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“Poesia in (s)vendita” di Marco Nicastro– “Letture indipendenti – Segnalazioni”
Pubblicato il19 luglio 2024daculturaoltre14 Marco Nicastro POESIA IN (S)VENDITASaggi irriverenti sulla poesia, l’editoriae la critica letteraria in Italia PER LA RUBRICA DEDICATA ALLE SEGNALAZIONI, È OSPITE OGGI MARCO NICASTRO CON LA SUA NUOVA PUBBLICAZIONE PER I TIPI DI GIULIANO LADOLFI EDITORE. L’Autore così scrive in premessa: “I saggi inclusi in questo libretto sono una versione ampliata e…
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Fabio Petrilli presenta la poetessa Silvia Rosa e il suo libro "Tutta la terra che ci resta "
Foto cortesia di Silvia Rosa Silvia Rosa vive e insegna a Torino. Tra le sue pubblicazioni: le raccolte poetiche Treceri/Passaggi, (Editura Cosmopoli, Bucarest 2023), edizione bilingue romeno /italiano, con traduzioni di Eliza Macadan, Tutta la terra che ci resta (Vydia Editore 2022), Tempo di riserva (Giuliano Ladolfi Editore 2018; nuova edizione bilingue spagnolo /italiano, Tiempo de…
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[Jacques d'Adelswärd-Fersen][Gianpaolo Furgiuele]
Definito dalla stampa francese all'inizio del XX secolo come "Piccolo Oscar Wilde " a causa della sua omosessualità, il barone Jacques Fersen trasformò la sua vita in opera d'arte. [Jacques d'Adelswärd-Fersen][Gianpaolo Furgiuele]
Il testo ripercorre e analizza la figura di Jacques d’Adelswärd-Fersen attraverso la stampa e la letteratura. Scrittore, poeta, dandy, Jacques d’Adelswärd-Fersen (Parigi, 1880-Capri, 1923) fu l’autore di numerosi testi e direttore della rivista «Akademos». Nel 1904, dopo un processo del tutto simile a quello di Oscar Wilde, si trasferì a Capri dove si suicidò all’età di quarantatré anni, ponendo…
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#2021#Capri#Gianpaolo Furgiuele#Giuliano Ladolfi Editore#Italia#Jacques d&039;Adelswärd-Fersen#Jacques d&039;Adelswärd-Fersen. La cospirazione delle sirene#Saggistica#Villa Lysis
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Nota a "Ore piccole" di Emilio Paolo Taormina
Nota a “Ore piccole” di Emilio Paolo Taormina
Eleganti e arcaici sono i versi di questa nuova raccolta del poeta palermitano Emilio Paolo Taormina intitolata “Ore piccole” (Giuliano Ladolfi Editore, 2021; collana “Perle poesia” diretta da Roberto Carnero) e caratterizzati da uno stile taorminiano inconfondibile. Versi, la cui genesi è affidata alla spontaneità dei sensi e a null’altro, non ossessionati dall’ordine di maiuscole e…
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Dammi un bacio – dicevi un anno fa.
Svanivano intorno sagome
vestite a festa
affaccendate in un’estenuante apparenza.
Tra un bacio e il successivo
aderenze di anime,
negli spazi vacanti
presenze agivano
di un bene rasente l’immenso.
Le mani lambivano i contorni del viso
riposavano sui capelli
mantenevano intatti e forti
i desideri.
Dammi parole che non
si fanno scordare – dicevo un anno fa.
Fitte tessiture verbali ingorde
davano ampia soddisfazione
non c’erano margini di vuoto.
Tra una parola e l’altra
cadevano senza più vigore
resistenze asfittiche nel concedersi.
Le sillabe d’amore balzavano
sugli occhi
sulle labbra
trovavano asilo caldo avvolgente
perduravano in attenzioni senza fine.
Immobile
sta fissa – anche se scaduto oramai è il tempo –
nella mia mente
la tua bocca che chiede baci e ne dà.
