#Giuliano Ladolfi Editore
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“Poesia in (s)vendita” di Marco Nicastro– “Letture indipendenti – Segnalazioni”
Pubblicato il19 luglio 2024daculturaoltre14 Marco Nicastro POESIA IN (S)VENDITASaggi irriverenti sulla poesia, l’editoriae la critica letteraria in Italia PER LA RUBRICA DEDICATA ALLE SEGNALAZIONI, È OSPITE OGGI MARCO NICASTRO CON LA SUA NUOVA PUBBLICAZIONE PER I TIPI DI GIULIANO LADOLFI EDITORE. L’Autore così scrive in premessa: “I saggi inclusi in questo libretto sono una versione ampliata e…
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Fabio Petrilli presenta la poetessa Silvia Rosa e il suo libro "Tutta la terra che ci resta "
Foto cortesia di Silvia Rosa Silvia Rosa vive e insegna a Torino. Tra le sue pubblicazioni: le raccolte poetiche Treceri/Passaggi, (Editura Cosmopoli, Bucarest 2023), edizione bilingue romeno /italiano, con traduzioni di Eliza Macadan, Tutta la terra che ci resta (Vydia Editore 2022), Tempo di riserva (Giuliano Ladolfi Editore 2018; nuova edizione bilingue spagnolo /italiano, Tiempo de…
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[Jacques d'Adelswärd-Fersen][Gianpaolo Furgiuele]
Definito dalla stampa francese all'inizio del XX secolo come "Piccolo Oscar Wilde " a causa della sua omosessualità, il barone Jacques Fersen trasformò la sua vita in opera d'arte. [Jacques d'Adelswärd-Fersen][Gianpaolo Furgiuele]
Il testo ripercorre e analizza la figura di Jacques d’Adelswärd-Fersen attraverso la stampa e la letteratura. Scrittore, poeta, dandy, Jacques d’Adelswärd-Fersen (Parigi, 1880-Capri, 1923) fu l’autore di numerosi testi e direttore della rivista «Akademos». Nel 1904, dopo un processo del tutto simile a quello di Oscar Wilde, si trasferì a Capri dove si suicidò all’età di quarantatré anni, ponendo…
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#2021#Capri#Gianpaolo Furgiuele#Giuliano Ladolfi Editore#Italia#Jacques d&039;Adelswärd-Fersen#Jacques d&039;Adelswärd-Fersen. La cospirazione delle sirene#Saggistica#Villa Lysis
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Nota a "Ore piccole" di Emilio Paolo Taormina
Nota a “Ore piccole” di Emilio Paolo Taormina
Eleganti e arcaici sono i versi di questa nuova raccolta del poeta palermitano Emilio Paolo Taormina intitolata “Ore piccole” (Giuliano Ladolfi Editore, 2021; collana “Perle poesia” diretta da Roberto Carnero) e caratterizzati da uno stile taorminiano inconfondibile. Versi, la cui genesi è affidata alla spontaneità dei sensi e a null’altro, non ossessionati dall’ordine di maiuscole e…
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“Voglio pensare che ci sia un posto dove ogni cosa resiste al tempo”: sulla poesia di Michela Zanarella
Citiamo un verso chiave racchiuso in una pluralità soggettiva: “Possiamo solo continuare / a stringerci senza sfiorarci / come polline in volo / tra le dita del vento”. Michela Zanarella (nata a Cittadella nel padovano, vive a Roma) ha dato alle stampe L’istinto altrove (Ladolfi 2019), una raccolta poetica impressionista, cantata, che trascende dal realismo e ricalca a mano i contorni di luce, che sfiora un simulacro e lo custodisce nell’anima per renderlo più lindo e tangibile. Il fulgore delle espressioni nasce soprattutto da una vena sentimentale, infiammata di “aria calda”. “Dal cuore faccio uscire / il colore di una terra / che mi manca come l’aria / e tutto il silenzio di un amore / che cresce come le spighe del grano”. Nei versi il rivolgimento è ad un tu confidenziale, traslucido nell’alba d’amore, nell’annunciazione che appunto sfiora “come il vento che non fa rumore”.
