... se fosse anche il mio sonno e fossi come una volta. (da Un'idea di bene, Giuliano Ladolfi Editore, 2019, p. 79) Come ti sei avvicinato alla poesia? Ero molto piccolo. Leggevo tutte le poesie che trovavo sui libri di scuola. Le imparavo a memoria. Pascoli, soprattutto, ma non solo. Poi la mia passione è diventata la musica: il rock, il blues, Bob Dylan e Leonard Cohen di cui traducevo i testi, a modo mio, senza conoscere una parola degli originali. Verso la fine degli anni ’70 cominciai di nuovo a scrivere qualcosa che somigliasse vagamente alla poesia. Sull’onda dei Beats, Ginsberg e Burroughs su tutti. E nel 1982 pubblicai a mie spese il primo libro di poesie “Ko an di Aziza, reduce da viaggi in Marocco, Egitto e India e da una breve permanenza a Casablanca come insegnante nella scuola italiana. Un tributo ad Allen Ginsberg, molto ingenuo ma pieno di passione. Se i critici più bravi e più esperti di me, affermano che la poesia (o l’opera d’arte) si compie nella interpretazione, secondo te che ruolo ha la critica? La critica ha un ruolo importante ma ‒ credo ‒ non fondamentale. Può chiarire, aprire, perfino illuminare un testo. Ma forse la poesia basta a sé stessa. Che cos’è la critica per un poeta? E per te? Credo che per un poeta sia, in ogni caso, un punto di riferimento indispensabile. Anche per me. La mia vanagloria si manifesta quando qualche critico o poeta-critico mi dice qualcosa che posso commentare così: «Ha ragione, ha proprio capito!». Posto che non si riesce mai a definire una poesia, principalmente perché racchiude in pratica in sé tanti canoni diversi, da poesia a poesia, addirittura da verso a verso, tentiamo almeno di definire che cos’è un poeta o chi è un poeta. Francesco Iannone, nella prefazione al tuo volume, Un’idea di bene, ci dice che è «sangue e alluvione, arteria e flusso, ossigeno e respiro». Ma che cos’è o chi è per te un poeta? Un poeta è uno che o è poeta per 24 ore al giorno o non lo è. È un mestiere difficile. Non esiste “distrazione”. La poesia è l’espressione della profondità e della concentrazione che tu hai nei confronti della realtà. Anche se non è necessario essere profondi per essere poeti. Ci sono poeti, per così dire, “futili” che sono grandi poeti. Non è il mio caso. Non sono un grande poeta, senza dubbio, ma posso dire altrettanto di non essere futile. A proposito di Un’idea di bene, da cui abbiamo estratto la poesia che dà inizio a questa intervista. Emerge in esso che il bene si può ricavare a partire dalle parole, dalla disposizione dei linguaggi, ovvero dalla comunicazione tra i viventi, oggi alquanto decaduta: «Ma ora la vita è più acuta, / si fa nuda / sotto lo sguardo, ecco, una luce / occidentale, un’idea che si può / toccare, un’idea materiale, un’idea / di bene». Ma che cos’è per te il bene? Come si rapporta con la tua esistenza? Ecco un caso in cui il critico vede meglio dell’autore e scoperchia tutto un mondo. Per me il bene è proprio questo: la disposizione delle parole, la sovversione del linguaggio, la comunicazione tra i viventi. Sono le conseguenze di comportarsi in una certa maniera, con un atteggiamento di humanitas, di compassione, di comprensione. E la poesia è un bene o una dannazione? Una “regina” o una “schiava” in questa nostra società? Per me la poesia è un bene, comunque la si pensi. Può cambiare il mondo? Non lo so, ma certamente ha anche una funzione di donare quiete, appagamento, riposo, tregua. Dalla tua biografia noto che scrivi anche in prosa. Qual è ‒ secondo te ‒ la situazione della prosa, del romanzo in Italia? Fino a una decina di anni fa, leggevo molta narrativa italiana. Oggi ho smesso quasi del tutto. Francamente