Grazia Procino da "E sia" ( Giuliano Ladolfi editore)
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“Voglio pensare che ci sia un posto dove ogni cosa resiste al tempo”: sulla poesia di Michela Zanarella
Citiamo un verso chiave racchiuso in una pluralità soggettiva: “Possiamo solo continuare / a stringerci senza sfiorarci / come polline in volo / tra le dita del vento”. Michela Zanarella (nata a Cittadella nel padovano, vive a Roma) ha dato alle stampe L’istinto altrove (Ladolfi 2019), una raccolta poetica impressionista, cantata, che trascende dal realismo e ricalca a mano i contorni di luce, che sfiora un simulacro e lo custodisce nell’anima per renderlo più lindo e tangibile. Il fulgore delle espressioni nasce soprattutto da una vena sentimentale, infiammata di “aria calda”. “Dal cuore faccio uscire / il colore di una terra / che mi manca come l’aria / e tutto il silenzio di un amore / che cresce come le spighe del grano”. Nei versi il rivolgimento è ad un tu confidenziale, traslucido nell’alba d’amore, nell’annunciazione che appunto sfiora “come il vento che non fa rumore”.
L’introduzione della grande scrittrice Dacia Maraini ci spiega lo sviluppo di una coscienza poetica (“acqua di sorgente”) tanto pulita quanto vigorosa, midollare. “E come l’amore ci porta lontani e distanti dal mondo reale per abbracciare quelle che credi essere o sono davvero le ragioni della nostra vita, così la poesia si concede la libertà di connessioni, digressioni, perdite di senso, perché qui sono le parole che si incontrano, si intrecciano in un gioco spesso senza senso apparente. Non ci sono verità, ma solo, appunto, istinto e quando le parole prendono ad avere un senso compiuto è proprio allora che si allontanano di nuovo”. “Ci vorrebbe la stessa luce / di quel tempo / per risvegliare un respiro benedetto”, dice Michela Zanarella. Dopo l’intrattenimento c’è un ritmo, la suadente e snella nota della poesia, l’impegno della parola, il senso profondo delle cose. C’è un mondo che aspetta di essere ascoltato fuori del tempo. L’istinto è altrove perché ritaglia un tabernacolo dal “sacro bagliore” dove fermarsi ad “incitare” il proprio sentimento, ad esortarlo, a trascinarlo anche in una parola altra, come quando Michela Zanarella scrive, allontanandosi sublimandolo, dal passato (qualunque passato): “Proprio pensando a ciò che siamo / ti apro le porte delle mie ciglia / dove intravedo una luce che ti assomiglia”.
La sensibilità magnetica della donna cerca un momento perfetto, forse irripetibile, catalizzato in un solo bacio. Se fosse un quadro, questo libro sarebbe un caloroso abbraccio, un’esplosione di sguardi e respiri in un campo lungo, un ossigeno al centro di giorni coloristici, traccia non evanescente nel gesto che è anche quello, metaforico, del gabbiano che fa il nido nell’albero che accoglie il movimento leggero delle ali. “Le parole vanno oltre le labbra”, in un ambiente mai ben determinato nel quale oscillare, nell’appello rivolto costantemente all’interlocutore amato. Il sentimento si fa pretesto per scendere sul piano del dialogo, nel riflesso della propria autobiografica percettività. Ancora: “Certi amori li porta il cielo / come acqua piovana nei pozzi”; oppure: “Voglio pensare che ci sia un posto / dove ogni cosa resiste al tempo”. Michela Zanarella agita un’aria satura di amore in una “favola azzurra” per chi è affamato “di cielo come di pane”. La selezione dei riquadri è insita in uno spazio intimo e il bisogno di dire germoglia nella figurazione spesso seriale. L’anima è accesa come una torcia per una poesia che sembra ispirata da Jacques Prévert, scivolata in un “odore di favola”.