L’introduzione della grande scrittrice Dacia Maraini ci spiega lo sviluppo di una coscienza poetica (“acqua di sorgente”) tanto pulita quanto vigorosa, midollare. “E come l’amore ci porta lontani e distanti dal mondo reale per abbracciare quelle che credi essere o sono davvero le ragioni della nostra vita, così la poesia si concede la libertà di connessioni, digressioni, perdite di senso, perché qui sono le parole che si incontrano, si intrecciano in un gioco spesso senza senso apparente. Non ci sono verità, ma solo, appunto, istinto e quando le parole prendono ad avere un senso compiuto è proprio allora che si allontanano di nuovo”. “Ci vorrebbe la stessa luce / di quel tempo / per risvegliare un respiro benedetto”, dice Michela Zanarella. Dopo l’intrattenimento c’è un ritmo, la suadente e snella nota della poesia, l’impegno della parola, il senso profondo delle cose. C’è un mondo che aspetta di essere ascoltato fuori del tempo. L’istinto è altrove perché ritaglia un tabernacolo dal “sacro bagliore” dove fermarsi ad “incitare” il proprio sentimento, ad esortarlo, a trascinarlo anche in una parola altra, come quando Michela Zanarella scrive, allontanandosi sublimandolo, dal passato (qualunque passato): “Proprio pensando a ciò che siamo / ti apro le porte delle mie ciglia / dove intravedo una luce che ti assomiglia”.
La sensibilità magnetica della donna cerca un momento perfetto, forse irripetibile, catalizzato in un solo bacio. Se fosse un quadro, questo libro sarebbe un caloroso abbraccio, un’esplosione di sguardi e respiri in un campo lungo, un ossigeno al centro di giorni coloristici, traccia non evanescente nel gesto che è anche quello, metaforico, del gabbiano che fa il nido nell’albero che accoglie il movimento leggero delle ali. “Le parole vanno oltre le labbra”, in un ambiente mai ben determinato nel quale oscillare, nell’appello rivolto costantemente all’interlocutore amato. Il sentimento si fa pretesto per scendere sul piano del dialogo, nel riflesso della propria autobiografica percettività. Ancora: “Certi amori li porta il cielo / come acqua piovana nei pozzi”; oppure: “Voglio pensare che ci sia un posto / dove ogni cosa resiste al tempo”. Michela Zanarella agita un’aria satura di amore in una “favola azzurra” per chi è affamato “di cielo come di pane”. La selezione dei riquadri è insita in uno spazio intimo e il bisogno di dire germoglia nella figurazione spesso seriale. L’anima è accesa come una torcia per una poesia che sembra ispirata da Jacques Prévert, scivolata in un “odore di favola”.
Alessandro Moscè
L'articolo “Voglio pensare che ci sia un posto dove ogni cosa resiste al tempo”: sulla poesia di Michela Zanarella proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2IyePX4
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Tempo di riserva, poesie di Silvia Rosa: l’oro non sarà mai fisso
Tempo di riserva, poesie di Silvia Rosa: l’oro non sarà mai fisso
“Un altro giorno spremuto in fretta/ impastato intero – un grumo -/ dentro tutto il tempo del mondo/ scolora appena fino alla linea curva/ del cuore, un’arancia d’inverno/ data in pasto alla noia, acida.”[1]
Tempo di riserva
I versi di Silvia Rosa ricreano le quattro stagioni – dalla “Natura morta” invernale a ipotesi di un “Futuro” non dato. Mentre la poeta compie un giro di danza lungo il…
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Dammi un bacio – dicevi un anno fa.
Svanivano intorno sagome
vestite a festa
affaccendate in un’estenuante apparenza.
Tra un bacio e il successivo
aderenze di anime,
negli spazi vacanti
presenze agivano
di un bene rasente l’immenso.
Le mani lambivano i contorni del viso
riposavano sui capelli
mantenevano intatti e forti
i desideri.
Dammi parole che non
si fanno scordare – dicevo un anno fa.
Fitte tessiture verbali ingorde
davano ampia soddisfazione
non c’erano margini di vuoto.
Tra una parola e l’altra
cadevano senza più vigore
resistenze asfittiche nel concedersi.