mi sembra tempo perso. Preferisco leggere cose che mi sono perso o classici riconosciuti come tali. Non vedo granché nel panorama letterario italiano. Si va per i premi e per vendere. Odio il concetto: Ho voluto raccontare una storia… Lasciamolo alle “Mille e una notte”, è molto meglio. Abbiamo parlato di un’idea di bene. Non possiamo esimerci ora dal parlare anche di gioia ‒ diciamo, per par condicio ‒ (un po’ azzardato ‒ mi rendo conto ‒ in questo preciso momento storico, tra la pandemia e una guerra assurda alle porte dell’Europa, praticamente di casa nostra), citando un altro tuo testo, Commentario a una specie di gioia, pubblicato con Oèdipus, del nostro corregionale e compianto amico Francesco Forte. Insomma: qual è questa specie di gioia che pare tu abbia individuato? Forse ne «I tram con il mare dentro / la trasparenza delle cose / sghembe come se lo stesso mare si sfrangiasse / in molte superficie o come se gli stessi tram - / aggeggi futuribili – si sfrangiassero / nella riviera verde» della tua bella Minori? Minori - Panorama È forse anche questo, cioè la vita nei suoi minimi dettagli ma, come ho detto prima, queste esperienze devono tradursi in qualche modo in poesia. La mia poesia cerca riposo, uscita dal dolore, mira, appunto, a “una specie di gioia”. C’è stato qualcuno che devi o vuoi ringraziare per averti dato, che so, dei consigli di come muoverti nel tuo percorso artistico? Insomma, c’è un modello che hai seguito o che segui? Non ho frequentato e non frequento abitualmente molti poeti o critici. Confesso che un po’ mi annoia. Preferisco le chiacchiere da bar e non me ne vergogno. I miei maestri sono stati i grandi poeti e i grandi scrittori: Bernhard, Handke, Céline, Singer, Dante, i poeti delle Origini, Leopardi, Montale, Hopkins, Lorca, Walser, la Ortese per citarne solo i primi che mi vengono alla memoria, alla rinfusa. Che cos’è per te l’amicizia? È fondamentale. So di dire una banalità ma fa lo stesso: ha la medesima importanza dell’amore. Cosa distingue l’uomo dal poeta? Ah no, è la stessa cosa, non sono inscindibili. Bisogna essere poeti anche quando si beve il caffè. Ti sei mai occupato di politica? Che idea hai della politica? Da giovane molto. Sono stato militante a sinistra. Sono sempre stato comunista e lo sono ancora. Come dice Saramago, è un’idea troppo bella per essere abbandonata. E della guerra in corso tra Russia e Ucraina? Credi che inviando armi agli ucraini, sanzionando economicamente i russi, accettando le richieste di entrare nella Nato di Svezia e Finlandia, due nazioni ai confini del conflitto in corso, siano scelte politicamente giuste o sono altre le strade per risolvere questo conflitto? No, credo che le due parti debbano entrambe abbassare le pretese. Solo così se ne esce. Occorre assolutamente una mediazione, un riconoscimento da parte di entrambe le parti. Inviare armi vuol dire allungare i tempi della guerra. Altri morti, più povertà, più arricchiti. Mi indigna il comportamento dei media italiani e di tutta Europa: nessuna voce discorde. Pensiero unico, come ormai in tutti i settori. Torniamo alla poesia, quelli di cui sopra sono decisioni che spettano ad altri. Cosa cerchi nella poesia? Quali sono gli argomenti alla base dei tuoi intenti? Il compito della poesia è comprendere la realtà. Tutta. In che modo? Non c’è una ricetta. Se è poesia, qualcosa del mondo è più chiaro, un po’ di oscurità se ne va via, i cieli diventano più tersi. Oggi il compito della poesia sembra un’auto-celebrazione. Sembra che i poeti non abbiano più nemici da contrastare. Troppi poeti della domenica, o sempre le stesse facce (poche) alle presentazioni di libri