Alessandro Moscè
L'articolo “Voglio pensare che ci sia un posto dove ogni cosa resiste al tempo”: sulla poesia di Michela Zanarella proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2IyePX4
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Tempo di riserva, poesie di Silvia Rosa: l’oro non sarà mai fisso
Tempo di riserva, poesie di Silvia Rosa: l’oro non sarà mai fisso
“Un altro giorno spremuto in fretta/ impastato intero – un grumo -/ dentro tutto il tempo del mondo/ scolora appena fino alla linea curva/ del cuore, un’arancia d’inverno/ data in pasto alla noia, acida.”[1]
Tempo di riserva
I versi di Silvia Rosa ricreano le quattro stagioni – dalla “Natura morta” invernale a ipotesi di un “Futuro” non dato. Mentre la poeta compie un giro di danza lungo il…
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Da "Soglie" di Massimo Del Prete, edito da Giuliano Ladolfi Editore, 2018.
...non il contrario.
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Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p.
Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p.
Une chronique de Sonia Elvireanu Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p. Pourrait-il trouver un refuge contre la force dévastatrice d’une obsession qui l’empêche de jouir de la vie, ce poète hanté, à l’identité brisée par une histoire douloureuse ayant glissé la…
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#Denis Emorine#Foudroyer le soleil#Fulminare il sole#poèmes#Sonia Elvireanu#traduits par Giuliano Ladofi
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Intervista ad Antonio Trucillo
Il poeta che andiamo ad intervistare è Antonio Trucillo, nato a Napoli nel 1955 e vive a Minori (SA), sulla costa di Amalfi, dove insegna. Suoi testi sono apparsi su riviste e quotidiani: «Letture»; «clan-Destino»; «Nuovi Argomenti»; «Il Mattino di Napoli»; «La Repubblica»; sul blog «Nazione Indiana» e sulle rassegne on-line «Pangea» e «Formicaleone». È presente nel Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020 (SEF, 2020), a cura di Mario Fresa. Traduce dal francese e dall’inglese. In volume ha pubblicato, le raccolte di poesia: Ko an di Aziz (Ripostes, 1982); Il mercato bianco (Lalli, 1985); Notizie dell’unicorno (Edizioni del Leone, 1989); Teofanìe (id., 1990); Anche nei villaggi (Campanotto, 1995); La nuvèla (Marietti, 2011); Nella luce di un giorno di paga (Edizioni Ensemble, 2017); Un’idea di bene (Ladolfi, 2019); Destino de la Garisenda (Oèdipus, 2020, premio “Rubiana - Dino Campana”, 2021). Nel 2020, presso Ensemble, è uscito il suo primo volume in prosa, Presso il re moro. Per lo stesso editore, nel 2021, ha curato La ghirlanda nunziale di lettere del mistico indiano Ramana Maharshi. * Vana da questa terra c’è l’aria e i simboli che fanno l’eco, andava dove il tempo andavae moriva. Io, l'odore del sonno, perché se piove è il sonno che quieta la terra, i corpi... se fosse anche il mio sonno e fossi come una volta. (da Un'idea di bene, Giuliano Ladolfi Editore, 2019, p. 79) Come ti sei avvicinato alla poesia? Ero molto piccolo. Leggevo tutte le poesie che trovavo sui libri di scuola. Le imparavo a memoria. Pascoli, soprattutto, ma non solo. Poi la mia passione è diventata la musica: il rock, il blues, Bob Dylan e Leonard Cohen di cui traducevo i testi, a modo mio, senza conoscere una parola degli originali. Verso la fine degli anni ’70 cominciai di nuovo a scrivere qualcosa che somigliasse vagamente alla poesia. Sull’onda dei Beats, Ginsberg e Burroughs su tutti. E nel 1982 pubblicai a mie spese il primo libro di poesie “Ko an di Aziza, reduce da viaggi in Marocco, Egitto e India e da una breve permanenza a Casablanca come insegnante nella scuola italiana. Un tributo ad Allen Ginsberg, molto ingenuo ma pieno di passione. Se i critici più bravi e più esperti di me, affermano che la poesia (o l’opera d’arte) si compie nella interpretazione, secondo te che ruolo ha la critica? La