Le sillabe d’amore balzavano
sugli occhi
sulle labbra
trovavano asilo caldo avvolgente
perduravano in attenzioni senza fine.
Immobile
sta fissa – anche se scaduto oramai è il tempo –
nella mia mente
la tua bocca che chiede baci e ne dà.
Grazia Procino da "E sia" ( Giuliano Ladolfi editore)
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Da "Soglie" di Massimo Del Prete, edito da Giuliano Ladolfi Editore, 2018.
...non il contrario.
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Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p.
Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p.
Une chronique de Sonia Elvireanu Denis Emorine, Foudroyer le soleil/ Fulminare il sole. Poèmes/ poésie. Traduits par Giuliano Ladolfi. Traduzione Giuliano Ladolfi, Giuliano Ladolfi editore, 2022, 122 p. Pourrait-il trouver un refuge contre la force dévastatrice d’une obsession qui l’empêche de jouir de la vie, ce poète hanté, à l’identité brisée par une histoire douloureuse ayant glissé la…
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#Denis Emorine#Foudroyer le soleil#Fulminare il sole#poèmes#Sonia Elvireanu#traduits par Giuliano Ladofi
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La comunicazione delle relazioni interpersonali è molto più che fondamentale.
Eva laudace (Vasto, 1983) è ingegnere e fotografa. collabora con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. vincitrice di InediTO- Premio Colline di Torino, nel 2013 pubblica sua opera prima Tutto ciò che amo ha dentro il mare (La Vita Felice, 2013), finalista Premio Rimini nel 2014 e Premio Elena Violani Landi nel 2014 e nel 2015. presente in diverse antologie, suoi inediti sono stati recentemente raccolti in Post ’900. Lirici e narrativi (Giuliano Ladolfi Editore, 2015) e Centrale di transito (Giulio Perrone Editore, 2016).
Credits photo: Facebook - Pagina di Eva Laudace
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"21 grammi di solitudine" di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) - recensione a cura di Rita Bompadre
“21 grammi di solitudine” di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) – recensione a cura di Rita Bompadre
“21 grammi di solitudine” di Gianni Venturi (Giuliano Ladolfi Editore, 2020) è il peso poetico di un respiro, il soffio intimo, l’impalpabile essenza del dolore umano, l’evanescenza di sentimenti puri e autentici. Il poeta, attraverso la fermezza descrittiva, essenziale e distensiva nelle immagini, fende il terreno emotivo tracciando la superficie dei solchi interiori, imprimendo la traccia…
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Manuela Donghi, Visto con i tuoi occhi, Giuliano Ladolfi Editore. Presentazione a Como, con Andrea Arrighi, Luciana Quaia, Beatrice Ricci, 27 aprile 2017
Manuela Donghi, Visto con i tuoi occhi, Giuliano Ladolfi Editore. Presentazione a Como, con Andrea Arrighi, Luciana Quaia, Beatrice Ricci, 27 aprile 2017
«Tutti i cassettini che abbiamo riempito in anni della nostra vita all’improvviso cominciano a svuotarsi e poco alla volta lì dentro non rimane più nulla. È come un trasloco lento e pesante, senza una ditta autorizzata che ti aiuti a spostare le cose più difficili e soprattutto in modo graduale. Ma soprattutto senza dei professionisti che ti permettano di tenere con te quello che vuoi…
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[Sincerità][Carol Ann Duffy]
Questa raccolta presenta al suo interno una varietà di forme liriche, che spaziano dall'uso di sestine, sonetti, a monologhi drammatici ed haiku. [Sincerità][Carol Ann Duffy]
Questa raccolta presenta al suo interno una varietà di forme liriche, che spaziano dall’uso di sestine, sonetti, a monologhi drammatici ed haiku, andando così a omaggiare una tradizione lirica britannica i cui sedimenti affiorano distinti in tutta l’opera, e di contenuti che trattano con sincerità tematiche afferenti tanto alla sfera pubblica quanto personale, alternando toni di sprezzante…
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"Autoritratto" di Alessandro Petrelli, Giuliano Ladolfi Editore. A cura di Alessandra Micheli
“Autoritratto” di Alessandro Petrelli, Giuliano Ladolfi Editore. A cura di Alessandra Micheli
Ho sempre letto Alessandro come un perfido creatore di thriller.