o letture poetiche; troppe poesie tutte dello stesso tono. Insomma: sembra esplosa in piccoli clan, e non sempre collegati tra loro, neanche nella stessa città. Qual è la tua opinione in merito? Sono d’accordo. Ripeto, frequento pochissimo l’ambiente letterario e uno dei motivi è proprio questo, quest’aria di autocelebrazione, questo tono da “primi della classe”, questa spocchia risibile di appartenere a una qualche conventicola. La tua scrittura segue delle linee o delle correnti culturali specifiche? Non credo. Certo, ci sono poeti italiani che mi piacciono molto e che sicuramente mi hanno influenzato. Penso al secondo Viviani, a Cesare Greppi, a Scarabicchi, a Marotta, ma, di fondo, ho l’ambizione di percorrere una mia propria strada. In letteratura si può incontrare l’amicizia, cioè fidarsi dei “colleghi”, o il poeta e lo scrittore sono destinati ad affrontare le problematiche in perenne solitudine? Il poeta è solo, sempre. Un consiglio per i giovani che si apprestano ad entrare nel tortuoso mondo della scrittura creativa. Leggere tutta la poesia possibile e immaginabile. Senza conoscere la poesia è vano e inutile mettersi a scrivere. La poesia non è uno sfogo. Sembra che oggi la poesia non venga presa con la dovuta serietà, finendo per essere un “passatempo”. Quanto prendi sul serio la poesia? Molto, moltissimo. Ciò non toglie che parlare di poesia, come ho già detto, spesso mi annoia. Oggi, con la crisi dell’editoria pubblicare un volume non è semplice: le grandi case editrici non ti filano se non sei legato alla politica o a risorse economiche; per di più le piccole (non tutte, per fortuna!) ti chiedono contributi economici, spesso esosi. Hai riscontrato difficoltà editoriali durante il tuo percorso poetico? All’inizio molto. Da qualche anno di meno. Ho trovato un paio di piccole case editrici “di buona volontà”, molto attente e attive, per fortuna. Oh lasciami ricordare, a questo proposito, una persona che non c’è più e che ha fatto moltissimo per l’editoria e per la poesia: Francesco Forte, che hai citato più sopra. Ci sentivamo per telefono ogni lunedì. Grande intellettuale, uomo di grande umanità. Avrebbe meritato una dimensione quanto meno nazionale. Mi manca molto. Se dovessi paragonare la tua poesia a un poeta famoso, a chi la paragoneresti e perché? Quale affinità elettive ci trovi con la tua poesia? So di meritare la fucilazione. A Dante. Ma poiché l’ho sparata grossa dico a Guittone d’Arezzo che, d’altra parte, Dante non amava. Cosa pensi dei libri digitali? Possono competere con l’editoria tradizionale, cioè con quella cartacea e perché? Non ne so quasi niente. So soltanto che io sono un accumulatore quasi patologico di libri e che non ne potrei fare a meno. Certo con gli e-book si guadagna un sacco di spazio ma io non saprei che farmene. E dei premi che idea ti sei fatto? Quale beneficio può arrecare un premio, ammesso che rechi benefici? Ho vinto il premio Rubiana-Dino Campana e sono stato rimproverato perché non sono andato a ritirarlo. Forse alcuni premi hanno una loro importanza e dubito molto su eventuali rilevanti benefici. Intendevo benefici culturali. Comunque, andiamo avanti. È risaputo che al giorno d’oggi si legge molto poco; gli autori, che siano poeti narratori o saggisti, a giusta ragione si lamentano di questa inedia. Ha mai cercato di dare una spiegazione a questo fenomeno? La lettura è qualcosa di faticoso. Racconto la mia esperienza. Avevo sette-otto anni ed ero già attratto dai libri. Ho dovuto fare una dozzina di tentativi per riuscire a finire lo “Schiaccianoci” di Hoffman, un vero capolavoro. Da allora non mi sono fermato più. È colpa dell’editoria che