critica ha un ruolo importante ma ‒ credo ‒ non fondamentale. Può chiarire, aprire, perfino illuminare un testo. Ma forse la poesia basta a sé stessa. Che cos’è la critica per un poeta? E per te? Credo che per un poeta sia, in ogni caso, un punto di riferimento indispensabile. Anche per me. La mia vanagloria si manifesta quando qualche critico o poeta-critico mi dice qualcosa che posso commentare così: «Ha ragione, ha proprio capito!». Posto che non si riesce mai a definire una poesia, principalmente perché racchiude in pratica in sé tanti canoni diversi, da poesia a poesia, addirittura da verso a verso, tentiamo almeno di definire che cos’è un poeta o chi è un poeta. Francesco Iannone, nella prefazione al tuo volume, Un’idea di bene, ci dice che è «sangue e alluvione, arteria e flusso, ossigeno e respiro». Ma che cos’è o chi è per te un poeta? Un poeta è uno che o è poeta per 24 ore al giorno o non lo è. È un mestiere difficile. Non esiste “distrazione”. La poesia è l’espressione della profondità e della concentrazione che tu hai nei confronti della realtà. Anche se non è necessario essere profondi per essere poeti. Ci sono poeti, per così dire, “futili” che sono grandi poeti. Non è il mio caso. Non sono un grande poeta, senza dubbio, ma posso dire altrettanto di non essere futile. A proposito di Un’idea di bene, da cui abbiamo estratto la poesia che dà inizio a questa intervista. Emerge in esso che il bene si può ricavare a partire dalle parole, dalla disposizione dei linguaggi, ovvero dalla comunicazione tra i viventi, oggi alquanto decaduta: «Ma ora la vita è più acuta, / si fa nuda / sotto lo sguardo, ecco, una luce / occidentale, un’idea che si può / toccare, un’idea materiale, un’idea / di bene». Ma che cos’è per te il bene? Come si rapporta con la tua esistenza? Ecco un caso in cui il critico vede meglio dell’autore e scoperchia tutto un mondo. Per me il bene è proprio questo: la disposizione delle parole, la sovversione del linguaggio, la comunicazione tra i viventi. Sono le conseguenze di comportarsi in una certa maniera, con un atteggiamento di humanitas, di compassione, di comprensione. E la poesia è un bene o una dannazione? Una “regina” o una “schiava” in questa nostra società? Per me la poesia è un bene, comunque la si pensi. Può cambiare il mondo? Non lo so, ma certamente ha anche una funzione di donare quiete, appagamento, riposo, tregua. Dalla tua biografia noto che scrivi anche in prosa. Qual è ‒ secondo te ‒ la situazione della prosa, del romanzo in Italia? Fino a una decina di anni fa, leggevo molta narrativa italiana. Oggi ho smesso quasi del tutto. Francamente mi sembra tempo perso. Preferisco leggere cose che mi sono perso o classici riconosciuti come tali. Non vedo granché nel panorama letterario italiano. Si va per i premi e per vendere. Odio il concetto: Ho voluto raccontare una storia… Lasciamolo alle “Mille e una notte”, è molto meglio. Abbiamo parlato di un’idea di bene. Non possiamo esimerci ora dal parlare anche di gioia ‒ diciamo, per par condicio ‒ (un po’ azzardato ‒ mi rendo conto ‒ in questo preciso momento storico, tra la pandemia e una guerra assurda alle porte dell’Europa, praticamente di casa nostra), citando un altro tuo testo, Commentario a una specie di gioia, pubblicato con Oèdipus, del nostro corregionale e compianto amico Francesco Forte. Insomma: qual è questa specie di gioia che pare tu abbia individuato? Forse ne «I tram con il mare dentro / la trasparenza delle cose / sghembe come se lo stesso mare si sfrangiasse / in molte superficie o come se gli stessi tram - / aggeggi futuribili – si sfrangiassero / nella riviera verde» della tua bella Minori? Minori - Panorama È forse anche questo, cioè la vita nei suoi minimi dettagli ma, come ho detto prima, queste esperienze devono tradursi in qualche modo in poesia. La mia poesia cerca riposo, uscita dal dolore, mira, appunto, a “una specie di gioia”. C’è stato qualcuno che