Il perfido Petrelli.
Un’anima sicuramente incantevole nascosta dietro la strabiliante capacità di guardare il male e descriverlo.
E mi sono sempre chiesta se certe anime, quelle che amano la discesa negli inferi, ne sanno uscire incontaminate.
E se esiste la remota possibilità di restare pure, cos’è che li preserva da tale…
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“Non credo alla poesia come amplificatore dell’ego perché aspiro al bene, ho fede nel bene”: dialogo con Antonio Trucillo (ovvero, sulla poesia come opera di misericordia)
Dando conferma al caso e valore alla volontà della mia biblioteca, in questi giorni rileggevo alcune poesie di Miodrag Pavlovic, il grande poeta serbo. Amo questi versi, tratti da La preghiera per i monaci del Monte Athos: “Scorgo la resurrezione:/ essa inizia ogni mattina e non teme la caduta./ Ogni giorno qualcosa s’innalza/ e la salvezza ci sfiora le labbra”. Certo, c’è la Sfinge e la fibra dei Salmi in questi versi, così semplici, così fermi. Da uno stesso stampo, penso, provengono i versi di Antonio Trucillo, la cui opera poetica mi pare opera di pietà, estensione lirica della misericordia, a mendicare, dai marziani a questo tempo, dai residui disarcionati dalla belva-Storia, il senso. “Un poeta capace di scarto e di visione”, lo disse Davide Rondoni, introducendo La nuvèla, la raccolta di Trucillo edita da Marietti nel 2011, dove il Beato Angelico che squarcia la copertina è già indizio di poetica. Cioè, di un poeta che agisce nella cella, obbediente al verbo e non alla fama parziale e bugiarda con cui il tempo soffoca, a colpi di incenso e di presentazioni pubbliche, le ‘prestazioni�� di troppi poeti presunti, troppo ‘presenti’, presuntuosi, untuosi. L’ultimo libro di Trucillo s’intitola Un’idea di bene (Giuliano Ladolfi Editore, 2019), e insieme ad altri libri (ad esempio, Nella luce di un giorno di paga, Ensemble, 2017), compone l’unico libro di uno che medica dall’assenza di Dio, che si incunea nelle ulcere, che a leggerlo pare pure un risarcimento. (d.b.)
Il poeta è lui: Antonio Trucillo
Un’idea di bene: intanto, perché questo titolo? Il bene è una idea? Che cosa è il bene, in fondo? La cosa, mi pare, meno ‘poetica’ che ci sia: di solito si tende a indorare nella lirica il male o il proprio fantomatico ego.
Non so precisamente cosa sia il bene. So solo che è la cosa a cui aspiro. Forse è un’idea evangelica, chissà. So, però, che è una possibilità o anche una probabilità. È questo il senso della parola ‘idea’, qualcosa, insomma, che potrebbe o dovrebbe ‘accadere’. No, non credo alla poesia come contenitore di male o amplificatore dei nostri piccoli ego. Baudelaire, paradossalmente, la pensava proprio così.
Perché la poesia, la cosa meno ‘mondana’ che ci sia? Come è sorta in te e quali sono le letture che ti hanno formato, o gli incontri?
La poesia (ma mi vergogno un po’ a dirlo) in me è sorta prestissimo. Avevo sette-otto anni e scrivevo dei componimenti in lode dei miei calciatori preferiti, Sivori del Napoli, soprattutto. Evidentemente erano dei miserrimi epinici, prima che leggessi Pindaro! Mi ha formato sicuramente la lettura della poesia delle origini: i Siciliani, Guittone, Cavalcanti, Dante, naturalmente. Poi Leopardi, certo Pascoli, Rebora, Campana, Montale, Penna. Tra gli stranieri… sono troppi. Due su tutti: Baudelaire e Lorca. Se poi dovessi dire cos’è per me la poesia, allora mi viene in mente il cosiddetto sonetto della Garisenda di Dante. Cosa guarda Dante? Cosa gli impedisce di vedere la torre? Ma c’è poi stato davvero a Bologna? Ecco, per me la poesia è questo tenerissimo mistero, questa mallarmeana oscurità, che può svelarsi o non svelarsi.