sforna libri scadenti o c’è qualcosa di più profondo in questa crisi di lettura? A proposito di editoria: c’è qualche editore non a pagamento che consiglieresti a chi si appresta a pubblicare e qualcuno da tenere alla larga, specie se a pagamento? Consiglio le Edizioni Ensemble di Roma. Molto intraprendenti e attivi. Poi c’era Oèdipus ma purtroppo Francesco Forte non c’è più. Sconsiglio, ma solo per esperienza personale, Pequod (a suo tempo con me scorrettissima) e Manni, che utilizza il doppio canale (chi è “famoso” non paga niente, altrimenti per pubblicare occorre un mutuo. Quel che avviene da Guida editore ‒ riferendoci a un editore a Napoli ‒ e lo so per esperienza personale. La soddisfazione maggiore – se c’è stata – che hai raccolto nel mondo letterario? Quando qualcuno mi ha detto che sono un poeta autentico. È sufficiente. E quella ancora da venire? Forse essere un po’ più conosciuto, non so, un po’ più considerato. Ma solo un po’. Giuro. Hai una ricetta per far uscire la poesia dallo stato comatoso in cui versa? Occorrerebbero più operatori culturali all’altezza, più critici onesti e disinteressati, più case editrici disposte a leggere e a giudicare la qualità, più distribuzione. E anche tanto altro ancora. In conclusione: quali programmi hai in cantiere? Mah, ho un libro in lettura che spero sia preso in considerazione per una pubblicazione. Se così avverrà, sarà la mia ultima cosa. Ho sessantasei anni. Non ho più l’energia. La poesia è anche buona salute. È proprio vero. Lontano da ogni patetismo, vorrei dedicare quanto mi resta alla traduzione di “The Wreck of the Deutschland” di Gerald Manley Hopkins. Un libro straordinario. Troppo avanti per i suoi tempi. Imprescindibile per ogni poeta. Read the full article
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N.E. 01/2023 - "La concezione di arte nell'Età Globalizzata". Saggio di Giuliano Ladolfi
Ripercorrendo la nostra tradizione mi sembra che a tre si possano ridurre le definizioni di arte: l’arte concepita come un fare, come un conoscere, come un esprimere. Senza dubbio tali posizioni vanno poste in relazione per il fatto che l’esclusione di una sola di esse condurrebbe inevitabilmente al fallimento. Una conoscenza senza espressione e senza produzione è vana; una produzione senza…
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"21 grammi di solitudine" di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) - recensione a cura di Rita Bompadre
“21 grammi di solitudine” di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) – recensione a cura di Rita Bompadre
“21 grammi di solitudine” di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) è il peso poetico di un respiro, il soffio intimo, l’impalpabile essenza del dolore umano, l’evanescenza di sentimenti puri e autentici. Il poeta, attraverso la fermezza descrittiva, essenziale e distensiva nelle immagini, fende il terreno emotivo tracciando la superficie dei solchi interiori, imprimendo la traccia…
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La comunicazione delle relazioni interpersonali è molto più che fondamentale.
Eva laudace (Vasto, 1983) è ingegnere e fotografa. collabora con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. vincitrice di InediTO- Premio Colline di Torino, nel 2013 pubblica sua opera prima Tutto ciò che amo ha dentro il mare (La Vita Felice, 2013), finalista Premio Rimini nel 2014 e Premio Elena Violani Landi nel 2014 e nel 2015. presente in diverse antologie, suoi inediti sono stati recentemente raccolti in Post ’900. Lirici e narrativi (Giuliano Ladolfi Editore, 2015) e Centrale di transito (Giulio Perrone Editore, 2016).