devi o vuoi ringraziare per averti dato, che so, dei consigli di come muoverti nel tuo percorso artistico? Insomma, c’è un modello che hai seguito o che segui? Non ho frequentato e non frequento abitualmente molti poeti o critici. Confesso che un po’ mi annoia. Preferisco le chiacchiere da bar e non me ne vergogno. I miei maestri sono stati i grandi poeti e i grandi scrittori: Bernhard, Handke, Céline, Singer, Dante, i poeti delle Origini, Leopardi, Montale, Hopkins, Lorca, Walser, la Ortese per citarne solo i primi che mi vengono alla memoria, alla rinfusa. Che cos’è per te l’amicizia? È fondamentale. So di dire una banalità ma fa lo stesso: ha la medesima importanza dell’amore. Cosa distingue l’uomo dal poeta? Ah no, è la stessa cosa, non sono inscindibili. Bisogna essere poeti anche quando si beve il caffè. Ti sei mai occupato di politica? Che idea hai della politica? Da giovane molto. Sono stato militante a sinistra. Sono sempre stato comunista e lo sono ancora. Come dice Saramago, è un’idea troppo bella per essere abbandonata. E della guerra in corso tra Russia e Ucraina? Credi che inviando armi agli ucraini, sanzionando economicamente i russi, accettando le richieste di entrare nella Nato di Svezia e Finlandia, due nazioni ai confini del conflitto in corso, siano scelte politicamente giuste o sono altre le strade per risolvere questo conflitto? No, credo che le due parti debbano entrambe abbassare le pretese. Solo così se ne esce. Occorre assolutamente una mediazione, un riconoscimento da parte di entrambe le parti. Inviare armi vuol dire allungare i tempi della guerra. Altri morti, più povertà, più arricchiti. Mi indigna il comportamento dei media italiani e di tutta Europa: nessuna voce discorde. Pensiero unico, come ormai in tutti i settori. Torniamo alla poesia, quelli di cui sopra sono decisioni che spettano ad altri. Cosa cerchi nella poesia? Quali sono gli argomenti alla base dei tuoi intenti? Il compito della poesia è comprendere la realtà. Tutta. In che modo? Non c’è una ricetta. Se è poesia, qualcosa del mondo è più chiaro, un po’ di oscurità se ne va via, i cieli diventano più tersi. Oggi il compito della poesia sembra un’auto-celebrazione. Sembra che i poeti non abbiano più nemici da contrastare. Troppi poeti della domenica, o sempre le stesse facce (poche) alle presentazioni di libri o letture poetiche; troppe poesie tutte dello stesso tono. Insomma: sembra esplosa in piccoli clan, e non sempre collegati tra loro, neanche nella stessa città. Qual è la tua opinione in merito? Sono d’accordo. Ripeto, frequento pochissimo l’ambiente letterario e uno dei motivi è proprio questo, quest’aria di autocelebrazione, questo tono da “primi della classe”, questa spocchia risibile di appartenere a una qualche conventicola. La tua scrittura segue delle linee o delle correnti culturali specifiche? Non credo. Certo, ci sono poeti italiani che mi piacciono molto e che sicuramente mi hanno influenzato. Penso al secondo Viviani, a Cesare Greppi, a Scarabicchi, a Marotta, ma, di fondo, ho l’ambizione di percorrere una mia propria strada. In letteratura si può incontrare l’amicizia, cioè fidarsi dei “colleghi”, o il poeta e lo scrittore sono destinati ad affrontare le problematiche in perenne solitudine? Il poeta è solo, sempre. Un consiglio per i giovani che si apprestano ad entrare nel tortuoso mondo della scrittura creativa. Leggere tutta la poesia possibile e immaginabile. Senza conoscere la poesia è vano e inutile mettersi a scrivere. La poesia non è uno sfogo. Sembra che oggi la poesia non venga presa con la dovuta serietà, finendo per essere un “passatempo”. Quanto prendi sul serio la poesia? Molto, moltissimo. Ciò non toglie che parlare di poesia, come ho già detto, spesso mi annoia. Oggi, con la crisi dell’editoria pubblicare un volume non è semplice: le grandi case editrici non ti filano se non sei legato alla politica o a risorse economiche; per di più le piccole (non tutte, per fortuna!) ti chiedono contributi economici, spesso esosi. Hai riscontrato difficoltà editoriali durante il tuo percorso poetico? All’inizio molto. Da qualche anno di meno. Ho trovato un paio di piccole case editrici “di buona volontà”, molto attente e attive, per fortuna. Oh lasciami ricordare, a questo proposito, una persona che non c’è più e che ha fatto moltissimo per l’editoria e per la poesia: Francesco Forte, che hai citato più sopra. Ci sentivamo per telefono ogni lunedì. Grande intellettuale, uomo di grande umanità. Avrebbe meritato una dimensione quanto meno nazionale. Mi manca molto. Se dovessi paragonare la tua poesia a un poeta famoso, a chi la paragoneresti e perché? Quale affinità elettive ci trovi con la tua poesia? So di meritare la fucilazione. A Dante. Ma poiché l’ho sparata grossa dico a Guittone d’Arezzo che, d’altra parte, Dante non amava. Cosa pensi dei libri digitali? Possono competere con l’editoria tradizionale, cioè con quella cartacea e perché? Non ne so quasi niente. So soltanto che io sono un accumulatore quasi patologico di libri e che non ne potrei fare a meno. Certo con gli e-book si guadagna un sacco di spazio ma io non saprei che farmene. E dei premi che idea ti sei fatto? Quale beneficio può arrecare un premio, ammesso che rechi benefici? Ho vinto il premio Rubiana-Dino Campana e sono stato rimproverato perché non sono andato a ritirarlo. Forse alcuni premi hanno una loro importanza e dubito molto su eventuali rilevanti benefici. Intendevo benefici culturali. Comunque, andiamo avanti. È risaputo che al giorno d’oggi si legge molto poco; gli autori, che siano poeti narratori o saggisti, a giusta ragione si lamentano di questa inedia. Ha mai cercato di dare una spiegazione a questo fenomeno? La lettura è qualcosa di faticoso. Racconto la mia esperienza. Avevo sette-otto anni ed ero già attratto dai libri. Ho dovuto fare una dozzina di tentativi per riuscire a finire lo “Schiaccianoci” di Hoffman, un vero capolavoro. Da allora non mi sono fermato più. È colpa dell’editoria che sforna libri scadenti o c’è qualcosa di più profondo in questa crisi di lettura? A proposito di editoria: c’è qualche editore non a pagamento che consiglieresti a chi si appresta a pubblicare e qualcuno da tenere alla larga, specie se a pagamento? Consiglio le Edizioni Ensemble di Roma. Molto intraprendenti e attivi. Poi c’era Oèdipus ma purtroppo Francesco Forte non c’è più. Sconsiglio, ma solo per esperienza personale, Pequod (a suo tempo con me scorrettissima) e Manni, che utilizza il doppio canale (chi è “famoso” non paga niente, altrimenti per pubblicare occorre un mutuo. Quel che avviene da Guida editore ‒ riferendoci a un editore a Napoli ‒ e lo so per esperienza personale. La soddisfazione maggiore – se c’è stata – che hai raccolto nel mondo letterario? Quando qualcuno mi ha detto che sono un poeta autentico. È sufficiente. E quella ancora da venire? Forse essere un po’ più conosciuto, non so, un po’ più considerato. Ma solo un po’. Giuro. Hai una ricetta per far uscire la poesia dallo stato comatoso in cui versa? Occorrerebbero più operatori culturali all’altezza, più critici onesti e disinteressati, più case editrici disposte a leggere e a giudicare la qualità, più distribuzione. E anche tanto altro ancora. In conclusione: quali programmi hai in cantiere? Mah, ho un libro in lettura che spero sia preso in considerazione per una pubblicazione. Se così avverrà, sarà la mia ultima cosa. Ho sessantasei anni. Non ho più l’energia. La poesia è anche buona salute. È proprio vero. Lontano da ogni patetismo, vorrei dedicare quanto mi resta alla traduzione di “The Wreck of the Deutschland” di Gerald Manley Hopkins. Un libro straordinario. Troppo avanti per i suoi tempi. Imprescindibile per ogni poeta. Read the full article
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La comunicazione delle relazioni interpersonali è molto più che fondamentale.