Estrai un verso che descriva il tuo percorso lirico, e dimmi perché ti sintetizza.
È difficile rispondere. Forse questi pochi versi: “Oh, tu non puoi trasportare per le scale / questa madonnina di legno, così fragile, / esangue, farla dormire nel tuo letto, / vegliarla come si veglia una bambina / che ha la febbre, non ne sei degno!”. Ecco, talvolta ho la presunzione di credere di essere degno di portarmela a letto. È anche questa la mia idea di bene.
Estrai, invece, in virtù di gratitudine, un verso di un autore che ami e dimmi perché lo hai scelto.
San Martino di Carducci. È una poesia perfetta. È tutto un mondo. È un dipinto ad olio potente e penetrante, entra tutto nel profondo.
Cosa può il poeta di fronte all’alito della Storia? Cosa può il poeta di fronte alla tragedia dell’uomo?
Ah, può poco. Credo proprio che possa fare molto poco. Io, per me, ho le mie rabbie, le mie rivoluzioni, il mio malcontento per come va il mondo. Sicuro. La poesia che scrivo, allora, è la mia protesta totale, il segno della mia ferita, il mio sentirsi offeso nei confronti della Storia.
Ti interessa la poesia e la letteratura contemporanea in genere? Che cosa ti piace leggere?
Fino a qualche anno fa ero molto più attento. Leggevo moltissimi autori contemporanei, poeti e narratori. Ora ne leggo molto meno. Ho 63 anni. Mi pare di perdere tempo. Cerco di leggere quello che ritengo valga la pena di leggere. Ed è moltissimo, comunque. Tra i romanzieri, alla rinfusa, Peter Handke, Bernhard, Guimarães Rosa, Singer, Céline, Hrabal, Rea, Ortese, il dimenticato Prisco, tanti altri… Tra i poeti, bè, mi devono com-muovere, come quando leggo il Lamento di García Lorca. Mi piacciono il Viviani di Merisi e di Preghiera del nome (dopo non più); Cesare Greppi; Gino Scartaghiande. Ma dimentico sicuramente molti altri.
***
Per gentile concessione si pubblicano alcune poesie dalla raccolta di Antonio Trucillo, “Un’idea di bene” (Giuliano Ladolfi Editore, 2019)
Dei sandaletti la plastica infantile sul sangue terragno della corte e questo dare, è questo dare da trattenere, dico, Signore – è questo il dare, e questo dare-dare per non avere fame – Non la fila di parole scempie di poesie di uno qualunque, scriba qualunque.
*
Ogni sera che cala, la mano come manovrata dai cieli articola un moto, uno stupore annidato in seno, reiterante – Io lo faccio per chiedere perdono di colpa atroce, un rosa-grigio correre di nuvole distese, posa acquietata nei miei gesti: io prono, vocativo.
*
Primo sopraggiunge il muso schiumante, il carro che all’empireo ascende, stridente fra i gelsomini ebbri e l’aria malva. C’è questa zoppa danza che a prendersene cura senti com’è il mondo. Non so se la pietà sia da questa parte tutta, istante minimo, passo dopo passo nella gloria incessante, l’umano intero basso torturare.
Antonio Trucillo
*In copertina: Caravaggio, “Le sette opere di misericordia corporale”, 1606-07, particolare
L'articolo “Non credo alla poesia come amplificatore dell’ego perché aspiro al bene, ho fede nel bene”: dialogo con Antonio Trucillo (ovvero, sulla poesia come opera di misericordia) proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2Yre9ZB
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L’istinto altrove, la nuova raccolta di poesie di Michela Zanarella
L’istinto altrove, la nuova raccolta di poesie di Michela Zanarella
Michela Zanarella torna in libreria con una nuova raccolta di poesie: ‘L’istinto altrove’ edito da Giuliano Ladolfi Editore. Un libro intenso e profondo composto da 72 liriche che diventano canto e indagine dell’anima, un viaggio autentico nei sentimenti. Dacia Maraini che ha curato la prefazione scrive: “In questa raccolta di poesie dal titolo emblematico Michela Zanarella sembra voler far sua…
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