Credits photo: Facebook - Pagina di Eva Laudace
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“Nessuno prima di lui ha osato tanto”: il libro di Giorgio Anelli su Simone Cattaneo è una pugnalata d’oro, una regola di vita
Oltre allo sguardo, ci vuole il salto; il radioso irragionevole, la turbina selvatica del rabdomante, non la mappa del geologo dei versi, di certo, del filologo, filantropo della letteratura. Il libro di Giorgio Anelli, che è poeta nella sostanza essenziale, è fuori tempo, fuori norma, anomalo, commovente, bislacco, eccessivo, inadatto, necessario. Una stilettata furtiva con coltello dalla lama d’oro. Intendo, il libro di Giorgio Anelli dedicato a Simone Cattaneo. Di culto et orfico (Giuliano Ladolfi Editore, 2019). Un libro, dico, che non tenta l’intelletto ma chiede una adesione incondizionata, scritto in una fratellanza, dieci anni dopo la morte di Cattaneo, che precede la biologia: riguarda il modo in cui Rimbaud stringe la mano a Baudelaire e Verlaine getta nell’empireo il dio biond-azzurro; la compassione con cui Hawthorne, in una duna di sabbia nei sobborghi di Liverpool, davanti al mare grigio, brutale, tocca la spalla di Melville e ne stana l’inquieto; il gelido gergo di Beckett sul muso dei retori: il Nobel bisognava darlo a Joyce. Riconoscenza, riconoscimento, inginocchiatoio. Giorgio Anelli fa di Cattaneo lo zenit della ‘nuova’ poesia italiana, l’esperienza capitale. Il suo pamphlet – scritto come Dino Campana potrebbe scrivere di Walt Whitman – ha la violenza di una chiamata, non è privo di agnizioni sulfuree (sui Cieli di Cattaneo, ad esempio: “È piena di cieli la poesia di Simone Cattaneo. Cieli desiderati, forse. Cieli evocati in nome di che cosa? Cieli privi di speranza, ai quali imporre adunate di pioggia. Tutto, di rimando, è rivolto alla terra. Il poeta guarda quasi sempre dall’alto, senza trovare l’innesto tra terra e cielo. Non accadono misteri, solo sensazioni a volte d’aria calda che suona. Il cielo è la sua ossessione”). Ha una grazia grave e cruda, questo libro, che non è né esegesi né omaggio: agitazione, piuttosto, manuale mistico, regola di vita. A Giorgio Anelli, in altro contesto, scrivo, “essendo presenti, non abbiamo bisogno di presentare né di presenziare”. Direi questo, di Simone Cattaneo – la sua presenza è tale, è così sovrabbondante, da occludere il ricordo, foss’anche il tentativo. (d.b.)
Perché Cattaneo? Che evidenza letale trovi nella sua opera?
Perché Cattaneo è un faro nella burrasca della poesia contemporanea italiana ed europea. La sua opera, credo sia veramente il seme di una nuova tradizione poetica. Questa è l’evidenza letale che emerge dai suoi versi. Non ho dubbi. Ne parlo a ragion veduta. Nessuno prima di lui ha osato tanto. Creare un genere, che rientra a pieno titolo nel canone poetico letterario italiano, un genere ‒ dicevo, unico e per ciò originale, comporta la responsabilità di un rischio per nulla calcolato ma voluto, di un maledettismo visionario che non ha precedenti nella nostra storia.
Perché Cattaneo? Che rapporto hai avuto con lui, e come si lega la tua ricerca letteraria alla sua?
Perché Cattaneo ha immaginato, vissuto, scritto versi provocatori, così come dev’essere sempre nella letteratura e in poesia: un terremoto improvviso che sconquassa non solo la città, ma che faccia sentire scosse in tutte le tue membra. Io non ho mai conosciuto Simone di persona. È morto prima che venissi a conoscenza della sua esistenza. Il mio rapporto con lui è legato alla sorte e a un testimone d’eccezione che, indirettamente, me lo ha fatto conoscere; instillando prima in me molta curiosità, e poi tutto quello che ne è conseguito, fino alla stesura di quest’ultimo libro. Il 6 settembre del 2014, al Festival di Borgomanero, Temporelli tenne una lezione proprio su Simone Cattaneo, presentandone l’opera e leggendo un’unica poesia. Fu una testimonianza eccezionale, che mi ha permesso a poco a poco di scoprire, leggere e conoscere le poesie di Simone. Infatti, chiesi prima a Giuliano Ladolfi, che mi regalò Nome e soprannome, poi a Temporelli stesso, il quale mi procurò Made in Italy e mi regalò Peace & Love, opera completa e postuma di Cattaneo. Nel 2017 ebbi un ulteriore dono graditissimo e inaspettato. Il nipote di Simone, Lorenzo, mi regalò l’ormai quasi introvabile plaquette La pioggia regge la danza. Il fulcro della ricerca letteraria di Cattaneo risale al 2004, quando il poeta esternava il desiderio di verità e il desiderio di rappresentare la realtà nel suo modo di scrivere. Proprio perché ho riconosciuto fin da subito nell’opera di Simone Cattaneo una voce potente, unica e irripetibile, ciò mi sprona a essere me stesso nell’influenza di un’eco che, come appena detto, non avrà mai rivali: credo sia il senso della tradizione, di ogni tradizione.