Eva laudace (Vasto, 1983) è ingegnere e fotografa. collabora con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. vincitrice di InediTO- Premio Colline di Torino, nel 2013 pubblica sua opera prima Tutto ciò che amo ha dentro il mare (La Vita Felice, 2013), finalista Premio Rimini nel 2014 e Premio Elena Violani Landi nel 2014 e nel 2015. presente in diverse antologie, suoi inediti sono stati recentemente raccolti in Post ’900. Lirici e narrativi (Giuliano Ladolfi Editore, 2015) e Centrale di transito (Giulio Perrone Editore, 2016).
Credits photo: Facebook - Pagina di Eva Laudace
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"21 grammi di solitudine" di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) - recensione a cura di Rita Bompadre
“21 grammi di solitudine” di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) – recensione a cura di Rita Bompadre
“21 grammi di solitudine” di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) è il peso poetico di un respiro, il soffio intimo, l’impalpabile essenza del dolore umano, l’evanescenza di sentimenti puri e autentici. Il poeta, attraverso la fermezza descrittiva, essenziale e distensiva nelle immagini, fende il terreno emotivo tracciando la superficie dei solchi interiori, imprimendo la traccia…
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Manuela Donghi, Visto con i tuoi occhi, Giuliano Ladolfi Editore. Presentazione a Como, con Andrea Arrighi, Luciana Quaia, Beatrice Ricci, 27 aprile 2017
Manuela Donghi, Visto con i tuoi occhi, Giuliano Ladolfi Editore. Presentazione a Como, con Andrea Arrighi, Luciana Quaia, Beatrice Ricci, 27 aprile 2017
«Tutti i cassettini che abbiamo riempito in anni della nostra vita all’improvviso cominciano a svuotarsi e poco alla volta lì dentro non rimane più nulla. È come un trasloco lento e pesante, senza una ditta autorizzata che ti aiuti a spostare le cose più difficili e soprattutto in modo graduale. Ma soprattutto senza dei professionisti che ti permettano di tenere con te quello che vuoi…
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[Sincerità][Carol Ann Duffy]
Questa raccolta presenta al suo interno una varietà di forme liriche, che spaziano dall'uso di sestine, sonetti, a monologhi drammatici ed haiku. [Sincerità][Carol Ann Duffy]
Questa raccolta presenta al suo interno una varietà di forme liriche, che spaziano dall’uso di sestine, sonetti, a monologhi drammatici ed haiku, andando così a omaggiare una tradizione lirica britannica i cui sedimenti affiorano distinti in tutta l’opera, e di contenuti che trattano con sincerità tematiche afferenti tanto alla sfera pubblica quanto personale, alternando toni di sprezzante…
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"Autoritratto" di Alessandro Petrelli, Giuliano Ladolfi Editore. A cura di Alessandra Micheli
“Autoritratto” di Alessandro Petrelli, Giuliano Ladolfi Editore. A cura di Alessandra Micheli
Ho sempre letto Alessandro come un perfido creatore di thriller.
Il perfido Petrelli.
Un’anima sicuramente incantevole nascosta dietro la strabiliante capacità di guardare il male e descriverlo.
E mi sono sempre chiesta se certe anime, quelle che amano la discesa negli inferi, ne sanno uscire incontaminate.
E se esiste la remota possibilità di restare pure, cos’è che li preserva da tale…
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L’istinto altrove, la nuova raccolta di poesie di Michela Zanarella
L’istinto altrove, la nuova raccolta di poesie di Michela Zanarella
Michela Zanarella torna in libreria con una nuova raccolta di poesie: ‘L’istinto altrove’ edito da Giuliano Ladolfi Editore. Un libro intenso e profondo composto da 72 liriche che diventano canto e indagine dell’anima, un viaggio autentico nei sentimenti. Dacia Maraini che ha curato la prefazione scrive: “In questa raccolta di poesie dal titolo emblematico Michela Zanarella sembra voler far sua…
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