Perché Cattaneo? Estrai un verso, un brandello di versi dal lavoro di Cattaneo e spiegami perché per te è importante, che valore ha?
“Di tutto ciò che non so/ vorrei solo un bisbiglio…”
Aprendo a caso il libro, trovo questo verso che per me è importante perché rappresenta il vero senso della poesia. Quella verità e realtà che ti possono solo raggiungere parzialmente, da lontano, nell’imboscata di tutta la tua ignoranza.
“…Lei mi manda a quel paese e dice di andare a letto che fra poco mi tocca correre in cantiere. Qualche pastiglia strana, quelle per dormire e quelle per dimenticare, perché le danno solo ai fottuti tossici che non valgono niente, a noi le dovrebbero dare, noi che lavoriamo sodo e non pensiamo mai a rubare”
In questi versi il valore è racchiuso non solo nella descrizione accurata di una realtà deludente quanto tutt’ora presente in Italia, bensì soprattutto nella beffarda ironia di chi, al nostro posto, cioè il poeta, ha voluto scoprire e dire una certa verità.
“…Guardo una donna dalle orrende tette cadenti e mi rifilo una raffica di pugni in pancia. Non sono stato tradito”
Cos’hanno d’importante questi versi? Indicano il fatto che Simone non mentiva a se stesso come a nessun altro. Vivere il maledettismo, per poterlo scrivere. Scrivere del maledettismo, per smascherarne la visionarietà, della quale lascio la curiosa scoperta ai lettori.
Perché Cattaneo? A tuo avviso, nel caso di Cattaneo, la morte ha santificato l’opera o l’opera ha una forza propria che vince la morte?
Perché Cattaneo è insieme l’urlo e il silenzio che ognuno di noi si porta dentro. La gioia e la ferita di una vita in divenire. Rispetto alla domanda, sono vere entrambe le enunciazioni. Nel senso che, se dobbiamo credere ai cliché, la sua morte sicuramente fa brillare l’opera di un’aurea indissolubile. Ciò che aveva scritto e pubblicato riceveva l’imprimatur nella scelta del suicidio, a divenire opera di culto e assoluta. Ma, a mio avviso, è soprattutto vero il contrario, e tento proprio di dimostrarlo nel mio saggio. Ovvero, l’opera di Simone Cattaneo era ed è già di per sé immortale, in quanto possedeva e, a maggior ragione, possiede sempre di più oggi un chiaroveggente maledettismo mai tentato prima da nessun altro in Italia. Tanto meno in Europa. Con uno stile, quindi, e con dei messaggi ben precisi, che io leggo nell’ascolto delle sue parole profeticamente scagliateci addosso.
L'articolo “Nessuno prima di lui ha osato tanto”: il libro di Giorgio Anelli su Simone Cattaneo è una pugnalata d’oro, una regola di vita proviene da Pangea.
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Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p.
Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p.
Une chronique de Sonia Elvireanu Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p. Pourrait-il trouver un refuge contre la force dévastatrice d’une obsession qui l’empêche de jouir de la vie, ce poète hanté, à l’identité brisée par une histoire douloureuse ayant glissé la…
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[Sincerità][Carol Ann Duffy]
Questa raccolta presenta al suo interno una varietà di forme liriche, che spaziano dall'uso di sestine, sonetti, a monologhi drammatici ed haiku. [Sincerità][Carol Ann Duffy]
Questa raccolta presenta al suo interno una varietà di forme liriche, che spaziano dall’uso di sestine, sonetti, a monologhi drammatici ed haiku, andando così a omaggiare una tradizione lirica britannica i cui sedimenti affiorano distinti in tutta l’opera, e di contenuti che trattano con sincerità tematiche afferenti tanto alla sfera pubblica quanto personale, alternando toni di sprezzante…
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